Aloha from Hawaii

speciale televisivo del 1973 diretto da Marty Pasetta
Versione del 4 ott 2025 alle 17:56 di Tennesso (discussione | contributi) (Beneficenza: lingua)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo album discografico, vedi Aloha from Hawaii Via Satellite.

Aloha from Hawaii è uno speciale televisivo dedicato al concerto di Elvis Presley, tenutosi a Honolulu, Hawaii il 14 gennaio 1973 e trasmesso su scala internazionale. Fu il primo concerto di un artista solista ad essere trasmesso via satellite in numerosi paesi. È stato (almeno fino al 2018) il concerto solista con la maggiore copertura mediatica internazionale.[1] Fu lo speciale televisivo di intrattenimento più costoso dell'epoca, con un budget di oltre 2.5 milioni di dollari.[1]

Aloha from Hawaii via Satellite
PaeseStati Uniti d'America
Anno1973
Generemusicale
Durata85 min
Lingua originaleinglese
Rapporto1,33 : 1
Realizzazione
RegiaMarty Pasetta
SceneggiaturaMarty Pasetta
MontaggioStephen McKeown
ProduttoreMarty Pasetta

Lo spettacolo registrò elevati ascolti nei paesi sintonizzati in diretta, come pure negli Stati Uniti, dove andò in onda solo il 4 aprile 1973 (per evitare una concomitanza con il Super Bowl VII). Dal concerto fu tratto il doppio album Aloha from Hawaii Via Satellite.

Origine

modifica
 
Il colonnello Tom Parker nel 1969

Nel febbraio 1972, il manager di Presley, Colonnello Tom Parker, assistette alla storica visita in Cina del presidente Richard Nixon – trasmessa in mondovisione e accolta con enorme risonanza mediatica, soprattutto negli Stati Uniti. Ispirato da quell’evento, Parker pensò di realizzare un analogo “concerto satellitare” di Presley.

Il manager convinse dell'idea Presley, in seguito la RCA (all’epoca proprietaria della rete televisiva NBC) e la MGM a produrre l'evento. La sua idea iniziale era che lo spettacolo si svolgesse alle Hawaii il 18 novembre 1972, così da inserirsi alla fine del tour già programmato nell’arcipelago. Ma la MGM aveva voluto evitare una sovrapposizione con l'uscita del documentario Elvis on Tour, da essa prodotto.[2] Parker acconsentì dunque a rimandare la realizzazione del concerto fino a gennaio 1973. La trasmissione negli Stati Uniti fu posticipata ad aprile per evitare una coincidenza con il Super Bowl VII, che si sarebbe giocato lo stesso giorno.[3]

Parker distribuì un comunicato stampa l’8 luglio 1972, menzionando la prossima realizzazione di uno special televisivo di Elvis Presley dalle Hawaii.[2] Lo scopo era permettere agli spettatori di tutto il mondo di assistere ad un concerto di Presley, essendo per lui "impossibile esibirsi in ogni grande città del mondo".[4] Secondo Mike Eder, Parker riteneva che un evento di portata mondiale fosse “un ottimo mezzo per rafforzare il nome di Elvis in numerosi mercati internazionali”[5]. L’iniziativa avrebbe inoltre “compensato la crescente richiesta di tournée all’estero da parte di Presley”[5]. La domanda per il cantante era molto forte in Europa e in Asia e Presley stesso desiderava esibirvisi, ma Parker si oppose sempre a questa prospettiva.[6]

Beneficenza

modifica

Poco dopo l’annuncio del concerto via satellite, Eddie Sherman, giornalista dell’Honolulu Advertiser, lesse che non sarebbero stati messi in vendita biglietti – come previsto dalla legge per gli eventi trasmessi sulle frequenze pubbliche – e che il ricavato sarebbe stato devoluto a un ente benefico non ancora definito.[7] Sherman propose a Parker di destinare le offerte al "Kui Lee Cancer Fund", fondo che aveva istituito per finanziare la ricerca sul cancro presso l’Università delle Hawaii.[8][9][10] Presley e Parker contriburono con la prima donazione di 1.000 dollari [equivalenti a circa 6.600 dollari nel 2025].[11]

