Benedetto Croce
Template:Membro delle istituzioni italiane Template:Membro delle istituzioni italiane Template:Membro delle istituzioni italiane Benedetto Croce (Pescasseroli, 25 febbraio 1866 – Napoli, 20 novembre 1952) è stato un filosofo, storico, scrittore e politico italiano, principale ideologo del liberalismo novecentesco italiano e "rifondatore" del Partito Liberale. Con Giovanni Gentile - dal quale lo separava la concezione filosofica e la posizione politica nei confronti del fascismo - è considerato un importante protagonista della cultura italiana ed europea della prima metà del XX secolo.
Biografia
Nacque a Pescasseroli, in Abruzzo, da un'agiata famiglia abruzzese trapiantatasi a Napoli e crebbe in un ambiente profondamente cattolico. Ancora adolescente, però, si distaccò dal cattolicesimo e per tutta la vita non si riaccostò più alla religiosità tradizionale.
Il terremoto di Casamicciola
Perse i genitori, Pasquale e Luisa Sipari, e la sorella Maria durante il terremoto di Casamicciola del 28 luglio 1883 mentre vi si trovava in vacanza con la famiglia, nell'isola di Ischia.
Un terremoto disastroso durato appena 90 secondi - e rimasto come esempio terribile di distruzione nel modo di dire delle popolazioni coinvolte - dove lo stesso Benedetto rimase «sepolto per parecchie ore sotto le macerie e fracassato in più parti del corpo.» [1]
In seguito a questo tragico episodio fu affidato alla tutela dello zio Silvio Spaventa, fratello del filosofo Bertrando Spaventa, che mise da parte dissapori che aveva con la famiglia Croce e lo accolse nella casa romana dove Benedetto visse fino alla maggiore età.
Primi contatti con gli intellettuali
Nel circolo culturale nella casa dello zio Silvio, Croce ebbe modo di frequentare importanti uomini politici ed intellettuali tra cui Labriola che lo inizierà al marxismo.
Pur essendo iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Napoli Croce frequentò le lezioni di filosofia morale a Roma tenute dal Labriola. Non terminò mai i suoi studi universitari, ma si appassionò a studi eruditi e filosofici, trascurando il pensiero hegeliano, di cui criticava la forma incomprensibile.
Il ritorno a Napoli
Lasciata la Roma troppo accesa di passioni politiche, Croce nel 1886 tornò a Napoli, dove acquistò, per abitarvi, la casa dove aveva trascorso la sua vita Giambattista Vico, il filosofo napoletano amato da Croce per la concezione filosofica anticipatrice, per certi aspetti, della sua.
Compì numerosi viaggi in Spagna, Germania, Francia ed Inghilterra mentre nella sua formazione culturale cresceva l'interesse per gli studi storici e letterari, in particolare per la poesia di Giosuè Carducci, e per le opere di Francesco De Sanctis.
Nel 1895, attraverso Antonio Labriola con cui era rimasto in contatto, si interessò al marxismo, di cui però criticava come astorica la visione che dava del capitalismo. Da Marx risalì alla filosofia hegeliana che cominciò ad apprezzare e ad approfondire.
La fondazione de La critica e la vita politica
Nel gennaio del 1903 uscì il primo numero della rivista La critica, stampata a sue spese fino al 1906, allorché subentrò l'editore Laterza.
Venne nominato per censo senatore nel 1910 e dal 1920 al 1921 fu ministro della Pubblica Istruzione nel 5° e ultimo governo Giolitti. Elaborò una riforma della pubblica istruzione che fu poi ripresa ed attuata da Giovanni Gentile.
La rottura con il fascismo
Ruppe definitivamente col fascismo, dopo il delitto Matteotti. Nello stesso anno interruppe la sua amicizia con Giovanni Gentile, il quale già dal 1903 collaborava con la sua rivista "La critica", per discrepanze filosofiche e politiche.
Gentile, con la pubblicazione del Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925, si era schierato definitivamente dalla parte del fascismo.
Croce rispose aderendo all'invito di Giovanni Amendola, pubblicando a sua volta su Il Mondo il 1 maggio 1925, il Manifesto degli intellettuali antifascisti nel quale veniva denunciata la violenza e la soppressione della libertà di stampa da parte del regime.
Il disaccordo con la cultura cattolica
Il rapporto di Croce con la cultura cattolica variò nel corso del tempo. Agli inizi del '900 i filosofi idealistici, come Croce e Gentile, avevano esercitato assieme alla cultura cattolica una comune critica al positivismo ottocentesco.
