Il secondo tragico Fantozzi

film del 1976 diretto da Luciano Salce

Il secondo tragico Fantozzi è un film del 1976 diretto da Luciano Salce.

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[[File:|frameless|center|260x300px]]Fantozzi e Filini all'Ippopotamo
Durata110'
Regia{{{regista}}}
«Novantadue minuti di applausi!»

È il seguito, a distanza di un anno, del fortunatissimo Fantozzi, di nuovo incentrato sulle vicende dell'impiegato Ugo Fantozzi, ideato ed interpretato da Paolo Villaggio.

Per la sua ricchezza in episodi tra i più celebri del personaggio (la spedizione a Montecarlo, la battuta di caccia, la partita in tv, La corazzata Potëmkin, la cena dalla contessa), con gag riproposte o imitate anche nei film successivi, si propone forse come la pellicola più popolare del ciclo, al punto che taluni la antepongono addirittura al "capostipite" della serie.

Il film sembra quasi formare un continuum con il precedente, con il quale condivide in parte l'origine, vale a dire i libri Fantozzi e Il secondo tragico libro di Fantozzi. La canzone di coda La ballata di Fantozzi di Leo Benvenuti, Piero De Bernardi e Fabio Frizzi, è cantata da Paolo Villaggio.

Trama

  • Il film comincia col Rag. Fantozzi che, in piena notte, fa lo straordinario per coprire le uscite del DucaConte Semenzara di fronte alla nobile moglie. Dopo aver rischiato la morte nell'incontro con due guardie giurate, il nostro tenta invano di tornare a casa proprio mentre un esercito di automobilisti, nella fattispecie gli stessi colleghi che entrano al lavoro, lo costringono tragicamente a tornare alla sua scrivania di impiegato.
  • Il primo episodio vero e proprio vede Fantozzi sorteggiato dalla Dea bendata Silvani per accompagnare il DucaConte Semenzara al casinò di Montecarlo. L'occasione era davvero mostruosa. Tre giorni a Montecarlo a veder giocare il Semenzara. Che se poi avesse sospettato che il suo accompagnatore portava fortuna, era fatta per tutta la vita. Dopo un arrivo anticipato di qualche ora alla stazione (Il treno per Montecarlo partiva alle 23:37. Fantozzi si presentò sul marciapiede alle 4:12 pomeridiane: sette ore prima.) e dopo essere stato umiliato dal Ducaconte che appella la sig.ra Pina e Mariangela come due facce da menagramo, i due si dirigono verso Montecarlo in un tragicomico viaggio in treno. Al casinò, Fantozzi deve subire le angherie scaramantiche del DucaConte che lo costringe a toccargli il sedere e ad ingurgitare svariati litri della terribile acqua Bertier, la più gasata del mondo (che lo costrinse ad ancorarsi come un pallone sonda), dopo un gigantesco rutto causato dalla terribile acqua Bertier, Fantozzi vince alla roulette, giocando il numero 27 consigliato dalla signorina Silvani, la somma di 700 mila lire che subito furono sequestrate dal DucaConte Semenzara per pagare il conto della suite al Grand Hotel, gli extra, due prostitute, e il singolo in vagone letto per il ritorno. Fantozzi invece farà tutto il viaggio aggrappato sotto al treno.
  • Rimesso in piedi grazie ai rimedi ustionanti della sig.ra Pina, che provocano sempre apparizioni mistiche in Fantozzi, si passa ad una battuta di caccia, organizzata ovviamente dal rag. Filini. In un luogo che in teoria non dovrebbe conoscere nessuno si scatena una vera e propria guerra, con mitragliatrici, mezzi corazzati e biplani, che si conclude solo al tramonto, giusto in tempo per vedere la Domenica Sportiva.
  • Il varo della turbonave aziendale da parte della Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare si conclude, dopo l'ennesimo maldestro tentativo che porta in acqua Fantozzi ed altri personaggi tra cui nell'ordine: sindaco con fascia tricolore, ministro della marina mercantile, centoduenne baronessa Filiguelli de Bonchamp, mascotte a vita della società. Finita la riserva di champagne, fu deciso di cambiare il rituale della cerimonia: taglio di un cavetto metallico che avrebbe messo in moto il meccanismo del varo. Risultato: taglio netto del mignolo dell'Arcivescovo con annesso anello pastorale. Ma è anche l'occasione per una soirée alla villa della Contessa che vede invitati anche gli inseparabili Fantozzi e Filini che arrivarono in ritardo a causa dell'incontro con il cane da guardia di circa due tonnellate Ivan il Terribile XXXII, discendente diretto di Ivan il Terribile I appartenuto allo Zar Nicola leggendario campione di caccia al mugiko nella steppa e fucilato come nemico del popolo durante la rivoluzione d'ottobre sulla Piazza Rossa[1], i due si distinguono per l'assoluta mancanza di galateo. Storiche sono le scene dei colori assunti da Fantozzi a causa di un tordo mangiato intero (Rosso, rosso pompeiano, arancio aragosta, viola, viola addobbo funebre, blu tenebra. Sul blu tenebra Fantozzi andò in coma cardio respiratorio) e del riso al forno con pomodorini di guarnizione (fuori freddi, dentro palla di fuoco a diciotto mila gradi). Fantozzi non terminerà la cena, rubando una Maserati e scappando da Ivan il Terribile XXXII. Passerà in macchina, sottocasa, svariati giorni ovviamente conteggiati come ferie già godute.
  • Riuscito a liberarsi dall'assedio della bestiola, Fantozzi decide di darsi malato proprio quando riceve da un vicino tre biglietti omaggio per il Circo Americano. L'occasione è troppo ghiotta e la famiglia decide di sfruttare i biglietti, con la dovuta cautela. Fantozzi viene immediatamente riconosciuto da Corrado Maria Lobbiam (Ugo Bologna), superiore del ragioniere, e tenta di spacciarsi per un artista del circo ma finisce come uomo proiettile, sparato in provincia di Agrigento dove ha una nuova visione a sfondo mistico.
 
