Lingua friulana
| Friulano Furlan | |
|---|---|
| Parlato in | |
| Regioni | |
| Parlanti | |
| Totale | Secondo le statistiche della Società filologica friulana circa 1.000.000 nel solo Friuli storico[senza fonte] |
| Altre informazioni | |
| Scrittura | Alfabeto latino (grafia friulana) |
| Tipo | SVO (VSO nelle forme interrogative) sillabica |
| Tassonomia | |
| Filogenesi | Lingue indoeuropee Lingue italiche Lingue romanze Lingue italo-occidentali Lingue romanze occidentali Lingue gallo-iberiche Lingue galloromanze Lingue retoromanze Friulano |
| Statuto ufficiale | |
| Minoritaria riconosciuta in |
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| Regolato da | Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane |
| Codici di classificazione | |
| ISO 639-2 | fur
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| ISO 639-3 | fur (EN)
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| Glottolog | friu1240 (EN)
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| Linguasphere | 51-AAA-m
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| Estratto in lingua | |
| Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Ducj i oms a nassin libars e compagns sicu dignitât e derits. A àn sintiment e cussience e scugne che a si cjatin un cun chel altri sicu fradis. | |
Distribuzione geografica del friulano in Italia e nel dettaglio del settore nord-orientale | |
La lingua friulana[1] (furlan , lenghe furlane; marilenghe, "lingua madre") è una lingua romanza, facente parte del gruppo retoromancio e da alcuni studiosi definito con l'ormai desueto termine "ladino"[2]. Con la legge 482/99, che dà applicazione all'art. 6 della Costituzione italiana, la lingua friulana è riconosciuta e tutelata in quanto lingua propria della "minoranza linguistica storica friulana", minoranza riconosciuta e tutelata anche dal Consiglio d'Europa. All'articolo 2 della L. 482/99 in cui sono elencate le 12 minoranze linguistiche tutelate ai sensi dell'art. 6 della Costituzione italiana, la lingua ladina (intendendo l'idioma dolomitico) è indicata separatamente dalla lingua friulana.
È attualmente presente nelle province di Gorizia, Udine e Pordenone e in alcuni comuni del Veneto dove dal 1999 è riconosciuta come lingua minoritaria storica a tutela locale. Si è sviluppata a partire dal latino rustico aquileiese, mescolato a elementi celtici, a cui si sono poi aggiunti numerosi elementi slavi e germanici, in quanto i vari popoli di stirpe germanica (longobardi, goti, franchi, tedeschi) hanno dominato il Friuli per oltre 900 anni.
Già nel 1600 ” (…) Era del resto opinione comune dei viaggiatori del tempo che il friulano fosse una sorta di francese oppure di spagnolo. Ma soltanto nel 1873, Ascoli dà forma compiutamente scientifica a queste opinioni diffuse.” [3]
Storia
Le origini della lingua friulana non sono chiarissime. La matrice preponderante alla base del friulano è quella "latina aquileiese" [4] : il grande evento alla base della formazione della cultura e della lingua friulane fu infatti l'arrivo dei Romani, che nel 181 a.C. dopo aver affrontato e sconfitto i Taurisci (Plinio, Naturalis historia) che minacciavano gli alleati Veneti e romanizzati i Carni, fondarono la prima colonia nella pianura friulana ad Aquileia, consentendo alla popolazione sconfitta, maggioritaria rispetto ai romani, di continuare nella colonizzazione della circostante pianura (solo dopo il 20 a.C.: prima di tale epoca, la bassa pianura era abitata solo da romani,[senza fonte] il resto del friuli era abitato dai Celti): da tale mescolanza di Romani e Carni si suppone possa essere derivato un latino volgare con influenze celtiche, alla base della successiva evoluzione della lingua friulana. Prima dell'arrivo dei romani, tutta la pianura friulana è stata abitata a partire dall'epoca preistorica e protostorica e di ciò ci sono importanti resti archeologici. In particolare vanno ricordati i numerosi castellieri e i tumuli oggetto di numerose campagne archeologiche dall'Università di Udine e che risultano essere tra i meglio conservati di tutta l'Italia nord-est. [5] e la lunga storia della Aquilea preistorica [6] [7] ; lo stesso nome "Aquileia" è ritenuto un nome indigeno confermato dai romani.[8]
L'influenza fonetica e grammaticale del dialetto di tipo celtico parlato dei Carni sul latino aquileiese è però controversa, sia perché tale idioma originario fu trasmesso solo oralmente e oggi non è quasi per nulla noto, sia perché nelle epigrafi antiche ritrovate si riscontrano solo delle modifiche a elementi fonetici e morfo-sintattici del latino comuni anche ad altre parti dell'impero, cosa che se pur non prova una corrispondenza diretta con l'idioma parlato, comunque rende difficile qualsiasi studio filologico del "proto-friulano" antecedente al medioevo. Inoltre l'unica prova diretta di substrato celtico, quella del lessico, dimostra che la componente celtica nel friulano odierno, benché di gran lunga superiore a quella ravvisabile nei dialetti galloitalici e in altre lingue neo-latine con substrato celtico (francese, gallo, arpitano), sia complessivamente limitata a toponimi, parole di senso geografico e nomi collegati all'agricoltura, i monti e i boschi, e comunque comparabile all'influsso lessicale ricevuto "per prestito" da lingue germaniche e non di molto superiore a quello da parte delle lingue slave.
Alcuni studiosi ipotizzarono che il friulano sia conseguenza di migrazioni di popolazioni dell'Impero, costrette ad abbandonare le regioni orientali come la Pannonia (e si spiegherebbe comunque il sotrato celtico, poiché la Pannonia era abitata da tribù Galliche) a causa della pressione e movimento di genti barbariche come i Longobardi: fatto evidentemente non escludibile neppure come evento collaterale, ma che comunque non chiarisce l'eventuale influsso di un substrato linguistico sul friulano medioevale e moderno.
Tuttavia se la prova linguistica diretta manca, a supporto della tesi di una derivazione dell'etnos friulano dalla romanizzazione del popolo carnico/celtico vi sono numerosissimi elementi del folklore, della tradizione e dell'ambito magico e religioso, sia antichi che moderni, di stampo inconfutabilmente celtico-alpino, elementi diffusi in buona sostanza proprio sullo stesso territorio storicamente accertato come friulanofono.
Interessante inoltre anche il fatto che l'antico confine etnico tra popolazioni venetiche e quelle dei carni romanizzati, imposto dal dominio romano e attestato dalle fonti antiche, fu (a partire dalle prealpi) il corso del fiume Livenza (in latino Liquentia), lo stesso elemento geografico che ancora in epoche recenti delimitava in pianura la zona di confine tra area friulanofona e area venetofona (avanzata estesamente verso est a scapito del friulano solo a cavallo del 1800 per l'effetto congiunto di colonizzazioni di aree scarsamente abitate e della venetizzazione delle grandi città); stesso confine inoltre che secondo alcuni segnerebbe ancora oggi, su basi etnologiche più generali, il punto di transizione tra cultura veneta e friulana. Tutto ciò fa supporre che una certa differenziazione tra le parlate a ridosso di questa zona esista da lungo tempo e possa avere una matrice pre-latina, anche se bisogna sottolineare quanto l'idioma veneto del XIV secolo fosse più arcaico dell'attuale, condividendo qualche caratteristica con il friulano, idioma più conservativo.