Alla fine degli anni '20 vi era stato un progressivo allontanamento della cultura laica e idealistica rispetto alla cultura cattolica.
L'11 febbraio 1929 la Chiesa con i Patti Lateranensi aveva ormai raggiunto un rapporto equilibrato con le istituzioni statali italiane distaccandosi quindi dalle posizioni politiche antifasciste dell'idealismo crociano.
Croce fu contrario al Concordato e dichiarò apertamente in Senato che «accanto o di fronte ad uomini che stimano Parigi valer bene una messa, sono altri per i quali l’ascoltare o no una messa è cosa che vale infinitamente più di Parigi, perché è affare di coscienza.»
Mussolini gli rispose dichiarando Croce «un imboscato della storia», accusando il filosofo di passatismo e di viltà di fronte al progresso storico.
Quando Croce scriverà la "Storia d'Europa nel secolo decimonono", il Vaticano criticherà aspramente Croce che difendeva le filosofie esaltanti una religione della libertà senza Dio.
Dapprima il Sant'Uffizio pose all'indice nel 1932 questo libro, e non raggiungendo negli anni successivi una qualche riconciliazione con Croce, giunse nel 1934 alla messa all'indice di tutta l'opera omnia.
Il fascismo "malattia morale"
Dopo un breve appoggio al movimento antifascista Alleanza Nazionale (1930), si allontanò quindi dalla vita politica[2], continuando peraltro ad esprimere liberamente le sue idee politiche, senza che il regime fascista lo censurasse.
In effetti il fascismo riteneva Croce un avversario poco temibile, sostenitore com'era di un fascismo inteso come "malattia morale" inevitabilmente superata dal progresso della storia.
Inoltre la fama di Croce presso l'opinione pubblica europea lo proteggeva da interventi oppressivi da parte del regime.
Nel 1938 il regime varò la legislazione antisemita. Il governo inviò a tutti i professori universitari un questionario da compilare ai fini della classificazione "razziale". Tutti gli interpellati risposero.
L'unico intellettuale non ebreo che rifiutò di compilare il questionario fu Croce. Il filosofo, invece di restituire compilata la scheda, inviò una lettera al presidente dell'Istituto Veneto di Scienze, in cui scrisse sarcasticamente:
Il rientro nella vita politica
Dopo la caduta del regime Croce rientrò in politica, accettando la nomina a presidente del Partito Liberale.
Durante la Resistenza cercò di mediare tra i vari partiti antifascisti.
Nel 1944 fu Ministro senza portafoglio nel secondo governo Badoglio.
Subito dopo la liberazione di Roma (giugno 1944) entrò a far parte del secondo governo Bonomi, sempre come ministro senza portafoglio, ma diede le dimissioni qualche mese dopo, il 27 luglio.
Al referendum sulla forma dello Stato (2 giugno 1946) votò per la monarchia, inducendo tuttavia il Partito Liberale (di cui rimane presidente fino al 30 novembre 1947) a non schierarsi, per far sì che prevalesse sulla questione piena ed effettiva libertà di scelta, e dichiarando in seguito: «il buon senso fece considerare a quei milioni di votanti favorevoli alla monarchia, che, se anche essi avessero riportato la maggioranza legale, una monarchia con debole maggioranza non avrebbe avuto il prestigio e l'autorità necessaria, e perciò meglio valeva accettare la forma nuova della Repubblica e procurar di farla vivere nel miglior modo, apportandovi lealmente il contributo delle proprie forze.»[3]. Tale del resto era stata l'indicazione lasciata ai monarchici da Umberto II.
Eletto all'Assemblea Costituente, non accettò la proposta di essere candidato a presidente provvisorio della Repubblica, così come avrebbe in seguito rifiutato la proposta, avanzata da Luigi Einaudi, di nomina a senatore a vita.
Nel 1946 fondò a Napoli l'Istituto Italiano per gli Studi Storici destinando per la sede un appartamento di sua proprietà, accanto alla propria abitazione e biblioteca, nel Palazzo Filomarino.
Per un ictus cerebrale, sopravvenuto nel 1949, semiparalizzato si ritirò in casa continuando a studiare: morì seduto in poltrona nella sua biblioteca il 20 novembre 1952.
La sua opera
L'opera di Croce può essere suddivisa in tre periodi: quello degli studi storici, letterari e il dialogo con il marxismo, quello della maturità e delle opere filosofiche sistematiche e quello dell'approfondimento teorico e revisione della filosofia dello spirito in chiave storicista.
