Hordeum vulgare

specie del genere Hordeum

La specie Hordeum vulgare (orzo comune, orzo coltivato o semplicemente orzo, per antonomasia) è, tra le specie del genere Hordeum, quella economicamente più importante, da cui si ricava l'orzo alimentare. Comprende due sottospecie: Hordeum vulgare tetrasticus ed Hordeum vulgare esasticus; si tratta degli orzi polistici con più di due ranghi di spighette, i tetrastici hanno 6 ranghi di spighette di cui 4 riuniti in coppie e gli orzi esastici hanno 6 ranghi di spighette.

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Orzo comune
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobyonta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseLiliopsida
SottoclasseCommelinidae
OrdinePoales
FamigliaPoaceae
SottofamigliaPooideae
TribùHordeae
SottotribùHordeinae
GenereHordeum
SpecieHordeum vulgare
Nomenclatura binomiale
Hordeum vulgare
L., 1753
Coltivazioni di orzo in Inghilterra.

Origini

L'orzo coltivato deriva dall'orzo selvatico (Hordeum spontaneum), con il quale conserva una grande affinità, tanto che alcuni studiosi li considerano un'unica specie. H. vulgare e H.spontaneum sono interfertili. La differenza principale consiste nella fragilità delle spighe selvatiche, che permettono la dispersione dei semi per mezzo del vento.

La coltivazione dell'orzo cominciò durante il Neolitico nel Vicino Oriente. Le più antiche testimonianze risalgono al 10500 a.C.. Nel 5000 a.C. si era già diffuso fino all'Europa centrale, nonché in Egitto. Intorno al 1000 a.C. aveva raggiunto la Corea.

Caratteri botanici

L'orzo è un'erba annuale.

La pianta è essenzialmente costituita da un culmo cilindrico, suddiviso da nodi in numero molto variabile di internodi cavi. A livello di ogni nodo prende origine una foglia costituita da guaina (avvolgente il culmo), la lamina è assente, ligula ed auricole caratteristicamente molto sviluppate in questa specie.

L'infiorescenza è una spiga composta, l'unità fiorale è la spighetta formata da glume sterili che racchiudono al loro interno i fiori protetti da piccole brattee fertili: lemma (glumetta superiore) e palea (glumetta inferiore). Nell'Hordeum vulgare la spighetta triflora ha il solo fiore centrale fertile mentre i laterali rimangono sterili. Caratteristica è la presenza di lunghe reste.

Il frutto è una cariosside con pericarpo aderente al seme.

L'apparato radicale è fascicolato.

Esigenze ambientali

Rispetto agli altri cereali autunno-vernini come ad esempio il frumento, l’orzo presenta una buona resistenza alla siccità e può sopportare temperature di 38°C se l’umidità ambientale non è troppo elevata. Più problematiche sono le condizioni caldo-umide che favoriscono varie malattie fungine. Per quanto riguarda l’altitudine può essere coltivato dal livello del mare fino ai 4500 m delle Ande o dell’Himalaya; alle alte latitudini riesce a maturare nelle brevi estati di quelle zone. Resiste molto bene alla salinità del suolo garantendo una buona produzione anche a 8 – 10 mS cm, tollera il freddo anche se in misura minore rispetto ad altri cereali vernini quali il frumento e la segale.

L’orzo germina ad una temperatura minima di 5°C, la temperatura ottimale per la crescita è di 15 °C, mentre 17 – 18°C sono idonei per la fioritura. Nel periodo invernale, con una coltre nevosa che protegge da deleteri sbalzi termici, può sopportare anche temperature di –20°C. Con temperature primaverili superiori ai 20°C e in assenza di precipitazioni si osserva un significativo accorciamento del ciclo colturale. L’accestimento è favorito da temperature basse e fotoperiodo breve. Ha una bassa capacità di competere per la luce, è quindi sconsigliabile la consociazione con colture arboree. I terreni più adatti risultano essere quelli di medio impasto, ben drenati, con pH compreso tra 7 e 8. E’ preferibile che i terreni siano ben dotati in fosforo e potassio, mentre un eccesso di azoto favorisce una poduzione eccessiva di paglia a scapito della granella e favorisce l’allettamento.

