Nazionale maschile di calcio del Brasile

rappresentativa nazionale maschile di calcio del Brasile

La nazionale di calcio del Brasile (port. Seleção Brasileira de Futebol, per questo nota informalmente come Seleção) è la rappresentativa calcistica del Brasile ed è posta sotto l'egida della Confederação Brasileira de Futebol.

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Uniformi di gara
Manica sinistra
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Maglietta
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Manica destra
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Pantaloncini
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Calzettoni
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Casa
Manica sinistra
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Trasferta
Sport Calcio
ConfederazioneCONMEBOL
Selezionatore{{{Selezionatore}}}
Ranking FIFA(16 agosto 2018)
Sponsor tecnicoNike
Esordio internazionale
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Migliore vittoria
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Peggiore sconfitta
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Quella verdeoro, come si usa chiamarla in Italia, è la nazionale di calcio più titolata del mondo, avendo vinto 5 volte il campionato mondiale (1958, 1962, 1970, 1994, 2002). Per questa ragione il Brasile è soprannominato anche Pentacampeão (Pentacampione). Nel suo palmarès figurano anche 8 Coppe America e 4 FIFA Confederations Cup.

La nazionale di calcio brasiliana è l'unica al mondo ad aver partecipato a tutte le 21 edizioni del campionato mondiale di calcio dal 1930 ad oggi. Detiene inoltre il primato di permanenza al primo posto della classifica mondiale della FIFA, che ha comandato senza interruzioni dal luglio 1994 al luglio 2001 e successivamente da giugno 2002 a febbraio 2007. A luglio dello stesso anno, dopo quattro mesi di assenza dal primo posto, grazie alla vittoria nella Coppa America 2007 il Brasile è riuscito a tornare in testa alla classifica, mantenendo il vertice fino ad ottobre 2009. Ha occupato nuovamente il primo posto da aprile a maggio 2010, poi scalzata dalla Spagna nuova campionessa del mondo. Sette le finali dei Mondiali disputate, undici i piazzamenti complessivi nei primi quattro posti in ventuno partecipazioni (solo la nazionale tedesca ha fatto meglio, con tredici piazzamenti complessivi in diciannove partecipazioni).

È una delle tre nazionali (insieme a Spagna e Germania) che hanno conquistato un Mondiale fuori del proprio continente; tra le otto vincitrici di un Mondiale è l'unica, con la Spagna, a non averlo mai vinto in casa. Il Brasile ha trionfato, infatti, in Europa (Svezia 1958), in Nordamerica (Messico 1970 e USA 1994) e in Asia (Giappone e Corea del Sud 2002) e nell'edizione casalinga del 1950 e in quella del 1998 in Francia ha preso l'argento. Vinse anche in Sudamerica, ma fuori dai confini nazionali, il Mondiale di Cile 1962. La nazionale brasiliana è l'unica, insieme a quella tedesca, ad avere disputato più di cento partite nelle fasi finali del Mondiale (attualmente, dopo l'edizione 2018, 109 per entrambe, ma la nazionale tedesca ha due partecipazioni in meno rispetto a quella brasiliana). Le due nazionali, inoltre, sono le uniche ad avere sempre ottenuto la qualificazione sul campo alla fase finale del Mondiale.

La nazionale di calcio brasiliana ha ospitato la ventesima edizione dei Mondiali di calcio, nel 2014, sessantaquattro anni dopo avere ospitato l'edizione del 1950. Il Brasile è stata la quinta nazione ad avere ospitato due edizioni dei Mondiali di calcio, dopo il Messico, l'Italia, la Francia e la Germania. Ha concluso la competizione al quarto posto. Nel periodo 1994-2013 la nazionale brasiliana ha vinto complessivamente dieci trofei (due Mondiali, quattro Coppe America, quattro Confederations Cup) nelle tre maggiori competizioni per nazionali (Mondiale, Coppa America, Confederations Cup) ed è stata finalista tre volte (nel 1995 in Coppa America, nel 1998 al Mondiale e nel 1999 alla Confederations Cup).

Attualmente occupa la 3ª posizione del ranking mondiale FIFA.[1]

Storia

Esordi (1914-1957)

 
Brasile 1914

La nazionale brasiliana nacque nel 1914 e giocò la sua prima partita contro la squadra inglese dell'Exeter City allo Stadio des Laranjereiras di Rio de Janeiro, sede del Fluminense. I verdeoro vinsero per 2–0. Le prime apparizioni ai Mondiali, tuttavia, non ebbero successo, in parte a causa delle lotte interne al calcio brasiliano circa il professionismo, che resero la confederazione calcio brasiliana incapace di schierare squadre con i migliori giocatori. In particolare le dispute tra le federazioni degli stati di San Paolo e Rio de Janeiro, fece sì che le squadre fossero composte solo da giocatori provenienti da una sola delle federazioni. Nel 1930 e nel 1934 il Brasile venne eliminato al primo turno, ma nel 1938 conquistò un importante terzo posto, con Leonidas capocannoniere, con 7 reti. Durante i mondiali del 1938 il Brasile incontrò l'Italia nella semifinale, ma i sudamericani decisero di far riposare Leonidas e furono sconfitti 2-1 dagli italiani con conseguente eliminazione dal torneo.

 
Brasile-Exeter City del 1914

Il Brasile ospitò per la prima volta il mondiale nel 1950. Fu il primo mondiale a svolgersi dopo la Seconda guerra mondiale. Questa edizione ebbe la particolarità di essere l'unica a non prevedere una finale unica, ma un girone finale composto da quattro squadre. Tuttavia, l'incontro decisivo per l'assegnazione del titolo vide di fronte Brasile e Uruguay e pertanto venne quasi unanimemente considerata la "finale". La partita si disputò allo stadio Maracanã di Rio de Janeiro, davanti a duecentomila spettatori. Al Brasile sarebbe bastato un pareggio per laurearsi campione, ma dopo essere passato in vantaggio per 1-0, non accontentandosi del gol di scarto, continuò ad attaccare e incassò così prima il pareggio di Schiaffino e poi il definitivo 2-1 di Ghiggia. Questo incontro venne da allora chiamato il "Maracanazo" e in Brasile venne addirittura proclamato il lutto nazionale.

Ai Mondiali del 1954, disputatisi in Svizzera, la nazionale brasiliana fu completamente rinnovata. Però nonostante il fatto che in quella nazionale giocassero campioni come Nílton Santos, Djalma Santos, Julinho e Didi il Brasile non andò molto lontano. Infatti fu eliminata ai quarti di finale dalla favorita Ungheria che vinse per 4-2 una delle più violente partite della storia del calcio che sarebbe poi diventata famosa con il nome di Battaglia di Berna.

Gli anni d'oro con Pelé (1958-1970)

 
Il celebre gol di Pelé alla Svezia nella finale del campionato del mondo 1958

Nel 1958 il Brasile vinse il suo primo titolo mondiale battendo in finale i padroni di casa della Svezia per 5-2, diventando la prima nazionale a vincere un mondiale fuori dai confini continentali (l'impresa sarebbe poi stata ripetuta nel 2002 in Asia). Da notare, in questa edizione, l'affacciarsi sulla scena del calcio internazionale di Pelé, all'epoca appena diciassettenne e autore, proprio nella finale, di un gol ritenuto fra i più belli di sempre.

Nel 1962, in Cile, il Brasile conquistò nuovamente il titolo, sconfiggendo i padroni di casa nella semifinale. Garrincha fu il protagonista, in particolar modo dopo l'infortunio subito da Pelé nel secondo incontro del torneo, che costrinse o Rey a saltare le restanti partite.

