Fu il primo Campionato mondiale in cui le squadre partecipanti furono portate da 16 a 24. Venne vinto dall'Italia, che sconfisse 3-1 la Germania Ovest in finale.
Il torneo prevedeva due fasi eliminatorie a gruppi ed una fase finale ad eliminazione diretta, con semifinali, finale per il 3° posto e finale per il 1° posto.
Prima fase a gruppi
La prima fase prevedeva sei gironi all'italiana di quattro squadre ciascuno. La composizione venne decisa con un sorteggio pilotato, che prevedeva l'adozione di 4 fasce di 6 squadre ciascuna. Ogni girone sarebbe stato così composto da una squadra proveniente da ciascuna fascia.
Le teste di serie vennero assegnate a tavolino ai rispettivi gruppi: all'Italia spettò il gruppo 1, alla Germania Ovest il gruppo 2, all'Argentina il gruppo 3, all'Inghilterra il gruppo 4, alla Spagna il gruppo 5 ed al Brasile il gruppo 6.
Il sorteggio proseguì poi per ordine di fascia: le squadre vennero inserite nei gruppi dall'1 al 6 per ordine di estrazione. Venne tuttavia stabilito che Cile e Perù non sarebbero state inserite nei gruppi 3 e 6 (destinati come detto ad Argentina e Brasile), per evitare che due formazioni sudamericane si incontrassero già nella prima fase. Questo causò un qualche disguido al momento del sorteggio del Belgio, che venne in prima battuta inserito erroneamente nel gruppo 1 (quello dell'Italia), anziché nel gruppo 3.
Ad ogni gruppo corrispondevano due città, di cui uno riservato alla testa di serie (evidenziato in corsivo):
Passavano alla seconda fase a gruppi le prime due classificate di ogni gruppo. In caso di parità di punti, valeva il criterio della differenza reti migliore. In caso di ulteriore parità si considerava il maggior numero di gol segnati ed il sorteggio.
Seconda fase a gruppi
La seconda fase prevedeva quattro gironi all'italiana di tre squadre ciascuno, ciascuno giocato in uno stadio assegnato e composti come segue:
Girone 1 (Camp Nou, Barcellona): 1ª classificata Gruppo 1; 1ª classificata Gruppo 3; 2ª classificata Gruppo 6.
Girone 2 (Stadio Santiago Bernabéu, Madrid): 1ª classificata Gruppo 2; 1ª classificata Gruppo 4; 2ª classificata Gruppo 5.
Girone 3 (Stadio de Sarriá, Barcellona): 1ª classificata Gruppo 6; 2ª classificata Gruppo 1; 2ª classificata Gruppo 3.
Girone 4 (Stadio Vicente Calderón, Madrid): 1ª classificata Gruppo 5; 2ª classificata Gruppo 2; 2ª classificata Gruppo 4.
Fase ad eliminazione diretta
La terza ed ultima fase prevedeva due semifinali sola andata fra le vincenti dei quattro gironi della seconda fase, composte come segue:
1ª semifinale (Camp Nou, Barcellona): 1ª classificata Girone 1 - 1ª classificata Girone 3.
2ª semifinale (Stadio Pizjuán, Siviglia): 1ª classificata Girone 2 - 1ª classificata Girone 4.
Il XII Campionato del Mondo di calcio, in programma in Spagna dal 13 giugno all'11 luglio1982, dal punto di vista della qualità del gioco espresso e del livello dei suoi protagonisti, nonché del numero di Nazionali di vertice presenti, fu probabilmente il torneo calcistico che mise in scena il miglior mix tra tecnica e spettacolo mai espressi fino ad allora, e forse anche dopo.
Uno dei fattori che contribuirono senza dubbio a creare questa felice combinazione fu l'allargamento a 24 delle squadre partecipanti alla fase finale; soluzione che, seppure discutibile sul piano organizzativo e illogica sul piano pratico (i gironi a tre del secondo turno erano inevitabilmente formati 2 da una prima classificata e due seconde e 2 da due prime e una seconda, creando evidenti squilibri quantomeno meritocratici) permise tuttavia a ben quattordici squadre europee, tra cui tutte quelle di vertice al momento, di partecipare al torneo, cosa che, con la vecchia formula a sedici squadre, era di fatto impedita dalla limitazione per continente.