Fantozzi insieme ai suoi colleghi viene costretto a visionare il film "La corazzata Kotiomkin".
  • Con un salto indietro nel tempo si scopre che Fantozzi è entrato nella megaditta con la mansione di spugnetta per francobolli e che la carriera è proseguita anche grazie alle simpatie che ha suscitato da parte del Professor Guidobaldo Maria Riccardelli, cinefilo appassionato di film d'arte. Il nostro eroe viene così costretto a visionare capolavori come Dies irae di Carl Theodor Dreyer, L'uomo di Aran di Flaherty ma soprattutto La corazzata Potemkin In realtà, nel film, viene citato il capolavoro russo con un titolo diverso, cioè La corazzata Kotiomkin (o Kotionkin), ma è ormai d'uso comune associare il titolo originale a questa scena. Dopo giorni di supplizi che costringono Fantozzi anche a rinunciare alla visione di Italia-Inghilterra, storico incontro di calcio (che per la cronaca vide la prima vittoria della nazionale presso lo Stadio di Wembley grazie ad un gol di Capello), ormai esasperato il ragioniere trova il coraggio di ribellarsi esclamando una delle frasi più classiche della saga Fantozziana:
«Per me, La corazzata Kotiomkin, è una cagata pazzesca!!!»

Il Riccardelli verrà così obbligato a visionare a rotazione Giovannona Coscialunga, L'esorciccio e un inesistente La polizia s'incazza (titolo poi ripescato per uno degli sketch con Luca e Paolo nella trasmissione televisiva comica "Super Ciro") ma i rivoltosi ed il loro leader (ovviamente Fantozzi) saranno costretti alla resa e alla reinterpretazione del capolavoro del maestro Ejzenštejn ogni sabato fino all'età pensionabile.

