Nadro
{{{1}}}⁄{{{2}}} Nadro (Nàder in dialetto camuno) è una frazione del comune di Ceto in Valle Camonica, provincia di Brescia.
L'abitato, dalla tipica struttura medievale, si sviluppa attorno al nucleo formato dalla casa-torre eretta dalla famiglia Gaioni a partire dal XV secolo.
Ad oggi il paese è l'ingresso più semplice alla vasta area di incisioni rupestri della riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo.
Geografia fisica
Territorio
Il territorio della frazione di Nadro declina da oriente ad occidente a partire dal confine col comune di Cimbergo. Qui sorge una vasta area boschiva, facente parte della Riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, che giunge fino al paese. Nella parte bassa della riserva sono molto diffusi gli alberi di noce, mentre più a monte sono predominanti i castagni.
A ovest dell'abitato vi è una stretta area pianeggiante, un tempo adibita a coltivazione, oggi per gran parte urbanizzata e sede di una zona industriale; è delimitata a occidente dalle sponde del fiume Oglio.
Per tutto il territorio è riscontrabile l'albero infestante della robinia, che, data la rapidità della sua crescita, è oggigiorno adoperata come legna da ardere a utilizzo domestico.
Idrografia
L'abitato si posiziona alla destra del torrente Figna, che discende dal territorio di Cimbergo, posto più a monte.
Nel XV secolo vi furono, tra la vicinia di Nadro e quella di Cimbergo, controversie riguardo la captazione delle acque della Figna: i primi la usavano sfruttandone la forza motrice per azionare le pale dei mulini, gli abitanti di Cimbergo, invece, deviavano a monte il corso del torrente per irrigare i campi. Dopo diversi appelli a differenti giudici e potenti della zona, la questione si risolse con l'intervento del governo veneziano a favore della vicinia di Nadro.
In una zona compresa tra l'abitato e la riva orientale del fiume Oglio è oggi visibile un enorme canale coperto costruito nel 1926, che convoglia le acque di diversi torrenti della Val Camonica a fini idroelettrici. La condotta inizia a Cedegolo e termina a Cividate Camuno.
Orografia
Nel cuore della media Valle Camonica il paese di Nadro è adagiato alle pendici del Pizzo Badile Camuno, possente montagna calcarea del gruppo dell'Adamello.
L'abitato è rivolto ad ovest, dirimpetto al monte Concarena, anch'esso di origine calcarea, ma facente parte delle prealpi Orobiche.
Durante gli equinozi, due volte l'anno, sono riscontrabili spettacolari giochi di luce creati dal sole che sorge e tramonta dai due monti sopracitati.
Clima
- Classificazione climatica: zona E, 2890 GR/G [1]
Situato nella media Valle Camonica è classificato secondo lo standard climatico con "E". Il parametro indica che è possibile accendere il riscaldamento negli edifici per un massimo di 14 ore giornaliere, in un periodo compreso dal 15 ottobre al 15 aprile.
Durante l'inverno le temperature oscillano tra i -10° della mattina e i 12° del pomeriggio. Il paese, a causa della sua posizione sul versante orientale della valle, è raggiunto dal sole solamente verso le ore 11.00.
D'estate il clima è molto più mite, ed il sole, data anche la diversa conformazione delle montagne, lambisce l'abitato già a metà mattina, riscaldando il territorio sino a raggiungere i 30°.
Nella stagione primaverile sono frequenti gli episodi di favonio (fohn).
Storia
La prima frequentazione umana nella zona risale probabilmente al periodo mesolitico. Precedentemente, durante il paleolitico, la Valle Camonica si trovava ancora al di sotto di una spessa coltre di ghiaccio causata dalla Glaciazione di Wurm.
