Invincibile Armata
L'Invincibile Armata (in spagnolo Armada Invencible) fu la flotta composta da 130 vascelli e 24.000 uomini (20000 soldati e 4000 marinai) approntata dal re di Spagna Filippo II nel 1587 per contrastare la crescente potenza marittimo-commerciale dell'Inghilterra e per porre termine al conflitto (mai dichiarato) che ormai da due anni veniva combattuto con atti di pirateria da entrambe le parti. La guerra anglo-spagnola fra il 1585 ed il 1604, che fu parte della guerra degli ottant'anni, era iniziata nel 1585 con l'invio di truppe inglesi in aiuto dell'Olanda protestante che allora era possedimento della Spagna cattolica.

I presupposti
Il progetto originario del re per l'invasione dell'Inghilterra (che fondeva i piani proposti dal Duca di Parma e dal Marchese di Santa Cruz) era di raccogliere almeno 500 navi a Lisbona e quindi farle navigare in formazione fino al canale della Manica. Una volta arrivate avrebbero dovuto imbarcare nelle Fiandre l’esercito della coalizione che si era creata contro l’odiata Elisabetta I[1] e trasportarlo in Inghilterra dove, sbarcato nelle spiagge del Kent, avrebbe spazzato via senza difficoltà le truppe inglesi per poi marciare su Londra. A comandare queste truppe uno dei Principi e nobili che avevano aderito all’impresa, il Duca di Parma. Però le frequenti incursioni di Sir Francis Drake in Spagna[2], nei Caraibi, e nell'Oceano Atlantico ostacolarono la realizzazione del piano e fu possibile mettere insieme solo 138 navi (galeoni, caracche, pinacce, galee e galeazze). Filippo II poteva rivendicare a se il trono inglese sia per motivi di origine dinastica(per quanto risibili), sia perchè era stato principe consorte della regina Maria I.
L'inizio
L'inizio della “Grande Impresa”, nel 1587, venne rinviato per l'improvvisa morte del Marchese di Santa Cruz comandante dell’Armada. Il secondo tentativo avvenne nel maggio del 1588 ma la flotta venne sorpresa da una bufera e dovette rifugiarsi nel porto di la Coruna per riparare i danni subiti.
Finalmente al terzo tentativo il 28 maggio del 1588 la flotta riuscì a salpare e il 29 luglio l'Armada, comandata dal Duca di Medina-Sedonia (uno dei più grandi nobili spagnoli, era nato nel 1550 ed era relativamente giovane ed inesperto per quel comando), fece il suo ingresso nella Manica. La flotta si muoveva lentamente ed era schierata con una tattica da esercito terrestre: la prima fila era composta dai vascelli da battaglia più potenti, seguita da 4 file di trasporti e dal resto della flotta disposta a scaglioni.
Il primo attacco inglese contro l'Invincibile Armata avvenne il 30 luglio mentre le navi spagnole passavano davanti a Devon. Infatti la flotta inglese, forte di 200 vascelli, ormeggiata a Plymouth[3] contava fra le proprie forze almeno tre navi che oltre ad avere comandanti di valore potevano considerarsi delle vere e proprie macchine da guerra dell’epoca: l'ammiraglia, la Ark Royal da 38 cannoni, comandata da Charles Howard Conte di Effingham, la Revenge da 36 cannoni comandata da Sir Francis Drake e infine la Victory da 44 cannoni comandata da Sir John Hawkins (che come Drake aveva messo le sue attività corsare al servizio della corona).
Gli spagnoli nelle battaglie navali usavano ancora il “vecchio sistema” di abbordare le navi per conquistarle utilizzando i cannoni solo per indebolire il nemico (come nella battaglia di Lepanto del 1571), infatti i loro equipaggi erano molto preparati nei combattimenti corpo a corpo. In questo caso, però, di fronte allo schieramento inglese gli spagnoli dovettero serrarsi in formazione difensiva. Gli inglesi infatti (che avevano navi più piccole e leggere), mentre bombardavano il nemico non gli permisero mai di avvicinarsi abbastanza per lanciare i suoi grappini ed effettuare l’abbordaggio. Le navi inglesi non erano superiori tecnologicamente a quelle spagnole eccetto che per un particolare: l'affusto navale dei cannoni inglesi, che permetteva un fuoco più veloce, preciso, sicuro e disciplinato di quello (di derivazione terrestre) dei cannoni spagnoli. Per molti cannoni spagnoli le operazioni di ricarica dovevano essere eseguite in parte uscendo dall'opera morta ed esponendo un servente al fuoco nemico. Inoltre nelle navi spagnole erano ancora molto diffusi i piccoli cannoni (falconi, falconetti, mignon) con funzione anti-uomo, mentre la marina britannica disponeva soprattutto di cannoni pesanti, con proiettili tra le 18 e le 42 libbre (e forse anche 60). Il volume di fuoco della flotta inglese fu comunque mai inferiore ad una bordata ogni 4 minuti circa, con rare eccezioni di fuoco più veloce. Gli spagnoli invece tiravano molto lentamente, e di solito dopo una salva a segno cercavano di manovrare per andare all'abbordaggio.
Benché continuassero a cannoneggiare il nemico gli inglesi non riuscirono a fare molti danni nelle file della flotta del Duca di Medina-Sedonia (le cui navi si trovavano sopravento) che in questa prima battaglia perse solo due galeoni, uno catturato da Drake e l’altro esploso per un guasto.
