Voce principale: Caldarola.

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Di eccezionale interesse ambientale e paesaggistico oltre che storico e cultarale è il Castello di Pievefavera, nel Comune di Caldarola, le cui colline, coperte di ulivi, scendono gradatemente sul sottostante lago di Caccamo e costituisce l'areale di diffusione prevalente della Cultivar Coroncina, varietà di olivo marchigiana per la produzione di olio di ottima qualità, molto fruttato, amaro e pungente, con sentore di carciofo, di colore verde intenso, ad elevato contenuto in polifenoli e clorofilla e buon rapporto insaturi/saturi. Altre varietà locali accompagnano la Coroncina nei vecchi oliveti, garantendone probabilmente l'impollinazione, dato che la maggior parte delle varietà di olivo è autosterile e necessita di altre varietà intercompatibili. E' presente nel territorio il Piantone di Mogliano detto in questa zona "Oliva Riccia", e in percentuali minori troviamo l'Orbetana (sinonimi "Oliva Sarga", “Bastarda”), l'Oliva grossa di Croce, l'Ascolana Dura, il Moraiolo (sinonimo "Folignata")ma anche Frantoio e Leccino.

Cenni Storici

Nella parte alta del paese, si innalza il castello risalente al XIII secolo, che conserva quasi intatta la struttura muraria con tre cortine e quattro torri. Lungo la sponda meridionale del lago sorge un'area archeologica di epoca romana dove sono presenti strutture di età tardo repubblicana appartenenti alla "pars rustica" di una villa. Nei pressi è situato l'Antiquarium dove sono conservati i materiali archeologici. Nel 1883 alcuni scavi archeologici nella zona di Mercatale (ai piedi dell'attuale paese, sulla riva destra del fiume Chienti) portano alla luce interessanti reperti ed una tomba del periodo romano, elementi preziosi che negli anni, a cominciare dalle prime teorizzazioni del Feliciangeli, avvaloreranno l'esistenza di un antico nucleo romano chiamato Faveria nato alla base dell'attuale sito, come "mansio" lungo il diverticolo dell'antica via Flaminia. In seguito alla caduta dell'Impero Romano, Pievefavera seguì le sorti di tutti quei piccoli centri montani che per continuare a vivere si arroccarono in luoghi impervi, al sicuro di mura castellane. La cellula germinativa del nuovo insediamento fu la pieve; i documenti più antichi nei quali si fa espressamente menzione della "plebs" sono pergamene descrittive delle proprietà dell'Abbadia di Fiastra risalenti al 1170.

Da questo momento la storia di Pievefavera sarà strettamente legata alle vicende del Comune di Camerino che nel periodo compreso tra il XIII sec. e l'inizio del XVI sec. realizzò il più grosso ed efficiente sistema difensivo della Bassa Marca. La posizione strategica di Pievefavera a difesa del confine in direzione sud-est, nonché il suo peculiare rapporto diretto con la famiglia dei Varano che dominò in Camerino per circa tre secoli, l'importanza stessa della pieve in possesso (fino al 1453) dell'unica fonte battesimale della zona, decretarono la superiorità del borgo fortificato rispetto a quelli limitrofi e la sua sopravvivenza nei secoli.

