Luciano Salce

attore, regista, sceneggiatore, conduttore radiofonico e televisivo, commediografo e paroliere italiano (1922-1989)

Luciano Salce (Roma, 25 settembre 1922Roma, 17 dicembre 1989) è stato un attore, regista, sceneggiatore e paroliere italiano.

Luciano Salce

Come autore di testi di musica leggera, ha usato lo pseudonimo Pilantra.

Biografia

Gli inizi

  • 1922 Nasce a Roma il 25 settembre, da Mario Salce, ventisei anni, impiegato (nato a Bergamo ma di origini venete) e da Clara Sponza, ventidue anni, pesarese. Colpita da febbri puerperali, Clara morirà pochi mesi dopo il parto.
  • 1922-1932 Fino ai dieci anni, il piccolo Luciano verrà cresciuto dal padre con l’aiuto della madre di lui, costretta a scendere a Roma da Torino.
  • 1932-1940 A dieci anni Luciano è iscritto dal padre al Nobil Collegio di Mondragone, vicino Frascati, dove rimarrà fino alla maturità classica. Sotto l’educazione dei gesuiti, Luciano scopre la sua vocazione artistica: tiene un giornaletto scolastico e, soprattutto, coltiva una passione teatrale. Come scrive nel suo diario, intitolato Cronaca teatrale: «Comincio a interessarmi di teatro a tredici anni […]. Nella prima commedia che recitai, facevo la parte di un giornalista a nome Fricot. Il titolo della commedia l’ho dimenticato. La seconda commedia è Il Biglietto della Lotteria – commedia brillantissima in cinque atti di Onorato Castellino – una riduzione del famoso Million per soli uomini. Il protagonista, il pittore che perde la giacca col biglietto vincente, ero io. Successo, applausi, mi si pronostica un brillante avvenire di teatrante. Ma nessuno dei convittori del Nobil Collegio può pensare seriamente ad abbracciare una sì sconveniente carriera, e neppur io vi penso infatti». Nel frattempo il padre, Mario, si sposa per una seconda volta e nel 1936 nasce suo fratello Guido.
  • 1940-1942 Uscito di collegio inizia la carriera universitaria: sotto la spinta del padre, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza: si ferma a quattro esami dalla laurea. Tempo dopo ricorderà: «Non volevo usare la laurea, non so e non capisco nulla di legge. Ci sono però cose persone e libri che mi fanno sentire cretino. Legge era una di quelle e l’ho mollata».
  • 1942 A vent’anni entra nell’Accademia teatrale d’Arte Drammatica. Suoi compagni di corso e d’avventura, con cui rimarrà in contatto ed amicizia per tutta la vita, saranno Vittorio Gassman, Luciano Lucignani, Luigi Squarzina, Carlo Mazzarella, Tino Buazzelli, Nino Manfredi, Vittorio Caprioli, Mario Landi, Nino Dal Fabbro, Emilio Serrao. Tanta è la passione teatrale che scrive un atto unico, Racconto per un funerale, rappresentato a Messina in dicembre, «con vivo insuccesso».
  • 1943 Il 17 febbraio è richiamato alla leva, con Vittorio Gassman, allievo alla Scuola Ufficiali di Forlì. L’8 settembre, il giorno dell’armistizio, è fatto prigioniero dai tedeschi e condotto al campo di prigionia di Moosborg.
  • 1943-1945 Due anni di prigionia. In Germania tenterà la fuga nel 1944 con un compagno di prigionia ma, arrivato in Austria, verrà ripreso e condotto a Dachau, dove rimarrà per 40 giorni, prima di essere riportato a Moosborg. Nel febbraio del 1945 tenterà una seconda fuga, stavolta riuscita: a Pasqua raggiungerà il padre e la sua famiglia, a Roma. Nel suo diario, gli anni in Germania sono commentati con un laconico: «Due anni difficili». Già nel giugno del 1945, però, riprende i contatti con l’Accademia, dove è rimasto indietro rispetto ai suoi compagni di corso. Per sostenersi economicamente, fa il “negro” per alcuni giornali, è vice teatrale di «Epoca» («ma solo d’estate, quando il titolare Bontempelli era in villeggiatura»), è assistente per otto giorni di Guido Salvini, per il Sogno di una notte di mezza estate.

