Giovanni VI Cantacuzeno
Giovanni VI Cantacuzeno- o V[1] (in greco: Ιωάννης ΣΤ΄ Καντακουζηνός, Iōannēs VI Kantakouzēnos) (Costantinopoli, 1292 – Mistra, 15 giugno 1383) è stato un imperatore bizantino. Fu basileus dei romei, insieme a Giovanni V Paleologo, dal 31 maggio 1347 fino al 10 dicembre 1354, dopo la sua abdicazione divenne monaco con il nome di Giosafà Cristodoulo.
Giovanni VI Cantacuzeno | |
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Basileus | |
In carica | 31 maggio 1347 - 10 dicembre 1354 |
Predecessore | Giovanni V Paleologo |
Successore | Giovanni V Paleologo |
Morte | Mistra, 15 giugno 1383 |
Casa reale | Cantacuzeni |
Coniuge | Irene Asanina |
Figli | Matteo Cantacuzeno - Manuele Cantacuzeno - Andronico Cantacuzeno - Maria Cantacuzena - Teodora Cantacuzena - Elena Cantacuzena |
Gioventù
Giovanni Cantacuzeno, era nato in una famiglia nobile bizantina, il padre era Michele Cantacuzeno, che fu il primo despota della Morea, nominato da Teodora Paleologa. La madre di Giovanni, era, Angela Cantacuzena, una discendente della casata imperiale bizantina, dei Paleologi. In seguito, il Cantacuzeno, sì unirà ancor di più con la famiglia dei Paleologi, grazie a un matrimonio con Irene Asanina, che era una cugina di secondo grado di Andronico III Paleologo.
Giovanni VI e l'appoggio all'usurpazione di Andronico III
Giovanni Cantacuzeno aveva comprato una carica nobiliare in Tracia, secondo l'uso alla copravendita di cariche militari quale era andato affermandosi durante il periodo della dinastia dei Paleologi. Venuto a capo dell'aristocrazia militare, appoggiò la ribellione contro Andronico II Paleologo che portò al trono il nipote di questi, Andronico III Paleologo, di cui era divenuto braccio destro: nella notte del 23 maggio del 1328, Andronico III Paleologo e Giovanni Catacuzeno con ventiquattro uomini, tutti provvisti di scale d'assedio, in poco tempo scalarono le mura di Costantinopoli, e aprirono le porte all'esercito ribelle, l'imperatore, quando seppe che suo nipote era entrto in città, abdicò e si ritirò nel palazzo delle Blacherne. Dopo che Andronico III ebbe conquistato il potere, Giovanni Catacuzeno fu nominato Cesare e Gran domestico, e da quel momento ebbe in mano le redini dell'impero bizantino, del quale di fatto sorresse le sorti per tutto il regno di Andronico III e anche dopo la sua morte.
La campagna in Asia Minore
L'Asia Minore era caduta in mano agli ottomani, bisognava quindi intervenire. Andronico III e Giovanni sbarcarono allora in Asia Minore alla testa di 4.000 soldati: l'esercito bizantino marciò per tre giorni, finché non trovò l'accampamento nemico, e il 10 giugno del 1329 iniziò la battaglia. Verso sera i bizantini erano in vantaggio, ma avevano subito più perdite di quelle che un esercito così piccolo si poteva permettere, quindi Giovanni consigliò ad Andronico III di ritirarsi ordinatamente al fare dell'alba, in modo da non essere massacrati dagli ottomani. Così fecero, ma l'esercito fu attaccato ai lati dagli arcieri nemici e quindi i bizantini si diedero all'inseguimento di quest'ultimi nel tentativo di disperderli, finendo per essere accerchiati. L'Imperatore, ferito, fu trasportato a Costantinopoli in barella, ma alcuni soldati diffusero la notizia fasulla che l'Imperatore era morto e fu difficile per Giovanni convincere i soldati che l'Imperatore era salvo. La battaglia di Pelecano fu il primo scontro tra ottomani e bizantini, questa battaglia non fu un disastro, ma dimostrò ai bizantini la loro condizione di debolezza.
Ultimi anni di Andronico III
Dopo la sconfitta, Giovanni Cantacuzeno si era recato per ordine dell'imperatore da Umar, emiro di Aydin, per offrire un'alleanza contro i genovesi, nemici di entrambi, che fu felicemente accettata. Nel 1341 a Tessalonica Imperatore e Cesare assistettero al matrimonio di Matteo, figlio di Giovanni, e di Irene, nipote di Andronico III; il 15 giugno 1341 Andronico III morì.
