Partito Repubblicano Italiano

partito politico italiano

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«il PRI è un piccolo partito di massa»

Il Partito Repubblicano Italiano (PRI) è il più antico partito politico italiano (fra quelli ancora esistenti, come data di fondazione ufficiale, ma è il più antico in assoluto se si considerano i movimenti che lo hanno generato, risalendo questi all'Unità d'Italia),[1] essendo l'unico ad aver sempre mantenuto immutati nome, simbolo e, stando all'art. 1 dello statuto[2] anche le basi ideologiche fondanti:

«... che si riconoscono negli insegnamenti della scuola repubblicana, da Giuseppe Mazzini a Carlo Cattaneo, da Ugo La Malfa a Giovanni Spadolini; nelle lotte del Risorgimento e della Resistenza e nello sforzo di realizzazione di una società basata sul rispetto dei diritti individuali, sulla responsabilità civica, sulla democrazia ...»

Ugo La Malfa definì il PRI "partito laico ed unico partito della sinistra non marxista".

Il primo congresso si svolse a Bologna il 12 aprile 1895, ma la data di nascita del partito può essere fatta risalire a prima del 1861 con il "Patto di Fratellanza" e la nascita dell'organo di stampa ufficiale dei Repubblicani italiani: "L'Unità Italiana". Poi con il primo congresso, svoltosi a Parma nel 1866 della "Federazione dei Movimenti Democratici Italiani", che fu il nucleo e la base del PRI.[3]

Attualmente, dal 2001, dopo anni di adesione al centrosinistra, aderisce alla coalizione del centro-destra italiano. Il suo segretario nazionale è Francesco Nucara.

Il PRI è membro del Partito Europeo dei Liberali, Democratici e Riformatori (ELDR) fin dalla sua fondazione e precedentemete all'ELD-LDE, sempre dalla fondazione e fino alla trasformazione di questo in ELDR.

Storia

Il Risorgimento e l'Unità d'Italia

Come il PLI e il Partito Radicale, anche il PRI affonda le proprie radici politiche, culturali, ideali nel Risorgimento, per la precisione nel filone democratico, mazziniano, radicale e rivoluzionario, i cui massimi rappresentanti sono Giuseppe Mazzini, Carlo Cattaneo, Carlo Pisacane e Aurelio Saffi. I repubblicani, in contrapposizione con i moderati, raccolti attorno alla monarchia dei Savoia e al suo braccio e mente politica, Cavour, si opponevano alla guerra regia, ai plebisciti, alle annessioni e alla "piemontesizzazione" dell'Italia, sostenendo invece la necessità di una sollevazione del popolo per conseguire l' Unità, un'Assemblea Costituente, il suffragio universale in luogo di quello ristretto e censitario. Negli anni immediatamente successivi all'Unità, i repubblicani, visto il trionfo e l'egemonia dei moderati, si estraniarono dalla vita politica, predicando l'astensionismo elettorale. Ciò non comportò certo l'inattività politica, anzi: i repubblicani furono in prima fila nel reclamare una soluzione decisa per l'unione all'Italia del Veneto e di Roma, e diedero vita alle prime organizzazioni del movimento dei lavoratori (associazioni operaie, casse mutue, cooperative, scuole popolari). Nel 1871, per iniziativa di Mazzini, venne fondato a Roma il Patto di fratellanza tra le Società operaie. La morte di Mazzini, l'anno seguente, e la propaganda degli Internazionalisti, misero in difficoltà i repubblicani, che tuttavia riuscirono a mantenere un radicamento a livello locale e popolare anche se limitato alla Romagna, alle Marche, all'Umbria, al litorale toscano e al Lazio, che rimarranno sempre le roccaforti repubblicane; i repubblicani pur rimanendo una forza politica culturalmente elitaria, facente riferimento ad una certa parte del ceto medio laico e progressista, in molte parti del paese, come in Romagna, Marche, Toscana, Sicilia ed altre in minor misura, hanno sempre fatto riferimento anche il ceto popolare.

La fine dell'astensionismo e la nascita del Partito Repubblicano Italiano

L'astensionismo elettorale rischiava di isterilire l'azione politica dei repubblicani, così venne deciso, in occasione delle elezioni politiche del 1880, di partecipare, da allora in avanti, alle consultazioni elettorali.

A dimostrazione della composizione sociale e del radicamento repubblicano, tra i deputati vi furono Giovanni Bovio e Napoleone Colajanni, uomini di cultura e quindi rappresentanti della borghesia medio-piccola colta, ma anche l'operaio Valentino Armirotti, cui seguì più tardi un altro operaio, Pietro Giuseppe Zavattari, a testimonianza anche di un certo radicamento nella classe operaia.

Nel 1895 si costituì ufficialmente come forza politica organizzata con strutture permanenti. La fine secolo vede il PRI stipulare alleanze con i socialisti e con i radicali, grazie alle quali conquista il governo di grandi città come Milano, Firenze, Roma, ma ciò non porta alla formazione di un grande partito democratico di sinistra, perché da una parte i socialisti vedono ascendere alla guida del loro partito i massimalisti, incompatibili con le forze laiche e progressiste borghesi, e dall'altra gli stessi repubblicani non possono vantare un radicamento nelle masse (tranne le eccezioni citate) così come i radicali, ed entrambi si mantengono elitari, destinati quindi a rimanere marginali nell'epoca della società di massa.