Nelle edizioni successive a 24 squadre (Mexico '86, Italia '90 e USA '94) tali gironcini non saranno più presenti, ma si procederà con l'eliminazione diretta a partire dagli ottavi di finale, qualificandosi alla seconda fase le prime due classificate di ciascun gruppo più le migliore quattro terze (anche in questo caso si creerà un inconveniente, consistente nel fatto che saranno giocate, nella prima fase, 36 partite per eliminare solamente 8 squadre.
L'edizione spagnola del Campionato del Mondo si segnala anche per essere stata la prima a ospitare tutti e cinque i continenti e tutt'e sei le Confederazioni: avverrà di nuovo solamente in Germania nel 2006 (anche se nel 2006,all'atto della fase finale, l'Australia, che aveva giocato le qualificazioni come affiliata OFC, era già passata sotto l'egida AFC) e in entrambi i casi si laureò campione del mondo la nazionale italiana. Oltre alle quattordici squadre europee (Austria, Belgio, Cecoslovacchia, Francia, Germania Ovest, Inghilterra, Irlanda del Nord, Italia, Jugoslavia, Polonia, Scozia, Spagna, Ungheria e Unione Sovietica), ai nastri di partenza si allinearono anche due africane (Algeria e Camerun, che curiosamente toccarono in sorte a quelle che sarebbero divenute le due finaliste del torneo), quattro sudamericane (oltre all'Argentina campione uscente, il sempre presente Brasile, il redivivo Cile e il Perù, da qualche edizione ospite fisso del Mondiale), due centro-americane (le sorprese El Salvador e Honduras), un'asiatica (il pittoresco Kuwait, per motivi che vedremo più avanti) e, per la seconda volta, un'oceanica (la Nuova Zelanda, al suo debutto assoluto, che nel dicembre1981 aveva vinto lo spareggio di qualificazione contro la Cina, avendo terminato entrambe a pari punti al secondo posto del girone finale misto asiatico-oceanico).
La Spagna venne scelta nel 1977 dalla FIFA come sede del torneo, per venire incontro al desiderio di un Paese che voleva lasciarsi alle spalle la triste esperienza di quarant'anni di franchismo (il Caudillo era morto nel 1975 e la Spagna era tornata alla democrazia sotto la guida di re Juan Carlos, fino ad allora in esilio e desideroso, una volta tornato sul trono, di far riguadagnare al suo Paese il tempo perduto durante la dittatura).
Il clima politico in cui si svolsero quei Campionati era abbastanza disteso, nonostante un tentativo di colpo di stato perpetrato dal colonnello Tejero circa un anno prima, tentativo abortito sul nascere e che provocò l'ilarità della stampabritannica circa la proverbiale inaffidabilità dei Paesi latini. A riscaldare maggiormente il clima era, semmai, il recente stato d'assedio (dicembre1981) proclamato da Jaruzelski in Polonia per evitare l'invasione sovietica e soprattutto il fresco (aprile1982) conflitto tra inglesi e argentini a causa delle Isole Falkland che, nato per iniziativa della dittatura sudamericana in declino, vide compattare intorno alle due contendenti il rispettivo orgoglio nazionale e fu vissuto dagli argentini come un'umiliazione vista la sconfitta militare, che stava per condurre a una rottura dei rapporti diplomatici tra i due Paesi e al boicottaggio del Campionato del Mondo. Il buon senso ebbe la meglio e - almeno per una volta - lo sport poté essere tenuto fuori dalle questioni politiche.
Il cammino verso il Campionato del Mondo
La novità più grossa, come detto, fu costituita dall'aumento delle partecipanti europee, cosa che permise di fatto di avere presenti al torneo tutte le migliori nazionali del mondo e gli interpreti migliori del calcio di quel tempo.