La sensibilità allo stress idrico è diversa a seconda della fase del ciclo della coltura; nelle prime fasi viene ridotto l’accestimento e lo sviluppo radicale. Più grave se lo stress idrico si verifica durante le fasi di levata o di spigatura (indicativamente 2 settimane prima e 2 settimane dopo la fioritura), nelle quali causa mortalità dei culmi di accestimento, sterilità delle spighe e dimensioni ridotte delle cariossidi. L’azione concomitante di carenza idrica e vento caldo secco provocano il fenomeno della “stretta“ con cariossidi piccole e striminzite. L’eccesso idrico è altrettanto pericoloso: provoca asfissia radicale ed eccessivo sviluppo della vegetazione con rischi maggiori di allettamento.

Coltivazione

Semina

La data di semina varia in relazione all’andamento meteorologico del singolo anno oltre che in base alle caratteristiche pedoclimatiche del luogo; è però opportuno distinguere in:

  • semine autunnali: effettuate nel Nord Italia verso metà ottobre, ricordando che un ritardo eccessivo causa un’emergenza posticipata. Al Sud viene generalmente seminato dalla prima decade di novembre alla prima decade di dicembre
  • semine primaverili: devono essere effettuate appena si hanno condizioni climatiche idonee, per evitare che la coltura si trovi nella fase di maturazione con temperature troppo elevate. Questo provocherebbe lo sviluppo di cariossidi piccole e striminzite

La semina autunnale consente l’ottenimento di rese superiori (anche di un 30 – 50%), in quanto la coltura può sfruttare un maggior periodo per la granigione e, in particolare al Sud, si avvantaggia delle precipitazioni del periodo autunno-invernale e soffre meno per la siccità primaverile. Per questi motivi la semina primaverile è da considerarsi un ripiego se non si è potuta effettuare la semina autunnale. Un eccessivo anticipo della semina (inizio ottobre) può favorire la trasmissione di virosi da parte di varie specie di afidi, non più attivi con l’abbassamento delle temperature. In zone con inverni rigidi è però consigliabile anticipare la semina, anche solo di pochi giorni, per consentire alla pianta di giungere nel periodo più freddo ad uno stadio lievemente più avanzato e di sopportare quindi meglio i rigori invernali. Dove gli inverni sono miti è possibile impiegare varietà primaverili in semina autunnale. Lo sviluppo sarà più vigoroso e le produzioni maggiori in virtù del maggior periodo di vegetazione. Al contrario non è possibile impiegare tipi autunnali in semina primaverile, in quanto si avrà solo produzione di foglie senza giungere alla spigatura.

La quantità di seme varia indicativamente da 120 a 170 Kg ad ettaro, in base alla varietà (vi possono essere forti differenze nella dimensione della cariosside), all’epoca di semina, alle condizioni del terreno e alla germinabilità del seme. E’ spesso consigliabile aumentare la quantità di semente nelle semine primaverili, in quanto caratterizzate da un minor grado di accestimento, oppure nel caso della semina su sodo. Nelle semine autunnali una maggior quantità di seme e quindi un maggior numero di culmi a metro quadro, limita l’accestimento naturale della coltura; questo fenomeno può essere utile negli orsi distici per la produzione di malto al fine di ottenere cariossidi uniformi e di maggiori dimensioni. In generale si punta ad ottenere 300-400 piante a metro quadrato che poi con l'accestimento formeranno una copertura di 600-800 spighe a metro quadrato. La semina viene effettuata a spaglio o più frequentemente a file distanti 15-20 cm (12-15 cm per gli orzi distici, per ridurre l’accestimento), con profondità di semina di 30 – 40 mm.

Concimazione

Vengono indicate come quantità orientative 70 – 110 kg a ettaro di azoto (a seconda della fertilità preesistente del terreno, quella che gli agronomi definiscono "forza vecchia del terreno"), 70 – 100 kg a ettaro di fosforo (espressi come P2O5) e 60 –120 kg a ettaro di potassio (espresso come K2O); nello stabilire la dose di concime è importante tenere in considerazione se la paglia venga asportata o interrata. Fosforo e potassio vengono somministrati alla semina in quanto non dilavabili, mentre l’azoto va dilazionato distribuendone un 15 – 20% in pre accestimento (metà dicembre - gennaio), un 35 – 40 % a febbraio per favorire il viraggio e il restante 45 – 50% a marzo, nel periodo della levata. E’ consigliabile evitare l’ultima azotatura durante la levata per gli orzi destinati alla produzione di malto, riducendo l'apporto di azoto a 40 – 50 kg totali. In questo caso infatti, il contenuto di proteine nella granella deve essere il più basso possibile. Una ridotta somministrazione di fosforo e potassio a fine inverno è giustificata solo in terreni molto poveri in questi elementi.

