Lingua sarda campidanese
Il sardo campidanese[3] (nome nativo sardu campidanesu o campidanesu) è una delle due principali macrovarianti in cui è suddivisa la tradizione ortografica della lingua sarda (l'altra è il sardo logudorese).[4] Il codice ISO 639-3 è "sro"; a questo vengono affiancate le lettere (I) (lingua a sé stante) e (L) (lingua attiva, usata come lingua madre da persone in vita).[5]
Sardo campidanese Sardu campidanesu | |
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Parlato in | ![]() |
Regioni | ![]() (File:Provincia di Cagliari-Stemma.png Città metropolitana di Cagliari Parte centro-meridionale della File:Provincia di Oristano-Stemma.png Provincia di Oristano Provincia del Sud Sardegna Parte meridionale della File:Provincia di Nuoro-Stemma.png Provincia di Nuoro) |
Parlanti | |
Totale | circa 670.000[1] |
Altre informazioni | |
Tipo | SOV (anche VOS[2] e SVO) sillabica |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue indoeuropee Lingue italiche Lingua latina Romanze Romanze insulari Sardo Campidanese |
Codici di classificazione | |
ISO 639-1 | sc
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ISO 639-2 | srd
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ISO 639-3 | sro (EN)
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Glottolog | camp1261 (EN)
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Linguasphere | 51-AAA-sd
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Estratto in lingua | |
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Totus is òminis nascint lìberus e ugualis in dignidadi e in deretus. Issus tenint s'arrexoni e sa cuscèntzia e si depint cumportai s'unu cun s'atru cun spìritu de fraternidadi. | |
![]() Diffusione delle varianti linguistiche di tipo campidanese | |
Diffusione
Nella denominazione di campidanese si suole comprendere un gruppo di dialetti della lingua sarda parlati nella parte centro-meridionale dell'isola, in una regione ben più vasta del Campidano geografico.[4] È la varietà originaria di un'area abitata da 975.000 persone circa, di cui quasi la metà ricadenti nell'hinterland cagliaritano, sede di immigrazione sia interna, da varie regioni dell'isola, che esterna. In base ad una ricerca del 2006 della Regione Sardegna il campidanese risulta capito da 942.000 persone circa (il 96,9% dei residenti) e parlato da 670.000 persone circa (il 68,9% della popolazione). Solo il 3,1% dei residenti non avrebbe alcuna competenza del campidanese.[1]
Caratteristiche
Nell'ambito del sistema linguistico sardo le varianti campidanesi sono considerate le più innovative, quelle cioè che esibiscono maggiori elementi di distanza dal modello latino classico. Secondo alcuni studiosi talune innovazioni sarebbero state favorite dai contatti della città di Cagliari con centri della penisola italiana[senza fonte], per altri andrebbero attribuite a un sostrato etnico paleomediterraneo delle popolazioni meridionali, che avrebbe causato una diversa evoluzione del latino volgare rispetto al logudorese[senza fonte]. In effetti, le vocali etimologiche latine E e O sono riprodotte nelle varianti centrosettentrionali, mentre mutano in I e U in quelle centromeridionali, analogamente ad altre varianti latine dell'Europa meridionale, nonché al greco moderno: un esempio sono gli esiti della terza declinazione latina in i anziché e, comuni al corso meridionale, ai dialetti italiani meridionali estremi e al portoghese. Un'altra interpretazione è quella che vorrebbe alcuni caratteri peculiari del sardo meridionale riconducibili a elementi preesistenti nel latino popolare introdotto dai legionari romani e perciò distante dal coevo latino codificato di uso colto e letterario (ad es. il particolare trattamento riservato nei dialetti meridionali alla L etimologica in posizione intervocalica).
Per contro, la maggiore corrispondenza di taluni elementi del sardo settentrionale al latino classico potrebbe trovare spiegazione non già in un'intensa latinizzazione precoce delle regioni interne dell'isola e quindi nella conservazione dei tratti linguistici così acquisiti, quanto piuttosto in una latinizzazione più tardiva. Le varianti settentrionali avrebbero pertanto origine da un latino colto, di uso ecclesiastico, introdotto contestualmente alla cristianizzazione nelle aree interne dell'isola.
