Canale di Serse
Il Canale di Serse è una ciclopica opera di ingegneria idraulica progettata, a fini bellici, da Serse I di Persia, quale atto propedeutico all'invasione della Grecia per mare, nella seconda spedizione delle guerre persiane.
L'idea
L'intento dell'opera era quello di tagliare l'istmo della più orientale delle tre propaggini che costituiscono la penisola calcidica: vale a dire il promontorio del Monte Athos.
Erodoto narra come il canale dovesse permettere il passaggio delle navi persiane, evitando le insidie del pericoloso periplo del promontorio di Athos, che, già nella spedizione (nel 492 a.C.), si era rivelato esiziale per le sorti della flotta, condottavi da Mardonio.
Dietro le manie di grandezza di un re
Una simile motivazione, già allo stesso Erodoto, doveva tuttavia apparire sproporzionata rispetto all'impegno da profondere nella sua realizzazione, soprattutto se la si confronta con la più facile alternativa del trasporto delle navi sulla terraferma.
Lo stesso storico di Alicarnasso fa mostra di ritenere come la reale motivazione dell'opera dovesse risedere invece nella mania di grandezza del re persiano.
Ma poteva esserci, probabilmente, un ulteriore motivo: una simile impresa avrebbe fornito una notevole ostentazione di potere, trasformandosi in una potente arma nell'ambito di quella campagna di propaganda bellica e di guerra psicologica che Serse andava abilmente intessendo nella fase preparatoria all'invasione.
Dimensioni dell'opera e tecniche di scavo
Seguendo Erodoto, la larghezza dell'istmo, nel punto da sezionare, era di circa 12 stadi, corrispondenti a oltre 2 Km.
La lingua di terra venne suddivisa in settori, ciascuno assegnato a una delle diverse nazionalità che partecipavano alla spedizione (ma allo scavo contribuirono anche gli abitanti del luogo). La direzione dei lavori fu affidata ad Artachea (figlio di Arteo) e Bubare (figlio di Megabazo), entrambi persiani.
Lo scavo procedeva sollevando i materiali su per i gradini intagliati nelle pareti appositamente sagomate.
I più ingegnosi, ci riferisce Erodoto, si rivelarono, come sempre, gli astuti Fenici. Questi, nel tratto di loro competenza, adottarono una tecnica di scavo a pareti oblique, anziché verticali. Questa scelta, sebbene richiedesse una superiore mole di scavo, dovendosi partire da un invaso più largo, veniva ampiamente ripagata dal più agevole trasporto dei materiali di risulta lungo i fianchi inclinati.
La larghezza del canale doveva consentire il passaggio contemporaneo di due triremi affiancate spinte a forza di remi. Poiché l'ingombro di una trireme in fase di spinta era di circa 12 metri, se ne deduce, da questa descrizione, una larghezza di 25 metri e oltre.
Il completamento dell'opera, tra turnazioni dei lavoratori e imperiali frustate, richiese tre anni.
Il Canale di Serse sotto lo sguardo scettico dei moderni
La storiografia moderna ha sempre guardato con notevole scetticismo a questa descrizione di Erodoto.
In effetti il buon senso farebbe ritenere che l'effettiva realizzazione di una opera così enorme, con i mezzi dell'epoca e per di più in tempi ristretti, fosse un'impresa ardua ed altamente improbabile.
A rendere ancor meno credibile la narrazione erodotea ha contribuito la stessa natura rocciosa dei terreni presenti nei pressi dello sbocco, nella località di Trypiti (o Tripitì, presso Uranopoli).
Questo ha portato molti a ritenere più probabile che le navi siano state tuttalpiù trasportate sulla terraferma, attraverso un invaso o una pista tracciata.
Per questi motivi l'effettiva costruzione del canale, sebbene attestata da una fonte storica, è sembrata, per lungo tempo, essere solo ipotetica.
Il motivo psicologico che avrebbe portato Erodoto ad una simile falsificazione sarebbe da rinvenire nella volontà del logografo di ingigantire la potenza persiana e far così risaltare la successiva impresa dei Greci.[1]
La scoperta del canale
Nonostante l'incredulità della storiografica, viaggiatori del XIX secolo hanno riferito di tracce che potevano essere attribuite all'opera idraulica.
Bisogna arrivare però agli anni novanta del XX secolo perché il canale uscisse dal limbo delle suggestioni: una ricerca multidisciplinare, svolta in sinergia tra archeologi, ingegneri e geofisici, di varia provenienza, utilizzando avanzate tecniche di prospezione geofisica, fotografica, sismica, sedimentologica, ha fornito conferma non solo della effettiva esistenza dell'opera ma anche della fondatezza della tradizione erodotea circa le caratteristiche tecniche della realizzazione.
La ricerca è stata in grado di determinare, ad esempio, la larghezza del canale, rivelatasi essere di 25-35 m. nella parte alta e di 20 m. sul fondale. La profondità del canale, dall'attuale livello del suolo, sulla base delle discontinuità dei sedimenti depositatisi, è stata stimata in 14-15 m..
L'analisi del controverso sbocco a sud ha poi escluso l'esistenza di ostacoli e discontinuità nella costruzione, confermando che, quasi certamente, l'opera fu interamente completata.
Anche l'assenza di organismi marini nella parte centrale del canale sembra avvalorare la narrazione erodotea, secondo la quale il canale fu abbandonato a se stesso subito dopo il suo utilizzo. La mancanza di manutenzione portò rapidamente all'ostruzione del passaggio in seguito al collasso delle pareti.
