Storia di Gottolengo
La storia di Gottolengo, comune italiano nel sud della Provincia di Brescia, iniziò a profilarsi fin dal III millennio a.C., anche se il centro abitato attuale nacque solo in età romana e si sarebbe sviluppato nel corso dei secoli successivi. In epoca altomedievale la storia del paese fu strettamente legata alla presenza del monastero benedettino di Leno, poi Gottolengo passò sotto il controllo di potenti famiglie locali e in seguito della Repubblica di Venezia. Nel 1861 venne infine unito al nascente Regno d'Italia. Situato nella Bassa Bresciana è equidistante dal capoluogo e da Cremona (33 km),[1] il cui territorio provinciale ha inizio a breve distanza da Gottolengo.

Età antica
La zona dell'odierno comune di Gottolengo iniziò ad essere abitata a partire dal 2000 circa a.C., allorquando i primi uomini iniziarono a stabilirsi nell'area del cosiddetto "Castellaro" (composto dai termini gallici cashr e teiher che significano fortificazione[2]), posto ai margini meridionali dell'attuale centro abitato.[3] Quest'area era costituita da un altopiano di modeste dimensioni circondato da due fiumi e la favorevole ubicazione faceva del Castellaro un terreno atto all'abitabilità e facilmente difendibile. Tali caratteristiche permisero alle prime comunità che si stanziarono in zona l'instaurazione di un'economia fondata sull'agricoltura e sull'allevamento. Le abitazioni erano inizialmente delle semplici capanne in cui si svolgevano le principali attività domestiche fra le quali anche la tessitura.[4] In loco sono stati ritrovati anche vari oggetti necessari alla vita quotidiana, come vasellame, rudimentali oggetti litici e armi sia di pietra che in bronzo.[5]
Il Castellaro si spopolò progressivamente fin dal 1000 a.C. poichè le genti iniziarono a stanziarsi sul territorio in cui sarebbe sorto il paese.[5] Sul finire del V secolo a.C. o agli inizi del secolo successivo, come testimoniano i resti archeologici (armi soprattutto) rinvenuti in diverse zone dell'odierno territorio comunale (ora conservati, in parte, all'interno dell'attuale casa-torre), iniziò ad insediarsi nell'area della Bassa Bresciana il popolo celtico-gallico dei Cenomani che basava la propria economia sulla lavorazione del ferro, sull'agricoltura e sull'allevamento. Tale gruppo etnico, residente in villaggi sparsi, iniziò a denominare le località del territorio, come il Castellaro, e fu il primo ad introdurre in zona le prime monete.[6] I Cenomani vennero poi in contatto con altri popoli: Insubri, Veneti e, nella seconda metà del III secolo a.C., con i Romani. Questi ultimi iniziarono fin da subito ad assimilare i Galli stanziatisi nell'attuale territorio di Gottolengo, tuttavia l'area passò sotto la definitiva egemonia di Roma solo nel 196 a.C., dopo che la sconfitta dei Cenomani da parte di una coalizione di Romani e Veneti costrinse tale popolo a stringere un'alleanza forzata con l'Urbe.[7]
Il toponimo Gottolengo deriva quasi certamente da forme gotiche-longobarde come testimonia la radice "Gott-". Il suffisso in "engo" non è riconducibile ad alcun riferimento linguistico preciso. Il nome è quindi derivato da dialetti di origine germanica. Toponimi longobardi sono molto diffusi nelle località limitrofe. [5]
Gottolengo significa presumibilmente "territorio appartenente al villaggio".[8]
Tale denominazione appare per la prima volta nel Diploma di Berengario II all'abate di Leno (958).[9]
I Romani avviarono da subito, come nelle altre zone da loro conquistate, un processo di romanizzazione, mediante l'introduzione della propria lingua, del proprio diritto e delle proprie istituzioni politiche e militari. Tale processo, culminato nel 49 a.C. con la concessione da parte di Cesare della cittadinaza romana ai Cenomani, ci è testimoniato anche dalle numerose lapidi che sarebbero state successivamente rinvenute nel territorio gottolenghese.[10] Il paese era in quel periodo principalmente dedito all'agricoltura e sottoposto al controllo del municipium romanum di Brixia, città rientrante nella X Regio, mentre lo stile di vita ricalcava quello sviluppatosi all'epoca in tante province romane.[11] I reperti dissotterrati ci offrono numerose testimonianze e tracce della presenza romana a Gottolengo: lapidi, monete come un tesoretto trovato nel 1900,[12] vasellame e manufatti; ma il più noto ritrovamento è senza ombra di dubbio una pietra denominata Lapide dei Quattuorviri (dei quattro uomini) che indicava la presenza di una torre romana. Sono state fatte molte ipotesi sull'origine e la provenienza della lapide, per la maggior parte ancora avvolte nel mistero: si è ipotizzato che la lapide venisse da una torre sita in un municipum quale Brixia o Cremona o che si trovasse già murata nell'antica chiesa parrocchiale, abbattuata nel XVIII secolo, e poi rinserita nell'abside dell'attuale.[13] Oggi, pertanto, questa epigrafe si trova incastonata nell'abside della parrocchiale sulla quale si trova la seguente iscrizione:[14] [15]