Guerra civile
Con la morte di Andronico III, il problema più grave per l'impero bizantino era che Andronico III, non aveva fatto nessun nome sul suo sucessore, infatti, anche se aveva un figlio di nove anni (Giovanni VII), a Bisanzio la corona non era necessariamente ereditaria. Giovanni Cantacuzeno era fedele al giovane principe e all'imperatrice madre, Anna di Savoia, ma era anche vero che era Cesare e aveva da tredic'anni in mano le redini dell'Impero bizantino: quindi dopo pochissimo tempo si trasferì nella reggia dell'imperatore, per garantire la reggenza e il funzionamento dello Stato. La sua posizione aveva suscitato l'invidia di molti a corte, in particolare i suoi principali nemici erano la stessa Anna e il patriarca Giovanni Caleca. Quest'ultimo doveva a Giovanni Cantacuzeno la nomina a patriarca, ma comunque avrebbe desiderato uerrreggere lui le redini dell'impero.
Ben presto Giovanni Cantacuzeno fu costretto a fuggire da Costantinopoli, visto che anche l'imperatrice tramava contro di lui, perché anch'ella voleva la reggenza del trono. Ma il Cantacuzeno non rimase con le mani in mano, infatti egli sì era rifugiato a Didymoteicho, in Tracia e qui sì fece incoronare basileus dei romei. La guerra civile fu inevitabile, infatti scoppiò e durò per sei anni, al conflitto parteciparono potenze straniere, infatti Anna di Savoia fu appoggiata dai bulgari. Mentre Giovanni Cantacuzeno sì alleò con il re serbo Stefano IV Dusan, grazie alla moglie di quest'ultimo, Elena, che consigliò ai due di stringere un'alleanza, in base alla quale ogni conquista nel territorio bizantino di uno dei due, non sarebbe stata ostacolata dall'altro. Fu così che Giovanni VI Cantacuzeno iniziò, dal 1343 a prendere il potere in quelle zone dell'impero che lo avevano scelto come loro sovrano, mentre Dušan, da parte sua, intraprese la conquista dell'Albania e di gran parte della Grecia. Ma ben presto l'alleanza tra i due sovrani si ruppe, infatti Giovanni VI Cantacuzeno, si accorse che le conquiste serbe costituivano una minaccia per l'impero bizantino e a malincuore, chiese l'aiuto dei turchi ottomani per riavere indietro le terre sottratte dalla Serbia all'impero bizantino. Gli ottomani accettarono la richiesta di aiuto di Giovanni VI e si allearono con lui, iniziarono a esserci ottimi rapporti tra Giovanni VI e il sultano Orhan I, i due divenirono addirittura amici, infatti per suggellare l'alleanza, Teodora Cantacuzena, venne data in sposa al sultano, ed ella non sarà nemmeno obbiligata a farsi mussulmana. Ma questa amicizia, costerà cara a Bisanzio, infatti proprio verso la fine del regno di Giovanni VI, nascerà il primo insediamento europeo dei turchi, la città di Gallipoli, che divenne turca nel 1354. L'alleanza, che Giovanni VI, allacciò con gli ottomani, costerà la perdita di molta popolarità al sovrano. Grazie all'intervento ottomano, l'esercito di Dušan fu fermato, visto che venne sconfitto nella battaglia di Stefanijane, nel maggio del 1344 che finì con la vittoria bizantino-ottomana.
Ma nonostante i serbi furono sconfitti nella battaglia di Stefanijane, ciò non sevì a fermarli totalmente, infatti Stefano IV Dusan riuscì a riorganizzare l'esercito serbo. Infatti nel 1345, l’esercito serbo occupò tutta la penisola Calcidica, che apparteneva ai domini di Giovanni VI, compresa la zona del Monte Athos, e Dušan, entrato nella città di Serres, la notte di Natale si proclamò Zar e autocrate dei Serbi e dei Greci, con l'intento di creare un nuovo impero che difendesse la cristianità ortodossa e che fosse un baluardo contro gli ottomani. Ma l'incoronazione non era a pieno titolo, infatti Dusan non sì era fatto incoronare da un patriarca, e data l'impossibilità che il patriarca di Costantinopoli o il papa lo incoronassero, elevò l'Arcivescovo di Peć Joankije II al rango di di patriarca della chiesa ortodossa serba, e il 16 aprile 1346, Joankije lo incoronò imperatore a Skopje.
Ogni giorno che passava la Serbia, diveniva sempre più una minaccia per Bisanzio, Giovanni VI non voleva rimanere un momento in più a guardare, infatti grazie all'aiuto degli ottomani, riuscì finalmente a vincere la guerra civile.