Le schermaglie fra le due flotte continuarono fino al 2 agosto giorno in cui l'armada cercò di distruggere con un contrattacco improvviso l'avanguardia inglese comandata da Martin Frobisher che grazie alla marea e ai venti a lui favorevoli riuscì a salvarsi.
Finalmente il 6 agosto l'Armada gettò l'ancora al largo di Calais per imbarcare l'esercito (le truppe di Alessandro Farnese non erano riuscite ad arrivare al punto d’incontro). La notte del 7 agosto però 8 navi incendiarie inglesi vennero lanciate contro l'Armada che, presa alla sprovvista, dovette disperdersi lasciando il tempo agli inglesi di attaccarla.
La battaglia che ne seguì (nota come battaglia delle Gravelines) si combatté a distanza ravvicinata e fu disastrosa per gli spagnoli che persero tre galeoni e furono costretti a ritirarsi nella Manica.
Il fallimento
L'armada spagnola non era stata realmente battuta sul mare, pur avendo subito danni pesanti e perdite dolorose, aveva però perso la speranza di sconfiggere gli inglesi, manovrava ormai a fatica e avrebbe dovuto aprirsi la strada combattendo per raggiungere le coste dei paesi bassi. Decise quindi di desistere dall'impresa e cercò faticosamente di riorganizzarsi. Ormai il tentativo di imbarcare le truppe con la conseguente invasione era fallito così i galeoni spagnoli cercarono di ritornare in patria ma a causa dei venti contrari decisero di puntare verso nord circumnavigando l'Inghilterra evitando l'Irlanda.
Gli inglesi, che fino ad allora avevano seguito i nemici, li lasciarono andare tranquillamente, anche se coscienti che sarebbero ritornati. Il 10 agosto la flotta inglese si avvicinò per cercare di attaccare le navi spagnole rimaste attardate, ma Medina Sidonia riuscì a ricompattare le sue squadre e si preparò a dar nuovamente battaglia, cosa che gli inglesi vollero evitare, e quindi dopo un fiacco scambio di cannonate le due flotte si separarono definitivamente.
Ma un'incredibile serie di tre violentissime tempeste si abbatté sugli spagnoli. La prima li sorprese il 12 agosto, al largo delle Isole Orcadi e sulle Isole Shetland; la seconda il 12 settembre al largo delle coste irlandesi; seguita dopo pochi giorni da una terza al largo delle coste del Connacht (sempre in Irlanda).
Delle 138 navi con 24000 uomini che erano salpate a Lisbona, 45 imbarcazioni e 10000 unità andarono perduti. La grande impresa di Filippo II sfumò e lo stesso re cattolico pensò che Dio proteggeva i protestanti e puniva coloro che credevano in lui.
Grazie a questo importantissimo successo, l'Inghilterra della regina Elisabetta I affermò il proprio predominio sui mari ed inflisse una battuta d'arresto al tentativo spagnolo di egemonia sullo scacchiere europeo. La Spagna continò però la sua guerra navale contro l'Inghilterra, riuscendo anche ad ottenere alcuni importanti successi (come nelle campagne delle isole Azzorre); altre flotte spagnole operarono nella manica nei decenni seguenti.
Note
- ^ Elisabetta I era odiata da tutta l'Europa cattolica, per le sue persecuzioni ai danni dei cattolici, che si era formata contro di lei una coalizione guidata da Filippo II che aveva come obbiettivo la conquista e la conversione di tutta l'Inghilterra. Di questa alleanza facevano parte anche Giovanni de' Medici, Alessandro Farnese, Amedeo di Savoia, Vespasiano Gonzaga Duca di Mantova e il Duca di Parma. L'assassinio di Maria "la sanguinaria" (che dopo tutto era una sovrana "legittima") aveva indispettito le monarchie europee, ma era la politica di sostegno ai ribelli delle fiandre spagnole, oltre che la pirateria incoraggiata dallo stato e l'imperialismo nel nuovo mondo che determinarono l'ostilità di molti nei suoi confronti
- ^ Elisabetta I affidò a Drake 25 vascelli e gli ordinò di attaccare le navi spagnole per rendere difficile la realizzazione dell'imponente flotta. Drake compì incursioni a Cadice, dove sorprese 80 navi spagnole e affondò l'ammiraglia più altre 23 e ne catturò 6; al porto di Sagres, espugnandolo; a Lisbona, dove però fallì l'impresa; e nelle Azzorre. Per oltre un mese Drake impedì a chiunque di navigare nei pressi della Spagna e solo lo scorbuto lo fermò uccidendo più della metà dell'equipaggio della sua nave costringendolo a rientrare alla base nel porto di Plymouth.
- ^ Per l'occasione tutta la popolazione maschile delle città sulla Manica (compresi i cattolici che non volevano essere conquistati da un Re straniero) venne militarizzata e preparata ad affrontare eventuali operazioni di sbarco del nemico.
Bibliografia
- Da “Guerra sui mari” numero 3 “L’Invencible Armada, 1588” © ed. del Prado, Madrid, 2004
- Paolo Cau, “Battaglie”, Giunti Ed., Firenze, 2006
- Philip Gosse, Storia della pirateria, Bologna, Odoya 2008, ISBN 978-88-628-8009-1
- Gorge Kohn C., “Dizionario delle Guerre” Armenia Ed., 1989
- Lorenzo Vincenti, “La vita di Elisabetta I”, A. Peruzzo Ed., Milano, 1986
- Antonio Martelli, La disfatta dell'Invincibile Armada, Bologna 2008.
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