Conferenze stampa

modifica
 
Pubblicità australiana della trasmissione

Il 4 settembre 1972, ultima sera del settimo ingaggio di Presley all'Hotel Hilton di Las Vegas, Parker vi indisse una conferenza stampa. Il presidente della RCA Rocco Laginestra annunciò – alla presenza di Presley e Parker – il concerto Aloha From Hawaii, in programma per il 14 gennaio 1973.[12] Si sarebbe trattato del primo programma di puro intrattenimento nella storia trasmesso via satellite in tutto il mondo. In serate successive a partire dal 15 gennaio 1973, si prevedeva di raggiungere complessivamente oltre un miliardo di spettatori.[13] RCA Record Tours sarebbe stato il produttore dell’evento mediatico.[14] Per la prima volta nella storia dell’industria discografica un album (della colonna sonora) sarebbe uscito in contemporanea su scala globale.[15] Nel comunicato stampa la RCA chiarì i risultati delle trattative finanziarie concluse con Parker (vedi sezione “Produzione”).

 
Il cantautore hawaiano Kuiokalani "Kui" Lee, morto di cancro nel dicembre 1966.[16]

Una seconda conferenza stampa sullo show via satellite si tenne il 21 novembre 1972 a Honolulu, presso l’Hawaiian Village Hotel. Lo spettacolo sarebbe stato trasmesso in diretta in Estremo Oriente alle 12:30 (ora hawaiana) del 14 gennaio 1973, mentre la sera prima si sarebbe tenuta una prova generale in forma di concerto aperta al pubblico.[17] Presley annunciò ufficialmente che i ricavi delle due esibizioni sarebbero stati devoluti al Kui Lee Cancer Fund, un fondo per la ricerca sul cancro istituito dal giornalista Eddie Sherman (presente insieme alla vedova di Kui Lee, Nalani Lee Meadows).[18][19] Al pubblico venne concessa la possibilità di effettuare donazioni volontarie.[20] Parker dichiarò un traguardo di 25.000 dollari ed annunciò un primo contributo versato con Presley di 1.000 dollari [equivalenti a circa 6.600 dollari nel 2025].[21] Il gesto fu emulato da Laginestra per la RCA e da Eddie Sherman.[22]

Produzione

modifica

La MGM designò quale produttore-regista l'esperto Marty Pasetta. Questi aveva assistito ad un concerto di Presley a Long Beach a metà novembre 1972, trovandolo “monotono”, “statico”, “poco eccitante per la televisione”.[21] Quindi propose a Parker delle idee per ravvivare lo show, tra cui un palco ribassato e una passerella per avvicinare Elvis al pubblico. Parker le respinse, anche per motivi di sicurezza, sostenendo che Presley sarebbe stato d'accordo con lui. Pasetta, tuttavia, decise di parlare direttamente con Elvis, il quale accettò tutte le nuove idee senza riserve e con entusiasmo.[21]

Elvis giunse alle Hawaii il 9 gennaio (il giorno successivo al suo 38º compleanno) per iniziare le prove del concerto, che si svolsero all'Hilton Hawaiian Village fino all'11 gennaio, mentre veniva allestito il palco principale.[23] Per l'occasione aveva perso molto peso e si presentò in forma smagliante.[24] Elvis non era del tutto soddisfatto delle piattaforme rialzate sulle quali si sarebbero posizionati i musicisti. Voleva la band tutta riunita e insieme a lui, e Pasetta dovette rimuovere quelle parti rialzate del palco.[25]

Il 12 gennaio venne registrato un concerto di prova, con la presenza degli spettatori, per poter ovviare ad eventuali malfunzionamenti della trasmissione satellitare.[21] Nonostante qualche problema di carattere tecnico, la registrazione del concerto fu un successo.[21]

Costume

modifica
 
L'abito "American Eagle" indossato da Elvis Presley durante lo speciale Aloha from Hawaii in mostra a Graceland. Durante la prova generale del 12 gennaio, indossò una copia identica dello stesso abito.