In sintesi, delle complesse dinamiche all'origine delle divergenze che i sistemi dialettali centromeridionali esibiscono rispetto a quelli centrosettentrionali, si prendono in considerazione: il ruolo delle lingue di sostrato; fattori quali la latinizzazione anticipata del meridione dell'isola, la sua maggiore esposizione a varie ondate successive, anche tarde, di latinizzazione; il latino popolare introdotto e la presenza di diversi centri di irradiazione della latinità che avrebbero esercitato la loro influenza su aree diverse della Sardegna e in tempi diversi; maggiori contatti interni ed esterni rispetto alle regioni montagnose dell'interno, di fatto più isolate anche dal resto della comunità sarda; dinamiche evolutive intrinseche al sistema linguistico sardo e ai dialetti meridionali in particolare, testimoni nei secoli di sviluppi peculiari.
Al suo interno, il diasistema campidanese presenta maggiore omogeneità rispetto al gruppo logudorese-nuorese per motivi geografici, anche se presenta alcune differenze locali nelle aree periferiche. Il dominio campidanese viene comunemente ripartito in otto sottogruppi: quello comune o cittadino; quello occidentale o rustico; quello sulcitano; quello sarrabese; quello barbaricino centrale; quello barbaricino meridionale; quello barbaricino d'Ogliastra; quello oristanese.
Il campidanese cittadino parlato a Cagliari, emendato di alcuni tratti localistici, è la base del "campidanese comune" o "campidanese letterario", solitamente usato da scrittori e poeti. All'interno del diasistema campidanese, la variante conservativa cagliaritana nei suoi registri alti ha infatti tradizionalmente rappresentato il modello linguistico di referenza: varietà diastratica alta, usata dal ceto borghese in tutta l'area meridionale dell'isola e modello unificante per gli utilizzi colti, ecclesiastici e letterari.
Tra le sue caratteristiche[6];
- il singolare terminante in "-i" ("pisci", pesce)
- l'articolo plurale in "is" ("is terras", le terre)
- plurali in -is, -us e -as ("brebeis", pecore; "cuaddus", cavalli; "crapitas", scarpe)
- il gerundio in "-endi" o "-endu" ("pighendi" o "pighendu", prendendo)
- la conservazione dei nessi latini "qu", sostituito con "k" o "g", ("akua", acqua), "gu" ("sànguni", sangue)
- la trasformazione della "c" velare in "c-" a inizio parola ("centu", cento) e in "-x-" negli altri casi ("deghe", poi "dexi", dieci) o "-sc-" ("pische", poi "pisci", pesci)
- la trasformazione delle "rj" in rg, delle "nj" in "ng", delle "lj" in "-ll-", di "-ti-" e "-te-" in "-tz-"
- l'aggiunta di a- davanti a r- ("rubiu" in arrubiu),
- la metatesi (Carbonia in Crabonia),
- le forti influenze catalane ("seu" per cattedrale)
Varianti
Oristanese
L’oristanese centrale (Oristano, Arborea, Nuraxinieddu, Cabras, Nurachi, Simaxis conserva k- e g- velari (chentu, lughi, rughi), che sono tipiche dell'area logudorese, mantiene inoltre la forma campidanese -ngi- e -rgi- (angioni, argiola) al posto del logudorese/nuorese -nz- e -rz- (anzone, arzola), riflettendo la condizione originaria dell'area logudorese rj/rg, -gi- (figiu, ogiu) al posto del logudorese/nuorese -z- (fizu, ozu) e del campidanese -ll- (fillu, ollu). Il dialetto settentrionale della fascia da Narbolia-Milis, Bauladu, Solarussa e della zona di Ruinas pur grammaticalmente campidanese presenta forti influssi dal logudorese centrale (anzoni, attunzu, fizu, ozu, abba, limba; mantenimento delle velari in