Bozza:Corezzo

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Corezzo[1] è una frazione del comune italiano di Chiusi della Verna nella provincia di Arezzo, in Toscana. Il paese è anche conosciuto per il suo prodotto tipico, il tortello alla lastra.

Corezzo
frazione
Corezzo
Corezzo – Veduta
Corezzo – Veduta
entrata al paese
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Toscana
Provincia Arezzo
Comune Chiusi della Verna
Territorio
Altitudine760 m s.l.m.
Abitanti90[2] (2011)
Altre informazioni
Cod. postale52010
Prefisso0575
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT51015
Cod. catastaleC663
TargaAR
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[3]
Nome abitanticorezzini
PatronoSant'Andrea
Giorno festivo30 Novembre
Soprannome“Il paese del tortello alla lastra”
Sito istituzionale

Geografia fisica

Posizione e territorio

Corezzo è una frazione del comune di Chiusi della Verna, in provincia di Arezzo, situata a circa 760 metri di altitudine sul livello del mare. Sorge su un crinale dell'Appennino tosco-romagnolo, vicino al confine del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.[4] Il territorio circostante è caratterizzato da rilievi arenacei che si estendono tra i 667 e i 1100 metri di quota, con un paesaggio montano definito da crinali, valli e aree boschive. L'assetto geografico di Corezzo è influenzato dalla sua posizione di spartiacque tra la Val di Corsalone e la Val di Rassina, nei pressi del confine con i comuni di Chitignano e Subbiano.

Rilievi principali

Il paesaggio di Corezzo è dominato da diversi rilievi montuosi. Il Passo della Serra (1102 m) costituisce uno storico collegamento tra Corezzo e Badia Prataglia. Sebbene non immediatamente visibile dal borgo, il Monte Falterona (1654 m), da cui nasce il fiume Arno, esercita una notevole influenza sull'idrografia locale. Ulteriori rilievi importanti sono il Monte Penna della Verna, con affioramenti di arenaria macigno, il Monte Fatucchio (904 m), le cui pendici sono caratterizzate da calanchi, e più lontano, il massiccio del Pratomagno (1592 m).

 
Monte Fatucchio(a sinistra) e del Monte Penna(al centro) visti dal borgo


Idrografia

L'idrografia locale è dominata dal torrente Corsalone, il torrente Corezzo e una fitta rete di fossi come il fosso Serra, creando microambienti favorevoli alla presenza di specie acquatiche.

Clima

Il clima di Corezzo è di tipo montano, influenzato dall'altitudine e dalla presenza dei rilievi appenninici. Gli inverni risultano rigidi, con frequenti nevicate tra dicembre e marzo e temperature minime che spesso scendono sotto lo zero. Le estati sono fresche, con massime che raramente superano i 26-28 °C e notevoli escursioni termiche tra giorno e notte. Le precipitazioni sono distribuite nell'arco dell'anno, con massimi nei mesi primaverili e autunnali, mentre l'estate risulta relativamente più secca. La presenza di nebbie mattutine nei periodi di transizione stagionale è frequente e contribuisce al mantenimento della vegetazione rigogliosa.

Vegetazione e uso del suolo

La vegetazione di Corezzo è caratterizzata da boschi misti di faggio e abete bianco alle quote più elevate, residui delle foreste primarie dell'Appennino, oggi protette nell'ambito del Parco Nazionale. A quote inferiori si trovano estesi castagneti e rovi, un tempo fondamentali per l'economia locale. Intorno al borgo si estendono terreni coltivati e una rete di mulattiere che collega Corezzo ai centri vicini, come Chiusi della Verna, Badia Prataglia, Serra, Val della Meta, Frassineta, Rimbocchi e Biforco.

Fauna

La fauna di Corezzo è ricca e variegata, grazie alla vicinanza al Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. I principali animali che popolano l'area sono i mammiferi come il cinghiale, il capriolo, il cervo, la volpe, la lepre e più raro il lupo appenninico, gli uccelli come il tottavilla, il calandro, la civetta, il picchio, il gufo e il falco pellegrino, i rettili come la vipera, il saettone e la biscia, gli anfibi come il rospo comune e l'ululone appenninico, i pesci come la trota fario, il vairone, il barbo, l'anguilla e il gambero di fiume. Infine ci sono invertebrati come la farfalla, la falena, la mantide religiosa, numerosi xilofagi e coleotteri come il cervo volante.