Questa circostanza sembra suggerire, nelle parole degli stessi scopritori, «che Serse costruì il canale non meno per ottenerne prestigio e quale dimostrazione di forza che per il suo mero ruolo funzionale».
Dopo oltre due millenni le parole di Erodoto tornano a riecheggiare.
Uno sguardo dall'alto
Un'evidenza visiva dell'esistenza del canale è chiaramente visibile, persino nelle immagini satellitari a bassa definizione disponibili in rete, come a questo indirizzo di Google Maps: [1].
Curiosità
Erodoto ci informa come, durante la costruzione, sopraggiungesse la morte per malattia di Artachea, uno dei due direttori dei lavori. Artachea viene descritto come il più alto tra i Persiani («5 cubiti imperiali meno 4 dita» - circa 2,15 metri) e dotato della voce più tonante del mondo (una qualità che dovette tornargli senz'altro utile durante la direzione dei lavori).
Serse, affranto, gli tributò grandi onori erigendogli un tumulo a cui contribuì tutto l'esercito. Il tumulo è probabilmente identificabile con la collina presente presso lo sbocco occidentale del canale.[2]
Note
- ^ L'argomento è poco convincente: occorre infatti ricordare che Alicarnasso, patria di Erodoto, era schierata a favore dei persiani. La stessa regina Artemisia I prese parte in prima persona alla spedizione, capitanando la sua flotta e stabilendo, in questo, un vero primato. Molte affermazioni di Erodoto, ritenute poco credibili, si sono rivelate col tempo veritiere: basti pensare all'origine anatolica degli Etruschi o ad alcune evidenze archeologiche sull'esistenza di una stirpe asiatica di donne guerriere che richiama alla mente le narrazioni (non solo erodotee) sulle mitiche Amazzoni.
- ^ Si veda la documentazione fotografica su Livius.org
Bibliografia essenziale
- Erodoto. Storie, Libro VII, 22, 23, 24, 37, 116, 122)
- Lo stato degli studi e degli scavi (EN) (accesso luglio 2007)
- Yudhijit Bhattacharjee. Persian Canal Discovery Is Testament to Ancient Engineering Skills in The New York Times, 13 novembre 2001 Abstract (disponibile integralmente su Livius.org)
Collegamenti esterni
Il testo erodoteo in italiano, in inglese e in greco:
- Erodoto. Storie (IT) (accesso luglio
- Erodoto. Storie (IT) (accesso luglio 2007)
- Livius.org(iper)testo erodoteo tradotto ed annotato in inglese con fotografie (anche aeree) del canale di Serse. (EN) (accesso luglio 2007)
- Perseus.org: (iper)testo erodoteo tradotto ed annotato in inglese (EN) (accesso luglio 2007)
- disponibile anche in greco: [2] (GRC)
Approfondimenti bibliografici
Pubblicazioni archeologiche
- Isserlin BSJ (1991). The Canal of Xerxes: facts and problems. Annual of the British School at Athens 86: 83-91.
- Isserlin BSJ, Jones RE, Papamarinopoulos S and Uren J (1994). The Canal of Xerxes: preliminary investigations in 1991 and 1992. Annual of the British School at Athens 89: 277-84.
- Isserlin BSJ, Jones RE, Papamarinopoulos S, Syrides GE, Maniatis Y, Facorellis G and Uren J (1996). The Canal of Xerxes: investigations in 1993-1994. Annual of the British School at Athens 91: 329-40.
Conferenze e simposi
- Papamarinopoulos S.P., Jones R.E., Karastathis V., Syridis G., Uren J. and Isserlin B.S.J., (1994). Geophysical Testing on the Hypothesis of the Xerxes' Canal Built in Northern Greece in the 5th Century B.C. Presented at the International Conference on the Application of Natural Science Methods in Archaeology, Saint Petersburg, Russia, 27th - 30th November 1994. Published in the Conference Proceedings.
- Papamarinopoulos S.P., Jones R.E., Syrides G., Uren J. and Isserlin B.S.J. (1994). The Role of geophysical and other techniques in the exploration of the Canal of Xerxes, Northern Greece. 29th International Archaeometry Symposium, Ankara, Turkey (1994).
Sui metodi geofisici di indagine
- Jones RE, Isserlin BSJ, Karastathis VK, Papamarinopoulos SP, Syrides GE, Uren J, Balatsas I, Kapopoulos Ch, Maniatis Y and Facorellis Y (2000). Exploration of the Canal of Xerxes, Northern Greece: the role of geophysical and other techniques. Archaeological Prospection 7, 147-170 Abstract
- Karastathis V. K. and Papamarinopoulos St. (1994). Preliminary results of the implementation of the shallow seismic techniques in order to detect the King Xerxes' Canal. Extended Abstract. Newsletter (European Geophysical Society) No. 53 Dec.1994 p. 8-9.
- Karastathis V. K. and Papamarinopoulos SP (1997). The detection of the Xerxes Canal by the use of shallow reflection and refraction seismics - preliminary results. Geophysical Prospecting 45: 389-401. Abstract
- Karastathis V. K, Papamarinopoulos S, and Jones R. E. (2001). 2-D Velocity Structure of the Buried Ancient Canal of Xerxes: An Application of Seismic Methods in Archaeology. Journal of Applied Geophysics 47: 29-43.