CRISI ENERGETICA (1973)

Uno statunitense che legge il sistema di razionamento dei carburanti su un giornale a inizio 1974.
Andamento del prezzo nominale e reale (in dollari statunitensi costanti del 2015) del prezzo del petrolio per barile, dal 1861 al 2015.
Milano, corso Buenos Aires, domenica a piedi per il divieto di circolazione delle auto, con le strade utilizzate da ciclisti e anche da qualche cavaliere
Aumento dei prezzi negli Stati membri della CE dal 1970 al 1980.
Buoni benzina statunitensi emessi a seguito della crisi energetica.
Austerity a Vada (Rosignano Marittimo), 1973: un bar improvvisa un servizio al tavolo in mezzo alla strada, data l'assenza di traffico dettata dal divieto di circolazione dei mezzi.

La crisi energetica del 1973 è una fase storica durante la quale, in quell'anno, si assistette al brusco aumento del prezzo del greggio e dei suoi derivati.

Cause scatenanti

Furono diversi i motivi che portarono alla crisi energetica del 1973 e le conseguenti politiche di austerità. Il primo fu l'aumento dei costi di trasporto petrolifero dipendente dalla chiusura del Canale di Suez, diventato impraticabile date le guerre arabo-israeliane tra il 1967 ed il 1973 (le petroliere dovevano infatti circumnavigare il continente africano). Il secondo fattore fu l'aumento delle royalty dei paesi mediorientali produttori di greggio;[1] Il terzo fu la Guerra del Kippur, perdurata l'ottobre 1973.[1][2]

Guerra del kippur

  Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra del Kippur.

Nel giorno della ricorrenza dello Yom Kippur del 6 ottobre 1973, l'esercito egiziano attaccò Israele da sud, ovvero dalla penisola del Sinai, di concerto con quello siriano, che attaccò invece da nord, dalle alture del Golan. Israele si trovò in grave difficoltà durante i primi giorni della guerra, ma - dopo i primi momenti di smarrimento iniziale - l'esercito israeliano risultò vincente su entrambi i fronti, tanto da minacciare Il Cairo. Il conflitto, che prende il nome di guerra del Kippur (un nome ripreso dalla suddetta festa di espiazione), cessò il 25 ottobre dello stesso anno con la proclamazione di un cessate-il-fuoco tra le due parti.

Contemporaneamente all'inizio dei combattimenti, le nazioni anti-americane alleate di Egitto e Siria raddoppiarono il prezzo di vendita del petrolio a livello mondiale e diminuirono del 25% le esportazioni, in aperto contrasto alla NATO ed agli Stati Uniti storici alleati di Israele. Gli altri Paesi arabi appartenenti all'OPEC appoggiarono la causa e bloccarono le proprie esportazioni di petrolio verso Stati Uniti e Paesi Bassi fino al gennaio 1975.

Conseguenze

La crisi pose fine al ciclo di sviluppo economico che aveva caratterizzato l'Occidente negli anni cinquanta e sessanta. Pesanti furono le conseguenze dell'austerity sull'industria, che per la prima volta si trovò costretta ad affrontare il problema del risparmio energetico. Il processo portò all'innalzamento vertiginoso del prezzo del petrolio, che in molti casi aumentò più del triplo rispetto alle tariffe precedenti. I governi dei Paesi dell'Europa occidentale, i più colpiti dal rincaro del prezzo del petrolio, vararono provvedimenti per diminuire il consumo di petrolio e per evitare gli sprechi. In Europa occidentale la crisi energetica portò anche alla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento, che diede anche risultati positivi: la Norvegia trovò infatti sui fondali del Mare del Nord nuovi giacimenti petroliferi. Vi fu poi un forte interesse verso nuove fonti di energia alternative al petrolio, come il gas naturale e l'energia atomica, per cercare di limitare l'uso del greggio e quindi anche la dipendenza energetica dai paesi suoi detentori. Si diffuse infatti la consapevolezza della fragilità e della precarietà del sistema produttivo occidentale, le cui basi poggiavano sui rifornimenti di energia da parte di una tra le zone più instabili del pianeta.

