Duomo di Como

Cattedrale della diocesi cattolica di Como
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La cupola di Filippo Juvara dall'interno

La costruzione del duomo di Como ebbe inizio nel 1396 nel luogo dove sorgeva l'antica basilica romanica di Santa Maria Maggiore. La costruzione terminò nel 1740 con l'ultimazione della cupola di Filippo Juvara, importante esempio di rococò in Italia. Le dimensioni del Duomo sono: lunghezza 87 metri – larghezza 36 – 56 metri altezza cupola 75 metri. L'interno, a croce latina, ha carattere gotico nelle tre navate su pilastri e rinascimentale nel transetto sormontato dalla cupola. Il duomo custodisce arazzi del XVI e XVII secolo eseguiti a Ferrara, Firenze e Anversa e dipinti cinquecenteschi di Bernardino Luini e di Gaudenzio Ferrari.

La facciata

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Particolare del portale

La facciata del Duomo di Como, realizzata tra il 1447 e il 1498, ci appare oggi perfettamente allineata al Broletto ed alla torre civica (diventata nei secoli campanile del Duomo stesso), ma è questo un aspetto non scontato e quasi singolare, considerando che il Duomo non nasce su di un terreno libero da vincoli e preesistenze, ma sull'area che ospitava l'antica chiesa di Santa Maria Maggiore. Il Broletto viene costruito in quest'area a diretto contatto con la chiesa, non come in altre città, affacciandosi e fronteggiandosi sulla stessa piazza, ma affiancandosi alla chiesa di Santa Maria Maggiore e a quella di San Giacomo sul lato opposto (anticamente lunga quasi il doppio dell'attuale, arrivando così fin quasi ad allinearsi col Broletto). Il Broletto attuale è solo in realtà la facciata di un edificio in origine quadrilatero, che con le due chiese formava un unico complesso. Quando si decide di intervenire sulla chiesa, ampliandola, si iniziano ad impostare i pilastri nella parte dell'altare, mantenendo lo stesso interasse di quelli esistenti, così facendo la facciata si sarebbe venuta a trovare o arretrata rispetto a quella del Broletto, oppure decisamente nel mezzo dell'antistante piazzetta; si decise perciò a quel punto di impostare la facciata allineandosi al Broletto, impostando poi di conseguenza la disposizione interna. Secondo alcuni racconti invece il Broletto era in origine più lungo, impedendo così l'avanzamento della chiesa, durante gli scavi vengono ritrovate alcune fondazioni che si pensano appartenenti alla parte mancante del Broletto, studi più approfonditi hanno permesso di capire come invece in quella posizione si situasse il campanile di Santa Maria Maggiore, poi distrutto per fare posto all'ampliamento della chiesa, le campane furono "provvisoriamente" sistemate sulla torre civica che divenne da quel momento definitivamente il campanile della nuova chiesa.

Nel medioevo scultura, pittura ed altre forme d'arte presenti nelle chiese erano pensate per la preghiera del popolo analfabeta, e dovevano perciò raccontare gli aspetti principali della messa e i racconti del vangelo, la facciata del Duomo di Como è la rappresentazione esterna di questa preghiera che nasce dall'interno della chiesa e si manifesta poi al di fuori. La facciata è organizzata in un modo che "rispecchia" l'organizzazione dello spazio interno a tre navate, e presenta molte analogie sia con la facciata del Duomo di Milano, sia con quella di Sant'Agostino sempre a Como. La facciata, di chiara matrice gotica (un gotico "italiano" che proprio grazie al diffondersi in tutta Europa dell'opera dei Magistri cumacini andrà via via assimilandosi al gotico internazionale), è suddivisa verticalmente da 4 lesene, decorate da serie di sculture, che suddividono una zona centrale e due laterali; la prima presenta il portale d'ingresso, un rosone ed ai suoi lati due finestre dalla forma allungata, le parti laterali presentano ciascuna una porta d'ingresso ed una bifora posta al di sopra. La maggior parte delle sculture presenti sulla facciata sono riconducibili ad Amunzio da Lurago, o alla sua scuola, e sono realizzate in stile gotico, alcune di queste sculture presentano però caratteri propriamente rinascimentali (sono ad esempio più staccate dalla parete e dotate di autonomia dal fondo mentre quelle gotiche formano un tutt'uno con la parete di fondo). Al di sopra del portale sono presenti due tondi all'interno dei quali due sculture rappresentano Adamo ed Eva, al di sopra sono presenti cinque sculture di santi poste all'interno di una sorta di loggia (organizzate come in un polittico) con al centro la Madonna e ai suoi lati S. Giovanni Battista e S. Ilario; al di sopra di queste sculture è presente un altro tondo (anch'esso chiaramente gotico) in cui la scultura di un giovinetto, secondo le convenzioni dell'epoca, rappresenta lo Spirito Santo (questo tipo di rappresentazione fu abolita nel '700 da Papa Benedetto XV); sulla sommità del rosone è posta una piccola edicola in cui una statua rappresenta Dio Padre, al di sopra del rosone sono presenti tre edicole, le due ai lati rappresentano l'arcangelo Gabriele l'una, e la vergine l'altra, mentre quella superiore, al centro (di chiaro stile rinascimentale) rappresenta la resurrezione. Da questa descrizione si nota come la parte centrale della facciata sia strutturata in modo molto preciso: alla base Adamo ed Eva rappresentano l'umanità, mentre salendo s'incontrano i santi e ancora più sopra e, nel punto più alto Dio. Questo tipo di impostazione si rispecchia in quella dell'intera facciata: nella parte più bassa delle lesene sono rappresentati uomini comuni (ad esempio sulla lesena esterna a sinistra è rappresentata una donna, che si è ritenuto essere, erroneamente, Giovanna d'Arco e, a lato un uomo che si è ritenuto essere, anche in questo caso erroneamente, San Giorgio, mentre è semplicemente un capitano di ventura), salendo si incontrano i santi sia sulle lesene sai ai bordi delle finestre nella parte centrale (alcuni chiaramente identificati, altri ancora sconosciuti), salendo lungo la facciata e nell'ideale scala gerarchica, si trova nel punto più alto il "gugliotto" che rappresenta Dio. Parlando della disposizione della facciata è inoltre possibile ritrovare, al centro, la Trinità: lo Spirito Santo rappresentato al di sotto del rosone, questo a sua volta rappresenta Cristo, mentre al di sopra del rosone è rappresentato Dio Padre. Al di sopra del portale e delle porte d'ingresso laterali, sono presenti delle lunette in cui sono rappresentate scene della vita di Maria: al centro sopra il portale è rappresentata l'adorazione dei magi, mentre le altre scene (presenti anche al di sopra delle porte sui lati della chiesa) rappresentano la visita di Maria ad Elisabetta, la presentazione al tempio, la fuga in Egitto; le due edicole sopra il rosone mostrano invece l'annunciazione.