La decisione inoltre di non partecipare ai governi (fino al 1909) impedì al PRI di dare seguito alle sue enunciazioni programmatiche, in particolare la lotta ai monopoli e il riscatto del Mezzogiorno. Il PRI finì così per lasciarsi coinvolgere nel sistema trasformista giolittiano.

La Prima guerra mondiale e l'avvento del fascismo

Allo scoppio della Prima guerra mondiale il PRI si schierò dalla parte degli interventisti, collocandosi nel filone democratico-irredentista; obiettivo dei repubblicani era correre in aiuto della Francia, patria dei Diritti dell'Uomo, contro gli Imperi centrali (Germania e Austria-Ungheria), visti come gli emblemi dell'autoritarismo e della reazione, nonché per riunire all'Italia Trento e Trieste. Dopo la guerra il PRI ritentò un accordo con le altre forze di sinistra (Convegno di Firenze, 1918), ma fallì perché il PSI era ormai sotto il controllo dei massimalisti. Il fascismo nascente mise subito nel mirino il PRI, che, come gli altri partiti antifascisti, venne messo fuori legge nel 1926. Nel 1921 Pietro Nenni uscì dal PRI per entrare nel PSI.

L'antifascismo e la Resistenza

Molti esponenti e militanti repubblicani vennero arrestati o inviati al confino, altri dovettero recarsi in esilio. Il PRI si impegnò nella lotta antifascista, invitando i suoi aderenti ad entrare nel movimento Giustizia e Libertà. Nel 1927 aderì alla Concentrazione Antifascista. Il PRI fu anche in prima fila durante la guerra civile spagnola (comandante del Battaglione Garibaldi era Randolfo Pacciardi), raccogliendo per primo il celeberrimo appello di Carlo Rosselli "Oggi in Ispagna, domani in Italia!". L'occupazione tedesca della Francia, dove si erano rifugiati numerosi antifascisti, mise in difficoltà i già complicati rapporti tra i vari esponenti del PRI. La lotta contro il nazifascismo vide la partecipazione dei repubblicani, attraverso le proprie formazioni armate, le Brigate Mazzini, ma anche nelle formazioni di Giustizia e Libertà. Alcuni repubblicani manifestarono, perciò, l'intenzione di entrare nel Partito d'Azione, ma prevalse la tendenza a ricostituire il partito, sostenuta dagli esponenti storici Giovanni Conti, Cipriano Facchinetti, Oliviero Zuccarini e Cino Macrelli.

Il PRI ed il Comitato di Liberazione Nazionale

Pur facendo parte dei Comitati di liberazione nazionale (CLN) provinciali delle zone occupate dai nazifascisti per non compromettere l'unità della lotta, il PRI rimase fuori dai governi del CLN, ponendo un'imprescindibile pregiudiziale repubblicana, basata su una condanna senza appello per i Savoia, considerati complici del fascismo, nonché rei di aver sostenuto una condotta vergognosa dopo l'8 settembre, oltre che l'avversione all'istituto monarchico in sé.

L'elezione dell'Assemblea Costituente e il PRI nel governo

Presentatosi all'elezione dell'Assemblea Costituente (1946), il PRI ottenne il 4,4%, confermandosi forte nelle regioni dove tradizionalmente già lo era, di scarso seguito tra le masse egemonizzate dai partiti marxisti e cattolico, ma di grande prestigio, selezionatore di una valida classe dirigente, rappresentante del ceto medio progressista. Caduta la Monarchia, il PRI vedeva soddisfatta la sua pregiudiziale fondamentale ed entrava nel governo formato dai partiti di massa e guidato da Alcide De Gasperi.

Nell'autunno confluisce nel PRI la Concentrazione Democratica Repubblicana guidata da Ugo La Malfa e Ferruccio Parri, usciti dal Partito d'Azione nel febbraio insieme a Oronzo Reale e Michele Cifarelli.

La guerra fredda e il centrismo

Nel settembre 1946, pochi mesi dopo le elezioni per l'Assemblea Costituente, si verifica l'evento che caratterizzerà il PRI per tutti gli anni a venire: l'adesione al partito di Ugo La Malfa, già esponente di spicco del Partito d'Azione.

Al XIX Congresso del 1947 si scontrarono due tendenze, quella del segretario Pacciardi, favorevole ad una collaborazione al governo col PCI, e quella di Conti e Facchinetti, che invece riteneva il PCI responsabile dell'inefficienza del governo e voleva interrompere la collaborazione. Prevalse quest'ultima tendenza e il PRI ritirò i propri ministri dal governo. Ciononostante Pacciardi, confermato segretario, rifiutò l'anticomunismo e la divisione in blocchi della guerra fredda, e non fece entrare il partito nel IV governo De Gasperi che escludeva le sinistre. Ma il radicalizzarsi della politica del PCI in ossequio alle nuove direttive di Mosca, convinse il PRI ad entrare nel governo, cosa che avvenne nel dicembre del 1947.

Le prime elezioni repubblicane del 1948 e l'alleanza di centro

Le elezioni del 1948 vedono quindi il PRI saldamente schierato nel campo della democrazia occidentale a fianco della Democrazia Cristiana, ma anche un cattivo risultato: il 2,5% dei voti. L'alleanza con il centrismo dura fino al 1957, quando i repubblicani ritirano l'appoggio esterno al governo Segni; Randolfo Pacciardi, messo in minoranza, lascia la direzione del partito. Nel 1959 Ugo La Malfa assume la direzione de "La Voce Repubblicana" e nel 1965 diventa segretario del partito.