Se le origini antiche della lingua, e il substrato pre-latino sono questione controversa, un largo consenso è stato tuttavia raggiunto sul periodo di formazione del friulano, che si fa risalire attorno all'anno 1000, in contemporanea con gli altri volgari romanzi; anche se ci sono delle testimonianze più antiche: San Gerolamo afferma che, per farsi capire dal suo popolo, il vescovo di Aquileia Fortunaziano compose un commento ai Vangeli in lingua rustica. I primi termini in friulano appaiono in atti amministrativi del XIII secolo, ma solo a partire dal Trecento i documenti si fanno più numerosi e, oltre a qualche documento commerciale, appaiono le prime testimonianze letterarie, quali i Frammenti letterari e altri testi, tutti originari di Cividale, divenuta ormai il centro più importante del Friuli. Interessante notare come secondo uno studioso, il Giovan Battista Pellegrini, dall'analisi della ballata Soneto furlan, il verso 'ce fastu' rimanderebbe all'espressione citata da Dante nel De vulgari eloquentia XI,6 per caratterizzare la parlata aquileiese ([...] Aquilegienses et Ystrianos cribremus, qui Ces fas tu? crudeliter accentuando eructuant).
La teoria della questione ladina
La teoria dell'unità ladina si deve al più importante glottologo italiano del XIX secolo, Graziadio Isaia Ascoli, nativo di Gorizia. Egli sostenne che un tempo queste parlate andavano da Muggia e forse dalla parte settentrionale dell'Istria fino alla Svizzera. La continuità fu poi interrotta durante la storia, e rimasero le tre isole attuali: romancio, ladino (da non confondersi con la lingua parlata dagli ebrei spagnoli) e friulano, la più vasta. Questa ipotesi fu corretta e precisata successivamente da altri studiosi; in particolare Giuseppe Francescato. Tra le caratteristiche principali, la caduta delle vocali finali (pâs da pace), che privilegiò come vocale d'appoggio la "i" anziché la "e" veneta. C'è una notevole estensione della dittongazione (cuintri da contra), mentre l'intacco palatale di "ga" e "ca" anche all'interno della parola accomuna il friulano al ladino. Interessante anche la permanenza dell'-s finale anche come plurale sigmatico. Quest'ultima era presente nel veneto arcaico, ma successivamente scomparve. Peculiare del friulano è invece la desinenza della prima persona plurale in -ìn (nô o fevelìn, noi parliamo) e la distinzione tra la terza persona singolare e plurale.
Le ultime teorie hanno ridefinito la teoria dell'unità ladina: oltre al fatto che la presenza di caratteri affini tra friulano e ladino sia stata riscontrata anche in molti altri dialetti dell'arco alpino, annullando quindi l'apparente rapporto di vicinanza filologica, si ritiene che l'evoluzione differente all'interno di questa famiglia sia dovuta anche alla scarsa influenza del tedesco e delle lingue germaniche sul friulano (al contrario questa influenza è ancora oggi forte sia per il ladino che per il romancio, e si può notare sia a livello fonologico che di scrittura). Questi studi hanno quindi fatto supporre che le somiglianze tra queste lingue siano solamente attribuibili ad elementi provenienti in particolare dal comune sostrato celtico e latino-aquileiese, di conseguenza avvicinandole soprattutto riguardo al lessico.
Gli studi grafici e la Grafie uficiâl
Verso la fine del XVIII secolo si iniziarono ad effettuare anche studi sulla grafia della lingua friulana, poiché fino ad allora la lingua era largamente diffusa tra la popolazione ma mancava di una standardizzazione scritta. Il primo studioso a realizzare una importante e fondamentale grafia unica fu Jacopo Pirona. Questo studioso si rese conto che il sistema grafico italiano era del tutto insufficiente per rappresentare la fonetica della lingua friulana e introdusse importanti innovazioni come l'introduzione della cidiglia francese e l'accento circonflesso nell'infinito dei verbi. Successivamente nel 1920 Ugo Pellis, fervente patriota italiano e uno dei fondatori e presidente dell'istituto di ricerca della Società filologica friulana ((FUR) Societât Filologjiche Furlane), propose di "scrivere il friulano da italiani" e introdusse una grafia semplificata che annullò tutte le innovazioni grafiche del Pirona.
Il Pellis voleva una grafia della lingua friulana il più possibile simile alla grafia italiana. Il risultato finale fu una grafia che non teneva minimamente conto delle caratteristiche fonetiche della lingua friulana e costituì una regressione rispetto alla grafia del Pirona. La grafia di Pellis venne seguita fino al 1955. Da questo momento si svilupperanno allo stesso tempo due diverse correnti: la nuova proposta della Filologica, realizzata da Giuseppe Marchetti[9], anteposta a quella definita moderna, realizzata poco dopo, nel 1957, ed utilizzata da Glesie Furlane e, con modifiche, nei dizionari di Giorgio Faggin e Gianni Nazzi. La grafia Faggin-Nazzi utilizzava simboli della grafia slovena (le pipe) e ha avuto una diffusione molto limitata. Restava il grande problema di avere una grafia e una grammatica normalizzate, il più possibile coerenti. Il problema della coerenza sistemica sarà superato solo nel 1996 con la "grafia ufficiale".
Fu solo nel 1996 che venne definita l'attuale Grafie uficiâl ((IT) Grafia ufficiale)[10], frutto del lungo lavoro di una Commissione pubblica creata dalle provincie di Udine, Pordenone e Gorizia: scopo di questa Commissione era quello, partendo dall'esistente, di elaborare una grafia il più possibile coerente ponendo così fine alla anarchia grafica fino ad allora esistente. È con l'art. 13, comma 2 della L.R. (Friuli- Vg) 15/96 che viene individuata la "grafia ufficiale" della lingua friulana. La Commissione che prese in esame la complessa questione della grafia unica ufficiale era composta da Adriano Ceschia, Silvana Fachin Schiavi, Giovanni Frau, Amedeo Giacomini, Aldo Moretti, Gianni Nazzi, Etelredo Pascolo, Nereo Perini, Giancarlo Ricci, Piera Rizzolati e Eraldo Sgubin. La Commissione fece diverse proposte che furono presentate al prof. Xavier Lamuela , catalano, docente di filologia romanza all'Università di Barcelona, grande esperto di lingua friulana, incaricato dalla Provincia di Udine su indicazione della Commissione stessa per l'importante funzione di "arbitro". Il Prof. Xavier Lamuela scelse come riferimento - con opportune semplificazioni e modifiche - la grafia della Società Filologica friulana; con essa è possibile scrivere tutti i dialetti della lingua friulana in quanto prevede la rappresentazione grafica anche di suoni molto particolari e appartenenti a varianti di nicchia.
La seguente tabella riporta alcuni esempi di diversi tentativi di rappresentazione scritta della occlusiva palatale sorda /c/ e della affricata postalveolare sorda /t͡ʃ/.[11]
| Grafia storica -1871 |
Pirona 1871-1920 |
Pellis 1920-1952 |
Marchetti 1952-1996 |
"Grafia moderna" 1957-1996 |
Grafie uficiâl 1996- |
|---|---|---|---|---|---|
| chi | çh | ci | cj | cj | cj |
| ç/z | ç/z | ci/z c'/z |
z | č | ç |
Descrizione
Varietà dialettali
Tutte le varianti del friulano sono reciprocamente intelligibili. La suddivisione dialettale incontra certe difficoltà, ma tra le caratteristiche più evidenti che concorrono a rendere sensibile la variazione da un dialetto friulano all'altro si può citare:
- vocale finale derivata dal latino -a, particolarmente frequente nelle parole femminili singolari, che può essere -e, -a, -o. Per esempio, "unghia" si dice ongule ([ˈoŋgule]) in alcune varietà, ongula ([ˈoŋgula]) in altre e, infine, ongulo ([ˈoŋgulo]) in altri dialetti ancora.