Giovanni VI basileus
Finalmente il 31 maggio 1347, Giovanni VI ritornò a Costantinopoli, dopo sei anni di esilio obbligato, egli entrò in trionfo nella capitale bizantina, con 1.000 soldati. Giovanni VI, divenne quindi ufficialmente co-imperatore, insieme a Giovanni V, il Cantacuzeno non aveva alcuna intenzione di usurpare il trono, perché egli era fedele alla famiglia dei Paleologi, che aveva servito fedelmente fino ad allora, infatti per lui il leggittimo imperatore era Giovanni V.
L'impero bizantino era uscito distrutto da questa guerra civile, lo stato era diventato una marionetta delle potenze straniere, in più i serbi guidati da Stefano IV Dusan, volevano estendere il loro neo impero sulle terre dell'impero bizantino, già per metà avevano attuato quel progetto, se Giovanni VI non sarebbe intervenuto con decisione i progetti dei serbi si sarebbero attuati, e l'impero bizantino sarebbe caduto. Ma i serbi non costituivano l'unica minaccia, infatti pirati turchi continuavano a compiere azioni di disturbo sulle coste bizantine, ed il commercio era nelle mani dei genovesi, all'impero bizantino rimaneva solamente in mano la regione della Tracia e mezza Morea, questo era l'impero che Giovanni VI si ritrovava a governare.
La prima cosa a cui pensò Giovanni VI, quando fu seduto sul trono dei basileis, fu a trovare una soluzione alla minaccia serba, perciò chiese al patriarca di Costantinopoli di scomunicare i serbi, atto che avvenne nel 1350, in questo modo la chiesa ortodossa riconosceva in Dusan un eretico. Nel frattempo, Stefano nel 1348 conquistò l'Epiro e la Tessaglia: a quel punto l'impero serbo si estendeva dal Danubio a Corinto e dal Mare Egeo all'Adriatico. A Dusan mancava solo la città di Tessalonica, ancora in mano bizantina, per poter poi marciare verso la tanto ambita capitale bizantina. Per conquistarla, Dušan chiese aiuto alla repubblica di Venezia alla quale domandò il supporto per la conquista della stessa Costantinopoli. Quando Venezia non concesse ausilio, re Stefano iniziò trattative con la repubblica di Genova.
Fortunatamente per l'impero bizantino, nel 1350 il Ban bosniaco Stefano II Kotromanić occupò la città di Cetinje, la zona della Neretva e una parte della regione di Zahumlje. Dušan portò quindi il suo esercito per riconquistarle, Giovanni VI non si fece scappare l'occasione, ed approfittò della lontananza di Stefano per rioccupare alcuni territori intorno a Tessalonica da cui aveva fatto partire la flotta bizantina. Sfortunatamente per il Cantacuzeno, l'armata bosniaca fu sconfitta in breve tempo e Dušan tornò per riprendersi ciò che Giovanni VI gli aveva appena conquistato.
Giovanni VI Cantacuzeno introdusse alcune riforme nell'ordinamento dell'impero, che fu diviso in zone di influenza, rispettivamente dei Paleologi e dei Cantacuzeni. Nelle continue guerre civili che dilaniarono l'impero ricorse spesso all'aiuto dei turchi ottomani, favorendone in tal modo l'irruzione in Europa e l'accerchiamento dei territori bizantini. Nel 1353, nominò il figlio, Matteo Cantacuzeno, coimperatore, volendo così assicurare al trono di Bisanzio una continuità della dinastia dei Cantacuzeni.
Fallito il tentativo di divenire unico imperatore e di assicurare la successione al figlio Matteo, abdicò nel 1354, togliendosi così le vesti imperiali e mettendosi quelle da monaco e cambiando il nome in Giosafà Cristodoulo, lasciò così l'impero nelle mani di Giovanni V Paleologo.
Gli ultimi anni
Dopo questi fatti, Giovanni VI sì ritirò a vita privata, sul Monte Athos, dove aveva delle proprietà, successivamente vivrà gli ultimi giorni della sua vita a Mistra. Ma Giovanni non sparì così facilmente dalla scena politica bizantina, come egli avrebbe voluto, infatti egli diverrà il rappresentante della chiesa ortodossa. Della carica appena citato, fu investito nel 1367, il suo compito era di negoziare con Paolo di Smirne, allora patriarca latino di Costantinopoli, per così tentare di riunire la chiesa orientale con quella occidentale. I due, convenirono che era meglio chiamare un grande concilio ecumenico, che doveva essere assistito da parte del papa, da tutti i patriarchi e i vescovi e gli arcivescovi di entrambe le chiese[2]. Ma questo piano, fu un nulla di fatto, in seguito al rifiuto di papa Urbano V, di aprire un concilio per la questione Orientale.
