Arte bizantina

arte della civiltà bizantina

L'arte bizantina si è sviluppata tra il IV ed il V secolo nell'impero bizantino, di cui Costantinopoli, era la capitale, la così detta “città museo”. In senso più stretto si parla di arte bizantina a partire dalla definitiva separazione dell'Impero romano in una parte occidentale ed una orientale, quindi dal V secolo, perché le architetture antecedenti rientrano ancora nello stile dell'arte tardoantica e paleocristiana. le caratteristiche più evidenti dei canoni dell'arte bizantina sono l'anti-plasticità e l'anti-naturalismo, intese come appiattimento e stilizzazione delle figure, volte a rendere una maggiore monumentalità ed un'astrazione soprannaturale.

File:Istanbul-basilica di Santa Sofia.jpg
La basilica Hagia Sophia ad Istanbul
Immagine del Cristo - Hagia Sophia

Costantinopoli

Dopo la fondazione della nuova Capitale da parte di Costantino I nel 330, iniziò un complesso programma di costruzione incentrato a legare indissolubilmente la nuova città monumentale con il nome del suo fondatore. L'unico monumento superstite dell'epoca di Costantino è l'Ippodromo, monumentale arena per i giochi che aveva anche la funzione di permettere l'"epifania" dell'Imperatore, che si mostrava nella sua tribuna circondato dagli attributi del suo potere e veniva acclamato dal popolo in una visione che doveva sembrare divina.

Con Teodosio II vi fu un considerevole ampliamento della città, testimoniato da un vigoroso sviluppo urbano che indusse l'Imperatore a far costruire una nuova cinta muraria che da lui prese il nome. Ma fu solo in epoca Giustinianea (VI secolo) che Costantinopoli acquisì quelle caratteristiche monumentali che ne fecero la più splendida città allora conosciuta, soppiantando definitivamente in ricchezza e popolazione i più ricchi e antichi centri urbani del Mediterraneo orientale (Alessandria, Antiochia) e la stessa Roma, la cui popolazione si era ridotta, a seguito delle invasioni barbariche e delle guerre gotiche a poche decine di migliaia di anime.

Durante il regno di Giustiniano furono infatti edificati alcuni dei monumenti più famosi di Costantinopoli, come la magnifica Hagia Sophia, la chiesa della Santa Sapienza, ricostruita in seguito a un incendio nelle forme monumentali date dalla maestosa cupola che irradia di una luce quasi ultraterrena il vastissimo spazio dell'aula a base centrale della basilica. Altre opere dell'epoca di Giustiniano sono la Hagia Eirene, la chiesa dei Santi Sergio e Bacco, la ricostruzione della chiesa dei Santi Apostoli

La capitale si affermò presto come centro di irradiazione artistica in tutti i campi, grazie al convergere di artisti provenienti da tutto l'impero, che poi riportavano nelle province le novità apprese.

Per quanto possa sembrare paradossale, per studiare i capolavori pittorici e musivi bizantini bisogna recarsi fuori dalla zona dell'Impero Romano d'Oriente e in particolare in Italia, poiché durante il periodo dell'iconoclastia (VII secolo) vennero vietate tutte le raffigurazioni sacre, con la distruzione sistematica di tutte le espressioni artistiche antiche nelle zone di effettiva giurisdizione dell'Imperatore di Bisanzio.

Ravenna

 
Mosaici di San Vitale, Ravenna

A Ravenna si sono conservati i migliori mosaici risalente all'epoca di Giustiniano, grazie il programma celebrativo iniziato dal vescovo Massimiano a partire dal 560 circa. Specialmente nella Basilica di San Vitale, a base ottaogonale con sorprendenti analogie con la chiesa dei Santi Sergio e Bacco a Costantinopoli, tanto da aver fatto pensare alla mano delleo stesso architetto, ha un intreno sontuosamente decorato, con marmi policromi, stucchi, capitelli e pulvini scolpiti, ma soprattuto da celeberrimi mosaici, dove è celebrata l'epifania di Giustiniano e dell'Imperatrice Teodora, ciascuno accompagnato dai personaggi della corte, tutto lo sfarzo che richiedeva il loro status politico e religioso.