P. POPILLIVS M(arci) F(ilius)
Q. MVCIVS P(ubli) F(ilius)
M. CORNELIVS P(ubli) F(ilius)
quattuorviri TURREM EX D(ecreto) D(ecurionum)
AD AVGENDAS LOCAVER(unt)
IDEMQVE PROBAVERE(unt)»
«Caio Murzio figlio di Sesto
Publio Pupilio figlio di Marco
Quinto Mucio figlio di Publio
Manio Cornelio figlio di Publio
Quattuorviri con decurionale decreto
per incremento collocarono questa torre»
Medioevo
Alto Medioevo
Alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente Gottolengo conobbe il dominio di varie popolazioni barbariche, fra cui quella dei Longobardi, che, dopo aver conquistato in modo non del tutto pacifico il territorio,[16] impresse un'impronta di assoluto rilievo sul paese, che entrò a far parte del Ducato di Brescia nella seconda metà del VI secolo. Nell'VIII secolo Desiderio, ultimo sovrano longobardo e originario di Brescia, dove con l'aiuto della moglie Ansa aveva costruito il Monastero di Santa Giulia, fece erigere, nel limitrofo comune di Leno, un'abbazia (758) maschile. Tale abbazia, affidata ai monaci Benedettini, avrebbe condizionato per vari secoli la vita del borgo di Gottolengo così come quella di molti altri paesi della Bassa Bresciana.[17]
Con la caduta del potere longobardo in Italia e l'avvento dell'egemonia franca il prestigio del monastero si incrementò ulteriormente, grazie alla protezione concessagli da Carlo Magno, da sempre difensore del Cristianesimo. [18] Nel corso dei secoli gli abati di San Benedetto di Leno cercarono sempre di procacciarsi il favore di imperatori e papi: infatti tramite particolari contratti (bolle o diplomi) stipulati fra il monastero e i sovrani, gli abati, sotto la protezione di questi ultimi, accrebbero il proprio potere e i propri possedimenti.[17] Gottolengo era allora una curtis appartenente all'abbazia. Quando nella prima metà del X secolo un popolo invasore, gli Ungari, iniziò a minacciare i territori dei frati benedettini, i monaci iniziarono a fortificare il borgo di Gottolengo costruendo palizzate e terrapieni.[19] Successivamente gli abati dovettero risolvere varie questioni (risoltesi a loro favore), che li contrapposero alla sempre più potente famiglia dei Canossa che pretendeva parte dei territori posti sotto il dominio dei monaci[20] La tipologia di economia esercitata nella curtis era quella di tipo, per l'appunto, curtense, basata soprattutto sulla pratica di attività agricole e sull'allevamento; quasi tutti gli agricoltori di allora lavoravano alle dipendenze dei monaci e pochi erano i contadini che possedevano appezzamenti propri di terreno.[21] I frati dell'abbazia attuarono inoltre grandi opere di bonifica idraulica e agraria nelle terre di loro propietà.
Basso Medioevo
Al tempo delle lotte per le investiture l'elezione degli abati fu pilotata in vario modo dagli imperatori germanici.[22] Grazie al potere conferitogli dai contratti, l'abate aveva la possibilità di scegliere i suoi vassalli ai quali assegnava, per meglio amministrare, vari poderi di proprietà del monastero. L'abate riscuoteva inoltre da costoro le decime e le tasse; talvolta però nacquero dispute e conflitti, non solo di natura giuridica, sia fra monaci e feudatari che fra il monastero e contadini. Fra queste ultime ebbe una particolare importanza la rivolta popolare avvenuta nel 1205, durante la quale l'abate Onesto dovette riconquistare la Badia con il ricorso alle armi.[18][23] Nel 1078 divenne abate Artuico o Arduico, uomo vicino alla Chiesa di Roma, la cui fedeltà venne premiata da Papa Gregorio VII mediante un'importante bolla che accrebbe ancor più i domini del monastero. Tale bolla conferiva inoltre all'abate la facoltà di istituire mercati, edificare castelli, mettersi in diretto contatto con qualsiasi vescovo d'Italia (anteriormente doveva invece avvalersi della Diocesi bresciana che fungeva da intermediaria), consacrare chiese, oltre ad altre prerogative di minor importanza.[24]La fedeltà nei confronti del Sommo Pontefice non impedì tuttavia al rettore del monastero di intrattenere buone relazioni anche con gli imperatori germanici, garantendo in tal modo un periodo di pace all'interno del territorio e il mantenimento dei beni all'abbazia.
