Gymnogyps californianus

specie di uccello

Il Condor della California (Gymnogyps californianus, G.Shaw, 1797) è un uccello appartente alla famiglia dei Catartidi. È senza dubbio l'uccello da preda di maggiori dimensioni e versa in grave pericolo di estinzione. Di dimensioni simili a quelle del condor delle Ande (Vultur gryphus), il condor della California può raggiungere anche i tre metri di apertura alare ed un tempo occupava una vasta area di diffusione che riguardava tutta la zona costiera pacifica del Nord America dal Canada al Messico, ridotta, nel XIX secolo, alle zone più impervie e montuose.

Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Condor della California

Gymnogyps californianus
Stato di conservazione
Critico
Classificazione scientifica
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseAves
OrdineCiconiiformes
FamigliaCathartidae
GenereGymnogyps

(Lesson, 1842)

SpecieG. californianus
Nomenclatura binomiale
Gymnogyps californianus
(Shaw, 1797)

Evoluzione

Il condor della California è un animale antico. Suoi resti sono stati trovati in diversi depositi fossili risalenti al Pleistocene. Sebbene alcuni studiosi ritengano che tali reperti appartengano a una specie molto simile (e cioè al Gymnogyps amplus) resta il fatto che il Gymnogyps amplus è comunque il diretto progenitore del condor della California dal quale sarebbe derivato verso la fine del Pleistocene. Per secoli comunque ha vissuto con le popolazioni umane delle tribù del Nord America. Numerose ossa ritrovate risalirebbero addirittura a 200.000 anni fa. Molti ritrovamenti sono di epoca più recente, risalendo tra gli 8000 e i 4500 anni fa. Ritrovamenti di Gymnogyps sono stati effettuati in almeno 25 aree negli Stati Uniti e nel Messico. Agli occhi del mondo occidentale questa specie risultò sconosciuta sino al 1797, quando questo magnifico falconiforme fu descritto dal naturalista Shaw. Tra i primi pionieri del West che incontrarono il condor vi furono i due famosi esploratori Lewis e Clark, che lo osservarono nel 1805 lungo il fiume Columbia vicino a Sprague, nello stato di Washington. Le minacce cui fu sottoposto questo autentico simbolo delle montagne costiere nordamericane furono molteplici e tutte dovute, ovviamente, all'inconsulto intervento umano. Al di là della diretta uccisione di diversi individui, molti altri morirono avvelenati dalle esche poste appositamente dai cacciatori per distruggere i predatori delle specie oggetto di caccia; inoltre numerosi episodi di saccheggio dei nidi con distruzione delle uova e le tante attività di disturbo soprattutto nel periodo della riproduzione contribuirono ad aggravare lo stato di questa specie dal ciclo biologico particolarmente delicato e, secondo alcuni studiosi, ormai giunto forse alla fase critica della «vecchiaia» nella sua lunga storia evolutiva.

Biologia

Questo avvoltoio presenta un piumaggio di color nero con riflessi metallici bluastri; sulle ali sono presenti delle barre alari bianche, visibili osservando l'uccello in volo. La testa e il collo sono nudi e di colore arancione rossastro. È presente, alla base del collo, un collare costituito da lunghe e sottili piume scure. Le zampe presentano tarsi e piedi nudi con una colorazione variabile dal grigio all'arancione. Non esiste dimorfismo sessuale sebbene il maschio appaia leggermente più grande della femmina. Gli individui immaturi hanno un piumaggio scuro, privo di riflessi metallici, e acquistano l'abito adulto intorno ai 5-6 anni di vita.

Il condor della California non si riproduce ogni anno, ma ogni due anni: depone un solo uovo e il piccolo nato resta per molti mesi nel nido prima di spiccare il primo volo. Il ciclo riproduttivo lentissimo rende questa specie molto vulnerabile a qualsiasi intervento di disturbo provocato dall'uomo, anche perché se una covata viene abbandonata, la coppia salta la riproduzione anche per quell'anno. Se aggiungiamo a questo quadro il fatto che ogni condor della California raggiunge la maturità sessuale molto tardi (come avviene per tutti gli avvoltoi ed i grandi rapaci), a sei anni, la delicatezza complessiva del ciclo biologico di questa specie appare in tutta la sua completezza.

