Grammatica swahili

Preambolo, discussione della difficoltà fondamentale dello swahili e come risolverla

La lettura del paragrafo è più fluida se a monte si conosce bene la pronuncia e l’alfabeto latino usato per scrivere in swahili standard. Entrambi sono già stati illustrati in un capitolo apposito.

Quanto alla caratteristica fondamentale (e difficoltà fondamentale, mentre altre non sono veramente quella fondamentale) dello swahili, essa è proprio la concordanza di numero basata sul sistema di 8 classi di nomi, tale per cui in primis un determinato prefisso forma il singolare e il plurale di una parola. Contemporaneamente, la conoscenza del singolare e del pattern della classe (cioè che tipo di vocaboli contiene una classe) in larga misura permettono l’identificazione della classe, ragion per cui si capisce con che prefisso formare il plurale del vocabolo. Le classi, se si riuniscono i singolari e plurali in coppia, sono 8, ma molte grammatiche li separano e spiegano che ce ne sono 18. Altre ancora spiegano che lo swahili ne ha 20: semplicemente, in passato ne possedeva altre due, oggi obsolete ma ancora presenti nelle altre lingue Bantu. Qui, per semplificare, si prende la versione che spiega che lo swahili ha “8 classi”.

La difficoltà nasce nel momento in cui più categorie grammaticali hanno l’accordo con questo prefisso che dipende dal nome e dal suo numero (peraltro il prefisso non è universale: esistono 8 classi). L’accordo/concordanza con il prefisso del nome per il singolare o plurale, variabile in base alla classe, coinvolge infatti l’aggettivo qualificativo, l’aggettivo/pronome dimostrativo, l’aggettivo/pronome possessivo, tutti i numeri tranne il 6/7/9/10, la preposizione “di” per indicare il complemento di specificazione e il verbo alla terza persona quando riferito al nome in questione. Per esempio, “bambino > bambini” è una parola appartenente alla “classe 1 m-wa” (mtoto > watoto), mentre altre parole come “libro > libri” appartengono invece alla classe 2 ki-vi (kitabu > vitabu). “bello > belli, due, questo > questi, quello > quelli, mio, i libri/i bambini/il libro/il bambino illustra <inserire argomento a caso>” prendono certi prefissi se si riferiscono a “bambino” o a “libro”, a cui si aggiunge il fatto che in questo preciso caso le parole sono state selezionate per fare l’esempio al singolare: potrebbero essere “bambini” e “libri”. Già esse stesse in partenza hanno un diverso singolare e plurale: wa- funziona con la classe 1 m-wa, non con altri nomi: il plurale di “libro” è vitabu, non *watabu. Si ricorda che molte informazioni sulla classe vengono dal singolare, che contiene già il prefisso: è anche la forma dei dizionari cartacei e online e le 8 classi hanno dei pattern (non contengono in toto dei vocaboli alla rinfusa).

Il sistema di prefissi per formare i tempi verbali affermativi e negativi, eccetto la terza persona riferita non ai pronomi personali “lui/lei, loro” come soggetto, è invece piuttosto regolare; le 8 classi seguono in parte dei pattern e la formazione del plurale diventa meccanica, quindi non rappresenta la difficoltà principale.

Un modo di superare la difficoltà nella concordanza potrebbe quello di studiare un vocabolo al singolare e plurale (sono meccanici) con degli elementi annessi già declinati al singolare e plurale (sono quelli che creano la difficoltà principale), in modo da mutare una difficoltà in un automatismo o in un punto di forza nell’apprendimento siccome lo swahili è piuttosto ferreo in queste regole, salvo poche eccezioni e dei nomi e aggettivi invariabili in numero (a questi si aggiungono dei numeri che non concordano in classe). Per esempio, se si studia la parola “libro”, kitabu (peraltro è un prestito arabo facilmente riconoscibile), si studia il plurale vitabu (è di classe 2 ki-vi) e si unisce a elementi tradotti in swahili come “il mio libro > i miei libri; questo libro > questi libri; quel libro > quei libri; il libro bello > i libri belli; il libro illustra… > i libri illustrano…; due libri; il libro del professore > i libri del professore”. In un’ipotetica frase come “questi miei libri belli illustrano la storia di Mozambico”, gli elementi e i dati fondamentali sono la classe della parola “libro” (classe 1 ki-vi) e il fatto che è una parola plurale (vitabu). Mentre la prima soluzione consiste nell’affrontare il problema non consiste solo nel legare le categorie grammaticali più critiche al vocabolo (o almeno al suo pattern singolare-plurale), la seconda consiste nell’impostare fin dal primo momento una spiegazione in cui tutti questi elementi sono già trattati insieme e interconnessi (basta conoscere a monte un pugno di radici che riguardano le componenti grammaticali critiche). Il sistema verbale si può approfondire a parte siccome è piuttosto ferreo e presenta una criticità solo se i verbi hanno come soggetto non un pronome personale soggetto (e.g. egli parla, loro parlano VS il bambino parla, i bambini parlano).

Lo swahili in sintesi si può pensare come una lingua sub-sahariana che funziona basandosi su un grande sistema dal funzionamento ferreo di prefissi e infissi che modificano la radice delle varie parole. In molte altre caratteristiche, è molto più spartana e snella rispetto alle lingue neo-romanze (e.g. non vi è morfologia per il genere femminile in nessuna categoria grammaticale e non esistono gli articoli, come in cinese. Al massimo, delle parole cambiano interamente nel passaggio da maschile a femminile, e.g. baba > mama). Le radici si possono immaginare come “radici nominali, radici verbali, radici possessive, radice dimostrativa prossimale e distale, radici numerali, radici aggettivali, radici preposizionali”.

Il sistema verbale, come già accennato, non è la difficoltà principale. La lettura del paragrafo è più fluida se a monte si conosce bene la pronuncia e l’alfabeto latino usato per scrivere in swahili standard. Entrambi sono già stati illustrati in un capitolo apposito. Siccome l’alfabeto usato è quello latino, tutti i suoni sono disambiguati, contrariamente all’alfabeto arabo, anticamente usato e che non necessariamente disambigua tutte le vocali. La pronuncia dello swahili è semplice e ha un’alta corrispondenza con la grafia, contrariamente a lingue come l’inglese, il francese, il tibetano, il birmano e l’islandese. Alcuni suoni sono presi a prestito dall’arabo ma si possono approssimare. Molti suoni complessi presenti nelle parole arabe originali, e.g. i suoni faringalizzati e faringali, cadono o sono approssimati in swahili. Pertanto, nemmeno la scrittura e la pronuncia sono la difficoltà principale. Il vocabolario, che comunque al 30% è imparentato con l’arabo e presenta molti altri prestiti dal portoghese e inglese e qualche prestito sporadico dal persiano e hindi, rappresenta una difficoltà nella misura in cui un apprendente non conosce già una lingua Bantu.

Punti grammaticali da conoscere prima delle 8 classi nel dettaglio

Gli aggettivi qualificativi seguono il nome a cui si riferiscono e consistono in una radice aggettivale a cui si attacca un prefisso che dipende dalla classe e numero del nome. Alcuni aggettivi sono invariabili e un buon vocabolario li segnala. Per esempio, -zuri (bello) se riferito a nomi di classe 1 m-wa è “mzuri, wazuri” (bello/a, belli/e). Si disambigua subito che non ci sono segnetti (e.g. il trattino/hyphen o la sbarra/slash) che separano suffissi e infissi dalla radice, ma nella fase di esposizione e studio si possono usare a piacere per rendere i due distinguibili.