Qualificazione senza problemi per Unione Sovietica (Campione Europeo nel 1960) e Cecoslovacchia (Campione Europeo nel 1976). L'Italia, autrice di un ottimo inizio (quattro vittorie per 2-0 nel proprio girone di qualificazione contro, nell'ordine, Grecia, Danimarca, Lussemburgo e Jugoslavia), si qualificò proprio con quest'ultima con una giornata d'anticipo. L'andamento complessivo degli azzurri però suscitò più di una perplessità, come lo suscitò lo scialbo 1-1 di Torino contro la Grecia che permise alla Nazionale italiana di qualificarsi.
Quanto al Sudamerica, nessuna sorpresa per Brasile, Perù (già presente nella precedente edizione) e Cile, mentre l'Argentina, campione uscente, era qualificata di diritto.
Novità vennero dal resto del mondo: in Asia il Kuwait ottenne la sua prima (e finora unica) partecipazione ai Mondiali; dalla CONCACAF provennero l'El Salvador (già presente a Messico '70) e Honduras (esordiente assoluta), qualificatesi a spese del colosso dell'area, Messico. Altre due matricole provenirono dall'Africa (Algeria e Camerun) e dall'Oceania (Nuova Zelanda), che espresse per la seconda volta (dopo l'Australia nel 1974) una propria squadra alla fase finale dei Mondiali.
Senza sorprese il panorama calcistico africano. Eccezion fatta per l'algerino Rabah Madjer e la curiosità costituita dal camerunense Roger Milla (del quale nessuno è mai riuscito a capire l'esatta data di nascita), i grossi nomi a fare da contraltare ai campioni europei provenivano come di consuetudine dal Sudamerica: la stella peruviana Julio César Uribe, i brasiliani Zico, Toninho Cerezo, Júnior, Falcão e, su di tutti, l'argentino Diego Armando Maradona, escluso dal "Flaco" César Luis Menotti nell'edizione di quattro anni prima e che aveva intenzione di mostrare il proprio valore sulla prima grande ribalta internazionale della sua carriera.
Interessanti i collettivi: per tacere di quello tedesco, proverbialmente coriaceo anche in momenti di scarsa vena dei suoi interpreti, si mettevano in luce quello polacco (che aveva dato prova di solidità), quello sovietico (ricco di entusiasmo ma da valutare sul piano della fantasia e del temperamento), quello francese (i cui giocatori erano definiti i Brasiliani d'Europa, anche sul piano difensivo), quello inglese (i cui giocatori provenivano da squadre che negli ultimi cinque anni avevano fatto il pieno nelle Coppe europee (Liverpool, Nottingham Forest e Aston Villa) e quello brasiliano (che vantava una parata di stelle e che era esplicitamente candidato alla vittoria finale).
Rimaneva quello italiano che, sebbene non avesse dimostrato ancora appieno quanto valesse, veniva pur sempre da un ottimo quarto posto ai precedenti campionati in Argentina, con la soddisfazione - per giunta - di essere stato l'unico ad aver battuto la squadra di casa. Inoltre l'ossatura era quella della Juventus di Giovanni Trapattoni integrata da ottime individualità come Giancarlo Antognoni, Francesco Graziani e soprattutto il funambolo nettunense Bruno Conti, che la sorte strappò al baseball per lasciarlo al calcio.
Il torneo
Gironi eliminatori
La prima sorpresa del campionato arrivò proprio nella giornata inaugurale. Un tonico Belgio, il cui tecnico Guy Thys aveva fatto del catenaccio e contropiede l'arma principale di gioco, imbrigliò le iniziative di Maradona, gli bloccò i riferimenti e al momento opportuno colpì: i belgi batterono così l'Argentina per 1-0. Altra sorpresa fu la vittoria dell'Algeria sulla Germania Ovest di Rumenigge per 2-1. Mattatore della gara fu Rabah Madjer, che avrebbe poi vinto il Pallone d'Oro africano e la Coppa dei Campioni europea 1987 con il Porto.