Conservazione

Mentre per molte tribù indiane il condor della California era considerato una sorta di simbolo dell'immortalità e come tale venerato e rispettato, per l'uomo bianco divenne, almeno fino agli inizi del sec. XX, un animale da cacciare e da distruggere con qualsiasi mezzo.

Dall'ampio areale che lo spettacolare uccello occupava sin dal Pleistocene, con l'intervento diretto ed indiretto dell'uomo la specie andò rapidamente assottigliandosi, facendo temere per il suo futuro già verso la fine del 1800. Sebbene ancora discretamente diffusa ed osservata con una certa regolarità, alla fine del XIX secolo la specie era già ritenuta in declino. Il naturalista James G. Cooper lo definì nel 1890 «un uccello condannato» e nel 1906 il famoso naturalista William Beebe scrisse che la sua fine era vicina e che entro pochi anni il grande volatore poteva scomparire per sempre dalla faccia della terra.

L'ornitologo che cominciò ad occuparsi a tempo pieno di questo uccello fu Carl B. Koford a cui si devono alcuni dei primi censimenti delle rimanenti popolazioni. Il primo censimento effettuato negli anni quaranta del secolo scorso fornì una cifra veramente preoccupante: soltanto una sessantina di esemplari che si riscontravano in un'area di circa 45.000 chilometri quadrati in California, da Santa Barbara lungo la costa Range a San Josè e lungo le zone montane occidentali della Sierra Nevada fino alla parte meridionale della contea di Madera a nord-est di Fresno. Le tre aree di riproduzione superstiti erano costituite dalla zona di Mountain Beartrap ad est di San Luis Obispo, l'area di Sisquoc a nord di Santa Barbara e la zona di Sespe-Piru nelle contee di Ventura e Los Angeles, quest'ultima ritenuta la più importante e consistente. Purtroppo Koford ignorò l'avvistamento quasi contemporaneo di due gruppi di condor, rispettivamente di 85 e 37 esemplari, effettuato nel 1942 dal valente ornitologo Donald McLean, e le stime del California Fish and Wildlife Service, che ipotizzavano l'esistenza di oltre 150 condor. I 60 individui, censiti con precisione negli anni '50, sarebbero allora apparsi, come erano, il segno di un crollo catastrofico e non un dato confortante di stabilità della popolazione.
Koford poi, spalleggiato dalla National Audubon Society, si convinse, sbagliando, che i problemi della specie discendevano esclusivamente da una sua avversione nei confronti dell'uomo. Si giocarono tutte le speranze di sopravvivenza della specie su un costosissimo programma di acquisto di terre per costituirle in santuari. Inoltre, furono posti limiti severi perfino sulle osservazioni, in particolare sull'apposizione di radiocollari. Di conseguenza non si scoprì, fino agli anni '80 inoltrati, che la causa principale del declino dei condor era l'avvelenamento da piombo. Più di altri avvoltoi, infatti, essi sono vittime dell'ingestione di frammenti di pallottole, che trovano nelle carcasse della selvaggina ferita e non recuperata dai cacciatori. Fino dall'inizio degli anni '40, i responsabili dello zoo di San Diego avevano intuito che la sola salvezza della specie sarebbe stata nella riproduzione in cattività. Si prepararono meticolosamente, allevando esemplari del condor delle Ande, dalla biologia molto simile a quella della specie californiana. Nel 1952 lo zoo ottenne un permesso per catturare una coppia, per dare inizio all'esperimento. La National Audubon Society, spalleggiata da Koford, ottenne di far annullare il nulla osta alla cattura.

