Jacobaea paludosa

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Il Senecione palustre (nome scientifico Jacobaea paludosa (L.) G.Gaertn., B.Mey. & Scherb., 1802) è una pianta erbacea, perenne a fiori gialli, appartenente alla famiglia delle Asteraceae.

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Senecione palustre
Jacobaea paludosa
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Tricolpate basali
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi II
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaAsteroideae
TribùSenecioneae
SottotribùSenecioninae
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaAsteroideae
TribùSenecioneae
GenereJacobaea
SpecieJ. paludosa
Nomenclatura binomiale
Jacobaea paludosa
(L.) G.Gaertn., B.Mey. & Scherb., 1802
Sinonimi

Bas.: Senecio paludosus
L., 1755

Etimologia

Il nome generico potrebbe derivare da due fonti possibili: (1) da San Giacomo (o Jacobus); oppure (2) in riferimento all'isola di S. Jago (Capo Verde).[1] Il nome specifico (paludosa = di palude) fa invece riferimento al suo tipico habitat.
Il binomio scientifico attualmente accettato (Jacobaea paludosa) è stato proposto inizialmente da Carl von Linné e perfezionato successivamente da un gruppo di botanici tedeschi quali Gottfried Gaertner (1754-1825), Bernhard Meyer (1767-1836) e Johannes Scherbius (1769-1813) nella pubblicazione ”Oekonomisch-Technische Flora der Wetterau” del 1802.[2]

Descrizione

L'altezza di queste piante varia da 5 a 15 dm (massimo 20 dm). La forma biologica è elofita (He), ossia sono piante semi-acquatiche con la base e le gemme perennanti sommerse, ma con il fusto e le foglie aeree. In alcuni casi la forma biologica può essere anche di tipo emicriptofita. Queste piante possiedono al loro interno delle sostanze chimiche quali i lattoni sesquiterpenici e alcaloidi pirrolizidinici[3]

Radici

Le radici sono secondarie da rizoma.

Fusto

  • Parte ipogea: la parte sotterranea consiste in un rizoma a portamento obliquo non stolonifero.
  • Parte epigea: la parte aerea del fusto è eretta a sezione tubulosa.

Foglie

Le foglie hanno la lamina intera a forma lineare (sia le basali che quelle cauline). I brodi sono seghettati con i denti rivolti verso l'apice della foglia. Sono verdi (più chiare nella pagina inferiore), a consistenza tenue e più o meno pubescenti. Quelle basali all'antesi sono scomparse. Dimensione delle foglie inferiori: larghezza 1 cm: lunghezza 9 – 13 cm.

Infiorescenza

 
Infiorescenza

L'infiorescenza è formata da numerosi capolini, non molto grandi, in formazione di racemo che normalmente sovrastano l'apparato fogliare. La struttura dei capolini è quella tipica delle Asteraceae : un peduncolo sorregge un involucro piriforme composto da più squame (mediamente 13) disposte su due ranghi (uno interno e uno esterno), che fanno da protezione al ricettacolo più o meno piano e nudo (senza pagliette)[4] sul quale s'inseriscono due tipi di fiori : quelli esterni ligulati gialli (circa 13) e quelli interni tubulosi di colore giallo più accentuato. Le squame interne dell'involucro sono più o meno tutte uguali, mentre quelle esterne, alla base dell'involucro, possono essere presenti oppure no. Dimensione delle squame maggiori: 7 – 8 mm (quelle esterne sono lunghe la metà). Diametro dei capolini: 2 – 3,5 cm.

Fiore

I fiori sono zigomorfi e tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Sono inoltre ermafroditi, più precisamente i fiori del raggio (quelli ligulati) sono femminili; mentre quelli del disco centrale (tubulosi) sono bisessuali.