Il legame/concordanza riguarda pure tutti i numeri tranne il 6/7/9/10/multipli di dieci. Quindi, i numeri da imparare il prima possibile sono 1, 2, 3, 4, 5, 8. La concordanza (chiaramente sempre al plurale tranne con “uno”, a priori con il singolare/forma del vocabolario) riguarda non solo questi numeri precisi, ma anche quando si trovano come unità in altri numeri, e.g. 11, 12, 13, 14, 15, 18, 118, 1118… I numeri in esame sono: XXXX.

Gli aggettivi e pronomi possessivi hanno le seguenti radici:

-angu

-ako

-ake

-etu

-enu

-ao

La preposizione “di”, più semplicemente, consiste nella radice preposizionale -a. La prima parte si accorda con il possessore, che sintatticamente è in prima posizione (e.g. “il libro del bambino, i libri del bambino”: il libro è il possessore e -a si accorda con la classe di “libro” > kitabu cha mtoto, vitabu vya mtoto). Anche l'avverbio interrogativo "dove?" si comporta allo stesso modo e la sua radice è -ko: "X dove è? X dove sono?" si rende come "X -ko wapi?".

Gli aggettivi e pronomi dimostrativi non hanno il genere e sono distinti in numero e in base alla deissi prossimale o distale, cioè se si riferiscono a oggetti vicini e lontani. Sono solo 2, contrariamente a lingue come lo spagnolo, portoghese, giapponese e dialetto fiorentino (“questo, codesto, quello”): ricalcano dunque l’italiano corrente “questo, quello”. Il deittico prossimale consiste in una radice in prima posizione che tipicamente è “hi-” e a volte “ha-” (in un solo caso, “hu-”). Ricorda vagamente la parola “qui, qua” pronunciata in fiorentino: “hui, hua”. In generale, ha un’aspirazione sorda. La deissi distale è basata sulla radice in seconda posizione “-le” e ricorda vagamente la parola “lì” in bergamasco, e.g. “quello lì” > “chèl lè”. In sintesi, la radice della deissi prossimale è hi-/ha- (tranne in “huyu”, “questo/a” riferito ai nomi di classe 1 m-wa), quella di quella distale è -le. L’aggettivo dimostrativo si usa sintatticamente dopo il nome a cui si riferisce. Le deissi, come seconda funzione fondamentale, in swahili rimandano al soggetto nella struttura “tema-rema/topic-comment”, che esiste in tutte le lingue. Si pensi alla frase in italiano molto colloquiale “Il mio amico -lui viene da Mozambico e parla portoghese” e a “Le mele e le arance… -quelle mettile vicino ai kiwi”: si introduce il topic di cui si parla e si riprende per aggiungervi informazioni di solito nuove. Ebbene, in swahili è normale sentire i pronomi dimostrativi in una simile struttura, e.g. “quell’uomo ricco viene da Angola > (l’)uomo ricco(,) quello viene (da) Angola”.

Il sistema verbale si può spiegare a parte, ma ha un legame con le classi se il soggetto non è un pronome personale soggetto (per logica, sarà sempre una terza persona singolare o plurale, e.g. il bambino scrive, i bambini scrivono). Quindi, si possono prendere uno o due verbi fantoccio in un tempo fantoccio solo e unicamente per collegargli l’infisso durante la spiegazione, anche senza capire come funzionino i verbi e il sistema verbale in swahili. Uno deve essere polisillabico alla forma del dizionario, cioè l’infinito (da tre sillabe in su), mentre l’altro, se si vuole usare, deve essere bisillabico. Come coniugazione fantoccio si può prendere il presente indicativo in diatesi attiva, chiaramente alla terza persona. Due ottimi verbi fantoccio sono “kueleza” (spiegare, 4 sillabe) e “kula” (mangiare, bisillabico). La struttura da imparare a memoria per ora è “<soggetto> $$naeleza, <soggetto> $$nakula”: al posto di $$ si mette il prefisso della classe del soggetto.

Le 8 classi, di cui si elencano tutti i nomi e uno dei tipici ordini di spiegazione, sono le seguenti: classe 1 m-wa, classe 2 ki-vi, classe 3 N (non ha indicazioni di prefissi, ma di fatto è i-zi), classe 4 ji-ma (e, di fatto, anche li-ya), classe 5 m-mi, classe 6 , classe 7 , classe 8 . Le prime classi sono quelle con più vocaboli in assoluto, tale per cui la suddivisione del vocabolario swahili in classi è sbilanciata: alcune classi saranno più numerose e utilizzate di altre. Si ricorda che la classe 9 e 10, qui non trattate, in swahili moderno sono cadute in disuso.

Le 8 classi e trattazione completa della concordanza classe per classe

Classe 1 m-wa

La prima classe su otto, che raggruppa tutti gli esseri viventi eccetto le piante (quindi perlopiù uomini e animali, insetti inclusi), è detta “classe 1 m-wa”, tale per cui il singolare/la forma del dizionario inizia a priori in m-. Per formare il plurale, m- si sostituisce in blocco con il relativo prefisso del plurale wa-. Un esempio è “bambino/a > bambini/e”: mtoto > watoto (con i trattini utilizzabili in fase di esposizione e studio, m-toto > wa-toto. La forma base nel dizionario è “mtoto”. La radice nominale in questo caso è -toto, “la bambinità”). L'unica parola diffusa irregolare è "mwanafunzi > wanafunzi" (studente > studenti).

Attenzione: alcuni nomi di parentela appartengono a un’altra classe (la 3), ma non solo iniziano con altri suoni, ma in più quindi questo spiega che non tutte le parole riferite a esseri viventi sono di classe 1 m-wa e iniziano in m-. Anche degli animali appartengono a un’altra classe, che comunque inizia con altri suoni. Quindi, il fatto che una categoria semantica sia raggruppata in una classe non vuol dire che si limiti a essa. Laddove ci sono sovrapposizioni/overlap di prefissi (e.g. la classe 1, 3 e 5 hanno parole che iniziano in m- al singolare) o presenza della stessa categoria semantica in più classi, come appena dimostrato, non si crea confusione. Il principio base, in sintesi, laddove ci sono casi di overlap semantici o di prefissi, è quello di triangolare/intrecciare le conoscenze sulla classe con il prefisso che si ha davanti.

  • Partendo dal presupposto che nella classe 1 m-wa i nomi singolari e plurali iniziano rispettivamente in m- e wa-, gli aggettivi qualificativi riferiti a tali nomi inizieranno anch’essi in m- o wa- in base al numero del nome. Si sentirà e vedrà dunque una struttura “m- m-” o “wa- wa-”, e.g. “-refu” (radice aggettivale per dire “alto”) > mtoto mrefu, watoto warefu (il bambino/a alto/a, i bambini/e alti/e). Riscritto con i trattini, m-toto m-refu, wa-toto wa-refu. Si ricorda che, in swahili, degli aggettivi qualificativi sono invariabili: si usano senza prefissi, così come appaiono, e.g. “pulito/a/i/e”: safi (“il bambino pulito, i bambini puliti” > m-toto safi, wa-toto safi). Un buon dizionario indica in qualche modo che sono invariabili. Tutti gli aggettivi riferiti a persone e animali prendono il prefisso m-/wa-, a prescindere dalla classe delle persone o esseri viventi (sono distribuiti in più classi ma ciò, in questo preciso contesto, è ininfluente).
  • Gli aggettivi dimostrativi hanno nella classe 1 m-wa un’irregolarità nella radice dimostrativa prossimale: sono hu- (singolare) e ha- (plurale), quindi il singolare va imparato a memoria. La deissi distale è sempre regolare: -le. Ebbene, in questa classe, le deissi prendono “yu” (singolare) e “wa” (plurale):

hu-yu (questo/a > quest* oppure quest@) (non è *ha-yu)

ha-wa (questi/e)

yu-le (quello/a)

wa-le (quelli/e)

  • Gli aggettivi possessivi prendono il prefisso w- (la radice spiega tutto il resto che serve, ciò il possessore: il prefisso spiega solo la classe del nome siccome c’è concordanza). Non c’è in questo preciso caso una distinzione di numero ma il contesto o il prefisso nel nome lo disambiguano:

w-angu

w-ako

w-ake

w-etu

w-enu

w-ao

Pertanto, “il mio bambino, i miei bambini” è > m-toto w-angu, wa-toto w-angu.