Anni sessanta e settanta: la guida di Ugo La Malfa

Dai primi anni sessanta il PRI rientra stabilmente nella maggioranza di governo. Tale collaborazione andrà in crisi nel 1974, per dissidi in materia di politica economica. In quell'anno, infatti, La Malfa esce, e con lui il PRI, dalla maggioranza per insanabili divergenze sulla politica economica col ministro del Bilancio. Il politico siciliano era fautore di una gestione rigorosa della finanza pubblica, basata su scelte capaci di privilegiare gli investimenti piuttosto che le spese.

Nei primi mesi del 1979, il capo dello Stato affida a Ugo La Malfa l'incarico di formare il nuovo governo. È la prima volta dal 1948 che un politico non democristiano riceve l'incarico. Il tentativo però non riesce, e il 21 marzo viene varato il quinto governo Andreotti, del quale la Malfa è comunque vicepresidente. Cinque giorni dopo La Malfa muore, colto da un male improvviso. In settembre il Pri elegge Bruno Visentini presidente e Giovanni Spadolini segretario del partito.

Anni ottanta: Spadolini e la nascita del pentapartito

Negli anni ottanta Spadolini prima e il figlio di Ugo, Giorgio La Malfa poi, legano il PRI al pentapartito, che dal 1983 al 1990 governa l'Italia. Il PRI romperà con la maggioranza nel 1991 in merito alla "legge Mammì" sulle telecomunicazioni.

Gli avvenimenti più importanti degli anni ottanta possono esser così riassunti.

Nel giugno 1981 Giovanni Spadolini diventa il primo presidente non DC del Consiglio dei ministri dal 1948. Spadolini assume la direzione de "La Voce Repubblicana". Nel 1983 il PRI raccoglie con Spadolini oltre il 5% dei voti, massimo storico del partito.

Nel luglio 1987, all'indomani delle elezioni politiche del 14 giugno, Giovanni Spadolini viene eletto alla carica di presidente del Senato. Il 12 settembre dello stesso anno il Consiglio nazionale elegge il suo successore: il nuovo segretario politico del PRI è Giorgio La Malfa.

Anni Novanta: Giorgio La Malfa segretario

La Malfa porta i repubblicani all'opposizione, non partecipando al governo Andreotti VII (1991), e facendosi portabandiera della questione morale. Dopo lo scoppio di Tangentopoli lo stesso La Malfa risulterà momentaneamente indagato e lascerà l'incarico di segretario che sarà assunto per qualche mese da Giorgio Bogi. Bogi mira a guidare il partito all'interno di una più ampia coalizione di centrosinistra in Alleanza Democratica, ma la linea non è condivisa da tutto il partito.

Nel gennaio 1994, con La Malfa tornato segretario, il partito sceglie di collocarsi al centro, nella coalizione del Patto per l'Italia di Segni e Martinazzoli. Nella quota maggioritaria però nessun seggio va ai repubblicani, che scelgono di candidare solo nomi nuovi (tra questi Denis Verdini,Giannantonio Mingozzi, Piero Gallina, Mauro Fantini, lo stesso segretario La Malfa non si candida). Nella quota proporzionale il PRI presenta candidati nelle liste del Patto Segni e risulta eletta solo una esponente repubblicana, Carla Mazzuca Poggiolini. L'ipotesi centrista di fatto fallisce. Con la "discesa in campo" di Berlusconi molti ex-repubblicani aderiscono a Forza Italia. Ha inizio una diaspora repubblicana:

Alle elezioni europee del 1994 il PRI si ripresenta col proprio simbolo e raccoglie lo 0,7% dei voti che consentono al segretario La Malfa di entrare nell'europarlamento.

Dal 1995 ad oggi

Nel 1995 il PRI entra nell'Ulivo. Preso atto dell'impossibilità di dar vita a un'alternativa centrista, il partito repubblicano, così come il Partito Popolare Italiano, decide di avvicinarsi alle forze di centrosinistra con l'intento di creare uno schieramento di unità nazionale che sappia affrontare i problemi del paese. Nel frattempo in Parlamento La Malfa riesce a ricostituire una piccola presenza repubblicana: due deputati di origine repubblicana, eletti nelle file dei Progressisti, accettano di tornare nel PRI: si tratta di Luciana Sbarbati e Denis Ugolini. La deputata Carla Mazzuca Poggiolini invece non accetta di lasciare Segni e quindi esce dal partito.

Alle elezioni politiche del 1996, il PRI si presenta quindi nell'alleanza di centrosinistra (nel maggioritario) e con la lista composita Partito Popolare Italiano-Unione Democratica (nella quota proporzionale), sostenendo la candidatura di Romano Prodi a capo del Governo. Due sono i deputati eletti: Luciana Sbarbati e Giorgio La Malfa che subito abbandonano il progetto dell'Unione Democratica di Maccanico (cui aderivano anche Alleanza Democratica e i liberali di Valerio Zanone) e scelgono di andare nel gruppo misto.
Nel corso della legislatura poi i due deputati repubblicani si uniranno al gruppo di Rinnovamento Italiano per poi distaccarsene formando un piccolo gruppo denominato "Federalisti, Liberaldemocratici e Repubblicani" con l'adesione al partito anche del deputato Gian Antonio Mazzocchin.