Presso l'area della riserva naturale delle incisioni rupestri, a poche centinaia di metri da Nadro, è stato ritrovato un riparo sottoroccia con focolare preistorico e microliti, databili a circa 9.000 anni fa.[2]
Sono inoltre riscontrabili, presso i grandi lastroni di arenaria ricchi di petroglifi, incisioni databili sicuramente dall'età del rame, del ferro, fino al Medioevo, lasciando presupporre una continua antropizzazione del territorio durante tutto questo periodo. Le incisioni rupestri osservabili raffigurano non solo elementi zoomorfi, antropomorfi, oggetti, armi, "figure di capanna", ma anche alfabetari che rappresentano l'antica alfabeto camuno.[3]
Non ci pervengono documentazioni precise del periodo compreso tra l'età dei metalli e la caduta dell'impero romano, ma a partire dal 774, sappiamo che anche Nadro, come tutta la Valle Camonica, divenne feudo dei monaci benedettini di Tours, grazie alla donazione di Carlo Magno.
Tra il X e l'XII secolo il borgo di Nadro gravita nell'orbita dei feudatari vescovili de Figna, probabilmente discendenti da un ramo della famiglia bresciana dei Martinengo.
E' curioso notare come il cognome di questa casata permane come toponimo sia per una zona a monte di Nadro, sia per il torrente che scorre accanto al paese. Gli storici non sono concordi sul fatto che i feudatari abbiano mantenuto il nome del luogo d'origine, o viceversa, il toponimo sia derivato proprio da loro. Certo è che vi fosse un castello presso la località Figna, il quale era forse sede di una dogana sulla strada degli alpeggi della Val Paghera.[4]
La famiglia de Figna governò Nadro fino al 1302. In seguito, il 14 ottobre 1336, il Vescovo di Brescia assegna i diritti delle decime a Maffeo e Giroldo della famiglia Botelli di Cemmo.[5]. Questi ultimi caddero in disgrazia agli occhi del Vescovo quando, per accaparrarsi i beni ecclesiastici, si allearono con i ghibellini Federici.
E' riportato da Gregorio Brunelli che nel 1397, al momento della pace di Breno, i Botelli, per Nadro, erano schierati dal lato ghibellino del fiume Oglio.
Il 13 ottobre 1423 Giovanni Gaioni da Edolo vede confermare le rendite (concesse dal vescovo già nel 1408) di Nadro. I Gaioni erano una famiglia ghibellina proveniente da Edolo, concorrenti dei Federici in alta Val Camonica. Essi si sostituirono ai Botelli ed a loro si deve la riedificazione della casa torre, che domina ancora oggi il paese.[6].
A partire dal 1454, quando la Valle Camonica divenne parte della Terraferma Veneziana, il potere dei feudatari viene ridimensionato, a favore delle amministrazioni locali chiamate vicinie. Esse erano un'antica istituzione di autogoverno degli abitati, formata dai capifamiglia originari di un paese, al fine di gestire i beni comuni quali i boschi, le acque, i ponti, le strade. Non vi erano compresi i nobili, gli ecclesiastici e gli stanieri.
Il giorno 22 aprile 1474 si presentano dal Capitano di Valle a Breno due rappresentanti della vicinia di Nadro al fine di accusare la comunità di Cimbergo di interrompere l'acqua del torrente Figna, che alimentava i mulini del paese.
Agli abitanti di Cimbergo, che utilizzavano l'acqua per irrigare la campagna, venne intimato dalle autorità veneziane di non interrompere il corso del torrente. Sebbene la sentenza fosse stata emessa, la questione continuò a riproporsi per tutto il Cinquecento.[7]
Nell'autunno del 1578 il vescovo di Brescia Giorgio Celeri visita pastoralmente la Valle Camonica. Della parrocchia di Nadro riporta: intra latitudinem suae parochiae continetur animae 350, communionis autem 150 (all'interno del territorio della sua parrocchia sono conetute 350 anime, di cui 150 ammesse alla comunione") [8]
Nel Catastico Bresciano di Giovanni da Lezze del 1609 si legge Questo territorio produce biave di due raccolti, et anco vini, ma debili et acerbi alquante castagne, et pochi fieni. Li habitanti sono tutti contadini, che attendono l'agricoltura, et alcuni alla ferrarezza, et vi sono due mulini, una rasica et doi fusine de asale.[9].