L'esordio in cinema e nel teatro

  • 1946 Esordisce nel cinema, interpretando il ruolo di un ufficiale americano in Un americano in vacanza, di Luigi Zampa. Ultima il romanzo-diario L’educazione teatrale, scritto a quattro mani con Vittorio Gassman: il libro vedrà la luce solo nel 2004, pubblicato da Gremese, a cura di Emanuele Salce e Giacomo Gambetti. L’estate la passa in biblioteca, «a far voci per l’Enciclopedia del Teatro».
  • 1947 Si diploma in regia all’Accademia nazionale d'arte drammatica Silvio D’Amico, con la messinscena del Ballo dei ladri di Jean Anouilh, quindi c’è l’esordio nel teatro professionista, con la rivista intellettuale …E lui dice. Dopo una disordinata ma divertente trasferta a Praga con la compagnia dei Comici dell’Arte, si lega alla compagnia Maltagliati-Gassman: «Era una compagnia che aveva la caratteristica di avere più registi che attori, anche se poi tutti recitavamo. Due registi fissi, io e Squarzina, poi avventizio Salvini. Una compagnia molto tradizionale, con sei o sette commedie in repertorio, che in tournée facevamo magari una per sera, una vita dal training incredibile: una grande scuola di vita e di teatro. Si doveva fare di tutto, veramente di tutto: regìa, recitazione, luci, organizzazione, trovarobe, tutto. La guerra era finita da poco, e attraversammo un’Italia disastrata, con un pubblico abbastanza distratto, per la verità» (in Fofi, Faldini, L’avventurosa storia del cinema italiano).
  • 1948 Dopo un lungo giro d’Italia di quattro mesi (Palermo, Messina, Catania, Reggio Calabria, Bari, Lecce, Napoli, Firenze, Lucca, Bologna, Modena, Como, Lugano, Bergamo, Lecco), la compagnia si ferma un mese a Milano e poi si scioglie. Nell’estate del 1948 è assistente di Guido Salvini per Cristo ha ucciso di Callegari e per l’Edipo re. In tournée a Parigi con la compagnia, si esibisce con Bonucci, Caprioli, Panelli e Buazzelli al club esistenzialista "Tabou", su indicazione di Marcello Pagliero. Tornato in Italia, Salce accetta le proposte di Visconti, Strehler, Pandolfi e Costa, ma come regista mette in scena, oltre a Dumas, i più congeniali Bontempelli e Molière: le sue predilezioni andranno sempre per la commedia di caratteri e di situazione.
  • 1949 Dopo alcune serate estemporanee al Teatro Arlecchino di Roma, con Vittorio Caprioli ed Alberto Bonucci parte per Parigi e si esibisce al cabaret “La Rose Rouge”: nasce il gruppo dei Tre Gobbi, che interesserà persino Paul Claudel. Il nome del gruppo lo scelse Caprioli: «Gobbo in gergo teatrale è un epiteto, un insulto che vuol dire mascalzone, disgraziato, guitto, morto di fame, è un soprannome spregiativo con il quale si era rivolto a loro un impresario teatrale che si rifiutava di pagare le giornate di prova e che, ovviamente piantato in asso, li aveva inseguiti per gli Champs-Elysées urlando: ”Gobbi che non siete altro, gobbi maledetti!”. Al momento di dare un nome al nuovo sodalizio Vittorio, ricordandosi dell’episodio, aveva voluto che così si chiamasse» . I Gobbi sono eredi della commedia dell’arte, hanno metabolizzato l’esperienza del teatro di rivista, hanno sperimentato le loro doti di (falsi) improvvisatori sul palco dell’Arlecchino, teatro romano creato da Plinio De Martiis, Bonucci e Caprioli e considerato il regno della “scenetta”. Cioè di una piccola rappresentazione, comica e fulminante, quasi muta come fosse una pantomima, ma studiata e preparata in modo accuratissimo. Campioni della scenetta, oltre a Bonucci e Caprioli, saranno Mazzarella, Buazzelli, Panelli, ma anche gli scrittori Ennio Flaiano e Gabriele Baldini. Memori della lezione del Teatro dell’Arlecchino, i Gobbi presentarono ai francesi un nuovo tipo di spettacolo, fatto di scenette brevi e fulminanti, dalla risoluzione surreale, in cui dialoghi e gesti erano tesi verso l’assurdo e il non-sense. La stampa francese lodò molto gli spettacoli, definendo «Teatro allo stato puro» quello dei tre italiani «che si presentavano in scena senza scene, solo con un paravento o al massimo due, senza costumi» .