Già dai primi del 1900 la specie con ogni probabilità nidificava soltanto in California essendo stata distrutta in tutte le altre aree di diffusione. L'ultimo esemplare avvistato in Canada, per esempio, fu osservato nel 1889. Prima dei dati raccolti da Koford negli anni 1939-1947 per conto della National Audubon Society, i naturalisti Joseph Grinnell ed Alden Miller stimarono la popolazione sopravvivente di condor della California intorno al centinaio di individui. La National Audubon Society, una delle maggiori organizzazioni di conservazione della natura degli Stati Uniti, prese la decisione di tenere sotto controllo la specie per valutarne l'andamento della popolazione dal 1961. I primi censimenti furono effettuati sotto la direzione di Alden Miller con la collaborazione di Ian ed Eben McMillan. I dati relativi agli anni 1959-64 furono ancor più drammatici dei precedenti. In 17 anni la popolazione in natura di questa specie era scesa del 30%: gli esemplari stimati erano circa 42. I dati raccolti riguardavano una ventina di individui adulti non nidificanti, otto adulti con nidi attivi e 14 altri soggetti dei quali almeno 10 individui immaturi. Nel 1966 il Dipartimento di Pesca e Fauna Selvatica della California organizzò un censimento che riportò la cifra di almeno 52 individui: il possibile incremento rispetto ai dati del 1963 veniva giustificato a causa di un sistema di analisi differente e a una più completa copertura dell'area occupata dal condor. I dati di Miller e dei McMillan si credette dimostrassero che la perdita più rilevante subita da questa specie riguardava i soggetti uccisi illegalmente: infatti la specie è protetta dalla legge sulle specie minacciate degli Stati Uniti (United States Endagered Species Act), dalla legge della California e dalla Convenzione Internazionale di Washington (CITES).
I successivi censimenti fornirono stime più o meno stabili. I dati pubblicati da S. R. Wilbur, W. D. Carrier, J. C. Borneman e R. W. Mallette fornirono per gli anni tra il 1966 ed il 1971 cifre tra i 50 ed i 60 individui; Wilbur tra gli anni 1972 e 1975 indicò non più di 50 individui, ma dal 1975 il declino si fece più evidente; già intorno al 1977 i censimenti parlavano di una quarantina di individui. Le campagne educative per sensibilizzare la gente alla protezione del condor, gli appositi santuari naturali istituiti per proteggere il condor nel suo ambiente non sembravano sufficienti. Oltre alla caccia e al depredamento dei nidi, la costruzione di strade, della diga di Topatopa ed il sempre più incessante disturbo arrecato al gigante delle montagne hanno peggiorato la situazione.
Intorno al 1980 le Autorità californiane si resero conto che, con i sistemi fino allora adottati, la specie era persa per sempre. Nonostante un'opposizione strenua della National Audubon Society, esse si schierarono con lo zoo di San Diego, cui nel frattempo si era affiancato quello di Los Angeles (e più tardi si affiancheranno il Peregrine Fund di Boise, Idaho e lo zoo dell'Oregon). In un primo tempo ci si limitò a prelevare dai nidi selvatici le uova appena deposte e a farle schiudere in incubatrice. Si tratta di un collaudato sistema per aumentare la produzione di pulcini da parte degli uccelli in genere. Infatti quasi tutte le specie, se perdono una covata prima che i piccoli escano dalle uova, ne depongono altre. Purtroppo anche questo sistema si rivelò insufficiente: i soggetti selvatici continuavano a scomparire. Non essendo muniti di radiocollari, non si sapeva neppure come e perché. Nel 1986, dopo la morte dell'ultima femmina nidificante in natura (che la National Audubon Society affermava di aver sotto pieno controllo), si completò la cattura dei restanti esemplari. Purtroppo, nonostante a quel momento vi fossero 22 condor in cattività, essi rappresentavano soltanto 14 progenitori non geneticamente correlati. Un limite importante che potrebbe, in futuro, creare gravi problemi. Va dato atto all'associazione Audubon California che, sia pure alla distanza di oltre venti anni, nel suo sito la vicenda è raccontata con discreta fedeltà ed implicita autocritica.
La riproduzione in cattività diede da subito risultati eccellenti. Già nel 1991 erano nati oltre 50 esemplari. I primi rilasci furono effettuati nel 1992. La prima nascita in natura, dopo 20 anni, si ebbe nel 2002. Attualmente (gennaio 2009) vi sono 169 esemplari allo stato selvatico e oltre 160 nei centri di riproduzione. Nel 2008 si sono involati dai nidi 7 giovani in California, 2 in Colorado e un piccolo è nato in Baja California (Messico). Scopo del progetto è giungere a non meno di 150 esemplari di cui almeno 15 coppie nidificanti, in ciascuna delle tre aree prescelte (California meridionale, Baja California, Arizona).
Non sono mancati i problemi, alcuni dei quali risolti, altri in corso di soluzione. Gli esemplari che non possono essere allevati dai genitori sono cresciuti cercando che non vengano a contatto con l'uomo: sono nutriti da un pupazzo che imita la testa di un condor adulto. Tuttavia molti di questi presentano comportamenti imperfetti e ora si cerca di utilizzarli solo per la riproduzione e non per i rilasci. In un primo tempo molti esemplari si uccisero posandosi sui fili dell'alta tensione. Ora sono tutti addestrati ad averne paura. Tutte gli esemplari destinati ai rilasci sono educati a temere l'uomo, per evitare che possano mettersi in pericolo avvicinandosi troppo a turisti e cacciatori. Perdura il grave problema dell'avvelenamento da piombo. Si è costretti a catturare tutti i condor selvatici due volte all'anno, per trattarli, se del caso, con un prodotto chelante, che elimina il pericoloso metallo dall'organismo, in poche ore. Ciononostante, qualche esemplare, non recuperato in tempo, va ugualmente perduto. Attualmente (settembre 2008) è entrato in vigore in California un regolamento che vieta le munizioni contenenti piombo in tutti gli areali frequentati dai condor. In Arizona invece lo Stato distribuisce gratuitamente munizioni esenti da piombo.