Se la vittoria iniziale valse al Belgio il primo posto finale del girone proprio davanti all'Argentina, stessa sorte non arrise agli algerini, i quali vennero eliminati per differenza reti sfavorevole rispetto a quella di Germania e Austria. Proprio l'incontro fra queste due formazioni vide i tedeschi vincere per 1-0 (ed esibirsi in una pietosa melina per il resto della gara). Il fatto fu talmente eclatante che venne ristabilita la contemporaneità delle ultime partite dei gironi eliminatori a partire dall'edizione del 1986 per evitare risultati di comodo. Nel gruppo 3 (quello di Belgio ed Argentina), si registrò il record di gol segnati da una squadra in una sola partita della fase finale dei campionati del mondo: a detenerlo ancora oggi è l'Ungheria che battè l'El Salvador per 10-1.
La Spagna, capitata nel gruppo 5 con Jugoslavia, Irlanda del Nord e Honduras, faticò più del previsto a qualificarsi. Il gruppo venne vinto a sorpresa dall'Irlanda del Nord, che schierarono quello che ancora oggi è il calciatore più giovane in assoluto ad aver giocato la fase finale dei mondiali: Norman Whiteside (classe 1965, all'epoca 17 anni). Gli iberici furono infatti costretti al pareggio per 1-1 dagli honduregni e vinsero di misura sulla Jugoslavia per 2-1.
Anche l'album "Calciatori" rese omaggio alla vittoria mondiale.
Senza scossoni il gruppo dell'Inghilterra, capitata insieme a Francia, Cecoslovacchia e Kuwait. Considerato alla vigilia il girone più difficile, gli inglesi lo vinsero a punteggio pieno, seguiti dai francesi. Proprio in questo gruppo si segnala l'evento più curioso: durante l'incontro tra Francia e Kuwait, il gol del 4-1 dei Bleus di Alain Giresse scatenò notevoli proteste in campo, tanto che perfino lo sceicco Fahd al-Ahmad (presidente della Federazione calcistica kuwaitiana) scese in campo per contestare la decisione arbitrale. In seguito alla minaccia di ritiro della squadra dal campo, l'arbitro sovieticoStupar, decise dunque di annullare il gol. La Francia vinse comunque 4-1, con l'ultima marcatura di Maxime Bossis.
Quasi tutto liscio per il Brasile, sorteggiato insieme ad Unione Sovietica, Scozia e Nuova Zelanda. La prima partita fu contro i sovietici, che passarono in vantaggio per primi grazie a uno svarione del portiere Valdir Peres. Per ribaltare il vantaggio iniziale ci vollero molta fatica e due funamboliche reti da fuori area di Éder e Socrates nel secondo tempo. Nella norma le vittorie per 4-1 contro la Scozia e quella per 4-0 contro la Nuova Zelanda. Si qualificarono anche i sovietici, che approfittarono della miglior differenza reti nei confronti della Scozia (per l'ennesima volta incapace di superare il primo turno in una competizione mondiale).
Il gruppo dell'Italia, guidata da Enzo Bearzot, capitata insieme a Polonia, Camerun e Perù, si rivelò il vero gruppo di ferro. Gli azzurri giunsero in Spagna fra mille polemiche ed incognite, non ultimo un Paolo Rossi reduce dalla squalifica di due anni per il noto scandalo del Totonero. Bearzot era inoltre contestato dalla stampa per aver escluso dalla rosa mundialBeccalossi e Pruzzo. In particolare, i giornali romani premevano per un più marcato utilizzo dei giocatori della Roma, data la visibilità che la squadra aveva raggiunto sotto la presidenza di Dino Viola. Bearzot rimase però fedele al "blocco-Juventus", che già gli aveva dato soddisfazioni nel precedente Campionato del Mondo.
L'Italia partiva enormemente sfavorita: un sondaggio Gallup svolto in 19 Paesi evidenziò che solo l'1% degli intervistati aveva fiducia in un'Italia campione del mondo.[senza fonte] L'impressione venne confermata dai tre pareggi racimolati nelle prime tre partite: l'esordio con la Polonia (ritenuta a ragione l'avversaria più pericolosa) si concluse con un brutto 0-0. L'incontro con i peruviani andò leggermente meglio: primo tempo a favore dell'Italia, che giocò sciolta ed andò in vantaggio con Conti. Nel secondo tempo, Causio sostituì uno spento Rossi, gli azzurri calarono di tono ed il Perù ebbe il sopravvento. Il pareggio arrivò con una autorete di Collovati. La qualificazione arrivò sul filo del rasoio nell'ultima partita contro il Camerun: bastava un pareggio per eliminare gli africani per il numero di reti segnate ed infatti finì 1-1 (gol di Graziani e M'Bida).