 
Particolare del retro

Operando un altro tipo di lettura è possibile notare come la facciata del Duomo di Como rappresenti idealmente la società dell'epoca, che ha partecipato, in diverso modo alla sua realizzazione: così gli ordini monastici sono rappresentati dalle statue dei santi loro fondatori o confratelli, ed allo stesso modo le diverse corporazioni avevano fatto inserire il loro santo protettore, nella parte bassa invece uomini e donne comuni, di cui si è già parlato, rappresentano il popolo nella sua interezza, accanto ad alcuni simboli che Raffigurano probabilmente le famiglie più importanti della città che avevano evidentemente sovvenzionato la costruzione. Così come in una scena tutta la società comasca dell'epoca è idealmente rappresentata nella facciata del suo Duomo. A proposito dei diversi santi rappresentati è possibile notare alcune particolarità probabilmente non casuali: nella lesena di sinistra, in direzione del lago, è rappresentato S. Cristoforo, protettore dei viaggiatori e, a fianco, con bastone e cappa, San Giacomo, pellegrino e viaggiatore per eccellenza, entrambi rivolti verso del lago. Sulla lesena di destra invece troviamo S. Francesco e, vicino, altri monaci francescani, e no sembra casuale che in quella direzione si trovassero all'epoca alcuni monasteri francescani; lo stesso vale per altri santi fondatori di altri ordini monastici, presenti nella città; dovendo poi riempire tutte le "caselle" che compongono la facciata si è poi tralasciata questa sorta di disposizione simbolica, inserendo i vari santi in modo più casuale (non mancano inoltre un paio di ripetizioni dello stesso santo, su una delle lesene e a lato di una finestra in un caso, e su due diverse lesene nell'altro). Parlando invece ancora di composizione geometrica della facciata, è possibile comprendere perché le due finestre ai lati del portale siano più alte di quelle laterali: se a partire dal rosone si immagina di tracciare un cerchio ad esso concentrico, che passi per il tondo in cui è rappresentato lo Spirito Santo, si ottiene il vertice delle finestre centrali, mentre con un altro cerchio, concentrico ai precedenti, che passi per la sommità dell'edicola più alta si trova il vertice delle finestre laterali, infine con un altro cerchio, sempre concentrico ai precedenti, che passi per la sommità del gugliotto, è possibile individuare la posizione delle due porte d'ingresso laterali. In ultimo, anche la posizione del rosone non risulta casuale all'interno della facciata, è infatti possibile notare come, descrivendo il più grande triangolo contenuto all'interno della facciata, il rosone si trovi nel suo centro.

Restauri

Parlando dei restauri il primo intervento che ha interessato la facciata del Duomo di Como risale al 1933 quando, per correggere lo "strapiombo" della facciata (che rischiava di crollare sulla piazza antistante), si è operato "smontando" le pietre della parte superiore e ricomponendole "a piombo" nella loro esatta posizione. Un ulteriore intervento, nel secondo dopoguerra, ha interessato il gugliotto che, colpito da un fulmine, aveva subito una torsione rimanendo però miracolosamente al suo posto. Più recentemente si è intervenuto per salvaguardare le statue di Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane poste ai lati del portale che, a causa di smog ed altre impurità, rischiavano di essere corrose, si sono perciò posizionate, a protezione delle due statue, due teche di vetro che dopo alcuni anni sono ormai entrate a far parte dell'immagini consolidata della facciata. Altri interventi più recenti hanno infine interessato la sostituzione di alcuni marmi che compongono la facciata, eccessivamente rovinati, si è così inoltre potuto restituire alla facciata stessa una cromia più veritiera, eliminando così la comune convinzione che "le cattedrali erano bianche come i mulini".

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