Bibliografia

  • (EN) BirdLife International 2007, Gymnogyps californianus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  • Fisher, Harvey L. (1944): The skulls of the Cathartid vultures. Condor 46(6): 272-296. PDF fulltext
  • Howard, Hildegarde (1947): A preliminary survey of trends in avian evolution from Pleistocene to recent time. Condor 49(1): 10-13. PDF fulltext
  • Howard, Hildegarde (1962): Bird Remains from a Prehistoric Cave Deposit in Grant County, New Mexico. Condor 64(3): 241-242. PDF fulltext
  • Kiff, L. F.; Peakall, D. B. & Wilbur, S. R. (1979): Recent Changes in California Condor Eggshells. Condor 81(2): 166-172. PDF fulltext
  • Lesson, René-Primevère (1842): [Description of genus Gymnogyps]. L'Echo du monde savant ser. 2 6(44): col. 1037.
  • Miller, Loye (1931): The California Condor in Nevada. Condor 33(1): 32. PDF fulltext
  • Miller, Loye (1960): Condor Remains from Rampart Cave, Arizona. Condor 62(1): 70 PDF fulltext
  • Thacker, Paul D. (2006): Condors are shot full of lead. Environmental Science & Technology 40(19): 5826. HTML fulltext
  • Wetmore, Alexander (1931): The California Condor in New Mexico. Condor 33(2): 76-77. PDF fulltext
  • Wetmore, Alexander (1932): Additional Records of Birds from Cavern Deposits in New Mexico. Condor 34(3): 141-142. PDF fulltext
  • Wetmore, Alexander & Friedmann, Herbert (1938): The California Condor in Texas. Condor 35(1): 37-38 PDF fulltext
  • N. e H. Snyder, The California Condor, Academic Press, 2000


Altri progetti

Collegamenti esterni

  Portale Biologia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Biologia

Template:Link AdQ