- realizzazione delle vocali fonologicamente lunghe, che possono essere realizzate foneticamente come lunghe, come brevi o, nel caso delle vocali medie, come dittonghi. Per esempio "colore" si dice colôr ([koˈloːɾ]), color ([koˈloɾ]), colour ([koˈlowɾ]), colùar ([koˈluaɾ]), colùer ([koˈluəɾ] o colùor ([koˈluoɾ]) a seconda delle varietà.
In ogni caso le variazioni sono molto numerose e seguono il tracciato di isoglosse che molto spesso si sovrappongono. Di conseguenza la suddivisione in quattro gruppi dialettali del friulano, di seguito proposta, segue anche criteri geografici, storici e culturali:
- Il friulano orientale, detto anche friulano goriziano. È il gruppo parlato grossomodo nella provincia di Gorizia. Si caratterizza dalla terminazione in -a delle parole femminili e dal fatto che le vocali fonologicamente lunghe si realizzano come tali (solo il goriziano diverge su questi aspetti, ma per il resto non si discosta molto dalle altre tipologie). Fino al seicento era parlato pure nell'alto Isonzo, nella valle del Vipacco e sull'attuale Carso sloveno ovvero buona parte della fu Contea di Gorizia: il borgo friulanofono più orientale era rappresentato da Idria.[12] Dopodiché dal settecento il popolo a est di Gorizia passò interamente allo sloveno ma il friulano restò compreso fino tutto l'Ottocento e primi del novecento.
- Il friulano centrale. È il gruppo più consistente, parlato circa nella provincia di Udine (Carnia esclusa). Si caratterizza dalla terminazione in -e delle parole femminili e dal fatto che le vocali fonologicamente lunghe si realizzano come tali o come vocali toniche brevi, ma mai come dittonghi.
- Il friulano occidentale o concordiese. È caratterizzato dalla terminazione in -a delle parole femminili e dal fatto che le vocali fonologicamente lunghe [ˈiː] e [ˈuː] si realizzano come dittonghi, che sono diversi da un dialetto all'altro. È parlato nelle aree friulanofone della provincia di Pordenone e del mandamento di Portogruaro.
- Il friulano carnico, che è un insieme di varietà, molto diversificate tra loro, parlate in Carnia, che formano un continuum in particolare con il friulano centrale. Nonostante la notevole diversità delle parlate che compongono questo gruppo, si può dire che esso in generale è caratterizzato da un certo conservatorismo fonetico e dalla ricchezza di dittonghi in corrispondenza delle vocali medie lunghe. Alcune varietà particolarmente conservative, come quelle dell'alto Canale di Gorto (comuni di Rigolato e Forni Avoltri), mantengono la terminazione in -o delle parole femminili, che è attestata nei documenti friulani medioevali[13][14].
Tra gli idiomi fortemente collegati al friulano, ci sono:
- Il tergestino, parlato a Trieste dalla maggior parte della popolazione fino alla fine del 1700, si conservò in seguito come lingua delle famiglie più in vista della città (chiamate lis tredis ciasadis)[15] per poi estinguersi nella prima metà dell'Ottocento. La testimonianza più importante sulle caratteristiche del tergestino si trova nell'opera "Dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo triestino", raccolta composta da G. Mainati nel 1828. L'ultima persona ad avere una conoscenza attiva del tergestino, Giuseppe de Jurco, morì nel 1889[16].
- Il muglisano, un'antica parlata di Muggia, affine al tergestino. Le testimonianze delle ultime persone che parlavano il Muglisano sono state raccolte dall'abate Jacopo Cavalli nel 1889 e pubblicate nell'articolo Reliquie ladine raccolte a Muggia d'Istria (Archivio Glottologico Italiano, vol. XXII, 1893)[16]. L'ultimo dei "Muglisani" fu Niccolò Bortoloni che fu una delle fonti, la più attendibile, a cui attinse il Cavalli e che morì all'inizio del 1898.[17]
- Gli idiomi dell'Alta Valcellina (Claut, Erto e Cimolais), in forte pericolo di estinzione, considerati da alcuni punti di vista parlate di transizione tra il friulano e il ladino dolomitico, per la massiccia presenza di elementi tipici delle parlate ladine del Cadore, tali peraltro da far supporre che l'area nativa del ladino dolomitico fosse un tempo estesa anche lungo la valle del Piave dal Cadore fino almeno all'area di Longarone-Erto e come tale contigua per una lunga fascia a quella Friulana. D'altra parte il prof. Giuseppe Francescato ha dimostrato il pieno carattere friulano anche di queste parlate (vedasi "Nuovi studi linguistici sul friulano" 1991, Soc. Filologica Friulana).
Diffusione
Secondo stime riportate dalla Provincia di Udine, la lingua friulana è conosciuta da circa 600.000/650.000 persone in forte ribasso[18] Stime riportate dal sito Ethnologue riportano invece che è conosciuta da circa 300.000 persone[19], collocabili nel cosiddetto Friuli storico, corrispondente alle province di Gorizia, Pordenone e Udine della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia e all'ex mandamento di Portogruaro (Città metropolitana di Venezia).
Nei seguenti comuni la lingua friulana è riconosciuta ufficialmente secondo quanto stabilito per il territorio di competenza dalla regione Friuli-Venezia Giulia con il Decreto del Presidente della Giunta n.412 del 13 novembre 1996 e dal Consiglio Provinciale di Venezia con le apposite delibere.
Altre località
L'uso (o, perlomeno, la comprensione) del friulano è diffuso nei territori del Veneto che in passato hanno fatto parte del Friuli, in particolare nell'ex mandamento di Portogruaro (dove si parla perlopiù il dialetto liventino di matrice trevigiana).
La definizione del confine linguistico nell'area portogruarese non è facile ed è stata oggetto di dibattito da parte dei dialettologi. Secondo quanto pubblicato da Alberto Zamboni nel 1974, l'unico centro abitato del Veneto propriamente di lingua friulana è Lugugnana di Portogruaro. Lo stesso autore afferma che una parlata di transizione tra friulano e veneto liventino si riscontra a Gorgo di Fossalta di Portogruaro[21]. Ricerche più recenti (1982 e 1983) di Giovanni Frau hanno ampliato i confini del friulano, facendovi rientrare anche San Michele al Tagliamento e le sue frazioni, Fossalta di Portogruaro con le frazioni Alvisopoli, Fratta, Gorgo e Vado, Teglio Veneto, Gruaro, le frazioni Giussago, Lugugnana e Summaga di Portogruaro e varie località periferiche di Concordia Sagittaria[22][23].
Nonostante queste incertezze, nel 2006 il Consiglio Provinciale di Venezia ha riconosciuto i comuni di Cinto Caomaggiore, Teglio Veneto e San Michele al Tagliamento come aree di minoranza linguistica friulana.
All'interno dei confini regionali, si trovano tracce più o meno marcate dell'uso del friulano tra le popolazioni di diversa lingua madre, come a Sappada, Sauris e Timau (minoranze germaniche), Resia (resiano) e nei comuni della Slavia friulana. Si ritrova anche in alcuni comuni slovenofoni della provincia di Gorizia, così come nelle zone ove si parlano varietà di lingua veneta (come ad esempio le zone di bisiaco nel basso isontino, di dialetto liventino nel pordenonese, e a Marano Lagunare dove è nativamente parlato un dialetto veneto arcaico).
