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Presso la religione induista, Yama è il Deva della morte, "colui che irrimediabilmente trattiene con sé", padrone del regno infero; la deità preposta al controllo e al trapasso delle anime da un mondo all'altro. Figlio di Surya (dio del Sole) e della dea Saranyu, viene chiamato anche Dharma (lett. Giustizia, poiché ha il compito di giudicare le destinazioni delle anime) e Kāla (lett. Tempo, Yama è identificato con il tempo poiché è quest'ultimo a decretare il momento della morte). Svolge la sua funzione di giudice assieme a ChitraGupta; padrone della direzione Sud, è accompagnato da una moltitudine di spiriti inquieti e costantemente insoddisfatti.

Raffigurazione di Yama proveniente dal Tibet, XVII-XVIII secolo.

Origini e caratteristiche

La prima apparizione di Yama avviene nei Veda. È considerato uno degli esseri più antichi del mondo, e sono state ritrovate forme parallele di questa deità in tutta l'Eurasia. È noto come Yima presso i fedeli di Zoroastro, è considerato della stessa natura di Ymir delle leggende nordiche, mentre è divenuto Enma nelle leggende giapponesi. Inoltre si può fare un paragone con il dio greco degli inferi, Ade, il dio romano Plutone, e con la divinità egizia Anubis.

Il nome deriva dalla radice yam ("frenare","finire") uguale a quella mediorientale.

Nelle raffigurazioni tradizionali appare con il corpo verde, con gli occhi infuocati, vestito con abiti rossastri, cavalcante un bufalo nero.[1] Talvolta è rappresentato come un vecchio armato di spada e scudo.[2]

Nella tradizione vedica, Yama (fratello di Manu, progenitore dell'umanità) è considerato il primo uomo che morì, espiando le proprie colpe e ottenendo rifugio presso la dimora celeste; in virtù di questo suo primato, ottenne il controllo sui defunti. In alcuni passaggi, tuttavia, ci si riferisce a lui già come il dio della morte.

Durante i funerali, tuttora gli indiani recitano inni vedici dedicati a Yama.

Note

  1. ^ Massimo Izzi, Dizionario dei mostri, ediz. L'Airone, Roma, 1997, (alla pag. 116 - voce "Yama")
  2. ^ Pio Filippani-Ronconi,Miti e religioni dell'India, Newton Compton, 1992, Roma, pag. 167

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