Parallelamente allo studio del marxismo, Croce approfondisce anche quello di Hegel; secondo entrambi la realtà si dà come spirito che continuamente si determina e, in un certo senso, si produce. Lo spirito è quindi la forza animatrice della realtà, che si auto-organizza dinamicamente divenendo storia secondo un processo razionale. Da Hegel egli recupera soprattutto il carattere razionalistico e dialettico in sede gnoseologica: la conoscenza si produrrebbe allora attraverso processi di mediazione dal particolare all'universale, dal concreto all'astratto, per cui Croce afferma che la conoscenza è data dal giudizio storico, nel quale universale e particolare si fondono recuperando la sintesi a priori di Kant e lo storicismo di Giambattista Vico, suo altro filosofo di riferimento.
Tuttavia egli critica Hegel, poiché secondo lui il filosofo ha concepito la dialettica in modo riduttivo, ovvero semplicemente come dialettica degli opposti, mentre secondo Croce sussiste anche una logica dei distinti, ovvero il fatto che certi atti ed eventi vadano sempre considerati appunto distinti rispetto ad altri ordini di atti ed eventi. Elabora, quindi, un vero e proprio sistema, da lui denominato la filosofia dello spirito .
Qui la realtà in quanto attività (ovvero produzione dello spirito o della storia) è articolata in quattro forme fondamentali, suddivise per modo (teoretico o pratico) e grado (particolare o universale): estetica (teoretica - particolare), logica (teoretica - universale), economia (pratica - particolare), etica (pratica - universale). La relazione tra queste quattro forme opera la suddetta logica dei distinti, mentre all'interno di ognuna di esse si ha la dialettica degli opposti.
La prima parte del sistema la ritroviamo in opere come Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale (1902), Breviario di estetica (1912) e Aesthetica in nuce (1928)[4]. L'estetica, dal significato originario del termine aisthesis (sensazione), si configura in primo luogo come attività teoretica relativa al sensibile, si riferisce alle rappresentazioni ed alle intuizioni che noi abbiamo della realtà.
Come conoscenza del particolare l'intuizione estetica è la prima forma della vita dello Spirito. Prima logicamente e non cronologicamente poiché tutte le forme sono presenti insieme nello Spirito.
L'arte, come aspetto dell'Estetica, è una forma della vita spirituale che consiste nella conoscenza, intuizione del particolare che
- come forma dello Spirito, come creatività non è sensazione, conoscenza sensibile che è un aspetto passivo dello Spirito rispetto ad una materia oscura e ad esso estranea;
- come conoscenza (prima forma dell'attività teoretica) non ha a che fare con la vita pratica. Bisogna quindi respingere tutte le estetiche che abbiano fini edonistici, sentimentali e moralistici; quale espressione di un valore autonomo dello spirito, l'arte non può né deve essere giudicata secondo criteri di verità, moralità o godimento;
- come intuizione pura va distinta dal concetto che è conoscenza dell'universale: compito proprio della filosofia.[5]
L'arte può essere definita quindi come intuizione-espressione, due termini inscindibili per cui non è possibile intuire senza esprimere ne è possibile espressione senza intuizione. Ciò che l'artista intuisce è la stessa immagine (pittorica, letteraria, musicale ecc.) che egli per ispirazione crea da una considerazione del reale, nel senso che l'opera artistica è l'unità indifferenziata della percezione del reale e della semplice immagine del possibile.
La distinzione tra arte e non arte risiede nel grado di intensità dell'intuizione-espressione.Tutti noi intuiamo ed esprimiamo: ma l'artista è tale perché ha un'intuizione più forte, ricca e profonda a cui sa far corrispondere un'espressione adeguata. Coloro che sostengono di essere artisti potenziali poiché hanno delle intense intuizioni ma che non sono capaci di tradurre in espressioni, non si rendono conto che in realtà non hanno alcuna intuizione poiché se la possedessero veramente essa si tradurrebbe in espressione.
L'arte non è aggiunta di una forma ad un contenuto ma espressione, che non vuol dire comunicare, estrinsecare, ma è un fatto spirituale, interiore come l'atto inscindibile da questa che è l'intuizione.
Nell'estetica dobbiamo far rientrare anche quella forma dell'espressione che è il linguaggio che nella sua natura spirituale fa tutt'uno con la poesia. L'estetica quindi come una "linguistica in generale".