  • Quanto al verbo alla terza persona, prende a- e wa-: “il bambino spiega, i bambini spiegano; il bambino mangia, i bambini mangiano” > m-toto a-na-eleza, wa-toto wa-na-eleza; a-na-kula, wa-na-kula. Per grande coincidenza, i prefissi sono uguali ai prefissi personali dei pronomi personali soggetto “lui/lei; loro” (yeye a-, wao wa-): vedi avanti.
  • La preposizione -a prende w-, diventando “wa”. Un inciso un po’ assurdo, “il bambino della foresta, i bambini della foresta”, sarebbe > m-toto w-a msitu, wa-toto w-a msitu. -ko invece al singolare prende yu-, mentre al plurale prende wa-: yuko, wako.

Come intuibile dalla triangolazione, “msitu” non è di classe 1 m-wa siccome, anche se inizia in m-, ha un altro campo semantico: è di classe 5 (m-situ > mi-situ. “Il bambino delle foreste, i bambini delle foreste” > mtoto wa mi-situ, watoto wa mi-situ). Questo è un primissimo esempio concreto di triangolazione (i casi totalmente irregolari comunque esistono, ma sono abbastanza rari. Per esempio, mbwa “cane” è un animale, ma non è di classe 1 m-wa, non vuol dire che tutti gli animali sono di classe 1 ed è uno di questi rari casi: molti altri non sono problematici a un esame tramite triangolazione).

  • Con il numero uno e tutti gli altri numeri, XXX

La classe 2 ki-vi

La seconda classe, che raggruppa degli oggetti non viventi, è detta “classe 2 ki-vi”: il singolare per nomi e aggettivi (forma del vocabolario) inizia in ki-, che per formare il plurale si sostituisce in entrambi con vi-. Non contiene i prestiti a meno che accidentalmente inizino al singolare con ki-, come un esempio celeberrimo derivante dall’arabo adattato e accomodato, “kitabu” (libro) > “vitabu” (libri). A questa classe appartiene anche la parola “testa” (kichwa), ma è una parte del corpo: non è un essere vivente. Vi appartiene pure il nome completo della lingua swahili, “Kiswahili”, ma ovviamente è invariabile, a meno che ci si rivolga a tutte le varietà di swahili con un nome poetico come “Viswahili”, le lingue swahili. Attenzione alla maiuscola. In sintesi, nella classe 2 ki-vi vi appartengono molti oggetti/non viventi (non svariati nomi comuni di persona e svariati animali, che sono di classe 1 m-wa), i nomi delle lingue e qualche prestito che accidentalmente inizia in ki-. Ovviamente, non raccoglie tutti gli oggetti/non viventi, nella stessa misura in cui tutti i nomi comuni di persona e animali non sono nella classe 1 m-wa. Come già intuito, la classe in questione non è nemmeno preconfezionata per accogliere i prestiti, ma ne esiste effettivamente un’altra ad hoc (vedi avanti).

  • Gli aggettivi qualificativi riferiti ai nomi di classe 2 ki-vi prendono proprio ki- e vi-: “il libro nuovo, i libri nuovi” > ki-tabu ki-pya, vi-tabu vi-pya. L’inciso assurdo “il bambino nuovo, i bambini nuovi” per assurdo sarebbe > m-toto m-pya e wa-toto wa-pya.
  • Con i nomi di classe 2 ki-vi, gli aggettivi e pronomi dimostrativi sono molto regolari (radice prossimale hi-, distale -le) e, al singolare e plurale, prendono ancora una volta “ki, vi”:

hi-ki (questo/a)

hi-vi (questi/e)

ki-le (quello/a)

vi-le quelli/e

  • La preposizione -a al singolare prende *ki che, per palatalizzazione (si pensi al latino classico /’kikero, ka’elum/ > italiano moderno “Cicero(ne), cielo”), muta in ch-a. Al plurale, prende *vi-, che forma un dittongo: vy-a. “Il libro del bambino, i libri dei bambini” > ki-tabu ch-a mtoto, vi-tabu vy-a watoto. -ko prende direttamente ki-, vi-: kiko, viko.
  • La stessa casistica si applica agli aggettivi e pronomi possessivi: *ki- > ch- al singolare e *vi- > vy- al plurale (stavolta c’è distinzione precisa di numero):

ch-angu, vy-angu

ch-ako, vy-ako

ch-ake, vy-ake

ch-etu, vy-etu

ch-enu, vy-enu

ch-ao, vy-ao

  • Con i numeri, XXX
  • Con i verbi alla terza persona, si attacca al verbo la prefisso ki-, vi-: “il libro illustra, i libri illustrano”. Ki-tabu ki-na-eleza, vi-tabu vi-na-eleza.

Classe 3 N (i-zi)

La classe 3 N si può indicare con una generica lettera N perché include molti nomi miscellanei che iniziano con una consonante nasale: m-, n-, ny-, ng-. In più, non si limita solo a questa caratteristica: ha il grande pregio di essere la classe in cui si raccolgono gran parte dei prestiti dalle lingue straniere. Infine, contiene svariati animali e nomi di parentela (si dividono tra classe 1 m-wa e classe 3 N). Tutti i nomi di questa classe sono invariabili in numero: esso si capisce dal contesto o da altri elementi nella frase. Un punto confusionario deriva dalla presenza di una m- al singolare: è lo stesso suono della classe 1 m-wa, ma la triangolazione in quasi tutti i casi permette di capire la classe giusta. Per esempio, un oggetto che inizia in m- difficilmente sarà di classe 1 e viceversa. In caso di dubbio, un buon dizionario sbroglia il plurale (e dunque anche la classe e viceversa). Questa categoria, a causa del fatto che comunque le altre categorie grammaticali prendono dei suffissi, di fatto si può immaginare come "classe 3 i-zi":

  • Gli aggettivi qualificativi riferiti a nomi di questa classe (si ricorda sempre che, in generale, alcuni aggettivi sono invariabili in swahili) prendono l'accordo invariabile come numero tramite un prefisso nasale ma, a differenza delle altre classi, sorgono delle variazioni e non tutti prendono il prefisso: davanti a d-, z-, g-, gli aggettivi prendono "n", tale per cui si formano i cluster consonantici a due membri nd-, nz-, ng-. In più, davanti a b-, per un fenomeno di assimilazione muta in pronuncia e ortografia in "m", formando il cluster "mb-": si pensi allo stesso fenomeno nell'italiano "un dado VS un pallone". Di quelli che iniziano in p-, solo "pya" (nuovo) prende il prefisso: "mpya". Se inizia in r-, avviene una mutazione nella radice aggettivale tale per cui si ottiene il cluster "nd", e.g. refu > ndefu (lungo). Quelli che iniziano in w-, per esempio il numero due (-wili, che prende l'accordo di classe), inizieranno con il cluster "mb" (> mbili). In tutti gli altri casi, gli aggettivi restano indeclinati.
  • Gli aggettivi e pronomi dimostrativi prendono "i" al singolare e "zi" al plurale. La radice prossimale è hi- e quella distale è sempre -le. Ergo, il primo elemento propriamente gramamticale da cui si ricava il numero è proprio il dimostrativo:

hi-i (questo/a)

hi-zi (questi/e)

i-le (quello/a)

zi-le (quelli/e)

  • La preposizione -a prende *i- > y- al singolare (si forma un dittongo) e z- al plurale: *ia > ya e za, e.g. "il computer del bambino, i computer del bambino" > kompyuta ya mtoto, kompyuta za mtoto. Quindi, anche dalla preposizione nel complemento di specificazione si ripesca il numero. -ko prende direttamente i-, zi-: iko, ziko.
  • Gli aggettivi e pronomi possessivi prendono anch'essi *i- > y- e z-: anche il possessivo permette di ripescare il numero.

y-angu, z-angu

y-ako, z-ako

y-ake, z-ake

y-etu, z-etu

y-enu, z-enu

y-ao, z-ao

  • Con i numeri,
  • Con i verbi alla terza persona, il prefisso è i-, zi-, senza nessuna irregolarità.

