Mercanti, generali e uomini di stato sogdiani nella Cina imperiale

A sinistra: offerenti sogdiani inginocchiati davanti al Buddha (affresco, con dettaglio), Grotte dei Mille Buddha di Bezeklik, vicino Turpan nel Bacino del Tarim orientale, Cina, VIII secolo.
A destra: Sogdiani intenti in un brindisi, con donne che indossano copricapi cinesi. Letto funerario di Anyang, 550-577 d.C.[1]

Oltre ai Sogdiani dell'Asia centrale che operarono come intermediari lungo la Via della Seta, molti altri Sogdiani si stabilirono permanentemente in Cina per diverse generazioni. Numerosi Sogdiani risiedevano a Luoyang, capitale della dinastia Jin (266-420), ma furono costretti a fuggire in seguito al crollo della dinastia Jin nel nord della Cina nel 311 e all'ascesa delle tribù nomadi settentrionali.[2]

Nel 1907, Aurel Stein scoprì cinque lettere scritte in Sogdiano, note come «Lettere antiche», in una torre di guardia abbandonata nei pressi di Dunhuang. Una di queste lettere fu scritta da una donna sogdiana di nome Miwnay, madre di una bambina chiamata Shayn, indirizzata a sua madre Chatis in Sogdiana. Miwnay e sua figlia erano state abbandonate in Cina dal marito Nanai-dhat, anch'egli sogdiano. Dopo averle costrette a seguirlo fino a Dunhuang, Nanai-dhat le lasciò sole, sostenendo che avrebbero dovuto mettersi al servizio degli Han cinesi. Miwnay cercò aiuto da un parente di suo marito, Artivan, e poi da un altro sogdiano, Farnkhund, ma entrambi le abbandonarono a loro volta. Miwnay e sua figlia Shayn furono così costrette a diventare servitrici di famiglie cinesi dopo aver vissuto di carità da parte di un sacerdote. Miwnay maledisse il marito sogdiano per averla abbandonata, dichiarando che avrebbe preferito sposare un maiale o un cane.[3][4][5][6][7][8][9][10][11] Un'altra lettera della stessa collezione fu scritta dal sogdiano Nanai-vandak, indirizzata ai suoi connazionali rimasti a Samarcanda, in cui li informava di una rivolta di massa degli Xiongnu contro i dominatori Han della dinastia Jin occidentale. Egli riferì ai suoi compatrioti che tutti i membri della diaspora sogdiana e indiana nella capitale cinese della dinastia Jin occidentale, Luoyang, erano morti di fame a causa della rivolta degli Xiongnu, in precedenza sottomessi agli Han. L'imperatore cinese Han aveva abbandonato Luoyang quando questa venne assediata dai ribelli Xiongnu e il suo palazzo fu incendiato. Nanai-vandak aggiunse anche che la città di Ye era ormai distrutta, e che la ribellione degli Xiongnu aveva avuto conseguenze disastrose per la diaspora sogdiana in Cina.[12][13] Era inoltre frequente che uomini cinesi Han comprassero ragazze sogdiane come schiavi a scopi sessuali.[14]

 
L'uomo di Yingpan, Xinjiang, Cina, IV-V secolo. potrebbe essere stato un mercante sogdiano.[15][16]

Tuttavia, alcuni Sogdiani continuarono a vivere nel Gansu.[2] Una comunità sogdiana rimase nella capitale della dinastia Liang settentrionale, Wuwei, ma quando i Liang Settentrionali vennero sconfitti dai Wei Settentrionali nel 439, molti Sogdiani furono forzatamente trasferiti nella capitale dei Wei Settentrionali, Datong, favorendo così scambi e commercio nella nuova dinastia.[17] Numerosi oggetti di origine centroasiatica sono stati rinvenuti nelle tombe dei Wei settentrionali, come ad esempio nella tomba di Feng Hetu.[18]

Altri Sogdiani giunsero dall'Occidente e ricoprirono incarichi nella società cinese. Il Bei Shi[19] descrive un sogdiano giunto da Anxi (Sogdiana occidentale o Partia) in Cina, diventato un sabao (薩保, termine dal sanscrito sarthavaha, ovvero «capo carovana»,[20] che risiedeva a Jiuquan durante il periodo dei Wei Settentrionali (386-535), e fu antenato di An Tugen, un uomo che, da semplice mercante, raggiunse l'alto grado di ministro durante la dinastia Qi Settentrionale (550-577).[21][22] Valerie Hansen sostiene che in quel periodo, estendendosi fino alla dinastia Tang (618-907), i Sogdiani «divennero il gruppo non-cinese più influente residente in Cina». Due diversi tipi di Sogdiani arrivarono in Cina: ambasciatori e mercanti. Gli ambasciatori sogdiani si stabilirono definitivamente, sposarono donne cinesi, acquistarono terre, e i nuovi arrivati si insediarono permanentemente invece di tornare nella loro terra natale in Sogdiana.[21] Erano concentrati soprattutto intorno a Luoyang e Chang'an, ma anche a Xiangyang, nell'attuale provincia dell'Hubei, e costruivano templi zoroastriani per servire le loro comunità una volta che esse raggiungevano la soglia di circa 100 famiglie.[21] Dalla dinastia Qi Settentrionale fino al periodo Tang, i leader di queste comunità, chiamati sabao, vennero integrati nella gerarchia ufficiale statale cinese.[21]