Della logica, Croce tratta essenzialmente in Logica come scienza del concetto puro del 1905; essa corrisponde al momento in cui l'attività teoretica non è più affidata alla sola intuizione (all'ambito estetico), ma partecipa dell'elemento razionale, che attinge dalla sfera dell'universale. Il punto di arrivo di questa attività è l'elaborazione del concetto puro, universale e concreto.
Il concetto puro esprime la verità universale di una determinazione, mentre i concetti scientifici non sono veri e propri concetti puri ma degli pseudoconcetti, falsi concetti, degli strumenti pratici di costituzione fittizia. La logica crociana è anche storica, nella misura in cui essa deve analizzare la genesi e lo sviluppo (storico) degli oggetti di cui si occupa.
Il termine logica in Benedetto Croce assume quindi un significato più vicino al termine dialettica ovvero ricerca storiografica. In genere, la Logica di Croce è lontana da crieri scientifico-razionali, e si ispira ai metodi dell' immaginazione artistica e dell' eleganza estetico-letteraria, nei quali il filosofo raggiunge risultati eccellenti.
Filosofia della pratica
Economia ed etica vengono trattate in Filosofia della pratica, Economica ed etica del 1909. Croce dà molto rilievo alla volizione individuale che è poi l'economia, avendo egli un forte senso della realtà e delle pulsioni che regolano la vita umana. L'utile, che è razionale, non sempre è identico a quello degli altri: nascono allora degli utili sociali che organizzano la vita degli individui.
Il diritto, nascendo in questo modo, è in un certo qual senso amorale, poiché i suoi obiettivi non coincidono con quelli della morale vera e propria. Egualmente autonoma è la sfera politica, che è intesa come luogo di incontro / scontro tra interessi differenti, ovvero essenzialmente conflitto, quello stesso conflitto che caratterizza il vivere in generale.
Croce critica anche l'idea di Stato elaborata da Hegel: lo stato non ha nessun valore filosofico e morale, è semplicemente l'aggregazione di individui in cui si organizzano relazioni giuridiche e politiche.
L'etica è poi concepita come l'espressione della volizione universale, propria dello spirito; non vi è un'etica naturale o un'etica formale, e dunque non vi sono contenuti eterni propri dell'etica, ma semplicemente essa è l'attuazione dello spirito, che manifesta in modo razionale atti e comportamenti particolari. Questo avviene sempre in quell'orizzonte di continuo miglioramento umano.
Teoria e storia della storiografia
La storia e lo spirito: lo storicismo assoluto
La teoria di Croce, lo abbiamo visto, è fortemente storicista, come si evince anche da Teoria e storia della storiografia (1917). Per ciò, se volessimo riassumere con una formula la filosofia di Croce, questa sarebbe storicismo assoluto, ossia la convinzione che tutto è storia, affermando che tutta la realtà è spirito e che questo si dispiega nella sua interezza all'interno della storia. La storia non è dunque una sequela capricciosa di eventi, ma l'attuazione della Ragione.
La conoscenza storica ci illumina a proposito delle genesi dei fatti, è una comprensione dei fatti che li giustifica con il suo dispiegarsi. Si delinea in quest'ottica il compito dello storico: egli, partendo dalle fonti storiche (documenti), deve superare ogni forma di emotività nei confronti dell'oggetto studiato e presentarlo come in forma di conoscenza. In questo modo la storia perde la sua passionalità e diviene visione logica della realtà. Quanto appena affermato si può evincere dalla celebre frase "la storia non è giustiziera, ma giustificatrice". Con questo afferma che lo storico non giudica e non fa riferimento al bene o al male. Quest'ultimo delinea inoltre come la storia abbia anche un preciso orizzonte gnoseologico, poiché in primo luogo è conoscenza, e conoscenza contemporanea, ovvero la storia non è passata, ma viva in quanto il suo studio è motivato da interessi del presente.
La storiografia è in seconda istanza utile per comprendere l'intima razionalità del processo dello spirito, e in terzo luogo essa è conoscenza non astratta ma di fatti ed esperienze ben precise.
Croce critica gli illuministi e in generale chiunque vorrebbe individuare degli assoluti che regolano la storia o la trascendono: la realtà è storia, nella sua totalità, la storia è la vita stessa, che si svolge autonomamente secondo i propri ritmi e le proprie ragioni. Essa è un cammino progressivo, ma questa non deve essere una certezza su cui adagiarsi: questa consapevolezza deve essere confermata da un impegno costante degli uomini, ed i risultati non sono mai scontati né prevedibili. La storia diviene allora anche storia di libertà, dei modi in cui l'uomo promuove e realizza al meglio la propria esistenza. La libertà si traduce, sul piano politico, in liberalismo: una sorta di religione della libertà o di metodo interpretativo della storia e di orientamento dell'azione, che è imprescindibile nel processo del progresso storico-politico, come si evince dal volume del 1938 La storia come pensiero e come azione.