Nel 1997-98 tra gli esponenti ex-repubblicani che non accettano la scelta di centrosinistra del partito nasce un piccolo movimento guidato da Armando Corona denominato Unità Repubblicana (adotta come simbolo tre foglie di edera, una verde, una bianca e una rossa) che si colloca nel centrodestra. Il movimento nel 1998 aderirà per breve tempo al progetto dell'UDR (Unione Democratica per la Repubblica), ma se ne distaccherà dopo la scelta dell'UDR a favore del Governo D'Alema I, confermando una scelta di centrodestra.

L'ingresso nel centro-destra

A fine legislatura (dopo cinque anni di governi dell'Ulivo a guida Prodi, D'Alema e Amato) il PRI cambia schieramento: il XLII congresso del partito, che si svolge a Bari nel gennaio del 2001, decreta l'adesione alla coalizione di centrodestra, mentre un ingresso ufficiale nella Casa delle Libertà non fu mai formalmente ratificato.

Luciana Sbarbati, in aperta polemica con i vertici del PRI per questa decisione, esce dal partito alla guida di un piccolo gruppo di scissionisti (5% dei voti congressuali) che daranno vita al Movimento Repubblicani Europei, alleato del centrosinistra prima membro della Federazione dell'Ulivo e poi del Partito Democratico.

Alla scissione a sinistra corrisponde però anche un recupero di attrattiva verso destra: in seguito alla scelta di centrodestra riconfluiscono nel PRI gli esponenti del movimento di Unità Repubblicana, tra cui il leader Armando Corona (già Gran Maestro, all'inizio degli anni '80, del Grande Oriente d'Italia, che nel 1982 espulse Licio Gelli dall'Ordine massonico).

La segreteria di Nucara e l'ingresso nel governo

Il 6 ottobre 2001 Giorgio La Malfa, dopo 14 anni, lascia la segreteria del partito per assumerne la presidenza. Il consiglio nazionale del partito elegge come nuovo segretario nazionale Francesco Nucara.

Ad ottobre del 2002 il XLIII Congresso nazionale del partito che si svolge a Fiuggi conferma le scelte del congresso di Bari e la collocazione del partito nell'alleanza della CdL. A giugno del 2003, riprendono le pubblicazioni de "La Voce Repubblicana", sotto la direzione di Francesco Nucara.

Nel maggio 2004 piove una tegola sul partito da parte della magistratura. Il tribunale di Roma, infatti, annulla temporaneamente i risultati del congresso del 2001 per un presunto mancato rispetto dello statuto del partito. Tali risultati, confermati dal successivo congresso di Fiuggi, saranno infine convalidati dal tribunale.

Nell'aprile 2005, a seguito della crisi di governo determinata dalla sconfitta della CdL alle elezioni regionali, il PRI acquista maggiore visibilità nel nuovo esecutivo: La Malfa viene nominato ministro per le Politiche Comunitarie e Nucara vice-ministro per l'Ambiente.

Nell'ottobre 2005, all'indomani dell'approvazione della nuova legge elettorale proporzionale, ci sono alcune frizioni con la coalizione: il PRI contesta alcuni aspetti della normativa (decisa contro il suo avviso) e cala il gelo nei rapporti con gli alleati, in attesa della conferenza programmatica del 3 febbraio 2006, dove interviene lo stesso Berlusconi con un saluto ed il PRI riconferma la sua alleanza con la CdL ed avvia un legame elettorale con Forza Italia.

Intanto, proprio in vista delle nuove elezioni politiche del 2006, il PRI ottiene il riconoscimento dell'esclusività del simbolo dell'edera: il Tribunale di Roma emette un'ordinanza vietando al Movimento Repubblicani Europei e ai Repubblicani Democratici l'uso contemporaneo del simbolo dell'edera e della parola "Repubblicani", che resta diritto esclusivo del PRI.

Il 20 febbraio 2008, il Movimento Repubblicani Europei rinuncia al ricorso contro la sentenza con cui il Tribunale di Roma respingeva la richiesta, fatta dallo stesso Movimento, di annullamento del Congresso di Bari.[4]

Le elezioni politiche del 2006

In occasione delle elezioni del 2006 si crea un rapporto elettorale tra PRI e Forza Italia, che gli garantisce un diritto di rappresentanza parlamentare ospitando candidati repubblicani nelle proprie liste alla Camera dei Deputati. Al Senato, il PRI si presenta in alcune regioni con liste e simbolo propri, ma vi è comunque un candidato nelle liste di FI, il senatore uscente Antonio Del Pennino, nella circoscrizione regionale della Lombardia. Il dato complessivo del partito al Senato è stato di poco superiore ai 45.000 voti pari allo 0,13%. Questo l'andamento della lista nelle regioni in cui è stata presente, in nessuna supera lo sbarramento necessario per eleggere senatori: il risultato maggiore è lo 0,6% registrato in Calabria.