Classe 4 ji-ma (li-ya)

La classe 4 ji-ma, oltre a contenere qualche nome miscellaneo (e.g. il prestito inglese molto diffuso treni > matreni), di base contiene svariati elementi della flora (piante e erba con fiori sono esseri viventi, ma considerati a parte rispetto a uomini e animali) e frutti (si noti la contiguità concettuale). Le piante che non sono della classe 4 ji-ma sono della classe 5 m-mi: le due classi si spartiscono questi nomi e quelli che iniziano per m- si distinguono guardando il plurale o consultando un buon dizionario. La classe 4 ji-ma contiene pure i nomi usati per specificare le quantità di nomi sia contabili che non contabili, cioè i nomi di unità (e.g. due casse di mele) e qualche nome collettivo (e.g. un gregge di capre). Infine, raccoglie le parti del corpo che sono in coppia, e.g. occhi, orecchie, e piedi (più i denti) ma non le mani e le gambe (classe 5 m-mi). Si riconoscono, a livello morfologico, perché sono parole che iniziano in ji-, che al plurale si sostituisce con ma-. Qualche nome ha a prescindere la forma plurale, come i tre vocaboli molto diffusi "maji, maziwa, mafuta" (acqua, latte, olio). Altri vocaboli non iniziano in ji- ma con sillabe random, ma la loro sfera semantica e il plurale li rende identificabili: al plurale, si attacca direttamente ma-. La classe di base si chiama "classe 4 ji-ma", ma negli accordi, gli affissi di fatto sono "li, ya".

  • Gli aggettivi qualificativi riferiti a nomi di questa classe al singolare restano invariati se sono almeno bisillabici (se monosillabici, prendono ji-). Al plurale prendono il prefisso ma-, ma se iniziano già per vocale, il prefisso è soggetto a caduta vocalica e si riduce in m-.
  • Gli aggettivi e pronomi dimostrativi prendono anch'essi li-, ya-; la radice prossimale è hi-, mentre quella distale è sempre -le:

hi-li (questo/a)

hi-ya (questi/e)

li-le (quello/a)

ya-le (quelli/e)

  • La preposizione -a prende l-, y-: la, ya. -ko prende direttamente li- ya-: liko, yako.
  • Gli aggettivi e pronomi possessivi prendono l-, y- (cadono le vocali):

l-angu, y-angu

l-ako, y-ako

l-ake, y-ake

l-etu, y-etu

l-enu, y-enu

l-ao, y-ao

  • Con i numeri, XXX
  • Con i verbi alla terza persona, si inserisce il prefisso li-, ya-.

Classe 5 m-mi

La classe 5 m-mi contiene tutti i nomi di piante che non fanno parte della classe 4 ji-ma. In particolar modo, la pianta fa parte della classe 5 ma il frutto fa parte della classe 4 (e.g. l'arancia VS l'arancio; la banana VS il banano). Pur non avendo nomi di persona o animali, il resto delle parole sono random. Infine, contiene le parole "mani, gambe". sono parti del corpo in coppia, ma sono due eccezioni notevoli siccome non sono nella classe 4 ji-ma. Il prefisso del singolare è m-, quello del plurale è mi-. Le due eccezioni al singolare sono muwa > miwa (canna da zucchero) e moto > mioto (fuoco). Se la parola di questa classe inizia in mw-, la semivocale /w/ al plurale cade (e.g. mwembe > miembe, "albero di mango"; mwili > miili, "corpo").

  • Gli aggettivi riferiti a nomi di questa classe prendono m- (se iniziano per vocale, mw-) e mi- al plurale (si crea un dittongo se l'aggettivo inizia con la vocale -e: mye-; se inizia già in i-, quest'ultima cade, quindi non se ne troveranno due di fila: è l'ennesimo fenomeno di caduta vocalica). Si ricorda sempre che alcuni aggettivi sono invariabili in swahili.
  • Gli aggettivi e pronomi dimostrativi per la seconda volta hanno un'irregolarità nella radice della deissi prossimale: è hu-, hi-, mentre quella distale è sempre -le. Al singolare prendono "u", al plurale prendono "i":

hu-u (questo/a)

hi-i (questi/e)

u-le (quello/a)

wa-le (quelli/e)

  • La preposizione -a prende w- al singolare e y- al plurale: ya, wa. -ko prende u- al singolare e i- al plurale: uko, iko.
  • Gli aggettivi e pronomi possessivi prendono w- al singolare e y- al plurale:

w-angu, y-angu

w-ako, y-ako

w-ake, y-ake

w-etu, y-etu

w-enu, y-enu

w-ao, y-ao

  • Con i numeri, XXX
  • Con i verbi alla terza persona, si usa u- al singolare e i- al plurale.

Classe 6

  • Gli aggettivi riferiti a nomi di questa classe
  • Gli aggettivi e pronomi dimostrativi
  • La preposizione -a
  • Gli aggettivi e pronomi possessivi

-angu

-ako

-ake

-etu

-enu

-ao

  • Con i numeri,
  • Con i verbi alla terza persona,

Classe 7

  • Gli aggettivi riferiti a nomi di questa classe
  • Gli aggettivi e pronomi dimostrativi
  • La preposizione -a
  • Gli aggettivi e pronomi possessivi

-angu

-ako

-ake

-etu

-enu

-ao

  • Con i numeri,
  • Con i verbi alla terza persona,

Classe 8

  • Gli aggettivi riferiti a nomi di questa classe
  • Gli aggettivi e pronomi dimostrativi
  • La preposizione -a
  • Gli aggettivi e pronomi possessivi

-angu

-ako

-ake

-etu

-enu

-ao

  • Con i numeri,
  • Con i verbi alla terza persona,

Classe 9 e 10 (in disuso)

Come già accennato, alcune grammatiche spiegano che ci sono 10 casi (o 10 coppie di casi) siccome ne calcolano due in uso nello swahili antico (una delle prime tracce scritte in alfabeto arabo di swahili è un poema epico del 1728) e oggi in disuso ma ancora in uso nelle altre lingue Bantu.

Pronomi personali soggetto e sistema verbale

Accenno all’infinito dei verbi; radice verbale affermativa-imperativa/negativa generale/imperativa negativa; verbi polisillabici/bisillabici; pronomi personali soggetto +prefissi personali

Prima di presentare i pronomi personali soggetto, bisogna necessariamente introdurre il concetto di radice verbale affermativa e negativa, anche se il sistema verbale viene spiegato più avanti.