Dopo il Mondiale svoltosi in Inghilterra nel 1966, dove i verdeoro furono eliminati al primo turno, il Brasile vinse la sua terza Coppa del Mondo in Messico nel 1970 battendo l'Italia per 4-1 e presentandosi al torneo iridato con quella che venne considerata la migliore squadra nazionale di tutti i tempi; Pelé, alla sua ultima finale mondiale, Carlos Alberto, Jairzinho, Tostão, Gérson e Rivelino. Con questo successo conquistò la Coppa Rimet per la terza volta e poté quindi tenersela a titolo definitivo secondo quanto previsto dal regolamento FIFA allora vigente. Il trofeo sarà poi rubato e non più ritrovato.

Anni di digiuno (1974-1994)

 
Il Brasile che partecipò al vittorioso campionato del mondo 1970

Ai mondiali del 1974 la nazionale verdeoro inizia la competizione con uno zero a zero con la Jugoslavia e il medesimo risultato viene ottenuto con la Scozia. Batte poi lo Zaire per 3-0 e conclude così il girone con le due squadre con cui aveva pareggiato a quattro punti. In virtù di una differenza reti migliore degli scozzesi (3-2) arriva seconda e si qualifica alla seconda fase a gironi. Qui batte per 1-0 la Germania Est e per 2-1 l'Argentina e va a giocarsi l'accesso alla finale con i Paesi Bassi con i quali era a pari punti (4). Viene però sconfitta per 2-0 e deve accontentarsi della finalina per il terzo e quarto posto dove sarà battuta dalla sorprendente Polonia per 1-0.

L'edizione del 1978 fu decisamente controversa. Nella seconda fase il Brasile si contendeva con l'Argentina il primo posto nel girone che avrebbe garantito l'accesso alla finale. Nell'ultima partita di questa fase, il Brasile batté la Polonia 3-1 andando in vetta con una differenza reti di +5. L'Argentina aveva una differenza reti di +2, ma nella loro ultima partita del girone sconfissero il Perù per 6-0 qualificandosi per la finale. Notevoli sospetti gravarono sul portiere peruviano Ramón Quiroga, di origini argentine, reo secondo alcune voci di avere lasciato segnare l'Argentina senza opporre la dovuta resistenza. Tuttavia, entrambe le rappresentative smentirono le ipotesi di possibili complotti. Il Brasile non poté quindi prendere parte alla finale nonostante fosse l'unica squadra imbattuta del torneo.

Al Mondiale 1982 i verdeoro arrivarono in modo autorevole, vincendo tutte e quattro le partite del gironcino sudamericano con Venezuela e Bolivia.[2] In Spagna destarono un'ottima impressione, esprimendo un gioco pregevole con talenti come Zico, Falcão, Eder e Sócrates, che formavano una delle squadre più forti della storia.[2] Il CT Telê Santana, infatti, riuscì a far esprimere al meglio i suoi campioni con un impianto di gioco iperoffensivo.[2] I sudamericani superarono agevolmente la prima fase a gironi, sconfiggendo in rimonta Unione Sovietica (2-1) e Scozia (4-1) e travolgendo la Nuova Zelanda (4-0 con tutti i titolari in campo, nonostante la qualificazione fosse già stata ottenuta[2]). Nel secondo turno furono inseriti in un girone di ferro con Argentina e Italia. Nella prima partita sconfissero per 3-1 i campioni del mondo in carica dell'Argentina, reduci dalla sconfitta (1-2) contro gli italiani, e li estromisero dal torneo. A quel punto, in virtù di una differenza reti favorevole, ai verdeoro sarebbe stato sufficiente un pareggio per accedere alla semifinale.[2] Contro l'Italia, però, il Brasile uscì battuto, dopo una brillante partita giocata da entrambe le squadre. Paolo Rossi segnò una tripletta che affossò i favoriti brasiliani. Ancora una volta si mise in luce la vocazione all'attacco dei brasiliani che, malgrado bastasse un pareggio, continuarono ad attaccare[2] sul risultato di 2-2, consentendo così all'Italia, poi vincitrice della coppa, di trovare varchi e segnare il definitivo 3-2.

Nell'edizione iridata del 1986 i verdeoro sconfissero al primo turno la Spagna per 1-0, l'Algeria con il medesimo punteggio e l'Irlanda del Nord per 3-0 chiudendo così primi il raggruppamento. Negli ottavi liquidarono per 4-0 la Polonia andando così ad incontrare nei quarti la Francia. Qui la partita terminò sull'1-1 con goal prima di Careca e poi di Michel Platini e con il portiere francese, Bats, che parò un rigore a Zico. Ai rigori s'imposero i francesi per 4-3 e il Brasile venne così eliminato.

 
Bebeto in azione contro la Costa Rica al campionato del mondo 1990

Ai Mondiali 1990 il Brasile di Sebastião Lazaroni adottò un calcio volto più al contenimento che all'attacco, ma riuscì a superare il primo turno. Agli ottavi di finale contro l'Argentina ebbe alcune buone occasioni da gol, ma perse per 1-0. Alcune critiche fecero da contorno a questa eliminazione, le più accese delle quali accusavano il CT di non avere espresso un gioco degno della scuola brasiliana, con troppa tattica e poca fantasia.

Il Brasile passò nelle mani di Paulo Roberto Falcão, che lo guidò al secondo posto nella Copa América 1991 giocata in Cile. Dopo aver superato con il secondo posto il girone a cinque squadre, i verdeoro si classificarono dietro l'Argentina nel girone finale.

Fu quindi la volta di Carlos Alberto Parreira. Nel giugno 1993 il Brasile disputò la Copa América in Ecuador, dove fu eliminato ai quarti di finale ancora dall'Argentina, questa volta per 6-5 dopo i rigori. In un match l'allenatore lasciò Romário, stella del Barcellona, in panchina e il giocatore reagì affermando che se avesse saputo dell'esclusione sarebbe rimasto in Spagna. Parreira rispose allontanandolo dalla nazionale.[3]

Ritorno ai vertici (1994-2002)

Mondiale 1994

Solo nel 1994, ventiquattro anni dopo la sua terza vittoria ai mondiali, il Brasile riuscì a vincere un altro titolo. Eppure la qualificazione per il Mondiale statunitense fu ottenuta non senza patemi. Dopo il pareggio a reti bianche contro l'Ecuador, il 25 luglio 1993 a La Paz i verdeoro persero la prima partita di qualificazione mondiale della loro storia, contro la Bolivia.[3] Malgrado le pressioni di giornalisti e tifosi, Parreira continuò a lasciare Romário ai margini della nazionale per sette partite, salvo ricredersi prima dell'ultimo decisivo incontro con l'Uruguay. Fu proprio Romário a siglare la doppietta[3] che consentì ai verdeoro di vincere il match (2-0) e di qualificarsi per gli Stati Uniti grazie al primo posto nel girone CONMEBOL da cinque squadre.

La filosofia calcistica di Parreira, tacciato dai puristi di difensivismo, prevedeva una solida linea difensiva e, in seconda battuta, una fase offensiva capace di realizzare la mole di gioco prodotta dalla squadra.[3] In porta il CT diede subito fiducia a Cláudio Taffarel, mentre in difesa la gestazione della linea titolare fu più sofferta. Inizialmente la difesa rimase sostanzialmente la stessa del campionato del mondo 1990, con Jorginho, Carlos Mozer, Ricardo Gomes, Ricardo Rocha e Leonardo titolare al posto di Branco. Mozer, però, dovette rinunciare all'attività agonistica per problemi cardiaci e Ricardo Gomes subì un serio infortunio prima della rassegna iridata. Ricardo Rocha rimase in squadra, ma fu costretto alla panchina per problemi fisici. Al loro posto Parreira puntò su Aldair e Márcio Santos, che si dimostrarono una coppia di centrali altamente affidabile. In mezzo al campo il capitano Dunga, affiancato da Mauro Silva, faceva della grande corsa e del sacrificio le sue armi migliori, sopperendo così al talento non eccelso[3] e incarnando alla perfezione lo spirito operaio della squadra di Parreira.[3] Era, quella, una formazione solida e tatticamente molto organizzata, che si affidava all'estro di Mazinho, preferito dopo alcune partite ad uno spento Raí, e ai gol dell'affiatata coppia Romário-Bebeto. Faceva parte della rosa anche un giovane fenomeno, il diciassettenne Ronaldo, destinato ad affermarsi negli anni a venire.