Storia

Origini e prime testimonianze (967)

Il nome Coretio suggerisce una possibile origine umbra del luogo, ma la prima testimonianza scritta risale soltanto al 967, anno in cui l'imperatore Ottone I concesse il forestum di Corezzo in feudo a Gausfredo di Ildebrando.

In effetti, il toponimo compare il 7 dicembre 967 nei documenti come forestum de Corezo (Reg. Cam.).

Epoca romana e bizantina

L'area di Corezzo era già da tempo riconosciuta come importante via di transito: le legioni romane, partendo da Arezzo, si dirigevano verso la valle del Savio passando attraverso il Passo di Serra per combattere le popolazioni umbre.

Successivamente, Corezzo assunse anche un ruolo nella linea difensiva dell'Impero Bizantino, tesa a contrastare l'avanzata dei Longobardi verso oriente.

Presenza germanica (IX-X secolo)

Tra il IX e il X secolo si registrò in Vallesanta una forte presenza di popolazioni germaniche, che mantennero vive le proprie tradizioni e consuetudini, distinguendosi etnicamente dalle popolazioni locali.

Corezzo nell'XI secolo

Nel maggio del 1016 viene documentata[5] una contessa, “Gemma comitissa” (Cadolingi) che risiedeva con la sua corte (curtis) proprio a Corezzo (Reg. Cam.), forse in seguito ad una concessione fiscale in favore dei Cadolingi come testimoniato da due documenti[6] riportati qua sotto tradotti in italiano dal latino medievale.

Reg. Leon. n. 40 p. 19 (1016, maggio, Arezzo)

Gemma, contessa, figlia del fu Cadolo, per sua libera volontà consegnò a Leone, figlio del fu Ursoni, la metà di un bene situato all'interno del territorio della pieve di San Ippolito (non più esistente), nel luogo detto Bibbiena, in località Valle; tale metà era stata in passato posseduta e detenuta da Giovanni massaro, così come ora la possiede e detiene, per conto della contessa stessa, il suddetto Leone. Concesse il bene a condizione che egli dovesse tenerlo, coltivarlo, migliorarlo e goderne, e che ogni anno dovesse consegnare e rendere quanto dovuto presso la corte della contessa, nel luogo di Corezzo...

n. 90 (1027, ottobre, Arezzo)

Leone, uomo illustre, figlio del fu Ursoni, affermò e descrisse il nome del luogo detto Prataglia (Badia Prataglia), situato tra i confini dei vicini, che nasce dal rivo di Cossorino (che confluisce nel rivo di Gualdrone)(attuale confluenza dell'Archiano d'Isola con l'Archiano) e si estende fino ai confini, caratterizzato da vigne e alberi, appartenente alla pieve di Santa Maria di Partina, nel casale di Corezzo.

Nei secoli IX e X, il tratto superiore del Corsalone formava un vasto blocco di terre controllato dal fisco, soggetto a essere dato e ripreso successivamente. Dopo il Mille i re non ci ritornarono più e anche i Cadolingi spariscono dalle fonti.

Questa volta, tuttavia, le loro terre non ritornarono al fisco: già nel 1038 i monaci di Prataglia possedevano un dominico a Corezzo che potrebbe risalire a un dono dei Cadolingi.

Un atto stipulato nel 1050 riporta la seguente annotazione: “Breve recordationis qualiter factum est in Casale Corectiio, juxta ecclesiam S. Andree”, ovvero un “breve ricordo di ciò che avvenne nel casale di Corezzo vicino alla chiesa di Sant'Andrea”.

Ciò testimonia l'esistenza di una chiesa già a quell'epoca, anche se ancora non erano stati eretti né il castello né le eventuali palizzate difensive.

Il castello di Corezzo sorse in seguito, su un'altura conosciuta come Ontaneta (poio de Unteneta), nome ancora oggi conservato nell'area dove si trova il campo sportivo.

Un documento del luglio 1065 cita infatti sia il poggio di Ontaneta sia il tracciato della via Maior (Reg. Cam.), che corrisponde all'attuale via Romea.

Corezzo tra XI e XIII secolo

Durante i secoli XI, XII e XIII, mentre l'Abbazia di Prataglia e l'Eremo di Camaldoli consolidavano il loro dominio sui casali circostanti, il territorio di Corezzo passava di mano: dapprima ai Conti Catani di Chiusi, poi ai Guidi di Romena.

Nel 1257, per volontà di Guido d'Aghinolfo, Corezzo fu restituito a Guglielmino, vescovo e conte di Arezzo, già proprietario anche del castello di Montefatucchio e caduto poi nella battaglia di Campaldino.