Seconda fase a gruppi
Gli accoppiamenti della seconda fase erano stati verosimilmente concepiti, come spesso accade per riguardo al Paese ospitante, per non destinare la Spagna ad un gruppo troppo ostico. I risultati della prima fase però portarono ad una situazione ben diversa: in ragione del secondo posto (del tutto inaspettato) delle teste di serie Spagna, Argentina ed Italia, i padroni di casa approdarono nel gruppo 2 con Inghilterra e Germania Ovest, mentre le altre due vennero destinate al gruppo 3 assieme al Brasile. Di contro, i gruppi 1 (Polonia, Unione Sovietica e Belgio) e 4 (Francia, Irlanda del Nord ed Austria) apparivano decisamente meno duri, anche se equilibrati.
In totale, rimasero a contendersi il titolo dieci squadre europee (sulle 14 iniziali) e due sudamericane, almeno una delle quali destinata a sicura eliminazione. Il regolamento prevedeva che la prima partita fosse giocata dalle due squadre con lo stesso piazzamento nel girone della prima fase. La terza squadra avrebbe giocato prima contro la perdente del primo incontro e poi contro la vincente. In caso di parità, si sarebbe fatto ricorso al sorteggio (applicato per il solo gruppo 2).
Nel gruppo 4, la Francia battè 1-0 l'Austria, di fatto ipotecando il passaggio alle semifinali. La Polonia fece lo stesso nel gruppo 1, battendo 3-0 il Belgio e dimostrando ai sovietici che il discorso qualificazione era ancora aperto. Nel gruppo 2 si segnalò uno scialbo 0-0 fra Germania Ovest ed Inghilterra, mentre nel gruppo 3 l'Italia fin lì bistrattata e ferocemente criticata dalla stampa (quando non proprio insultata, tanto che Bearzot rispose con l'imposizione del silenzio-stampa) sfoderò una prestazione di tutto rispetto contro l'Argentina, battendola per 2-1.
La seconda partita contribuì a determinare le quattro semifinaliste: nel gruppo 4, Austria ed Irlanda del Nord pareggiarono 2-2, di fatto eliminandosi a vicenda; nel gruppo 2, una inconsistente Spagna si autoeliminò perdendo per 2-1 contro i tedeschi-occidentali; nel gruppo 1, l'Unione Sovietica vinse senza convincere 1-0 con il Belgio, che resistette a lungo e contribuì a rovinare ai sovietici la differenza reti con la Polonia; nel gruppo 3, infine, il Brasile pose definitivamente fine al cammino mondiale dell'Argentina battendola 3-1.
Nell'ultima tornata, la Francia ribadì la propria superiorità nel gruppo battendo 4-1 i nordirlandesi, contenti della ribalta acquisita al pari dell'Austria. Più carica di tensione la partita fra Polonia ed URSS, che si teneva sette mesi dopo la proclamazione dello stato d'assedio a Varsavia: i polacchi organizzarono delle vere e proprie barricate (Boniek perfino rimediò una ammonizione che gli avrebbe fatto saltare la semifinale) e riuscirono a fermare i sovietici sullo 0-0, guadagnando l'accesso alla fase successiva. Il gruppo 2 finì come era iniziato: spagnoli ed inglesi conclusero sullo 0-0, laddove all'Inghilterra sarebbe servito vincere con almeno due gol di scarto. Spagnoli fuori dal mondiale senza avervi mai inciso, inglesi eliminati senza avere mai perso una partita e con un solo goal al passivo.