Italia-Brasile: andata e ritorno

  • 1950-1951 In tournée in Brasile con i Tre Gobbi, decide di rimanere a San Paolo, accanto ad Adolfo Celi. Lavora alla televisione, tiene corsi di regia all’Accademia d’arte drammatica ed assume la vice-direzione artistica del Teatro Brasileiro de Comédia: mette in scena Wilde, Tennessee Williams. Insieme a G. De Almeida organizza il Teatro de Segunda Feira, sorta di appendice sperimentale del Teatro Brasileiro de Comédia: mette in scena Pirandello, Williams, Campanile, Renard. Ottiene grandi apprezzamenti per Convite ao baile da Anouilh e soprattutto per O Anjo de pedra, da Tennessee Williams, nominata migliore messinscena dell’anno 1950. Durante un ritorno a casa dal Brasile conosce Jole Bertolazzi, detta Loli, parente della seconda moglie di suo padre, con cui si fidanza, nonostante una differenza di età di quasi undici anni (è nata a Porto Viro il 20.8.1933).
  • 1952-1953 Esordisce come regista cinematografico, dirigendo Uma pulga na balança, su copione di Fabio Carpi, prodotto dalla Società Vera Cruz: è considerato uno dei film più importanti nella storia del cinema brasiliano. Nel 1953 dirige il suo secondo film, Floradas na serra, melodramma sofisticato da un romanzo di Dinah Silveira de Queiroz, che, per lungo tempo, è sembrato definitivamente perduto.[1].
  • 1954 Tornato in Italia, rientra nel Teatro dei Gobbi, sostituendo Alberto Bonucci, accanto a Vittorio Caprioli e Franca Valeri. Avranno un notevole successo alla radio con la rubrica settimanale Chi li ha visti?: panoramica di personaggi e tipi raccontati con fulmineità grottesca.