rughe/gruxi>rughi, deghe/dexi>deghi, bindighi/cuindixi>bindighi, battordighi/cuattordixi>battordighi ) e viene per questo motivo definito "Limba de mesania" (LDM) per la sua difficile classificazione in uno dei due gruppi. Nell'oristanese e nell'alto Campidano è caratteristica l'elisione della -n- intervocalica (Aristanis>Aristãis, Pabillonis>Pabillõis, cani>cãi, pani>pãi, manu>mãu, angioni>angiõi, binu>biu) e una più accentuata inversione letterale (cabra>craba, cherbeddu>crebeddu). L'oristanese meridionale (Morgongiori, Uras, fino ad Arbus) e della zona di Siamanna, Siapiccia e Villaurbana, assume invece gradatamente alcuni caratteri del campidanese rustico (elisione della -l- o passaggio a -b-: soli>sõi/sobi). L'arborense presenta, inoltre, la caratteristica fonetica dell'elisione della -l- intervocalica (soli>soi, colori>caori) e, nel campidano di Milis, a Solarussa e Bauladu il passaggio da -c- a -tz- (citadi>tzitadi, certu>tzertu, bèciu>betzu) e l'invesione di r e n (arena>anea, aranzu>ananzu).
Ogliastrino
L’ogliastrino (Elini, Lanusei, Tortolì, Lotzorai, Urzulei, Perdasdefogu, Baunei, Talana, Ilbono, Bari Sardo, Jerzu, Arzana, Tertenia, Villagrande Strisaili, Gairo, Girasole, Osini, Ulassai, Triei) risente dell'influenza delle parlate barbaricine e nuoresi e conserva caratteri tipici di questi dialetti (abba, limba, sambene, caente) nonché il suono -th- (petha, puthu, pratha, marthu, thìu, thìa, che nella pronuncia tende a -ss-: pessa, pussu, prassa, marsu, siu, sia, con eccezione per Barisardo dove è scìu, scìa), il passaggio -tz->-ss- (ufìtziu>ofìssiu, pitzu>pissu) e la finale singolare in -e nell'alta Ogliastra ma con il sistema verbale arcaico del campidanese (niài>niàri, fài>fàiri, andài>andàri, liggi>liggiri), -x->-g- (dexi>degi/dege, ruxi>rugi/ruge, undixi>undigi, domixedda>domigedda), e di altre particolarità (pro/po>po, l'articolo in is con finali plurali in -os, -es e -as, mentre al sud mantengono -us, -is e -as) che lo accomunano al campidanese; sempre sotto influenza delle parlate nuoresi nell'incontro tra due parole la consonante s può variare in r: questo avviene con le lettere b-, d-, g-, l-, m-, n-, v- (is domos>ir domos, est bellu>er bellu, cosas beccias>cosar beccias). L'arzanese e il villagrandese contengono elementi aspirati fillu>fixu ; i dialetti di Villagrande, Arzana, Talana, Baunei, Triei e Urzulei risulterebbero i più distaccati dal campidanese, in particolare quello di Urzulei è molto più simile al barbaricino (aspirazione della c, simile al colpo di glottide della Barbagia di Ollolai; articoli plurali as e os al posto di is come is compangios>os compangios, is biddas>as biddas), essendo il paese più a nord dell'Ogliastra. A seconda dei paesi, il gerundio cambia a nord in -ndo o -endu a sud (narando, faendo, marrendu, proendu).
Barbaricino centrale
Il dialetto della della zona di transizione del Mandrolisai (Sorgono, Atzara, Tonara, Desulo) e in parte nella Barbagia di Belvì (Aritzo, Belvì, Meana Sardo) sono influenzati dai dialetti nuoresi di cui conservano diverse caratteristiche (abba, limba, gasi), la finale singolare in -e (angione, mere, pastore). Il gerundio cambia in -ndo, e si presenta l'assimilazione di -nd- e di -mb (pappando>pappanno, torrando>torranno, faendo>faenno, limba>limma, cambiando>cammianno); caratteristico di questa zona è il passaggio di -ll->-g- (fillu>figiu, ollu>ogiu) e -r->-l- (bertula>beltula, parte>palte, borta>bolta) e come in Ogliastra -x->-g- (dexe>dege, gruxi>gruge).