Il friulano fuori dal Friuli storico
Il friulano viene utilizzato ancora in diversi paesi esteri, mete di immigrazione fino agli anni sessanta, quali Francia, Belgio, Canada, Australia, Argentina (in particolare a Colonia Caroya, nella Provincia di Cordoba), Brasile, Stati Uniti d'America e Sudafrica. Importante è l'azione dei Fogolârs furlans, associazioni che riuniscono i figli dei discendenti di immigrati provenienti dal Friuli e contribuiscono tramite questi circoli culturali a mantenere vive le tradizioni e la lingua dei loro antenati. Radicate comunità di friulani emigrati si trovano anche in varie regioni italiane, in particolare in molte grandi città del Nord e nell'Agro Pontino, ma anche a Roma e nella Sardegna centro-occidentale (Arborea): anche in queste comunità l'uso familiare del friulano è spesso sopravvissuto, anche se a fatica, attraverso le generazioni.[senza fonte]
Grammatica
Fonetica e fonologia
Dal punto di vista fonologico il friulano si caratterizza in primo luogo per la presenza di un sistema vocalico tonico formato da sette vocali brevi /i, e, ɛ, a, ɔ, o u/ e sette vocali lunghe /iː, eː, ɛː, aː, ɔː, oː, uː/. Il sistema vocalico atono comprende cinque vocali brevi /i, e, a, o u/. Da un punto di vista fonetico è da notare che la pronuncia dei fonemi /i/ e /u/ è molto più bassa e centrale che in italiano: /i/ viene pronunciato [ɪ] (come la i nell'inglese big) e /u/ viene pronunciato [ʊ] (come la coppia di vocali oo nell'inglese look).[24]
| Anteriore | Quasi anteriore | Centrale | Quasi posteriore | Posteriore | |
|---|---|---|---|---|---|
| Chiuse | i | u | |||
| Quasi chiuse | (ɪ) | (ʊ) | |||
| Semichiuse | e | o | |||
| Semiaperte | ɛ | ɔ | |||
| Aperte | a |
In alcune varietà friulane le vocali lunghe si realizzano foneticamente come brevi, mentre in altre varianti ancora subiscono dittongazione (ad es. /ˈeː/ si realizza come [ˈej] e /ˈuː/ si realizza come [ˈow]). La distinzione tra vocali toniche brevi e lunghe dà luogo a numerose coppie minime come quelle contenute nella tabella seguente.
| Vocale breve | Vocale lunga |
|---|---|
| cal [kal] (callo) | câl [kaːl] (calo) |
| mil [mil] (mille) | mîl [miːl] (miele) |
| sol [sol] (sol) | sôl [soːl] (solo) |
| nul [nul] (nullo) | nûl [nuːl] (nuvola) |
La seconda caratteristica originale del friulano in ambito romanzo è la presenza delle consonanti occlusive palatali /c/ e /ɟ/, rese graficamente con i digrammi cj e gj. Tali occlusive formano coppie minime con le occlusive velari e con le affricate palatali. Per esempio: cjoc [cok] (ubriaco), çoc [ʧok] (ceppo) e coc [kok] (uovo). In alcune varietà innovatrici, tuttavia, le occlusive palatali sono evolute in affricate postalveolari.
I fonemi consonantici del friulano sono esposti nella tabella seguente:
Foneticamente esistono anche le nasali [ŋ] e [ɱ], che però non hanno valore distintivo in quanto derivano dall'assimilazione del punto di articolazione della consonante seguente. Nei dialetti conservatori, come quelli settentrionali, esistono anche le fricative /ʃ/ e /ʒ/ con valore fonologico distintivo.
Per quanto riguarda i processi fonologici, si segnala la desonorizzazione delle occlusive, fricative e affricate in posizione finale assoluta di parola (per esempio /gɾand/ → [gɾant] (grande)). Se la consonante desonorizzata costituisce una coda sillabica semplice ed è preceduta immediatamente da una vocale tonica, tale vocale si realizza come lunga (per esempio /ˈlad/ → [ˈlaːt] (andato)).
È presente anche l'approssimante palatale (o semiconsonante o semivocale) /j/, trascritta nell'alfabeto appunto come j.
Nel complesso la lingua friulana possiede circa 37 fonemi, di cui 5 diagrammi, 10 vocali (tra brevi e circonflesse) ed una semivocale.
Particolarità fonologiche di alcune lettere
Nella lingua friulana esistono, come fra l'altro in italiano, alcune lettere dell'alfabeto in grado di rappresentare diversi fonemi. Di seguito alcune lettere di questo tipo:
- s: può essere pronunciata a seconda dei casi come fricativa alveolare sorda oppure come sonora.
- z: questo grafema può essere letto addirittura in tre modi diversi all'interno di una parola, come affricata alveolare sorda, affricata alveolare sonora, ed anche come affricata postalveolare sonora.
Fenomeni fonetici
La lingua friulana è interessata da alcuni fenomeni fonetici quali: palatalizzazione di CA, la diglossia, il sostrato linguistico, la presenza di località alloglotte[26].
Le consonanti palatali e prepalatali costituiscono uno degli elementi caratterizzanti del friulano comune e dei vari sub-dialetti[27].
Morfologia
Dal punto di vista morfologico, il friulano è una lingua flessiva, come le altre lingue romanze.
Morfologia nominale
Il friulano ha due generi grammaticali (maschile e femminile). I nomi maschili terminano solitamente in consonante o in -i, i nomi femminili terminano abitualmente in -e (ma in numerose varietà terminano in -a e, in pochi dialetti, in -o). Il femminile si forma aggiungendo una –e al tema (che solitamente coincide con la forma maschile).
| Maschile | Femminile |
|---|---|
| stuart (storto) | stuarte (storta) |
Un numero limitato di parole maschili ha un corrispondente femminile con una radice diversa. Per esempio: pari (padre), mari (madre); fradi (fratello), sûr (sorella).
Il friulano ha due numeri (singolare e plurale). Per la formazione del plurale, i sostantivi e gli aggettivi si dividono in due grandi classi. La prima, che comprende tutti i nomi femminili e quelli maschili che non rientrano nella seconda classe, forma il plurale aggiungendo –s (e, nel caso della formazione del plurale dei noi che terminano in –e, nella maggior parte delle varietà si ha anche l'innalzamento della vocale finale in questione a –i). La tabella seguente contiene alcuni esempi di plurali di nomi della prima classe in friulano standard.
| Genere | Singulare | Plurale |
|---|---|---|
| Maschile | bloc [blok] (blocco) | blocs [bloks] (blocchi) |
| Maschile | fradi [ˈfɾaːdi] (fratello) | fradis [ˈfɾaːdis] (fratelli) |
| Femminile | cjase [ˈcaːze] (casa) | cjasis [ˈcaːzis] (case) |
| Femminile | man [man] (mano) | mans [mans] (mani) |
| Femminile | val [val] (valle) | vals [vals] (valli) |
La seconda classe forma il plurale per palatalizzazione della consonante finale. Di questa classe fanno parte solo nomi maschili che terminano in consonante coronale (concretamente, tutti quelli che terminano in vocale + l e vocale + st, quasi tutti quelli che terminano in vocale + li, più un numero limitato di nomi che terminano in –t e –nt). La tabella seguente contiene alcuni esempi di plurali di nomi della seconda classe.
| Genere | Singulare | Plurale |
|---|---|---|
| Maschile | cjaval [caˈval] (cavallo) | cjavai [caˈvaj] (cavalli) |
| Maschile | voli [ˈvoːli] (occhio) | voi [ˈvoj] (occhi) |
| Maschile | trist [tɾist] (cattivo) | triscj [tɾisc] (cattivi) |
| Maschile | dut [dut] (tutto) | ducj [duc] (tutti) |
Nelle varietà che, come il friulano centrale, hanno perso le fricative postalveolari /ʃ/ e /ʒ/, le parole maschili e femminili che terminano in [s] rimangono invariate al plurale. Per esempio: nâs (naso) → nâs (nasi); lûs (luce) → lûs (luci). Nelle varietà che conservano tali fonemi, invece, i nomi che terminano in [ʃ] formano il plurale come quelli della prima classe, mentre quelli che terminano in [s] lo formano come quelli della seconda classe. Per esempio: [luːs] (luce) → [luːʃ] (luci); [naːs] (naso) → [naːʃ] (nasi).