Le conseguenze della crisi energetica non tardarono a manifestarsi anche sul sistema industriale, che a causa delle politiche di austerità applicate a partire da quegli anni in molti stati non conobbe più i tassi di crescita registrati nei decenni precedenti. Negli Stati Uniti la situazione fu meno problematica, data la minor dipendenza energetica dai Paesi arabi produttori di greggio. Nell'Europa orientale gli effetti della crisi furono invece gravi, perché mancavano i soldi per trasformare e modernizzare gli impianti industriali, che si avviarono a una lenta decadenza.

Per quanto riguarda invece i paesi detentori dell'oro nero, le conseguenze della crisi energetica furono piuttosto positive, perché le entrate aumentarono in maniera considerevole, anche se spesso questa maggiore disponibilità finanziaria non portò notevoli vantaggi alla popolazione: per esempio tra Iran e Iraq, due paesi esportatori di petrolio, scoppiò una guerra con conseguenze tragiche per la popolazione civile. Questi combattimenti posero fine anche alle alte tariffe petrolifere, poiché come conseguenza della guerra, l'Arabia Saudita e altri membri dell'OPEC aumentarono l'estrazione di petrolio, che causò la diminuzione del suo prezzo. La "crisi energetica del 1973" poteva quindi dirsi conclusa.

La crisi cambiò certamente la mentalità della popolazione su alcuni importanti temi: si diffuse una maggior consapevolezza dell'instabilità del sistema produttivo e si rivalutò l'importanza del petrolio, che non fu più visto come l'unica fonte di energia possibile. Con la crisi energetica del 1973 si cominciò a parlare di “ecologia” e “risparmio energetico”, simboli di un cambiamento della mentalità della società internazionale e della vita di tutti i giorni.

In Italia

In Italia, il governo presieduto da Mariano Rumor varò un piano nazionale di “austerity economica” per il risparmio energetico che prevedeva cambiamenti immediati: il divieto di circolare in auto la domenica, la fine anticipata dei programmi televisivi e la riduzione dell'illuminazione stradale e commerciale. Insieme a questi provvedimenti con effetti immediati, il governo impostò anche una riforma energetica complessiva con la costruzione, da parte dell'Enel, di centrali nucleari per limitare l'uso del greggio.

Dal 2 dicembre 1973 venne imposto il divieto di circolazione nei giorni festivi dei mezzi privati, pena pesanti sanzioni amministrative fino ad un milione di lire[3]. Per gli spostamenti domenicali i cittadini ripiegarono sul trasporto pubblico, bus turistici e sull'uso della bicicletta.[4] Furono bandite le insegne luminose animate e di grandi dimensioni.[5] Il telegiornale della sera del Primo Canale Rai, che dal 1976 diventerà il TG1, fu definitivamente anticipato alle ore 20:00, orario che conserva tuttora. I cinema chiusero alle 22:00, mentre le trasmissioni televisive della Rai terminavano alle 22:45.[5][6][7]

Il programma di austerità fu discusso e approvato durante il Consiglio dei ministri convocato il 22 novembre 1973, che si protrasse fino a tarda notte.[7]

Le misure varate, immediatamente esecutive, ebbero un impatto tangibile sul modo di vita degli Italiani. Compresero un forte aumento del prezzo dei carburanti, l'obbligo di ridurre la pubblica illuminazione del 40% e di tenere spente insegne e scritte pubblicitarie. Bar e ristoranti dovettero chiudere entro la mezzanotte, mentre ai locali di pubblico spettacolo venne imposta la chiusura entro le ore 23:00, orario in cui chiusero anche le trasmissioni televisive. La velocità sulle strade venne limitata a 100 km/h sulle strade extraurbane e 120 km/h sulle autostrade.[1][6]

La disposizione di maggior impatto fu il divieto di circolazione nei giorni festivi dei mezzi motorizzati, velivoli e natanti compresi. Furono escluse dal divieto le automobili del corpo diplomatico e i mezzi di trasporto pubblico. Altre deroghe previste riguardarono i veicoli del soccorso sanitario, delle forze armate e di polizia, dei pompieri, dei medici e veterinari, dei servizi postali, dei distributori di stampa quotidiana e dei sacerdoti, questi ultimi solo all'interno del territorio comunale di residenza.[7]
Allo scopo, venne istituita una speciale contravvenzione per i trasgressori al divieto di circolazione festivo che prevedeva un'elevata multa da 100000 a 100000000 di lire,[6] cifra assai ingente, oltre all'immediato sequestro del veicolo.