  • L'episodio seguente vede Fantozzi, Filini e Calboni in una uscita notturna all'insaputa dei relativi familiari. I tre si recano così in un night club dove fecero tutto quello che si può fare per farsi rapinare in un locale notturno, Fantozzi pagherà di tasca sua 649.000 Lire + il 18% di servizio. La serata termina con Filini lasciato alle prese con un gruppo di tassisti minacciosi per il mancato pagamento e Fantozzi accucciato come un cane da guardia sullo zerbino di casa sua dove Calboni si è appartato con una signorina rimorchiata al night. L'arrivo della Silvani furiosa di gelosia è l'occasione per il riscatto di Fantozzi che tenta di lanciarsi in una dichiarazione d'amore nei confronti della collega. Il tentativo, inizialmente malriuscito, si rivela poi andato a buon segno e dà il la per l'episodio successivo.
  • La Silvani propone infatti a Fantozzi di partire insieme per Capri, come una specie di viaggio di nozze. Abbandonato l'ufficio e consumata l'ultima cena con moglie e figlia, Fantozzi parte per la nuova avventura e dopo un viaggio interminabile verso Napoli i due fedifraghi arrivano a Capri. Il soggiorno non si rivelerà proprio positivo per il ragioniere che, dopo un tuffo nella piscina vuota e dopo aver preso in pieno un faraglione durante lo sci nautico, si vede anche sfrattato dall'arrivo del geometra Calboni. Ormai deciso al suicidio, Fantozzi si lancia in mare aperto ma viene tratto in salvo da una paranza di Torre Annunziata e immesso sul mercato ittico dalla Findus come cernia surgelata.
  • Comprato, tutto intero, dalla moglie proprio la vigilia di Natale, Fantozzi decide di riprendere il menage familiare e di festeggiare la Santa Festa con Pina e Mariangela. Naturalmente il quadretto familiare viene bruscamente interrotto dalla telefonata del Megadirettore di turno che offre a Fantozzi il reintegro nella società, naturalmente dal gradino più basso: il parafulmine.

La corazzata Kotiomkin

La corazzata Kotiomkin (o Kotionkin) è il film (fittizio) ispirato ironicamente a La corazzata Potëmkin, al centro di un episodio di culto del film di Fantozzi.

La scena vede il professor Guidobaldo Maria Riccardelli, capo del protagonista Ugo Fantozzi, imporre ai suoi impiegati la ripetuta visione di film d'autore che lui venera. Dopo l'ennesima proiezione de La corazzata Kotiomkin, il preferito del professore, giunge lo storico commento di Fantozzi:

«Per me.... la corazzata Kotiomkin... è una cagata pazzesca!... Hai capito? Eh? Merdaccia!»

Gli impiegati si ribellano, prendendo in ostaggio il direttore e costringendolo a vedere film di basso livello culturale (Giovannona Coscialunga, L'esorciccio e l'inesistente La polizia s'incazza), ma solo dopo averlo fatto inginocchiare sui ceci (per contrappasso alla sua abitudine di punire in tal modo gli impiegati disinteressati alle sue pellicole) e aver dato fuoco davanti ai suoi occhi alle diciotto bobine della sua rara copia personale del film.

L'episodio de La corazzata Kotiomkin vuole essere satirico nei confronti della classe borghese intellettualistica e snob, che impone a se stessa e agli altri una cultura stereotipata seguendo schemi precostituiti. Il film a cui si ispira la scena, La corazzata Potëmkin di Sergej M. Ejzenštejn, è un'opera effettivamente poco accessibile ad un pubblico medio, ma in virtù del suo indiscutibile valore cinematografico e storico in fase di sceneggiatura si decise di non citarlo letteralmente, bensì con un nome che ne fosse il calco parodistico; anche il nome del regista venne opportunamente modificato: Sergej M. Ejzenštejn divenne Serghei M. Einstein. Inoltre il film russo non è lungo come si lascia intendere: per dare più credibilità all'esasperazione degli impiegati La corazzata Kotiomkin è composta da ben diciotto interminabili bobine, quando in realtà La corazzata Potëmkin dura soltanto 75 minuti, meno dei 92 minuti di applausi ricevuti da Fantozzi al termine dell'ultima proiezione. Va notato che non avendo ottenuto i diritti per riprodurre parti dell'opera originale, tutte le scene del capolavoro visibili nel film dovettero essere ricostruite ex-novo.

Dietro le quinte

  • Nell'apparizione a sfondo mistico avuta nei pressi di Agrigento, Fantozzi partorisce un figlio di cui non si sentirà mai più parlare nel proseguo della saga.
  • A differenza del primo film, dove era doppiato da Gianni Marzocch, in questo film l'attore che interpreta Calboni, Giuseppe Anatrelli, parla con la sua voce autentica.

Note

  1. ^ Esiste realmente una razza canina che fu per secoli di proprietà dei Romanov, i borzoi, in gran parte sterminati dopo la Rivoluzione Russa

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