Tra il VI e il VII secolo, le famiglie sogdiane residenti in Cina costruirono tombe di rilievo con epitaffi funerari che illustravano la storia delle loro illustri famiglie. Le loro pratiche funerarie fondevano elementi cinesi, come i letti funerari intagliati, con sensibilità zoroastriane, come quella di separare il corpo dalla terra e dall'acqua.[23] Le tombe sogdiane in Cina figurano tra le più sontuose del periodo, inferiori soltanto a quelle imperiali, suggerendo così che i sabao sogdiani fossero tra i membri più ricchi della società.[24]

 
Danzatrice sogdiana huteng, pagoda del tempio Xiuding, Anyang, Hunan, Cina, dinastia Tang, VII secolo.

Oltre al ruolo di mercanti, monaci e funzionari governativi, i Sogdiani prestarono servizio anche come soldati nell'esercito Tang.[25] An Lushan, figlio di padre sogdiano e madre göktürk, ascese fino alla carica fdi governatore militare (jiedushi) nel nord-est della Cina, prima di scatenare la ribellione di An Lushan (755-763), che divise profondamente le lealtà dei Sogdiani residenti in Cina.[25] La ribellione fu appoggiata da numerosi Sogdiani e, una volta sconfitta, molti furono massacrati o cambiarono il proprio cognome per nascondere le origini sogdiane, facendo sì che da quel momento si sappia ben poco della presenza sogdiana nella Cina settentrionale.[26] Il generale ribelle Gao Juren, di origine Goguryeo (Corea), ordinò un massacro di massa dei Sogdiani (definiti «Hu dell'Asia occidentale») a Fanyang (nota oggi come Jicheng l'attuale Pechino), nella regione di Youzhou, identificandoli dai loro «grandi nasi», e utilizzò delle lance per impalare i loro bambini durante la sua rivolta contro l'imperatore ribelle degli Yan, Shi Chaoyi, e contro le forze della dinastia Yan guidate dal comandante turco Ashina Chengqing.[27][28] I Sogdiani furono massacrati a Youzhou nel 761. Youzhou comprendeva anche Linzhou, una prefettura «protetta», dove i Sogdiani risiedevano in gran numero.[29][30] Gao Juren, così come il generale ribelle Tian Shengong, intendeva defezionare verso la dinastia Tang e, per convincere i Tang a riconoscerlo ufficialmente come signore della guerra regionale, offrì il massacro degli «Hu» (barbari centroasiatici) come sacrificio di sangue, mostrando la sua lealtà senza cedere territorio, secondo quanto descritto nel libro Storia di An Lushan (安祿山史記).[31][32] Un'altra fonte sostiene invece che Gao Juren avrebbe massacrato questi «barbari Hu» per privare Ashina Chengqing della sua base di sostegno etnica, dato che gruppi come Tiele, Tongluo, Sogdiani e Turchi appoggiavano Ashina Chengqing contro le forze Mohe, Xi, Khitan e di origine Goguryeo guidate da Gao Juren stesso. Gao Juren fu poi ucciso da Li Huaixian, fedele a Shi Chaoyi.[33][34] Un massacro simile fu compiuto dal generale ribelle Tian Shengong, ex-generale Yan, contro mercanti musulmani arabi e persiani durante la rivolta di An Lushan, noto come massacro di Yangzhou (760).[35][36] Anche Tian Shengong voleva defezionare verso la dinastia Tang, e poiché la corte Tang presentava la guerra come conflitto tra «barbari Hu» ribelli Yan e i cinesi della dinastia Tang, egli sacrificò stranieri di varie etnie per dimostrare la sua lealtà ai Tang.[37][38]

Nonostante ciò, i Sogdiani continuarono a commerciare in Cina anche dopo la ribellione, ma molti furono costretti a celare le proprie origini etniche. Un caso noto fu quello di An Chongzhang, ministro della guerra e duca di Liang, che nel 756 chiese all'imperatore Suzong di Tang di poter cambiare il proprio cognome in Li Baoyu, per la vergogna di condividere lo stesso cognome con il capo della ribellione.[25] Tale modifica fu estesa retroattivamente anche ai suoi antenati.[25]

I cristiani nestoriani, come il sacerdote battriano Yisi di Balkh, contribuirono militarmente alla repressione della rivolta di An Lushan, collaborando con il generale Tang Guo Ziyi. Yisi agì personalmente come comandante militare , e sia lui sia la Chiesa d'Oriente furono ricompensati dalla dinastia Tang con titoli e onori, come descritto sulla stele nestoriana.[39][40][41][42][43][44]