Per sottolineare la severità della norma, il 23 novembre venne diramata una circolare del ministero dei trasporti a tutti i corpi di polizia che precisava come fossero assoggettate al divieto anche le automobili delle massime autorità, comprese quelle dei ministri e persino del Presidente della Repubblica.[6] Queste autorità, in caso di indifferibili necessità di servizio nei giorni festivi, potevano muoversi solo su mezzi del trasporto pubblico o dotati di targa militare.[5]

Dall'aprile del 1974 si allentarono le misure con l'autorizzazione della circolazione a targhe alterne del traffico privato domenicale, pari e dispari. Il provvedimento ebbe efficacia ridotta rispetto alle previsioni, anche perché molte famiglie disponevano di una seconda vettura. Le misure di restrizione del traffico privato saranno abolite di fatto nel giugno 1974, e formalmente abrogate dal codice della strada del 1992.[8]

Venne varata una campagna per la sensibilizzazione dei cittadini all'impiego di isolanti per la coibentazione delle abitazioni e di termostati, con limiti di temperatura e di periodi di accensione degli impianti di riscaldamento.

Stati Uniti d'America

Negli Stati Uniti i provvedimenti per l'Austerity riguardarono anche le competizioni sportive. Ad esempio la 200 Miglia di Daytona del 1974, vinta da Giacomo Agostini, si disputò sulla distanza ridotta a 180 miglia.[9]

Nella cultura di massa

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  • La crisi sensibilizzò il pubblico sull'eventualità non troppo remota dell'esaurimento delle risorse energetiche, al punto da immaginare un ritorno alla civiltà preindustriale, stimolando la fantasia di scrittori e cineasti come testimoniato dalla commedia erotica Conviene far bene l'amore, di Pasquale Festa Campanile, interpretata da Gigi Proietti e Christian De Sica.
  • Adriano Celentano nel 1976 pubblicò un album dal titolo Svalutation.
  • Il gruppo Daniel Sentacruz Ensemble presentò a Sanremo 1977 la canzone Allah, Allah, dall'evidente intento polemico nei confronti di uno sviluppo basato solo sul petrolio.
  • La canzone Uffà! Uffà! di Edoardo Bennato è dedicata a questo tema.[senza fonte]

Bibliografia

  • Francesco Petrini, La crisi energetica del 1973. Le multinazionali del petrolio e la fine dell'età dell'oro (nero), in Contemporanea, 15 (2012), n. 3, pp. 445-473



Voci correlate




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  1. ^ a b c Redazione, 1973: scatta il primo lockdown. Stop alla circolazione stradale per via del caro petrolio. Gli italiani scoprono un nuovo termine inglese: Austerity, su 70-80.it, 24 dicembre 2023. URL consultato il 30 giugno 2025.
  2. ^ Austerity 1973: le conseguenze della crisi petrolifera in Italia, su maremosso.lafeltrinelli.it.
  3. ^ D.L. 23 novembre 1973, n. 741 (pubblicato in G.U. 26 novembre, n. 304), convertito in legge 842/1973
  4. ^ L’austerity del 1973: per le strade di Roma con Franco Zeffirelli -, su Rai Teche, 20 febbraio 2024. URL consultato il 30 giugno 2025.
  5. ^ a b c Barbara Tedaldi, L'austerity italiana degli anni '70, domeniche a casa e insegne spente, su www.agi.it, 2 settembre 2022. URL consultato il 30 giugno 2025.
  6. ^ a b c d La prima crisi energetica del dopoguerra, su Il Post, 17 marzo 2022. URL consultato il 30 giugno 2025.
  7. ^ a b c Sky TG24, L'austerity degli anni '70 in Italia: luci spente e stop alle auto, su tg24.sky.it, 3 settembre 2022. URL consultato il 30 giugno 2025.
  8. ^ Precisamente dall'art. 231.
  9. ^ Guido Rosani, "Ago" rischia a Daytona, La Stampa, 9 marzo 1974
  10. ^
  11. ^ (EN)
  12. ^