L'arte bizantina si staccò dalla precedente arte paleocristiana per la maggiore monumentalità delle figure, che penalizzò però la resa dei volumi e dello spazio: i corpi sono assolutamente bidimensionali e stereotipati, e solo nei volti regali si nota uno sforzo verso il realismo, nonostante l'idealizzato ruolo semidivino sottolineato dalle aureole. Non esiste prospettiva spaziale, tanto che i vari personaggi sono su un unico piano, hanno gli orli delle vesti piatti e sembrano pestarsi i piedi l'un l'altro. Nonostante questo si rimane abbagliati dalla ricchezza delle vesti dei personaggi e dallo splendore dei loro attributi, immersi nel fondo oro che dà loro una consistenza ultraterrena.

Dello stesso periodo è anche la serie di Martiri e Vergini nella chiesa di Sant'Apollinare Nuovo, dove sono ormai ben chiari gli elementi dell'arte bizantina:

  • la ripetitività dei gesti,
  • la preziosità degli abiti,
  • la mancanza di volume (con il conseguente appiattimento o bidimensionalità delle figure),
  • l'assoluta frontalità,
  • la fissità degli sguardi,
  • la quasi monocromia degli sfondi (in abbacinante oro),
  • l'impiego degli elementi vegetali a scopo puramente riempitivo e ornamentale,
  • la mancanza di un piano d'appoggio per le figure che, pertanto, appaiono sospese come fluttuanti nello spazio.

Chiusero la stagione dell'arte ravennate i mosaici di Sant'Apollinare in Classe, dove la rappresentazione è ormai dominata dal simbolismo più puro, ormai staccato completamente da qualsiasi esigenza naturalistica di stampo classico.

Roma

 
Strati sovrapposti (1° e 2°), Santa Maria Antiqua, Roma
 
Madonna Theotokòs, Santa Maria in Trastevere

Durante l'epoca di Teodorico, dal 493 al 526, Roma visse un periodo di pace, governata dal cancelliere Cassiodoro, mentre il Re risiedeva a Ravenna. Mentre i monumenti cittadini subivano un inesorabile e irrimediabile degrado, tanto da alimentare un mito nostalgico dell'antica Roma (Teodorico stesso si fece mandare colonne e marmi dei palazzi imperiali). Di rilievo fu l'iniziativa di Papa Felice IV (526-530), che decise di rompere la stasi facendo edificare una chiesa nel centro del foro romano, la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, tramite il riutilizzo di parti di edifici preesistenti quali la sala delle udienze e la biblioteca del Tempio della Pace e il vestibolo di Massenzio. Si trattava di una rottura della stasi edilizia nel Foro durata più di due secoli e sanciva la continuità tra tradizione classica e cristianesimo in un luogo altamente simbolico.

Il grande mosaico del catino absidale rappresenta Cristo tra i Santi Cosma e Damiano e rispetto al mosaico di Santa Pudenziana (fine del IV, inizio del V secolo) mostra il passaggio a una rappresentazione più irreale, simbolica e soprannaturale, con il Cristo nell'atto di scendere da una cortina di nuovole disposte in scorcio, che forma un rigido schema triangolare, come se stesse dirigendosi verso l'osservatore. Poiché però a Roma la tradizione classica offriva ancora modelli su cui confrontarsi, questi mosaici mostrano un senso plastico ed una caratterizzazione delle figure più sviluppati dei coevi mosaici bizantini.

