Provincia di Grosseto

La Provincia di Grosseto è la Provincia che occupa interamente l'estremità meridionale della Toscana e, per estensione territoriale, risulta essere la più vasta della Regione; con poco meno di 221 mila abitanti, è una delle Province italiane con la più bassa densità di abitanti per Km².
Confina a nord-ovest con la Provincia di Livorno, lungo la fascia costiera, e con la provincia di Pisa, nell'area delle Colline Metallifere sud-occidentali; a nord e ad est il territorio è diviso dalla Provincia di Siena prima dalle Colline Metallifere sud-orientali, poi da un tratto del fiume Ombrone e dalla parte terminale del suo affluente, il fiume Orcia, ed infine dal cono vulcanico del Monte Amiata; a sud-est il confine con la Provincia di Viterbo (Lazio) è segnato lungo la fascia costiera dall'ultimo tratto del torrente Chiarone, mentre nelle zone interne il limite tra le due Province risulta essere meno definibile.
Bagnata ad ovest dal Mar Tirreno, amministra anche le isole meridionali dell'Arcipelago Toscano: l'Isola del Giglio, quella di Giannutri e isolotti minori tra cui le Formiche di Grosseto e le Formiche di Burano.
Geografia
- Pianura e fascia costiera. Il territorio della Provincia di Grosseto risulta essere pianeggiante in prossimità della fascia costiera, dove si estende la Maremma Grossetana; i promontori delle Bandite di Scarlino, quello di Punta Ala, i Monti dell'Uccellina, Monte Argentario e il promontorio di Ansedonia interrompono localmente le coste basse e sabbiose. Numerose sono le fortificazioni e le torri costiere che costituivano nei secoli passati il sistema difensivo da eventuali incursioni piratesche o invasioni via mare.
- La pianura costiera, un tempo area paludosa, malsana e malarica, è stata bonificata a partire dal Settecento per volontà dei Lorena, granduchi di Toscana. Un tempo gran parte della pianura tra Grosseto e Castiglione della Pescaia era occupata dal lago Prile, quasi completamente prosciugato dopo le grandi opere di bonifica: quasi tutta l'area pianeggiante fino al Settecento era ad elevato rischio malaria, pericolo che si è esaurito completamente soltanto all'inizio del secolo scorso.
- Area collinare interna. Quasi tutto il rimanente territorio provinciale risulta essere prevalentemente collinare. A nord si sviluppano i rilievi delle Colline Metallifere, procedendo verso sud-est si trovano prima la Valle dell'Ombrone che presenta un'alternanza di colline e vallate lungo i corsi d'acqua, poi le Colline dell'Albegna e del Fiora e infine l'Area del Tufo.
- Rilievi montuosi. Le uniche montagne presenti in Provincia di Grosseto sono i rilievi montuosi del cono vulcanico del Monte Amiata (1738 mt), massiccio che si vetta nella parte orientale della Provincia, sul confine con quella di Siena. Altri due isolati rilievi montuosi, che superano di poco i 1000 metri di altitudine, sono il Poggio di Montieri e le Cornate di Gerfalco che si elevano nell'area delle Colline Metallifere.
- Fiumi. Il fiume Ombrone è il corso d'acqua principale e sfocia ad estuario a sud della città di Grosseto, in località Bocca d'Ombrone; fiumi secondari che attraversano la Provincia sono l'Albegna e il Fiora, che sfocia però in territorio laziale.
- Laghi, lagune ed aree umide. All'estremità meridionale del territorio provinciale si trova il Lago di Burano, un bacino lacustre costiero. La laguna di Orbetello si è creata in seguito alla formazione di due cordoni di sabbia ("tombolo della Giannella" e "tombolo della Feniglia", che unirono l'antica isola dell'Argentario alla terraferma, trasformandola in promontorio: lo specchio di mare tra l'Argentario e la precedente linea di costa (in corrispondenza di Orbetello), chiuso dai due tomboli si è trasformato nell'attuale laguna. Un'altra zona umida di particolare interesse ambientale è la Diaccia Botrona che si estende nella pianura tra Grosseto e Castiglione della Pescaia; l'area palustre è ciò che rimane dell'antico Lago Prile, quasi interamente prosciugato a seguito dei lavori di bonifica.
Territori
Data la vastità della Provincia, che occupa circa un quinto dell'intera superficie della Toscana, è necessario suddividerla in più territori, al cui interno vi sono caratteristiche geografiche comuni ben definite. Di seguito ne è riportato l'elenco.
- Arcipelago Toscano (isole meridionali)
- Area del Tufo
- Colline dell'Albegna e del Fiora
- Colline Metallifere Grossetane
- Maremma Grossetana
- Monte Amiata
- Monti dell'Uccellina
- Valle dell'Ombrone
Clima
La Provincia di Grosseto gode di un clima mediterraneo, soprattutto lungo la fascia costiera e sulle isole dell'Arcipelago.
Le temperature medie di gennaio variano tra i 3°C dell'area sommitale dell'Amiata e i 9-10°C della costa e delle isole; in luglio le differenze dei valori medi risultano minori con 21°C sulla vetta del Monte Amiata e 24°C lungo la fascia costiera e nelle pianure interne, dove però a causa delle caratteristische più continentali del clima è molto elevata l'escursione termica diurna.
Le precipitazioni, concentrate soprattutto nei mesi autunnali e nel periodo di transizione tra inverno e primavera, si aggirano mediamente attorno ai 500 mm annui sulle isole e nella zona dei Monti dell'Uccellina e dell'Argentario; lungo la restante fascia costiera e nelle pianure corrispondenti i valori sono inferiori ai 600 mm annui, mentre man mano che si procede verso l'interno i valori tendono ad aumentare fino a toccare e superare i 1000 mm annui nella zona del Monte Amiata e sui rilievi più elevati delle Colline Metallifere. Lungo la fascia costiera e nella relativa area pianeggiante sono molto frequenti prolungati episodi siccitosi che nel tempo stanno causando una vera e propria condizione di aridità. Tra questi, è da annoverare l'annata del 2003 quando, in alcune zone della fascia costiera, si sono registrati meno di 40 giorni con precipitazioni di almeno 1 mm. Lo stesso anno, nell'area dei Monti dell'Uccellina e del Parco Naturale della Maremma, si è verificata una sequenza di ben 125 giorni consecutivi senza pioggia dal 22 aprile al 25 agosto, quando si è avuto il passaggio nelle ore serali di un fronte temporalesco atlantico che ha interrotto il lunghissimo periodo siccitoso.
L'eliofania (durata del soleggiamento), grazie alle caratteristiche orografiche e microclimatiche, raggiunge sulle isole e lungo tutta la fascia costiera valori prossimi ai massimi assoluti dell'intero territorio nazionale italiano e presenta mediamente valori minimi nel mese di dicembre di circa 4 ore giornaliere e valori massimi nei mesi di giugno e luglio con oltre 11 ore giornaliere: il valore medio annuo supera le 7 ore al giorno.
Nelle tabelle sottostante sono riportati i valori medi delle località di Marina di Alberese e di Porto Santo Stefano.
MARINA DI ALBERESE | Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Anno |
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Temperatura massima media (°C) | 13 | 14 | 17 | 18 | 22 | 26 | 30 | 29 | 27 | 21 | 15 | 13 | 20,4 |
Temperatura minima media (°C) | 3 | 3 | 5 | 7 | 10 | 15 | 18 | 17 | 15 | 11 | 6 | 3 | 9,4 |
Piogge (mm) | 45 | 47 | 42 | 45 | 32 | 19 | 11 | 29 | 44 | 69 | 87 | 67 | 537 |
PORTO SANTO STEFANO | Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Anno |
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Temperatura massima media (°C) | 13 | 14 | 15 | 17 | 22 | 25 | 28 | 27 | 25 | 21 | 15 | 13 | 19,5 |
Temperatura minima media (°C) | 7 | 8 | 9 | 11 | 15 | 18 | 20 | 20 | 18 | 14 | 9 | 8 | 13,1 |
Piogge (mm) | 45 | 49 | 43 | 38 | 23 | 14 | 8 | 25 | 38 | 69 | 78 | 67 | 497 |
Geologia
La storia geologica della Provincia di Grosseto è legata al corrugamento e al sollevamento della catena degli Appennini, abbracciando un lunghissimo periodo dal Paleozoico al Quaternario.
Le successioni dei terreni sono disomogenee e discontinue, con ripetizioni in serie e sovrapposizioni di complessi eterogenei separati tra loro da discontinuità di tipo stratigrafico e tettonico (zone e domini paleogeografici).
Domini e zone
- Dominio ligure, corrispondente ad un bacino oceanico, costituito da rocce magmatiche a basso contenuto siliceo, denominate Ofioliti, sovrastate da sedimenti.
- Dominio austroalpino, formato da basamenti sialici, le cui coperture costitiscono la Zona austroalpina interna a ovest (in continuità con quelle liguri) e la Zona austroalpina esterna a est (in continuità col Dominio toscano).
- Dominio toscano, costituito da basamenti sialici palezoici con coperture mesozoiche-terziarie, e ripartito in Zona toscana interna, Zona toscana intermedia e Zona toscana esterna (Falda toscana non metamorfica).
Sovrapposizione di domini e zone
I domini hanno subito una notevole riduzione e una traslazione dei loro depositi sedimentari da sud-ovest verso nord-est, con la chiusura dell'Oceano ligure-piemontese e con lo scontro tra la Placca africana e la Placca eurasiatica: i depositi precedentemente collocati a ovest si sono stratificati sopra quelli situati più a est, dando origine alla formazione della catena appenninica.
Nella Provincia di Grosseto e, più in generale, nella Toscana meridionale vi è stata la seguente modalità di sovrapposizione dall'alto al basso:
- Unità liguri
- Unità ofiolitifera
- Unità di Monteverdi-Lanciaia
- Unità liguri-piemontesi
- Unità austroalpine
- Unità austroalpina interna
- Unità austroalpina esterna
- Unità toscane
- Falda toscana
- Unità di Monticiano-Roccastrada
Unità liguri
Le Unità liguri sono accavallate a quelle austroalpine che, a loro volta, poggiano sulle Unità toscane. Nella Toscana meridionale, costituiscono 2 unità, l' Unità ofiolitifera e l' Unità di Monteverdi-Lanciaia, che si sviluppano a nord del territorio della Provincia.
Unità liguri-piemontesi
Le Unità liguri-piemontesi costituiscono un gruppo di unità intercalate tra quelle liguri e le sottostanti austroalpine.
Nella Provincia di Grosseto, determinano locali affioramenti sulla sponda occidentale del Monte Argentario con l'Unità di Cala Grande (argilloscisti, calcari neri e Ofioliti), lungo la costa occidentale dell'Isola del Giglio e nell'area del Poggio di Moscona a nord-est della città di Grosseto.
Unità austroalpine
Le Unità austroalpine costituiscono un dominio continentale che ha avuto origine nel Giurassico superiore con la contemporanea formazione del bacino ligure. E' interposto tra la zona oceanica, a ovest, e il Dominio toscano, a est.
Unità austroalpina interna
L'Unità astroalpina interna è divisa a ovest dal Dominio ligure esterno, nel puntodi passaggio a livello basale dalla crosta continentale sialica a quella oceanica simatica; la Ruga Insubrica la divide dall'Unità austroalpina esterna.
Tale unità ha originato nel territorio provinciale il Gruppo di Santa Fiora (area del Monte Amiata), costituito da 3 distinte formazioni: una successione torbinidica con elementi calcarenitico-siltoso-marnosi, una formazione con calcareniti, arenarie e siltiti ed una formazione di calcare marnoso.
Unità austroalpina esterna
L'Unità austroalpina esterna è caratterizzata da 2 tipi di coperture sedimentarie, il Gruppo delle Argille e dei Calcari e il Gruppo dello Pseudoverrucano, e da una copertura metamorfica triassica che costituisce il Gruppo di Cala Piatti.
- Gruppo delle Argille e dei calcari, risalente al Terziario, interessa a macchia di leopardo il territorio provinciale, ove si rinvengono depositi di argille e calcari.
- Gruppo dello Pseudoverrucano, risalente a tale epoca, si caratterizza per almeno 3 formazioni che interessano il territorio provinciale, la Formazione clastica basale con arenarie, siltiti, quarziti e calcari arenacei (area del Parco naturale della Maremma presso Collecchio nel comune di Magliano in Toscana), la Formazione di Punta delle Rocchette di tipo calcareo-marnoso e la Formazione di Montebrandoli di tipo calcareo dolomitizzato (Promontorio delle Rocchette a nord di Castiglione della Pescaia e Monti dell'Uccellina),
- Gruppo di Cala Piatti, costituito da una serie di scaglie tettoniche, interessa la sponda occidentale del Monte Argentario nei pressi dell'omonima cala. E' composto da dolomie massicce e calcare cristallino stratificato nero e grigio-rosato. Le origini risalgono al Trias.
Unità toscane
Le Unità toscane nella Toscana meridionale e nella Provincia di Grosseto sono costituite dall' Unità della Falda toscana e dall' Unità di Monticiano-Roccastrada.
Unità di Monticiano-Roccastrada
L'Unità di Monticiano-Roccastrada è costituita da scisti verdi, micascisti, arenarie e Flysch arenaceo-marnosi risalenti al Paleozoico, al Mesozoico e al Terziario.
Gli elementi paleozoici sono caratterizzati dal basamento con elementi risalenti al pre-Viseano superiore ed è sovrastato da formazioni permo-carbonifere, le cui origini sono coeve all'orogenesi alpina e spaziano tra il Viseano superiore e il Permico medio. Tali formazioni interssano la parte settentrionale della Provincia, tra le Colline Metallifere, il torrente Farma e le colline della Valle dell'Ombrone, e l'area del Monte Argentario in prossimità di Porto Ercole.
Gli elemeti mesozoici sono riscontrabili nell'area di Civitella Marittima con arenarie verdi, siltiti e quarziti; mentre le formazioni del Terziaro si trovano prevalentemente più a nord, oltre i confini della Provincia.
Unità della Falda toscana
L'Unità della Falda toscana costituiscono una vera e propria unità tettonica così denominata, le cui formazioni, frammentate in zolle lenticolari disperse in un'ampia area, compaiono solo sporadicamente nel territorio della Provincia di Grosseto.
Il basamento, costituito da calcare cavernoso e dalla cosiddetta Formazione anidritica di Burano, è riscontrabile in alcune aree del Monte Leoni a nord di Grosseto.
La parte apicale è formata da calcari e marne a Rhaetavicula contorta (affioramenti nella zona di Gavorrano), da calcare massiccio (Gavorrano, Cornate di Gerfalco e Monti dell'Uccellina) e da maiolica (calcari bianchi finissimi) nell'area di Monterotondo Marittimo.
Miocene e Pliocene
Sia nel Miocene che nel Pliocene vi furono trasgressioni marine, con l'acqua che raggiunse aree mai sommerse precedentemente.
Complesso epiligure miocenico
Il Complesso epiligure miocenico, sviluppatosi nel periodo del Miocene medio e superiore, è costituito da sporadiche e isolate placche di arenaria che poggiano su argille e calcari.
I principali affioramenti si trovano nell'area meridionale della Provincia, tra Manciano e Capalbio.
Complesso Neoautoctono
Il Complesso Neoautoctono, sviluppatosi tra il Messiniano e il Pliocene inferiore, è originato da depositi lacustri che sono andati a costituire locali affioramenti presso le depressioni neogeniche, che poggiano sulle unità liguri ed austroalpine.
E' all'origine della Serie lignitifera, che ha contribuito allo sviluppo delle miniere di lignite nell'area delle Colline Metallifere, e dei conglomerati con ciottoli rossi ematitici nei pressi di Massa Marittima.
Bacino lacustre Ombrone-Orcia
Il Bacino laustre Ombrone-Orcia, sviluppatosi lungo gli attuali fiumi Ombrone e Orcia tra il Miocene superiore e il Pliocene inferiore, costituisce una vasta depressione tra il Monte Amiata, la Dorsale di Montalcino, la Dorsale medio-toscana e i Monti dell'Uccellina, dove penetrò più volte l'acqua marina.
E' formato da un conglomerato sabbioso, da argille brune e marnose poggianti sulla Serie lignitifera, da un conglomerato arenaceo-marnoso, da argille alternate a sabbia e da calcari di acqua dolce.
Bacino lacustre dell'Albegna
Il Bacino lacustre dell'Albegna si è sviluppato lungo il corso dell'attuale fiume Albegna nella parte meridionale del territorio provinciale.
E' costituito da un basamento di argille marnose sovrastate da calcari e sabie, le cui sedimenazioni sarebbero avvenute in un unica fase durante il Pliocene inferiore.
Quaternario
Durante il Quaternario vi furono depositi di sabbie rosse nei dintorni di Grosseto e di travertino nei pressi di Massa Marittima e nella zona tra Montemerano e Saturnia.
In questo periodo si formarono, nelle aree dei rispettivi bacini lacustri, la Valle dell'Ombrone, con il corso d'acqua principale e il sistema dei suoi affluenti, e la Valle dell'Albegna; risulta ancora incerta, invece, l'origine delle valli dei fiumi Pecora e Bruna nella parte nord-occidentale del territorio provinciale.
L'Area del Tufo e gran parte del territorio del Monte Amiata hanno avuto origine durante questa fase, a seguito di manifestazioni vulcaniche piroclastiche effusive, mentre una serie di intrusioni magmatiche subvulcaniche acide completava la formazione dell'Isola del Giglio.
Le oscillazioni eustatiche hanno portato i livelli dei corsi d'acqua ai valori attuali; la storia geologica della Provincia si completa con la formazione dei depositi alluvionali.
Sismologia e vulcanologia
Dal punto di vista geofisico, la Provincia di Grosseto è un'area pressoché asismica se si eccettua una lieve attività nelle zone interne che può raggiungere livelli moderati sulle Colline Metallifere, sull'Amiata (antico vulcano oramai spento) e nell'Area del Tufo. Le isole, la costa e la pianura maremmana sono caratterizzate da una sismicità irrilevane.
Fenomeni di vulcanesimo secondario si verificano in ordine sparso e si manifestano attraverso sorgenti termali, tra le quali vanno ricordate le celebri Terme di Saturnia, le Terme dell'Osa tra Talamone ed Albinia, le Terme di Petriolo nel comune di Civitella Paganico al confine tra le province di Grosseto e Siena lungo il corso del torrente Farma, le Terme di Bagnolo nei pressi di Monterotondo Marittimo sulle Colline Metallifere. Gran parte delle sorgenti termali sono di natura sulfurea e presentano temperature dell’acqua oltre i 30°C.
Geotermia
Sulle Colline Metallifere, nei pressi di Monterotondo Marittimo, i soffioni boraciferi hanno permesso lo sviluppo di energia geotermica che, con il passare degli anni, è sempre più sfruttata per rendere i paesi della zona autosufficienti. Questi soffioni boraciferi si trovano nella cosiddetta Area delle Biancane, caratterizzata da un paesaggio dai connotati biancastri con scarsissima vegetazione. I soffioni di Monterotondo Marittimo costituiscono la parte meridionale dell'insieme di risorse energetiche geotermiche che si sviluppano prevalentemente, più a nord, in provincia di Pisa attorno alla località di Larderello.
Sul Monte Amiata si trovano i soffioni di Santa Fiora, nei pressi dell'omonimo centro. Anche in questa zona è iniziata la produzione di energia geotermica che verrà implementata nel corso dei prossimi anni al fine di rendere più autonomi possibile dal punto di vista energetico i centri dell'area amiatina.
Sottosuolo
Il sottosuolo della Provincia di Grosseto è ricco di numerose risorse minerarie.
Già in epoca etrusca venivano sfruttati i numerosi giacimenti presenti nell'area delle Colline Metallifere, dove spiccano, tra tutti, quelli di pirite di Niccioleta, Boccheggiano e Gavorrano, quelli di rame presso Roccatederighi, quelli di lignite presso Ribolla e quelli di rame, piombo e zinco nei dintorni di Massa Marittima.
La zona del Monte Amiata e del Monte Labbro è estremamente ricca di giacimenti di mercurio, in particolare presso Selvena e Santa Fiora sul versante grossetano e presso Abbadia San Salvatore sulla sponda senese.
Nell'area collinare interna sono da segnalare alcuni giacimenti di lignite nei pressi di Cana e Baccinello, di mercurio nei dintorni di Pereta e di antimonio sempre vicino Pereta e in vari punti del territorio di Manciano.
Alcuni giacimenti di pirite si trovano anche sul promontorio dell'Argentario e all'isola del Giglio. Inoltre, è da segnalare a sud dell'Argentario il lungo tratto di spiaggia tra Ansedonia e la foce del Chiarone: il sottosuolo di questa zona è estremamente ricco di minerali pesanti, tra i quali ossido di ferro, magnetite e pirosseni, che hanno contribuito a dare un colore grigio scuro e a tratti nero alla sabbia del litorale e della doppia fascia dunale retrostante.
Natura
Nella Provincia di Grosseto esistono varie tipologie di ambienti naturali che si susseguono e si diversificano l'uno dall'altro. Dalla fascia costiera alla montagna, passando attraverso la pianura e la collina si incontrano vari ecosistemi che si contraddistinguono sia per la flora che per la fauna.
Flora
Lungo la fascia costiera predomina la macchia mediterranea che si diversifica in base alla tipologia di costa. Le coste alte sono caratterizzate nelle immediate vicinanze del mare dal limonium multiforme, dal finocchio di mare e dalla carota di mare; salendo lungo i promontori rocciosi si trovano il ginepro feniceo, il lentisco, il linterno e l'olivo selvatico, spesso associati a eriche, rosmarino e cisti. In alcune zone particolarmente aride e soleggiate si possono trovare anche le euforbie arboree e le palme nane, presenti soprattutto sui Monti dell'Uccellina nel Parco naturale della Maremma. Le coste basse e sabbiose presentano in vari tratti le dune litoranee, caratterizzate dalla presenza di euforbie, alcune specie di graminacee, ginepro coccolone e liane che proteggono parzialmente dai venti e dal sale marino gli spazi retrodunali dove possono svilupparsi elicrisi e gigli di mare. La vegetazione forestale della fascia costiera è caratterizzata da leccete, pinete, sugherete e boschi misti di sempreverdi e caducifoglie. Laddove si sono sviluppati incendi in tempi recenti possono ritrovarsi alcuni tratti caratterizzati dalla presenza di garighe che presentano spesso vegetazioni arbustive dove possono svilupparsi rosmarino, eriche, mirto e scornabecco: la gariga caratterizza diversi tratti del Monte Argentario e delle isole.
Le zone di pianura sono caratterizzate da aree palustri e corsi d'acqua dove si sviluppano diverse tipologie di vegetazione. Nelle vicinanze di laghi costieri e paludi si sviluppano in base alla salinità giuncheti o canneti che possono precedere rispettivamente prati cespugliati o boschi di olmi, frassini, fichi, bagolari e viti selvatiche frammisti a mirto e lentisco. Nelle vicinanze dei fiumi dove la siccità è meno sentita possono svilupparsi varie specie di salici, ontani neri, frassini, tigli e olmi, mentre nelle aree scarsamente soleggiate o esposte a nord possono esserci carpini bianchi e noccioli. Le aree pianeggianti e di medio-bassa collina sono caratterizzate dalla presenza di viti e ulivi che vengono mantenuti e coltivati dall'opera dell'uomo.
L'area collinare è ricoperta da sugherete alle basse quote molto esposte al sole. Salendo di quota, la vegetazione è caratterizzata da boschi di cerri, roverelle, castagni, carpini neri e bianchi, ornielli e sorbi frammisti ad arbusti spinosi quali il prugnolo, il biancospino, il pero selvatico e il ginepro e a liane come l'edera, la madreselva e la vitalba; frequenti sono il pungitopo e i ciclamini. Salendo ulteriormente di quota si ritrovano il loppo, il ciliegio selvatico, il faggio e il nocciolo frammisti a primule, anemoni e viole. In alta collina si trovano boschi di abeti bianchi, faggi e carpini bianchi, con cerri e frassini nelle zone più temperate, associati a ginestra, rovo e felce aquilina.
La montagna è caratterizzata da faggi, castagni, abeti bianchi e boschi di conifere; nella zona amiatina è piuttosto scarsa la vegetazione floreale a causa della natura vulcanica del terreno.
Fauna
La fauna presenta una notevole varietà in base agli ambienti presi in considerazione.
Lungo la costa e sulle isole vi è una numerosa presenza di gabbiani, molto evidente sull'isola di Giannutri dove nidificano in gran numero. In alcune zone costiere si riscontra la presenza del falco pellegrino e del falco pescatore; è presente anche la beccaccia di mare tra la fauna delle aree costiere.
Gli ambienti palustri, lagunari e i laghi costieri sono l'habitat naturale per numerosi anfibi e per varie specie di uccelli tra i quali spiccano gli aironi, i fenicotteri nella Laguna di Orbetello, il falco di palude e l'albanella reale nella Diaccia Botrona.
La macchia mediterranea e i boschi sono popolati da vari animali selvatici tra cui cinghiali, daini, caprioli e volpi; sono presenti anche un buon numero di fagiani e, nella Pineta Granducale di Marina di Alberese, sono stati avvistati anche il cuculo da ciuffo e la ghiandaia marina, due specie ornitologiche estremamente rare. Tra i rettili vi sono numerosi serpenti, la maggior parte innocui come il biacco, ma tra essi è presente anche la vipera, presente ovunque ad eccezione delle isole: nell'ambito del Parco dell'Arcipelago Toscano le uniche isole dove si riscontra la presenza del serpente velenoso sono l'Isola d'Elba e l'Isola di Montecristo amministrate dalla Provincia di Livorno.
Nelle zone collinari interne e in montagna è stata riscontrata anche la presenza del lupo che è notevolmente cresciuto di numero negli ultimi tempi.
Tra gli insetti è da segnalare la grande presenza di zanzare nelle aree in prossimità di ambienti umidi che possono essere presenti, seppure in numero ridotto, anche nei mesi invernali, alcune delle quali agiscono durante le ore diurne con punture che possono divenire fastidiose. Sono presenti anche api, impiegate nella produzione di un ottimo miele, vespe e calabroni: questi ultimi pungono molto raramente ma quando accade possono causare gravi reazioni allergiche. Nei mesi primaverili ed estivi sono visibili varie specie di farfalle; nello stesso periodo dell'anno si possono incontrare anche varie specie di ragni, tra i quali anche le malmignatte, e zecche: queste ultime prediligono distese erbose frequentate da animali e, in caso di puntura, è consigliabile farsi estrarre l'insetto da personale medico per evitare pericolose infezioni.
Aree protette
La Provincia di Grosseto, con il suo 47% di territorio incluso in aree protette di varia tipologia, risulta essere una delle Province italiane maggiormente tutelate sotto il profilo ambientale e paesaggistico. Tra le aree protette spiccano un'area marina protetta europea, un parco nazionale, un parco regionale e una serie di riserve naturali e oasi faunistiche (statali, regionali o provinciali), la cui gestione è generalmente delegata alla Provincia o direttamente ai singoli comuni interessati.
Storia
Origini
L'attuale Provincia di Grosseto fu una terra abitata fin dalla preistoria come dimostrano i ritrovamenti effettuati in varie zone di numerosi reperti risalenti al periodo eneolitico e all'Età del Bronzo.
In un'area nei pressi di Pitigliano, sul luogo in cui sono venuti alla luce molti reperti, è in fase di allestimento un parco preistorico con la ricostruzione di un villaggio. Altri luoghi che hanno dato alla luce testimonianze preistoriche sono le aree collinari tra Roccalbegna, Semproniano, Saturnia, Manciano e Sovana e, in prossimità della fascia costiera, le grotte all'interno del Parco naturale della Maremma tra Alberese e la foce del fiume Ombrone.
Etruschi
Gli Etruschi costruirono numerose città che ebbero il periodo di massimo splendore intorno al VII secolo a.C., delle quali rimangono numerosi resti archeologici di elevato interesse.
Di grande interesse è la città di Vetulonia, sulle alture di Castiglione della Pescaia, dove è stato allestito il Museo Archeologico per custodire i numerosi reperti provenienti dai vicini scavi; questa città aveva frequenti rapporti commerciali con Populonia, unica città etrusca di mare situata in provincia di Livorno.
Roselle, magnifica città di epoca etrusco-romana, presenta un'area archeologica di notevole interesse; i numerosi reperti che sono venuti alla luce durante le varie campagne di scavo sono conservati a Grosseto nel Museo Archeologico e d'Arte della Maremma.
Un'altra città etrusca di grandissimo interesse archeologico è Sovana, dove il sistema delle Vie Cave collegava le varie necropoli presenti nella zona con quelle intorno a Sorano e Pitigliano, nel cuore del Parco Archeologico del Tufo; non lontano da Pitigliano si trova anche l'antica città di Statonia.
Altre città e necropoli etrusche si svilupparono presso Saturnia, a Marsiliana e nel territorio collinare tra Magliano in Toscana e Scansano. Presso Ansedonia, gli Etruschi realizzarono un'imponente opera di ingegneria, denominata Tagliata Etrusca, per impedire l'insabbiamento di un vicino porto. Tutte queste città etrusche avevano contatti anche con Vulci, Tuscania e Tarquinia che si svilupparono nel territorio dell'attuale Provincia di Viterbo.
Romani
I Romani si insediarono nei secoli successivi prevalentemente presso le preesistenti città etrusche.
I reperti archeologici di maggiore interesse del periodo romano (fori, anfiteatri, ville e strade) sono venuti alla luce a Roselle, nei dintorni di Scansano, Magliano in Toscana e Pitigliano, a Saturnia e a Cosa, dove i Romani completarono l'opera ingegneristica della Tagliata Etrusca, avviata dai loro predecessori, che venne denominata anche Spacco della Regina.
In epoca romana la Via Aurelia attraversava il territorio prevalentemente lungo la fascia costiera, coincidendo in gran parte con il tracciato attuale, mentre il sistema della Via Clodia venne costruito per favorire i collegamenti nelle zone interne tra i vari insediamenti nell'area compresa tra le città di Tuscania e Saturnia, ramificandosi in tronchi secondari che raggiungevano Sovana, Sorano e Pitigliano, dove coincidevano prevalentemente con le preesistenti Vie Cave di epoca etrusca: a Saturnia rimangono alcuni resti dell'antica Via Clodia presso "Porta Romana".
Il lungo periodo medievale
Durante le invasioni barbariche si verificò l'abbandono di alcuni importanti centri etrusco-romani a vantaggio di altri insediamenti situati in luoghi più protetti: in epoca longobarda va segnalato l'abbandono della città di Statonia a vantaggio di Sovana.
I nuovi insediamenti vennero fortificati per garantire più sicurezza agli abitanti. In questo periodo iniziò anche il lento declino di Roselle che venne definitivamente abbandonata dopo l'anno mille a vantaggio di Grosseto che presentava una rassicurante cinta muraria difensiva. Nel Medioevo si verificò pertanto il fenomeno dell'incastellamento che portò alla costruzione di numerosi castelli, borghi fortificati e centri abitati circondati da cinte murarie di difesa. Questo fenomeno si verificò sia presso alcune preesistenti città etrusco-romane che negli abitati di origini più recenti: gran parte di questi insediamenti si sono conservati in modo pressoché intatto fino ai giorni nostri.
In questo periodo gran parte delle località del territorio erano controllate da ricche e potenti famiglie tra le quali gli Aldobrandeschi, gli Ardengheschi e i Pannocchieschi. Gli Aldobrandeschi controllavano anche un vasto territorio tra Montalto di Castro e il Lago di Bolsena nel Lazio, parte della Val d'Elsa e della Val d'Orcia in Provincia di Siena, oltre alla parte meridionale della provincia di Livorno; i loro domini vennero divisi nel tardo Duecento nella Contea di Sovana e nella Contea di Santa Fiora e concessi a due rami distinti della famiglia che, durante la battaglia di Montaperti, si schierarono in campi avversi rispettivamente con i Fiorentini e con i Senesi.
Nello stesso periodo gli Ottieri riuscirono ad andare a capo di un piccolo stato, la Contea degli Ottieri, che includeva 4 località ai limiti sud-orientali della provincia e riuscì a rimanere indipendente fino all'estinzione naturale della famiglia in epoca moderna.
Dal tardo Medioevo al Seicento
Durante questi secoli la malaria dilagava sempre più nelle zone pianeggianti e paludose a ridosso della fascia costiera, determinando così una forte migrazione della popolazione verso i paesi dell'area collinare interna.
Agli inizi del Trecento l'influenza di Siena iniziò a farsi sentire su vari alcuni centri dell'entroterra che passarono a famiglie nobili senesi quali i Buonsignori, i Piccolomini, i Tolomei e i Salimbeni o direttamente sotto il controllo della Repubblica. Mentre gli Orsini riuscirono ad ereditare Pitigliano, Sorano e, per un breve periodo, anche Sovana a seguito del matrimonio tra Romano Orsini e Anastasia Aldobrandeschi (1293), gli Sforza editarono nel corso del Quattrocento la Contea di Santa Fiora, iniziando il loro dominio nella zona dell'Amiata, a seguito del matrimonio tra Bosio Sforza e Cecilia Aldobrandeschi (1439).
Tra il Trecento e il Quattrocento tutti gli altri centri, tra i quali anche Grosseto e i liberi Comuni di Massa Marittima e Castiglione della Pescaia, entrarono a far parte della Repubblica di Siena, prima di essere inglobati nel Granducato di Toscana nella seconda metà del Cinquecento.
Orbetello, Porto Ercole, Talamone intorno alla metà del Cinquecento entrarono invece a far parte dello Stato dei Presidi sotto il controllo degli Spagnoli, mentre Buriano e Scarlino vennero inglobati nel Principato di Piombino controllato dagli Appiani, spesso era subordinato allo Stato dei Presidi: tutte queste località entrarono nel Granducato di Toscana soltanto nel 1815.
I centri della Contea degli Orsini entrarono nel Granducato di Toscana tra la seconda metà del Cinquecento e gli inizi del Seicento, mentre le località sforzesche della ex Contea di Santa Fiora vennero annesse nel corso del Seicento.
In questo lungo perido storico, una folta comunità ebraica proveniente da altre città, in particolare da Roma, trovò rifugio e ottima integrazione a Pitigliano, cittadina denominata la "piccola Gerusalemme", a seguito di forti discriminazioni subite nelle varie città di provenienza; altre piccole comunità ebraiche risiedevano a Sorano e a Santa Fiora dove era documentata la presenza di antiche sinagoghe.
I Lorena
Nel Settecento la scomparsa della dinastia medicea portò i Lorena a capo del Granducato di Toscana e la quasi totalità dell'attuale territorio provinciale ne seguì le sorti.
Nel 1766, Pietro Leopoldo divise il territorio che nei secoli precedenti costituiva la Repubblica di Siena in due Province. Grosseto divenne da allora il centro principale della "Provincia Inferiore Senese", che sarebbe poi divenuta l'attuale Provincia di Grosseto; nel 1783, nell'opera di snellimento della burocrazia, venne sensibilmente ridotto il numero dei Comuni della Provincia che scese a 18 (non erano presenti ancora i comuni dello Stato dei Presidi e del Principato di Piombino entrati successivamente nel territorio provinciale dopo il 1815). Grazie alle riforme leopoldine, la città e la Provincia di Grosseto andarono incontro ad una decisa rinascita economica e culturale.
Grazie ai Lorena, il Granducato di Toscana fu il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte (30 novembre 1786); in quell'epoca iniziarono anche le prime grandi opere di bonifica della pianura costiera che terminarono solo verso la metà del secolo scorso con l'eliminazione completa della malaria.
Le opere di bonifica iniziate dai Lorena fecero mutare notevolmente il paesaggio della pianura, occupata in gran parte da acquitrini e terreni palustri. Le opere di canalizzazione prosciugarono quasi interamente l'antico Lago Prile, tra Grosseto e Castiglione della Pescaia, del quale rimangono tracce soltanto nella Riserva naturale Diaccia Botrona; la "Casa Rossa" di Castiglione della Pescaia fu costruita proprio in epoca settecentesca come base per i lavori di bonifica diretti da Leonardo Ximenes.
Le riforme dei Lorena vennero interrotte con l'occupazione delle truppe francesi (1796) che si protrasse a più riprese fino al 1808, anno dell'annessione alla Francia napoleonica. Il Congresso di Vienna del 1815 sancì il ritorno del Granducato di Toscana nelle mani di Ferdinando III di Lorena, al quale succedette il figlio Leopoldo II a partire dal 1824.
Il granduca Leopoldo II governò fino al 1859, impegnandosi costantemente e in prima persona al completamento delle opere di bonifica, che vennero coordinate principalmente dall'ingegnere Vittorio Fossombroni (già autore della bonifica in Val di Chiana). Il granduca, con le sue politiche di buon governo, riuscì a determinare un ammodernamento e un sensibile miglioramento delle condizioni socio-economiche dell'intero territorio, tanto da risultare l'uomo politico più apprezzato nella millenaria storia della provincia di Groseeto: Leopoldo II venne affettuosamente sopprannominato "Canapone" e onorato con un monumento scultoreo a lui dedicato, collocato in Piazza Dante a Grosseto.
Annessione al Regno d'Italia
Nel corso dell'Ottocento, con la graduale diminuzione del rischio della malaria, iniziò il fenomeno di ripopolamento della pianura che determinò l'inizio dell'espansione urbanistica di Grosseto verso gli attuali quartieri semicentrali. Nel marzo 1860 il plebiscito che si svolse nel Granducato di Toscana sancì l'annessione allo stato sabaudo, entrando così a far parte del Regno d'Italia.
Tuttavia, per alcuni anni vennero fermate le grandi opere di bonifica della Maremma, portate avanti fino poco tempo prima dal granduca Leopoldo II, che determinò, seppur temporaneamente, un nuovo calo demografico e una contemporanea recessione economica. Di conseguenza, tra la popolazione inziò a diffondersi un sentimento nostalgico verso le politiche di "buon governo" portate avanti fino a poco tempo prima dai Lorena; in quegli anni, la vita media della popolazione della Maremma scese addirittura a soli 24 anni.
Brigantaggio
Il brigantaggio si diffuse prevalentemente nelle campagne, nel corso della seconda metà del secolo, potendo far leva sul malcontento, sulle precarie condizioni economiche conseguenti alle politiche latifondiste e alla malaria che stava iniziando a diffondersi nuovamente. Tuttavia, questo fenomeno non riuscì mai a raggiungere le vaste proporzioni come stava accadendo nell'Italia meridionale, rimanendo piuttosto circoscritto sia in provincia di Grosseto che nell'Alto Lazio.
I briganti della Maremma erano solitari, avevano i loro allievi e imponevano il loro stile, senza mai arrivare però ad avere l'ambizione di comandare piccoli eserciti come accadeva in altre zone d'Italia: il loro, infatti, era più che altro un modo di vivere e non un mestiere dedito ad attività di criminalità organizzata. Le loro scorrerie e i loro atti violenti si verificavano esclusivamente ai danni di guardiani, guardiacaccia, fattori, carabinieri e altri rappresentanti del potere padronale e dello Stato; alcuni briganti, primo tra tutti Domenico Tiburzi, erano avvolti da aloni di leggenda e potevano contare addirittura su una diffusa simpatia popolare.
L'azione dello Stato non si fece attendere, furono aumentati gli uomini a disposizione delle forze dell'ordine che iniziarono, durante il giorno, a perlustrare a tappeto le aree più impervie dove i briganti si davano "alla macchia"; nelle ore notturne venivano effettuati controlli ed istituiti numerosi posti di blocco in prossimità delle grandi tenute che erano l'obiettivo privilegiato dai banditi. La lotta serrata al brigantaggio si concluse positivamente negli anni a cavallo tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento.
Il Profeta dell'Amiata
Di tutt'altra natura, ma inquadrabile negli episodi storici che seguirono l'Unità d'Italia, la sollevazione pacifica, inserita in un utopistico progetto religioso, posta in essere da David Lazzaretti, la cui vicenda storica e umana è stata rivisitata molto spesso in lavori di studio e di ricerca ed in opere letterarie dall'epoca dei fatti fino ad oggi.
