Melfi
Melfi è un comune italiano di 17.333 abitanti[2] della provincia di Potenza, secondo per numero di abitanti nella provincia dopo Potenza e quarto della Basilicata dopo il capoluogo di regione, Matera e Pisticci. Costituita da un centro storico di aspetto complessivamente medievale, la città (precisamente la sua frazione San Nicola) è anche nota per l'importante polo industriale SATA, che ospita uno dei più importanti stabilimenti del gruppo FIAT,[3] facendo di Melfi uno dei centri più produttivi della Basilicata e uno dei maggiori nuclei industriali del Meridione. Il 14 giugno 2006 è stato avanzato dai senatori Guido Viceconte e Vincenzo Taddei un disegno di legge per l'istituzione della provincia di Melfi, attualmente in atto.[4]
Geografia fisica
Territorio
Melfi si colloca nell'estremo nord della Basilicata, al confine con la provincia di Foggia, in un territorio prettamente collinare con un'altitudine di circa 530 metri sul livello del mare.[5] Dista pochi km dalle pendici del Monte Vulture, vulcano inattivo dall'era protostorica, presenta una superficie di 205,15 km²[5] e si affaccia sul fiume Ofanto, che divide la Basilicata dalla Campania e dalla Puglia.
- Classificazione sismica: zona 1 (sismicità elevata-catastrofica) [6], Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003
Clima
Non essendo bagnata dal mare e data la sua altitudine, Melfi ha un clima temperato freddo, con piogge irregolari e presenti perlopiù nelle stagioni autunnali ed invernali ed inverni rigidi con frequenti nevicate. Le estati sono piuttosto calde con un clima secco. Secondo i dati medi del trentennio 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +5,6°C, mentre quella del mese più caldo, agosto, è di +23,6°C.[7]
MELFI | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 8,8 | 9,9 | 12,5 | 16,4 | 20,9 | 26,2 | 29,5 | 30,0 | 25,4 | 19,2 | 14,6 | 11,1 | 9,9 | 16,6 | 28,6 | 19,7 | 18,7 |
T. min. media (°C) | 2,4 | 2,7 | 4,4 | 7,2 | 10,6 | 14,5 | 16,9 | 17,2 | 14,5 | 10,5 | 7,0 | 4,7 | 3,3 | 7,4 | 16,2 | 10,7 | 9,4 |
- Classificazione climatica di Melfi[8]:
- Zona climatica D;
- Gradi giorno 1841.
Storia
Origini
Le origini del nome di Melfi, secondo documentazioni storiche, derivano dall'antico fiume Melpes,[9][10] citato dallo scrittore e naturalista latino Plinio il Vecchio e oggi poco più che un canale.
La fondazione di Melfi (sebbene abitata da epoche remote) è di ignota datazione ed esistono vari pareri discordanti. Giovanni Pontano e Leandro Alberti sostennero che la città fu istituita dai greci;[11] il monaco longobardo Erchemperto nelle sue opere attribuì la nascita di Melfi ad alcune famiglie dell'impero romano. Quando Costantino il Grande ricostruì Bisanzio, queste decisero di trasferirsi nella città ma, a causa di un violento nubifragio nei pressi di Schiavonia, sostarono a Ragusa (Croazia). Dopo essere state ivi cacciate, tornarono sulle coste italiane e, insediandosi nell'area del Vulture, fondarono Melfi.[12] Esiste un'altra teoria che ne data la fondazione ai primi anni dell'XI secolo, ad opera del bizantino Basilio Boioannes, poiché non esistono prove documentali della sua esistenza in tempi precedenti.[13]
Dall'antichità ai Normanni
I primi centri abitati, situati nella frazione Leonessa, attestano che l'area dell'attuale Melfi era abitata sin dai tempi del neolitico.[10] Dauni e lucani furono tra le prime civiltà ad insediarsi nel suo territorio.[10] In epoca romana, l'abitato era in secondo piano rispetto ad altre località limitrofe come Venusia (l'attuale Venosa),[10] dato che quest'ultima, trovandosi in un punto strategico della via Appia, fu un'importante centro di scambi commerciali. Con la fine dell'Impero Romano, la zona, occupata dai bizantini e poi dai longobardi, iniziò ad acquistare maggior importanza, ma fu con l'arrivo dei normanni che iniziò ad assumere un ruolo fondamentale. Nel 1042, Guglielmo Braccio di Ferro e gli altri membri della famiglia Altavilla ottennero dal duca longobardo Guaimario IV di Salerno il riconoscimento ufficiale della conquista della città, diventando in cambio suoi vassalli, e partirono da Melfi per mettere sotto il proprio dominio l'intero meridione d'Italia.[14] La città stava passando un momento fulgido della sua storia, diventando capitale del ducato di Puglia e Calabria nel 1059[9] e, nonostante questo titolo verrà successivamente riconosciuto a Salerno ed infine a Palermo, continuò ad essere un centro molto importante dell'impero normanno. Sempre nel 1059, Roberto il Guiscardo ricevette a Melfi la nomina di duca di Puglia e Calabria dal pontefice,[15] divenendone suo vassallo. A Melfi si tennero cinque concili: nel corso del terzo, del 1089, papa Urbano II indisse la Prima Crociata in Terra Santa.[16]
Dagli Svevi agli Aragonesi
Ai Normanni si sostituirono gli Svevi di Federico II Hohenstaufen, che portò Melfi all'apice del suo prestigio. L'imperatore scelse la città come residenza estiva e qui (ma anche nelle località di Lagopesole, Palazzo San Gervasio e, secondo alcune fonti, anche Monticchio)[17][18] trascorse i suoi momenti di svago, dato che prediligeva le foreste del Monte Vulture per praticare la falconeria (la caccia col falcone), il suo hobby preferito. Inoltre, il sovrano svevo promulgò dal castello le Costituzioni di Melfi (o Constitutiones Augustales), codice unico di leggi per l'intero regno di Sicilia, opera fondamentale nella storia del diritto, le cui caratteristiche sono considerate "moderne" dagli storici.[19] Quando il governo di Federico II cessò di esistere e i nuovi padroni angioini si insediarono nel suo regno, per Melfi iniziò il declino, sebbene Carlo II d'Angiò fece ristrutturare e ampliare il castello. Gli angioini vennero spodestati dagli aragonesi, che divennero i nuovi signori di Melfi. Poco più di due secoli dopo, quando Melfi era da tempo sotto il dominio spagnolo, l'esercito francese guidato da Pietro Navarro e Odet de Foix causò uno degli avvenimenti più truculenti della storia della città. Infatti, tra il 22 e il 23 marzo 1528, avvenne il cosidetto assedio di Melfi, passato alla storia come "La Pasqua di sangue", ove la città venne saccheggiata, bruciata e gran parte della popolazione venne sterminata, le cui cifre approssimate si aggirano tra le 3.000 e le oltre 4.000 persone uccise.[20][21] L'offensiva francese venne sradicata dal re spagnolo Carlo V, che riconquistò Melfi nel 1531 ma la città, ormai ridotta in macerie, fu abbandonata per mesi. Con l'emissione di due editti da parte del sovrano, Melfi venne ripopolata da persone provenienti dagli abitati limitrofi e da una colonia di albanesi; inoltre fu esentata dal pagamento dei tributi per 12 anni.
