Brigate Garibaldi

brigate partigiane della Resistenza italiana
«...contro chi maledetto tradì.

Partigiano di tutte le valli,
pronto il mitra, le bombe e cammina;
la tua patria travolta in rovina,
la tua patria non deve morir...»

Le brigate d'assalto "Garibaldi" furono, durante la Resistenza italiana, delle brigate partigiane legate prevalentemente al Partito Comunista Italiano (PCI), ma in cui militavano anche esponenti del Partito Socialista Italiano e (più raramente) del Partito Repubblicano Italiano.


Bandiera partigiana italiana delle Brigate Garibaldi
(1943 - 1945)

Il modello

Il modello organizzativo venne strutturato dalla direzione del PCI. Il termine "brigata" non fu casuale: era il superamento della "banda". Brigata stava ad indicare un legame organizzativo di tipo militare tradizionale, di dipendenza tra le unità operative ed i livelli superiori e, nello specifico, politici. Il nome fu dedicato a Giuseppe Garibaldi, eroica figura risorgimentale italiana.

Le dimensioni delle brigate variavano dal contesto operativo. La struttura impostata dal PCI richiedeva, oltre ad un comandante militare, un commissario politico; struttura questa replicata anche nelle squadre, i battaglioni e gli altri sottoraggruppamenti.Il termine "assalto" fu una volontà politica; era finalizzata a togliere le incertezze sulla possibilità di lotta e superare i dubbi nella lotta contro i fascisti.

Le diverse Brigate Garibaldi

Nonostante la filiazione abbastanza diretta dal PCI, le Brigate Garibaldi annoverarono capi di enorme caratura che non erano militanti comunisti, come ad esempio il "popolar-monarchico" Aldo Gastaldi, uno dei comandanti partigiani più ricordati e rispettati a Genova, l'apolitico Mario Musolesi, l'anarchico Emilio Canzi, comandante unico della XIII zona operativa Appennino Tosco Emiliano.

Queste situazioni portarono anche a diatribe e fratture che però non diminuirono la comune volontà di lotta antifascista e la relativa applicazione in combattimento. Le personalità citate come esempio, ma ve ne sono altre, erano dotate di forte carisma personale, capacità di coesione con la brigata ed indubbio valore militare e quindi preferivano combattere in una organizzazione efficiente, anche se non condividevano gli ideali comunisti, piuttosto che disperdersi a dirigere bande di scarsa efficienza in zone in cui la loro personale ideologia politica non era così fortemente estesa .

Associati alle Brigate Garibaldi erano i Gruppi di azione patriottica (GAP), che nelle città operavano azioni di sabotaggio e attentati contro gli occupanti nazifascisti. In totale esse rappresentavano circa l'80% delle forze di Resistenza partigiana.

Nell'ambito delle forze militari della resistenza, le Brigate Garibaldi costituirono il gruppo più numeroso e organizzato.

Comando Generale

Le Brigate Garibaldi ricevevano in genere ordini dal rappresentante del PCI nel Corpo volontari della libertà (CVL) e dal Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Ma tutte le Brigate Garibaldi dipendevano dal Comando Generale, di cui facevano parte Luigi Longo, Giorgio Amendola, Giancarlo Pajetta, Pietro Secchia e Antonio Carini.

Fine della guerra

Alla fine ufficiale della guerra 30 aprile 1945 gli Alleati e il CLN ordinarono la consegna delle armi e lo scioglimento delle unità partigiane. Alcuni gruppi delle Brigate Garibaldi non obbedirono in misura omogenea a questi ordini. Per alcuni la guerra continuò, con un accentuato contenuto sociale e di classe. Questa prosecuzione della Resistenza in un'ottica di preparazione a una rivoluzione proletaria durò con intensità variabile fino al 1951: in alcune zone ex partigiani delle Brigate Garibaldi, terminata la guerra, continuarono a operare clandestinamente uno strascico di guerra civile, ai danni di ex fascisti, ma anche a volte contro altri partigiani di diversa appartenenza politica nonché di elementi considerati nemici, (in un'ottica di lotta di classe) in vista di una rivoluzione socialista. Il PCI comunque sconfessò e contribuì a soffocare questi episodi.

Elenco Brigate Garibaldi

Brigate Garibaldi:[2]

Personalità "garibaldine"

Bibliografia

  • Walter Audisio, In nome del popolo italiano, Milano, Teti, 1975
  • Cesare Bermani, Pagine di guerriglia. L'esperienza dei garibaldini della Valsesia, 3 voll., Istituto per la storia della Resistenza. Biella-Vercelli, 1995-2000
  • Luigi Borgomaneri, Due inverni, un'estate e la rossa primavera : le Brigate Garibaldi a Milano e provincia (1943-1945), Milano, Franco Angeli, 1985
  • Luigi Borgomaneri, Lombardia in Dizionario della Resistenza. A cura di Enzo Collotti, 2 voll., Torino, Einaudi, 2000-2001
  • Marisa Diena, Guerriglia e autogoverno: Brigate Garibaldi nel Piemonte occidentale 1943-1945, Parma, Guanda, 1970
  • Enrico Fogliazza, Deo ed i cento cremonesi in Val Susa, Cremona, 1985
  • Giambattista Lazagna, Ponte Rotto, Paderno Dugnano, Colibrì, 1996
  • Leonardo Maccagni, Macao racconta. Memorie di un patriota, Fiorenzuola d'Arda, 1945
  • Gabriella Nisticò-Giampiero Carocci, Le Brigate Garibaldi nella Resistenza: documenti, Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia/ Istituto Gramsci/ Feltrinelli, 1974
  • Guido Nozzoli, Quelli di Bulow. Cronache della 28^ Brigata Garibaldi, Roma, Editori Riuniti, 2005
  • Armando Parlato, La Resistenza cremonese. Milano, La Pietra, 1984
  • Claudio Pavone, Una guerra civile: saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Torino, Bollati Boringhieri, 1991
  • Roberto Roggero, Oneri e onori: le verità militari e politiche della guerra di Liberazione in Italia. Milano, Greco e Greco, 2006
  • Stefano Gestro, La divisione italiana partigiana «Garibaldi». Montenegro 1943-1945, Milano, Mursia, 1981
  • Luigi Longo, I centri dirigenti del PCI nella Resistenza, Roma, Editori Riuniti, 1973
  • Luigi Longo-Pietro Secchia, Storia del Partito comunista italiano, Torino, Einaudi
  • Antonio Varese-Ricci Giulivo, La brigata garibaldina Cento Croci, 4ª zona operativa ligure. Storia e testimonianze, Giacché, 1997
  • Piero Carmagnola, Vecchi partigiani miei, Milano, Franco Angeli, 2005

Note

Voci correlate

Collegamenti esterni