Il Brasile vinse in scioltezza il proprio girone (2-0 alla Russia, 3-0 al Camerun e 1-1 contro la Svezia) e agli ottavi trovò i padroni di casa degli Stati Uniti. Leonardo fu espulso per una gomitata a pochi minuti dal fischio iniziale, ma un gol di Bebeto poco più di un quarto d'ora dalla fine sancì l'1-0 decisivo. Ai quarti i verdeoro affrontarono l'Olanda e si portarono sul 2-0, ma gli avversari riuscirono a pareggiare. A fissare il punteggio sul 3-2 fu un calcio di punizione del veterano Branco, che decise quella che fu definita la più bella partita del Mondiale. In semifinale contro i brasiliani cadde la Svezia, già affrontata nel girone, ma questa volta battuta per 1-0 (gol di Romário). Nella torrida finale di Pasadena, il 17 luglio, l'avversaria dei sudamericani fu l'Italia di Arrigo Sacchi. Al termine di una partita senza troppe emozioni terminata 0-0 dopo i tempi supplementari Brasile e Italia si contesero il titolo ai calci di rigore per la prima volta nella storia di questa competizione. A spuntarla fu il Brasile dopo gli errori azzurri dal dischetto di Franco Baresi, Daniele Massaro e Roberto Baggio, il quale calciò la palla sopra la traversa.

Parreira lasciò la panchina del Brasile dopo il successo, felice per aver portato a compimento la sua missione.[4] Il ruolo di CT fu assunto nuovamente da Mário Zagallo, ex bandiera della nazionale ed ex commissario tecnico nel 1970 nonché vice di Parreira nel 1994.[4] Della squadra campione negli Stati Uniti Zagallo mantenne Cafu, Aldair, Dunga (ancora capitano), Leonardo e il tandem offensivo Romário-Bebeto. Leonardo, che nel frattempo aveva mostrato ottime attitudini offensive nel Milan, fu spostato dalla fascia sinistra della difesa a centrocampo. In attacco il posto da titolare accanto al ventunenne Ronaldo, reputato all'epoca il miglior giocatore del mondo,[4] fu conteso a Bebeto da un giovane di grande talento, Denílson, apparentemente proiettato verso una radiosa carriera.[4]

Nel 1997 il Brasile vinse la Confederations Cup e la Coppa America in Bolivia (fu questa la prima vittoria della competizione continentale fuori dai confini nazionali).

Mondiale 1998

Qualificatisi di diritto al Mondiale 1998 in quanto campioni del mondo uscenti, i brasiliani, privi di Romário, fermato da un infortunio,[4] vinsero il girone con Norvegia, Marocco e Scozia con due vittorie e una sconfitta nell'ultimo match contro gli scandinavi. Sconfissero poi il Cile agli ottavi, la Danimarca ai quarti e l'Paesi Bassi in semifinale ai rigori (1-1 dopo 120 minuti di gioco). Allo Stade de France persero clamorosamente per 3-0 la finale contro la Francia padrona di casa. Le polemiche per il risultato molto negativo furono alimentate dal controverso utilizzo in finale della stella Ronaldo nonostante un serio problema di salute (convulsioni[5] o, secondo voci che circolarono, una crisi di nervi[4]) alla vigilia della finale. Ronaldo, che poche ore prima era stato sottoposto ad accertamenti in un nosocomio francese, fu inserito nella lista ufficiale da consegnare alla FIFA solo all'ultimo istante, dopo un rapido consulto medico.[4] Celebri rimasero le parole dell'allenatore Zagallo, che disse prima della finale: «Vocês vão ter que me engolir» («Dovrete ingoiarmi ora»), rispondendo alle aspre critiche ricevute prima e durante la Coppa del Mondo.[6]

A Zagallo subentrò Vanderlei Luxemburgo. Nel 1999 i verdeoro s'imposero nuovamente nella Coppa America, eliminando Argentina ai quarti (2-1), Messico in semifinale (2-0) e battendo per 3-0 l'Uruguay in finale, vendicando così la sconfitta contro gli uruguagi patita ai rigori nel 1995.

Il 28 marzo 2000 cominciarono le qualificazioni sudamericane per il Mondiale di Giappone e Corea del Sud in programma nel 2002. Il nuovo sistema prevedeva un unico girone che raggruppava tutte le nazionali della CONMEBOL.[7]

Il 15 novembre 2000 la panchina del Brasile passò a Émerson Leão, che richiamò Romário e tentò di costruire attorno a lui una squadra di giovani di talento, ma con scarsa esperienza internazionale. Nell'edizione del 2001 della Copa América in Colombia i verdeoro uscirono clamorosamente ai quarti di finale, sconfitti per 2-0 dall'Honduras. Nella Confederations Cup 2001 la nazionale si piazzò quarta, buon risultato se si considera che in quella circostanza il torneo fu disputato senza le stelle che giocavano nei campionati europei, la cui convocazione fu impedita dalle resistenze delle squadre di club. Durante la gestione Leão il Brasile disputò tre partite di qualificazione ai Mondiali, con un bilancio di una vittoria (contro la Colombia), una sconfitta (contro l'Ecuador) e un pareggio (contro il Perù). L'11 giugno 2001 terminò l'era Leão, esonerato dopo la sconfitta di misura patita all'Ulsan Munsu Football Stadium contro l'Australia nella finale per il terzo posto.[8]

Mondiale 2002

Leão fu rimpiazzato da Luiz Felipe Scolari, detto Felipão, che esordì il 1º luglio con una sconfitta a Montevideo contro l'Uruguay (1-0) in una gara valida per le qualificazioni. Scolari portò disciplina e organizzazione tattica nell'ambiente della nazionale,[7] sotto la sua guida il Brasile si qualificò per il Mondiale arrivando terza nel girone, con 9 vittorie, 3 pareggi e 6 sconfitte, a 13 punti dalla capolista Argentina e a un punto dall'Ecuador, secondo in graduatoria. La qualificazione fu raggiunta solo all'ultima giornata, il 14 novembre 2001 a São Luís, grazie alla vittoria per 3-0 contro il Venezuela[7] e agli insuccessi di Paraguay e Uruguay nei loro ultimi match.

La formazione disegnata da Scolari coniugava il talento di Ronaldo, Rivaldo e del giovane astro Ronaldinho con la spinta sulle fasce di Cafu e Roberto Carlos e la concretezza di Kléberson (sostituto dell'infortunato Emerson e preferito ben presto a Juninho Paulista) e Gilberto Silva, arcigni mediani vecchio stampo. La difesa a tre composta da Edmílson, Lúcio e Roque Júnior offrì buone garanzie, così come l'erede di Taffarel, il ventottenne Marcos. Tra le riserve vi era anche il ventenne Kaká, poi affermatosi a grandi livelli nel Milan di Carlo Ancelotti.