Dal '500 ad oggi
Dopo il governo di famiglie nobili come i Vaccaro di Lavello e i Doria di Genova, a Melfi avvennero varie insurrezioni sociali, come nel 1728 contro la gabella della farina e nel 1831 per la quotizzazione delle terre demaniali. Poco dopo l'unità d'Italia, divenne teatro di scontri durante il fenomeno del brigantaggio, venendo occupata il 15 aprile 1861 dalle bande di Carmine Crocco. Anche a Melfi si fecero notare alcuni briganti come Domenico "Malacarne" Zappella e Michele Schirò, che si unì alla causa del brigantaggio lucano a soli 13 anni.[22] Nella città trovarono la morte i briganti Giuseppe Schiavone, Giuseppe Petrelli e Aniello Rendina, giustiziati il 28 novembre 1864 dai bersaglieri sabaudi.[23] Il 19 luglio 1868, la città diede i natali a Francesco Saverio Nitti, presidente del consiglio e ministro, nonché uno degli attivisti lucani della questione meridionale, assieme al rionerese Giustino Fortunato. Logorata ancora da calamità come il terremoto del Vulture nel 1930, che rese Melfi il comune dell'area maggiormente danneggiato,[24] e le emigrazioni verso il nord Italia ed il nord Europa, la città iniziò a vedere una certa ripresa agli albori degli anni '90, con l'edificazione degli stabilimenti FIAT e Barilla. Melfi ha conferito la "Cittadinanza Onoraria" alla princessa Kathrin von Hohenstaufen, ultima discendente diretta di Federico II ed Isabella d'Inghilterra.[25]
Simboli
Blasonatura stemma
con lingua rossa sostenuto dalla vetta centrale di un monte di tre cime color verde con contorno nero, sormontato da corona con torri d’oro e circondato da due rami di alloro e di quercia legati in basso da un nastrino tricolore al centro[26]»
Blasonatura gonfalone
caricato dello Stemma civico sormontato dall’iscrizione, convessa verso l’alto, pure in oro, “Città di Melfi"[26]»
Monumenti e luoghi d' interesse
Architetture religiose
Cattedrale di Santa Maria Assunta
Iniziò da essere costruita nel 1076 per volere di Roberto il Guiscardo. Del suo passato normanno è rimasto ben poco per via dei terremoti e le ripetute restaurazioni hanno reso il suo attuale aspetto prettamente barocco,[10] ad eccezion fatta per il campanile, eretto nel 1153 per ordine di Ruggero II, il quale conserva ancora uno stile romanico normanno.
Chiesa di Sant'Antonio
La costruzione avvenne nel 1423 e i restauri dopo il 1851. Fu gravemente danneggiata dall'esercito di Odet de Foix nel 1528, durante l'assedio di Melfi e resistette ai terremoti del 1731 e del 1752, ma quello del 1851 la danneggiò seriamente. Dal XVII al XVIII secolo, la chiesa viene dedicata a Sant'Antonio. Di stile romanico e gotico, conserva affreschi dell'epoca, una statua lignea di Sant'Antonio con Bambino dipinto in oro e un dipinto napoletano su tavola del XVI secolo. Durante le opere di restauro furono scoperti due archi in stile gotico, ove sull'arco trionfale è scolpita la data di ricostruzione (1523), a seguito del sisma del XV secolo.
Chiesa rupestre di Santa Margherita
Interamente scavata nel tufo, risale al 1200. Fu scoperta da Gian Battista Guarini. Gli affreschi rappresentano soggetti come S. Margherita (sopra all'altare principale), l'arcangelo Michele, la Madonna con Bambino, S. Giovanni Battista e Cristo in Trono. Notevole una rappresentazione del motivo di Federico II che si imbatte in tre scheletri, diffuso schema di memento mori. Tra gli affreschi appaiono tre figure laiche in tenuta da falconieri, che, per il critico napoletano Raffaele Capaldo, sono i componenti principali della famiglia imperiale sveva: Federico II, sua moglie Isabella d'Inghilterra ed il figlio dell'imperatore, Corrado IV.[27]
Chiesa rupestre della Madonna delle Spinelle
Scoperta nel 1845 a seguito di una frana, ne resta solo la cappella terminale (resti della navata furono spianati negli anni '70 per creare un piazzale antistante) di pianta esagonale con sei semicolonne che sostengono un cornicione. In era medievale era una parte della Basilica di S. Stefano, una costruzione paleocristiana con più navate e cappelle annesse. Fu luogo di varie riunioni e congressi e si sostiene che da questa struttura partirono i soldati normanni capeggiati da Boemondo e Tancredi d'Altavilla per la prima Crociata in Terra Santa.[28]
Chiesa rupestre di Santa Lucia
Situata in contrada Giaconelli, a metà strada tra Melfi e Rapolla, è costituita da un solo ambiente con volta a botte. Gli affreschi della cripta, risalenti al XIII secolo e restaurati dal pittore prof. Tullio Brisi, presentano uno stile prettamente bizantino ed illustrano le storie della santa. Inoltre vi è una raffigurazione della "Madonna con Bambino" seduta su trono mosaicato, tipica opera bizantina.