Raccolta

La raccolta si ha 8-10 giorni prima del frumento(da metà giugno ai primi di luglio), si fa con mietitrebbiatrice raggiungendo produzioni medie di 5-6 t a ettaro.

Avversita'

  • Rincosporiosi (Rynchosporium secalis) si manifesta nel caso di primavere umide e fresche con macchie sulle foglie ovali bianco-grigiastre al centro e areolate di bruno.
  • Elmintosporiosi (Drechslera spp.) provoca il completo disseccamento della spiga, la concia della semente è un buon rimedio preventivo.
  • Giallume virotico il cui agente virale è un virus BYDV trasmesso da afidi (Ropalosiphon padi), uniche misure sono quelle di adottare cultivar dotate di minore suscettibilita' e ritardare la semina in autunno in modo che il freddo uccida la popolazione degli afidi vettori.

Proprietà nutrizionali

  Lo stesso argomento in dettaglio: Orzo (alimento).

Nell'alimentazione umana vengono sfruttate le cariossidi dell'orzo.

Proprietà medicinali

Template:Disclaimer soccorso

L'orzo è molto facile da digerire ed è altamente energetico, tanto che in passato veniva utilizzato in tutti gli ospedali.

Inoltre facilita la concentrazione e l'attività cerebrale in quanto contiene magnesio, fosforo, potassio, vitamina PP, E, calcio e ferro.

L'orzo è ricchissimo di proprietà curative: è rimineralizzante delle ossa (è ricchissimo di fosforo), previene le affezioni polmonari e cardiovascolari, è nutriente e tonico, ed è molto indicato in caso di gastriti, coliti e cistiti.

I principi attivi presenti sono: ordenina (alcaloide), ordeina, maltosio, destrina.

L'orzo ha spiccate proprietà antinfiammatorie ed emollienti, e agevola il sistema immunitario grazie alla sua abilità nel contrastare le infiammazioni. Sono ben note le caramelle d'orzo contro il mal di gola, ma l'azione antinfiammatoria si esercita anche sul sistema digerente e urinario.

L'ordenina, contenuta specialmente nel malto d'orzo (semi d'orzo germinati), stimola la circolazione periferica e ha anche un effetto bronchiolitico grazie alla vasocostrizione. L'ordenina esercita anche un'azione antisettica sull'intestino.

Il decotto utilizzato sotto forma di gargarismi aiuta nei casi di angina e di infiammazioni della cavità orale. Il decotto viene usato anche per impacchi sugli occhi arrossati.

L'orzo ha anche proprietà lassative.

Statistiche

Maggiori Produttori di Orzo nel Mondo (2005)
 Pos.  Paese  Quant. 
(migliaia di t)
 Pos.  Paese  Quant. 
(migliaia di t)
   1   Russia    15.773    9   Stati Uniti    4.620
   2   Canada    12.133    10   Spagna    4.448
   3   Germania    11.722    11   Danimarca    3.730
   4   Francia    10.357    12   Polonia    3.461
   5   Ucraina    9.000    13   Cina    3.350
   6   Turchia    9.000    14   Iran    2.900
   7   Australia    6.640    15   Rep. Ceca    2.280
   8   Regno Unito    5.545     Totale    139.044

Fonte: FAO, Faostat, 2006[1]

Bibliografia

  • Saltini Antonio, I semi della civiltà. Frumento, mais e riso nella storia delle società umane, A. M.. Bologna 1995
  • Elisabeth Schiemann, Weizen, Roggen, Gerste. Systematik, Geschichte und Verwendung., 1948
  • i.m.a e.V.: Pflanzen in der Landwirtschaft, 2004
  • Wilfried Seibel, Warenkunde Getreide – Inhaltsstoffe, Analytik, Reinigung, Trocknung, Lagerung, Vermarktung, Verarbeitung, Agrimedia 2005, ISBN = 3-86037-257-2

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  1. ^ FAO, Faostat [2], Statistiche FAO 2006