Venezia marittima
Template:Storia Veneto Col nome di Venezia marittima (il latino: Venetia maritima, in greco: Βενετικὰ, "Venetikà") s'intende una provincia dell'impero bizantino inquadrata nell'Esarcato d'Italia e corrispondente alla fascia costiera dell'antica Venetia, cioè alle coste degli odierni Veneto e Friuli-Venezia Giulia. Nel mondo accademico la si definisce anche Venezia bizantina in contrapposizione alla Venezia di terraferma passata sotto controllo dei longobardi.
Territorio
La Venetia Maritima nasceva a seguito dell'occupazione longobarda di buona parte dell'attuale Veneto e la progressiva migrazione delle popolazioni romane in nuovi insediamenti costieri, al sicuro, protetti dalle lagune e dalla flotta imperiale. Come succederà in Dalmazia qualche anno più tardi, le popolazioni che abbandonarono le città della Venetia per edificare nuovi centri nelle isole della costa adriatica, non abbandonarono la propria terra, pensando un giorno di poter tornare a riconquistare le città perdute. L'area occupata dalla provincia bizantina occupò nella storia prevalentemente le lagune di Venezia e di Grado, parte dell'attuale costa friulana, Chioggia e, per un brevissimo periodo, parte dell'entroterra veneto tra i fiumi Adige e Brenta.
Storia
La riconquista bizantina
Nel 554 era finita la guerra gotica e l'imperatore Giustiniano I di Bisanzio aveva riconquistato la penisola italiana, la Dalmazia, la Corsica e la Sardegna, oltre che l'attuale Tunisia, all'Oriente bizantino. Da allora al 567 tutta l'area tornata sotto il controllo greco aveva subito una profonda riforma amministrativa, che seguiva i traumatici eventi bellici e un diffuso impoverimento dell'economia del Mediterraneo occidentale: l'Italia divenne una prefettura, la cui sede fu Ravenna, amministrata dal generale e patrizio bizantino Narsete. La Venetia costituì una delle provincie di questa nuova entità amministrativa, per la prima volta separata dall'Istria. Dopodiché la prefettura d'Italia divenne l'Esarcato di Ravenna, il cui capo era un funzionario nominato direttamente dalla corte di Bisanzio.
L'invasione longobarda
Nel 568 una popolazione di stirpe germanica proveniente dalla Pannonia distruggono la il presidio militare bizantino di Forum Iulii e occupano la città, investendo rapidamente anche tutta l'area più orientale della Venetia fino a conquistare dapprima Aquileia e Treviso, dove trovano un accordo con la chiesa locale, e poi Verona, Vicenza, Milano e Pavia, quest'ultima che diventerà capitale del regno nel 572. Rimasero sotto il controllo bizantino Padova, Oderzo, Monselice e Cremona, ma la dissoluzione della realtà sociale ricostruita nel Norditalia fu traumatica per le popolazioni locali. Il patriarca di Aquileia Paolo si rifugiò nelle lagune, dove già a seguito delle invasioni dei goti e degli unni si erano formate le prime comunità cittadine, portando allo sviluppo del centro urbano di Grado (qua viene anche trasferita la sede metropolitana, definitivamente nel 579 con la consacrazione della basilica di Sant'Eufemia ed un apposito sinodo delle chiese della Venetia e dell'Istria). Successivamente cadde anche Julia Concordia, i cui abitanti fondarono Caorle. L'unità provinciale dell'antica provincia della Venetia sopravviveva solo nei confini della giurisdizione ecclesiastica.
La resistenza dei romanici
Con la morte di Giustiniano I la situazione politica in Italia non migliora: l'Oriente è assediato da persiani, avari e slavi per cui nella penisola italiana viene a mancare il supporto economico e bellico di Bisanzio per lungo tempo. L'unico tentativo di riconquista fu effettuato nel 576 ad opera del generario Baduario, sotto la reggenza di Giustino II, che non ebbe alcun successo. La difesa del territorio perciò trovò sostegno finanziario e civile solo nelle forze municipali locali, tanto che l'esercito in Italia divenne per lo più un insieme di militari che erano contemporaneamente proprietari terrieri al comando dell'esarca di Ravenna, che traevano di fatto la maggiorparte delle provviggioni direttamente dai latifondi e dalle proprietà terriere: costoro erano definiti milites limitanei (soldati di frontiera) e gettarono le basi di quella struttura sociale cittadina e provinciale su cui poi si svilupparono le organizzazioni politiche italiane, fra cui la Repubblica di Venezia.
Questo sistema di riforme influenzò profondamente anche la laguna veneta, che, legata prevalentemente ad una economia marittima più che a quella agreste come nell'entroterra, guadagnò dai cambiamenti in atto in tutta Italia una forte autonomia, sia nell'amministrazione del sistema tributario, sia nella costituzione dell'organizzazione civile. Il processo di decadimento economico a cui la costa veneta era stata destinata fu arginato se non invertito grazie alla discreta autonomia che le città bizantine qui riuscirono a coltivare. Nel 580, Tiberio II soppresse la provincia della Venetia costituendo l'eparchia dell'Annonaria, con Ravenna, l'Emilia e la Bassa Padana lombarda, ma già nel 584 Maurizio la ricostituiva in distretto col nome di Venetia.