Innanzitutto, i verbi si trovano come forma base nei dizionari all’infinito, che inizia con quello che in morfologia si chiama “prefisso” (in questo caso, il prefisso verbale dell’infinito). Il prefisso in questione, che è invariabile, è ku-, e.g. kutoka (“venire da”). Se si toglie ku-, si ottiene la sola radice del verbo in forma affermativa-imperativa, in questo caso “toka”, a cui si possono attaccare altri prefissi e infissi (e.g. il prefisso personale e l’infisso temporale). Un altro esempio basilare è il verbo kusema (“parlare”), che ha come radice verbale affermativa “-sema”. Gran parte dei verbi finisce in -a. La radice verbale negativa, usata per le forme negative, subisce un mutamento di -a finale in -i riflesso in pronuncia e ortografia (va effettuato un cambio, oltre all’aggiunta di un prefisso per la negazione: vedi avanti. Negli altri casi, non c’è alcun cambiamento di vocale finale). Per esempio, la radice negativa di kusema è -semi. Si anticipa che la radice verbale all’affermativo è già in partenza un tempo verbale utilizzabile: è l’imperativo affermativo singolare, per dare ordini (“Sema!” Parla!). Anche l’infinito è utilizzabile dove in italiano si usa l’infinito (e.g. "io so parlare swahili") e si ricicla per formare il passato negativo. Il terzo tipo di radice è quella imperativa negativa (al singolare), che è la seconda che si ottiene con la modifica di un suono a fine parola: si ottiene togliendo ku- alla forma base e sostituendo la -a finale con il suffisso dell'imperativo negativo -e (se finisce con altre vocali, non avviene nessun cambio). Per esempio, da kusema si ottiene -seme (ma, senza prefissi, questa radice è inutilizzabile per formare l'imperativo negativo). In sintesi, da kusema, le tre radici verbali (affermativa-imperativa/negativa generale/imperativa negativa [al singolare]) sono -sema, -semi, -seme.

Oltre alla distinzione in radice affermativa e negativa, la seconda distinzione è tra verbi che all’infinito sono bisillabici (e quindi avrebbero una radice monosillabica) e verbi polisillabici. Se la prima distinzione serve a formare tempi positivi e negativi, la seconda serve a imparare che i verbi bisillabici si coniugano senza togliere ku- dall’infinito/forma base; in quelli polisillabici, avviene il contrario, cioè si ritene -ku (una sola sillaba come radice sarebbe poco informativa e troppo breve e laconica).

Quanto dunque ai pronomi personali soggetto, sono parole a sé e contemporaneamente anche un prefisso personale attaccato alla radice dei verbi, ragion per cui deve essere capito come funzionano basilarmente i verbi (cosa avvenga quando alla terza persona c’è un soggetto diverso da un pronome personale soggetto, è già noto: si inserisce l’accordo con la classe del soggetto in questione, non il prefisso personale). Il prefisso personale, variabile per ogni persona, si mette prima dell’infisso verbale per indicare il tempo all’affermativo, ma se il verbo non è affermativo ma è negativo, avviene un’inversione.

In swahili, non esiste un vocabolo per dare del Lei (come in italiano moderno, portoghese lusitano/europeo e spagnolo) o del Voi (come in francese e arabo) o del Loro invece di “voi” (come Ustedes in spagnolo) e simili: ci si dà genericamente del tu al singolare e del voi al plurale. Tra prefissi, infissi e radice non ci sono trattini divisori (hyphen), ma anche durante la spiegazione e studio dei verbi si possono usare per mettere in evidenza i componenti.

I verbi in swahili possono reggere o meno preposizione (e.g. venire da), ma non tutti i casi hanno la stessa corrispondenza nelle varie lingue: per esempio, kutoka non ha bisogno di preposizione, come se fosse scontata o pre-registrata nel verbo, e.g. Io vengo dall’Italia > Io vengo Italia. Simili casi si ritrovano nelle altre lingue, per esempio “ottenere” in arabo regge la preposizione “verso” e non è dunque un verbo transitivo come in molte altre lingue, mentre “andare a” in cinese non ha preposizioni e si comporta come un verbo transitivo, e.g. io – devo – andare - scuola.

I pronomi personali soggetto e i prefissi personali (struttura affermativa) sono esposti insieme (studiarli scollegati non ha molto senso) e “$$” sostituisce il prefisso temporale. Il verbo-fantoccio selezionato è il polisillabico “kutoka”, radice verbale affermativa -toka e negativa -toki, venire da):

Mimi ni-- (e.g. mimi ni-$$-toka)

Wewe u-- (wewe u-$$-toka)

Yeye a-- (yeye a-$$-toka)

Sisi tu-- (sisi tu-$$-toka)

Nyinyi m-- (nyinyi m-$$-toka)

Wao wa-- (wao wa-$$-toka)

e.g. noi veniamo da > [sisi tu]-na-toka > sisi tunatoka; noi non veniamo da > sisi ha-tu-toki)

Con un ribaltamento (e l’accortezza di usare la radice verbale in forma negativa), si ricava dunque la struttura base (ci sono sporadiche variazioni) dei tempi negativi a partire dai pronomi personali soggetto +prefisso personale (che alla prima persona cade a prescindere). Con la dicitura-fantoccio “HH” e "SS", si indica il prefisso temporale, stavolta negativo (contrariamente a “$$”). In generale, l’aspirazione nel sistema verbale indica una negazione (nelle deissi, indica la deissi prossimale: hi-/ha-). Un prefisso negativo molto usato per esempio è ha-, per esempio, e se seguito da vocali è soggetto a caduta vocalica (questa sillaba si nota in "hapana", che significa proprio "no"). Alla prima persona diventa "si" (quest'ultimo a sua volta si usa per formare l'imperativo negativo) e dà l'impressione che l'aspirazione abbia subito una buccalizzazione (è il contrario della debuccalizzazione, e.g. latino "septem" > greco "hepta": il suono, dal profondo della gola, si ripesca e pronuncia in bocca e viceversa). Le variazioni possono essere pensate come applicazioni a questo schema base per comodità:

Mimi --- (e.g. mimi SS---toki)

Wewe -u- (wewe HH-u-toki)

Yeye -a- (yeye HH-a-toki)

Sisi -tu- (sisi HH-tu-toki)

Nyinyi -m- (nyinyi HH-m-toki)

Wao -wa- (wao HH-wa-toki)

Infine, lo swahili (come lo spagnolo, portoghese, spagnolo, romeno e arabo) è una lingua pro-drop, tale per cui alcuni elementi possono restare inespressi, tipicamente i pronomi personali soggetto. Siccome il prefisso o infisso personale indica già la persona, il pronome personale soggetto si può elidere (e.g. kucheka “ridere”: io rido > mimi ni-na-cheka > (mimi) ninacheka). Da qui si ricava anche come l’elemento più importante sia proprio il prefisso o infisso personale, piuttosto che il pronome personale soggetto.

L’infinito/forma base del verbo

Il primo tempo verbale è dunque l’infinito, che si ottiene direttamente come forma base. In alternativa, si può pensare come il prefisso verbale dell’infinito KU- attaccato alla radice verbale e senza prefisso personale variabile, e.g. toka “andare [come radice verbale]” > kutoka.

Alcuni verbi all’infinito sono: kutoka (venire da), kusema (parlare), kusoma (studiare, leggere attentamente), kukaa (vivere/risiedere), kupenda (apprezzare/piacere/amare), kulala (dormire), kucheka (ridere), kuimba (cantare), kucheza (suonare, danzare), kuandika (scrivere), kusikia (ascoltare), kuona (vedere), kuishi (vivere/risiedere), kujibu (rispondere), kujaribu (tentare/provare), kurudi (ritornare), kufikiri (pensare).

Presente indicativo di tipo 1 (+continuato) affermativo, differenza con il presente affermativo di tipo 2 e negazione del presente (tipo 1 e 2)

Il secondo tempo verbale è il presente indicativo affermativo, che è “prefisso personale variabile + infisso verbale invariabile NA + radice verbale”, e.g. mimi ni-na-sema > (mimi) ninasema (io parlo). L’ordine “prefisso personale – infisso verbale”, cambiano se si passa dall’affermativo al negativo, come cambia anche “na”, che è specifico per la forma affermativa (vedi avanti). Questo tempo verbale si usa per azioni abituali ma anche, in base al contesto, per indicare un’azione in fase di svolgimento nel presente, cioè per formare il presente continuato (in inglese invece si distingue con una costruzione a sé; nelle lingue romanze o ci si comporta come lo swahili, o si usano composti, per esempio il verbo “stare” in italiano, spagnolo e portoghese).

