Ugo di Provenza

marchese di Provenza (r. 911-933) e re d'Italia (r. 926-947)
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Ugo detto anche Ugo d'Arles (88010 aprile 948) fu marchese del regno Provenza e re d'Italia.

Origine

Figlio primogenito di Tebaldo d'Arles (850-895) e di Berta di Lotaringia (863-† 925), figlia di Lotario II di Lotaringia, quindi nipote dell'imperatore Lotario I.

Biografia

Nell'895, alla morte del padre gli subentrò nel titolo di conte d'Arles.

Nell'898, la madre, Berta, sposò, in seconde nozze, il marchese Adalberto II di Toscana (875-915), cosa che influenzerà la vita futura di Ugo, avendo Berta voce negli affari del regno d'Italia.

Nel 905, divenne aiutante del re di Provenza, Ludovico, e si trasferì a Vienne.

Marchese di Provenza

Nel 911, Ugo venne nominato dal re di Provenza, Ludovico, reggente di Provenza col titolo di marchese. Spostò la capitale del regno da Vienne ad Arles da dove governò con la sua corte.

Nel 912, sposò la sorellastra di Ludovico, Willa di Provenza, (873-†914), figlia di Bosone I di Provenza e delle sua prima moglie; Willa era recente vedova del re di Borgogna Rodolfo I (859-912).

Rimase vedovo nel 914.

Dopo che nel 920, la madre, Berta di Lotaringia aveva invano cercato di proporre Ugo come re d'Italia, nel 922, una parte della nobiltà italiana, guidata dal il marchese Adalberto I di Ivrea (?-924), genero di Berta, aveva eletto re d'Italia Rodolfo II di Borgogna in contrapposizione a Berengario del Friuli, che oltre che re d'Italia era anche imperatore, si innescò una guerra civile, in cui Ugo cercò di intervenire nel corso del 923[1], che terminò il 7 aprile 924 con l'assassinio di Berengario.
In quello stesso 924 Ugo trovò un accordo con Rodolfo per combattere gli Ungari che erano penetrati in Provenza, ed insieme li ricacciarono al di là del Rodano.
Nell'anno che seguì però, mentre Rodolfo si trovava in Borgogna, l'Italia settentrionale fu attaccata dagli Ungari, che devastarono la Lombardia e incendiarono Pavia; allora, nel corso del 925, la vedova di Adalberto I e sorellastra di Ugo, Ermengarda si unì al proprio fratello, Guido di Toscana e all'arcivescovo di Milano, Lamperto, ed insieme si ribellarono a Rodolfo impedendogli di riconquistare[2] il regno d'Italia ed in accordo con la nobiltà che appoggiava Berengario offrirono il trono ad Ugo, che l'accettò e dopo essere sbarcato nei pressi di Pisa, proveniente dalla Provenza, il 9 luglio 926 fu incoronato a Pavia, dopo che Rodolfo aveva lasciato definitivamente l'Italia.

Nel 923 Ugo aveva trasmesso la contea di Arles al fratello Bosone d'Arles (885-†936) e nel 924 aveva sposato Ada, di cui non si conosce la famiglia.

Alla morte di Ludovico il Cieco, nel 928, il figlio di Ludovico, Carlo Costantino (905-963), conte di Vienne, avrebbe dovuto succedere al padre, ma siccome da alcuni era ritenuto illegittimo, non fu mai incoronato re, e a parte la contea di Vienne non ebbe mai un effettivo potere sulla Provenza. Anche in assenza di un re[3], il potere effettivo sul regno di Provenza e Borgogna Trangiurana, fu esercitato da Ugo, col titolo di marchese di Provenza, che affidò la reggenza della Provenza al fratello Bosone d'Arles.

Re d'Italia

Nel 928, la sua ambizione di diventare imperatore[4] subì un duro colpo per la caduta e incarcerazione di papa Giovanni X, che poco dopo morì (molto probabilmente fu assassinato).