Chiesa della Madonna del Carmelo (o Chiesa del Carmine)
Un tempo era parte del Convento dei carmelitani, che occupava buona parte degli stabili circostanti. L'originaria porta in legno (oggi conservata nel Palazzo del Vescovado) presenta immagini che riassumono il tipico esempio della concezione medioevale della morte. La confraternita di questa chiesa (insieme a quella di S. Anna) cura i riti della settimana Santa con l'esecuzione di mesti canti riguardanti la tragedia del Golgota.
Chiesa di San Teodoro
La data di costruzione è ignota sebbene antica, si è a conoscenza solamente che nel 1040 fu elevata a parrocchia dal vescovo Monsignor Baldovino, fino all'anno 1988, quando l'allora vescovo Mons. Cozzi accorpò la chiesa alla Cattedrale. Nell'edificio era conservato un vasetto di legno che conteneva le reliquie di San Teodoro M., di San Sebastiano e San Petronilla ma, dopo il sisma del 1980, questa testimonianza è andata perduta. Vi si trova un crocifisso in legno di medie dimensioni e una statua della "Madonna Desolata".
Altre chiese
Chiesa rupestre dello Spirito Santo
Interamente scavata nella roccia, si trova a circa 900 metri di altezza tra i boschi del Monte Vulture. Conserva una statua della madonna, che viene portata per le via della città durante la festa della Pentecoste in memoria della battaglia tra francesi e spagnoli a Melfi.
Chiesa di Santa Maria ad Nives
Fu costruita nel 1570 dall'albanese Giorgino Lapazzaia, giunto a Melfi nel 1534. Legata al rito arbëreshë, in essa si celebrano due antiche tradizioni: quella dello Spirito Santo e quella delle "panedduzze".
Chiesa della Trasfigurazione di Nostro Signore e Convento
Sede dei Cappuccini, posizionata sulla collinetta Tabor. Fu costruita nel XIII secolo e all'inizio era una casa di noviziato per poi essere adibita, dal 1696, a studio teologico e filosofico.
Chiesa di San Lorenzo
Risalente al 1120, a quel tempo appartenente all'Abbazia di "Sant'Ippolito" di Monticchio, è probabilmente la chiesa più antica di Melfi. Di forma ottagonale, è affiancata dal moncone di una torre del XII secolo.
Architetture civili
Palazzi
Palazzo del Vescovado
In origine un edificio normanno del XI secolo, nel corso del tempo subì varie modifiche, a causa dei terremoti, fino a raggiungere uno stile barocco nel '700. All'interno esiste una pinacoteca ove sono esposti dipinti di Nicola da Tolentino a Cristiano Danona. É inoltre sede della biblioteca vescovile, che conserva documenti come le cinquecentine.
Palazzo Araneo
Presenta una facciata in stile rinascimentale, ma la parte restante della struttura è ritenuta risalente al Medioevo. Un tempo adibito a tribunale, si affaccia su un giardino pubblico nel quale si ammirano due monumenti, con busti in bronzo, del sen. Floriano Del Zio e dell'on. Arduino Severini. Un tempo il palazzo era di proprietà della ricca famiglia Mandina.
Palazzo Severini
Risale al XVI secolo e fu un convento dei Carmelitani. Divenne poi proprietà di Decio Severini, scrittore e professore universitario presso gli atenei di Pisa e Roma, nonché direttore generale delle irrigazioni in Argentina e progettista di grandi opere in Italia ed Egitto. Il palazzo, attualmente è sede di un agenzia assicurativa.
Palazzo Sibilla
Edificio eretto nell'XVI secolo, era la dimora natale del generale Ascanio Sibilla, decorato di medaglia al valor militare e benemerito per i soccorsi e gli aiuti umanitari ai terremotati di Messina, nonchè sindaco di Melfi tra il 1952 ed il 1956.
Palazzo della Corte
Costruito nel XVI secolo, l'edificio è anche la vecchia sede del municipio ed, attualmente, ospita la pro loco di Melfi. Al suo interno vi è un busto di Federico II, donato alla città di Melfi dalla Repubblica Federale Tedesca.
Altri Palazzi
Palazzo Mandini
Presenta una facciata in stile neoclassico, sotto la quale vi è un nucleo originario di epoca cinquecentesca.
Palazzo Pierro
Già convento dei Somaschi, appartenente al XVII secolo.
Palazzo Pastore
XX secolo.
Palazzo Tisbi
XV secolo.
Palazzo Aquilecchia
XVI secolo.
Palazzo Lospinoso-Severini
XIX secolo.
Fontane
Fontana del Bagno
Risalente agli inizi del '900, era un tempo luogo per lavare i panni, per abbeverare i cavalli e per far scorta d’acqua quando non esisteva ancora nelle case. Nella sua area, ai tempi del dominio normanno, vi era una delle porte della città, denominata proprio "Porta del Bagno".
Fontana del Bagnitello
In tempi passati fu un centro di ristoro per il viandante, per il pellegrino e per il contadino con i suoi animali, è stata ristrutturata nel 2003 con il contributo dell'associazione "Lucani in Umbria".
Fontana Stazione
Di recente costruzione (1989) è situata nella piazza antistante alla stazione di Melfi.
Fontana Acqua Santa
Edificata nel XX secolo, situata nella frazione Foggiano.