Note
- ^ Biografia di B. Croce
- ^ «La più efficace difesa della civiltà e della cultura... si è avuta in Italia, per opera di Benedetto Croce. Se da noi solo una frazione della classe colta ha capitolato di fronte al nemico... a differenza di quel che è avvenuto in Germania, moltissimo è dovuto al Croce.»
- ^ Giuseppe Mazzini (1948), poi in Scritti e discorsi politici, II, Bari, Laterza, 1963, p. 451; sulle caratteristiche "affettive" del pronunciamento di Croce al referendum, vedi Fulvio Tessitore, Il percorso psicologico di Croce dalla monarchia alla repubblica attraverso i "Taccuini di lavoro", in Benedetto Croce e la nascita della Repubblica. Atti del convegno tenutosi presso il Senato della Repubblica il 20 novembre 2002, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2003, pp. 57-66
- ^ In opposizione al positivismo che voleva riportare la storia ad una forma della scienza, Croce si era interessato dell'estetica nella quale avrebbe dovuto essere compresa la storia (cfr."La storia sotto il concetto generale dell'arte" , Bari 1919.) In seguito modificò questa iniziale teoria stabilendo per la storia un nesso con la filosofia.
- ^ Per questo motivo Croce della Divina Commedia di Dante apprezza la prima cantica dell'Inferno in quanto risultato di una forte e sentita intuizione-espressione, mentre apprezza meno la cantica del Paradiso dove Dante mescolerebbe poesia e filosofia
Opere
Le opere di Benedetto Croce spaziano dalla filosofia, alla storia, all'aneddotica, alla critica letteraria e all'erudizione storica. Qui si indicano le più importanti. Per un elenco completo vedi [1].
Filosofia dello Spirito
- I. Estetica come scienza dell'espressione e linguistica generale
- II. Logica come scienza del concetto puro
- III. Filosofia della pratica. Economica ed Etica
- IV. Teoria e storia della storiografia
Saggi filosofici
- I. Problemi di estetica e contributi alla storia dell'estetica italiana
- II. La filosofia di Giambattista Vico
- III. Saggio sullo Hegel seguìto da altri scritti di storia della filosofia
- IV. Materialismo storico ed economia marxistica
- V. Nuovi saggi di estetica
- VI. Etica e politica
- VII. Ultimi saggi
- VIII. La poesia. Introduzione alla critica e storia della poesia e della letteratura
- IX. La storia come pensiero e come azione
- X. Il carattere della filosofia moderna
- XI. Discorsi di varia filosofia (2 voll.)
- XII. Filosofia e storiografia
- XIII. Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici
Scritti di Storia letteraria e politica
- I. Saggi sulla letteratura italiana del Seicento
- II. La rivoluzione napoletana del 1799
- III. La letteratura della nuova Italia (6 voll.)
- IV. I teatri di Napoli dal Rinascimento alla fine del secolo decimottavo
- V. La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza
- VI. Conversazioni critiche
- VII. Storie e leggende napoletane
- VIII. Goethe
- IX. Una famiglia di patrioti ed altri saggi storici e critici
- X. Ariosto, Shakespeare e Corneille
- XI. Storia della storiografia italiana nel secolo decimonono (2 voll.)
- XII. La poesia di Dante
- XIII. Poesia e non poesia
- XIV. Storia del Regno di Napoli
- XV. Uomini e cose della vecchia Italia
- XVI. Storia d'Italia dal 1871 al 1915
- XVII. Storia dell'età barocca in Italia
- XVIII. Nuovi saggi sulla letteratura italiana del Seicento
- XIX. Storia d'Europa nel secolo decimonono
- XX. Poesia popolare e poesia d'arte
- XXI. Varietà di storia letteraria e civile
- XXII. Vite di avventure, di fede e di passione
- XXIII. Poesia antica e moderna
- XXIV. Poeti e scrittori del pieno e del tardo Rinascimento
- XXV. La letteratura italiana del Settecento
- XXVI. Letture di poeti e riflessioni sulla teoria e la critica della poesia
- XXVII. Aneddoti di varia letteratura
Scritti vari
- I. Primi saggi
- II. Cultura e vita morale
- III. L'Italia dal 1914 al 1918. Pagine sulla guerra
- IV. Pagine sparse (3 voll.)
