Fontana di Ercole
AutoreAntonio Carra
DataXVI secolo
Materialemarmo bianco
Altezza300 cm
Ubicazionepiazza XX Settembre, Asola

La fontana di Ercole è una fontana ornamentale, situata ad Asola in piazza XX Settembre.

L'opera raffigura Ercole che schiaccia l'idra ed è una copia in marmo dell'opera attribuita al fontanaro bresciano Giuseppe Vischietti e allo scultore Antonio Carra (XVI secolo).[1]

Note

  1. ^ Piero Gualtierotti, Il Tartarello, n. 1, giugno 1979, pp. 45-51.

Bibliografia

  • Carlo Gozzi, Raccolta di documenti per la storia patria od Effemeridi storiche patrie. Tomo II, Mantova, 2003, ISBN 88-7495-059-4.

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Ultima Cena (Cenacolo vinciano)
 
AutoreLeonardo da Vinci
Data1495-1498
Tecnicatempera grassa, lacche e oli su intonaco
Dimensioni460×880 cm
UbicazioneSanta Maria delle Grazie, Milano

Il Cenacolo è un affresco parietale ottenuto con una tecnica mista a secco su intonaco[1] (460×880 cm) di Leonardo da Vinci, databile al 1495-1498 e conservato nell'ex-refettorio rinascimentale del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano.

Storia

La commissione e la creazione

Nel 1494 Leonardo Da Vinci era deluso dall'abbandono forzato del progetto del monumento equestre a Francesco Sforza, a cui aveva lavorato quasi dieci anni. Quell'anno ricevette però un altro importante incarico da Ludovico il Moro, il quale aveva infatti eletto la chiesa domenicana di Santa Maria delle Grazie a luogo di celebrazione della casata Sforza[2].

Le copie

La fama del Cenacolo vinciano è testimoniata, oltre che dalle fonti scritte, dalle numerose copie che se ne fecero, sia a grandezza naturale (affreschi, tele e tavole), sia su supporti leggeri, come disegni e incisioni o anche attraverso sculture. Queste copie appaiono oggi particolarmente preziose per capire come il dipinto dovesse figurare in origine.[3]

Il degrado

Appena terminato il dipinto, Leonardo si accorse che la tecnica che aveva utilizzato mostrava subito i suoi gravi difetti: nella parte a sinistra in basso si intravedeva già una piccola crepa. Si trattava solo dell'inizio di un processo di disgregazione che sarebbe continuato inesorabile nel tempo; già una ventina di anni dopo la sua realizzazione, il Cenacolo presentava danni molto gravi, tanto che Vasari, che la vide nel maggio del 1566, scrisse che "non si scorge più se non una macchia abbagliata". Per Francesco Scannelli, che scriveva nel 1642, dell'originale non era rimasto altro che poche tracce delle figure, e anche quelle tanto confuse che non se ne poteva ricavare alcuna indicazione sul soggetto.

L'ultimo restauro

Nel 1977, dopo molti studi e ricerche, prese il via un grande e delicato progetto di restauro. Un'operazione destinata a durare più di un ventennio, e a mobilitare scienziati, critici d'arte e restauratori di tutto il mondo. La superficie del Cenacolo era ormai ovunque scrostata e lesionata; in milioni di interstizi microscopici si era infilata la polvere, trattenendo l'umidità delle pareti, e creando così le condizioni per la graduale e inesorabile scomparsa del dipinto.

Descrizione e stile

« Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Di', chi è colui a cui si riferisce?». Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose allora Gesù: «È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. »  ( Giovanni 13, 21-26 Gv13,21-Gv13,26, su laparola.net.)

L'ambientazione e la figura di Cristo

Dentro la scatola prospettica della stanza, rischiarata da tre finestre sul retro e con l'illuminazione frontale da sinistra che corrispondeva all'antica finestra reale del refettorio, Leonardo ambientò in primo piano la lunga tavola della cena, con al centro la figura isolata di Cristo, dalla forma pressoché piramidale per le braccia distese. Egli ha il capo reclinato, gli occhi socchiusi e la bocca appena discostata, come se avesse appena finito di pronunciare la fatidica frase.

Col suo gesto di quieta rassegnazione, Gesù costituisce l'asse centrale della scena compositiva: non solo delle linee dell'architettura (evidente nella fuga di riquadri scuri ai lati, forse arazzi), ma anche dei gesti e delle linee di forza degli apostoli. Ogni particolare è curato con estrema precisione e le pietanze e le stoviglie presenti sulla tavola concorrono a bilanciare la composizione.

Dal punto di vista geometrico l'ambiente, pur essendo semplice, è calibrato. Attraverso elementari espedienti prospettici (la quadratura del pavimento, il soffitto a cassettoni, gli arazzi appesi alle pareti, le tre finestre del fondo e la posizione della tavola) si ottiene l'effetto di sfondamento della parete su cui si trova il dipinto, tale da mostrarlo come un ambiente nell'ambiente del refettorio stesso, una sorta di raffinato trompe l'oeil. La luce proviene da sinistra, e in effetti in quel lato si aprono le uniche finestre che illuminano l'ambiente. Il chiarore illusorio proveniente dal fondo, invece, dona a Cristo un isolamento sovrannaturale e al tempo stesso determina un effetto di 'controluce'.[4]

Secondo uno studio recente, il paesaggio che si intravede dalle finestre potrebbe essere un luogo ben preciso, appartenente al territorio dell'alto Lario[5].

Gli apostoli

Attorno a Cristo gli apostoli sono disposti in quattro gruppi di tre, diversi, ma equilibrati simmetricamente. L'effetto che ne deriva è quello di successive ondate che si propagano a partire dalla figura del Cristo, come un'eco delle sue parole che si allontana generando stati d'animo più forti ed espressivi negli apostoli vicini, più moderati e increduli in quelli alle estremità. Ogni singola condizione psicologica è approfondita, con le sue peculiari manifestazioni esteriori (i "moti dell'animo"), senza però compromettere mai la percezione unitaria dell'insieme.

Note

  1. ^ Il restauro dell'ultima cena, su storiaolivetti.it.
  2. ^ Arte (art. L’ultima cena – Leonardo Da Vinci), su lavocedileonardoblog.wordpress.com, 16 marzo 2017. URL consultato il 24 aprile 2017.
  3. ^ Un dettagliato elenco delle copie conosciute, esistenti e perdute, dell'Ultima Cena si trova in: Magnani, Barcilon, Leonardo, L'ultima Cena, cit., pagg. 74-80.
  4. ^ G. Dorfles, C. Dalla Costa, G. Pieranti, Arte e artisti 2, Atlas, Bergamo, 2011, p. 191.
  5. ^ Cenacolo di Leonardo, su www.antoniodeleo.it. URL consultato il 24 aprile 2017.

Bibliografia

  • Pinin Brambilla Barcilon, Pietro C. Marani, Leonardo. L'Ultima Cena, Electa, Milano 1999. ISBN 88-435-6375-0

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