Barbaricino meridionale
Il dialetto della Barbagia di Seulo (Seulo, Seui, Sadali, Esterzili, Ussassai) e Gadoni, di discosta leggermente dal campidanese rustico per il mantenimento di -n- e -l- (angioni, soli) e per l'influenza del nuorese nella parlata di alcuni comuni. A Seui e Ussassai la -s- diventa -r- prima di determinate consonanti (is domus>ir domus, mannus meda>mannur meda) e -x->-g- (domixedda>domigedda, meixina>meigina). Sempre a Ussassai e Seui i nessi latini rimangono uguali al logudorese in (acua>abba, sanguini>sambini, lingua>limba) e come la vicina Ogliastra -tz- diventa -ss- (Pitzu de s'acua>Pissu de s'abba, pratza>prassa). Gadoni, data la vicinanza con i comuni di Belvì e Aritzo mostra alcune caratteristiche del Barbaricino centrale come il passaggio di -r->-l- (morti>molti, portai>poltai) e alcuni termini tipici logudoresi adattati al campidanese (in camp. immoi, in log. como, a Gadoni comu, aici>gasi).
Sarrabese
Il dialetto dell'alto Sarrabus (Villaputzu, San Vito e Muravera) e del Gerrei orientale (Ballao, Armungia e Villasalto) presenta invece fenomeni fonetici particolari tra cui i colpi di glottide /ʔ/ per la pronuncia di -l- e -n- (soli>sohi, pani>pahi, cani>cahi) e -rt->-tt- (morti>motti).
Campidanese occidentale
Il campidanese occidentale o rustico parlato nel Medio Campidano (San Gavino Monreale, Gonnosfanadiga, Villacidro, Guspini, Arbus, Sanluri, Sardara, Pabillonis), nel Fluminese (Fluminimaggiore, Buggerru), nella Marmilla, in parte nel Gerrei (Senorbì, Silius, San Basilio, Goni, Escalaplano), e nel basso Sarrabus (Burcei, Castiadas, Villasimius), nella Trexenta, nel Sarcidano, nel Parteolla fino al Basso Campidano (Serrenti, Villasor, Serramanna, Siliqua, Nuraminis, Assemini) presenta caratteristiche fonetiche come l'elisione della -l- (soli>soi, celu>ceu, teula>teua, callenti>caenti), metafonesi, nasalizzazioni, contrazioni vocaliche e, come nell'oristanese, della -n- (cani>cãi, pani>pãi); in alcune aree (Marmilla, Medio Campidano, Trexenta) -l->-b- (soli>sobi, teula>teba, portali>potabi, faula>faba, ilixi>ibixi).
Cagliaritano
Il cagliaritano (casteddaju) o campidanese comune o cittadino (parlato a Cagliari e nell'area metropolitana fino a Sinnai, Maracalagonis, Settimo San Pietro, sulla fascia costiera a Capoterra, Sarroch, Villa San Pietro, Pula, Domus de Maria, Teulada e a Villamassargia, Domusnovas, Musei, Iglesias, Gonnesa, Portoscuso e Carbonia) è spesso adottato come modello di riferimento ed è base del campidanese letterario; tra le caratteristiche fonetiche -d->-r- (giogadori>giogarori, meda>mera); La fascia costiera (escluse le città di Cagliari e Teulada) presenta per ipercorrezione il raddoppio di -l- e -n- (soli>solli, celu>cellu, luna>lunna, manu>mannu, cani>canni, pani>panni).