Malgrado non avesse impressionato durante la fase di qualificazione, in Asia questa squadra si aggiudicò il suo 5º titolo mondiale. Sorteggiata in un facile girone con Turchia, Costa Rica e Cina, batté tutte e tre le avversarie, segnando 11 gol e subendone solo 3. Agli ottavi eliminò il Belgio battendolo per 2-0 e ai quarti estromise l'Inghilterra (2-1, con gol della giovane stella Ronaldinho). La semifinale contro l'ostica Turchia, già affrontata nel girone, si confermò difficile e i verdeoro prevalsero solo per 1-0 con rete di Ronaldo. Rivaldo, che aveva segnato 5 gol nelle precedenti partite, rimase a secco, non riuscendo così ad eguagliare il primato di Jairzinho, che aveva segnato in ogni incontro del Mondiale 1970. Giunto a disputare la sua terza finale consecutiva in un Mondiale, il Brasile affrontò la Germania per la prima volta nella storia del torneo e la sconfisse per 2-0 con doppietta di Ronaldo. Il capitano Cafu disputò in quell'occasione la terza finale mondiale consecutiva, stabilendo un record.[7]

Il nuovo periodo di digiuno

Dal ritorno di Parreira a Menezes (2002-2012)

 
Il Brasile affronta il Giappone al campionato del mondo 2006

Nella Confederations Cup 2003 in Francia il Brasile deluse, uscendo già al primo turno dopo essersi classificato terzo nel girone con Camerun, Turchia e Stati Uniti. Sconfitto all'esordio dal Camerun (0-1), vinse per 1-0 contro gli Stati Uniti e pareggiò allo scadere (2-2) contro i turchi, che, a parità di differenza reti (0) con i verdeoro, ebbero la meglio sugli avversari e superarono il turno per aver segnato di più.

Il periodo successivo alla conquista del titolo portò astri nascenti in verdeoro: Adriano, Maicon, Robinho, Júlio César.[9] Il loro contributo fu decisivo nel biennio 2004-2005.

La Coppa America 2004 vide il Brasile superare il turno come seconda classificata, dopo le vittorie contro Cile (1-0) e Costa Rica (4-1) e la sconfitta contro il Paraguay (2-1). I brasiliani superarono poi agevolmente il Messico (4-0), vinsero per 5-3 ai rigori contro l'Uruguay (1-1), e in finale riacciuffarono per due volte sul pari l'Argentina (2-2). Ai rigori i verdeoro misero a segno quattro tiri, mentre gli argentini fallirono i primi due tentativi e realizzarono il terzo e il quarto. Per gli uomini di Parreira fu il settimo alloro nella competizione.

Nella Confederations Cup 2005 il Brasile superò il girone come seconda dopo aver battuto la Grecia (3-0), perso contro il Messico (1-0) e pareggiato contro il Giappone (2-2). In semifinale sconfisse la Germania padrona di casa (3-2) e in finale, al Waldstadion di Francoforte sul Meno[10], batté nettamente l'Argentina per 4-1.[11][12]

Al campionato del mondo 2006 la squadra si presentò da grande favorita, avendo per altro brillato nel suo girone di qualificazione.[13] Parreira impostò la squadra secondo il modulo 4-2-2-2. L'attacco era composto da calciatori di grandissimo talento: Ronaldo, Adriano, Kaká e Ronaldinho. Il primo aveva tuttavia patito un infortunio che lo aveva tenuto lontano dai campi di gioco per due mesi ed era ingrassato di alcuni chili, non risultando più rapido come un tempo. La vittoria all'esordio contro la Croazia non placò le critiche della stampa brasiliana nei confronti del Fenomeno, preso di mira per la sua lentezza, dovuta anche alle vesciche ai piedi provocategli dagli scarpini e alla febbre.[14] Neanche la seconda vittoria ottenuta contro l'Australia (2-0) mise a tacere le critiche, che si concentrarono sulla difficoltà della squadra di creare occasioni da gol. Nel terzo incontro, con il Giappone, Parreira attuò una serie di modifiche alla formazione titolare, dando spazio a giovani come Robinho e Cicinho e prediligendo un maggiore equilibrio tattico. I cambiamenti diedero i risultati sperati e il Giappone fu sconfitto per 4-1. Con la doppietta contro i nipponici Ronaldo, che parve aver ritrovato la forma, eguagliò il record di marcature nelle fasi finali dei Mondiali appartenente a Gerd Müller, portandosi a quota 14 gol in 17 incontri. Il Brasile vinse a punteggio pieno il proprio raggruppamento.[15] Sconfitto negli ottavi l'esordiente Ghana (3-0), con Ronaldo che andando a segno batté il record di Müller, il Brasile fu eliminato dalla Francia nei quarti.[16] Contro i francesi Parreira aveva abbandonato il "quartetto" magico optando per uno schieramento più equilibrato, con Ronaldo unica punta e Kaká e Ronaldinho a supporto, ma un gol di Thierry Henry nel secondo tempo mise fine ai sogni di gloria dei verdeoro,[17] arrivati al tiro una sola volta (con Ronaldo) nei secondi quarantacinque minuti di gioco.

 
Dunga, prima pluridecorato capitano del Brasile e poi C.T. del Brasile dal 2006 al 2010 e dal 2014 al 2016

Parreira lasciò il posto all'ex capitano della nazionale Dunga, nominato nuovo CT il 24 luglio 2006. Dunga esordì il 16 agosto pareggiando contro la Norvegia a Oslo e il 3 settembre batté per 3-0 l'Argentina all'Emirates Stadium di Londra. Seguirono altre vittorie in amichevole, contro Galles, Kuwait S.C., Ecuador e Svizzera. Il nuovo CT preferì Luís Fabiano a Ronaldo e portò in nazionale non solo le stelle acclamate delle grandi squadre europee, ma anche calciatori che, come Vágner Love, Dudu Cearense ed Elano, militavano nei campionati russo e ucraino. Il Brasile di Dunga perse la sua prima partitai l 6 febbraio 2007 in amichevole contro il Portogallo di Scolari.

Il primo grande torneo con Dunga alla guida dei verdeoro fu la Coppa America 2007. La nazionale carioca perse sorprendentemente contro il Messico all'esordio (2-0), ma batté poi Cile (3-0) ed Ecuador (1-0). Ai quarti di finale sconfissero nuovamente il Cile (6-1) e in semifinale l'Uruguay ai rigori (5-4 dopo il 2-2 dei tempi supplementari). In finale se la videro contro l'Argentina, favorita alla vigilia per aver vinto tutte le partite precedenti l'atto conclusivo della manifestazione. Ancora una volta a prevalere (3-0) fu il Brasile, capace di sconfiggere gli argentini in una finale per la terza volta in tre anni. Robinho fu nominato miglior giocatore del torneo, oltre ad aver vinto il titolo di capocannoniere.[18]

Il Brasile aggiunse alla sua bacheca un'altra Confederations Cup, nel 2009.[19] Il campionato del mondo 2010 rappresentò, tuttavia, un'altra delusione: i verdeoro uscirono di nuovo ai quarti, stavolta per mano dei Paesi Bassi.[20]

 
Il prepartita di Brasile-Corea del Nord del campionato del mondo 2010

L'eliminazione causò l'esonero di Dunga[21] e l'arrivo in panchina di Menezes, in carica dal luglio 2010.[22][23] Nella Copa América 2011 i brasiliani, presentatisi ai nastri di partenza da campioni uscenti (avendo conquistato le ultime 2 edizioni), destarono un'impressione sostanzialmente negativa. Superato il girone di prima fase grazie a due pareggi (0-0 contro il Venezuela e 2-2 contro il Paraguay) e una vittoria (4-2 contro l'Ecuador), ai quarti di finale pareggiarono per 0-0 contro il Paraguay (dopo i tempi supplementari) e furono poi eliminati ai tiri di rigore. I verde-oro fallirono clamorosamente tutti e quattro i tentativi di realizzazione effettuati dal dischetto[24].