Nel frattempo, con la nascita dei primi fermenti comunali, anche la struttura del paese si modificava: attorno al cassero centrale, dominato da una torre che ad oggi si troverebbe nei pressi attuale Piazza Europa insieme alla scomparsa pieve di Sant'Andrea, documentata fin dal 1050 da cui poi iniziò a svilupparsi il borgo verso sud.

Verso nord, invece, fuori dalle mura, sorse un hospitale — una semplice capanna dotata di uno o due letti — destinata ad accogliere i viandanti in transito sulla via di collegamento tra Toscana e Romagna, controllata dai Conti Guidi di Bagno.

Il passaggio alla Repubblica di Firenze (1384-1404)

Nel 1384 Corezzo, come il resto del contado aretino, fu annesso alla Repubblica di Firenze.

La Repubblica acquistò il feudo dal francese Engerando di Cossè, per poi concederlo, assieme ad altri castelli della montagna, a Guido e Ricciardo dei Conti di Bagno.

Tuttavia, dopo che questi ultimi si resero ribelli, Firenze li spogliò dei loro possedimenti nel 1404, istituendo così la podesteria di Chiusi (Porcellotti).

Le tracce del periodo mediceo

Del periodo mediceo rimane ancora una traccia visibile: sulla facciata di un'abitazione situata nei pressi della torre del cassero, al centro del paese, si conservano l'emblema della Signoria dei Medici e, sotto di esso, il leone dei Conti Guidi, ormai consumato dal tempo.

 
Traccia Medicea su un'abitazione

La visita pastorale del 1534

Il 19 luglio 1534, durante una visita pastorale, si constatò che la chiesa di Corezzo, ormai elevata al rango di pieve, era mantenuta in ottimo stato dal pievano Paolo di Giovanni.

In paese esisteva anche una Fraternitas de Corezo e un ospedale dedicato a San Giuliano, ormai ridotto in rovina e privo di letti (Visita pastorale).

La povertà del borgo e l'intervento di Pietro Leopoldo (1773)

La vita quotidiana a Corezzo, come in tanti altri piccoli centri dell'Appennino, fu a lungo segnata da gravi difficoltà: isolamento, rinunce e povertà ne caratterizzarono la storia.

Fu anche per questo motivo che, il 20 luglio 1773, durante un viaggio verso la Verna, il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo d'Austria — colpito dalla miseria del pievano locale Don Giuseppe Mascalchi — decise di esentare Corezzo dal pagamento della tassa sui bestiami (Borghi).

La descrizione di Corezzo nel 1810

Nel 1810, G.F. Borghi, proposto di Bibbiena, descriveva così Corezzo, situato a 760 metri sul livello del mare:

«Il clima diffonde un'aria pura e aperta; da un colle superiore scaturisce una sorgente abbondante e cristallina, la cui acqua, convogliata attraverso canali scavati nella dura pietra con grande perizia — autentico monumento dell'antichità — viene portata fino all'interno del paese».

1873-1876

A seguito della decisione del consiglio provinciale di Arezzo il 24 agosto 1873 iniziarono gli studi (terminati nel 1876)[7] per la progettazione di una linea ferroviaria con telegrafo Forlì-Arezzo adattabile agli usi commerciali e militari lunga 123,512 km composta da 13 stazioni: Arezzo, Borgo a Giovi, Subbiano, Rassina, Bibbiena, Soci, Rimbocchi, San Piero in Bagno, Santa Sofia, Galeata, Civitella, Meldola e Forlì; da 45 ponti e viadotti e 27 gallerie in totale, di cui la galleria dell'Appennino (la più rilevante), con una lunghezza rettilinea complessiva proposta di 4189,32 metri, e 8 gallerie secondarie. Una di queste era la galleria rettilinea passante vicino Corezzo, che sarebbe iniziata dove il fosso Serra incontra il Fosso di Corezzo terminando a nord del Fossatone (ultima diramazione del fiume Savio), la stazione ferroviaria più vicina a Corezzo sarebbe stata quella di Rimbocchi, tale progetto però non fu mai realizzato.

Maggio 1954

Si attesta l'arrivo dell'acqua corrente in paese incrementando il benessere degli abitanti.

 
Arrivo dell'acqua corrente a Corezzo

1996

Nel 1996 nasce la Proloco di Corezzo come un'associazione senza scopo di lucro da un gruppo di soci fondatori, che ancora oggi ne fanno parte, e ha aiutato a migliorare il paese.