Anche nell'estimo del 1645 si ricordano i mulini di Nadro: Alia duo molendina pro uso terre Nadro a Medio et alla Valle una cum pistono (altri due mulini nella terra di Nadro a Medio e alla Valle con il pestono). Nelle deliberazioni del 1474 si distinguevano i due mulini chiamandone uno rodanum e l'altro piganzolum; il secondo, è annotato, consumava più acqua.[10]
Nel 1803, con l'arrivo di Napoleone e la nascita della Repubblica Cisalpina, vennero istaurati i comuni e abolite le vicinie. Il primo sindaco del comune di Nadro e Ceto fu tale Cristoforo Gaioni. L'ultimo rampollo della famiglia Gaioni, Giovanni Bettino, morì invece decapitato per un colpo di mannaia infertogli da Paolo Pezzoni nel 1856.[11].
Nel 1858 la Valle Camonica viene nominalmente aggregata al Regno d'Italia; il paese di Nadro, visitato in questo anno dal Vescovo di Brescia Girolamo Verzieri, conta 418 abitanti di cui 275 anime ammesse alla comunione.[12].
A partire dalla crisi agricola del 1870 diversi abitanti di Nadro, come molti in Val Camonica, si diedero all'emigrazione, soprattutto verso gli Stati Uniti d'America e l'Argentina, che durò fino al secondo dopoguerra. Nei primi anni del XX secolo la popolazione del paese è di circa 560 persone, e lungo la strada statale sorgono sei case.[13].
Toponimo
Il nome del paese dovrebbe significare valle scoscesa, canale ripido o luogo oscuro. [14]
Enrico Tarsia, così come lo Gnaga e l'Olivieri, sostengono che possa derivare dall'aggettivo latino ater, unito alla preposizione in, che ha il significato di oscuro, anche qui forse con allusione alla posizione poco soleggiata del paese.[15].
Ricorrenze
- 15 agosto: festa dei santi Gervasio e Protasio, patroni del paese.
Demografia
Antichi Originari
Gli Antichi Originari erano, al tempo delle vicine, i capifuoco delle famiglie native del paese: essi erano gli unici che avevano il potere di deliberare nei consigli, mentre ai nobili, agli ecclesiastici e agli stranieri (anche se risedenti da diverse generazioni nel paese) erano preclusi i diritti civili. I cognomi degli Originari di Nadro, riportati nei registri della vicinia, erano:[16]
- Appolonia (nei documenti antichi Polonia)
- Battistini
- Donina
- Pezzoni
- Vaiarini
- Zana (oppure Zuana)
Casate nobiliari
Le casate nobiliari che governarono il feudo di Nadro durante il periodo medievale furono:
Parroci
Elenco dei parroci della parrocchia di Nadro dal XIII secolo:[17]
Parroco | Origine | Nominato | Note | N° |
---|---|---|---|---|
Gratiolo Visconti | Malegno | 1299 | - | 1 |
Giovanni | Cemmo | 1403 | Menzionato il 4 Novembre 1403 | 2 |
Giovanni de Terziis | Capo di Ponte | 1464 | - | 3 |
Predomo de' Beatrici | Ceto | 1464 | Rettore di Ceto e Nadro dal 21 Novembre 1464 al 26 Giugno 1465 | 4 |
Giovanni de Asmeriis | Cemmo | 1465 | Nominato 26 Giugno 1465 | 5 |
Giuseppe | - | 1525 | E' parroco anche di Ceto | 6 |
Gio Battista | di "Valcamonica" | 1539 | Nel 1546 è rettore anche di Ceto | 7 |
Inviciato degli Inviciati | Soncino | - | Morto nel dicembre 1565 | 8 |
Giovanni Antonio Cattaneo | Breno | 1565 | Nominato il 5 Dicembre 1565, muore il 9 Dicembre 1571 | 9 |
Pietro Lascioli | Capo di Ponte | 1571 | Rinuncia nel Novembre 1596 a 72 anni, dopo 25 anni di residenza. Muore a Cemmo nel 1606 a 82 anni. Nei documenti preferiva fiermarsi "Piero Sop" (Piero Zoppo). In questo periodo San Carlo Borromeo visita la Valcamonica | 10 |
Francesco Lascioli | Capo di Ponte | 1597 | Figlio di Teodoldo, nipote del precedente. Nel 1611 finisce la costruzione del nuovo campanile. | 11 |
Brizio Facchinetti | Monno | 1635 | - | 12 |
Alberto Legena | Malonno | 1642 | Dottore teologo già rettore di S.Maria a Bienno, è nominato a Nadro il 19 Novembre 1642. Dopo sei anni va a Garda il 1° Dicembre 1648 | 13 |
Antonio Luchino | - | 1648 | Nominato con Bolla Ponticia l'11 Dicembre 1648 | 14 |
Orazio Pievani | Pian Camuno | 1656 | - | 15 |
Taddeo Giacomi | - | 1668 | - | 16 |
Antonio Poma | Borno | 1703 | Di anni 52 | 17 |
Martino Ercoli | Bienno | 1715 | Dottore teologo, parroco di Nadro il 22 Giugno 1715, d'anni 39. Muore il 5 Dicembre 1769, d'anni 96 | 18 |
Gio Maria Zana | Nadro | 1770 | - | 19 |
Gio Battista Donina | Ceto | 1804 | Già coadiutore a Cedegolo, eletto il 2 Maggio 1804, d'anni 28. Muore nel 1861 d'anni 85, dopo 57 anni di residenza. | 20 |
Simone Zana | Ono San Pietro | 1861 | Già coadiutore economo di Nadro, è nominato il 12 Settembre 1861. Muore il 26 Febbraio 1878, dopo 17 anni di residenza. | 21 |
Domencio Faustinelli | Capo di Ponte | 1868 | Già curato di Pisogne e Capo di Ponte, è nominato il 4 Maggio 1878. Rinuncia per Breno il 20 Novembre 1886 | 22 |
Gio Maria Barbetti | Erbanno | 1887 | Dopo 4 anni di residenza lascia Nadro il 23 Marzo 1891 | 23 |
Pietro Bontempi | Darfo | 1891 | - | 24 |
Pietro Bontempi | Bienno | 1931 | - | 25 |
Domenico Ambrosi | Villa Dalegno | 1935 | Nato a Poja di Villa da Legno, già coadiutore a Ronco di Corteno, curato di Lovere e parroco di Monte | 26 |
Costantino Ravelli | Artogne | 1955 | Nato a Piazze il 29 Aprile 1918. Rinuncia nell'Ottobre 1959. | 27 |
Giuseppe Buccio | Bagolino | 1960 | Curato di Bovegno per diversi anni. Nominato parroco il 10 Giugno 1960, d'anni 34. Rinuncia nel Settembre 1966 | 28 |
Francesco Togno | Travagliato | 1967 | - | 29 |
Luigi Dotti | Corte Franca | 1973 | Costruisce il campo sportivo a lato della parrocchiale | 30
ReligioneNella frazione di Nadro sono presenti numerose famiglie cristiano-cattoliche, ma anche alcuni residenti di fede islamica.[18] Il luogo di culto cattolico principale è la chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, eretta sul lato nord del paese. Vi è anche una piccola chiesetta, ancora più a nord, sulla via delle Aquane, conosciuta come la santella dell'Addolorata, dove si celebrano tradizionalmente le messe prefestive durante il periodo estivo. Il cimitero, dalle caratteristiche murature bianche, si trova a settentrione del paese, posto tra le due costruzioni cattoliche. Sono presenti sul territorio diverse santelle:
Geografia antropicaUrbanisticaE' possibile suddividere la frazione in tre settori:
Località
Monumenti e luoghi d'interesse
Sembra che la fondazione sia attribuibile ai monaci di Tours, presenti in Valle Camonica nel VIII secolo. E' orientata est-ovest, con l'ingresso verso ponente.