Il ritorno di Scolari e il Mondiale in casa (2012-2014)

Dopo le dimissioni di Menezes, al termine delle Olimpiadi 2012 (in cui viene ottenuto l'argento), in panchina tornarono due grandi nomi del passato: nella veste di allenatore Scolari, già campione del mondo nel 2002 in Giappone e Corea del Sud (ultimo titolo mondiale vinto dal Brasile) e, nelle vesti di vice-allenatore, Parreira, anch'egli campione del mondo da CT nel 1994 negli Stati Uniti e nuovamente allenatore della nazionale brasiliana ai mondiali di Germania 2006.

Il 30 giugno 2013 la nazionale aggiunse al suo palmarès un'altra Confederations Cup. Guidati dal nuovo talento Neymar, i brasiliani misero in bacheca la terza Coppa delle Confederazioni consecutiva nonché la quarta complessiva. A decidere l'assegnazione della coppa fu il 3-0 alla Spagna Campione del mondo in carica nell'atto conclusivo, dopo che nei precedenti incontri i verdeoro avevano segnato ben undici reti (3-0 al Giappone, 2-0 al Messico e 4-2 all'Italia nella fase a gironi, 2-1 all'Uruguay in semifinale).

Al mondiale casalingo del 2014 nella partita inaugurale il Brasile affrontò la Croazia. I croati passarono per primi in vantaggio grazie a un autogol di Marcelo, quindi subirono la rimonta brasiliana con la doppietta di Neymar e gol di Oscar, che sancirono la vittoria della Seleção per 3-1. La partita fu però viziata da errori arbitrali, come nel caso del secondo gol: l'arbitro giapponese Yūichi Nishimura assegnò un calcio di rigore inesistente per il Brasile, trasformato poi da Neymar.[25] Nel secondo turno il Brasile pareggiò contro il Messico con il risultato di 0-0[26] e nel turno conclusivo sconfisse il Camerun per 4-1, assicurandosi il primo posto nel girone.[27] Negli ottavi di finale il Brasile batté il Cile 4-3 ai tiri di rigore grazie all'errore decisivo di Gonzalo Jara, dopo che i tempi regolamentari si erano chiusi sull'1-1, frutto delle reti di David Luiz per i brasiliani e di Alexis Sánchez per i cileni. I cileni colpirono anche un clamoroso legno con Mauricio Pinilla allo scadere dei supplementari[28]. I verde-oro si qualificarono così per i quarti di finale, dove piegarono la Colombia con il punteggio di 2-1 grazie ai gol dei due difensori centrali Thiago Silva e David Luiz,[29] ma persero per infortunio la stella Neymar.[30]

L'8 luglio, al Mineirão di Belo Horizonte, i brasiliani da padroni di casa tornarono a disputare una semifinale di un mondiale dopo 12 anni, contro la Germania, in una riedizione della finale del mondiale 2002 in Corea del Sud e Giappone. La partita assunse subito una piega del tutto inattesa e impronosticabile: alla mezz'ora del primo tempo, infatti, i tedeschi erano già in vantaggio per 5-0 nei confronti della Seleçao, grazie alle reti di Müller, Klose, Khedira e alla doppietta di Kroos. Un vero e proprio dramma sportivo per i verde-oro di Felipe Scolari, che nel secondo tempo subirono altre due reti ad opera di Schürrle. A nulla servì il gol del definitivo 1-7, messo a segno da Oscar a pochi minuti dal termine.[31][32] I brasiliani avevano già perso con sei gol di scarto contro l'Uruguay nel 1920, ma mai prima d'allora avevano subìto sette reti; la Germania guadagnò invece l'ottava finale mondiale della propria storia.[33] Data la drammaticità delle circostanze, assai simili a quelle del celeberrimo Maracanaço, ben presto i media iniziarono a definire la clamorosa débacle Mineirazo, prendendo spunto dal nome dello stadio di Belo Horizonte.

Il 12 luglio, a Brasilia, i verde-oro furono sconfitti per 3-0 dai Paesi Bassi, nella finale per il terzo posto, chiudendo il mondiale fuori dal podio, al quarto posto, e con il record negativo di 14 reti subite (un passivo mai incassato prima d'allora dal Brasile in una fase finale mondiale). Il 14 luglio 2014, il giorno dopo il termine del campionato del mondo casalingo e dopo essere aver subito un'ulteriore onta contro i Paesi Bassi, Scolari si dimise ufficialmente dalla carica di allenatore della Seleçao.[34]

Il Dunga bis (2014-2016)

Dopo le dimissioni di Scolari, il 22 luglio 2014 fu ufficializzato il ritorno in panchina di Carlos Dunga, che aveva già guidato la nazionale dal luglio 2006 al luglio 2010.

Dunga iniziò il suo secondo periodo come CT della nazionale verdeoro con 11 vittorie consecutive, tra cui due successi in gare amichevoli contro Argentina (2-0)[35] e Francia (3-1).[36] In vista della Copa América 2015 in Cile Dunga decise di non convocare Oscar, Kaká e Ganso.[37] Il Brasile esordì battendo in rimonta il Perù (2-1), poi fu battuto per 1-0 dalla Colombia e perse la sua stella Neymar, espulso e squalificato per quattro turni. Nella terza partita del girone superò per 2-1 il Venezuela e si qualificò come primo classificato nel girone. Ai quarti di finale la formazione di Dunga perse ai tiri di rigore contro il Paraguay, proprio come avvenuto quattro anni prima, sempre in Coppa America.

I verdeoro delusero anche nella Coppa America del Centenario, nel 2016. Dunga dovette fare a meno di Kakà per infortunio e decise - non senza polemiche - di rinunciare a Neymar, impegnato nell'agosto seguente come fuoriquota nei Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, oltre che a Thiago Silva, David Luiz, Marcelo e Alex Sandro. Al pareggio per 0-0 contro l'Ecuador fece seguito la netta vittoria contro Haiti (7-1). Nella terza partita, quando un pari sarebbe stato sufficiente a garantire ai brasiliani il primo posto nel girone, la nazionale di Dunga perse contro il Perù e fu eliminata nella prima fase, situazione che non si verificò dal 1987. Anche a causa dell'avvio considerato insoddisfacente nelle qualificazioni al mondiale 2018 (due vittorie, tre pareggi, una sconfitta) Dunga fu sollevato dall'incarico di CT.[38]

L'era Tite (dal 2016)

Il 21 giugno 2016 la federcalcio brasiliana nominò nuovo CT della nazionale Tite[39].

Sotto la guida del nuovo CT il Brasile cambiò marcia e inanellò ben otto vittorie consecutive nelle qualificazioni a Russia 2018, issandosi al primo posto del girone della CONMEBOL e diventando la prima nazionale, dopo quella della Russia paese ospitante, ad ottenere la qualificazione per la fase finale. La Seleçao esordì in Russia pareggiando per 1-1 contro la Svizzera[40], poi batté per 2-0 la Costa Rica nella seconda giornata, grazie a due gol nei minuti conclusivi della partita, e infine la Serbia per 2-0, concludendo il girone al primo posto[41]. Sconfitto il Messico (2-0) negli ottavi di finale, fu tuttavia eliminato ai quarti di finale dal Belgio, vittorioso per 2-1.

Colori

fino al Maracanazo (pre-1950)
dopo il Maracanazo (post-1950)

In origine la divisa del Brasile era bianca con il colletto blu ma in seguito all'incredibile sconfitta ai mondiali del 1950 contro l'Uruguay nella partita decisiva per l'assegnazione del titolo i colori furono considerati poco patriottici e quindi con il permesso della confederazione sportiva brasiliana il quotidiano Correio da Manhã indisse una competizione per scegliere una nuova uniforme che contenesse i quattro colori della bandiera del Brasile.[42] Alla fine vinse l'uniforme giallo-verde con pantaloncini azzurri progettata da Aldyr Garcia Schlee, un diciannovenne proveniente da Pelotas.[43] I nuovi colori vennero usati per la prima volta nel marzo 1954 in un match contro il Cile e da allora sono stati sempre usati. L'uniforme è cambiata solo leggermente nelle tonalità del giallo o dell'azzurro, più o meno scuri a seconda degli sponsor tecnici che si sono avvicendati, così come la presenza o meno di rifiniture verdi sulle maglie. I calzettoni sono stati prevalentemente bianchi mentre i numeri sulle maglie sono stati sempre verdi.