Il PRI elegge i due deputati repubblicani inseriti a fini elettorali nelle liste di FI, il presidente La Malfa e il segretario Nucara, ma anche il senatore Antonio Del Pennino (anch'egli inserito nella lista di FI), dopo la rinuncia all'elezione di Roberto Formigoni (in quanto presidente della Regione Lombardia), il 12 luglio 2006 rientra in Senato poiché era il primo dei non eletti. Si completa così l'elezione dei tre parlamentari repubblicani previsti.

Le dimissioni di La Malfa

Una bufera nel partito si scatena in occasione del referendum costituzionale del giugno 2006, quando Giorgio La Malfa si dissocia dalla delibera della maggioranza della direzione nazionale che dà indicazione (non vincolante) di seguire l'orientamento della Casa delle Libertà di votare "Sì" alla riforma costituzionale. La Malfa è contrario all'approvazione della riforma e presenta le proprie dimissioni da presidente del partito, con queste motivazioni:

«Non sono d'accordo con questa decisione. Avevo ricordato che nel corso dell'esame parlamentare avevamo espresso un motivato parere contrario al testo elaborato, senza nostra partecipazione diretta, dai rappresentanti di Forza Italia, AN, UDC e Lega, e non avevamo, di conseguenza, espresso un voto favorevole a quel testo. Per questo motivo ritenevo e ritengo che non sia possibile per noi modificare quel giudizio. Faccio osservare che la materia costituzionale riveste per il nostro partito -­ che è l'unico fra quelli della Costituente che tuttora vive ­- una rilevanza particolare.»

Va comunque notato che il Partito, pur avendo dato indicazione di voto, aveva lasciato libertà di scelta ai propri iscritti.

A luglio il Consiglio Nazionale del Partito "prende atto" dell'irrevocabilità delle dimissioni di La Malfa dalla carica di Presidente del partito (la carica è prevista solo opzionalmente dallo statuto e pertanto non viene nominato un nuovo presidente), dopo che il segretario Nucara gli aveva scritto una lettera per chiedere di ritirare le proprie dimissioni e dopo che il Consiglio Nazionale unanimemente gli aveva fatto direttamente la stessa richiesta. Nucara in Consiglio Nazionale delinea una nuova linea del partito, sostenendo, tra l'altro, che è "l'ora della tuta":

«Ora è il tempo che qualcuno o molti dismettano gli abiti delle feste quirinalizie e indossino la tuta da lavoro. Il nostro riferimento deve essere la casa comune europea dell'ELDR. Finora abbiamo sottovalutato questa opportunità. Oggi dobbiamo ripartire da lì e trovare con i liberaldemocratici europei un'intesa che ci porti "a pensare europeo" ed a calare nelle nostre teste e in quelle degli italiani un pensare europeo.»

Tale nuova linea si avvicina nettamente (fin quasi a coincidere) alle posizioni espresse da La Malfa e, anche se in maniera minore, a quelle dalla minoranza interna, riaprendo anche le porte ai transfughi.

Patto federativo Repubblicani, Liberali, Riformatori

Il 16 marzo 2007 si forma la componente politica Repubblicani, Liberali, Riformatori nel Gruppo Misto alla Camera dei Deputati. Vi aderiscono i deputati del PRI, Giorgio La Malfa e Francesco Nucara, e Giovanni Ricevuto, eletto in Forza Italia per il Nuovo PSI e attualmente non legato ad alcun partito.

Il 18 marzo è stato stipulato un patto federativo tra il Partito Repubblicano Italiano e il Partito Liberale Italiano nella logica della comune appartenenza al partito liberaldemocratico e riformatore europeo, denominato Eldr. Un comitato interpartitico si assumerà il compito di coordinare iniziative a livello politico e parlamentare e di promuovere liste comuni per le prossime elezioni. Il patto venne poi approvato dai rispettivi imminenti congressi.

Congresso 2007: la riconciliazione interna

Il XLV Congresso, tenutosi a Roma dal 30 marzo al 1º aprile 2007, riconferma i vertici del partito e mantiene una netta e decisa opposizione al governo Prodi, tendente però a esaltare l'autonomia e peculiarità del partito rispetto agli attuali schieramenti bipolari, sancendo quindi anche un allentamento dei rapporti con la CdL. Tra i leader degli altri partiti, di destra e di sinistra, ospiti del Congresso, anche il presidente di Forza Italia, Berlusconi, che il giorno dopo la fine del congresso stesso, invita il segretario del PRI, al vertice della CdL tenutosi ad Arcore. La mozione finale viene approvata all'unanimità, pertanto nel Consiglio Nazionale non esiste più opposizione. Una parte (essenzialmente le sezioni di Ravenna) di "Riscossa repubblicana" (ex opposizione interna) aveva tentato di presentare una mozione alternativa non raggiungendo però il quorum necessario alla presentazione. In un clima di riconciliazione, il segretario Nucara ha dichiarato l'intenzione di cooptare nel Consiglio Nazionale alcuni rappresentanti di quella parte di "Riscossa repubblicana" che si era dichiarata contraria alla mozione finale unica del Congresso. Il Congresso ha anche approvato il "patto federativo" con i liberali.

