Assedio di Abadan

battaglia del 1981 durante la guerra Iran-Iraq

L'assedio di Abadan (in persiano حصر آبادان‎, hesr-e Âbâdân; in arabo حصار عبادان?, hesār ʿEbādān) ebbe luogo durante la guerra Iran-Iraq e interessò la città Abadan, nella provincia iraniana del Khūzestān, dall'ottobre 1980 al settembre 1981. Avvenuto durante la prima fase della guerra, l'assedio rappresentò il tentativo iracheno di conquistare la città di Abadan, importante porto lungo il fiume Arvand e sede, all'epoca, della più grande raffineria di petrolio al mondo[1].

Assedio di Abadan
parte guerra Iran-Iraq
Resti di un carro armato nei pressi di Abadan
Dataottobre 1980 - 27 settembre 1981
LuogoAbadan, Khūzestān
Esitovittoria iraniana
Modifiche territorialiRottura dell'assedio, ritirata delle forze irachene oltre il Karun
Schieramenti
Comandanti
  • Ruhollah Khomeini (C.te in capo)
  • Abolhassan Banisadr (C.te in capo)
  • Effettivi
    sconosciuti15.000 uomini
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    Dopo aver intrapreso aspri combattimenti a Khorramshahr e passato il fiume Karun, le truppe irachene tentarono di conquistare Abadan a metà di ottobre del 1980, dopodiché, essendo state respinte dai difensori iraniani e logorate dai combattimenti delle precedenti settimane, cinsero la città d'assedio. Dopo dieci mesi, Abadan venne liberata nel settembre 1981 durante l'Operazione ottavo Imam.

    Durante l'assedio, Abadan fu duramente colpita da bombardamenti d'artiglieria quasi giornalieri.

    Antefatti

    Il 18 settembre 1980 Saddam Hussein, circa diciotto mesi dopo la fine della rivoluzione iraniana, denunciò gli accordi di Algeri del 1975 ed il 22 settembre l'Iraq attaccò l'Iran.

    Una dei sei offensive lanciate dall'alto comando iracheno prevedeva di avanzare nel Khūzestān per separare lo Shatt al-'Arab dal resto dell'Iran[2]. Secondo i piani di Saddam Hussein, le truppe irachene avrebbero dovuto prendere Abadan, così come le altre città della regione, nell'arco di 10-14 giorni[3][2]. La città, sita sulla sponda orientale dell'Arvand, rappresentava un importante obiettivo per l'alto comando iracheno, dal momento che ospitava la principale raffineria iraniana.

    L'assedio

    L'avanza irachena oltre il Karun

    Nell'ottobre del 1980 le truppe irachene riuscironono a raggiungere la città di Khorramshahr e a costituire una testa di ponte oltre il fiume Karun. Unità di ricognizione irachene presero il controllo dell'unico ponte sul Bahmanshir, interrompendo la strada tra Ahvaz e Abadan ed isolando quest'ultima[4]. Nonostante la creazione della testa di ponte e la presa di Darkhovin, le truppe irachene della 5ª divisione meccanizzata non furono in grado di proseguire l'avanza e di raggiungere Shadegan[4].

    Il 18 ottobre la 23ª brigata della 5ª divisione meccanizzata tentò di passare il Bahmanshir su un ponte di barche per prendere alle spalle la guarnigione di Abadan; tuttavia, venne respinta con gravi perdite[4]. L'alto costo in termini di uomini e mezzi causato dalla conquista di Khorramshahr (caduta il 22 ottobre) costrinse l'alto comando iracheno a evitare l'attacco frontale verso Abadan e a optare per l'assedio[5].

    Abadan assediata

    Abadan fu dunque messa sotto assedio, diventando ggetto di bombardamenti di artiglieria quasi quotidiani[1]. La guarnigione di Abadan, inizialmente composta da 6.000 uomini, ricevettte rinforzi e rifornimenti per mezzo di elicotteri ed idrovolanti provenienti da Bandar Khomeini e Arvand Kenar[5].

    A metà novembre, nell'ambito di una nuova offensiva irachena nel Khūzestān, le truppe irachene tentarono nuovamente di raggiungere Abadan dalla testa di ponte, venendo respinte dalla guarnigione della città[6]. Il 10 dicembre, invece, le truppe iraniane tentarono una controffensiva verso Darkhovin per spezzare l'assedio di Abadan; tuttavia, pur riducendo la dimensione della testa di ponte irachena, non riuscirono a riaprire un collegamento terrestre con Abadan[7].

    La rottura dell'assedio

    File:یک تانک عراقی در تصرف نیروهای ایرانی، عملیات شکست حصر آبادان، ۵ مهرماه ۱۳۶۰.jpg
    Soldati iraniani su un carro armato iracheno catturato durante la rottura dell'assedio di Abadan

    Tra luglio ed agosto del 1981 l'esercito iraniano lanciò una serie di attachi a nord del Khūzestān che costrinsero l'alto comando iracheno a ridurre il numero di truppe nella testa di ponte a nord di Abadan[8].

    Nella notte tra il 26 e il 27 settembre le truppe iraniane, tra le quali vi erano anche un gran numero di guardie della rivoluzione islamica, lanciarono la controffensiva Operazione ottavo Imam[9]. L'esercito iracheno fu colto di sorpresa e si ritirò precipitosamente ad ovest del Karun, permettendo così il ricongiungimento tra le forze iraniane e Abadan e le truppe a sua difesa (salite, nel frattempo, a 15.000 uomini)[9].

    Il 28 settembre la radio di Teheran annunciò la rottura dell'assedio di Abadan e inviò la popolare iraniana ad intonare il takbīr[1].

    Conseguenze

    Secondo l'IRNA, la rottura dell'assedio di Abadan venne salutata con gioia in tutto l'Iran ebbe un impatto decisamente positivo sul morale dei soldati degli altri fronti[10]. Dal punto di vista militare, la rottura dell'assedio portò le truppe irachene in ritirata ad attestarsi alle porte Khorramshahr, città che venne liberata dalle forze iraniane nel 1982[11].

    L'assedio colpì duramente Abadan; la città, che prima della guerra contava 300.000 abitanti, rimase quasi del tutto disabitata fino alla fine della guerra. La distruzione della raffineria di Abadan ridusse nettamente la produzione di petrolio da parte dell'Iran e costrinse Teheran ad importare gas per alcuni anni[12].

    Note

    1. ^ a b c (EN) IRAN-IRAQ FIGHTING FLARES UP, in The New York Times, 28 settembre 1981. URL consultato il 4 settembre 2025.
    2. ^ a b Murray-Woods, p. 122
    3. ^ Bullock-Morris, p. 101
    4. ^ a b c Razoux, p. 131
    5. ^ a b Razoux, p. 134
    6. ^ Razoux, p. 138
    7. ^ Razoux, p. 146
    8. ^ Murray-Woods, p. 172
    9. ^ a b Razoux, pp. 181-2
    10. ^ (FA) سه عمليات سرنوشت ساز, su www.irna.ir. URL consultato il 4 settembre 2025.
    11. ^ Razoux, pp. 181-2
    12. ^ Razoux, pp. 141-46

    Bibliografia

    Collegamenti esterni