* K 0, C (5), A (5), G 2 (infero)[5]
  • Calice: i sepali sono ridotti ad una coroncina di squame.
  • Corolla: la parte inferiore dei petali è saldata insieme e forma un tubo; in particolare quelli del disco centrale (tubulosi) hanno delle fauci dilatate a cinque lobi, mentre nei fiori periferici (ligulati) il tubo termina con un prolungamento nastriforme terminante più o meno con cinque dentelli. Lunghezza dei fiori ligulati: 12 – 15 mm.
  • Androceo: gli stami sono 5 con dei filamenti liberi; le antere invece sono saldate fra di loro e formano un manicotto che circonda lo stilo.
  • Gineceo: lo stilo è unico con uno stimma profondamente bifido. Le branche stilari sono sub-cilindriche, troncate e con un ciuffo di peli alla sommità.[4] Le ramificazione (dello stilo) consistono in linee stigmatiche marginali (i recettori del polline).[3] L'ovario è infero e uniloculare formato da due carpelli concrescenti e contenente un solo ovulo.
  • Fioritura: da giugno a settembre.

Frutti

I frutti sono degli acheni cilindrici. Sono inoltre provvisti di un pappo.

Riproduzione

 
  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento per merito del pappo – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).

Distribuzione e habitat

 
Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[6] – Distribuzione alpina[7])

Fitosociologia

Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale[7]:

Formazione: delle comunità delle megaforbie acquatiche
Classe: Phragmito-Magnocaricetea
Ordine: Phragmitetalia communis
Alleanza: Magnocaricion

Sistematica

 
Cladogramma della sezione Jacobaea

La famiglia di appartenenza della Jacobaea paludosa (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23000 specie distribuite su 1535 generi[8] (22750 specie e 1530 generi secondo altre fonti[9]). Il genere Jacobaea Mill. contiene poche specie (non più di una trentina) distribuite in tutto il mondo ma con habitat in preferenza situati in zone temperate.
Il genere Jacobaea è di recente costituzione (2006)[10]. In realtà questo gruppo di piante era già stato individuato nel 1754 dal botanico scozzese Philip Miller (1691 – 1771), ma in seguito le sue specie confluirono nel più grande genere Senecio (formando una sezione autonoma: Jacobaea). Recenti studi filogenetici (sui plastidi e sul DNA nucleare[10]) hanno dimostrato tuttavia che questa sezione forma un clade ben supportato legato solo lontanamente alle altre specie del genere Senecio, giustificando così pienamente la “riabilitazione” del “vecchio” genere Jacobaea. Per merito del lavoro citato sono state individuate 27 specie da assegnare al nuovo genere. Le ricerche sono ancora in atto, è quindi possibile che altre specie del genere Senecio si trovino in una posizione migliore nel nuovo genere Jacobaea. Inoltre la recente formazione di questo genere non ha permesso alle varie checklist botaniche di essere prontamente aggiornate, creando così una certa confusione nella tassonomia di questo gruppo.
La specie di questa voce (J. paludosa) secondo alcuni studi fatti all'inizio di questo nuovo millennio[11] venne assegnata alla sopracitata sezione Jacobaea (Mill.) Dumort. (e quindi al genere Jacobaea), caratterizzata da foglie divise (e non), squame dell'involucro erette dopo la caduta degli acheni e piante generalmente perenni.[4] A parte il gruppo basale (J. incana, J. adonidifolia, J. abrotanifolia e J. minuta) la J. paludosa insieme al J. cannabifolia risulta essere il gruppo fratello di tutte le altre specie della sezione Jacobaea. (vedi il cladogramma parziale tratto dallo studio citato quando ancora Jacobaea era una sezione del genere Senecio).
Il numero cromosomico di J. paludosa è: 2n = 40.[12]

Variabilità

Secondo le ultime checklist della flora spontanea italiana l'entità presente in Italia è denominata più precisamente Jacobaea paludosa subsp. angustifolia (Holub) B.Nord. & Greuter.[6][13]
Un'altra varietà riconosciuta per questa specie (ma non presente in Italia) è: Jacobaea paludosa subsp. lanata (Holub) B.Nord. & Greuter[14], la cui distribuzione è relativa all'Europa orientale.