Sulcitano
Il sulcitano (Giba, Masainas, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, San Giovanni Suergiu, Sant'Antioco, Sant'Anna Arresi, Santadi, Tratalias, Villaperuccio) come nel cagliaritano mostra -d->-r- (meda>mera, beridadi>berirari), presenta -tz->-c- (betza>bècia, petza>pècia, martzu>màrciu, chitzi>chici, putzu>pùciu, pratza>pràcia, cratzonis>cracionis), conservazione di -n- (luna, manu, cani), la -l- in posizione intervocalica nella sillaba finale dei sostantivi tende a decadere (teula>teua, faula>faua, bertula>bertua, sali>sai, malu>mau, soli>soi), trasformazione della -l- in -r- (calai>carai, scolai>scorai, olia>oria), la -r- contenuta nella sillaba finale di molti sostantivi tende a decadere (giogarori>giogaroi, perirori>periroi, crobetori>crobetoi), nei sostantivi che terminano in -rgiu-/-rgia- si ha la trasformazione di -rg- in -x- (orgiu>orxu, arruargiu>arruaxu, argia>arxa).
La variante alto oristanese, barbaricina e alto ogliastrina sono riconducibili alla Limba de mesania (Lingua di mezzo) in quanto conservano elementi tipici del campidanese con forti influssi linguistici logudoresi e nuoresi.
Alcune regole di fonosintassi
Una delle principali complicanze, sia per chi si approcci a tale variante linguistica sia per chi, pur sapendola parlare, non la sa scrivere, è la differenza fra scritto (qualora si voglia seguire un'unica forma grafica) e parlato data da specifiche regole che mutano il suono all'inizio od alla fine di una parola, a seconda di quello presente nella parola precedente o successiva. Per tale ragione, è importante menzionarne almeno qualcuna in questa voce.
Sistema vocalico
Vale quanto detto nella voce principale.
Sistema consonantico
Incontro di consonanti fra due parole
Esempi
Verbo essere, indicativo presente
io sono | deu seu |
tu sei | tui ses(i) |
egli/ella è | issu/issa est(i) |
noi siamo | nosu seus |
voi siete | bosatrus seis |
essi/esse sono | issus/issas funt/fuint |
Verbo avere, indicativo presente
io ho | deu apu (anche tengiu/tengu) |
tu hai | tui as(i) (anche tenis) |
egli/ella ha | issu/issa at (anche tenit) |
noi abbiamo | nosu eus/aus (anche teneus) |
voi avete | bosatrus eis/ais (anche teneis) |
essi/esse hanno | issus/issas ant(i) (anche tenint) |
Numeri cardinali
1 | unu |
2 | duus |
3 | tres |
4 | cuatru/cuatturu |
5 | cincu |
6 | ses |
7 | seti |
8 | otu |
9 | noi |
10 | dexi/degi |
11 | undixi/undigi |
12 | do(i)xi/doigi |
13 | tre(i)xi/treigi |
14 | catordixi/cuatordigi |
15 | cuindixi/cuindigi |
16 | se(i)xi/seigi |
17 | dexaseti/degiseti |
18 | dex(i)otu/degiotu |
19 | dexannoi/deginnoi |
20 | binti |
21 | bintunu |
22 | bintiduus |
30 | trinta |
40 | cuaranta/coranta |
50 | cincuanta |
60 | sessanta |
70 | setanta |
80 | otanta |
90 | noranta |
100 | centu |
101 | centu e unu |
102 | centu e duus |
200 | duxentus/dugentus |
300 | trexentus/tregentus |
400 | cuatruxentus/cuatrugentus |
500 | cincuxentus/cincugentus |
600 | sexentus/seigentus |
700 | setixentus/setigentus |
800 | otuxentus/otugentus |
900 | noixentus/noigentus |
1.000 | milli |
2.000 | duamilla |
3.000 | tremilla |
4.000 | cuatrumilla |
5.000 | cincumilla |
6.000 | seimilla |
7.000 | setimilla |
8.000 | otumilla |
9.000 | noimilla |
10.000 | deximilla/degimilla |
1.000.000 | unu milioni |
Note
- ^ a b Stima su un campione di 2715 interviste: Anna Oppo, Le lingue dei sardi
- ^ Maurizio Virdis Plasticità costruttiva della frase sarda (e la posizione del soggetto)", Rivista de filologia romanica, 2000
- ^ Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
- ^ a b La lingua sarda : Storia, spirito e forma Archiviato il 18 gennaio 2012 in Internet Archive., Max Leopold Wagner, a cura di Giulio Paulis, Nuoro 1997, p.41
- ^ Lista degli standard ISO 639 dal sito iso.org
- ^ Grammatica sarda Archiviato l'11 gennaio 2012 in Internet Archive.