La seconda divisa è di colore azzurro più o meno acceso con pantaloncini bianchi. Dal 1998 lo spnsor tecnico è Nike.

Nel marzo 2011 viene presentata la nuova terza maglia che sarà completamente nera, cosa che susciterà non poche polemiche nel paese. Come compromesso per la scelta azzardata, la nuova divisa sarà impiegata solo in gare di esibizione e amichevoli.[44]

Cronologia delle divise

1914
Casa Trasferta
Nessun fornitore
1916
Casa Trasferta
Nessun fornitore
1918
Casa Trasferta
Nessun fornitore
1919
Casa Trasferta
Nessun fornitore


Mondiali 1930
Casa Trasferta
Nessun fornitore
Mondiali 1934
Casa Trasferta
Nessun fornitore
Mondiali 1938
Casa Trasferta
Nessun fornitore
Mondiali 1950
Casa Trasferta
Nessun fornitore


1950-1954
Casa Trasferta
CEPPO
1954-1970
Casa Trasferta
Nessun fornitore
Mondiali 1970
Casa Trasferta
Nessun fornitore
Mondiali 1974
Casa Trasferta
Nessun fornitore


Mondiali 1978
Casa Trasferta
  Adidas
Mondiali 1982
Casa Trasferta
Topper
Mondiali 1986
Casa Trasferta
Topper
Mondiali 1990
Casa Trasferta
Topper


Mondiali 1994
Casa Trasferta
  Umbro
Mondiali 1998
Casa Trasferta
  Nike
Mondiali 2002
Casa Trasferta
  Nike
Mondiali 2006
Casa Trasferta
  Nike


Confederations Cup 2009
Casa Trasferta
  Nike
Mondiali 2010
Casa Trasferta
  Nike
Confederations Cup 2013
Casa Trasferta
  Nike
Mondiali 2014
Casa Trasferta
  Nike

Palmarès

Svezia 1958, Cile 1962, Messico 1970, Stati Uniti 1994, Corea del Sud-Giappone 2002
Brasile 1919, Brasile 1922, Brasile 1949, Brasile 1989, Bolivia 1997, Paraguay 1999, Perù 2004, Venezuela 2007
Arabia Saudita 1997, Germania 2005, Sudafrica 2009, Brasile 2013
Cile 1952, Messico 1956

Coppa del Mondo FIFA

Anno Luogo Piazzamento V N P Gol
1930   Uruguay Primo turno 1 0 1 5:2
1934   Italia Ottavi di finale 0 0 1 1:3
1938   Francia Terzo posto   3 1 1 14:11
1950   Brasile Secondo posto   4 1 1 22:6
1954   Svizzera Quarti di finale 1 1 1 8:5
1958   Svezia Campione   5 1 0 16:4
1962   Cile Campione   5 1 0 14:5
1966   Inghilterra Primo turno 1 0 2 4:6
1970   Messico Campione   6 0 0 19:7
1974   Germania Ovest Quarto posto 3 2 2 6:4
1978   Argentina Terzo posto   4 3 0 10:3
1982   Spagna Secondo turno 4 0 1 15:6
1986   Messico Quarti di finale 4 1 0 10:1
1990   Italia Ottavi di finale 3 0 1 4:2
1994   Stati Uniti Campione   5 2 0 11:3
1998   Francia Secondo posto   4 1 2 14:10
2002   Corea del Sud /   Giappone Campione   7 0 0 18:4
2006   Germania Quarti di finale 4 0 1 10:2
2010   Sudafrica Quarti di finale 3 1 1 9:4
2014   Brasile Quarto posto 3 2 2 11:14
2018   Russia Quarti di finale 3 1 1 8:3

Statistica

  • Primo turno: 2 volte (1930, 1966)
  • Secondo turno: 1 volta (1982)
  • Ottavi di finale: 2 volte (1934, 1990)
  • Quarti di finale: 6 volte (1954, 1982, 1986, 2006, 2010, 2018)
  • Semifinale: 4 volte (1938, 1974, 1978, 2014)
    • Quarto posto: 2 volte (1974, 2014)
    • Terzo posto: 2 volte (1938, 1978)
  • Finale: 7 volte (1950, 1958, 1962, 1970, 1994, 1998, 2002)
    • Secondo posto: 2 volte (1950, 1998)
    • Primo posto: 5 volte (1958, 1962, 1970, 1994, 2002)

Partecipazioni alla Copa América

 
Brasile-Uruguay, Coppa America 2007
Anno Luogo Piazzamento V N P Gol
1916   Argentina Terzo posto   0 2 1 3:4
1917   Uruguay Terzo posto   1 0 2 7:8
1919   Brasile Campione File:Coppa America calcio.svg 2 1 0 11:3
1920   Cile Terzo posto   1 0 2 1:8
1921   Argentina Secondo posto   1 0 2 4:3
1922   Brasile Campione File:Coppa America calcio.svg 2 3 0 7:2
1923   Uruguay Quarto posto 0 0 3 2:5
1924   Uruguay Rinuncia - - - -
1925   Argentina Secondo posto   2 1 1 11:9
1926   Cile Rinuncia - - - -
1927   Perù Rinuncia - - - -
1929   Argentina Rinuncia - - - -
1935   Perù Rinuncia - - - -
1937   Argentina Secondo posto   4 0 2 17:11
1939   Perù Rinuncia - - - -
1941   Cile Rinuncia - - - -
1942   Uruguay Terzo posto   2 3 1 15:7
1945   Cile Secondo posto   5 0 1 19:5
1946   Argentina Secondo posto   3 1 1 13:7
1947   Ecuador Rinuncia - - - -
1949   Brasile Campione File:Coppa America calcio.svg 7 0 1 46:7
1953   Perù Secondo posto   4 0 3 17:9
1955   Cile Rinuncia - - - -
1956   Uruguay Quarto posto 2 2 1 4:5
1957   Perù Secondo posto   4 0 2 23:9
1959 I   Argentina Secondo posto   4 2 0 17:7
1959 II   Ecuador Terzo posto   2 0 2 7:10
1963   Bolivia Quarto posto 3 1 2 12:13
1967   Uruguay Rinuncia - - - -
1975 Itinerante Terzo posto   5 0 1 16:4
1979 Itinerante Terzo posto   2 2 2 10:9
1983 Itinerante Secondo posto   2 4 2 8:5
1987   Argentina Primo turno 1 0 1 5:4
1989   Brasile Campione File:Coppa America calcio.svg 5 2 0 11:1
1991   Cile Secondo posto   4 1 2 12:8
1993   Ecuador Quarti di finale 1 2 1 6:4
1995   Uruguay Secondo posto   4 2 0 10:3
1997   Bolivia Campione File:Coppa America calcio.svg 6 0 0 22:3
1999   Paraguay Campione File:Coppa America calcio.svg 6 0 0 17:2
2001   Colombia Quarti di finale 2 0 2 5:4
2004   Perù Campione File:Coppa America calcio.svg 3 2 1 13:6
2007   Venezuela Campione File:Coppa America calcio.svg 4 1 1 22:4
2011   Argentina Quarti di finale 1 3 0 4:3
2015   Cile Quarti di finale 2 1 1 5:4
2016   Stati Uniti Primo turno 1 1 1 7:2
2019   Brasile Qualificato 0 0 0 0:0
Anno Luogo Piazzamento V N P Gol
1992   Arabia Saudita Non invitata - - - -
1995   Arabia Saudita Non invitata - - - -
1997   Arabia Saudita Campione   4 1 0 14:2
1999   Messico Secondo posto   4 0 1 18:6
2001   Corea del Sud /   Giappone Quarto posto 1 2 2 3:3
2003   Francia Primo turno 1 1 1 3:3
2005   Germania Campione   3 1 1 12:6
2009   Sudafrica Campione   5 0 0 14:5
2013   Brasile Campione   5 0 0 14:3
2017   Russia Non qualificata - - - -

Rosa attuale

Lista dei 23 giocatori convocati da Tite per la Coppa del mondo FIFA 2018.