Nel 931, depose e fece accecare il proprio fratellastro Lamberto marchese di Toscana, per sostituilo col fratello Bosone (a sua volta aveva lasciato la reggenza della Provenza al proprio genero Bosone di Borgogna (895-935), figlio di Riccardo il Giustiziere.

Nel 932, molto probabilmente vedovo di Ada, si unì a Marozia, senatrice ed esponente della potente famiglia di origine longobarda dei Tuscolo e vedova di Alberico I di Spoleto († 926) e del marchese, Guido di Toscana († 929), fratellastro di Ugo. Furono uniti in matrimonio[5], a Roma, dal papa Giovanni XI, figlio di Marozia e del defunto papa Sergio III.

I due sposi presero possesso di Castel Sant'Angelo e posero il loro talamo nuziale presso la tomba dell'imperatore Adriano. Nello stesso anno, prima che Ugo fosse incoronato imperatore, a causa di una lite scoppiata tra Ugo e il figlio di primo letto di Marozia, Alberico II di Spoleto (che aveva sobillato il popolino della città), Ugo fu costretto a fuggire da Roma e a riparare a Pavia, mentre Marozia (di cui non si hanno più notizie) e Giovanni XI furono imprigionati.

In quel periodo, Ugo si interessò dell'Abbazia di Farfa, che era stata incendita e saccheggiata, agevolando il reinserimento dei monaci nell'abbazia e cercando, inutilmente di far ripristinare la regola originaria del monastero.

In quello stesso anno (932) Ugo, molto probabilmente, rimase vedovo di Marozia.

Nel 933, Ugo pose sotto assedio la città perduta, senza riuscire a conquistarla.

Dopo i rovesci degli ultimi due anni (tra cui un nuovo attacco degli Ungari ed una ribellione di Pavia, del 931), i nobili italiani si recarono in Borgogna per richiamare il re Rodolfo in Italia, ma, nel 933[6], Ugo d'Arles, consegnò al re di Borgogna, Rodolfo II, tutti i territori che aveva posseduto in Provenza[7], a patto che non rimettesse più piede in Italia[8].

Nel 936 ritentò un nuovo assedio a Roma, che finì con un trattato, che, nel tentativo di riconciliarsi col figliastro, che prevedeva le nozze tra la figlia di Ugo, Alda, avuta dal precedente matrimonio con Ada, e Alberico II. Ci fu il matrimonio ma non la riconciliazione (sembra che Ugo non fosse stato neppure invitato al matrimonio).

Nel 937 Ugo sposò Berta di Svevia (907-966), detta la Filandina, figlia del duca di Svevia e di Sassonia Burcardo II e vedova di Rodolfo II di Borgogna, mentre la figlia di Rodolfo II e Berta veniva fidanzata al figlio di Ugo, Lotario.

Alla morte del duca di Spoleto, Teobaldo I, nello stesso anno (937), il ducato fu dato a suo nipote, figlio di Ermengarda e di Adalberto I, Anscario II, conte di Asti, che si trovò a combattere contro il nuovo marito della vedova di Teobaldo I, il conte palatino, Sarlione che, nel 940, ebbe la meglio, uccidendo Anscario II, ma fu battuto da Ugo che lo costrinse in monastero.

Nel 941, con la corruzione e le armi, riuscì, per la terza volta, a rientrare nell'Urbe, ma anche questo tentativo fu di breve durata (secondo il cronista Liutprando ne fu cacciato poco dopo). Nello stesso anno associò al trono il figlio, come Lotario II, re d'Italia.

A questo punto il più grande feudatario era rimasto il marchese d'Ivrea, Berengario, che riuniva tutta l'Italia nord-occidentale. Ugo tornò in Lombardia e riuscì a riappacificarsi con i conti che gli si erano ribellati, con l'intento di catturare Berengario ed accecarlo. Berengario[9], insieme al figlio Adalberto, dovette quindi riparare in Germania, presso il duca di Svevia, Ermanno I, che lo condusse dal re di Germania, Ottone I di Sassonia, che pur non facendo nulla per Berengario, rifiutò di consegnarlo ad Ugo.
Comunque Ugo, nel 943, divise i vasti domini di Berengario tra i maggiori nobili, tra cui Arduino il Glabro, la marca di Torino, Aleramo, la marca del Monferrato, e Oberto I, Luni e la Toscana.