Monumenti e luoghi d'interesse

Piazza Europa

La piazza è stata costruita nel primo quarto del 900', precedentemente era presente un cumulo di terra e pietre in cui era posta l'aia, durante la creazione della piazza è stato costruito e posto al centro un'obelisco in marmo bianco dedicato ai soldati caduti in guerra, nel corso dei decenni ha subito delle modifiche.

 
Obelisco in marmo posto al centro della Piazza

Chiesa di Sant'Andrea

La chiesa di Sant'Andrea a Corezzo è un edificio in muratura portante costruito tra il 1923 ed il 1928, è caratterizzato dalla facciata a capanna in conci di pietra vista disposti in filari piuttosto regolari. Sopra il portale in pietra serena è presente una tettoia costruita intorno agli anni 90'-2000' ; inoltre sono presenti due finestre con arco a tutto sesto, allineate ai lati della facciata, nella parte alta è presente una finestra oculare. La chiesa è costituita da una navata unica.

La copertura dell'aula è costituita da falde inclinate a capanna sostenute da capriate lignee. Negli anni '70-'80 è avvenuta la ristrutturazione dell'altare. Nel 2022 sono state fatte alcune ristrutturazioni alla facciata in cui sono stati sostituiti i due pinnacoli agli estremi della facciata, restaurata la croce al suo centro, infine è stata sostituita la vecchia tettoia posta sopra all'entrata.

 
Chiesa di Sant'Andrea

La vecchia chiesa

Nel pomeriggio del 29 giugno 1919 una forte scossa di terremoto propagatasi dal Mugello, compromise irrimediabilmente la chiesa parrocchiale di Corezzo che già versava in cattivo stato.

Tra il 1923 e il 1928 fu edificata l'attuale chiesa del paese, e nel luogo dove era ubicata la chiesa perduta la popolazione ne volle conservare memoria posandoci nel 1930 una stele di pietra sormontata da una croce di ferro, sostituita con una nuova nel 2024 accompagnata da un cartello informativo sulla storia dell'antica chiesa:

STORIA DELLA CHIESA: La presenza della chiesa è documentata fin dal quattrocento, come chiesa di patronato della Societàs Corporis Christi. Al suo interno vi veniva anche conservato, con continuità, il Santissimo Sacramento dell'Eucarestia con lampada accesa, non potendo essere custodito, come di regola, nella Pieve di Sant'Andrea a causa del maximum impetum ventorum a cui era esposta, soprattutto nel periodo invernale.

La Compagnia del Corpo di Cristo era sostenuta dal pagamento della tassa di iscrizione versata dagli aderenti, dalle elemosine, da donazioni monetarie e dai proventi dei terreni che, lasciati da benefattori o dai confratelli, venivano dati in affitto. Era retta da un Priore, consiglieri e Camerlengo, svolgeva funzioni caritative, i servizi parrocchiali, accompagnava il pievano quando portava la comunione o l' estrema unzione ai fedeli gravemente ammalati, accompagnava i defunti nell'ultimo loro viaggio e aveva l'obbligo di solennizzare, a giugno, la festa del Corpus Domini.

In progresso di tempo, per trovarsi l'antica pieve di Sant'Andrea in medio clivi extra castrum Corezzi e pertanto scomoda a raggiungersi sia per il popolo che per il pievano, la chiesa della Compagnia del Corpo di Cristo cominciò ad essere utilizzata anche per lo svolgimento di alcune celebrazioni liturgiche, soprattutto dopo il 1616 quando, come riferisce il pievano Giulio Corazzesi, essendo «rovinata, hora si rifà da fondamenti»

Dal 1674 nella chiesa della Societàs Corporis Christi risulta presente anche una seconda Compagnia, la Societàs Sanctissimi Rosaril anch'essa retta dal Priore, consiglieri e Camerlengo, eletti dagli aderenti. Vantava un reddito di 17 staia di grano, derivante dall'affitto dei beni posseduti e aveva l'onere di celebrare, a settembre, la festa della Madonna del Santissimo Rosario. Le due compagnie si distinguevano per la cappa indossata dai rispettivi confratelli: quella del Corpo di Cristo era di colore bianco, simbolo del Cristo risorto, mentre di colore ceruleo, riferito alla Madonna, era quella degli aderenti alla Compagnia del Rosario.

Ad inizio 1700 entrambe le compagnie risultano comprese nella rifondata Compagnia del Santissimo Sacramento e del Rosario. Aveva un reddito di 13 staia di frumento e la proprietà di alcuni appezzamenti di terreno che, nell'inventario del 1731, il priore Matteo Bianchelli e il camerlengo Giovan Battista Paggetti elencano per complessive 50 staia e mezzo.