Una vicenda che ha rappresentato il più importante evento religioso registrabile nella Provincia di Grosseto, da qualificare come un'avventura mistica e rivoluzionaria, il cui protagonista David Lazzaretti, un personaggio altamente carismatico, ma anche contraddittorio, visse nella seconda metà dell'Ottocento nell'area del Monte Amiata, dove persistevano povertà economiche e sociali, aggravate da squilibri e sperequazioni territoriali, proprie di quei tempi.
Nato ad Arcidosso nel 1833, ebbe a predicare un rinnovamento delle strutture della Chiesa di Roma, gravemente contaminata a suo giudizio, da corruzione e da egoismi. I concetti che sosteneva si avvicinavano ad una protesta rivoluzionaria, sostenendo una Repubblica, regno di Dio che, pur nella totale pacificità di intenti e di azione, dovette apparire densa di pericoli per gli assetti costituiti dello Stato e della Chiesa, tanto da essere oggetto di una cruenta repressione nel 1878, anno in cui venne ucciso alla testa di una processione che scendeva dal Monte Labbro e che si accingeva ad entrare in Arcidosso.
Il Novecento
Durante la Seconda Guerra Mondiale sono da ricordare i pesanti bombardamenti subiti dalla città di Grosseto il 26 aprile 1943, giorno di Pasquetta, che causarono molte vittime anche tra donne e bambini che si trovavano all'aperto nei giardini e nelle vie del centro; vari eccidi nazisti si verificarono in alcuni paesi dell'entroterra, il più grave dei quali avvenne a Niccioleta nei pressi di Massa Marittima tra il 13 e il 14 giugno 1943.
Nel dopoguerra, il completamento della riforma agraria iniziata nei primi decenni del secolo e la rapida ricostruzione dei luoghi bombardati contribuirono a implementare lo sviluppo dell'agricoltura e dell'allevamento (produzione di latte, formaggi, carni, olio e vino di elevata qualità). Al contrario, non si è mai verificato uno sviluppo industriale degno di nota, fatta eccezione per alcune realtà circoscritte, e ciò ha permesso un'ottima conservazione dell'ecosistema che si è mantenuto tra i più incontaminati dell'intero territorio nazionale italiano, favorendo così lo sviluppo di un settore terziario sempre più in crescita legato al turismo di qualità.
Religioni
Diocesi e vescovadi
Data la vastità dell'attuale Provincia e le vicende storiche dei vari centri, fin dal passato il territorio era raggruppato in varie diocesi, ognuna delle quali aveva la cattedrale e la residenza vescovile nel centro principale della zona. Le antiche chiese della Provincia di Grosseto per tutto il primo millennio ebbero il proprio arcivescovo nella figura del papa di Roma che doveva confermare le elezioni dei nuovi vescovi e provvedere alla loro consacrazione.
- Periodo paleocristiano. In epoca paleocristiana vi erano due sedi vescovili, Roselle e Saturnia, e alcuni vescovadi che avevano possedimenti nel territorio grossetano, pur avendo la loro sede centrale al di fuori dei confini dell'attuale provincia. Di seguito sono riportati i vescovadi dell'epoca con i rispettivi territori.
- Vescovado di Roselle: area dell'attuale Diocesi di Grosseto e alcune località appartenenti oggi al territorio comunale di Montalcino (SI)
- Vescovado di Saturnia: territorio tra il fiume Ombrone e l'Argentario lungo la costa e le colline tra l'Albegna e il Fiora nell'entroterra
- Vescovado di Statonia: estremità orientale della Provincia di Grosseto e un vasto territorio dell'attuale Provincia di Viterbo
- Vescovado di Vulci: Capalbio e Manciano
- Vescovado di Chiusi: area del Monte Amiata
- Vescovado di Populonia: Massa Marittima, Monterotondo Marittimo e area costiera attorno a Follonica
- Vescovado di Volterra: località di Boccheggiano
- Alto Medioevo. Nel VI secolo l'invasione longobarda determinò vari sconvolgimenti che portarono ad un temporaneo trasferimento dei vescovi di Populonia sull'Isola d'Elba e alla distruzione della città di Saturnia che si oppose strenuamente alle truppe provenienti dalla città di Lucca. Nell'area del Fiora si verificarono migrazioni da Statonia a Sovana e da Vulci a Castro con il conseguente trasferimento delle sedi vescovili rispettivamente a Sovana e a Castro. Roselle e Chiusi mantennero il loro territorio pressoché intatto, tranne alcune aree che vennero perdute a vantaggio di Siena che inglobò la Valle dell'Ombrone a sud di Pari.
- Inoltre, proprio in età longobarda, venne creato un itinerario di pellegrinaggi Lucca-Siena-Bolsena-Roma che entrò a far parte della Via Francigena. Il tracciato tuttavia lambiva la Provincia di Grosseto sfiorando soltanto il territorio orientale di Castell'Azzara, pur attraversando aree all'interno dei vescovadi che avevano influenza su varie zone della Provincia.
- Elenco dei vescovadi del periodo:
- Vescovado di Populonia
- Vescovado di Volterra
- Vescovado di Roselle
- Vescovado di Siena
- Vescovado di Chiusi
- Vescovado di Sovana (già vescovado di Statonia)
- Vescovado di Castro (già vescovado di Vulci)
- Dall'anno mille ai giorni nostri. Dopo l'anno mille la riforma canonicale voluta da Ildebrando di Sovana, divenuto papa Gregorio VII, diede un forte impulso alla costruzione di nuove cattedrali. Nello stesso periodo venne spostata la sede vescovile da Populonia a Massa Marittima a seguito di invasioni piratesche che sconvolsero la fascia costiera.
- Nella prima metà del XII secolo vi fu anche il trasferimento del vescovado di Roselle a Grosseto e contemporaneamente ci fu un forte conflitto tra i vescovi di Sovana e Orvieto, dopo che gli Orvietani impedirono ai vescovi sovanesi di recarsi nell'antica cattedrale di Statonia che rappresentava la culla dell'intera diocesi.
- Successivamente, la nuova diocesi di Grosseto cedette la località di Prata a Volterra in cambio di Boccheggiano; Volterra cedette inoltre a Massa Marittima alcune chiese che si trovavano nelle vicinanze di quest'ultima città divenuta anch'essa nuova sede vescovile.
- I confini delle diocesi rimasero quindi pressoché inalterati fino alla seconda metà del Settecento, quando Manciano e Capalbio passarono dal vescovado di Castro a quello di Sovana in cambio dei centri di Onano e Proceno in territorio laziale; l'area amiatina passò invece da Chiusi a Siena.
- Di seguito è riportato l'elenco delle diocesi che interessano l'attuale territorio della Provincia di Grosseto.
- Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino
- Diocesi di Grosseto
- Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello
- Diocesi di Massa Marittima-Piombino
- Diocesi di Volterra
Comunità ebraiche
Oltre ai cristiani, nel territorio provinciale si insediarono anche alcune comunità ebraiche delle quali però non si hanno notizie antecedenti al Quattrocento. Inizialmente le comunità ebraiche si insediarono a Grosseto, Campagnatico, Montemerano, Sovana e Pitigliano.
Nella seconda metà del Cinquecento, a seguito delle bolle pontificie di restrizione, le comunità ebraiche preferirono insediarsi nei piccoli Staterelli autonomi dove potevano integrarsi meglio con la popolazione locale e partecipare in modo integrato alla vita civile ed economica trovando accoglienza e protezione in cambio dell'esercizio di attività artigianali e commerciali. Le comunità ebraiche si rafforzarono così a Scarlino nell'ambito del Principato di Piombino, a Castell'Ottieri che all'epoca era controllato dai signori locali, a Scansano e Santa Fiora nella contea degli Sforza e a Pitigliano e Sorano nella Contea degli Orsini; anche Sovana mantenne fino a tutto il Seicento una comunità ebraica.
Quando le contee della parte meridionale della Provincia di Grosseto passarono ai Medici e vennero inserite nel Granducato di Toscana, inizialmente gli ebrei furono costretti a chiudersi nei ghetti come avvenne nella prima metà del Seicento a Sorano e Pitigliano ma successivamente, quando i granduchi capirono l'importanza di queste comunità nella vita economica, vennero concessi loro alcuni privilegi.