Esiste infine un numero limitato di parole con plurale irregolare. Le più usate sono an [aɲ] (anno) → agns [ajɲs] (anni) e bon [bon] (buono) → bogns [bojns] (buoni).
Aspetti della morfologia pronominale e verbale
A differenza di altre lingue neolatine, in friulano i pronomi personali soggetto hanno una forma tonica e una forma atona.
I pronomi personali soggetto tonici si usano in maniera analoga a quelli delle altre lingue neolatine. I pronomi personali soggetto atoni, invece, sono tipici del friulano e, in forma residuale, di alcuni dialetti galloitalici e veneti. Essi formano parte integrante della voce verbale, di cui esprimono il soggetto, e sono pertanto spesso chiamati pronomi in forma clitica. Si usano obbligatoriamente con i modi indicativo, congiuntivo e condizionale. Fatto notevole è che nelle frasi affermative il pronome personale soggetto atono è proclitico (cioè precede il verbo), mentre nelle frasi interrogative e ottative è enclitico (cioè segue il verbo). Per esempio: o vês (avete), vêso? (avete?), vessio! (magari avessi!). La tabella seguente riporta la forma dichiarativa e quella interrogativa dell'indicativo presente del verbo jessi (essere).
| Dichiarativa | Interrogativa |
|---|---|
| o soi (sono) | soio? (sono?) |
| tu sês (sei) | sêstu? (sei?) |
| al è (egli è) | isal? (egli è?) |
| a je (ella è) | ise? (ella è?) |
| o sin (siamo) | sino? (siamo?) |
| o sês (siete) | sêso? (siete?) |
| a son (sono) | sono? (sono?) |
L'uso eventuale del pronome personale soggetto tonico non esclude quello del corrispondente pronome atono. Ad esempio: o soi furlan (sono friulano), ma jo o soi furlan (io sono friulano); oppure tu sês trist (sei cattivo), ma tu tu sês trist! (tu sei cattivo).
In friulano i verbi comuni sono suddivisi in quattro coniugazioni, distinte dalla desinenza dell'infinito presente: -â, -ê, -i, -î.
I verbi presentano le forme assertiva, interrogativa e ottativa. La forma interrogativa, che si costruisce in pratica invertendo l'ordine della voce verbale e del pronome personale soggetto atono esiste per i modi indicativo e condizionale. La forma ottativa, che si forma come quella interrogativa, esprime un desiderio o un augurio ed esiste solo per il modo congiuntivo.
I verbi hanno tempi semplici, composti e bicomposti. Questi ultimi esprimono l'aspetto occasionale o preterintenzionale di un'azione. Ad esempio la frase “o ai vût fevelât cun to fradi” significa “mi è capitato di parlare con tuo fratello” anche se tradotto letteralmente e parola per parola risulterebbe “ho avuto parlato con tuo fratello”. La tabella seguente contiene esempi di tempi semplici, composti e bicomposti in friulano.
| Tempo | Esempio | Traduzione |
|---|---|---|
| Imperfetto indicativo dichiarativo | o fevelavi | parlavo |
| Passato prossimo indicativo dichiarativo | o ài fevelât | ho parlato |
| Passato prossimo indicativo bicomposto | o ài vût fevelât | mi è capitato di parlare |
Vocabolario
Tabella di comparazione di alcune lingue neolatine:
| Latino | Friulano | Francese | Italiano | Spagnolo | Occitano | Catalano | Portoghese | Romeno | Sardo | Còrso | Veneto | Noneso |
| clave(m) | clâf | clef | chiave | llave | clau | clau | chave | cheie | crae/i/jae (log.), crai (camp.) | chjave/chjavi | ciave | clao/clau |
| nocte(m) | gnot | nuit | notte | noche | nuèit/nuèch | nit | noite | noapte | note/noti (camp.) | notte/notti | note | not |
| cantare | cjantâ | chanter | cantare | cantar | cantar | cantar | cantar | cânta | cantare/cantai (camp.) | cantà | cantar | cjantar |
| capra(m) | cjavre | chèvre | capra | cabra | cabra | cabra | cabra | capra | cabra/craba/crapa | capra | cavra | cjaura |
| lingua(m) | lenghe | langue | lingua | lengua | lenga' | llengua | língua | limbă | limba (log.)/lìngua (camp.) | lingua | lengua | lenga |
| platea(m) | place | place | piazza | plaza | plaça | plaça | praça | piață | pratha/pratza (camp.) | piazza | piassa | plaz |
| ponte(m) | puint | pont | ponte | puente | pònt | pont | ponte | punte | ponte/ponti (camp.) | ponte/ponti | ponte | pònt |
| ecclesia(m) | glesie | église | chiesa | iglesia | glèisa | església | igreja | biserică | creia/crèsia (camp.) | ghjesgia | cexa | glesia |
| hospitale(m) | ospedâl | hôpital | ospedale | hospital | espital | hospital | hospital | spital | ispidale/spidali (camp.) | spedale/uspidali | ospedal | ospedâl |
| caseu(m) lat.volg.formaticu(m) |
formadi | fromage | formaggio/cacio | queso | formatge | formatge | queijo | brânză (caș) | casu | casgiu | formajo/formai | formai |
Scrittura
Nel sistema di scrittura "normalizzata", adottato ufficialmente dalla Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia con valore ufficiale, e basata principalmente sulla grafia utilizzata dalla Società Filologica Friulana, resa più coerente e migliorata, viene utilizzato l'alfabeto latino standard, ma rispetto ad esso troviamo anche la c con la cediglia (ç), le vocali con l'accento circonflesso e la scrittura "'s", utilizzata per rappresentare la "s" sonora in inizio parola seguita da vocale, dove normalmente sarebbe sorda. Tale sistema di scrittura standard fissa la corretta ortografia (la pronuncia e la dizione è lasciata alla libera lettura del parlante) e per le sue particolarità si pone in modo neutrale rispetto alle varianti locali, permettendo in sostanza ai parlanti di utilizzare in associazione alla grafia standard la loro variante locale orale, considerando delle implicite "regole di pronuncia locale". In ogni caso tuttavia i parlanti delle varianti orientali risulteranno più facilitati nella lettura rispetto a quelli delle varianti "concordiesi", "della Bassa" e a quelli di alcune varianti carniche, dato che queste ultime rispetto alla prima comportano che nella lettura si operi la completa sostituzione di alcune vocali che si trovano in posizione terminale della parola (perlopiù nelle desinenze del femminile). Problemi tutti questi superabili con la scolarizzazione, come avviene per ogni lingua ufficiale.
Un sistema di scrittura alternativo detto Faggin-Nazzi, prevedeva invece l'utilizzo di segni simili a quelli presenti nelle lingue slave (per esempio: č).Template:- Senza fonte e per questo poco utilizzato dai parlanti in lingua friulana come modello di grafia. Questo sistema di scrittura fu scartato dalla Commissione provinciale nominata per la scelta della grafia normalizzata che preferì il sistema di scrittura della società Filologica friulana, sistema che fu poi corretto e reso più coerente.