Sinonimi

Il basionimo per questa specie è: Senecio paludosus L., 1755
Altri sinonimi sono:[10]

  • Cineraria aurea L. (1763)
  • Cineraria serratifolia Gray (1821)
  • Doria paludosa (L.) Fourr. (1868)
  • Jacobaea kosteleckii Opiz (1852)
  • Jacobaea tatarica (Less.) E. Wiebe (2000)
  • Senecio auratus DC. (1838)
  • Senecio bohemicus Tausch (1828)
  • Senecio immunis Wallr. (1840)
  • Senecio incanus L. (1753) var. ambiguus Rouy (1903)
  • Senecio munitus Wallr. (1840)
  • Senecio paludosus subsp. tomentosus Čelak.
  • Senecio paludosus subsp. bohemicus (Tausch) Čelak.
  • Senecio palustris L. (1754)
  • Senecio racemosus auct. eur., non (M. Bieb.) DC. (1838)
  • Senecio riparius Wallr. (1822)
  • Senecio sadleri F. Láng in Sadler (1840)
  • Senecio tataricus Lessing (1834)
  • Senecio tomentosus Host (1831)
  • Solidago serratifolia Gilib. (1782)

Specie simili

I “senecioni” (almeno quelli della flora spontanea italiana) non sono molto dissimili uno dall'altro. Qui ricordiamo il Senecio fontanicola Grulich & Hodalova in quanto vive negli stessi habitat del Senecione palustre. Il primo si distingue in quanto le foglie hanno la lamina spatolata.

Altre notizie

Il Senecione palustre in altre lingue viene chiamato nei seguenti modi:

  • (DE) Sumpf-Greiskraut
  • (FR) Séneçon des marais
  • (EN) Fen Ragwort

Note

  1. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 19 luglio 2011.
  2. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 23 luglio 2011.
  3. ^ a b Judd 2007, pag. 523
  4. ^ a b c Motta 1960, Vol. 3 – pag 694
  5. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 22 aprile 2009 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  6. ^ a b Conti et al. 2005, pag. 164
  7. ^ a b c Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 542
  8. ^ Judd 2007, pag. 520
  9. ^ Strasburger 2007, pag. 858
  10. ^ a b c Pelser et al. 2006, pag. 1-2
  11. ^ Pelser et al. 2002, pag. 933
  12. ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 4 luglio 2011.
  13. ^ Global Compositae Checklist, su compositae.landcareresearch.co.nz. URL consultato il 4 luglio 2011.
  14. ^ Global Compositae Checklist, su compositae.landcareresearch.co.nz. URL consultato il 23 luglio 2011.

Bibliografia

  • Funk V.A., Susanna A., Stuessy T.F. and Robinson H., Classification of Compositae (PDF), in Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009, pp.171-189.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta., Milano, Federico Motta Editore. Volume 3, 1960, p. 937.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume 3, Bologna, Edagricole, 1982, p. 125, ISBN 88-506-2449-2.
  • D.Aeschimann, K.Lauber, D.M.Moser, J-P. Theurillat, Flora Alpina. Volume 2, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 542.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Strasburger E, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 164, ISBN 88-7621-458-5.
  • Pieter B. Pelser, Barbara Gravendeel & Ruud van der Meijden, Tackling Speciose Genera: Species Composition And Phylogenetic Position Of Senecio Sect. Jacobaea (Asteraceae) Based On Plastid And Nrdna Sequences (PDF), in American Journal of Botany 2002; 89(6): 929–939.
  • Pieter B. Pelser, J.F.Veldkamp & Ruud van der Meijden, New combinations in Jacobaea Mill. (Asteraceae - Senecioneae) (PDF) [collegamento interrotto], in Compositae Newsletter – Number 44 – 2006.

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