Andrographideae Endl., 1839 è una tribù di piante angiosperme appartenenti alla famiglia delle Acantacee.[1][2]

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Andrographideae
Andrographis paniculata
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Lamiidi
OrdineLamiales
FamigliaAcanthaceae
SottofamigliaAcanthoideae
TribùAndrographideae
Endl., 1839
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineScrophulariales
FamigliaAcanthaceae
TribùAndrographideae
Generi

Etimologia

Il nome della tribù deriva dal suo genere tipo Andrographis Wall. ex Nees., 1832 il cui nome a sua volta è formato da due parole greche: "andro" (= uomo[3]) e "graphis" (= disegno, linee, grafico[4]) e fa riferimento ai fiori che ricordano vagamente delle figure umane.

Il nome scientifico della tribù è stato definito dal botanico, numismatico e orientalista austriaco Stephan Ladislaus Endlicher (Pressburg, 24 giugno 1804 – Vienna, 28 marzo 1849), noto soprattutto per aver dato la denominazione scientifica a molte piante, tra le quali la sequoia, nella pubblicazione "Genera plantarum secundum ordines naturales disposita - 707" del 1839.[5][6]

Descrizione

 
Il portamento
Haplanthodes verticillatus
 
Le foglie
Haplanthodes tentaculatus
 
Infiorescenza
Andrographis producta
 
I fiori
Cryptophragmium ceylanicum
  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:[9]
X, K (5), [C (2+3), A 2+2 o 2] G (2/supero), capsula
  • Il calice è formato da sepali quasi liberi (subgamosepalo) formanti 5 stretti lobi uguali o subuguali (calice attinomorfo) con forme lanceolate-acuminate; in alcune specie (Gymnostachyum) il lobo posteriore è più piccolo degli altri. I lobi possono essere ricoperti da tricomi ghiandolari. In Graphandra il calice ha 4 lobi liberi fin dalla base.
  • La corolla (gamopetala) è formata da un tubo imbutiforme o tubolare terminante in modo bilabiato (corolla zigomorfa). Il labbro inferiore ha tre lobi, quello superiore ha due lobi oppure è intero. I lobi sono patenti con forme ovali o orbicolari. Il colore è per lo più bianco con macchie di altro colore, oppure è arancio, viola o rosa. In Cystacanthus il tubo è piegato a 90° e gonfio al centro. In Phlogacanthus il tubo corollino è glabro all'interno tranne che per un anello incompleto di peli corti vicino alla gola.
  • L'androceo è composto da 2 stami sporgenti o inclusi nella corolla (in Cystacanthus e Phlogacanthus sono presenti anche due staminoidi). In Phlogacanthus gli stami sono due rudimentali ma fertili e due minuti inseriti a 5 mm dalla base della corolla. In genere i filamenti, pubescenti o glabri, sono adnati alle pareti interne della corolla e opposti ai petali. Le antere sono biloculari con teche parallele (divaricate in Phlogacanthus), uguali o subuguali, vistosamente pubescenti (a volte minutamente mucronate alla base. Il disco nettarifero normalmente è presente, ipogino e piccolo. Il polline è 3-colpoporato con l'esina ornata e ispessita che circonda le aperture.[2]

Biologia

Le specie di questo raggruppamento si riproducono prevalentemente per impollinazione tramite insetti quali api, vespe, falene e farfalle (impollinazione entomogama), ma anche tramite uccelli quali colibrì (impollinazione ornitogama).[8][9].

La dispersione dei semi avviene inizialmente a causa del vento (dispersione anemocora); una volta caduti a terra sono dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (mirmecoria). Sono possibili anche dispersioni tramite animali (disseminazione zoocora).

Distribuzione e habitat

La distribuzione delle specie di questo gruppo è prevalentemente indomalesiano con habitat tropicali o subtropicali.