Attenzione: in swahili all'affermativo ci sono due presenti indicativi: quello di tipo 1 non può avere la presenza di espressioni temporali che specificano quando o ogni quanto si effettua/ha luogo l'azione abituale, e.g. "io <di solito> leggo libri VS io ogni mattina leggo libri; io <di solito> cucino i dolci VS io ogni sabato pomeriggio cucino i dolci". Anche solo esprimere direttamente l'avverbio "di solito/tipicamente" porta a abbandonare il presente di tipo 1. Il presente di tipo 2 si usa quando si specifica il momento temporale più o meno preciso e quando si usa apertamente l'avverbio "di solito". Ma quando l'azione è al presente continuato, si usa sempre quello di tipo 1. Quindi, ciò che fa venire il dubbio è l'azione abituale.

Il presente indicativo di tipo 1 e 2 negativo (è identico), con due piccole variazioni, ha la struttura “prefisso verbale negativo H(A) + infisso personale + radice verbale negativa, in cui la [-a], se presente, muta in [-i]”: non solo ha una versione interamente sua ma, come già accennato, l’ordine “indicazione persona-tempo” si ribalta. La prima variazione della struttura base dei tempi negativi, illustrata in precedenza, è alla prima persona, in cui “ha” diventa “si” e l’infisso personale “ni” cade. La seconda, che segue un pattern fisso e subito identificabile, è ha-- di fronte agli infissi che iniziano per vocale, che sono solo due: wewe HH-u- e yeye HH-a-: in questi casi, per comodità, la ha- perde la vocale /a/, riducendosi in un’aspirazione sorda /h/ sia in pronuncia che in ortografia, e.g. tu non vieni da > *wewe ha-u-toki > wewe h-u-toki > wewe hutoki. Io vengo > *mimi SS---toki > mimi si-toki > mimi sitoki. Il presente indicativo negativo indica sia il presente semplice che continuato al negativo. Se si vuole disambiguare grammaticalmente che è continuato (e.g. io non studio VS io non sto studiando), si può usare l'avverbio di tempo "ora/adesso", sasa.

Presente indicativo di tipo 2 (momento preciso) affermativo

Il presente di tipo 2 affermativo, quello in cui si è molto più immediato di quello di tipo 1: si prende la radice verbale e si aggiunge il prefisso HU- (non servono infissi personali), anche con soggetti che non sono pronomi personali. Come già accennato, la negazione è identica alla negazione del presente di tipo 1.

Passato affermativo e negativo

Il passato affermativo, per indicare azioni eseguite e finite nel passato, si forma con "prefisso personale o di classe del nome + infisso temporale del passato LI +radice verbale affermativa": si può pensare come il presente di tipo 1 affermativo ma con "li" al posto di "na".

Futuro affermativo e negativo

Il futuro affermativo, per indicare azioni che devono ancora avvenire, si forma con "prefisso personale o di classe del nome + infisso temporale del passato TA +radice verbale affermativa": si può pensare come il presente di tipo 1 affermativo ma con "ta" al posto di "na" o come il passato affermativo con "ta" al posto di "li".

Imperativo affermativo e negativo (forma singolare; forma plurale) e i due irregolari (andare, venire)

L'imperativo si usa per dare ordini e divieti/proibizioni. Si usa solo alla seconda persona singolare e plurale (e.g. Muoviti! Muovetevi!). L'imperativo affermativo singolare corrisponde in toto alla radice affermativa-imperativa della radice verbale: dalla forma infinita/base/del dizionario si toglie ku-. Se il verbo alla forma base è bisillabico (e.g. kula, "mangiare"), non si toglie nulla: "Kula!" (Mangia!), "Sema!" (Parla! < da "kusema"). L'imperativo negativo singolare si basa sulla forma imperativa negativa della radice verbale, e.g. "-semi!" (< kusema). A quest'ultima, si unisce il prefisso personale della seconda persona u- e subito dopo l'infisso dell'imperativo negativo -si-, seguito infine dalla radice verbale alla forma imperativa negativa. In altre parole, per semplificare il tutto, si può pensare come usi- seguito dalla radice verbale dell'imperativo negativo: la combinazione usi- comunque non è preconfezionata, ma ha la sua logica dietro, appena spiegata. Un esempio è "Non parlare!", Usisemi! Se il verbo alla forma base è bisillabico, basta sostituire ku- con il prefisso del negativo "ha" già combinato con l'infisso -u- della seconda persona singolare, ragion per cui si potrebbe anche pensare come un prefisso preconfezionato ad hoc "hu-" (in realtà anche questo ha la sua logica dietro, appena spiegata): "Non mangiare!" > Hula! I verbi di questo tipo non si comportano come i polisillabici, altrimenti sarebbero troppo laconici: "kula" per assurdo diventerebbe *"li!", ma è una singola sillaba troppo laconica.

Dopo il singolare ("Tu... !"), viene il turno del plurale ("Voi... !"). Quanto all'imperativo affermativo plurale, se il singolare corrisponde alla radice affermativa-negativa, quello plurale si basa su quest'ultima: si sostituisce -a con -eni. In casi di altre vocali, semplicemente si attacca direttamente il suffisso del plurale -ni. Un esempio è "Parlate!", Semeni! (< kusema). L'imperativo negativo plurale invece si basa sui soliti prefissi ed è identico a quello affermativo plurale come struttura: cambia solo la u-, che al plurale (seconda persona) come già noto è m-; a essa segue l'infisso dell'imperativo negativo, -si-, a cui infine segue la radice verbale dell'imperativo negativo (non si usa il suffisso -ni perché il plurale è già indicato da m- di "Msi-": oltre che errato, riusare -ni quando il solito prefisso personale è già inserito renderebbe il composto ridondante). Quindi, questo tempo si può pensare come Msi- seguito dalla radice verbale dell'imperativo negativo (ancora una volta, Msi- si può imparare meccanicamente ma ha dietro la sua logica, appena spiegata).

Infine, due verbi all'imperativo sono irregolari in tutte le forme (all'affermativo, entrambi prendono una consonante n- che sembra saltare fuori dal nulla) e sono "andare; venire" (kuenda; kuja, che in più è soggetto alla caduta di ku-): affermativo "Nenda, nendeni! Njoo, njooni!" (salta fuori dal nulla una N-; nel secondo, la radice si stravolge totalmente), negativo "Usiende, msiende! Usije, msije!".

Il verbo essere, avere e esserci affermativi e negativi

Il verbo essere al presente consiste nella sola sillaba “ni” (non è una radice, ma un verbo già completo), mentre “non essere” è un verbo a sé ed è “si”, non hanno bisogno di prefissi personali e temporali e sono invariabili per tutte le persone (il verbo essere all’affermativo si comporta come shi4 是 in cinese). Si usa con la nazionalità, occupazione, specificazione di un oggetto (e.g. io sono italiano, io sono professore, questa è la camera da letto) e con gli aggettivi (e.g. io sono stanco). Al passato, diventa -li-kuwa, con prefisso personale (e, alla terza persona, il legame con la classe del soggetto). Si noti la regolarità, siccome in primis ha l'infisso temporale "li" per formare il passato. Al negativo, diventa "prefisso di negazione si/ha + infisso personale/di classe + kuwa". Al futuro, è ancora regolare: diventa -ta-kuwa, sempre preceduto dal prefisso personale o di classe per la concordanza alla terza persona (all'intero si vede l'infisso temporale del futuro "ta"). Si nega come un qualunque verbo negativo al futuro: "prefisso del negativo si/ha +infisso personale/di classe + infisso del futuro "ta" +kuwa".