Giovanni VI Cantacuzeno, morì il 15 giugno 1383 a Mistra, dove fu sepolto insieme ad alcuni figli, che l'avevano preceduto.
Opere
Giovanni Cantacuzeno dopo aver abdicato, oltre che applicarsi alla vita sacra, iniziò a scrivere, infatti egli scrisse un libro che chiamò storia. La storia, racconta la vicende dell'impero bizantino dal 1320 al 1356. Questo libro celebra l'azione del Cantacuzeno, per questo motivo è da leggere con cautela, perché i fatti non sono visti neutralmente, fortunatamente un'altro storico ha abbracciato il periodo storico affrontato dall'ex basileus, Niceforo Gregora, che con la sua opera, corregge gli errori di Giovanni, ampliando anche il periodo storico. Quest'opera, possiede il merito di essere ben disposta e omogenea, mostrando gli incidenti raggruppati intorno al suo autore, ma le informazioni a volte sono difettose sulle questioni che non riguardano direttamente, lo scrittore.
Giovanni Cantacuzeno scrisse anche un opera, dedicata per la difesa del Esicasmo, una dottrina mistica bizantina.
Giovanni VI nella cultura francese
La storia di Giovanni VI Cantacuzeno, sarà la prima opera bizantina, tradotta dagli illuministi francesi, pubblicata nel 1645, aprendo così il ciclo del Corpus del Louvre.
Nel 1845 Parisot, scriverà un opera biografica su Giovanni VI Cantacuzeno.
Famiglia
Giovanni VI Cantacuzeno, sì sposò con Irene Asanina, una figlia di Andronico Asan (figlio di Ivan Asen III di Bulgaria e di Irene Paleologa, figlia dell'imperatore Michele VIII Paleologo), la coppia ebbero molti figli, ma siamo abbiamo la certezza dell'esistenza di solo sei figli:
- Matteo Cantacuzeno, fu co-imperatore dal 1353–1357, ed in seguito despota della Morea;
- Manuele Cantacuzeno, fu despota della Morea;
- Andronico Cantacuzeno;
- Maria Cantacuzena, che sposò Niceforo II Orsini despota d'Epiro;
- Teodora Cantacuzena, che sposò Orhan I sultano dell'impero ottomano;
- Elena Cantacuzena, che sposò l'imperatore Giovanni V Paleologo.
Note
- ^ Sulla numerazione esistono delle incertezze, in quanto non sì sà se considerare prima del Cantacuzeno, il figlio di Andronico III Paleologo, ossia Giovanni V Paleologo, solitamente si preferisce usare il numero VI per il Cantacuzeno
- ^ Norwich, John Julius. Byzantium: The Decline and Fall (New York: Alfred A. Knopf, 1996) p. 332
Bibliografia
- Georg Ostrogorsky, Storia dell'Impero bizantino, Milano, Einaudi, 1968, ISBN 8806173626.
- Gerhard Herm, I bizantini, Milano, Garzanti, 1985.
- (En) Norwich, John Julius. Byzantium: The Decline and Fall (New York: Alfred A. Knopf, 1996)
- John Julius Norwich, Bisanzio, Milano, Mondadori, 2000, ISBN 8804481854.
- Arte Bizantina - Jannick Durand 2001 by KeyBook/Rusconi libri srl, Santarcangelo di Romagna stampato in Italia a cura di LI.BER progetti editoriali di Genova Traduzione di Mario Barboni
- Silvia Ronchey Lo stato bizantino, 2002, Torino, Einaudi, ISBN 8806162551.
- Giorgio Ravegnani, La storia di Bisanzio, Roma, Jouvence, 2004, ISBN 8878013536.
- Ralph-Johannes Lilie, Bisanzio la seconda Roma, Roma, Newton & Compton, 2005, ISBN 88-541-0286-5.
- Alain Ducellier, Bisanzio (IV-XV secolo), Milano, San Paolo, 2005, ISBN 8821553663.
- Giorgio Ravegnani, Bisanzio e Venezia, Milano, Il Mulino, 2006, ISBN 8815109269.
- Giorgio Ravegnani, Introduzione alla storia bizantina, Bologna, il Mulino, 2006.
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Collegamenti esterni
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