L'ultima partita, decisamente la più difficile, vedeva contro Brasile ed Italia, con questi ultimi costretti a vincere per poter passare il turno. La partita fu piena di emozioni, con la Seleção votata all'attacco e un Italia abile a sfruttare i contropiedi: vantaggio per gli azzurri dopo solo 5 minuti con un redivivo Paolo Rossi, poi rientrato sette minuti dopo con il pareggio di Sócrates; nuovo vantaggio italiano sempre di Rossi, sempre in contropiede, al 25'. Gentile intanto fu costretto agli straordinari per tenere a bada Zico, il più pericoloso fra i verde-oro, ottenendo una ammonizione che gli avrebbe poi fatto saltare la semifinale. Nel secondo tempo, pareggio del Brasile al 68' con Falcão, ma dopo sei minuti Rossi segna il terzo gol. Gli ultimi minuti della partita furono contraddistinti da un gol di Antognoni, poi annullato per fuorigioco (inesistente) dall'arbitro israelianoAbraham Klein, e dalla parata sulla linea di porta di Dino Zoff su colpo di testa di Leandro. Risultato finale: 3-2 per l'Italia e Brasile eliminato.
Semifinali e finali
A giocarsi la Coppa restarono quattro squadre europee: Francia, Germania Ovest, Italia e Polonia. La prima semifinale vedeva nuovamente contro italiani e polacchi: al contrario della partita della prima fase, gli azzurri dominarono gli avversari, battuti per 2-0 (doppietta di Rossi, giunto a cinque reti in appena due partite).
La seconda semifinale fra Francia e Germania Ovest fu decisamente più spettacolare: all'iniziale vantaggio tedesco di Littbarski rispose Platini su rigore. Nel secondo tempo, entrambe le squadre lottarono senza esclusione di colpi. Uno sgradevole episodio vide coinvolto il portiere tedesco Schumacher che, dopo aver atterrato il francese Battiston al limite dell'area e avergli provocato la rottura di due denti e l'incrinatura di un paio di vertebre, si mise provocatoriamente a fare esercizi di stretching davanti ai tifosi francesi. La partita proseguì fino ai tempi supplementari, dove la Francia si portò sul 3-1. La Germania riuscì a recuperare lo svantaggio prima con Rummenigge e poi con una rovesciata di Fischer. Per la prima volta nella storia dei Mondiali, una partita si decise ai rigori: a spuntarla fu la Germania per 5-4.
La finale di consolazione di Alicante fu poco più che una passerella per Polonia e Francia. Fu una delle ultime ribalte internazionali per i polacchi Szarmach e Lato ed una partita di rimpianti per i francesi, che avevano sognato di vincere la coppa e che finirono invece al quarto posto, battuti 3-2 dalla Polonia.
L'11 luglio1982 andò dunque in scena la finale fra Germania Ovest e Italia. Bearzot dovette riadattare la squadra in seguito alla indisponibilità di Antognoni e all'infortunio, dopo appena otto minuti di gioco, occorso a Graziani a causa di uno scontro con la rude difesa tedesca. Predominanza italiana nel primo tempo, anche se Cabrini perse l'occasione per passare in vantaggio sbagliando un rigore. La ripresa vide un calo della squadra tedesca, di cui approfittò per primo Rossi su cross di Gentile.
Pertini con Zoff, Causio e Bearzot al ritorno dalla Spagna con la Coppa del Mondo appena vinta.
Dopo un tentativo di pareggio di Hrubesch, gli azzurri raddoppiarono con un tiro dal limite dell'area di Tardelli, il cui urlo di gioia divenne una icona di quei Campionati del Mondo e delle successive avventure della nazionale italiana. Altobelli segnò la rete del 3-0, seguita dal punto d'onore di Breitner. Altobelli fece poi posto all'88' a Causio, ricompensato con la passerella mondiale per i suoi meriti.
«Palla al centro per Muller, ferma Scirea, Bergomi, Gentile, è finita! Campioni del mondo, Campioni del mondo, Campioni del mondo!!!»
Le immagini di quel mondiale che rimangono tuttora impresse nella memoria sono, oltre al citato urlo di Tardelli, Zoff che prende la Coppa del Mondo dalle mani del re di Spagna e la alza fiero (Guttuso ne farà poi un quadro) e il Presidente della Repubblica Pertini che gioca a scopa in coppia con Zoff contro Causio e Bearzot, durante il viaggio di ritorno in Italia assieme alla Coppa.