- V. Nuove pagine sparse (2 voll.)
- VI. Terze pagine sparse (2 voll.)
- VII. Scritti e discorsi politici (2 voll.)
- VIII. Carteggio Croce-Vossler (1899-1949)
Edizione nazionale
La casa editrice Bibliopolis ha in corso di pubblicazione l'edizione nazionale delle opere di Benedetto Croce, promossa con Decreto del Presidente della Repubblica del 14 agosto 1989.
Bibliografia
- Gennaro Sasso, Benedetto Croce: la ricerca della dialettica, Napoli, Morano, 1975
- Nicola Badaloni, Carlo Muscetta, Labriola, Croce, Gentile, LIL, Roma-Bari, Laterza, 1978 (in part. di Muscetta: La versatile precocità giovanile di Benedetto Croce. Profilo della sua lunga operosità, Critica e metodologia letteraria di Croce, Croce scrittore: multiforme unità della sua prosa).
- Gennaro Sasso, Per invigilare me stesso : i taccuini di lavoro di Benedetto Croce, Bologna, Il Mulino, 1989
- Marcello Mustè, Benedetto Croce, Napoli, Morano, 1990.
- Fausto Nicolini, Benedetto Croce, Utet, Torino 1962
- Giuseppe Galasso, Croce e lo spirito del suo tempo, Milano, Il saggiatore, 1990
- Toni Iermano, "Lo scrittoio di Croce con scritti inediti e rari", Napoli. Fiorentino, 1992.
- Gennaro Sasso, Benedetto Croce, Napoli, Bibliopolis, 1994
- Giovanni Sartori, Studi crociani, Bologna, Il mulino, 1997
- Pier Vincenzo Mengaldo, Benedetto Croce in Profili critici del Novecento, Torino, Bollati Boringhieri, 1998.
- Karl Egon Lönne, Benedetto Croce: Vermittler zwischen deutschem und italienischem Geistesleben, Tübingen: Francke, 2002.
- Ernesto Paolozzi, L'estetica di Benedetto Croce, Napoli: Guida, 2002.
- A.A.V.V., Croce filosofo. Atti del convegno internazionale di studi in occasione del 50° anniversario della morte: Napoli-Messina 26-30 novembre 2002, Soveria Mannelli, Rubettino, 2003.
- Fabio Fernando Rizi, Benedetto Croce and Italian fascism, Toronto, University of Toronto Press, 2003.
- Manfred Thiel, Benedetto Croce: Italien am Vorabend des Faschismus ; eine analytische Darstellung, Heidelberg: Elpis-Verlag, 2003.
- Carmelo Tramontana, La religione del confine. Benedeto Croce e Giovanni Gentile lettori di Dante, Napoli, Liguori, 2004
- Sarah Dessi Schmid, Ernst Cassirer und Benedetto Croce, Tübingen: Francke, 2005.
- Giuseppe Gembillo, Benedetto Croce filosofo della complessità, Soveria Mannelli: Rubbettino, 2006.
- Maria Panetta, Croce editore, Edizione Nazionale delle Opere di Benedetto Croce, 2 voll., Napoli, Bibliopolis, 2006.
- Andrea Manganaro, La storia e le storie. Benedetto Croce narratore, in Significati della letteratura, Caltanissetta-Roma, Sciascia editore, 2007.
- Verucci Guido, Idealisti all'indice. Croce, Gentile e la condanna del Sant'Uffizio, Laterza 2006
- Marcello Mustè, La filosofia dell'idealismo italiano, Carocci, Roma 2008
Voci correlate
- Istituto Italiano per gli Studi Storici
- Fondazione Biblioteca Benedetto Croce
- Lettera aperta a Benedetto Croce, ed. G. Pedone Lauriel, Palermo 1915
Altri progetti
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- Wikiquote contiene citazioni di o su Benedetto Croce
- Wikibooks contiene testi o manuali su Benedetto Croce
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Benedetto Croce
Collegamenti esterni
- L'Istituto Italiano per gli Studi Storici fondato da Benedetto Croce e la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce
- Una bibliografia di Benedetto Croce
- Una bibliografia di Benedetto Croce con corredo di riassunti delle opere e piccoli saggi
- Biografia di Benedetto Croce con elenco opere
- Il problema dell'impressione nella ricerca filosofica del giovane Croce
- L'elenco dei volumi dell'Edizione Nazionale
- Scheda sul sito della Camera