Nel 1716, il progressivo deterioramento strutturale della vecchia pieve e dell'adiacente canonica spinse il pievano don Antonio Paggetti ad avanzare istanza al vescovo per il trasferimento del fonte battesimale dalla Pieve di Sant Andrea alla chiesa della Compagnia e i compatroni della pieve a chiedervi il trasferimento di una delle due campane, caduta dal campanile. A queste concessioni fece seguito, ad opera della Compagnia, l'aggiunta della campana a quella già presente e la costruzione, in prossimita della porta d'ingresso, di un appendice che si protraeva verso l'esterno della chiesa, nella quale fu collocato il fonte battesimale.

Parallelamente all'ormai ruolo marginale della vecchia pieve e alla sua inarrestabile rovina, la chiesa della Compagnia divenne il luogo nel quale venivano ora svolte tutte le cerimonie religiose del paese, tanto da assumere, all'indomani del crollo della pieve, anche il titolo di chiesa di Sant'Andrea.

Col motu proprio del 21 marzo 1785, il granduca Pietro Leopoldo ordinò la soppressione di tutte le confraternite di qualsiasi nome o natura e la chiesa della Compagnia del Santissimo Sacramento e del Rosario con i suoi beni mobili e fondiari passò al Patrimonio Ecclesiastico e, col motu proprio del 6 marzo 1789, la chiesa divenne di patronato regio.

A distanza di poco più di un secolo, quando fu visitata dal vescovo Giovanni Volpi nel 1914, la chiesa versava in precarie condizioni, tanto che l'allora parroco don Ernesto Severi riferi dell'intenzione, già in atto, di edificare una chiesa nuova, proposito che, a causa della guerra sopraggiunta, fu rinnovato il 30 novembre 1919, festa patronale di Sant'Andrea, con la formazione di un apposito comitato.

All'indomani del terremoto del 1919, in occasione della sua visita alla parrocchia, il vescovo Emanuele Mignone trovò che «alle mura della chiesa» erano stati «apprestati armamenti in maniera assai primitiva tanto da deformarla e non garantiscono l'incolumità dei fedeli».

Nel settembre del 1923, il parroco don Francesco Minocchi annotò, nel Registro dello Feste popolari di «non aver potuto celebrare la festa della Madonna Addolorata trovandosi la chiesa già demolita.

~Lorena Venturini

DESCRIZIONE DELLA CHIESA: Ha l'alzato esterno di quattro semplici mura rozze con porta principale. L'ingresso dalla parte di fianco in tutta regola d'arte con ordinario contorno di pietrame e due finestre nel medesimo muro di fianco ove corrisponde la porta suddetta. L'interno è una semplice navata priva d'ogni decorazione architettonica. Il presbiterio viene diviso da uno scalino di pietra dell'altezza di sei soldi. Lateralmente all'Altare maggiore vi sono due ingressi contornati di pietrame che mettono in Sacrestia. Sulla parte sinistra quasi a contatto della porta d'ingresso vi è un piccolo recinto di muramento sporgente all'esterno in cui si trova il Sacro Fonte Battesimale di pietra coperto di legno e conca di rame. Sulla parte di fronte alla porta d'ingresso evvi un piccolo stanzino sotto la torre del Campanile ove corrispondono le funi delle Campane. Il pavimento è formato da lastroni di pietra concia in cui si scorgono tre Sepolcri con Lapide e chiusini parimente di pietra. Il tetto è a due acque sostenuto da tre cavalletti con suoi correnti, impiallacciatura e coperta di lastre. Sagrestia: dietro l'Altare maggiore vi corrisponde la Sagrestia alla quale si accede per mezzo di due porte laterali all'altare suddetto. Il pavimento della medesima è formato di mattoni ed il tetto è a due acque con legnami di sostegno di una coperta a lastre. Prende luce, detta Sagrestia, da una piccola finestra corrispondente sulla parete di fianco a sinistra, corredata dei necessari pietrami. Altar Maggiore: Quest'altare è formato di muramento con mensa di pietra, ciborio, tre gradini di legno e suppedaneo a predella parimente di legno. In mezzo alla parete dell'Altare suddetto ricorre una nicchia con sua tendina e cornice di legno entro la quale evvi un Crocefisso parimente di legno. Pulpito: Il medesimo è formato di legno inverniciato di giallo e cinerino con semplice corniciatura e con Crocefisso e scaletta di legno per accedervi. Campanile: S'inalza a torre il campanile sulla muraglia in fondo alla chiesa a Cornu Epistola, con quattro luci ad arco, tutto in buona regola d'aria. La qui descritta Chiesa e Sagrestia è rappresentata al Catasto dall'Appezzamento N° 261 della Sezione C: Vedi Tav. V.