In preparazione allo spettacolo, Presley chiese a Bill Belew – suo stilista dal 1968 – di creare un nuovo costume che riflettesse il suo patriottismo e rappresentasse gli Stati Uniti a livello internazionale. Su richiesta di Elvis, Belew adottò come fregio l’aquila americana.[26]

L’abito creato da Belew – in due esemplari che Presley indossò in entrambi gli show – era bianco, decorato con un’aquila americana stilizzata in oro, arricchita da gemme rosse e blu.[26] Belew creò inoltre un mantello, decorato anch’esso con l’uccello nazionale americano, e una larga cintura di pelle bianca con diverse ovali raffiguranti aquile americane.[26]

Durante le prove dello spettacolo, Elvis regalò la cintura dell’abito di scena intarsiata di rubini alla moglie dell’attore Jack Lord, che era venuto a fargli visita a Honolulu. Belew dovette velocemente realizzarne una nuova; questa venne recapitata appena in tempo per lo show.[21]

Al termine del concerto Elvis lanciò il suo mantello tra il pubblico; lo afferrò Bruce Spinks, un giornalista del quotidiano locale “Honolulu Advertiser”.[27][28]

Concerto

modifica

Il concerto si tenne il 14 gennaio 1973 presso la Honolulu International Center Arena (oggi Neal S. Blaisdell Center[29]). Ebbe luogo alle 12:30 del mattino, ora locale, per coincidere con la prima serata nei Paesi in cui lo spettacolo veniva trasmesso in diretta: Hong Kong, Giappone, Corea del Sud, Vietnam del Sud, Filippine e Australia.

Presley propose una selezione dei suoi successi più celebri, tra cui See See Rider, Burning Love, Steamroller Blues, Blue Suede Shoes, A Big Hunk o' Love, Suspicious Minds, Can't Help Falling in Love e An American Trilogy, un medley composto da tre brani del XIX secolo (Dixie, All My Trials e The Battle Hymn of the Republic). Con ballate come Something dei Beatles, I'm So Lonesome I Could Cry, It’s Over, Welcome to My World, I’ll Remember You e What Now My Love, mostrò tutta l’ampiezza della sua espressione artistica.

Presley fu accompagnato dai musicisti con cui era solito andare in tournée o esibirsi a Las Vegas:

  • James Burton (chitarra solista)
  • Glen Hardin (pianoforte)
  • Ronnie Tutt (batteria)
  • John Wilkinson (chitarra ritmica)
  • Jerry Scheff (basso elettrico)
  • J. D. Sumner & The Stamps Quartet (coro)
  • Kathy Westmoreland (corista soprano)
  • Charlie Hodge (seconda chitarra e voce)
  • The Sweet Inspirations (coro)
  • Joe Guercio & la sua orchestra

Di seguito i brani eseguiti, in ordine cronologico:

Lo spettacolo si svolse senza intoppi, nonostante fino a due ore prima dell’inizio si fossero verificati gravi problemi con l’alimentazione elettrica.

Presley lanciò la sua cintura al pubblico al termine di An American Trilogy. Alla fine dell’esibizione, aprì il mantello e lo sollevò con le mani mentre si inginocchiava per metterlo in mostra. Poi lo lanciò verso le prime file del pubblico, fece il gesto dello Shaka in segno di saluto e, mentre si allontanava, ricevette una corona dorata da alcuni fan.

Dopo l'esibizione, Presley tornò nell'arena ormai deserta insieme alla TCB Band per incidere ulteriori cinque canzoni da inserire nella versione estesa dello speciale per gli Stati Uniti: Early Morning Rain e quattro tratte dal suo successo cinematografico Blue Hawaii (1961) – Blue Hawaii, Hawaiian Wedding Song, No More e Ku-U-I-Po. Tutti i brani, tranne No More, furono inclusi nello speciale.