Elezioni politiche 2008

Per le elezioni del 2008, il PRI ha inserito tre propri candidati nelle liste de Il Popolo della Libertà (come già accaduto nel 2006 con Forza Italia per le elezioni della Camera e in parte del Senato) mantenendo però totale autonomia. Il risultato elettorale ha visto rieletti i due deputati repubblicani uscenti La Malfa e Nucara, mentre Del Pennino, essendo ventunesimo in una lista che ha avuto soltanto diciannove eletti, non viene riconfermato al Senato. All'avvio dei lavori parlamentari, l'on. Nucara si è iscritto al gruppo parlamentare misto, mentre l'on. La Malfa, per ragioni di opportunità concernenti la formazione delle commissioni parlamentari, si è provvisoriamente iscritto al gruppo del PdL. Nel settembre 2008 anche l'on. Giorgio La Malfa si è iscritto al gruppo misto (componente Liberaldemocratici-Repubblicani) uscendo quindi dal gruppo del PdL. Onde evitare equivoci, va sottolineato che entrambi restano iscritti e dirigenti del PRI, il cui statuto vieta l'iscrizione a qualsiasi altro partito.

Il riavvicinamento del Mre

File:28022009(001).jpg
Francesco Nucara con Luciana Sbarbati mentre la senatrice legge il documento comune Pri-Mre, 28 febbraio 2009

All'indomani della modifica della legge elettorale per le elezioni europee, che prevede lo sbarramento al 4%, il Movimento dei Repubblicani Europei, guidato da Luciana Sbarbati, tenta un riavvicinamento al PRI. La conferma di questo riavvicinamento è dato dall'intervista concessa dalla stessa Sbarbati, senatrice col Partito Democratico, a La Voce Repubblicana del 27 febbraio 2009. In questa intervista, la Sbarbati lascia intendere che è giusto tentare una strada indivisibilie sui principi cari sia al MRE sia al PRI dicendo: "Sono convinta che questa 'differenza' può contare moltissimo». La decisione ora spetta al III congresso del Movimento dei Repubblicani Europei che si svolge. Nel corso della prima giornata del congresso del Movimento dei Repubblicani Europei, a Roma tra 28 febbraio e 1 marzo 2009, è presente una delegazione del Partito Repubblicano Italiano. Al termine dell'intervento di saluto del segretario del PRI Francesco Nucara, viene letto un documento comune nel quale i due partiti si impegnano a prendere posizioni comuni nei due rami del Parlamento. Il processo di riunificazione appare avviato. Il congresso del movimento dei Repubblicani Europei, riconfermando segretario nazionale Luciana Sbarbati, decide che la collocazione nel centro sinistra rimane parte fondande ed inscindibile dei "Repubblicani Europei". Tuttavia le elezioni europee del prossimo giugno ed il totale appannaggio della cultura repubblicana nella siuazione politica attuale, pongono ai repubblicani del PRI (iscritti al gruppo misto) quanto ai repubblicani del MRE (iscritti al gruppo del partito democratico) di verifcare le future collaborazioni nello spazio naturale europeo di tutti i repubblicani: la collocazione nel gruppo liberaldemocratico ELDR.

Risultati elettorali

Risultati elettorali
Elezione Parlamento Voti % Seggi
1946


1948


1953


1958


1963


1968


1972


1976


1979


1983


1987


1992


1994


1996


2001


2006


2008
Costituente

Camera
Senato
Senato (con US in alcune regioni)

Camera
Senato

Camera (con PR)
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato (solo in alcune regioni)

Camera
Senato
1.003.007

652.477
594.178
607.792

437.988
262.484

405.574
-

420.419
-

626.567
620.658

954.597
917.989

1.134.936
846.505

1.110.209
1.052.772

1.874.512
1.452.912

1.429.628
1.248.641

1.722.465
1.562.139

nel Patto Segni
nel Patto per l'Italia

nei Popolari per Prodi
nell'Ulivo

in FI
nella CdL

in FI
45.133

nel PdL
nel PdL
4,4

2,5
2,62
2,7

1,6
1,0

1,4
-

1,4
-

2,0
2,2

2,9
3,0

3,0
2,7

3,0
3,4

5,1
4,7

3,7
3,9

4,4
4,7

-
-

-
-

-
-

-
0,1

-
-
23

9
4
4

5
0

8
0

6
0

9
2

15
5

14
6

16
6

29
10

21
8

27
10

8
7

2
2

1
1

2
1

2
0
Risultati elettorali
Elezione Parlamento Voti % Seggi
1979

1984 (con PLI)

1989 (con PLI e Federalisti)

1994

1999 (con FdL)

2004 (con Liberal Sgarbi)
Parl. Europeo

Parl. Europeo

Parl. Europeo

Parl. Europeo

Parl. Europeo

Parl. Europeo
895.558

2.136.075

1.533.053

223.099

168.620

232.799
2,6

6,0

4,4

0,7

0,5

0,7
2

5

4

1

1

0

Governi della Repubblica cui ha preso parte il PRI

Negli anni 1947-53 (Governi De Gasperi IV, V, VI e VII) Quattro ministeri:

  1. Carlo Sforza al Ministero degli Esteri fino al Governo De Gasperi VI. Firma il Trattato di pace con gli alleati e contribuisce all’adesione dell’Italia al Piano Marshall, al Patto Atlantico (4 aprile 1949) e al Consiglio d'Europa (5 maggio 1949). Conduce i negoziati e firma per l'Italia il 18 aprile 1951 il trattato istitutivo della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA).
  2. Giuseppe Facchinetti al Ministero della Difesa nel Governo De Gasperi IV, sostituito da Randolfo Pacciardi nel De Gasperi V.
  3. Ugo La Malfa è Ministro senza portafoglio nel Governo De Gasperi VI e Ministro per il Commercio Estero nel De Gasperi VII.