Altri sistemi di scrittura sono stati adottati in passato soprattutto per ciò che concerne la scrittura delle varianti, principalmente in ambito letterario dai singoli poeti e scrittori, basati generalmente sulla libera e personale applicazione delle regole della fonetica della lingua italiana. Simili sistemi di scrittura sono oggi limitati all'ambito poetico e non ammessi né finanziati dall'ARLeF, istituzione regionale impegnata a diffondere la grafia normalizzata in ogni ambito della scrittura pubblica, superando così l'anarchia tipica delle lingue che non hanno un uso ufficiale.
A titolo di esempio della differenza possibile tra scrittura standard e scrittura fonetica si riporta il seguente estratto da una poesia di Pier Paolo Pasolini, scritta secondo la grafia originale usata dall'autore (una scrittura fonetica che riflette la parlata concordiese), secondo la grafia standard, e infine tradotto.
- Dansa di Narcìs: Jo i soj neri di amòur, né frut né rosignòul, dut intèir coma un flòur, i brami sensa sen.
- Danze di Narcîs: Jo o soi neri di amôr, ni frut ni rusignûl, dut intîr come un flôr, o brami cence sen.
- Danza di Narciso: io sono scuro d'amore, né bambino né usignolo, tutto intero come un fiore, desidero senza palpito (petto).
Origini di alcuni termini friulani
in ogni tabella, viene riportata la percentuale stimata di termini di tale lingua nel vocabolario friulano
| CELTICO
(9/100) |
friulano | italiano |
|---|---|---|
| krap | clap | sasso |
| barros | bâr | zolla, sterpaglia |
| graba | grave | ghiaia |
| greban | greban | dirupo |
| crot | crót | rana |
| car | cjâr | aratro |
| troios | troj | sentiero |
| broilos | broili | giardino, cortile |
| kai | caj | lumaca |
I residui dell'antica parlata Carnica nell'attuale friulano, oltre che nel lessico, si riscontrano anche nella grammatica ed in particolare nella fonetica friulana. L'antico Carnico è responsabile infatti del fonema "cj" nel friulano, del mantenimento e rafforzamento della semi-vocale "j" dove nel latino la pronuncia era "i" e del mutamento del suono "k" in "c dolce" (scritta nel friulano come "ç"). È riscontrabile anche nella metafonesi delle vocali a, e, o, u (che diventano ä,ë,ö,ü) in alcune varianti del friulano carnico
| antico germanico (10/100) | friulano | italiano |
|---|---|---|
| blejo | bleons | lenzuola |
| frass | fros | stelo, foraggio |
| thorp | trop | gregge |
| krameare | cramâr | mercante |
| hrudia | gruse | crosta |
| flapp | flap | molle |
Queste parlate hanno lasciato il loro segno nella fonetica friulana con il suono "th" di alcune varianti alpine occidentali del friulano. L'entrata di tanti termini nella lingua friulana é dovuta al fatto che, ininterrottamente per circa 1000 anni, i friulani sono stati soggetti a dominazione germanica, e molti popoli germanici si sono stabiliti in Friuli mescolandosi con la popolazione locale (la migrazione più importante fu quella longobarda, durante la quale migrarono in Friuli oltre 40.000 uomini fra longobardi e sassoni)
| lingue slave (3/100) | friulano | italiano |
|---|---|---|
| gubati | gubane | dolce |
| britva | britule | coltellino |
| zaba | save | rospo alpino |
| rače | rase | anatra |
Questi termini vennero assorbiti dal Friulano quando migliaia di uomini e donne slavi vennero a stabilirsi nella pianura friulana, venendo assimilati dalla popolazione nativa, ma facendo entrare numerosi termini della loro lingua nel friulano.
| tedesco (8/100) | friulano | italiano |
|---|---|---|
| kellnerin | chelare | cameriera |
| keller | celâr | cantina |
| kartofeln | cartofule | patata |
| schiene | sine | rotaia |
| mischmasch | mismás | folla, baldoria |
Dal tedesco bavarese vengono tutte le parole riguardanti il campo delle innovazioni tecnologiche del XIX secolo, oltre ai termini che riguardano il campo militare (fire, fájar, paifús...)
| latino (+veneto e italiano) (70/100) | friulano | italiano |
|---|---|---|
| ecclesiam | glesie | chiesa |
| fructus | frut | bambino |
| flammam | flame | fiamma |
| capitalem ferru | cjavedâl | ferro del focolare |
| fratrem | fradi | fratello |
| sicut | sicu | come (connettivo) |
| villa | vile | villaggio |
| cuciarin (v) | gucjarin | cucchiaino |
| giacca | gjachete | \ |
| sigaretta | sigarete | \ |
| caligo (v) | caligu (solo nelle varianti della bassa | nebbia |
| treno | treno | \ |
Esempi
Esempi di frasi
Ciao! = Mandi!
Ciao, come stai? = Mandi, cemût sê(s)tu? (Spesso la s non viene detta per semplificare la pronuncia. Una variante molto usata è ''sô(s)tu'').
Io sono Giacomo. = Jo o soi Jacu(m). Sono friulano, sono di Udine. = O soi furlan, o soi di Udin.
Oggi fa proprio caldo! = Vuê al è propit cjalt!
Credevi che Giovanni fosse uscito? = Crodevistu che Zuan al fos lât fûr/ jessût?
Devo proprio andare adesso, ci vediamo. = O scuen propit lâ cumò, si viodìn.
* La volpe e il corvo nelle Favole di Fedro
Varianti friulane
- Friulano carnico di Paularo/Paulâr
- La bolp a erä di nûf famadä. In chêl a jôt un corvat pojât su par un pin, cal vevä tal bec un toc di çuç. "Chel si ch'al mi plasarès", a à pensât la bolp, e jê a dïs al corvat: "Ce biel ca tu sês! Sa il to cjant l'è biel tan che il to aspièt, di sigûr tu sês il plui biel di ducj i ucei!"
- Friulano centrale collinare di Gemona del Friuli/Glemone dal Friûl
- La bolp e jere di gnûf famade. In chel e a viodût un corvat poiât suntun pin, ch'al tigneve un toc di formadi tal bec. "Chel si che mi plasarès!" e a pensât le bolp, e e disè al corvát: "Ce biel che tu sês! Se il to cjant al é biel come il to aspiet, di sigûr tu sês il plui biel di ducj i ucei!
- Friulano occidentale di Fanna/Fana
- La volp a 'era di gnòuf famada. In chêl a à vioudût un côrvat poiât 'tun pin, ch'al tigneva un toc di formadi tal bec. "Chel si che al mi plasarès", al à pensât la volp, e al disè al côrf: "Ce biel che tu sôs! Se il to cjant al è biel come il to aspiet, di segûr tu sôs il plui biel di ducju i ucei!"
Confronto con altre lingue retoromanze
- Ladino di Fodom
- La volp l'eva ndavò afamada. Nte chëla la veiga n còrf che l se tegniva n tòch de formai ntel bech. "Chël l me savëssa ben bon", la s'à pensé ntra de dëla, e l'à clamé l còrf: "Cotánt bel che t'es! Se tuo cianté l è bel coche ti te ciale fòra, nlouta t'es segur ti l plu bel de duc cánc i uciei!"
- Romancio della Val Monastero (anticamente diffuso anche in Val Venosta)
- La vuolp d'eira darcheu üna jada fomantada. Qua ha'la vis ün corv chi tgnaiva ün toc chaschöl in seis pical. Quai am gustess, ha'la pensà, ed ha clomà al corv: "Che bel cha tü est! Scha teis chant es uschè bel sco tia apparentscha, lura est tü il plü bel utschè da tuots!"