Trasmissioni

modifica

Il concerto tenutosi alle Hawaii il 14 gennaio 1973 fu trasmesso in diretta via satellite in Australia e nel Sudest Asiatico, in differita in dieci Paesi europei e tre mesi più tardi negli Stati Uniti e in Canada. In totale 21 Paesi parteciparono alla trasmissione.[1]

 
Pubblicità australiana della trasmissione

La trasmissione in simultanea dalle Hawaii raggiunse Australia, Giappone, Filippine, Hong Kong, Corea del Sud e Vietnam del Sud. La diretta fu resa possibile dal satellite Intelsat IV F-4 che, coprendo solo una parte del globo, consentì la ricezione unicamente in Oceania e in alcune aree dell’Asia.[30] Una trasmissione in diretta mondiale non sarebbe stata conveniente, poiché i diversi fusi orari avrebbero comportato orari di visione molto sfavorevoli, riducendo così fortemente il potenziale pubblico.[1] Per questo motivo, il concerto fu inoltrato dalla produzione ad altri Paesi successivamente, tramite videocassetta.[1]

 
Satellite Intelsat IVA

La trasmissione in differita raggiunse Stati Uniti, Canada, Brasile, Thailandia, Iran e dieci Paesi europei — Germania Ovest, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Austria, Svizzera, Danimarca e Norvegia.[1]

Negli Stati Uniti, la NBC trasmise lo special televisivo il 4 aprile 1973. La versione americana, di 90 minuti, superava di mezz’ora quella estera, pur presentando un concerto abbreviato. Si apriva con un’animazione del satellite che “trasmetteva” Presley in diverse parti del mondo, con segnali audio in codice Morse che dicevano: “Elvis: Aloha from Hawaii”.[31] Pasetta aggiunse alle sequenze del concerto frammenti dell’arrivo di Presley in elicottero all’hotel Hilton e delle scene girate fuori dall’arena. Furono integrate anche le registrazioni effettuate da Presley dopo lo show, tranne il brano "No More". Pasetta utilizzò lo schermo diviso per mostrare contemporaneamente Presley e le immagini dei paesaggi hawaiani da lui filmate.

Audience

modifica

In Giappone, lo show trasmesso in tempo reale alle 19:30 venne seguito dal 37,8 % della popolazione (circa 40 milioni di spettatori), nonostante una forte concorrenza tra i canali televisivi.[1][30] Si trattò della più alta percentuale di ascolto nella storia del Paese.[32]

In Germania Ovest, lo show – trasmesso da ARD il 12 marzo 1973 alle 21:00 – venne seguito dal 12,8 % della popolazione (circa 8 milioni di spettatori).[1][30]

Negli Stati Uniti, lo special (in versione ampliata) – trasmesso dalla NBC il 4 aprile 1973 alle 20:30[1] – ottenne un indice di ascolto Nielsen del 33,8 % (circa 70 milioni di spettatori).[33]

Gli straordinari indici di ascolto spesso riportati, raggiunti nel Sudest asiatico, come il 91,8 % nelle Filippine, sono da ritenere molto dubbi: molti Paesi che trasmisero lo show in TV erano infatti privi di sistemi affidabili di rilevazione dei dati di ascolto; inoltre il Vietnam del Sud era in guerra.[1]

Il numero globale di telespettatori raggiunti dallo show non fu mai misurato. Tuttavia numerosi fonti affermano che, in totale, tra 1 e 1,5 miliardi di spettatori avrebbero visto il concerto – in diretta, in differita o nella versione montata dalla NBC.[34] Queste cifre globali vengono tuttavia messe in dubbio, poiché la popolazione complessiva dei Paesi in cui fu trasmesso il concerto ammontava a soli 831 milioni e una parte consistente di essa non aveva accesso a un televisore.[1] Ciononostante, secondo la Elvis Presley Enterprises, tra 1 e 1.5 miliardi di persone assistettero allo special televisivo di un'ora trasmesso in diretta.[35] La stessa cifra fu resa nota dalla RCA in conferenza stampa prima del concerto, quando tuttavia l'ampiezza effettiva dell'audience non era stimabile.[1] Le cifre riportate sul numero complessivo di spettatori superiore al miliardo erano stime ottimistiche fatte prima della trasmissione oppure semplici strategie di marketing.[1] Michael Werner ritiene ragionevole ipotizzare che circa il 20 % della popolazione nei Paesi trasmittenti abbia effettivamente visto lo show, portando il numero reale di spettatori a una forchetta tra i 150 e i 200 milioni.[1] Anche ipotizzando una percentuale di ascolto pari a quella registrata negli Stati Uniti (circa un terzo della popolazione), il numero totale di spettatori non avrebbe superato i 280 milioni.[1]