Bibliografia
- Antonio Lepori, Dizionario Italiano-Sardo Campidanese, Edizioni Castello, Cagliari 1988.
- Bernd Sebastian Kamps e Antonio Lepori, Sardisch für Mollis & Müslis (PDF gratuito), Steinhäuser, Wuppertal 1985.
- Antonio Lepori, Gramàtiga sarda po is campidanesus, Edizioni C.R. 1.a edizione, Quartu S. Elena 2001.
- Antonio Lepori, Stòria lestra de sa literadura sarda, Edizioni C.R., Quartu Sant'Elena, 2005
- Maurizio Virdis, Fonetica del dialetto sardo campidanese, Edizioni della Torre, Cagliari 1978
- Maurizio Virdis, Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, edizione a cura di Maurizio Virdis, Cuec, Cagliari 2002.
- Roberto Bolognesi, Wilbert Heeringa, Sardegna fra tante lingue. Il contatto linguistico in Sardegna dal Medioevo a oggi, Codaghes, Cagliari 2005 (PDF), su sardegnadigitallibrary.it. URL consultato il 20 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale l'11 febbraio 2014).
- Gigi Sanna, Pulpito, politica e letteratura. Predica e predicatori in lingua sarda, Ed. S'Alvure, Oristano 2002.
- Gigi Sanna(a cura di), Efisio Marras, Preigas, Ed. Nuove Grafiche Puddu, 2010.
- Vincenzo Raimondo Porru, Saggio di gramatica sul dialetto sardo meridionale, Reale Stamperia, Cagliari 1811, su books.google.it.
- Vincenzo Raimondo Porru, Nou dizionariu universali sardu-italianu, Tipografia arcibiospali, Casteddu 1832, su sardegnadigitallibrary.it.
- Eduardo Blasco Ferrer, Linguistica sarda: storia, metodi, problemi, Condaghes, Cagliari 2002.
- AA.VV.(Comitau scientìficu po sa norma campidanesa de su sardu standard), Arrègulas po ortografia, fonètica, morfologia e fueddàriu de sa Norma Campidanesa de sa Lingua Sarda, Alfa Editrice, Quartu Sant´Elena, 2009 (PDF), su academiadesusardu.files.wordpress.com.
Voci correlate
Altri progetti
- Wikizionario contiene il lemma di dizionario «campidanese»
- Incubator contiene un test su Wikipedia in Lingua sarda campidanese
Collegamenti esterni
- Nou Dizionariu Universali Sardu-Italianu, compilau de su saçerdotu benefiziau Vissentu Porru, 1832 (PDF), su sardegnadigitallibrary.it.
- (EN) La scheda del sardo campidanese su Ethnologue.com, su ethnologue.com.
- (IT, SC, EN) Ditzionàriu online - Dizionario della lingua sarda, su ditzionariu.org. URL consultato il 31 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 26 ottobre 2012).
- Grammatica sardo-campidanese (PDF), su comitau.org.
- La lingua sarda : Storia, spirito e forma, Max Leopold Wagner, a cura di Giulio Paulis, Nuoro 1997
- (IT, SC) Accademia De Sa Lingua Sarda Campidanesa - Onlus, su accademialinguacampidanesa.it. URL consultato il 22 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2011).
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