Architetture militari
Castello
Edificato dai normanni, è uno dei più noti della Basilicata ed uno dei castelli medievali più rappresentativi del meridione. Roberto il Guiscardo vi confinò la prima moglie Alberada, ripudiata per sposare Sichelgaita di Salerno. Federico II promulgò qui le Costituzioni di Melfi. Con l'avvento degli angioini il castello subì radicali restaurazioni e fu nominato nel 1284 residenza ufficiale della moglie di Carlo II d'Angiò, Maria d'Ungheria.[29] Gli Aragonesi affidarono il castello prima alla famiglia Caracciolo e poi al principe Andrea Doria, che fu di proprietà della sua stirpe fino al 1950.
Cinta Muraria
Il centro storico di Melfi è interamente circondato da mura turrite costruite per lo più dai Normanni che si estendono per oltre quattro chilometri.[30] Il circuito segue l'orlo del pianoro su cui fu costruita la città, cinto da ogni parte da scoscendimenti, a tratti da veri e propri precipizi. L'opera costituisce un raro esempio di fortificazione nel sud Italia.[31] Le fasi costruttive della cinta muraria appartengono al periodo greco, bizantino, normanno e svevo. Gli ultimi a metterci mano furono Niccolò Acciaiuoli nel trecento e Giovanni Caracciolo nel quattrocento, a cui risale la sistemazione attuale, per difendere la città dalle artiglierie nemiche. Assedi e terremoti hanno reso necessari continui restauri ed il sisma del 1930 ne ha seriamente compromesso la struttura.
Porta Venosina
É una delle sei porte cittadine ubicate nella cinta muraria, sebbene tre di queste (Porta del Bagno, Porta SS. Maria e Porta Sant’Antolino), a causa di terremoti e saccheggi, non esistano più. Risalente all'epoca sveva, è l'unica ancora in buono stato e fu realizzata sull'antico tracciato verso Venosa e la via Appia. Alla destra dell'ingresso è osservabile lo stemma di Melfi e, a sinistra, quello dei Caracciolo che restaurarono le mura sul finire del quattrocento. Federico II vi fece apporre una lapide che decantava la gloria e la grandezza della città,[1] sostituita più tardi da Giovanni Caracciolo con quella ancor oggi visibile, anche se illeggibile. L'arco ogivale è di origine sveva, mentre la torre cilindrica fu aggiunta nel '400 da Caracciolo.
Porta Troiana
Fu costruita nel XV secolo, per volere del principe Troiano Caracciolo, figlio di Giovanni e da cui prese il nome. Di questa opera sono rimasti solamente alcuni ruderi.
Porta Calcinaia
Era la porta più vicina al castello. Conduceva dalla zona artigianale, dove si produceva calce ed argilla (da cui il nome), al centro storico e all'attuale Via Normanni, che tuttora porta al Castello. Anche di questo varco resta solo qualche testimonianza.
Altro
Piazze e Rioni
Piazza Duomo
Chiamata anche Largo Marconi, è la zona in cui si trovano la Cattedrale e il Palazzo del Vescovado. Nel periodo di ottobre dà luogo alla Sagra della Varola, festa dedicata alla famosa castagna di Melfi, il "marroncino".
Piazza Umberto I
Chiamata anche Piazza Municipio, rappresenta il centro storico della città dall'XI secolo, epoca in cui era il fulcro del borgo medievale. I vicoli, i vicoletti e le gradinate della piazza conservano ancora rilievi, pozzi, portali e decorazioni in pietra.
Piazza Mancini
In passato piazzale Stazione.
Corso Garibaldi
Chiamato anche Strada del Vescovado, dal 1500 è la principale arteria della città ed è luogo di vari palazzi gentilizi.
Rione Chiuchiari
Venne fondato nel 1534 dagli immigrati albanesi capeggiati da Capitan Kiukieri (da cui proviene il nome). Fu da loro abbandonato nel 1597 per trasferirsi nella vicina Barile.
Via Vittorio Emanuele
Altra arteria storica di Melfi, si contraddistingue per testimonianze storiche come il portale in pietra di Rapolla (1527) e il portale appartenente all'ospedale gestito dalla comunità francescana, datato 1664.
Rione Bagni
In passato noto come il Borgo, è situato al di fuori della cinta muraria che circonda la città ed era sede delle attività produttive favorite dal passaggio del fiume Melfia.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[32]

Etnie
Gli stranieri regolari sono 367 (167 maschi e 200 femmine) al 31 dicembre 2007.[33] Le comunità più rappresentate sono:
Lingue e dialetti
La parlata locale, parte integrante dei dialetti italiani meridionali, è fortemente influenzata dalla lingua francese e spagnola, con alcuni elementi greci e albanesi.[34] Similmente al francese, in genere la “e” finale di parola non accentata, è muta; la “u” in molte parole si pronuncia “iu” ed in altri diversi casi con il dittongo inverso. Alcune parole hanno forti similarità con la lingua transalpina esempi: sedia e nebbia corrispondono, rispettivamente, a segge e neglie in melfitano, siège e neige in francese.[34] Sono avvertibili anche influenze spagnole, come la consonante “b” che in genere si trasforma in “v” ed altre volte nella labiale sorda “p”.[34] Il dialetto locale comprende anche alcuni termini di origine latina come cràje (domani), che deriva dalla parola cras; accattà (comprare) da accaptare; abbuscà (guadagnare oppure picchiare, a seconda del contesto della frase) da buscar.
Detti melfitani
Seguono proverbi e detti popolari di Melfi:[34]
- Damm ru pan va a Lavidd; vinnete ru pan e accattete lu curtidd (portati questa panella a Lavello, comprati un coltello invece di tenerti il pane).
- Nu mazz de petersin so furnùte stamatin, stu penzir ca tine ‘ngape tu guagliò te l’haia fà passà (stamattina al mercato ho venduto un mazzo di prezzemolo, queste strane idee che hai in testa, ragazzo te le devi far passare).
- Quanne màmmete dorme tu piglie e minete fora, ce dicimm doie parole e cumenzamme a fà l’ammore (attendiamo che tua madre s’addormenti, poi te ne esci di casa ci mettiamo a chiacchierare e cominciamo a far l’amore).