Tuttavia, Aloha from Hawaii via Satellite fu ritrasmesso più volte negli anni successivi – anche in Paesi che non lo avevano trasmesso in diretta, come il Regno Unito, dove andò in onda solo il 5 marzo 1978, dopo la morte di Elvis.[36] A ciò si aggiungono oggi le piattaforme di streaming, e quindi il numero totale di spettatori potrebbe effettivamente avvicinarsi al miliardo, secondo quanto osserva Werner.[1]

Primati

modifica

Il dato globale di 150 - 200 milioni di spettatori raggiunti nel 1973 da Aloha from Hawaii rappresenta una stima approssimativa, non verificabile attraverso misurazioni affidabili. Nondimeno, l’evento resta senza precedenti per diverse ragioni.

Aloha from Hawaii fu la prima trasmissione satellitare in diretta a presentare un singolo artista,[1] a differenza dello special televisivo in bianco e nero Our World del 1967 — che vide la partecipazione di diversi artisti, tra cui Maria Callas e The Beatles.[37]

Il concerto di Presley a Honolulu fu teletrasmesso nel 1973 in 21 Paesi. Con ciò è stato (almeno fino al 2018) il concerto solista con la maggiore copertura mediatica internazionale.[1]

In Giappone, lo special stabilì il record storico di spettatori per un evento televisivo.[32]

Con un costo superiore a 2,5 milioni di dollari americani, fu la produzione televisiva più costosa fino ad allora.[1]

Colonna sonora

modifica
  Lo stesso argomento in dettaglio: Aloha from Hawaii Via Satellite.

L'album della colonna sonora dello speciale televisivo fu un grosso successo commerciale per Elvis, diventando il suo primo album in cima alla classifica statunitense sin dai tempi di Roustabout del 1965.[38] Fu anche l'ultimo album di Presley a raggiungere il primo posto in classifica durante la sua vita. La versione originale del disco pubblicata nel 1973 non includeva le cinque tracce aggiuntive incise nel dopo-show.

Home Video

modifica

Nel settembre 2004, Aloha from Hawaii (Special Edition) è stato pubblicato in formato DVD, mentre la prima uscita ufficiale in DVD del concerto è del 2000. La versione deluxe su doppio disco include il concerto integrale, comprese le prove del 12 gennaio. Tra i contenuti speciali figurano anche la sequenza completa di 17,5 minuti dell'arrivo di Elvis ad Honolulu e l’intera sessione post-concerto. Audio e video (in Dolby Digital 5.1) sono stati rimasterizzati in digitale dai nastri originali.

Nell’agosto 2006 lo speciale televisivo è stato distribuito anche in un’edizione su DVD singolo, contenente alcuni materiali inediti non presenti nelle versioni precedenti.