Statistiche aggiornate al 10 giugno 2018.

N. Pos. Giocatore Data nascita (età) Pres. Reti Squadra
1 P Alisson 2 ottobre 1992 (33 anni) 32 -15
16 P Cássio 6 giugno 1987 (38 anni) 1 0
23 P Ederson 17 agosto 1993 (32 anni) 1 0
2 D Thiago Silva 22 settembre 1984 (41 anni) 76 6
3 D Miranda 7 settembre 1984 (41 anni) 51 2
4 D Pedro Geromel 21 settembre 1985 (40 anni) 2 0
6 D Filipe Luís 9 agosto 1985 (40 anni) 36 2
12 D Marcelo 12 maggio 1988 (37 anni) 56 6
13 D Marquinhos 14 maggio 1994 (31 anni) 29 1
14 D Danilo 15 luglio 1991 (34 anni) 19 0
22 D Fagner 11 giugno 1989 (36 anni) 8 0
5 C Casemiro 23 febbraio 1992 (33 anni) 31 0
8 C Renato Augusto 8 febbraio 1988 (37 anni) 32 7
11 C Philippe Coutinho 12 giugno 1992 (33 anni) 44 13
15 C Paulinho 25 luglio 1988 (37 anni) 55 13
17 C Fernandinho 4 maggio 1985 (40 anni) 49 2
18 C Fred 5 marzo 1993 (32 anni) 9 0
19 C Willian 9 agosto 1988 (37 anni) 64 8
7 A Douglas Costa 14 settembre 1990 (35 anni) 29 3
9 A Gabriel Jesus 3 aprile 1997 (28 anni) 22 10
10 A Neymar 5 febbraio 1992 (33 anni) 92 59
20 A Roberto Firmino 2 ottobre 1991 (34 anni) 26 8
21 A Taison 13 gennaio 1988 (37 anni) 8 1

Allenatori

Record individuali

Nota: la nazionale brasiliana, per via della sua notorietà, gioca occasionalmente (soprattutto in passato, ora la tendenza è diminuita) partite di esibizione contro squadre di club, selezioni continentali, selezioni FIFA, di varie federazione o leghe nazionali e perfino contro enti o fondazioni. Tutte queste partite, non essendo riconosciute dalla FIFA, non entrano a far parte delle statistiche individuali di presenze e di reti.

Ciò può causare discordanza tra le varie fonti. Di seguito sono riportati i record riconosciuti dalla federazione internazionale.

Record individuali

  Lo stesso argomento in dettaglio: Calciatori della Nazionale brasiliana.

Statistiche aggiornate al 12 settembre 2018.

 
Cafu, primatista di presenze con la nazionale brasiliana (142)
 
Pelé, primatista di gol segnati con la nazionale verdeoro (77 in 92 presenze)

Record di presenze

Pos. Nome Presenze Gol Periodo
1 Cafu 142 5 1990-2006
2 Roberto Carlos 125 11 1992-2006
3 Dani Alves 107 7 2006-2018
4 Lúcio 105 4 2000-2011
5 Cláudio Taffarel 101 0 1988-1998
6 Robinho 100 28 2003-2017
7 Djalma Santos 98 3 1952-1968
Ronaldo 98 62 1994-2011
9 Ronaldinho 97 33 1999-2013
10 Gilmar 94 0 1953-1969

Record di gol

Pos. Nome Gol Presenze Media gol a partita Periodo
1 Pelé 77 92 0.84 1957-1971
2 Ronaldo 62 98 0.63 1994-2011
3 Neymar 59 92 0.63 2010-2018
4 Romário 55 70 0.79 1987-2005
5 Zico 48 71 0.67 1976-1986
6 Bebeto 39 75 0.52 1985-1998
7 Rivaldo 35 74 0.46 1993-2003
8 Jairzinho 33 81 0.40 1964-1982
Ronaldinho 33 97 0.34 1999-2013
10 Ademir 32 39 0.82 1945-1953
Tostão 32 54 0.59 1966-1972

Tutte le rose

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Template:Nazionale brasiliana mundialito

Template:Nazionale brasiliana campionato panamericano 1952 Template:Nazionale brasiliana campionato panamericano 1956 Template:Nazionale brasiliana campionato panamericano 1960

NOTA: per le informazioni sulle rose successive al 1948 visionare la pagina della nazionale olimpica.

Confronti con altre nazionali

Tra gli avversari nazionali contro cui sono stati disputati almeno 10 incontri, il Brasile presenta i seguenti saldi (aggiornati al 6 luglio 2018):

  • Nota: le partite terminate ai calci di rigore sono considerate pareggiate.

Saldo positivo

Nazionale Giocate Vinte Pareggiate Perse Reti fatte Reti subite Differenza reti Ultima vittoria Ultimo pari Ultima sconfitta
  Paraguay 76 47 18 11 168 61 +107 28 marzo 2017 17 luglio 2011 15 giugno 2008
  Uruguay 74 35 19 20 133 95 +38 23 marzo 2017 10 luglio 2007 1º luglio 2001
  Cile 67 47 14 7 161 58 +103 28 giugno 2010 28 giugno 2014 15 agosto 2000
  Perù 40 28 9 4 85 28 +57 15 novembre 2016 18 novembre 2007 13 giugno 2016
  Messico 39 22 7 10 71 36 +35 19 giugno 2013 17 giugno 2014 3 giugno 2012
  Ecuador 29 24 3 2 91 22 +69 1 settembre 2016 29 marzo 2009 17 novembre 2004
  Bolivia 27 19 3 5 91 25 +66 6 aprile 2013 10 settembre 2008 11 ottobre 2009
  Colombia 26 16 8 2 57 12 +45 4 luglio 2014 14 novembre 2012 13 luglio 1991
  Inghilterra 25 11 10 4 34 23 +11 14 novembre 2009 2 giugno 2013 13 gennaio 2013
  Germania 23 13 5 5 41 31 +9 27 marzo 2018 8 settembre 2004 8 luglio 2014
  Venezuela 21 18 2 1 82 6 +76 12 ottobre 2008 3 luglio 2011 6 giugno 2008
  Portogallo 20 13 3 4 39 16 +23 11 settembre 2013 25 giugno 2010 6 febbraio 2007
  Stati Uniti 17 16 0 1 35 11 +24 31 maggio 2012 10 febbraio 1998
  Cecoslovacchia 16 9 5 2 27 14 +13 18 dicembre 1991 3 marzo 1982 23 giugno 1968
  Italia 16 8 3 5 30 23 +7 22 giugno 2013 21 marzo 2013 5 luglio 1982
  Francia 16 7 5 5 24 21 +3 26 marzo 2015 20 maggio 2004 9 febbraio 2011
  Svezia 15 9 4 2 33 18 +15 26 marzo 2008 28 giugno 1994 16 giugno 1989
  Polonia 12 9 2 1 37 19 +18 26 febbraio 1997 17 marzo 1993 6 luglio 1974
  Galles 10 8 1 1 20 5 +15 5 settembre 2006 12 giugno 1983 11 settembre 1991
  Scozia 10 8 2 0 16 3 +13 27 marzo 2011 18 giugno 1974
  Giappone 10 8 2 0 26 4 +22 15 giugno 2013 22 giugno 2005
  Belgio 5 3 0 2 11 8 +3 17 giugno 2002 6 luglio 2018