Tassonomia

La famiglia Acanthaceae comprende 208 generi[16] con oltre 4.500 specie[17]. È soprattutto una famiglia con specie a distribuzione tropicale o subtropicale molte delle quali sono usate come piante ornamentali. Dal punto di vista tassonomico è suddivisa in 4 sottofamiglie (compreso il recente inserimento delle Avicennioideae); la tribù di questa voce appartiene alla sottofamiglia Acanthoideae caratterizzata soprattutto dalla presenza di cistoliti nelle foglie.[18]

Generi

La tribù si compone di 7 generi e 83 specie:[1][19][16]

Genere Specie Distribuzione
Andrographis
Wall. ex Nees, 1832
27 Asia (tropicale)
Graphandra
J.B. Imlay, 1939
Una specie:
Graphandra procumbens J.B.Imlay
Tailandia
Gymnostachyum
Nees, 1832
30 Dall'India alla Malaysia
Haplanthodes
Kuntze, 1903
4 India
Haplanthus
Nees, 1832
4
Phlogacanthus
Nees, 1832
15 Indomalesia
Sphinctacanthus
Benth., 1876
2

Filogenesi

 
Cladogramma della tribù

La struttura filogenetica della tribù è divisa in due cladi: (1) primo cade con Gymnostachyum, Andrographis e Indoneesiella (questi due ultimi generi formano un "gruppo fratello"); (2) secondo clade con Phlogacanthus e Cystacanthus.[20] Tutti i membri di questo gruppo sono monofiletici. La monofilia è confermata, oltre che dalle analisi dei dati molecolari del DNA, anche dalla particolare struttura del polline: con tre aperture composte associate ad aree di esina altamente ornata e ispessita al margine delle aperture composte o coprendo uniformemente l'apertura composta.[21]

L'importante aspetto morfologico di questa tribù, rappresentato dalla forma e dalle ornamentazioni del polline, può essere utile per circoscrivere tassonomicamente i generi della tribù ma anche per individuare correttamente i livelli inferiori. Di seguito vengono indicate le caratteristiche del polline per i generi principali della tribù Andrographideae:[22]

  • Andrographis: polline con forme ellissoidi, subglobose o appena trigone; tipo tricolpoporato con i margini delle aperture ben distinte.
  • Diotacanthus: polline tipo tricolporato;[21]
  • Graphandra: polline con forme globose; tipo tricolpoporato.
  • Gymnostachyum: polline con forme ellissoidi con tectum reticolato; tipo tricolpoporato.
  • Phlogacanthus: polline con forme ellissoidi; tipo tricolpoporato con i margini delle aperture ben distinte.

Nell'ambito della famiglia la tribù Andrographideae fa parte del "core" delle Acanthaceae, ossia del "Cystolith Clade" all'interno del "Retinaculate Clade" (= sottofamiglia Acanthoideae). Nell'ambito della sottofamiglia, Andrographideae risulta inoltre "gruppo fratello" della tribù Barlerieae (il numero di ovuli per ovaia distingue le due tribù una dall'altra).[23]

Il cladogramma a lato, tratto dallo studio citato[20], rappresenta la struttura filogenetica della tribù (non tutti i generi sono inclusi).

Alcune specie

Note

  1. ^ a b Olmstead 2012.
  2. ^ a b (EN) Andrographideae, su Angiosperm Phylogeny Website. URL consultato il 5 luglio 2025.
  3. ^ David Gledhill 2008, pag. 48.
  4. ^ David Gledhill 2008, pag. 184.
  5. ^ Indices Nominum Supragenericorum Plantarum Vascularium, su plantsystematics.org. URL consultato il 29 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  6. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  7. ^ Motta 1960, Vol. 1 - pag. 15.
  8. ^ a b Pignatti 1982, Vol. 2 - pag. 618.
  9. ^ a b c Judd et al 2007, pag. 499.
  10. ^ eFloras - Flora of China, su efloras.org. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  11. ^ eFloras - Flora of China, su efloras.org. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  12. ^ eFloras - Flora of China, su efloras.org. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  13. ^ eFloras - Flora of China, su efloras.org. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  14. ^ Musmarra 1996.
  15. ^ Judd et al 2007, pag. 489.
  16. ^ a b (EN) Accepted genera of Acanthaceae, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 28/06/2025.
  17. ^ Acanthaceae, su Angiosperm Phylogeny Website. URL consultato il 28/06/2025.
  18. ^ Judd et al 2007, pag. 501.
  19. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 29 gennaio 2018.
  20. ^ a b McDade et al. 2008, pag. 1142.
  21. ^ a b McDade et al. 2008, pag. 1145.
  22. ^ Winai et al. 2015, pag. 95.
  23. ^ McDade et al. 2008, pag. 1140.

Bibliografia

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