Il verbo avere deriva da "kuwa na", "essere con" (e.g. io ho un libro > io sono con un libro) e, al presente, consiste nella radice verbale -na a cui si attaccano i prefissi personali: non serve nessun prefisso temporale siccome questa radice è già preimpostata di default al presente. Il prefisso personale, se il soggetto non è un pronome personale (terza persona singolare o plurale), si usa come al solito il prefisso per formare la concordanza con la classe del nome (e.g. lui ha VS il bambino ha, i bambini hanno: "yeye ana VS mtoto mana, watoto wana"). Si nega al presente come un qualunque verbo negato al presente: "prefisso di negazione (si-, ha-) +infisso personale +radice verbale na". Semplicemente, nemmeno al negativo serve il prefisso temporale. L'infisso personale, alla terza persona, ha la concordanza se il soggetto non è un pronome personale. Al passato, diventa "prefisso personale/di classe + -li-kuwa": è identico al verbo essere e il contesto disambigua il significato e soprattutto se la frase è sensata o meno (e.g. "Io avevo un computer, io avevo un cane, io avevo un cactus" > frase sensata; "Io ero un computer, io ero un cane, io ero un cactus" > frase insensata). Si nega al passato nello stesso modo di "essere". Al futuro affermativo e negativo, corrisponde con "essere" e il significato si disambigua dal contesto e dal fatto che la frase è sensata o meno.

Il verbo "esserci" al presente è "kuna..." a inizio frase ed è invariabile come numero: ricorda molto "hunaaka..." in arabo e "hay" in spagnolo, che funzionano allo stesso modo (anche in portoghese il verbo è simile: há). Si nega con il prefisso negativo ha-: "hakuna...", sempre invariabile, e.g. hakuna matata ("nessun problema, no problem, no trouble"). Al passato, è "kulikuwa...", invariabile (si noti l'infisso del passato "li"). La versione negativa prende di nuovo il prefisso di negazione ha-: "hakukuwa...", sempre invariabile. Al futuro è "kutakuwa...", invariabile (si noti l'infisso del futuro "ta"). La versione negativa è prende il prefisso ha-: "hakutakuwa...", invariabile.

Preposizioni

Domande dirette e avverbi interrogativi

Per fare una domanda diretta (a cui si risponde di sì o di no) si intona con un tono crescente la corrispondente frase affermativa. In alternativa, a essa si affianca la particella interrogativa "Je, ...?", che assomiglia vagamente all'arabo "hal... ?". "Sì; no" si traduce "ndio/ndiyo; hapana/la". La quarta possibilità è un prestito dall'arabo. Se si dà la risposta completa, si dice di "sì/no" e si ripete il verbo e il contenuto della domanda all'affermativo o negativo: funziona come l'inglese.

Gli avverbi interrogativi, che in gran parte si mettono a fine frase (ma nella parlata molto colloquiale si potrebbero trovare da soli), sono i seguenti:

  • ...nini? (cosa...?)
  • ...-ko wapi? (dove è...?)
  • ...nani? / Nani...? (chi...? Chi...?) [se riferito al soggetto (e non al complemento oggetto diretto), è a inizio frase ed è subito seguito dal verbo. In generale, "nani" significa pure "quale" quando si chiede il nome: è un utilizzo molto particolare. Quindi, "Qual è il tuo nome?" > "Jina lako ni nani?"]
  • ...vipi? / Vipi...? (come...?) [riferito non solo al modo, ma anche allo stato di salute e all'apparenza di qualcosa]
  • ...gani? (quale...? che tipo di...?)
  • Kwa nini...? (perché?) [nella risposta, "Kwa sababu..."]
  • ...lini? (quando...?)
  • ...-ngapi? (Quanti/e?)
  • ...kiasi gani? (Quanto/a?) [con nomi non contabili]

Quando non si capisce qualcosa, non si dice "Cosa?" come in molte lingue, ma "Scusate?" dal verbo "perdonare" (kusamehe): "Msamaha?"

Avverbi

Congiunzioni

Numeri ordinali e cardinali, nomi dei giorni della settimana e dei mesi

I numeri da zero a 10 inclusi sono indicati sotto. Se usati in isolamento e in combinazione con i nomi di classe 3 N, non hanno accordo. Se legati a un nome di tutte le 8 classi tranne la classe 3 N, alcuni di essi sono invariabili (0/6/7/9/10/le decine, tutti prestiti arabi e dunque invariabili di default), mentre altri hanno l'accordo con la classe del nome (quindi sono anche radici numerali). In swahili, i numeri ordinali e cardinali sono identici tranne per il numero due, che ha una sua versione ordinale, e il numero uno, che ne ha ben due: una è un arcaismo ma si usa nella parola "sabato" e "gennaio" e, raramente, si usa come nome proprio di persona; l'altra è la versione moderna.

0 sifuri/sufuri

1 moja, -moja [kwanza; mosi (arcaico)]

2 mbili, -wili [pili]

3 tatu, -tatu

4 nne, -nne

5 tano, -tano

6 sita

7 saba

8 nane, -nane

9 tisa

10 kumi

  • I numeri da 1 a 9 sono estremamente versatili siccome si riciclano per formare le unità nelle decine e anche per formare in toto le centinaia affiancandoli a "mia..." (e.g. 500 > mia tano), le migliaia a "elfu...", le centinaia di migliaia a "laki...", i milioni a "milioni...", i miliardi/bilioni a "bilioni..." e i trilioni a "trilioni..." (tutti prestiti inglesi): i numeri in swahili a volte funzionano come addizioni, mentre in moltissimi altri casi sembrano una moltiplicazione con un'unità astratta e fissa, come un classificatore in cinese, giapponese, coreano e vietnamita.
  • I numeri vanno dopo il vocabolo a cui si riferiscono e che, tranne per il numero uno (sarà a priori al singolare), sarà sempre al plurale.
  • La percentuale si esprime con il vocabolo "asilimia...", e.g. 9% > asilimia tisa.
  • Se si usa il punto (e.g. 2.5%), il numero si esprime con la parola "nukta", prestito persiano (lo stesso vocabolo si ritrova pure in Urdu, "Nuqta"), messa appena prima del numero a cui si riferisce: 2.5 > nukta mbili tano.
  • Per i gradi di temperatura, si usa la parola "darasa...", e.g. dieci gradi "darasa kumi", dieci gradi sottozero "darasa kumi chini ya sufuri".
  • Nei nomi di sovrani, si effettua una traduzione letterale, e.g. Carlo I° > Charles the First > Charles wa Kwanza, Ferdinando II° > Ferdinando wa Pili, Edoardo III° > Edward the Third > Edward wa Tatu.
  • Le valute si usano prima del nome, e.g. "un dollaro, otto euro e quaranta centesimi più o meno" > dola moja, euro nane wa senti arobaini zaidi au chini (si riconoscono tre prestiti invariabili).
  • Nell'orario, si usano i numeri ordinali in forma base e "AM/PM" reso come "alba/mattina/pomeriggio presto/pomeriggio tardi/sera/notte" (alfajiri/asubuhi/mchana/alasiri/jioni/usiku) e "d'orologio/o'clock" in prima posizione e reso con il prestito arabo "saa": "l'una d'orologio di notte" > saa moja usiku; "le due d'orologio in punto del pomeriggio presto" > saa mbili kamili mchana. Per indicare la mezz'ora, il quarto d'ora prima e dopo e i minuti si usano unusu/na nusu, na robo, na mbili kasorobo, na dadika <+numero di minuti>, per poi mettere il momento temporale: l'una e mezza di notte, l'una e un quarto del pomeriggio presto, un quarto all'una del pomeriggio presto, l'una e dieci minuti del pomeriggio presto > saa moja unusu/na nusu usiku, saa moja na robo mchana, saa moja kasorobo mchana, saa moja na dadika kuma mchana.
  • I numeri da 1 a 12 inclusi sono subito utilizzabili per esprimere i giorni della settimana e i nomi dei mesi, che hanno due versioni: quella che deriva da prestiti inglesi e quella che usa i numeri, come in cinese.