Il teatro in Italia

Regista, attore e conduttore, in cinema, radio e tv

La malattia e gli ultimi lavori

  • 1977-1979 Sono anni cinematograficamente in tono minore. Come regista continua la collaborazione con Paolo Villaggio, ma con sempre minore seguito di pubblico e sempre maggiore ostilità critica (anche se Professor Kranz tedesco di Germania, rimpatriata brasiliana con Adolfo Celi al seguito, andrebbe rivisto ed ampiamente rivalutato); come attore si trova invischiato in produzioni comico-erotiche sempre di minore spessore (il punto più basso è, probabilmente, Maschio latino cercasi). Partecipa alle commedie ad episodi con attori comici di recupero (Chiari, Bramieri, |Caruso) dirette da Vittorio Sindoni per la P.A.C. con lo pseudonimo di Marco Aleandri, tanto che per un certo periodo lo stesso Salce è creduto essere Aleandri. Le cose funzionano molto meglio, per fortuna, alla radio ed in tv: nel 1978 dà inizio alla trasmissione radiofonica Black-out, scritta con Terzoli, Vaime e Sacerdote e condotta per otto anni: un modello mitico di programma d’intrattenimento. Nel 1979 occupa invece, il pre-serale di Rai2 con Buonasera con…Luciano Salce: venti puntate, tra gennaio e febbraio. Nel 1977 poi torna a teatro e mette in scena al Teatro Argentina di Roma La conversazione continuamente interrotta, di Ennio Flaiano, con Giorgio Albertazzi protagonista.
  • 1980 Prepara con Ernesto Gastaldi il film Mi faccio la barca – prodotto da Mario Cecchi Gori, con Johnny Dorelli e Laura Antonelli, su sceneggiatura dello stesso Gastaldi dal suo romanzo I quaranta belanti – su di un argomento che gli sta particolarmente a cuore: la piccola nautica da diporto. È costretto però a lasciare la regia a Sergio Corbucci per un’impuntatura del protagonista Johnny Dorelli.
  • 1981 Esce a giugno, per la casa editrice Rizzoli, una raccolta di racconti, Cattivi soggetti. È il suo esordio ufficiale nella letteratura, un sogno finalmente realizzato: «Scrivere ho sempre scritto, per il cinema si scrive molto e non sempre male. Per un film che si realizza, due vanno a buca. E un film vuol dire soggetto trattamento sceneggiatura, i rifacimenti; quando poi non si butta tutto e non si ricomincia da capo… diciamo mediamente quattrocento pagine… che moltiplicate per trentadue farebbero… E i cinquanta e passa progetti andati in fumo… E i programmi televisivi, le radio… E tre commedie scritte, due rappresentate… Ma ogni tanto incontri l’amico che ti rimprovera: “Ma tu, perché non scrivi?».
  • 1982 Improvviso e inaspettato, torna al successo (popolare) cinematografico con Vieni avanti cretino, tributo alla comicità d’avanspettacolo, promozione di Lino Banfi a comico di serie A e vero e proprio film di culto cresciuto nel tempo con progressione emotiva inesorabile.
  • 1983 Da aprile a giugno conduce (e cura la regia) su Retequattro dello show Gran varietà, dall’omonima rivista radiofonica di Amurri e Verde. È il primo contatto con la tv privata: si circonda di amici e grandi nomi (Loretta Goggi, Paolo Panelli, Vittorio Gassman, Gigi Proietti, Enrico Montesano, Diego Abatantuono), ma il rapporto con Retequattro è complessivamente deludente. Il 27 agosto è colpito da ictus cerebrale a Salsomaggiore (PR) mentre presiede la giuria di "Miss Italia". Ricoverato in coma in prognosi riservatissima all’ospedale civile di Fidenza. È costretto così ad abbandonare il progetto de I ragazzi irresistibili, di Neil Simon, di cui avrebbe dovuto curare la regia e che avrebbe interpretato al fianco dell’amico Vittorio Caprioli.
  • 1984 Ristabilitosi all’inizio dell’anno, torna alla regia cinematografica con Vediamoci chiaro, sorta di autoesorcismo contro la malattia appena superata, che non ha grande successo nonostante la presenza come protagonista di un buon Dorelli (con cui ha ricucito i rapporti dai tempi di Mi faccio la barca).
  • 1985 Alla fine di gennaio, la Rai trasmette Gli innocenti vanno all’estero, unico felice tentativo di film tv diretto da Salce, dall’omonimo romanzo umoristico di Mark Twain. Ai primi di gennaio era tornato a teatro, dirigendo alla Scaletta di Roma Augusto Zucchi in un monologo di Politicanza, di Italo Moscati. L’ultima regia teatrale la firmerà a dicembre, mettendo in scena L’incidente di Luigi Lunardi, con Renzo Montagnani protagonista.
  • 1986 È protagonista, nei panni di Giovanni Pastrone, della commedia di Giancarlo Sepe, C’era una volta l’Itala Film, messa in scena a Torino, al Teatro Carignano, nel mese di febbraio: curiosamente Salce non apparirà in scena, ma nei filmati proiettati sul palcoscenico. Durante una crociera sul Pacifico ha le prime avvisaglie della malattia che gli sarà fatale: un melanoma che lo costringerà ad un’operazione e varie visite a Parigi.
  • 1987 Il decorso della malattia procede bene e, seppure debilitato, Salce torna sul set, girando Quelli del casco, commedia giovanilista che non trova spazio né pubblico: uscirà l’anno successivo tra l’indifferenza generale.
  • 1989 Le sue condizioni di salute si aggravano. Una nuova operazione di ricostruzione del femore risulta del tutto inutile. Il 17 dicembre muore a Roma, per un attacco cardiaco.

È sepolto a Feltre.

Nel ventennale della scomparsa il figlio Emanuele, insieme al critico Andrea Pergolari, gli dedica il documentario L'uomo dalla bocca storta, presentato tra gli eventi speciali della Festa del Cinema di Roma 2009, e la monografia Luciano Salce: Una vita spettacolare, edita dalla Edilazio di Roma e presentato, assieme a una mostra fotografica, alla VI Edizione dell'Agave di Cristallo di Lerici.

Cinema

Attore

 
Luciano Salce in Il domestico (1974)

Regista

Programmi radiofonici RAI

Televisione

Note

  1. ^ Adolfo e Luciano, i ragazzi tornati dal Brasile, su candiani.comune.venezia.it.

Bibliografia

Collegamenti esterni