 
Vista del Palazzo Sparapani nel Castello di Pievefavera

Il vincolo strettissimo di Pievefavera con la famiglia titolare della Signoria è testimoniato da diversi documenti; fra i più significativi ricordiamo: 1263 - Guido, Vescovo di Camerino, conferma gli antichi diritti di giurisdizione ecclesiastica e civile di patronato ai nobili Da Varano, 1350 - Gentile II Da Varano vieta agli eredi la vendita o cessione del giuspatronato di Pievefavera, 1403 - Rodolfo, figlio di Gentile ottiene la conferma canonica del diritto esclusivo della famiglia Varano di eleggere e nominare il plebano di Pievefavera. Cosi come l'espansione fortificata è in stretta connessione alla crescita del comune di Camerino, la sua decadenza, o meglio l'arresto della crescita della sua struttura castellare segue il declino della famiglia Da Varano che viene esautorata nel 1434. Camerino dopo un decennio di repubblica e un ritorno dei Da Varano nella figura del Principe Giulio Cesare, nel 1502 è definitivamente conquistato da Cesare Borgia e da Giovanni Borgia governato sino al 1539 anno dell'incameramento del Ducato di Camerino da parte della Sede Apostolica. Questa data si può ritenere conclusiva della fase attiva nella storia delle fortificazioni del territorio camerte; lo Stato della Chiesa infatti, anche per le mutate condizioni storiche/politiche non si avvalse delle potenzialità militari dei nuovi centri annessi che per il loro aspetto fortificato rimasero cristallizzati, per quello che il trascorrere dei secoli ci permette di vedere, ad un'immagine tre-quattrocentesca. La struttura urbana di Pievefavera è giunta praticamente intatta sino ai giorni nostri. Il nucleo centrale di tutto l'insediamento è la Pieve della quale si hanno notizie documentate sin dal XII secolo. Da questo punto situato nella zona più in alto, l'espansione in tre fasi successive segnate dalla costruzione di tre nuove cinte murarie. Un documento datato 1266 attesta l'acquisto di terre per la costruzione a nord delle mura cittadine da parte del pievano Berardo Da Varano, mentre l'ultima cerchia è ascrivibile al XVI secolo. Ancora oggi è perfettamente individuato il percorso principale che dalla porta più in basso, a nord, conduceva alla Pieve attraverso tre porte ovvero tre secoli di storia. Nell'insieme, Pievefavera si presenta fortificata su quasi tutto il perimetro (ad eccezione del lato nord-ovest dove le mura sono state inglobate dal palazzo signorile e in parte demolite) con cortine verticali in pietra calcarea bianca. Cinque torri vigilavano sulle mura cittadine: tre a pianta quadrata di cui due rompitratta e una angolare, due poligonali agli angoli contrapposti secondo uno schema tipico locale.

L’Antiquarium di Pievefavera, Museo Archeologico comunale

 
Graffito su frustolo di ciotola a vernice nera

L’Antiquarium di Pievefavera, riallestito ora in prossimità dell’area archeologica, fu realizzato a metà degli anni Novanta all’interno del torrione sud-est del Castello per soddisfare la duplice esigenza di esporre e di conservare in un luogo sicuro un certo numero di reperti, parte dei quali erano precedentemente situati sul Sagrato della Chiesa. La località detta Faveris (Favera), o villa Faveri, lascia ipotizzare la probabile continuazione di un toponimo di età romana. Il 24 aprile 2008 è stata inaugurata la nuova sede dell'Antiquarium in locali prospicienti l’area musealizzata della villa rustica scavata sulla riva del Lago di Caccamo. Il museo raccoglie importanti reperti rinvenuti nell'area archeologica adiacente alla sede museale, materiali archeologici provenienti dei recuperi occasionali nonché reperti portati in luce dai ripetuti sondaggi condotti dalla Soprintendenza, che testimoniano la presenza umana databile dalla media età repubblicana fino all’età imperiale romana. La maggior parte dei materiali è stata donata da Arnaldo Mazzanti ed è ascrivibile all’età romana. I reperti attualmente esposti sono stati catalogati, restaurati e sistemati in modo da garantire la migliore fruibilità per il pubblico. Il criterio espositivo scelto per il nuovo allestimento consiste nella divisione dei reperti per classi di materiali secondo un ordine diacronico. Nella prima vetrina sono esposte ceramiche a vernice nera in una serie di ciotole di varie dimensioni, alcune delle quali con iscrizioni graffite all’interno o all’esterno del vaso; sei frammenti riportano il nome di un medesimo individuo Stn. Rutilio(s) Somios. Le iscrizioni graffite in lingua latina si caratterizzano per una scrittura datata alla fine del III secolo a.C. e rappresentano i più antichi documenti di scrittura della regione documentando una precoce romanizzazione del territorio legata forse alla presenza di un luogo di culto. Nelle successive vetrine trovano collocazione i reperti in terra sigillata italica, le lucerne, le ceramiche a pareti sottili e quelle di uso comune, i metalli, i vetri e la piccola collezione numismatica con due eccezionali esemplari di monete puniche. L’ultima vetrina accoglie infine una selezione dei reperti provenienti dalla villa rustica portata in luce nel 2004. Si segnalano inoltre una tomba a cappuccina costruita con tegoloni di recupero sporadico, un frammento di una stele funeraria con decorazione a porta e un dolio. Nella torre sud est della cinta muraria del suggestivo borgo medievale di Pievefavera sono conservati elementi architettonici e di arredo di età altomedievale dal territorio.