- A te non vole màmmeta, a me non vole zie, se ciamma piglià nuie adda ess destine di Die (da parte tua, tua madre non vuole, da parte mia ci sono le zie, se proprio ci dobbiamo unire deve essere il destino a volerlo).
Religione
La città fa parte della diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa, suffraganea dell'arcidiocesi di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo. La diocesi (a quel tempo solo di Melfi) fu fondata nell'XI secolo,[35] con il nome di Dioecesis Melphiensis, ad opera di papa Niccolò II che la rese indipendente dalla Santa Sede. Fu presieduta da vari vescovi come Francesco Monaldeschi, Alessandro da Sant'Elpidio e Juan de Borja Llançol de Romaní. Nel 1528, Clemente VII unì la diocesi di Melfi con quella di Rapolla e secoli dopo, il 30 settembre 1986, si aggiunse anche quella di Venosa,[36] formandone l'attuale comunità religiosa, al giorno d'oggi retta dal vescovo Mons. Gianfranco Todisco.
Tradizioni e folklore
Feste Religiose
- Festa di Sant'Alessandro - dedicata al patrono della città, viene celebrata il 9 febbraio.
- Festa dell'Assunta - si festeggia il 15 agosto
- Festa dell'Immacolata - si festeggia l'8 Dicembre
- Festa di Santa Lucia - si tiene il 13 dicembre, nelle piazze dei diversi quartieri dove vengono accesi dei falò per salutare la notte più lunga dell'anno.
La leggenda di Ronca Battista
Ancora oggi vive nel folklore melfitano la leggenda della eroica quanto vana impresa di Giovan Battista Cerone (detto Ronca Battista), un boscaiolo che mostrò grande eroismo in battaglia durante lo scontro tra i francesi e gli spagnoli nel cinquecento. Si narra che Ronca Battista, mentre si trovava nel bosco in una giornata d'inverno a fare legna, incontrò una vecchia e misera donna che raccoglieva legna secca per darla ad un fornaio in cambio di pane. Battista impietosito le diede il suo mantello per proteggerla dal freddo e un pezzo di pane per sfamarsi. La donna, commossa dal suo gesto, gli diede un bacio sulla fronte e conferì un tocco magico alla sua roncola.[21] Nel XVI secolo, nel bel mezzo dello scontro tra francesi e spagnoli, Melfi era gettata nello scompiglio. Nonostante gli spagnoli avessero come alleati i Veneziani ed il principe Giovanni Caracciolo, faticarono a fronteggiare l'esercito francese. Si narra che Ronca Battista, incitando i soldati spagnoli e veneziani a tornare al castello per difenderlo, attese in una strada stretta del centro cittadino l'arrivo dei francesi e, con la propria roncola "benedetta", affrontò da solo 8.000 soldati francesi che tentarono di introdursi nella città.[21] Anche se in nettissima maggioranza, gli incursori ebbero difficoltà contro il boscaiolo melfitano che, nonostante le ferite sempre più gravi, resistette con incredibile tenacia e si dice che riuscì ad uccidere oltre 300 francesi.[37] Infine, Battista perì nello scontro e Melfi venne saccheggiata. Per vendicare i soldati uccisi dal popolano, gli invasori fecero uno sterminio di enormi proporzioni, ove non vennero risparmiati neanche bambini e anziani.[21]
Cultura
Istruzione
Biblioteche
La Biblioteca Comunale, situata in via Carmine, conteneva 1.000 volumi, riguardanti argomenti come storia della Chiesa, Diritto, Medicina e Letteratura. Attualmente è chiusa da quando non è più gestita dall’Università Popolare di Melfi. L’unica accessibile a tutti i cittadini è la biblioteca Gian Paolo Nitti, in via Normanni, con una patrimonio di 7051 volumi e che ha registrato tra il 2004 e il 2007 duemila presenze.[38] Da menzionare anche la Biblioteca Vescovile, collocata nel Palazzo del Vescovado, la quale conserva documenti storici come le cinquecentine. Nel 2007 venne inaugurata la mediateca-centro culturale “Nitti”, ancora inattiva poiché è necessario un progetto per organizzarne il funzionamento.
Scuole
Il Liceo Scientifico Federico II di Svevia, fondato nel 1865, è tra i più antichi licei della Basilicata.[39] Agli inizi comprendeva 300 alunni e venne frequentato da personalità come i professori universitari Leopoldo Di Muro e Vincenzo Tangorra, quest'ultimo deputato del Partito Popolare e ministro del Tesoro durante il primo governo Mussolini.[39] L'Istituto Professionale Statale per i Servizi Alberghieri e Ristorativi nasce nel 1973, come sede coordinata di Potenza e dal 2000 è stata riconosciuta la sua autonomia. L'istituto di istruzione superiore Remo Righetti coordina l'istituto tecnico industriale statale (I.T.I.S.), e l'istituto professionale di stato per l'industria e l'artigianato (I.P.S.I.A.), compreso anche quello di Venosa. La città è anche sede della già menzionata Università Popolare Francesco Saverio Nitti, associata alla UNIEDA (Unione Italiana Educazione Degli Adulti). Da menzionare anche altre strutture scolastiche come l'istituto tecnico statale commerciale e per geometri Guglielmo Gasparrini, il liceo artistico Mario Festa Campanile, la scuola media M. Ferrara, la scuola elementare Marottoli.
Musei
Il Museo Nazionale del Melfese conserva varie testimonianze archeologiche rinvenute nel comprensorio del Vulture, riguardanti le popolazioni indigene della preistoria e dei periodi dauno, sannita, romano, bizantino e normanno. Da non dimenticare la presenza nella torre, vicino all'ingresso, del cosiddetto Sarcofago di Rapolla, monumento originario dell'Asia Minore rinvenuto verso la metà del 1800 e datato II sec d.C., con figure inserite in una struttura architettonica ai lati e con il ritratto della defunta sul coperchio. Si presume che sia il mausoleo sepolcrale della nobildonna romana Emilia Scaura, morta di parto poco dopo il secondo matrimonio.