Saldo pari

Nazionale Giocate Vinte Nulle Perse

Reti fatte

Reti subite Differenza Ultima vittoria Ultimo pari Ultima sconfitta
  Argentina 99 37 25 37 151 159 -8 10 novembre 2016 14 novembre 2015 9 giugno 2017

Saldo negativo

Nazionale Giocate Vinte Nulle Perse Reti fatte Reti subite Differenza Ultima vittoria Ultimo pari Ultima sconfitta
  Norvegia 4 0 2 2 5 8 -3 16 agosto 2006 23 giugno 1998
  Paesi Bassi 12 3 5 4 15 18 -3 8 giugno 1999 4 giugno 2011 12 luglio 2014
  Ungheria 5 1 1 3 7 11 -4

Onorificenze

Note

  1. ^ FIFA World Ranking, su fifa.com.
  2. ^ a b c d e f Top 10 mondiali - Le squadre più belle - 6. Brasile '82, su it.eurosport.yahoo.com, 31 maggio 2010. URL consultato il 28 luglio 2010.
  3. ^ a b c d e f (EN) Brazil football team in the 1994 World Cup, v-brazil.com.
  4. ^ a b c d e f g (EN) Brazil football team in the 1998 World Cup, v-brazil.com.
  5. ^ Mistero Ronaldo: "Ho avuto le convulsioni", Corriere della Sera, 14 luglio 1998. URL consultato il 26 luglio 2010 (archiviato dall'url originale).
  6. ^ (PT) Thiago Dias, Zagallo: 'Vão ter que engolir o Dunga', GloboEsporte.com, 16 luglio 2007. URL consultato il 26 luglio 2010.
  7. ^ a b c d (EN) Brazil in the 2002 World Cup, v-brazil.com.
  8. ^ (EN) Brazil part company with Leao, Telegraph, 11 giugno 2001.
  9. ^ Francia-Brasile c' è anche Ronaldo, in la Repubblica, 20 maggio 2004.
  10. ^ Confederation Cup, Brasile stellare Argentina mai in partita: 4-1, su repubblica.it, 29 giugno 2005.
  11. ^ Benedetto Ferrara, Adriano & Kakà, è il Brasile show, in la Repubblica, 30 giugno 2005, p. 50.
  12. ^ Marco Degli Innocenti, Adriano è proprio di un altro mondo, Kakà quasi, in La Stampa, 30 giugno 2005, p. 32.
  13. ^ Ivan Palumbo, Adriano tris, Brasile al Mondiale, su gazzetta.it, 4 settembre 2005.
  14. ^ Ronaldo,da gordo a "morto in campo", TGcom24, 14 giugno 2006.
  15. ^ Gianluca Gasparini, Brasile super, spettacolo e gol, su gazzetta.it, 22 giugno 2006.
  16. ^ Jacopo Gerna, Henry manda a casa il Brasile, su gazzetta.it, 1º luglio 2006.
  17. ^ Zidane ricama, Henry esegue. Crolla il Brasile più brutto, La Repubblica, 2 luglio 2006.
  18. ^ Coppa America al Brasile Argentina travolta per 3-0, su repubblica.it, 16 luglio 2007.
  19. ^ Riccardo Pratesi, La Confederations è del Brasile Usa rimontati dallo 0-2, su gazzetta.it, 28 giugno 2009.
  20. ^ Luca Calamai, Gli olandesi volanti Sneijder è da Pallone d'oro Melodramma per il Brasile, in La Gazzetta dello Sport, 3 luglio 2010.
  21. ^ http://www.tuttobari.com/sudafrica-2010/clamoroso-dunga-esonerato-dal-brasile-8676
  22. ^ Mauricio Cannone, Ufficiale, il Brasile a Menezes Il Fluminense non molla Ramalho, su gazzetta.it, 23 luglio 2010.
  23. ^ Mauricio Cannone, Ronaldinho nel Brasile Menezes l'ha convocato, su gazzetta.it, 29 ottobre 2010.
  24. ^ Adriano Seu, Brasile eliminato, non segna mai Paraguay: catenaccio e rigori, su gazzetta.it, 17 luglio 2011.
  25. ^ Brasile-Croazia, la diretta, su ilsecoloxix.it, 12 giugno 2014. URL consultato il 18 giugno 2014.
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  27. ^ Jacopo Gerna, Mondiali, Camerun-Brasile 1-4: doppietta di Neymar, gol di Matip, Fred e Fernandinho, su gazzetta.it, 23 giugno 2014. URL consultato il 23 giugno 2014.
  28. ^ Mondiali, Brasile-Cile 4-3 dopo i rigori: Jara sbaglia l'ultimo penalty, su gazzetta.it, 28 giugno 2014. URL consultato il 30 giugno 2014.
  29. ^ Mondiali, Brasile-Colombia 2-1: gol di Thiago Silva, David Luiz e James Rodriguez su rigore, su gazzetta.it, 4 luglio 2014. URL consultato il 4 luglio 2014.
  30. ^ L'infortunio di Neymar, su ilpost.it, 5 luglio 2014. URL consultato il 6 luglio 2014.
  31. ^ Mondiali, Brasile-Germania 1-7: umiliazione storica, tedeschi in finale, su gazzetta.it, 8 luglio 2014. URL consultato il 9 luglio 2014.
  32. ^ Brasile umiliato, la Germania vince 7-1, Scolari: “Chiedo scusa a tutto il popolo”, su lastampa.it, 8 luglio 2014. URL consultato il 9 luglio 2014.
  33. ^ Non si era mai visto, su ilpost.it, 9 luglio 2014. URL consultato il 9 luglio 2014.
  34. ^ gazzetta.it, http://www.gazzetta.it/Calcio/Mondiali/14-07-2014/mondiali-scolari-si-dimesso-commissario-tecnico-brasile-801230623404.shtml.
  35. ^ Mauricio Cannone, Brasile-Argentina 2-0: doppietta di Tardelli, Messi sbaglia un rigore, gazzetta.it, 11 ottobre 2014.
  36. ^ Alessandro Grandesso, Francia-Brasile 1-3: Varane illude, poi i gol di Oscar, Neymar e Luiz Gustavo, gazzetta.it, 26 marzo 2015.
  37. ^ Coppa America, Brasile: Dunga lascia a casa Oscar, ci sono Coutinho e Casemiro, La Gazzetta dello Sport, 5 maggio 2015.
  38. ^ Brasile, Dunga esonerato. Il successore è Tite, Sky Sport, 14 giugno 2016.
  39. ^ Brasile, Tite nuovo Ct: "Priorità ai Mondiali", sport.sky.it, 21 giugno 2016.
  40. ^ Brasile-Svizzera 1-1: Zuber risponde al super gol di Coutinho, su www.gazzetta.it. URL consultato il 18 giugno 2018.
  41. ^ Brasile-Costa Rica 2-0, Coutinho e Neymar nel recupero. Ottavi più vicini, su www.gazzetta.it. URL consultato il 22 giugno 2018.
  42. ^ Futebol, p64
  43. ^ Ibid
  44. ^ Curiosport - Brasile tutto nero? La maglia è pronta! - Yahoo! Eurosport

Bibliografia

  • Ruy Castro, Andrew Downie (traduttore), Garrincha - The triumph and tragedy of Brazil's forgotten footballing hero, Yellow Jersey Press, London, 2005, ISBN 0-224-06433-9.

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