Il monaco buddhista esoterico Amoghavajra utilizzò rituali contro An Lushan, mentre Chang'an era occupata dai ribelli nel 756. I rituali di Amoghavajra erano esplicitamente mirati a provocare morte, disastri e malattie contro An Lushan.[45] Grazie al suo contributo nella vittoria contro i ribelli, il Buddhismo Esoterico divenne la setta buddhista ufficiale sostenuta dalla dinastia Tang, denominata «Buddhismo Imperiale», con finanziamenti e appoggio per la scrittura di scritture sacre, monasteri e templi. I discepoli di Amoghavajra svolgevano cerimonie per lo stato e l'imperatore.[46] L'imperatore Tang Suzong fu incoronato cakravartin da Amoghavajra dopo la vittoria contro An Lushan nel 759, avendo invocato contro di lui il vidyaraja Acala. Amoghavajra inviò anche messaggi segreti con informazioni militari strategiche al principe ereditario Li Heng (il futuro Suzong).[47]

Epitafi risalenti alla dinastia Tang attestano coppie miste cristiane a Luoyang, come quello della donna cristiana nestoriana sogdiana, la «signora An» (安氏), deceduta nell'821, sposata con Hua Xian (花献), un cristiano nestoriano cinese, deceduto nell'827. Probabilmente, gli uomini cinesi cristiani sposavano donne sogdiane per la mancanza di donne cinesi cristiane disponibili.[48] Un altro epitafio di Luoyang riguarda una donna cristiana nestoriana sogdiana, anch'essa cognominata An, sepolta dal figlio ufficiale militare nel gennaio 815. Suo marito, un cinese, aveva il cognome He (和), e sulla stele funeraria la famiglia venne descritta come multietnica.[49] I figli di queste unioni miste avevano varie opportunità di carriera nell'amministrazione civile e militare, e professavano apertamente il cristianesimo, sostenendo monasteri cristiani.[50]

 
Tomba di Wirkak, ufficiale sogdiano in Cina, costruita a Xi'an nel 580, durante la dinastia Zhou Settentrionale. Xi'an City Museum.

During the Tang and subsequent Five Dynasties and Song dynasty, a large community of Sogdians also existed in the multicultural entrepôt of Dunhuang, Gansu, a major center of Buddhist learning and home to the Buddhist Mogao Caves.[51] Although Dunhuang and the Hexi Corridor were captured by the Tibetan Empire after the An Lushan Rebellion, in 848 the ethnic Han Chinese general Zhang Yichao (799–872) managed to wrestle control of the region from the Tibetans during their civil war, establishing the Guiyi Circuit under Emperor Xuānzong of Tang (r. 846–859).[52][53] Although the region occasionally fell under the rule of different states, it retained its multilingual nature as evidenced by an abundance of manuscripts (religious and secular) in Chinese and Tibetan, but also Sogdian, Khotanese (another Eastern Iranian language native to the region), Uyghur, and Sanskrit.[54]

There were nine prominent Sogdian clans (昭武九姓). The names of these clans have been deduced from the Chinese surnames listed in a Tang-era Dunhuang manuscript (Pelliot chinois 3319V).[55] Each "clan" name refers to a different city-state as the Sogdian used the name of their hometown as their Chinese surname.[56] Of these the most common Sogdian surname throughout China was Shí (石, generally given to those from Chach, modern Tashkent). The following surnames also appear frequently on Dunhuang manuscripts and registers: Shǐ (史, from Kesh, modern Shahrisabz), An (安, from Bukhara), Mi (米, from Panjakent), Kāng (康, from Samarkand), Cáo (曹, from Kabudhan, north of the Zeravshan River), and (何, from Kushaniyah).[55][57] Confucius is said to have expressed a desire to live among the "nine tribes" which may have been a reference to the Sogdian community.[58]

 
A Tang dynasty sancai statuette of Sogdian merchants riding on a Bactrian camel, 723 AD, Xi'an.

The influence of Sinicized and multilingual Sogdians during this Guiyijun (歸義軍) period (c. 850 – c. 1000 AD) of Dunhuang is evident in a large number of manuscripts written in Chinese characters from left to right instead of vertically, mirroring the direction of how the Sogdian alphabet is read.[59] Sogdians of Dunhuang also commonly formed and joined lay associations among their local communities, convening at Sogdian-owned taverns in scheduled meetings mentioned in their epistolary letters.[60] Sogdians living in Turfan under the Tang dynasty and Gaochang Kingdom engaged in a variety of occupations that included: farming, military service, painting, leather crafting and selling products such as iron goods.[55] The Sogdians had been migrating to Turfan since the 4th century, yet the pace of migration began to climb steadily with the Muslim conquest of Persia and Fall of the Sasanian Empire in 651, followed by the Islamic conquest of Samarkand in 712.[55]

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