 
 

L'area della scuola

L'area nacque con l'edificazione della scuola dell'infanzia ed elementare verso la fine del 900', successivamente nel 2012 fu costruita una struttura in legno per ospitare la festa del tortello alla lastra svolta precedentemente presso piazza Europa.

 
Scuola e Struttura

Cultura

Festa del Tortello alla Lastra

La festa si tiene ogni anno il 12-13-14 agosto in onore del prodotto tipico del paese, queste tre giornate sono caratterizzate da molteplici attività ed eventi che variano annualmente. La prima edizione risale al 1995, quando un gruppo di persone di Corezzo decise di allestire sei tavolini nella piazza del paese per fare assaggiare il prodotto della gastronomia locale. Con il passare degli anni l'iniziativa ha registrato una partecipazione crescente, fino ad arrivare alle 4.000 presenze nelle tre serate della sagra.

I principali eventi della festa sono: La Sagra del tortello alla lastra che viene svolta in una struttura in legno, Il Mercatale della Vallesanta con area bar in piazza Europa, Lo Spettacolo piromusicale in un campo adiacente al paese e La Discoteca all'aperto nel piazzale della struttura.

 
Serata festa del tortello alla lastra

Il Cinceri (carnevale di corezzo)

L'ultimo giorno di carnevale veniva vestito con dei vestiti logori un fantoccio fatto di rami e paglia chiamato "cinceri", che veniva portato in giro per il paese sul dorso di una mucca, chi sorreggeva il Cinceri era autorizzato a “sfottere” tutto il pubblico. Il corteo era composto da uomini vestiti da donne e viceversa ed era accompagnato da musica di fisarmonica e clarinetto, infine la sera il Cinceri veniva bruciato.

Cantamaggio

La festa del Cantamaggio veniva svolta l'ultima notte di aprile (il 30) e consisteva nell'andare di sera o di notte sotto le finestre delle ragazze di cui era saputo di chi erano innamorate a cantare il canto del Cantamaggio. Il gruppo era composto da ragazzi che dovevano ancora trovare una moglie che giravano per il paese e nei paesi vicini fino a notte fonda.

Qui sotto è scritto il canto citato:

IL CANTAMAGGIO DELLA VALLESANTA

Ben trovata signoria la veniamo a salutare, la veniamo a salutare

Cantamaggio in compagnia che fa il mondo rallegrare, che fa il mondo rallegrare

Cantamaggio in compagnia che ll'è il mese di Maria, che ll'è il mese di Maria

A cantar si viene apposta per Maria madre nostra, per Maria madre nostra

Siamo giunti a questa casa dove l'è sì bella dama, dove l'è sì bella dama

Fra di noi c'è un che vi ama che di più vi ha dato il cuore, che di più vi ha dato il cuore

Chi di più di più il cuore v'ha dato l'è (nome) innamorato, l'è (nome) innamorato

Se di più vi ha dato il cuore l'è la (nome) il suo amore, l'è la (nome) il suo amore

Ecco maggio giù pel piano l'è fiorito l'orzo e il grano, l'è fiorito l'orzo e il grano

Se dell'ova voi ci date pregherem per le galline, pregherem per le galline

Pregherem che n sian mangiate dalle volpi e le faine, dalle volpi e le faine

D'altra parte s'ha d'andare non ci fate più aspettare, non ci fate più aspettare (A questo punto se la casa non si apriva, il gruppo proseguiva nel canto)

Se non ci date niente, niente ve pigliasse un accidente, ve pigliasse un accidente (E se ne andavano. Se invece veniva dato qualcosa, il coro rispondeva)

Ringraziamo signoria si saluta e si va via, si saluta e si va via Si saluta bona gente che abbiam da camminare, che abbiam da caminare...

● Il 19 marzo, San Giuseppe, nella vigilia di questo giorno si gareggiava a chi faceva il falò più grande, partecipavano tutti i bambini della valle.

● Il 29 Giugno, Santi Pietro e Paolo, nella vigilia di questa giornata si ripeteva la tradizione dei fuochi accesi come in occasione di San Giuseppe.