Dalla seconda metà del Seicento in poi le comunità ebraiche di Scarlino iniziarono a spostarsi a Livorno, mentre quelle dei vari centri della Toscana meridionale e dello Stato della Chiesa iniziarono ad insediarsi a Pitigliano, dove l'integrazione fu molto forte, al punto che questa località venne chiamata "la piccola Gerusalemme". In seguito ci furono spostamenti anche verso Sorano, Scansano, Montemerano e Manciano dove la comunità ebraica raggiunse diverse unità.
Tuttavia il legame di tutte queste comunità rimaneva molto forte con la Sinagoga di Pitigliano. La popolazione cristiana di Pitigliano difese la comunità ebraica e il ghetto dal tentativo di saccheggio condotto dagli Aretini alla fine del Settecento. Lo stesso accadde durante il secondo conflitto mondiale ma l'intervento dei Pitiglianesi non riuscì a fermare il sensibile calo demografico della comunità ebraica che già aveva avuto inizio alla fine dell'Ottocento.
Pitigliano conserva ancora oggi la sinagoga sorta alla fine del Cinquecento, i locali per il Bagno Rituale, la Macelleria Kasher, il Forno delle Azime e il Cimitero Ebraico al di là del torrente Meleta.
Anche Sorano ha mantenuto intatto il ghetto dove sorgevano la Sinagoga e il Forno delle Azime; un'altra sinagoga, trasformata oggi in negozio, è stata identificata lungo via Selvi e risalirebbe ad epoche precedenti all'istituzione del ghetto.
Santa Fiora conserva il quartiere ebraico lungo via Lunga e attorno all'attuale Piazza del Ghetto: sembra che la sinagoga sorgesse in un edificio all'inizio di via Lunga.
Comunità tibetana
La comunità tibetana si è stabilita negli ultimi decenni del Novecento in un'area del Monte Labbro, rilievo montuoso dell'area amiatina.
La comunità di Merigar ha fatto edificare un tempio tibetano e vari ambienti attigui che sono diventati la sede della comunità religiosa. In passato, anche il Dalaj Lama si è recato in visita presso la sede amiatina della comunità tibetana.
Comunità islamica
Dagli ultimi decenni del secolo scorso in poi, in numerosi centri della Provincia si sono stabiliti numerosi fedeli di religione islamica provenienti da altre Nazioni, ai quali devono aggiungersi tutti coloro che dal cristianesimo si sono convertiti all'Islam.
La comunità islamica più numerosa è sicuramente quella di Grosseto che si riunisce per le preghiere del venerdì presso i locali del "Centro Culturale Islamico".
Economia
Il territorio della Provincia di Grosseto è stato riconosciuto come primo distretto rurale d'Europa, a seguito del recepimento della normativa comunitaria attraverso il D.Lgs 228/01, grazie alla vocazione per l'agricoltura, all'elevata qualità dei prodotti e alla tutela e salvaguardia dell'immenso patrimonio ambientale e paesaggistico.
A livello artigianale prevale la logica della piccola-media impresa, anche a livello familiare, che risulta significativa nei principali centri urbani; la grande industria è presente soltanto nel distretto del Casone tra Follonica e Scarlino, dove prevale il polo chimico (Nuova Solmine, Tioxide).
Grosseto ospita la sede centrale di una nota catena di profumerie (La Gardenia), di una prestigiosa industria di abbigliamento (Mabro) e di una rinomata fabbrica di prodotti plastici (Eurovinil); per il resto le piccole e medie imprese della città si concentrano principalmente nel manifatturiero.
Tuttavia, lo stile country che avvolge tutto il territorio, ben rappresentato dai butteri con il loro modo di vestire, è stato oggetto di ispirazione per una rinomatissima azienda di abbigliamento di livello internazionale (Capalbio) che produce abiti costosi ed eleganti sulla base dei semplici ma raffinati elementi stilistici rurali maremmani.
Enogastronomia
Negli ultimi anni, si è incrementato notevolmente anche il turismo enogastronomico che può contare sulla carne bovina di razza maremmana, sulla cacciagione, sull'olio (l'Olivasta seggianese ha ottenuto nel 2005 il riconoscimento DOP) e, soprattutto sul vino. Nel territorio della provincia di Grosseto ritroviamo la denominazione Maremma Toscana IGT e, tra le DOC, il Morellino di Scansano, il Montecucco, il Monteregio di Massa Marittima, il Parrina, il Capalbio, il Sovana, il Bianco di Pitigliano e l'Ansonica Costa dell'Argentario. Tra i vitigni a bacca rossa il più diffuso risulta essere il Sangiovese, ma negli ultimi anni, grazie ad ingenti investimenti, vengono prodotti molti super tuscans grazie anche all'impiego di Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet franc, Alicante e Petit Verdot (quest'ultimo vitigno nell'area in prossimità della costa riesce a dare ogni anno ottimi risultati grazie all'intenso soleggiamento, alla costante ventilazione e alle temperature elevate durante la fase vegetativa). Tra i bianchi prevalgono su tutti il Trebbiano, il Vermentino e l'Ansonica nell'area dell'Argentario e all'isola del Giglio (quest'ultimo per maturare necessita le condizioni climatiche tipiche di questa zona con intenso soleggiamento, temperature elevate e precipitazioni scarse o assenti durante la fase vegetativa).
Nel campo alimentare, rivestono notevole importanza anche l'acquacoltura ad Orbetello e le industrie casearie sparse in tutto il territorio, tra le quali spiccano i caseifici di Sorano (famosissimo il Pecorino stravecchio), Manciano (ricotta) e dell'area amiatina, dove si affiancano all'altrettanto rinomata produzione di castagne e marroni che hanno ottenuto il riconoscimento DOP.
Da segnalare, infine, la ricchezza di tartufi di ottima qualità nelle pinete costiere (marzoli) e nell'area attorno a Castell'Azzara.
Di ottima qualità sono le già citate carni bovine di razza maremmana provenienti da capi allevati allo stato brado e, in generale, il pesce di acquacoltura di Orbetello (orate, branzini, ecc.), dove è rinomata anche la Bottarga di Muggine.
Turismo
La principale risorsa per la Provincia è costituita dal turismo che, nella stagione estiva, fa addirittura decuplicare la popolazione presente.
Quello balneare, grazie alla bellezza dei luoghi e al clima favorevole durante tutto l'anno, risulta essere l'elemento trainante del settore. Numerose località della fascia costiera, oltre a costituire la seconda residenza, sono il luogo di adozione scelto da numerose autorevoli personalità in campo politico, industriale e culturale e da personaggi del mondo dello spettacolo, che hanno contribuito a diffondere l'immagine della Maremma nel mondo. Capalbio, Monte Argentario, Talamone, Castiglione della Pescaia e Punta Ala costituiscono i principali punti di riferimento per il turismo balneare di elite.
Il turismo culturale sta vivendo una fase di crescita, grazie alle numerose aree archeologiche (Cosa, Parco Archeologico del Tufo, Roselle, Vetulonia, ecc.) e ai caratteristici centri storici (Grosseto, Massa Marittima, Orbetello, Pitigliano, Sorano, Sovana, ecc.), dove si mischiano atmosfere medievali e rinascimentali.
Il turismo rurale, in forte e costante espansione, può contare su un elevatissimo numero di agriturismi, grazie alle numerose aree protette presenti che hanno mantenuto pressoché inalterati i paesaggi e gli habitat naturali (su tutti il Parco naturale della Maremma).
Infine, rivestono la loro importanza anche il turismo montano estivo ed invernale, che interessa la zona del Monte Amiata dove in inverno si può sciare, e quello termale, grazie rinomatissima località di Saturnia e alle emergenti Terme di Petriolo nel comune di Civitella Paganico.
Infrastrutture e trasporti
Viabilità
Quella di Grosseto è una delle poche Province italiane a non essere attraversate da arterie autostradali.