Media
Radio
Radio Kolbe Melfi - stazione radiofonica comunitaria a sfondo religioso nata nel 1990, proprietà dei Frati Minori Conventuali di Napoli. Nel 2005, la regia della radio è stata spostata al Convento S. Antonio di Melfi, con il consenso e la disponibilità del Vescovo Mons. Gianfranco Todisco.
Internet
MelfiLive - portale telematico di Melfi, che offre notizie riguardanti svariate aree tematiche come attualità, sport, opinioni dei cittadini e annunci commerciali.
Teatro
Il Teatro Ruggero II deve il suo nome al sovrano normanno Ruggero II di Sicilia ed è situato in via Via Vittorio Emanuele II (un tempo denominata "Rua Grande"). I lavori di costruzione iniziarono il 1 aprile 1856,[40] sui ruderi di una casa popolare, e negli ultimi anni sono stati effettuati massicci restauri. La struttura offre varie stagioni teatrali, convegni politici ed iniziative socio-culturali.
Cucina
- Primi piatti
- Maccuarnar - nome dialettale della Maccaronara, è il piatto tipico per eccellenza di Melfi,[41] fatto con un tipo di pasta fresca preparata con un mattarello in metallo con lame affilate che consente di ottenere maccheroni (da cui il nome dialettale) con una tipica sezione quadrata. Si condisce con sugo di coniglio o maiale.
- Lagane di castagne - altro piatto distintivo fatto con le lagane, varietà di tagliatelle a base di farina di grano duro con una larghezza di circa un centimetro, ottenute da una sfoglia circolare. Questo tipo di pasta viene preparato con farina di castagne, sale, uova, latte, burro, caciocavallo e pecorino grattugiato.
- Strascinati con ricotta - un tipo di pasta realizzato con carne mista (maiale, coniglio, vitello, capretto), cipolla, pomodori, ricotta dura grattugiata, olio di oliva e sale.
- Tagliatelle e ceci - piatto composto da ceci lessati e soffritti con aglio, pomodori, olio di oliva e sale.
- Tagliatelle con fave secche - vengono preparate con fave secche fatte a purea, con l'aggiunta di olio di oliva, pomodori, peperoncino e sale.
- Secondi piatti
- Pancotto alla melfitana - viene preparato con pane, patate e rape, lessati insieme e conditi nella stessa pentola con un soffritto di olio, aglio e peperoncino.
- Pane del pastore - piatto fatto con pane raffermo, fatto bollire con olio, alloro, origano e pomodoro con l'aggiunta di uova cotte in camicia.
- Cucinidd - agnello cucinato con pancetta, salsiccia, pomodori, cardi e uova. Per la tradizione, viene consumato nel periodo pasquale.
- Cicerchie con crostini di pane e cipolla - legumi lasciati in ammollo, lessati e conditi con un soffritto di cipolla, aglio, e peperoncino, il tutto accompagnato da crostini di pane duro.
- Dolci
- Carteddate - chiamate spesso anche Scartellate, sono dolci di farina fritti e intrisi di miele o vincotto
- Calzoncelli - in dialetto Cavzuncidd, piccoli panzerotti fatti con sfoglia di farina di grano duro, uova, olio d'oliva (o burro) e vino bianco. Il ripieno è composto da un impasto di cioccolato, mandorle (o castagne), buccia di limone grattugiata e un pizzico di cannella.
Personalità legate a Melfi
- Francesco Saverio Nitti - ministro, presidente del consiglio e uno degli assertori della questione meridionale.
- Pasquale Festa Campanile - regista e sceneggiatore, ha partecipato a film famosi come Il Gattopardo, Il soldato di ventura e Il petomane.
- Antonia Ciasca - archeologa, massima studiosa della civiltà fenicia e punica.
- Floriano Del Zio - politico, senatore del Regno d'Italia nella XVII legislatura.
- Attilio Di Napoli - avvocato e politico, ministro dell'industria durante il 2° Governo Badoglio.
- Raffaele Nigro - scrittore e giornalista RAI.
- Giuseppe Cristiano - attore, protagonista del film Io non ho paura.
- Antonio Cautela - poeta dialettale, autore di opere come "La sarcinedda mia", raccolta di proverbi, detti, usi e costumi di Melfi.
- Silvio Montanarella - militare, fu tra i fondatori del battaglione San Marco e partecipò con Gabriele D'Annunzio alla battaglia di Fiume. Fu anche marito della figlia del poeta.
- Arduino Severini - politico, deputato durante il governo fascista.
- Domenico "Malacarne" Zappella - brigante, capo della banda chiamata con il suo soprannome, "Malacarne", affiliata a Carmine Crocco.
- Michele Schirò - brigante, che si unì a briganti a soli 13 anni, entrando nella banda "Casaletta".
- Ronca Battista - eroe popolano, divenuto un mito locale durante l'assedio di Melfi.
- Decio Severini - scrittore e professore presso le università di Roma e Pisa.
Eventi
- Corteo Storico Federiciano - nato nel 1997, è un evento che si tiene nell'ultima settimana di ottobre e rappresenta le attività più importanti svolte da Federico II a Melfi. Si celebra nei giorni di venerdì, sabato e domenica dell'ultima settimana di ottobre e si assiste al raduno dei falconieri di tutta Europa, gara di caccia con i falconi, danze e musiche medievali per le vie principali della città, il corteo dell'imperatore Federico II e dei suoi sudditi, la cerimonia di investitura di un cavaliere secondo il diritto normanno, il torneo medievale degli antichi casati di Melfi e, per concludere, degustazioni di Aglianico del Vulture e prodotti tipici di Melfi come castagne e salumi.
- Sagra della Varola - dedicata alla castagna (varola in dialetto locale) si tiene da quasi 50 anni nel penultimo week-end di ottobre in Piazza Umberto I. Protagonista della festa è il tipico "marroncino di Melfi". Oltre alle caldarroste, viene offerto l'Aglianico ed esposti prodotti a base di castagne, come dolci e gelati. Il tutto viene allietato da spettacoli, gruppi musicali e danze.