Leggende:

● Il Badalischio, figura mitica e leggendaria caratterizza molte località casentinesi, registra un numeroso numero di apparizioni in Vallesanta. Rappresenta una sorta di “genius loci”, abitante dei fossi e delle zone umide. Si racconta che questo mostro sia nato nella Gorga Nera ed è stato descritto da alcune persone della valle come un grosso serpente con piccole zampe ed alcuni “baffetti”, grosso come un “bambino fasciato”, altri narrano della presenza di un prezioso diadema sulla testa. Gli avvistamenti più recenti si contano in corrispondenza di: Buca della Mencona (Biforco), Campo nei dintorni di Corezzo e Sala Vecchia (Frassineta).

● La valle in cui è ubicato il paese di Corezzo si chiama "Vallesanta" perchè secondo la leggenda nel 1224 quando Francesco d'Assisi ricevette le stimmate sul sacro monte della Verna, la valle dinanzi a lui si illuminò improvvisamente di una luce intensa, è per questo che da allora la valle che si apre al di sotto del monte della Verna è chiamata Vallesanta.

Monte Fatucchio è stato oggetto di tante storie e leggende perchè si diceva che il monte fosse abitato da streghe e fate (non a caso il nome Fatucchio). Del castello di Monte fatucchio si narra anche della presenza di un passaggio segreto che porta al "Poggio Tre Vescovi".

● Dell' Acqua delle Terre Rosse (a nord di Corezzo vicino Val della Meta) la tradizione dice che "faccia ringiovanire".

● Del Poggio Baralla e del Poggio Rimbomba (ubicati a ovest di Corezzo) la tradizione popolare narra che nel primo “i piedi non stiano mai fermi” mentre nel secondo battendo i piedi si racconta che si sentano dei rumori che fanno presagire alla presenza di caverne sotterranee. Alcuni tramandano che sotto vi sia nascosta una “chioccia con i pulcini d'oro”.

● Del Coroglio del Diavolo si dice che colui che si trovi a passare per questo luogo, ubicato lungo un'antica direttrice viaria, ha l'illusione di trovarsi vicinissimo al Monte della Verna. Da qui probabilmente una leggenda che ha come protagonista il diavolo, che nella disperata impresa di tentare S. Francesco, voleva costruire un ponte per poter arrivare al “Sacro Monte” senza attraversare la Vallesanta. La cosa non riuscì perché improvvisamente arrivò l'alba. Altre versioni riportano invece che intervenne la “Madonna dei Sette Dolori” della cappellina di Frassineta. La notte durò solo poche ore e il diavolo alla luce del giorno fu costretto a scappare. Nel terreno rimasero un groviglio di pietre nel mezzo del bosco dove ancora oggi sono visibili alcune inscrizioni risalenti al XVII secolo riportanti invocazioni alla Madonna. Coroglio indica il canovaccio arrotolato che si poneva sulla testa per appoggiarci sopra le fascine di legna o le ceste.

Artello, in questa località posta a nord vicino Corezzo si dice che è possibile vedere i “panni stesi delle fate”.

● La Buca Del Tesoro (posta nei monti a est di Corezzo), molte leggende narrano di questa località dove è ubicato un'anfratto che la tradizione vuole che custodisca un tesoro. Alcuni raccontano che Annibale, nel suo passaggio dall'Artrello e poi dagli Appennini verso il lago Trasimeno, avesse inviato un pugno di uomini a nascondere il tesoro portato con sé per comprare i favori di eventuali alleati. Altri affermano di essere entrati nella buca, prima che fosse franato l'ingresso, e di aver visto come una scalinata scolpita nella pietra e all'interno un salone con una statua d'oro. Qui le opinioni divergono: chi parla di un vitello d'oro, chi di una statua di forma umana con un piatto in mano su cui era posta una moneta, altri ancora sono convinti che l'ingresso di questa grotta sia in realtà l'ingresso dell'inferno. Alcide di Rimbocchi raccontò che qualcuno della famiglia Portolani delle Nocette abbia tentato di impossessarsi del tesoro. Si sono recati alla buca con un frate che portava un'ostensorio, eppure, nonostante le precauzioni, appena cercarono di entrare venne un temporale così forte che "del frate non si ritrovarono nemmeno i sandali", da quel giorno sembra che la famiglia Portolani non ebbe fortuna.

Società

Popolazione

Secondo il censimento Mediceo, del 1551 a Corezzo erano presenti 319 abitanti, il censimento Lorenese del 1745 non specifica la popolazione della località, nel 1931 secondo l'ISTAT erano in complesso con dimora abituale 985, nel 1936 in complesso 1054, mentre in centro 418 e nel 1951 erano 271. Nel 2011 invece gli abitanti erano 90 a causa del rapido spopolamento avvenuto nel corso degli anni 50', ad oggi la popolazione varia tra una quindicina di abitanti in inverno ad all'incirca 150 in estate.