Per raggiungere l'Italia settentrionale e il versante adriatico è necessario immettersi nella Strada Statale 223 di Paganico che conduce fino a Siena, da dove è possibile proseguire sia verso Firenze e le altre città del nord, sia verso Arezzo, Perugia e Fano: lungo la tratta tra Grosseto e Fano è in fase di realizzazione la cosiddetta Superstrada dei Due Mari.
Lungo l'asse tra Genova e Roma, i collegamenti stradali sono possibili grazie alla Via Aurelia che conduce fino al casello di Civitavecchia dell'Autostrada A12 procedendo verso sud, mentre andando verso nord si raggiunge la medesima autostrada al casello di Rosignano Marittimo attraverso la cosiddetta Variante Aurelia (a carreggiate separate e con due corsie per ogni senso di marcia): la A12 è incompleta proprio nel lungo tratto tra Civitavecchia e Rosignano Marittimo.
L'assenza di tratti autostradali ha diviso in due l'opinione pubblica locale e nazionale. Da un lato ci sono coloro che sono favorevoli al completamento autostradale del cosiddetto "Corridoio tirrenico" (progetto avanzato già a partire dalla metà del secolo scorso) che, secondo il loro punto di vista, permetterebbe un ulteriore sviluppo di tutto il territorio provinciale; dall'altro lato, l'idea di un'autostrada che attraverserebbe da nord a sud la Maremma è vista come un possibile scempio ambientale e paesaggistico (idea portata avanti anche da numerosi esponenti intellettuali).
Tra le vie di comunicazioni secondarie sono da segnalare anche la Strada Statale 74 Maremmana che da Albinia arriva fino ad Orvieto attraverso Pitigliano e il Lago di Bolsena e la Strada Statale 439 che da Massa Marittima giunge fino alla Versilia attraverso le Colline Metallifere, la Val d'Elsa e la Piana di Lucca.
Ferrovie
La Provincia di Grosseto è attraversata da nord a sud dalla Ferrovia Pisa-Livorno-Roma, tratto della linea che collega le città di Genova e Roma. La Stazione di Grosseto è posto di blocco della quasi totalità dei treni in transito, mentre nelle stazioni di Follonica e di Orbetello-Monte Argentario fermano solo i convogli regionali ed interregionali; in tutte le altre stazioni ferroviarie fermano solo alcuni treni pendolari a carattere locale.
Dalla Stazione di Montepescali, una diramazione secondaria a binario unico senza cavi elettrici dà origine alla linea Grosseto-Siena che, a Monte Antico, prosegue nel suo tronco principale per Buonconvento, mentre si ramifica in un tratto dismesso (littorine d'epoca) per San Giovanni d'Asso e Asciano: entrambi i percorsi si ricongiungono a pochi chilometri da Siena.
Porti
La Provincia di Grosseto, bagnata dal Mar Tirreno, ha come porto principale il Porto del Valle di Porto Santo Stefano, dove è possibile imbarcarsi nei traghetti per l'Isola del Giglio e Giannutri; quasi tutti gli altri approdi sono esclusivamente di tipo turistico.
Porti lungo la costa toscana | Porti dell'Arcipelago Toscano |
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Porto del Puntone di Scarlino Porto di Punta Ala Porto di Castiglione della Pescaia Porto di Marina di Grosseto Porto di Talamone Porto di Santa Liberata Porto del Valle di Porto Santo Stefano Porto Vecchio di Porto Santo Stefano Porto Vecchio di Porto Ercole Porto di Cala Galera |
Porto di Giglio Porto Porto di Giglio Campese Porto di Giannutri |
Aeroporti
L'unico scalo presente in Provincia, dopo la trasformazione dello storico Idroscalo di Orbetello in parco cittadino, è l'Aeroporto "Corrado Baccarini" di Grosseto, infrastruttura militare dove possono atterrare anche voli civili, privati e charter.
Trasporto pubblico locale
I vari centri della provincia sono collegati al capoluogo grazie ad un servizio di autobus extraurbani dell'azienda Rama Mobilità.
Storia amministrativa
Il territorio della provincia di Grosseto ebbe una propria autonomia amministrativa a partire dal 1766, nel Granducato di Toscana, come Provincia Inferiore Senese, istituita per volere del granduca Pietro Leopoldo. Successivamente, fu denominata Compartimento Grossetano.
Nel 1860 furono ceduti alla Provincia di Pisa i Comuni della Val di Cornia (ex territori del Principato di Piombino) assunti nel 1834, costituiti da Piombino, Campiglia Marittima , (comprendente allora anche il territorio di San Vincenzo), Suvereto, Sassetta e Monteverdi Marittimo. I primi quattro passarono poi, nel 1925, alla Provincia di Livorno.
Nel 1970 una piccola porzione del territorio comunale di Piombino (Provincia di Livorno) passò a quello di Follonica.
Demografia
Comune | Abitanti (ab.) |
Superficie (km²) |
Densità (ab./km²) |
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Assistenza sanitaria
L'assistenza sanitaria è garantita dall'Azienda USL 9 Grosseto, struttura pubblica facente capo al Servizio Sanitario della Toscana, che opera nell'ambito territoriale dell'intera Provincia di Grosseto.
Gli ospedali sono le strutture finalizzate all'organizzazione ed all'erogazione delle prestazioni specialistiche, i ricoveri ordinari e i day hospital medico-chirurgici. L'assistenza ospedaliera è garantita da 5 presidi ospedalieri presenti nel territorio, strutture di riferimento anche per l'assistenza di emergenza ed urgenza (Pronto Soccorso).
L'assistenza territoriale, suddivisa in 4 distretti, è il sistema che include i servizi di assistenza educativa, prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, tutti quanti erogati non in regime di ricovero all'interno dell'intero territorio provinciale. Data la vastità del territorio di competenza, nella maggior parte dei Comuni è presente un servizio di poliambulatori. Inoltre, durante la stagione estiva, vengono allestiti punti di primo soccorso nelle varie località balneari e viene implementato il servizio di camera iperbarica presso l'Ospedale Misericordia di Grosseto rispetto ai restanti periodi dell'anno, visto il decuplicarsi della popolazione residente e il gran numero di sub che praticano la loro attività di immersione.
Un altro fondamentale servizio gestito dall'azienda sanitaria grossetana è l'elisoccorso, che permette di raggiungere in pochi minuti sia le isole dell'Arcipelago che ogni altra località isolata o impervia del territorio provinciale. L'Ospedale Misericordia di Grosseto è dotato di un'area attrezzata per il decollo e l'atterraggio dell'eliambulanza "Pegaso", fornita dalla Regione Toscana.
Ospedali | Distretti territoriale |
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Ospedale Misericordia di Grosseto Ospedale San Giovanni di Dio di Orbetello Ospedale Petruccioli di Pitigliano Ospedale Civile di Castel del Piano Ospedale Sant'Andrea di Massa Marittima |
Colline Metallifere Colline dell'Albegna Amiata Grossetana Area Grossetana |
Galleria immagini
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Il Cassero Senese di Grosseto
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La Torre di Collelungo presso i Monti dell'Uccellina
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La Porta di Pereta
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La Rocca di Castell'Ottieri
Bibliografia
- Folco Giusti (a cura di), La storia naturale della Toscana meridionale, Amilcare Pizzi Editore Milano, 1993;
- Aldo Mazzolai, Guida della Maremma. Percorsi tra arte e natura, Le Lettere Firenze, 1997;
- Giuseppe Guerrini (a cura di), Torri e Castelli della provincia di Grosseto (Amministrazione Provinciale di Grosseto), Nuova Immagine Editrice Siena, 1999;
- Valentino Baldacci (a cura di) I luoghi della fede. Itinerari nella Toscana del Giubileo (Regione Toscana), edizioni Mondadori Firenze, 2000;
- Marcella Parisi (a cura di), Grosseto dentro e fuori porta. L'emozione e il pensiero (Associazione Archeologica Maremmana e Comune di Grosseto), C&P Adver Effigi Siena, 2001;
- Carlo Citter, Guida agli edifici sacri della Maremma, Nuova Immagine Editrice Siena, 2002.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Sito ufficiale della Provincia di Grosseto
- Sito ufficiale dell'Azienda di Promozione Turistica della Provincia di Grosseto
- Sito ufficiale dell'Azienda Usl 9 Grosseto
- Il territorio del monte Amiata
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