Cronologia

1988

Maggio

 
Giovanni Spadolini
  • 21-24 maggio maggio: il presidente della repubblica avvia le consultazioni in un clima politico infuocato. Socialdemocratici, repubblicani e liberali indicano in Craxi il responsabile di una crisi dall'esito ben più che incerto, sovrapposta alla campagna elettorale per le elezioni europee e al rischio che non si risolva entro il voto. Qualsiasi accordo per un nuovo esecutivo deve risolvere il contrasto tra la repubblica presidenziale perseguita dai socialisti e la riforma della legge elettorale sostenuta dai democristiani. Repubblicani e liberali propongono a Cossiga l'affidamento di un mandato esplorativo a Giovanni Spadolini, la DC chiede il reincarico per De Mita. I socialisti non esprimono una preferenza e preferiscono mantenersi in una posizione di attesa. Si fa largo l'ipotesi di "congelare" la crisi fino all'esito del voto europeo.[1]
  • 26 maggio: dopo due giorni di silenzio, minati dalle polemiche incrociate tra DC e PSI, Cossiga affida un mandato esplorativo al presidente del senato. La scelta viene da più parti definita inopportuna. èMino Martinazzoli e Roberto Formigoni lo definiscono un regalo propagandistico alla liste uniche tra liberali e repubblicani. Forlani difende la scelta del presidente e l'avello della segreteria democristiana con la correttezza e l'imparzialità che l'esponente repubblicano ha sempre dimostrato nella guida delle sedute del senato.
    Consiglio dei ministri: con una decisione a sorpresa il governo uscente non concede una proroga al termine per la dichiarazione dei redditi, che rimane fissata fissata al 31 maggio. Il rinvio era stato chiesto da più parti, e votato dalle aule parlamentari con due ordini del giorno, per il ritardo nella stampa dei nuovi modelli 740, modificati dal decreto fiscale di fine anno e da alcune successive modificazioni.[2]
  • 29-29 maggio: elezioni amministrative: il test coinvolge 166 località e 1.300.000 elettori. I risultati premiano i cinque partiti della maggioranza. Calano PCI e MSI.[3]

Giugno

  • 2-3 giugno: Spadolini conclude il primo giro dI consultazioni senza risultati. Le posizioni dei partiti sono oltremodo distanti. Il PSI insiste nella richiesta di congelare la crisi fino all'esito del voto delle europee e si schiera contro il reincarico a De Mita, il PCI - appoggiato da repubblicani e liberali - sostiene un incarico effettivo per il presidente del senato. Dopo due colloqui con il presidente della repubblica inizia a farsi strada l'ipotesi di rinviare il governo uscente alle camere. Quest'ultimo,. intanto, ha accordato una proroga di cinque giorni per la presentazione della dichiarazione dei redditi.[4]
  • 12 giugno: dopo alcuni giorni di incertezza Cossiga, con una mossa a sorpresa, conferisce a De Mita un nuovo incarico. Il presidente uscente lo accetta solo dopo un incontro con Arnaldo Forlani, che gli assicura il pieno e incondizionato appoggio della DC. Craxi si dichiara pronto a sostenerlo a condizione che il nuovo esecutivo porti a compimento l'elezione diretta del capo dello stato, carica cui si ha intenzione di candidarsi. Allo stesso tempo, con l'appoggio dei liberali, polemizza sulla scelta di De Mita, che a suo dire si pone come una interferenza nella campagna elettorale.[5]
  • 18-19 giugno: elezioni europee: rispetto alle politiche del 1987 le forze del pentapartito escono dal voto ridimensionate con l'eccezione del PSI, che sale quasi di un punto percentuale. Deludente il risultato di repubblicani, liberali e radicali, che ottengono complessivamente il 4,4%% contro l'8,7 delle tre forze separate. Lievi cali anche per MSI e demproletari. I soli aumenti consistenti sono quelli del PCI (+1%) e dei verdi sole che ride (da 2,5 a 3,8%, con un 2,4 ottenuto dai dissidenti della lista verdi arcobaleno).
    Mentre i partiti sono alle prese con l'analisi del voto De Mita annuncia l'immediato avvio di un primo giro di consultazioni, in modo da poter riferire al capo dello stato entro sabato 27.[6]
  • 26 giugno: dopo la delusione elettorale e l'incrinarsi dell'accordo con Marco Pannella, Giorgio La Malfa si dichiara disponibile ad un patto d'azione col PCI. Se De Mita fallisce si dovrà tentare con un laico o un socialista prima di rassegnarsi alle elezioni anticipate.[7]

Luglio

 
Lamberto Dini
  • 5-8 luglio: dopo tre giri di consultazioni e numerosi colloqui con le parti sociali De Mita non può sciogliere la riserva. La causa risiede nelle difficoltà frapposte da Craxi a liberali e repubblicani. Il polo laico, sebbene uscito male dalle elezioni, ha aperto un dialogo col PCI che non piace al Pai socialisti. Quest'ultimo chiede un chiarimento ufficiale ma Giorgio La Malfa e Renato Altissimo non sono disponibili ad andare oltre una generica dichiarazione di fedeltà al pentapartito. Nella risoluzione della crisi si frappongono inoltre due problemi. Il direttore generale della Banca d'Italia, Lamberto Dini, sostiene alla commissione bilancio della camera la necessità di immediati tagli alle spese e nuovi provvedimenti fiscali per contenere il deficit del 1989 a 130.000 miliardi. Alla camera la maggioranza uscente viene ripetutamente sconfitta al termine del dibattito sull'andamento economico della Rai, il cui bilancio non è stato approvato dall'IRI. Dopo un mese di polemiche, veti incrociati ed incertezze De Mita è costretto a rinunciare all'incarico. Mentre infuriano polemiche a non finire su un non meglio precisato complotto ordino da Craxi e Forlani la DC, riunita d'urgenza la direzione nazionale, indica i nomi di Giulio Andreotti, Mino Martinazzoli e Antonio Gava. Cossiga conferisce l'incarico ad Andreotti e al contempo dichiara che i cinquanacinque giorni trascorsi dalle dimissioni di De Mita sono il frutto di meccanismi costituzionali non più all'altezza dei tempi.[8]
  • 14 luglio: mentre Forlani si pone come mediatore tra i socialisti e il polo liberale-repubblicano Mario Segni - figlio dell'ex presidente Antonio, annuncia la costituzione del movimento per la riforma elettorale e l'intenzione di promuovere dei referendum per l'introduzione del sistema elettorale maggioritario, dei collegi uninominali e del doppio turno.
    Andreotti consegna ai segretari dei cinque partiti della maggioranza un programma in 20 punti. Quelli più discussi sono la nuova legge sull'emittenza radio-televisiva (di cui manca la proposta esecutiva) e la finanziaria per il 1990 che - sulla base del documento di programmazione economica presentato dal governo uscente - dovrà prevedere nuove entrate e tagli alla spesa pubblica per 17-18.000 miliardi. [9]
  • 19 luglio: nella definizione dell'accordo di maggioranza Andreotti incontra ulteriori difficoltà con il commissariamento del comune di Roma. Il sindaco Pietro Giubilo è stato destituito per illeciti amministrativi, al ministro degli interni spetta di fissare la data delle elezioni anticipate, che devono svolgersi entro 90 giorni, e inizia a porsi una trattativa per la futura giunta.
    Mancando qualsiasi possibilità di accordo al breve termine Andreotti ripropone agli alleati il progetto di legge sull'emittenza radio-televisiva elaborato dal ministro Oscar Mammì. Dopo un ennesimo giro di consultazioni la strada per il nuovo governo appare spianata con l'accordo per il conferimento degli incarichi.[10]
  • 22 luglio: Andreotti presenta la lista dei ministri. Vice-presidente è Claudio Martelli. La triade economica è formata da Guido Carli (tesoro) Paolo Cirino Pomicino (bilancio) e Rino Formica (finanze). Alle poste, su richiesta dei socialisti, è confermato Oscar Mammì, il ministro che sta seguendo fin dai tempi del governo Goria la gestazione della nuova legge sull'emittenza radiotelevisiva.[11]
 
Francesco De Lorenzo
  • 24 luglio: Carlo Donat Cattin, nominato ministro del lavoro, polemizza contro un ipotetico accordo tra il nuovo esecutivo e il PCI per la nomina di Francesco De Lorenzo al ministero della sanità. Intervistato dal quotidiano l'Avvenire rivela che era in corso la preparazione di un regolamento attuativo della legge 194 che avrebbe dovuto regolamentare il ricorso all'aborto terapeutico oltre il terzo mese, sostituendo il libero arbitrio del medico. La nomina di un laico, secondo l'esponente democristiano, è un cedimento della DC su principi e valori che dovrebbero esserle cari.
  • 26-30 luglio: Andreotti presenta il governo alle camere. L'agenda del nuovo esecutivo prevede prioritariamente una correzione del bicameralismo (laddove le procedure sono ripetitive), una drastica riduzione della decretazione d'urgenza e la riforma degli enti locali. Per informazione ed emittenza radio-televisiva il progetto di legge del ministro Mammì dovrà essere riconsiderato e corretto laddove necessario. Sull'economia viene ricordato l'appuntamento del 1993 col mercato comune europeo. La fiducia passa al senato con 187 voti a favore e 117 contrari, alla camera con 371 a favore e 200 contrari.[12]
  • 28 luglio: consiglio dei ministri: sono apportate delle modifiche al documento di programmazione economica. Rimane invariato l'obiettivo di contenere il deficit a 133.000 miliardi. Contro le previsioni del governo De Mita, che quantificava la necessità di nuove entrate a 15.700 miliardi, vengono previste delle misure che - in previsione della legge finanziaria - dovranno consentire di rastrellare 22.000 miliardi, da elevare a 30.000 con nuovi tagli alla spesa pubblica. Viene inoltre deciso di non rinnovare il decreto sui ticket sanitari, in modo da far decadere quello sui ricoveri ospedalieri. [13]
 
Antonio Maccanico
  • 31 luglio: il ministro per gli Affari regionali e i problemi istituzionali, Antonio Maccanico, sostiene in una intervista che occorre rafforzare la figura del presidente del consiglio prendendo esempio dal cancellierato tedesco, dove il capo del governo si presenta subito in parlamento per ricevere un voto di investitura della maggioranza e sceglie in autonomia i ministri. Con questo sistema si introduce la cosiddetta fiducia costruttiva, che non consente le dimissioni del governo se non è pronto quello chiamato a sostituirlo.

Note

  1. ^ Il messaggero, 22-25 maggio 1988
  2. ^ Il Messaggero, 27 maggio 1989
  3. ^ Il messaggero, 30 maggio aprile 1988
  4. ^ Il messaggero, 3-4 giugno 1988
  5. ^ Il messaggero, 13 giugno 1988
  6. ^ Il messaggero, 20-21 giugno 1988
  7. ^ Il messaggero, 27 giugno 1988
  8. ^ Il messaggero, 6-9 luglio 1988
  9. ^ Il messaggero, 15 luglio 1988
  10. ^ Il messaggero, 20 luglio 1988
  11. ^ Il messaggero, 1988
  12. ^ Il messaggero, 27-31 1988
  13. ^ Il messaggero, 29 luglio 1988