Dopo la conquista di Roma durante le Guerre Gotiche (552), la città toccò il minimo storico di abitanti (30.000), entrando nel periodo più buio della sua storia. Inizialmente i bizantini si preoccuparono di restaurare le opere pubbliche di necessità immediata, quali mura, acquedotti, e ponti legati alle vie consolari. La cristianizzazione del centro proseguì con l'apertura di chiese in edifici pubblici o la riconversione di templi come il Pantheon, consacrato nel 609, o il Tempio della Fortuna Virile, divenuto tra l'872 e l'882 chiesa di Santa Maria in Gradellis. Dall'auula di rappresentanza dei palazzi imperiali venne ricavata la chiesa di Santa Maria Antiqua, coperta da una frana nell'847 e riscoperta solo nel Novecento, con importante tracce di un ciclo di affreschi databile con notevole precisioni (grazie ad iscrizione ed altre fonti) a quattro interventi diversi:

  1. Il primo è quello della Madonna col bambino tra angeli nella nicchia centrale, dipinta subito dopo la conquista bizantina, quasi a sottolineare il cambio di destinazione del palazzo, che presenta la marcata frontalità "iconica" tipicamente bizantina.
  2. Il secondo è quello dell'Annunciazione, di mano di un artista più raffinato e più attento agli effetti della luce, e risale al 565-578, quando l'aula venne destinata a cappella palatina.
  3. Il terzo risale al 650 circa, con le tracce sulla parete palinsesto (Santi Basilio e Giovanni e altri frammenti).
  4. Il quarto coincide con il pontificato del papa greco Giovanni VII (705-707), ed è rappresentato dall'immagine di San Gregorio Nazianzeno nell'abside ed altre scene nel presbiterio, con uno stile così vicino all'arte bizantina da aver fatto pensare ad artisti provenienti da Costantinopoli.

Pertanto, se fino al V secolo l'arte romana (soprattutto paleocristiana) seguì uno sviluppo autonomo, costituendo semmai essa stessa un modello, limitatamente ad alcuni aspetti, per molti artisti bizantini, a partire dal VI secolo, a seguito della liberazione giustinianea della città dal giogo gotico e ancor più nei due secoli successivi, convivranno nella Città eterna sia influssi strettamente romano-orientali, sia stimoli verso il classicismo. Se il mosaico del catino absidale di Sant'Agnese fuori le mura (625-638) presenta tre figure isolate, altamente simboliche e immateriali, circondate da un abbagliante fondo oro, gli affreschi della Cappella di Teodoto (un alto funzionario) presso Santa Maria Antiqua mostrano influenze dalla Siria e dalla Palestina, con un uso semplice del colore e del disegno, ma altamente efficace. Ci restano di quel periodo anche una serie di icone sparse in varie chiese: una Madonna al Pantheon datata 609, o la Madonna Theotokòs di Santa Maria in Trastevere (datazione incerta tra il VI e l'VIII secolo) con una rigida frontalità e colori smaglianti messi in relazione con il primo strato di affreschi di Santa Maria Antiqua.

Altre immagini

Bibliografia

Testi fondamentali per lo studio dell'arte bizantina sono i due volume di Ernest Kitzinger Il culto delle immagini. L'arte bizantina dal cristianesimo delle origini all'iconoclastia (edito da La Nuova Italia, Firenze, 1992) e L'arte bizantina. Correnti stilistiche nell'arte mediterranea dal III al VII secolo (pubblicato da Mondadori, Milano, 1989).

Ulteriore bibliografia:

  • Arte Bizantina - Jannick Durand 2001 by KeyBook/Rusconi libri srl, Santarcangelo di Romagna stampato in Italia a cura di LI.BER progetti editoriali di Genova Traduzione di Mario Barboni
  • L'arte bizantina in Grecia, A.Alpago Novello e G.Dimitrokallis, Motta, 1995
  • L'estetica bizantina, V.V. Bychon, Galatina, Lecce 1983
  • I bizantini in Italia, G.Cavallo, V.Von Falkenhausen, Aa.Vv., Scheiwiller, 1982
  • Storia universale dell'arte. L'arte bizantina, A.Cutler e J.Nesbitt, UTET, 1989
  • Bisanzio. L'arte bizantina del Medioevo dall'VIII al XV secolo, A.Grabar, Il Saggiatore, 1964
  • Storia della pittura bizantina, V.N.Lazarev, Einaudi, 1967

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni