Cronologia

1988

Marzo

  • 12-14 marzo: all'indomani delle dimissioni di Goria i socialisti mettono subito le mani avanti. Non ci sarà un secondo rinvio del governo alle camere, che sono pienamente operative e possono proseguire l'esame della legge finanziaria. Il Presidente della Repubblica fissa l'avvio delle consultazioni a lunedi 14. Con un articolo su l'Avanti Craxi - riferendosi al via libera dato dal governo ai lavori della centrale di Montalto di Castro - sostiene che la soluzione della crisi passa per un buon accordo e una grande chiarezza di programmi. La direzione nazionale della DC indica De Mita per l'incarico e presenta un documento programmatico in otto punti (risanamento del debito pubblico, questione morale, riforme istituzionali, mercato comune europeo, disoccupazione e mezzogiorno.
    La Voce Repubblicana pubblica un corsivo fortemente polemico nei confronti di Craxi, nel quale si afferma che la levata di scudi socialista contro la centrale nucleare a Montalto di Castro non è giustificata. Il PSI, secondo i repubblicani, ha espresso delle riserve, non si è mai detto esplicitamente contrario, e adombra la possibilità che si vogliano stringere accordi più o meno ufficiali coi Verdi che, assieme a demoproletari e giovani comunisti, hanno manifestato ai cancelli del cantiere nel giorno della ripresa dei lavori.[1]
  • 16-19 marzo: Cossiga conferisce l'incarico a De Mita senza vincoli di mandato. Il presidente incaricato avvia immediatamente le consultazion, dichiara che sulle riforme istituzionali si discuterà di tutto con tutti ma l'esecutivo rimarrà fedele alla formula del pentapartito. Alessandro Natta, a nome del PCI, sostiene che esiste un contrasto da sanare tra le ambizioni e la formula a cinque.Esiste anche il problema dei tapporti tesi tra socialisti e repubblicani, rispettivamente contro e a favore della scelta nucleare. All'offerta di cooperare tra laici e socialisti di Giorgio La Malfa Claudio Martelli risponde che il PRI può tenersi la propria ostilità. Craxi ripete più volte che non ci sono veti personali o politici ma la disponibilità socialista è, al momento, per la definizione di un programma che si dovrà poi discutere e fissare. In un discorso a Milano il segretario del PSI pone come condizioni irrinunciabili il caso Montalto e l'abolizione del voto segreto.[2]
 
Gennaro Acquaviva
  • 21 marzo: mentre sono in pieno corso le consultazioni di De Mita esplode il caso di una intervista che Gennaro Acquaviva avrebbe rilasciato all'inviato in Italia del quotidiano spagnolo El Pais. Secondo le agenzie italiane l'esponente socialista avrebbe dichiarato che il PSI farà il possibile per evitare che il nuovo presidente del consiglio sia De Mita e che il governo vedrà la luce se si concorderà un'operazione mirata al definitivo logoramento del PCI entro il 1990, in modo da portare al PCI i suoi voti progressisti. Sorpreso mentre sta per iniziare la direzione del PSI Acquaviva, che è uno dei più stretti collaboratori di Craxi, smentisce il contenuto delle agenzie e sostiene che si tratta della distorsione di un colloqui cui avrebbe assistito il giornalista Juan Arias, che a sua volta non rilascia dichiarazioni in merito.
    A Montalto di Castro le manifestazioni dei residenti contro la centrale nucleare si sommano a quelle degli operai addetti al cantiere, sospeso su direttiva del sindaco. I lavoratori bloccano la via Aurelia e la ferrovia Roma-Pisa e chiedono che venga rispettata la direttiva del governo che garantisce il pagamento dei salari pur con gli effetti sospensivi del referendum. Dalla direzione socialista viene ribadito che il prossimo accordo di governo non può passare senza il rispetto della volontà referendaria anti-nucleare.[3]
  • 22 marzo: il PSI diffonde alla stampa le proposte del programma per il nuovo governo: in tema istituzionale sono proposti: l'abolizione del voto segreto (nelle more di una più ampia riforma dei regolamenti parlamentarri) la correzione del bicameralismo perfetto e la riforma della presidenza del consiglio; in tema economico la riduzione del disavanzo primario , il contenimento della spesa pubblica e una politica monetaria più equilibrata; in tema fiscale si chiede l'allargamento della base imponibile attraverso una revisione dei carichi di imposta. De Mita sostiene che le richieste socialiste coincidono in gran parte con quelle democristiane ma dalla direzione del partito si chiedono proposte più precise. Intanto il segretario repubblicano Giorgio La Malfa cerca di conciliare i rapporti coi socialisti.
  • 27-30 marzo: dopo quattro giorni di lavoro De Mita invia alle direzioni del pentapartito una proposta di programma che mira a far giungere il nuovo governo fino al 1992 ma rimane generico sui singoli punti. Per i repubblicani è una sorta di razzo a più stadi: secondo Giorgio La Malfa affronta un problema solo quando è sicuro di aver risolto il precedente. il presidente incaricato si dice fiducioso che entro pochi giorni verrà ufficialmente definito da un vertice di maggioranza. Esclusa ancora una volta l'ipotesi di allargare l'alleanza a radicali e verdi appare chiaro che il nuovo esecutivo sarà un pentapartito, formula che - sostengono le opposizioni - sia stata imposta da Craxi come condizione irrinunciabile.
    A una settimana dall'entrata in vigore degli effetti abrogativi del referendum (e del vuoto legislativo conseguente) dal Consiglio Superiore della Magistratura sale un appello ai presidenti delle camere affinché il senato approvi definitivamente la legge sulla responsabilità civile dei giudici, la cui discussione è bloccata da un veto congiunto di socialisti e radicali.[4]
  • 31 marzo: La Corte costituzionale dichiara la legittimità dell'art. 5 della legge 194. Per la Consulta la moglie può legittimamente abortire senza dirlo al marito., che non ha quindi diritto a risarcimento per la lesione al diritto di paternità. La sentenza scatena un putiferio di polemiche.

Aprile

  • 3-6 aprile: in vista dell'incontro collegiale per la definitiva approvazione De Mita avvia un ennesimo giro di consultazioni coi partiti della maggioranza per valutare le richieste di correzioni e cancellazioni dalla bozza di programma. L'agenda del nuovo esecutivo pone tra le priorità le leggi sull'emitteza radiotelevisiva e sulla responsabilità civile dei magistrati, la conversione della centrale nucleare di Montalto di Castro e un rinnovato piano per le infrastrutture e l'occupazione del mezzogiorno.
    Il ministero del tesoro rende noto che il disavanzo pubblico ha raggiunto i 10.332 miliardi a febbraio e che il fabbisogno di cassa per l'anno in corso ammonta a 36.119 miliardi, con un saldo da finanziare di 907 miliardi.[5]
  • 7 aprile: per effetto del referendum abrogativo scadono i poteri della Commissione parlamentare inquirente.
    mentre De Mita riferisce alla direzione democristiana l'esito delle consultazioni i socialisti chiedono che nel programma del governo sia compresa la concessione della diretta televisiva a uno dei tre canali di Silvio Berlusconi. La proposta giunge con diversi mesi di anticipo sulla sentenza della Corte costituzionale che deve decidere sulla legalità dei network formati da un agglomerato di emittenti regionali. Nonostante siano previste misure per prevenire il monopolio il PCI e diversi settori della DC dichiarano subito la propria contrarietà.[6]
  1. ^ Il messaggero, 13-15 marzo 1988
  2. ^ Il messaggero, 17-20 marzo 1988
  3. ^ Il messaggero, 22 marzo 1988
  4. ^ Il messaggero, 23 marzo 1988
  5. ^ Il messaggero, 4-7 aprile 1988
  6. ^ Il messaggero, 8 aprile 1988