Nel 944, gli giunse la voce che i conti lombardi gli si stavano di nuovo sollevando contro[10], Ugo ritornò in Italia col figlio. Ma, all'inizio del 945, Berengario rientrò in Italia dirigendosi su Verona in mano al suo alleato, il conte Milone. Il nipote di Ugo, Manasse di Arles, che reggeva l'arcivescovado di frontiera di Trento, tradì lo zio e passò a Berengario, allora ci fu una diserzione generale, guidata dall'arcivescovo di Milano, e Ugo, che si trovava a Pavia, inviò a Milano il figlio, Lotario II, a supplicare i ribelli, che commossi lo nominarono unico re. Ma mentre Ugo, nel 946, cercava di rientrare in Provenza, il marchese d'Ivrea lo intercettò e, per paura di una nuova invasione, lo rimise sul trono, come co-reggente.

Umiliato, stanco e malato, nell'aprile del 947, Ugo ottenne il permesso di abdicare e fece ritorno in Provenza (con il tesoro del regno d'Italia), lasciando sul trono d'Italia il figlio Lotario II, ma il governo era già retto da Berengario.

Morì ad Arles il 10 aprile 948[11], mentre stava riorganizzando il suo rientro in Italia.

Discendenza

Ugo ebbe da Ada due figli, più due figli naturali:

Note

  1. ^ Ugo fu sconfitto da Berengario e dovette rientrare in Provenza con la promessa di non tornare in Italia.
  2. ^ Nel 926, Rodolfo fece un ultimo tentativo di rioccupare il regno d'Italia, alleandosi col duca di Svevia, Burcardo II, suo suocero da alcuni anni, che però, nell'aprile di quello stesso anno, venne ucciso in un'imboscata. Dopo di che Rodolfo lasciò l'Italia e rientrò in Borgogna.
  3. ^ I documenti del regno in quel periodo o facevano riferimento all'anno di incoronazione di Ludovico o recavano la dicitura: <<Dio regnante ed in attesa di un nuovo re>>
  4. ^ Pare che a tal proposito Ugo avesse concluso un accordo a Mantova, nel 926, con papa Giovanni X.
  5. ^ Per poter celebrare il matrimonio fece dichiarare che i suoi due fratellastri Guido (la legge di quel tempo non permetteva di sposare la vedova del proprio fratellastro) e Lamberto non erano figli di Berta, la loro comune madre.
  6. ^ Secondo il cronista Liutprando, l'accordo tra Ugo e Rodolfo fu stipulato, nel 931.
  7. ^ Nel 933 ebbe origine il regno di Arles o delle due Borgogne.
  8. ^ La Provenza comunque tornò molto presto nelle mani di Ugo.
  9. ^ Pare che Berengario fosse stato preavvertito dal co-reggente Lotario II.
  10. ^ Le scorrerie di saraceni e Ungari stavano mettendo in crisi l'Italia settentrionale e contribuivano a diminuire il prestigio di Ugo di fronte ai suoi sudditi.
  11. ^ Si narra che Ugo morì tra le braccia di una contadina dopo un'indigestione di fichi secchi

Voci correlate

Bibliografia

  • C. W. Previté-Orton, "L'Italia nel X secolo", cap. XXI, vol. II (L'espansione islamica e la nascita dell'Europa feudale) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 662-701.
  • Louis Halphen, "Il regno di Borgogna", cap. XXV, vol. II (L'espansione islamica e la nascita dell'Europa feudale) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 807-821.
  • J.P. Whitney, "La riforma della chiesa", cap. XI, vol. IV (La riforma della chiesa e la lotta fra papi e imperatori) della Storia del Mondo Medievale, 1999, pp. 299-352.

Collegamenti esterni