Conseguenze dello scisma tricapitolino
Il patriarcato di Aquileia era una delle chiese italiane che non aveva accettato la condanna degli scritti di Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Cirro e una lettera di Iba di Edessa, vista dalle chiese occidentali come una forzatura imposta dai monofisisti d'Armenia e Siria. Le inziali divergenze si trasformarono in un vero e proprio scisma, che si inasprì assumendo i caratteri di una controversia non solo religiosa ma soprattutto politica. Roma e Ravenna che erano rimanste fedeli alle decisioni dell'imperatore contrastavano direttamente gli scismatici di Aquileia: nel 587 il patriarca Severo fu condotto dall'esacra Smaragdo e fu imprigionato per un anno e costretto a ritrattare, insieme ad alcuni vescovi dell'Istria, benché pochi anni più tardi gli stessi ritornarono sulle loro posizioni. L'occupazione longobarda accentuò la distanza fra le chiese, infatti le città cadute sotto il giogo dei barbari potevano godere di una maggiore tolleranza religiosa, anche in funzione anti-bizantina, essendo la nuova nazione longobarda prevalentemente di credo ariano. La frattura si acuì ulteriormente quando le chiese sotto il controllo militare bizantino nominarono a metropolita Candidiano, contrario ai tricapitolini, mentre le chiese dei territori longobardi gli opposero Giovanni, che da parte sua condannò il metropolita di Grado reinsediandosi ad Aquileia. L'Istria e le lagune erano così distaccate dal resto del Veneto e del Friuli, fedeli a Roma e all'impero, mentre l'entroterra aveva abbandonato definitivamente l'autorita bizantina.
La perdita della terraferma
Nel 588 un'alleanza franco-bizantina contro Autari sembra dover portare alla sconfitta definitiva dei longobardi, sennonché nel 591 Agilulfo, succeduto ad Autari, tratta una pace separata con Childeberto dei Franchi e i bizantini devono abbandonare i loro piani di riconquista. In Venetia riannettono all'Esarcato solamente Altino. Da allora iniziano una serie di scorrerie longobarde dapprima in Istria, col sostegno di avari e slavi, e quindi lungo il confine veneto, e, nel 601, Agilulfo infine conquista Padova e Monselice, causando una seconda ondata migratoria dei romanici verso le città di Brodolo, Clodia (Chioggia), Popilia (Poveglia), Metamauco (Malamocco) e Spialonga (Giudecca). La Venetia era sempre più isolata dal resto del territorio bizantino e la popolazione, forzatamente, stava aumentando nell'area lagunare, costituendo nuove realtà urbane o rafforzando quelle già esistenti. La sola città, probabilmente sede dei locali funzionari bizantini, a resistere più a lungo fu Oderzo, fino al 639. Quando infatti il regno longobardo fu ereditato da Rotari, gli attacchi dei barbari contro i territori bizantini continuarono, e nel Veneto si spinsero fino a sottrarre ogni lembo di territorio, tralasciando solo i territori lagunari. I funzionari bizantini si spostarono quindi a Torcello prima e poi a Eraclia mentre tutta la vita civile viene riorganizzata definitivamente alla luce della nuova geografia lagunare: viene fondata nel 639 la chiesa di Santa Maria di Torcello e la cattedrale di Eraclea, l'unico centro abitato degno delle dimensioni di una città nella superstite Venetia. Il tutto il resto della laguna però gli insediamenti aumentarono in modo esponenziale, sulle isole Costanziaca, Ammiana, Burano e Mazzorbo, nonché Olivolo e Rialto.
Oderzo, Torcello e Cittanova
Nel 640 i longobardi conquistarono Opitergium e distrussero Altinum, i cui abitanti fuggirono, guidati dall'esarca Isacio, a Turricellum, Maiurbum, Boreana, Ammiana, Costanziaco, Mureana, Olivolo e Rivoalto (questi due primi nuclei di Venezia). Sulle omonime isole vennero fondate Equilo e Melidissa, che fu rinominata Eracliana in onore dell’imperatore bizantino Eraclio, divenendo capitale della Venezia marittima rimasta ancora in mano bizantina. Per tutto il VII secolo, a capo di questa striscia di territorio, venivano posti dei magister militum.
Nel 697, nel quadro della generale riorganizzazione delle province bizantine d'Italia, la Venetia Maritima, precedentemente governata da tribuni, viene eretta in ducato, con a capo un dux dipendente dall'esarca di Ravenna: con Paoluccio Anafesto inizia la serie dei dogi del Ducato di Venezia.
Voci correlate
Bibliografia
- Charles Diehl, La Repubblica di Venezia, Newton & Compton editori s.r.l., Roma 2004.
- Giorgio Ravegnani, Bisanzio e Venezia, Il Mulino, 2006.