Italiano
- La volpe era nuovamente affamata. Vide un corvo posato su un pino con un pezzo di formaggio nel becco. Come lo gusterei, pensò la volpe, e disse al corvo: « Come sei bello ! Se il tuo canto è così bello come il tuo aspetto, allora sei l'uccello più bello di tutti!»
Riconoscimento giuridico
Lo Stato italiano ha riconosciuto la minoranza friulana nel 1999 con la legge 482/1999; questo ha permesso l'attivazione ufficiale dell'insegnamento della lingua friulana nelle scuole.
L'uso della lingua nei rapporti con le istituzioni pubbliche è regolato dalla Legge regionale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia 18 dicembre 2007, n. 29[28]
Si applicano al friulano l'art. 6 della Costituzione (La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche) e la Legge n. 482 del 15 dicembre 1999 "Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche" che prevede misure di tutela e valorizzazione (uso della lingua minoritaria nelle scuole materne, primarie e secondarie accanto alla lingua italiana, uso da parte degli organi di Comuni, Comunità Montane, Province e Regione, pubblicazione di atti nella lingua minoritaria fermo restando l'esclusivo valore legale della versione italiana, uso orale e scritto nelle pubbliche amministrazioni escluse forze armate e di polizia, adozione di toponimi aggiuntivi nella lingua minoritaria, ripristino su richiesta di nomi e cognomi nella forma originaria, convenzioni per il servizio pubblico radiotelevisivo) in ambiti definiti dai Consigli Provinciali su richiesta del 15% dei cittadini dei comuni interessati o di 1/3 dei consiglieri comunali.
La bozza di atto di ratifica della Carta Europea delle Lingue Regionali e Minoritarie del Consiglio d'Europa del 5 novembre 1992 (già sottoscritta dalla Repubblica Italiana il 27 giugno 2000) attualmente all'esame del Senato prevede, senza escludere l'uso della lingua italiana, misure aggiuntive per la tutela della lingua friulana (istruzione prescolare in friulano, educazione primaria e secondaria agli allievi che lo richiedano, insegnamento della storia e della cultura, formazione degli insegnanti, diritto di esprimersi in lingua nelle procedure penali e civili senza spese aggiuntive, consentire l'esibizione di documenti e prove in lingua nelle procedure civili, uso negli uffici statali da parte dei funzionari in contatto con il pubblico e possibilità di presentare domande in lingua, uso nell'amministrazione locale e regionale con possibilità di presentare domande orali e scritte in lingua, pubblicazione di documenti ufficiali in lingua, formazione dei funzionari pubblici, uso congiunto della toponomastica nella lingua minoritaria e adozione dei cognomi in lingua, programmazioni radiotelevisive regolari nella lingua minoritaria, segnalazioni di sicurezza anche in lingua, promozione della cooperazione transfrontaliera tra amministrazioni in cui si parli la stessa lingua anche in forme simili). Le forme di tutela previste per la lingua friulana sono uguali a quelle applicabili al sardo e comunque in generale a tutte le minoranze linguistiche storiche presenti in Italia (arbëreshë, catalani, greci, croati, franco-provenzali e occitani), ma notevolmente inferiori a quelle assicurate per la lingua tedesca in Alto Adige, al francese in Valle d'Aosta e alle minoranze slovene e ladine.
Il friulano viene inoltre studiato nelle università di Udine, Trieste, Praga, Mosca e Lubiana. Nel 2000 l'Università di Udine è stata la prima a istituire, nell'ambito della Facoltà di Lingue e Letterature straniere (sede di Gorizia), un Corso di Laurea in Traduttori e interpreti comprendente la lingua friulana, ai sensi della Legge 482/1999.
Applicazioni pratiche
Grazie alla tutela legislativa e ad alcuni finanziamenti negli ultimi anni si è visto l'utilizzo del friulano nel campo della cultura e dell'informazione. Vengono pubblicati il mensile La Patrie dal Friûl e il quindicinale gratuito Il Diari, alcune rubriche in friulano appaiono sul settimanale Il Friuli, sul settimanale La Vita Cattolica e sul quotidiano Messaggero Veneto - Giornale del Friuli. In tv vengono trasmessi dei programmi d'informazione e di cultura su Telefriuli, Telepordenone e Telemare. Radio Onde Furlane è una stazione radio privata che trasmette per il 70% del tempo in friulano e Radio Spazio 103 realizza alcuni programmi in lingua, mentre la Rai regionale trasmette alcune rubriche. Diverse attività (teatro, gruppi musicali, cinema) vengono realizzate in lingua.
In circa il 40% dei comuni[29] della Provincia di Udine la segnaletica è bilingue e a partire dal 2004 anche i segnali di indicazione stradale vengono sostituiti con versioni bilingue. Anche la provincia di Gorizia sta adottando la segnaletica bilingue (italiano/friulano) nei comuni friulanofoni e trilingue (italiano/friulano/sloveno) in tutti comuni ove è presente anche la minoranza linguistica slovena.
Viene registrata grazie soprattutto all'opera di Pre Toni Beline la traduzione della Bibbia e del Lezionario in Friulano.
Al di fuori del Friuli, la comunità friulana di Bolzano ha a disposizione degli spazi in friulano nella pagina settimanale dedicata alla comunità ladina sul quotidiano in lingua italiana "Alto Adige".
Bibliografia
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- Sabine Heinemann, Studi di linguistica friulana, Società Filologica Friulana, Udine, 2007.
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Grammatiche
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- Gianni Nazzi-Luca Nazzi, "Dizionario friulano. Italiano-Friulano/Friulano-Italiano", A.Vallardi Editore, Milano 1997
- Giorgio Faggin, "Vocabolario della lingua friulana", Del Bianco Editore, Udine 1985
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- Anete Brondani-Alvino Michelotti, "Dicionario Friulano-Brasileiro", Fondazion Chase dai Furlans tal Mond, Udine 2007
- Gianni Nazzi - Giancarlo Ricci, "La flôr des détulis. Dizionario fraseologico italiano-friulano", Institūt di studis furlans - G. A. Benvenuto editore, Udine 1995
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- Žuan Nazzi Matalon, "Dizionario tascabile illustrato italiano-friulano", Ribis, Udine 1979
Corsi
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- Adriano Ceschia, Dut par furlan, Il Friuli, Udine, 1999.
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- Fausto Zof, La nestre lenghe. Eserciziari di furlan, Societât Filologjiche Furlane, Udin, 2004.
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- Gianni Nazzi-Giancarlo Ricci, "Friul Friul. Libri pes scuelis di lenghe e culture", Udin 1987
- Gianni Nazzi-Marco Tempo, "Fevela lei scrivi. Cors audiotestual di lenghe", Udin 2000
- Gianni Nazzi, "Lenghe e culture. Cuader di esercitazion", Gurize Pordenon Udin 1978
- Carlo Dorligh, "Il libri di furlan. Cors di lenghe furlane pe scuele dal oblic", Ribis, Udin 1977
Note
- ^ Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
- ^ Friulano, Enciclopedia Treccani
- ^ Sergio Salvi – LE LINGUE TAGLIATE – Rizzoli Editore – Milano 1975 – pagina 147
- ^ Dal sito istituzionale della Provincia di Udine – ORIGINI E SVILUPPO DELLA LINGUA FRIULANA - http://www.provincia.udine.it/il-friuli/lingua-1 “(...) L’origine storica della lingua friulana deve essere ricercata nella continuazione e nell’evoluzione del latino rustico aquileiese, mescolato ad elementi linguistici celtici della lingua parlata dagli abitanti autoctoni della regione. Per “latino aquileiese” deve intendersi non tanto quello della città, quanto quello della regione linguisticamente romanizzata, ovvero il latino corrente usato dai primi coloni Sanniti qui giunti dopo la deduzione della colonia di Aquileia (181 a.C.) che ben presto si intorbidì di elementi celtici nel vocabolario e nella fonetica. Nel contempo la popolazione celtica, certamente maggioritaria rispetto a quella romana, adottando la lingua dei dominatori, la parlò a modo suo, con proprie inflessioni e accenti e conservando molti termini del proprio linguaggio mancanti del corrispondente termine latino. Ad Aquileia, dunque, venne a formarsi una latinità assai caratteristica, che diede origine ad un linguaggio neolatino distinto (come a Spalato, Barcellona e Marsiglia), che si irradiò in tutta la regione orientale, influendo anche sulla stessa latinità danubiana. Si sa che già alla metà del IV secolo dopo Cristo la lingua del popolo aveva già una sua chiara individualità se, come ci ricorda S. Gerolamo, il vescovo di Aquileia Fortunaziano stese un commento ai vangeli in “lingua rustica” con lo scopo di farsi capire dal popolo che non comprendeva più il latino degli atti ufficiali. (...)”