Nella terza Legislatura (1953-1958) il PRI offre il suo appoggio esterno. Il PRI rientra nel governo quando diventa chiara l'intenzione della DC di rinunciare all'alleanza con la Destra. Rimarrà nella maggioranza per tutti gli anni sessanta.

Ugo La Malfa è Ministro del Bilancio e della programmazione economica. Amintore Fanfani e La Malfa lanciano: a) la nazionalizzazione delle industrie elettriche; b) l'imposta cedolare d'acconto (il repubblicano Bruno Visentini ebbe un ruolo importante nella preparazione tecnica di questa imposta); c) la Commissione della programmazione economica. Infine, per affrontare la questione degli squilibri settoriali e territoriali, Ugo La Malfa propone per primo l'avvio di una "politica dei redditi".

Ugo La Malfa Ministro del Tesoro (fino al 28/02/1974)

Bruno Visentini Ministro delle Finanze e Giovanni Spadolini Ministro dei Beni Culturali e Ambientali (primo della storia)

Ugo La Malfa Vicepresidente del Consiglio e Ministro del Bilancio. Dopo la sua scomparsa (26/3/1979) è sostituito al Bilancio da Bruno Visentini. Giovanni Spadolini Ministro della Pubblica Istruzione (primo non DC della storia repubblicana)

Il primo governo della Repubblica non guidato dalla DC.

Bruno Visentini ministro delle Finanze Giovanni Spadolini Ministro della Difesa

Tre ministeri: Riforme istituzionali, con Antonio Maccanico, Industria, con Adolfo Battaglia, Poste e telecomunicazioni con Oscar Mammì.

Guglielmo Negri sottosegretario alla Presidenza per i rapporti con il parlamento.

Giovanni Marongiu sottosegretario al Ministero delle Finanze.

Francesco Nucara, sottosegretario al Ministero dell'Ambiente.

Giorgio La Malfa, Ministro senza portafoglio alle Politiche comunitarie, e Francesco Nucara, viceministro dell'Ambiente.

Segretari

Congressi

  • I Congresso - Bologna, 1º novembre 1895
  • II Congresso - Firenze, 27-29 maggio 1897
  • III Congresso - Lugano, 8-9 settembre 1899
  • IV Congresso - Firenze-Rifredi, 1-3 novembre 1900
  • V Congresso - Ancona, 19 febbraio 1901
  • VI Congresso - Pisa, 6-8 ottobre 1902
  • VII Congresso - Forlì, 3-5 ottobre 1903
  • VIII Congresso - Genova, 22-24 giugno 1905
  • IX Congresso - Roma, 3-5 maggio 1908
  • X Congresso - Firenze, 9 -11 aprile 1910
  • XI Congresso - Ancona, 18-20 maggio 1912
  • XII Congresso - Bologna, 16-18 maggio 1914
  • XIII Congresso - Roma, 13-15 dicembre 1919
  • XIV Congresso - Ancona, 25-27 settembre 1920
  • XV Congresso - Trieste, 22-25 aprile 1922
  • XVI Congresso - Roma, 16-18 dicembre 1922
  • XVII Congresso - Milano, 9-10 maggio 1925
  • I congressi dell'esilio (senza numerazione):
    • Lione, 30 giugno - 1º luglio 1928
    • Parigi, 29-30 giugno 1929
    • Annemasse, 28-29 marzo 1931
    • St. Louis, 27-28 maggio 1932
    • Parigi, 23-24 aprile 1933
    • Lione, 24-25 marzo 1934
    • Parigi, 3 febbraio 1935
    • Parigi, 11-12 giugno 1938
    • Portsmouth, 9-10 ottobre 1943
  • Congresso clandestino dell'Alta Italia
    • Milano, 5 dicembre 1943
  • XVIII Congresso - Roma, 9-11 febbraio 1946
  • XIX Congresso - Bologna, 17-20 gennaio 1947
  • XX Congresso - Napoli, 16-18 febbraio 1948
  • XXI Congresso - Roma, 5-8 febbraio 1949
  • XXII Congresso - Livorno, 18-21 maggio 1950
  • XXIII Congresso - Bari, 6-8 marzo 1952
  • XXIV Congresso - Firenze, 29 aprile - 2 maggio 1954
  • XXV Congresso - Roma, 16-19 marzo 1956
  • XXVI Congresso - Firenze, 20-23 novembre 1958
  • XXVII Congresso - Bologna, 3-6 marzo 1960
  • XXVIII Congresso - Livorno, 31 maggio - 3 giugno 1962
  • XXIX Congresso - Roma, 25 -29 marzo 1965
  • XXX Congresso - Milano, 7-10 novembre 1968
  • XXXI Congresso - Firenze, 11-14 novembre 1971
  • XXXII Congresso - Genova, 27 febbraio - 2 marzo 1975
  • XXXIII Congresso - Roma, 14 -18 giugno 1978
  • XXXIV Congresso - Roma, 22-25 maggio 1981
  • XXXV Congresso - Milano, 27-30 aprile 1984
  • XXXVI Congresso - Firenze, 22-26 aprile 1987
  • XXXVII Congresso - Rimini, 11-15 maggio 1989
  • XXXVIII Congresso - Carrara, 11-14 novembre 1992
  • XXXIX Congresso - Roma, 4-6 marzo 1995
  • XL Congresso - Roma, 9-11 aprile 1999
  • XLI Congresso - Chianciano, 28-30 gennaio 2000
  • XLII Congresso - Bari, 26-28 gennaio 2001
  • XLIII Congresso - Fiuggi, 25-27 ottobre 2002
  • XLIV Congresso - Fiuggi, 4-6 febbraio 2005
  • XLV Congresso - Roma, 30 marzo - 1º aprile 2007