- Festa dello Spirito Santo - conosciuta anche come la "Pasqua di Sangue", ricorda il giorno della Pentecoste, quando ci fu l'assedio di Melfi da parte dei francesi nel marzo 1528 e il ritorno degli abitanti in città dopo il saccheggio con pellegrinaggio sul Monte Vulture, sfilata del corteo storico per le vie della città e spettacoli di sbandieratori e cavalieri in costume.
- Rally del Vulture - gara automobilistica che parte da Melfi e coinvolge altri comuni come Atella, Bella, Rapone, Rionero, Ruvo del Monte, San Fele e città di altre regioni come Lacedonia (Avellino) e Rocchetta Sant'Antonio (Foggia).
- Festa delle Pannedduzze - celebrata l'8 dicembre, consiste nella distribuzione del tipico pane azzimo di origine albanese. Tutto ciò risale al momento dopo l'eccidio francese del 1528, quando la cittadina venne ripopolata da vari individui, tra cui una colonia di albanesi venuta a Melfi per un editto dell'imperatore Carlo V. La colonia introdusse questi piccoli pani azzimi, distribuiti durante la messa.
Economia
Agricoltura
Le colture principali riguardano vigneti, oliveti ed estesi boschi di castagni alle falde del vulcano spento Monte Vulture. Dai vigneti deriva l'apprezzato Aglianico del Vulture DOC, uno dei più grandi vini rossi d'Italia.[42] La zona di produzione di questo vitigno comprende, oltre Melfi, i comuni di Rionero in Vulture, Barile, Rapolla, Atella, Ripacandida, Ginestra, Maschito, Forenza, Acerenza, Venosa, Lavello, Palazzo San Gervasio, Banzi, Genzano di Lucania. Importante anche la coltivazione dell'olivo, ove viene prodotto l'olio di oliva del "Vulture", che recentemente ha ricevuto il marchio DOP. Anche questo prodotto non si limita alla sola zona di Melfi, ma si estende ad altri comuni del Vulture come Barile, Rionero, Rapolla, Atella e Ripacandida. Tuttavia, il prodotto che Melfi vanta maggiormente è il "marroncino",[43] un tipo di castagna precoce a forma tondeggiante per lo più simmetrica, dalla buccia di color marrone lucido con evidenti striature e dalla polpa croccante. Il marroncino è parte integrante della tradizione culinaria melfitana, facendo da base a varie ricette dolci e salate, ed è molto ricercato dalle industrie della preparazione del marron glacé.[43]
Industria
L'industria, carente fino agli inizi degli anni '90, ha subìto un certo impulso nella frazione S. Nicola. Qui è stata realizzata la SATA, un grande distretto industriale, dove tra installazioni medio piccole è stata costruita tra il 1991 ed il 1993 una delle più importanti fabbriche di auto FIAT, con una superficie di 2.700.000 m²,[44] oltre 7.000 addetti e una produzione annuale di circa 450.000 vetture.[45] La scelta di collocare il complesso industriale proprio a Melfi è considerata strategica, data il suo particolare insediamento geografico su una direttrice che collega bene la Basilicata con Puglia e Campania.[46] Lo stabilimento ha contribuito alla ripresa produttiva della FIAT a metà degli anni '90 e alla crescita delle sue quote di mercato in Europa.[45] Sebbene stia attraversando un momento di crisi produttiva negli ultimi periodi,[47] l'area industriale si è focalizzata sulla fabbricazione della Grande Punto, della Grande Punto Abarth e della Lancia Ypsilon. Ci sono, inoltre, circa 30 aziende collegate all'indotto FIAT, tra cui Magneti Marelli, Tower Automotive, Benteler, Proma e Lear. Al 2005, la FIAT di Melfi ha raggiunto il traguardo dei sei milioni di Punto prodotte.[48] Altro importante impianto produttivo è quello della Barilla, sorto nel 1994, dotato di una superficie di oltre 51.000 m² e con 350 unità lavorative, il cui investimento ammontò a 156 miliardi di lire.[49] Lo stabilimento realizza i tre prodotti alimentari della linea Mulino Bianco: fette biscottate, biscotti e merendine. Le Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato, che impiegavano circa 200 persone, sono state invece smantellate nel 2005.
Turismo
Il turismo a Melfi rappresenta una discreta fonte di reddito e, negli ultimi anni, ha registrato un certo incremento, ma ancora stenta a raggiungere livelli sopra la media a causa di soggiorni piuttosto brevi da parte dei visitatori, portando solo alcuni vantaggi alle strutture alberghiere.[50] La città, tra il 1998 ed il 2001, ha registrato un aumento di presenze per quanto riguarda il turismo museale, con una percentuale del 30% in più rispetto agli anni precedenti e il museo del comune (con un'affluenza di 25000 persone in un anno) è stato il terzo più visitato in Basilicata, dopo quello di Metaponto e Venosa.[51]
Infrastrutture e trasporti
La città di Melfi ha una propria stazione ferroviaria, facente parte della linea Foggia-Potenza. Il comune ha anche una rete di trasporto urbano suddivisa in sei linee, di cui alcune portano alle zone limitrofe (Rapolla e Foggiano, frazione di Melfi) e all'Istituto Alberghiero. Le principali direttrici stradali che interessano Melfi sono:
- Strada Statale 658 Potenza-Melfi: è una strada molto trafficata dai pendolari che si recano alla FIAT ma anche da turisti che frequentano, oltre Melfi, altre località del Vulture come Monticchio e Venosa. La città presenta un'altra uscita sulla superstrada (Melfi Nord) che porta verso la scuola Alberghiera e la c.da Bicocca, ove si sta costruendo la parte "nuova" del comune.
- Strada Statale 93 Appulo-Lucana: collega Barletta a Potenza. Sfruttata spesso dai pugliesi che lavorano alla FIAT di Melfi.