Il centro storico del paese, ricco di tortuose viuzze medievali, portici e cortili interni, si sviluppa a partire dalla casa torre dell'antica famiglia Gaioni, alta oltre 30 mt. La riserva, nata nel 1983, è facilmente accessibile dalla parte settentrionale del paese. In questa vasta zona sono contenute un vasto numero di rocce istoriate, che coprono un periodo che inizia dalla preistoria e prosegue fino al tardo medioevo. CulturaFeste e sagre
MuseiIl Museo didattico della riserva, ricavato in un'antica abitazione nei pressi della chiesa parrocchiale. Al suo interno sono presenti ricostruzioni, calchi d'incisioni rupestri della Valcamonica, pannelli esplicativi; è possibile anche effettuare dei laboratori didattici di arte e vita preistorica. FolkloreL'ultima notte dell'anno era tradizione che i giovani, entrando nei cortili, nelle stalle, e in altri ambienti incustoditi, cercassero botti, attrezzi, strumenti e carri e li portassero sul sagrato della chiesa. Il mattino seguente gli autori dei misfatti si recavano sulla piazza per vedere lo spettacolo dei proprietari che venivano a ritirare la loro merce, non senza lanciare invettive![22] Vi è una leggenda popolare che narra di una frana che portò al seppellimento del paese: l'abitato secondo la tradizione si trovava un tempo più a nord, nei pressi della chiesetta dell'Addolorata. Una vicenda simile è narrata sia per l'abitato di Zero, oggi scomparso, a Capo di Ponte, che per il paese di Ono San Pietro.[23]. Registri parrocchialiNel secondo dopoguerra viene certificata l'esistenza dei seguenti registri parrocchiali:[24].
IstruzioneScuoleLa scuola dell'infanzia sorge ad meridione dell'abitato, lungo la strada provinciale 88, e risalta per il suo colore rosa. Un tempo l'edificio era anche sede delle scuole primarie, ma, in seguito ad una riorganizzazione voluta dal comune di Ceto alla fine degli anni '90, queste sono state accorpate a quelle di Ceto ed a Nadro è rimasta solamente la scuola dell'infanzia. La scuola dell'infanzia è intitolata al benefattore locale Giuseppe Vaiarini che, alla sua morte, nel 1930, lascò tutti i propri beni al fine di istituire un asilo infantile per la parrocchia di Nadro. Tra il 1933 ed il 1956 l'asilo fu gestito dall' Ente morale dell'asilo infantile Vaiarini, di seguito divenne di proprietà comunale. L'Ente morale ed il suo patrimonio, estinto da una deliberazione della giunta regionale nel 2004, fanno ora parte della parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio di Nadro, con vincolo di mandato.[25] Personalità legate a Nadro
SportIl polo sportivo formato da un campo da tennis ed uno stadio di calcio, fornito di erba sintetica, è posto in posizione sud dell'abitato, lungo la strada provinciale 88 che conduce al comune di Ceto. Nadro possiede una squadra giovanile di calcio chiamata F.C. Nadro. Esiste anche un secondo campo di calcio, gestito dalla parrocchia, sul lato settentrionale del paese. EconomiaAgricolturaAttività predominante fino al secondo dopoguerra, oggi rimane solo un ricordo dei tempi antichi. I terreni più ampi si trovavano nella parte nella parte bassa della frazione, verso il fiume Oglio. Ad oggi non sono molti i terreni rimasti a coltivazione, e la gran parte sono divenuti edificabili col tempo. La coltivazione della vigna, sebbene anticamente molto praticata, rimane oramai ad uso di pochi; sono comunque ben osservabili sul territorio i terrazzamenti (ruk, ronchi, in dialetto camuno) ed i possenti sostegni granitici dei vigneti. Esisteva un tempo un torchio vinario al centro del paese; oggi rimane solo nel nome della strada via Torchio. Un tempo era diffusa anche la gelsicoltura per la lavorazione dei bachi da seta, così come la raccolta di noci e castagne a scopo alimentare. Oggi rimangano molte piante di questo genere nei territori di Nadro, attorniate da una folta boscaglia di abeti (paghér in dialetto camuno) e robinie che fanno da cornice alla riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo, oltre che da prodromi al Parco regionale dell'Adamello. IndustriaLa zona industriale di Nadro si sviluppa tra la località Campagnelli e Giarelli, accanto alla Strada Statale 42 del Tonale e della Mendola. Una decina di imprese hanno posto qui la loro sede a partire dagli anni '90. Importante per lo sviluppo della zona fu l'apertura, nel secondo dopoguerra, della fabbrica tessile Nuova Manifattura Brenese, del gruppo Niggler & Küpfer. Lo stabilimento venne inaugurato da Emilio Colombo, presidente del consiglio, nel 1962 [26] TurismoLa riserva naturale Incisioni rupestri di Ceto, Cimbergo e Paspardo ed il Museo didattico della riserva sono la maggior attrattiva turistica di Nadro. Il centro storico del paese, con la sua casa-torre, è un tipico esempio di abitato medievale ancora ben conservato. Sia all'interno del paese, che immerse nel cuore della riserva, vi sono costruite delle cascine che permettono il pernottamento.[27] Infrastrutture e trasportiStradeLa nuova variante, aperta nel settembre 2005, della Strada Statale 42 del Tonale e della Mendola si riunisce, nell'attesa del proseguimento dei lavori, alla vecchia strada della Valle Camonica all'altezza della località Giarelli. Essa sopraggiunge dalla frazione di Badetto, sempre nel comune di Ceto, attraverso la galleria chiamate Mario e si interrompe in uno svincolo obbligatorio presso un cavalcavia che interseca la strada provinciale 88 che sale verso gli abitati di Cimbergo e Paspardo. E' prevista la ripresa dei lavori del V° lotto della superstrada della Valle Camonica, che congiungerrano Nadro e Capo di Ponte tramite una galleria al di sotto del Parco nazionale delle incisioni rupestri di Naquane entro marzo 2008.[28] Via Nazionale era il nome della Strada Statale 42 del Tonale e della Mendola nel territorio di Nadro prima che venisse aperta la nuova variante. Dalla Strada Statale 42 del Tonale e della Mendola diparte la strada provinciale 88 che raggiunge il comune a Ceto e poi sale lungo la costa del Pizzo Badile Camuno fino agli abitati di Cimbergo e Paspardo. FerrovieLa Ferrovia Brescia-Iseo-Edolo corre lungo la parte bassa del paese, di fianco alla Strada Statale 42 del Tonale e della Mendola, senza fare alcuna fermata. Vi è un sottopasso tra le località Termen e Zurla mentre esistono due passaggi a livello in località Giarelli, ed in via Alberto Tarsia. Il tratto tra la frazione di Nadro e Capo di Ponte venne costruito attorno alla prima decade del XX secolo a strapiomobo sul fiume Oglio, ricavando il percorso sui lastroni della località Zurla, ricchi di incisioni rupestri. TrasportiGli abitanti di Nadro utilizzano soprattutto mezzi privati per gli spostamenti: la posizione del paese, a poche centinai di metri dal nuovo svincolo della strada Statale 42 del Tonale e della Mendola, rende molto agevole l'immissione in questa arteria. I mezzi pubblici sono gestiti delle linee FNMA[29] e SAB[30] scorrono a fondo valle lungo via Nazionale. Esistono tre fermate a richiesta: la prima provenendo da sud all'altezza di via Alberto Tarsia, la seconda presso l'incrocio con la strada provinciale per sale a Ono San Pietro e la terza in località Campagnelli. Da qualunque di queste tre fermate sono necessari circa venti minuti a piedi per raggiungere il paese. Oltre le due società sopracitate eiste una terza azienda locale, la Bonomi[31], che gestisce le tratte che dalla Via Nazionale salgono dalla strada provinciale 88 verso Nadro, Ceto, Cimbergo e Paspardo. E' da segnalare che i viaggi in autobus di questa ditta non sono molto frequenti, e concentrati soprattutto in orari scolastici. Trovandosi il paese di Nadro a metà strada tra le stazioni di Ceto Cerveno, a Badetto di Ceto, e quella di Capo di Ponte, la fermata del treno è ugualmente scomoda, distando non meno di due kilometri da entrambe. AmministrazioneNadro è una delle due frazioni (assieme a quella del Badetto) del comune di Ceto, il quale sorge circa a cinquecento metri più a sud. Tradizionalmente esiste una rivalità, molto comune tra i paesini della Valle Camonica, tra gli abitanti di Nadro e quelli di Ceto. Si tramanda che un tempo non erano infrequenti gli scontri tra i giovani, tramite sassaiole, schernendosi con epiteti come Sbògia sùc ("sfonda zucche" in dialetto camuno) per quelli di Nadro, che a loro volta chiamavano Martor quelli di Ceto.[32] Ancora oggi, per mantenere lo status quo, vi è un tacito accordo per il quale si elegge un sindaco di Ceto ed un vicesindaco di Nadro.[33] Galleria fotografica
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
|