- ^ I castellieri e i tumuli friulani - http://protostoria.uniud.it/Siti/Castellieri.htm
- ^ Aquileia preistorica - gli scavi dell'Università di Udine – articolo pubblicato il 3 agosto 2018 http://www.ilfriuli.it/articolo/Tendenze/Aquileia_preistorica-points-_nuove_scoperte/13/184347
- ^ Aquileia una storia lunga 3.500 anni - articolo pubblicato il 15 novembre 2018 - http://www.ilfriuli.it/articolo/tendenze/aquileia-points--una-storia-lunga-3-dot-500-anni/13/189018
- ^ Origini del nome "Aquileia" - di Maurizio Puntin - università di Trieste - https://www.openstarts.units.it/bitstream/10077/16182/1/76_02.pdf
- ^ Lineamenti di grammatica friulana, Giuseppe Marchetti, 1952
- ^ Decreto del Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 392 del 25 ottobre 1996
- ^ Quaderni Guarneriani, "Il plui biel furlan, Il friulano di San Daniele", Massimiliano Verdini, 2016, Comune di San Daniele del Friuli
- ^ Edward Brown, A brief account of some travels in Hungaria, Servia, Bulgaria, Macedonia, Thessaly, Austria, Styria, Carinthia, Carniola, and Friuli., 1673, p. 132.
- ^ Giovanni Frau, I dialetti del Friuli, Udine, Società Filologica Friulana, 1984, pp. 14-16.
- ^ Friuli Venezia Giulia, 6ª edizione, Milano, Touring Editore, 1982, p. 94, ISBN 88-365-0007-2.
- ^ Sabine Heinemann e Luca Melchior, Manuale di linguistica friulana, Walter de Gruyter GmbH & Co KG, 16 giugno 2015, p. 303, ISBN 978-3-11-031077-1.
- ^ a b Jacopo Cavalli, Reliquie ladine raccolte a Muggia d'Istria con un'appendice sul dialetto tergestino, in Archivio Glottologico Italiano, XII, 1893, p. 202.
- ^ Matteo Bartoli, Due parole sul neolatino indigeno di Dalmazia, in Rivista Dalmatica, III, II, 1900, p. 209. Nella nota a pie' pagina si legge: L'ultimo che sapesse ancora il "tergestino" fu un G. de Jurco. morto nel 1889, l'ultimo dei "Muglizains" un Niccolò Bortoloni, morto nell'inverno 1898, pochi mesi dunque prima dell'ultimo "Dalmatico".
- ^ (In base a quanto viene riportato sul sito della Provincia di Udine Copia archiviata, su provincia.udine.it. URL consultato il 10 ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2011).
- ^ Italy | Ethnologue
- ^ La situazione sociolinguistica della lingua friulana in Provincia di Venezia è piuttosto problematica, anche per problemi di natura geopolitica, legati al trasferimento del Mandamento alle Province Venete a metà Ottocento. Attualmente, anche se la diffusione reale è sicuramente più ampia, risultano formalmente zonizzati per la lingua friulana, ai sensi dell'art. 3 della L. 482/99, solo tre Comuni della Provincia di Venezia
- ^ Alberto Zamboni, Veneto, in Manlio Cortelazzo (a cura di), Profilo dei dialetti italiani, Vol. 5, Pisa, Pacini, 1974, p. 63.
- ^ Giovanni Frau, Le parlate friulane del portogruarese negli ultimi cento anni, in Roberto Sandron (a cura di), L'area portogruarese tra veneto e friulano. Atti del Convegno tenuto a Portogruaro il 18-19 dicembre 1982, Portogruaro-Padova, 1982, pp. 21-37.
- ^ Giovanni Frau, Il confine veneto-friulano, in Guida ai dialetti veneti, Vol. 5, 1983, pp. 7-22.
- ^ "Manuale di linguistica friulana" di Sabine Heinemann e Luca Melchior, De Gruyter, pag. 165 cap. 4.2
- ^ Presente soprattutto nelle parole femminili che iniziano per "a", non esistendo l'elisione tra articolo e sostantivo come nel caso dell'italiano, vedi "Scrivere in friulano", Associazione Filologica Friulana, pag.28, punto 3
- ^ Giuseppe Francescato e Fulvio Salimbeni, Storia, lingua e società in Friuli, su reteitalianaculturapopolare.org, 1ª, Udine, Casamassima, 1977, OCLC 255219551 (archiviato il 16 marzo 2019).
- ^ Giuseppe Francescato, Consonanti prepalatali e palatali in friulano, in Atti dell'Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti, Venezia, Ferrari, 1959, OCLC 05978393 (archiviato il 16 marzo 2019).
- ^ La Legge regionale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia 18 dicembre 2007, n. 29 - Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana - al Capo I, Art. 1, Comma 1° recita: “In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e dell'articolo 3 della legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1 (Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia), la Regione tutela, valorizza e promuove l'uso della lingua friulana, nelle sue diverse espressioni, lingua propria del Friuli e parte del patrimonio storico, culturale e umano della comunità regionale.”
- ^ Provincia di Udine, su provincia.udine.it.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikipedia dispone di un'edizione in lingua friulana (fur.wikipedia.org)
- Wikisource contiene alcuni canti in lingua friulana
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Collegamenti esterni
- Pagina del sito della Provincia di Udine sulla lingua friulana, su provincia.udine.it.
- Associazione culturale per lo studio della friulanità del latisanese e del portogruarese, su labassa.org.
- (FUR, IT) Agenzia Regionale per la Lingua Friulana
- (FUR, IT) Dizionario biografico friulano
- (FUR, IT) Dizionario friulano-italiano
- (FUR, IT) Portale della lingua friulana
- (FUR, IT) / Per imparare la pronuncia coi sottotitoli delle canzoni friulane
- (FUR, IT) Società Filologica Friulana
- (FUR, EN) Gruppo per la promozione del friulano in campo scientifico
- (FUR, EN) Servizi linguistici per la lingua friulana
- (FUR, EN, IT) Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla cultura e la lingua del Friuli
- (FUR, IT, SL, DE) I Paîs de Patrie Dizionariut Toponomastic
- (FUR) Glesie furlane - Bibbia in friulano
- (FUR) Grant Dizionari Bilengâl Talian Furlan - Dizionario Friulano-Italiano[collegamento interrotto]
- (FUR) La Patrie dal Friûl
- (FUR) Radio Onde Furlane
- (FUR) Versione friulana del browser Firefox
- (FUR) Versione friulana di OpenOffice.org
- (IT, FUR) Il progetto Lingua e cultura friulana dell'Istituto Stringher di Udine [1]
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