Bibliografia

  • Giovanni Spadolini, I Repubblicani dopo l'Unità, Le Monnier, Firenze, 1960. BN - 60-3863 (edizione 1980 ISBN 8800855768)
  • Lucio Cecchini, Unitari e federalisti: il pensiero autonomistico repubblicano da Mazzini alla formazione del P.R.I., Bulzoni, Roma, 1974. BN 747920
  • Risposta de' repubblicani a fogli clandestini dei costituzionali, Firenze, 30 maggio 1851. IT\ICCU\CFI\0589524
  • Alberto La Pegna, Il patto di Roma del 13 maggio 1890: programma della democrazia italiana per la 17^ legislatura, Sonzogno, Milano, 1890. BN 1890 8571
  • Claudio Pavone, Le bande insurrezionali della primavera del 1870, in Movimento operaio n. 1-3, pagg. 42-107, 1956.
  • Giuseppe Pomelli, Aspromonte-Mentana, e le Bande Repubblicane in Italia nella primavera del 1870, Casa Editrice Imperia, Milano, 1923. (Prima edizione Como, 1911, BN 1911 4867).
  • Mario Chini, Lettere di Giuseppe Mazzini a Giuseppe Riccioli Romano, Palermo, 1951, Società siciliana per la storia patria. BN 1852 3311 (sulla cospirazione repubblicana in Sicilia tra il 1864 e il 1872).
  • Nello Rosselli, Mazzini e Bakunin: dodici anni di movimento operaio in Italia (1860-1872), Einaudi, Torino, 1967, ISBN 8806004859
  • Luigi Minuti, Il comune artigiano di Firenze della Fratellanza Artigiana d'Italia, Tip. Cooperativa, Firenze, 1911.
  • Enrico Golfieri, I primordi dell'organizzazione operaia in Italia, Arti Grafiche, Ravenna, 1946. BN 1946 3797
  • Michele Vitale, Il pensiero politico di Napoleone Colajanni (1847-1921), tra repubblicanesimo e socialismo, Milano, Università degli studi, 1990.
  • Elisa Signori, Il verde e il rosso: Fernando Schiavetti e gli antifascisti nell'esilio fra repubblicanesimo e socialismo, Le Monnier, Firenze, 1987, ISBN 8800855342
  • Giuseppe Chiostergi nella storia del repubblicanesimo mazziniano italiano: atti del Convegno di studi: Senigallia, settembre 1978, Edizioni di Archivio trimestrale, Roma, 1980. BN 82-9293
  • Luigi Gualtieri, Mazzini, Roma, democrazia: la Repubblica Romana e la genesi del repubblicanesimo italiano attraverso le pagine della rivista "Nuova Antologia" (1900-1950), 1908
  • Enzo Santarelli, Nenni dal repubblicanesimo al socialismo (1908-1921): Contributo ad una biografia, ed. Istituto Gramsci, 1973.
  • Giuseppe Tramarollo, Ideario repubblicano: quindici capitoli sulla storia e le idee del repubblicanesimo italiano, P.A.C.E., Cremona, 1983
  • L'Idealista, I repubblicani e il repubblicanesimo: ricorrendo il 45° anniversario della fondazione del Lucifero, Stab. tipografico cooperativo, Ancona, 1915
  • Paolo Gualdi, Repubblicanesimo e cooperazione a Ravenna: dal patto di fratellanza operaia alla nascita di Acmar 1871-1951, Longo, Ravenna, 2002. ISBN 8880633694
  • Andrea Falco Il repubblicanesimo mazziniano nella lotta per l'unita d'Italia e per la risoluzione del problema sociale, Università di Palermo, 1946.
  • Angela De Benedictis, Contrattualismo e repubblicanesimo in una città d'antico regime: Bologna nello Stato della Chiesa, Estr. da: Materiali per una storia della cultura giuridica Anno 22, 1992.
  • Marco Novarino, L' Italia delle minoranze: massoneria, protestantesimo e repubblicanesimo nell'Italia contemporanea, L'età dell'Acquario, Torino, 2003. ISBN 8871361881
  • Oliviero Zuccarini, Socialismo e repubblicanesimo, tipografia A. Garagnani, Bologna, 1908
  • Pietro Galletto Dal repubblicanesimo risorgimentale alla Repubblica italiana del 1946 G. Battagin, San Zenone degli Ezzelini, 2001. BN 2002-9920.

Note

  1. ^ Giovanni Spadolini, I Repubblicani dopo l'Unità, Le Monnier, Firenze, 1960, pagg. 1-22
  2. ^ Statuto del PRI,
  3. ^ Giovanni Spadolini, I Repubblicani dopo l'Unità, Le Monnier, Firenze, 1960, pag. 1
  4. ^ [1]