La Proloco di Corezzo

La Proloco di Corezzo è un'associazione senza scopo di lucro fondata nel 1996 da un gruppo di soci fondatori, che ancora oggi ne fanno parte. Prima della costituzione ufficiale, nel paese era già presente una associazione di volontari che organizzava le feste paesane in collaborazione con il locale Gruppo Sportivo. Tra gli eventi principali organizzati prima della fondazione ufficiale della Proloco si ricordano il concerto di Raul Casadei nel 1974, che attirò oltre 1500 persone, l'esibizione di Lorella Cuccarini nel 1987 e un concerto del cantante Pupo. Grazie ad essa ancora oggi si svolge la festa del tortello alla lastra, dove collaborano attualmente alla sagra circa 150 persone, molte delle quali, pur non risiedendo più nel paese, vi fanno ritorno nel mese di agosto per partecipare all'organizzazione dell'evento. Il ricavato della manifestazione viene integralmente reinvestito nella comunità locale. Tra gli interventi realizzati con i fondi raccolti si annoverano la creazione di giardini pubblici con aree attrezzate per bambini e adulti, la costruzione di un campo polivalente in erba sintetica per calcetto e tennis, il potenziamento dell'illuminazione pubblica e la realizzazione di una passeggiata illuminata lungo il perimetro esterno del centro storico. Nel 2015 la Proloco di Corezzo fonda il "Mercatale della Vallesanta"[8] con l'obiettivo di valorizzare l'ambiente naturale, i saperi e le produzioni delle comunità locali nonché delle loro scelte di vita.

La Scuola

A Corezzo è presente una scuola, sia dell'infanzia che elementare (pluriclasse), nei pressi della scuola c'è un orto con varietà di peri e meli in via di estinzione del territorio circostante, al suo interno è inoltre stato allestito L'Ecomuseo della Vallesanta[9], l'ecomuseo è dedicato a progetti di salvaguardia della storia, degli usi, costumi e folklore della valle.

Sport

In passato c'era un gruppo sportivo locale che svolgeva partite abitualmente e si allenava al campo da calcio di Corezzo dotato anche di spogliatoi fino ad un ventennio fa, ad oggi non esiste più.

Galleria di immagini

 
Corezzo vista dall'alto
 
Piazza Europa con tramonto
 
Piazza Europa di notte
 
Via dello spedale di notte
 
Corezzo dall'alto
 
Campo da calcio di notte
 
Le scale di castello (borgo) di notte
 
Strada sterrata sotto al borgo
 
Piazza Europa vista dall'alto
 
Entrata al paese dalla strada provinciale
 
Strada verso il Campo da Calcio di notte
 
Giardini II posti all'entrata del paese

Galleria di immagini storiche

Tutte le foto sono datate nella prima metà del '900.

 
Canonica di Corezzo
 
Contadini al lavoro
 
Edificio posto nella strada che porta al mulino di Corezzo
 
Osteria posta poco prima dell'inizio di via dello spedale
 
Passaggio della processione in piazza Europa
 
Chiesa di Sant'Andrea
 
Corezzini in Piazza Europa prima della sua realizzazione
 
Parroco al fontino
 
Vista aerea del paese
 
Rappresentazione grafica del paese

Note

  1. ^ Pro Loco Corezzo, su Pro Loco Corezzo. URL consultato il 26 aprile 2025.
  2. ^ Dati ISTAT, censimento 2011.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Parco Nazionale Foreste Casentinesi, su Parco Nazionale Foreste Casentinesi. URL consultato il 26 aprile 2025.
  5. ^ Redazione, «La Nostra Storia Camminando» I cartelli che spiegano il Casentino #4 - Casentino2000.it, su CASENTINO2000, 17 novembre 2024. URL consultato il 29 aprile 2025.
  6. ^ CADOLINGI |, su pescaglini.labcd.unipi.it. URL consultato il 28 aprile 2025.
  7. ^ Luigi Mercanti, Progetto Della Linea Ferrata Forli Arezz, 1876. URL consultato il 28 aprile 2025.
  8. ^ Il Mercatale della Vallesanta, su Pro Loco Corezzo. URL consultato il 27 aprile 2025.
  9. ^ ECOMUSEO DELLA VALLESANTA, su Ecomusei del Casentino, 18 agosto 2022. URL consultato il 26 aprile 2025.
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