Amministrazione
Sport
La prima squadra di calcio della città è l'A.S. Melfi, società fondata il 1 agosto 1929.[52] Nel 1941 debutta nel Campionato Regionale Lucano di 2^ Divisione a 6 squadre e, dopo la seconda guerra mondiale, riprende l'attività durante la stagione 1949/50. Attualmente milita nel campionato di Serie C2/C ed è presieduta da Giuseppe Maglione. Per quanto riguarda il basket da segnalare è la società Olimpia Pallacanestro, quest'anno in Serie C1/D, dopo tre stagioni in B2. Bisogna inoltre ricordare per il volley il traguardo raggiunto dalla compagine femminile, che negli anni novanta, con il nome di Audax Roselli raggiunse la Serie A2, la seconda categoria più importante del campionato italiano di pallavolo femminile.[53]
Melfi è stata due volte arrivo di tappa del Giro d'Italia:
- 30 maggio 1992: 6^ tappa, vinta da Guido Bontempi.[54]
- 26 maggio 1994: 5^ tappa, vinta da Endrio Leoni.[55]
Impianti sportivi
- Stadio Arturo Valerio - Situato in "contrada Abbruzzese" e inaugurato nel 1982, ha una capienza di 4.100 posti. L'impianto presenta, inoltre, una pista d'atletica, il salto in lungo, il salto in alto, il lancio del peso ed il lancio del giavellotto.
- Palasport - si trova in via Foggia, è un centro di numerose attività sportive, tra cui pallacanestro, pallavolo e danza.
- Piscina comunale Pegaso s.c.a.r.l. - in contrada Abbruzzese.
- Campo da Tennis comunale - in "contrada Abbruzzese".
Galleria fotografica
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Panorama -
Campanile della Cattedrale -
Palazzo Municipale -
Chiesa Santa Maria ad Nives
Note
- ^ a b Melfi su www.basilicata.cc, su basilicata.cc. URL consultato il 28 ottobre 2008.
- ^ Statistiche tratte dal sito dell'Istat, aggiornate a maggio 2008, su demo.istat.it. URL consultato il 19 novembre 2008.
- ^ Fiat: Montezemolo: "Melfi miglior stabilimento che abbiamo", su news.kataweb.it. URL consultato il 17 dicembre 2008.
- ^ Disegno di legge d'iniziativa dei senatori Viceconte e Taddei, su senato.it. URL consultato il 13 settembre 2008.
- ^ a b Melfi su www.comuni-italiani.it, su comuni-italiani.it. URL consultato il 15 ottobre 2008.
- ^ Classificazione sismica dei comuni lucani, su regione.basilicata.it. URL consultato il 22 novembre 2008.
- ^ Tabella climatica di Melfi (TXT), su erg7118.casaccia.enea.it. URL consultato il 13 settembre 2008.
- ^ Classificazioni climatiche dei comuni della Basilicata, su confedilizia.it. URL consultato il 26 ottobre 2008.
- ^ a b Touring Club Italiano, Basilicata, pag. 77, Touring Editore, 2004. ISBN 8836529518
- ^ a b c d e Antonio Canino, Basilicata, Calabria, Touring Editore, 1980. ISBN 8836500218
- ^ Enrico Pani Rossi, La Basilicata, libri tre: studi politici, amministrativi e di economia pubblica, Coi Tipi di G. Civelli, 1868.
- ^ Vincenzo D'Avino, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili, e prelatizie (nullius) del regno delle due Sicilie, pag.326, Rannucci, 1848.
- ^ Università degli studi di Bari, Itinerari e centri urbani nel Mezzogiorno normanno-svevo, pag. 317, Edizioni Dedalo, 1993.ISBN 8822041445
- ^ Aurelio Musi, Napoli, una capitale e il suo regno, pag.55, Touring Editore, 2003.ISBN 8836528511
- ^ Enrico Artifoni, Storia medievale, pag. 336, Donzelli Editore, 1998. ISBN 8879894064
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- Popolazione residente per territorio – serie storica, su esploradati.censimentopopolazione.istat.it.
Nota bene: il dato del 2021 si riferisce al dato del censimento permanente al 31 dicembre di quell'anno.
- ^ Dati Istat al 31 dicembre 2007, su demo.istat.it. URL consultato il 27 novembre 2008.
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- ^ a b Giovanni Balcet, L'economia italiana. Evoluzione, problemi e paradossi, pag. 106, Feltrinelli Editore, 1997. ISBN 8807470098
- ^ Pietro Fantozzi, Politica, istituzioni e sviluppo, pag. 182, 234, Rubbettino Editore, 2001. ISBN 8849802056
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- ^ 75a edizione Giro d'Italia su www.museociclismo.it, su museociclismo.it. URL consultato il 4 novembre 2008.
- ^ 77a edizione Giro d'Italia su www.museociclismo.it, su museociclismo.it. URL consultato il 4 novembre 2008.
Bibliografia
- Tommaso Pedio, Storia della Basilicata raccontata ai ragazzi, Congedo Editore, 1994. ISBN 883652141X
- Antonio Canino, Basilicata Calabria, Touring Editore, 1980. ISBN 8836500218
- Raffaele Licinio, Castelli medievali, Edizioni Dedalo, 1994. ISBN 8822061624
- AA. VV, Basilicata, Touring Editore, 2004. ISBN 8836529518
- Aurelio Musi, Napoli, una capitale e il suo regno, Touring Editore, 2003. ISBN 8836528511
- Giacinto de' Sivo, Storia delle Due Sicilie, dal 1847 al 1861, Oxford University, 1864.
- Abele Mancini, Cose patrie - ricordi studii e pensieri, Roma, 1894.
- Gennaro Araneo, Notizie storiche della città di Melfi nell’antico reame di Napoli, Firenze, 1866 (rist, anast., Milano 1978).
- Franco Tardioli, Le costituzioni di Melfi di Federico II, Melfi, 2003.
- AA. VV, Basilicata Atlante Turistico, Istituto Geografico De Agostini, 2006.
- Jean-Charles Léonard, Storia delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo, Oxford University, 1832.
- Alfredo Borghini, Itinerari di Federico II nella provincia di Potenza, Alfagrafica Volonnino, 2000.
Voci correlate
Altri progetti
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