Curiosità

modifica
  • Per commemorare l'evento, una statua di bronzo raffigurante Elvis è stata eretta davanti alla Neal Blaisdell Center Arena di Honolulu. Il posizionamento della statua è stato sponsorizzato dal canale televisivo TV Land.
  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s (EN) Michael Werner e Bianca Weber, Aloha From Hawaii Via Satellite Fact & Fancy, su elvis.com.au. URL consultato il 23 luglio 2025.
  2. ^ a b Guralnick, Peter, Careless Love, 1999, p. 477.
  3. ^ Jeansonne, Glenn; Luhrssen, David; Sokolovic, Dan, (2011), Elvis Presley, Reluctant Rebel: His Life and Our Times, p.190
  4. ^ Guralnick/Jorgensen, Elvis: Day by Day, p. 310.
  5. ^ a b Eder, Mike. “A Look at the Music and Impact of ‘Aloha from Hawaii’”, in: Lorenzen, Erik, The Elvis Files Vol. 6, p. 327.
  6. ^ Green, Andy. Rolling Stone, 31 luglio 2018, "Elvis marks his final truly great moment"
  7. ^ Hopkins, Jerry, Elvis in Hawai‘i, 2002, p. 63-64
  8. ^ Hopkins, Jerry, Elvis in Hawai‘i, 2002, p. 63-64
  9. ^ Honolulu Advertiser staff, Veteran Hawaii columnist Eddie Sherman dies at 88, in Honolulu Advertiser, 23 gennaio 2013. URL consultato il 15 settembre 2025.
  10. ^ "They’ll Bury Kui Lee In the Sea He Loved". Honolulu Star-Advertiser, 4 dicembre 1966 – via Newspapers.com. Consultato il 15 settembre 2025.
  11. ^ Harada, Wayne, 21 novembre 1972. "Presley benefit concert for Kui Lee Cancer Fund". Honolulu Advertiser. Consultato il 15 settembre 2025 – via Newspapers.com.
  12. ^ Guralnick, Amore senza freni, 2004, p. 531
  13. ^ Guralnick, Peter, Amore senza freni, 2004, p. 531
  14. ^ Cfr. Ernst Jorgensen e Peter Guralnick: Elvis Day by Day, New York: Ballantine Books, 1999, p. 312; inoltre: booklet della Deluxe Edition Elvis Aloha From Hawaii; Stein Erik Skar: Elvis – The Concert Years, p. 73 e segg.
  15. ^ Guralnick, 2004, Amore senza freni, p. 531
  16. ^ Hopkins, Jerry, Elvis in Hawaii, 2002, p. 62
  17. ^ Guralnick/Jorgensen, Elvis: Day by Day, 1999, p. 316
  18. ^ Guralnick/Jorgensen, Elvis: Day by Day, 1999, p. 316
  19. ^ Hopkins, Jerry, Elvis in Hawai‘i, 2002, p. 64
  20. ^ Harada, Wayne, 21 novembre 1972. "Presley benefit concert for Kui Lee Cancer Fund". Honolulu Advertiser. Consultato il 15 settembre 2025 – via Newspapers.com.
  21. ^ a b c d e f Guralnick, Peter, Amore senza freni, 2004, p. 534
  22. ^ Hopkins, Jerry, Elvis in Hawai‘i, 2002, p. 64
  23. ^ Guralnick/Jorgensen, Elvis: Day by Day, p. 319.
  24. ^ Guralnick, Peter, Careless Love, 1999, p. 482.
  25. ^ Hopkins, Jerry (2002), Elvis in Hawai‘i, p.68
  26. ^ a b c Guralnick (2004), p. 534.
  27. ^ Guralnick (2004), p. 534. Tratto da: Los Angeles Times 15 gennaio 1973.
  28. ^ :Honolulu Advertiser, 15 gennaio 1973 – via Newspapers.com. Consultato il 30 luglio 2025.
  29. ^ (EN) Aloha from Oahu Elvis - Spotlight on Elvis in Hawaii, su elvisinfonet.com. URL consultato il 23 luglio 2025.
  30. ^ a b c Heussler, Mathias (2020). Inventing Elvis: An American Icon in a Cold War World, p. 166
  31. ^ Heussler, Mathias (2020). Inventing Elvis: An American Icon in a Cold War World, p. 252
  32. ^ a b Ponce de Leon, Charles Leonard (2006) Fortunato Son: La vita di Elvis Presley.
  33. ^ Guralnick (2004), Amore senza freni, p. 539.
  34. ^ Booklet Elvis Aloha From Hawaii Deluxe Edition DVD 2008, p. 1.
  35. ^ Fessier, Bruce. USA Today, May 10, 2013,"Director remembers landmark Elvis Presley performance".
  36. ^ Leigh, Spencer (2017), Elvis Presley: Caught in a Trap, Cap. 11:2.
  37. ^ Balzer, Jens (2019). Das entfesselte Jahrzehnt: Sound und Geist der 70er (in German).
  38. ^ Guralnick/Jorgensen, Elvis: Day by Day, p. 322.

Collegamenti esterni

modifica