I numeri della settimana, che iniziano in maiuscola (come anche i nomi delle lingue, e.g. Kiswahili), usano la parola "Juma" (settimana) fusa con il numero ordinale. Il primo giorno è il sabato, siccome il festivo secondo gli swahili è il venerdì: questo è infatti un giorno di preghiera. Per formare il "primo della settimana/sabato" si usa l'arcaismo "mosi". Se si vogliono evitare calcoli astrusi, o si impara il venerdì come l'ultimo della settimana, o i vocaboli si imparano a memoria:

Jumatatu (lunedì)

Jumanne (martedì)

Jumatano (mercoledì)

Alkhamisi/Alhamisi (giovedì)

Ijumaa (venerdì/il giorno della congregazione)

Jumamosi (il primo della settimana/sabato)

Jumapili (il secondo della settimana/domenica).

I mesi, che iniziano in maiuscola (come in inglese), invece prestiti inglesi accomodati o sono formati dalla parola "mese" (Mwezi) + numero ordinale:

Januari, Mweza wa kwanda (gennaio, "il mese primo")

Februari, Mweza wa pili (febbraio)

Machi, Mweza wa tatu (marzo)

Aprili, Mweza wa nne (aprile)

Mei, Mweza wa tano (maggio)

Juni, Mweza wa sita (giugno)

Julai, Mweza wa saba (luglio)

Agosti, Mweza wa nane (agosto)

Septemba, Mweza wa tisa (settembre)

Octoba, Mweza wa kumi (ottobre)

Novemba, Mweza wa kumi na moja (novembre)

Desemba, Mweza wa kumi na mbili (dicembre)

Quanto alla data completa, si usano le parole "tarehe" (data) e "mwaka" (anno) e la struttura è "Tarehe [numero cardinale del giorno] [nome del mese], mwaka [anno]", e.g. 31 ottobre 1971 > "Tarehe thelathini na moja Octoba, mwaka elfu moja mia tisa na sabini na moja" (la virgola per separare l'anno si può anche omettere).


Quanto agli altri numeri fino ai trilioni, fermo restando che buona parte della loro formazione si conosce già a monte, essi sono indicati con la radice già evidenziati (se in isolamento o usato con nomi di classe 3 N, si usano così come si vedono):

11 kumi na -moja

12 kumi na mbili, kumi na -wili

13 kumi na -tatu

14 kumi na -nne

15 kumi na -tano

16 kumi na sita

17 kumi na saba

18 kumi na -nane

19 kumi na tisa

20 ishirini

21 ishirini na moja

30 ishirini na mbili, ishirini na -wili

31 thelathini

32 thelatini na mbili, thelatini na -wili

40 arobaini

42 arobaini na mbili, arobaini na -wili

50 hamsini

52 hamsini na mbili, hamsini na -wili

60 sitini

62 sitini na mbili, sitini na -wili

70 sabini

72 sabini na mbili, sabini na -wili

80 themanini

82 themanini na mbili, themanini na -wili

90 tisini

92 tisini na mbili, tinisi na -wili

100 mia moja


Le decine si riciclano per indicare la decina nelle centinaia e per formare le decine di migliaia con "maelfu..."

105 mia moja na tano

150 mia moja na hamsini

155 mia moja na hamsini na tano

112 mia moja na kumi na mbili/-wili

200 mia mbili

250 mia mbili na hamsini

300 mia tatu

350 mia tatu na hamsini

400 mia nne

450 mia nne na hamsini

500 mia tano

550 mia tano na hamsini

600 mia sita

650 mia sita na hamsini

700 mia saba

700 mia saba na hamsini

800 mia nane

850 mia nane na hamsini

900 mia tisa

950 mia tisa na hamsini

1000 elfu (moja)


1001 elfu moja na moja

1500 elfu moja mia tano

1550 elfu moja mia tano na hamsini

1555 elfu moja mia tano na hamsini na tano

2000 elfu mbili

2500 elfu mbili mia tano

3000 elfu tatu

3500 elfu tatu mia tano

4000 elfu nne

4500 elfu nne mia tano

5000 elfu tano

5500 elfu tano mia tano

6000 elfu sita

6500 elfu sita mia tano

7000 elfu saba

7500 elfu saba mia tano

8000 elfu nane

8500 elfu nane mia tano

9000 elfu tisa

9500 elfu tisa mia tano

10.000 maelfu kumi CONTROLLA


15.000 maelfu kumi elfu tisa

15.500 maelfu kumi elfu tisa mia tano

15.550 maelfu kumi elfu tisa mia tano na hamsini

15.555 maelfu kumi elfu tisa mia tano na hamsini na tano

20.000 maelfu ishirini

30.000 maelfu thelathini

40.000 maelfu arobaini

50.000 maelfu hamsini

60.000 maelfu sitini

70.000 maelfu sabini

80.000 maelfu themathini

90.000 maelfu tisini


100.000 laki moja

200.000 laki mbili

300.000 laki tatu

400.000 laki nne

500.000 laki tano

600.000 laki sita

700.000 laki saba

800.000 laki nane

900.000 laki tisa

1.000.000 milioni moja


2.000.000 milioni mblii

3.000.000 milioni tatu

4.000.000 milioni nne

5.000.000 milioni tano

6.000.000 milioni sita

7.000.000 milioni saba

8.000.000 milioni nane

9.000.000 milioni tisa


1.000.000.000 bilioni moja

2.000.000.000 bilioni mbili

1.000.000.000.000 trilioni moja

2.000.000.000.000 trilioni mbili

Tavole di coniugazioni verbali; vocaboli e espressioni

Verbi diffusi e relative radici verbali

Infinito Radice

affermativa

Radice

negativa

Polisillabico?

Bisillabico?

Presente indicativo di tipo 1 (+presente continuato)/passato/futuro semplice affermativi

Pronome

Personale

Presente 1/passato/futuro semplice
Mimi
Wewe
Yeye
Sisi
Nyinyi
Wao

Presente indicativo di tipo 1 (+presente continuato)/passato/futuro semplice negativi

Pronome

Personale

Presente 1/passato/futuro semplice
Mimi
Wewe
Yeye
Sisi
Nyinyi
Wao

Presente indicativo di tipo 2 affermativo

Pronome

Personale

Presente 1/passato/futuro semplice
Mimi
Wewe
Yeye
Sisi
Nyinyi
Wao

Presente indicativo di tipo 2 negativo

Pronome

Personale

Presente 1/passato/futuro semplice
Mimi
Wewe
Yeye
Sisi
Nyinyi
Wao

Imperativo affermativo

Pronome

Personale

Presente 1/passato/futuro semplice
Wewe
Nyinyi

Imperativo negativo

Pronome

Personale

Presente 1/passato/futuro semplice
Wewe
Nyinyi

Convenevoli e espressioni fisse

Convenevoli Traduzione

Vocaboli diffusi con degli accordi in numero

Vocabolo

singolare > plurale

Accordo con i dimostrativi; un possessivo; due numeri variabili; specificazione Classe
mtoto > watoto moto huyu/yule; mtoto wangu, watoto wangu; mtoto mmoja, watoto wawili; mtoto wa..., watoto wa... Classe 1 m-wa