Durante il periodo dei Comuni gli abati iniziarono a scontrarsi, sotto il profilo legale, con il sempre più forte vescovo di Brescia che pretendeva avere la giurisdizione sulle terre appartenenti alla comunità monastica.[25] Nel 1158, in una delle sue discese in Italia, il nuovo imperatore tedesco Federico Barbarossa distrusse e saccheggiò l'abbazia, costringendo l'abate d'allora a rifugiarsi a Venezia e ad abbandonare il monastero in balia dei tedeschi. Nel luglio di quello stesso anno il sovrano germanico espugnò Brescia, città guelfa, avversa all'imperatore, e mise a capo di essa suoi consiglieri, come già aveva fatto con altri comuni della regione.[26] Le città lombarde allora si organizzarono in leghe e, dopo aver espulso i consoli tedeschi, sconfissero il Barbarossa nei pressi di Legnano il 29 maggio 1176. L'imperatore fu costretto a stipulare a Venezia un trattato di non belligeranza con i suoi avversari e a ristrutturare l'abbazia di Leno, alla quale vennero concessi ulteriori diplomi e bolle che riconfermarono i beni da essa posseduti, fra i quali anche il borgo di Gottolengo che molto aveva risentito delle invasioni e dei saccheggi delle truppe del Barbarossa.[18]
Nel Duecento Gottolengo fu teatro della lotta fra guelfi e ghibellini e soggetta a numerosi saccheggi: Il Comune di Brescia, così come il vescovo della città, assunsero sempre una maggior importanza nella Bassa Bresciana e ben presto rivendicarono i terreni sotto la giurisdizione dei monaci lenesi che, logorati dalle continue lotte e gravemente indebitati per le spoliazioni subite, si videro costretti a cedere molte delle loro proprietà alla diocesi di Brescia.[27] Per l'antica abbazia iniziò così una fase di declino dalla quale non si sarebbe mai più risollevata. Nel frattempo Gottolengo divenne in quegli anni un libero comune rurale di modeste dimensioni, dapprima sotto l'egemonia degli abati, poi sotto il controllo del vescovo e del Comune bresciani.[28]
Le guerre fra fazioni (guelfi e ghibellini) tuttavia non cessarono, anzi si inasprirono, mettendo a dura prova il piccolo borgo di pianura che nel Trecento fu investito da più calamità naturali quali pesti, carestie e persino da un'invasione di insetti di bruchi e di cavallette.[29] All'inizio del secolo il Comune di Brescia si trasformò in Signoria che successivamente, nel secondo ventennio del XIV secolo fu annessa dai Visconti nel loro Stato. Nel corso del Quattrocento il comune di Gottolengo fu conteso fra Milano e la città di Venezia, che se ne assicurò il possesso malgrado la tenace resistenza e gli sforzi compiuti dai Visconti per impedirlo.[30]
Sul finire del Medioevo l'abbazia di Leno perse l'antica importanza, mantenendo solamente la giurisdizione religiosa fino a quando il vescovo di Brescia lo ritenne conveniente e opportuno. Per quanto riguarda invece il dominio territoriale un tempo esercitato, ad essa si sostituirono, nel territorio di Gottolengo, alcune famiglie nobili come i Gambara e i Rodengo che avrebbero costruito un poderoso sistema difensivo nell'attuale frazione di Solaro, oggi identificabile come una cascina a corte[31]
Età Moderna
Sotto il dominio della Repubblica di Venezia il comune di Gottolengo conobbe una notevole espansione demografica ed economica, grazie anche all'impulso dato dalle nuove tecniche agrarie, e si affermò sempre più una classe di possidenti, mercanti e impresari che potremmo definire protoborghese. In paese, sul finire del Quattrocento, sorse il convento dei carmelitani (1479) i quali introdussero, alcuni decenni più tardi, nuovi metodi di coltivazione e colture come la patata.[32] In quegli stessi anni, o poco più tardi, fu accolta a Gottolengo una colonia di profughi Ebrei che fondarono le prime case di prestito locali.[33]
Il Cinquecento fu un periodo di espansione e progresso per il paese, funestato solo, negli anni venti del secolo dalle devastazioni e dai saccheggi, operati delle truppe ispano-pontificie (Lanzichenecchi) di Carlo V che transitarono nel bresciano nel 1521, a seguito dei quali venne concesso al comune di istituire un mercato proprio il sabato (come tutt'ora avviene).[34] venne inoltre stabilito che lo stemma del comune di Gottolengo sarebbe stato insignito dei tre gigli di Francia, che ancora oggi appaiono sullo scudo, conferiti dal re francese per la fedeltà dimostrata alla Repubblica di Venezia alleata di Francesco I.[5] Secondo i computi effettuati dal politico veneziano Giovanni da Lezze in occasione del censimento del 1610, la popolazione residente a Gottolengo risultò pari a 1650 abitanti[35] dediti principalmente all'agricoltura cui si aggiunse ben presto la coltivazione del baco da seta, così come avvenne in molti altri dei paesi limitrofi. La bachicoltura perdurò, in zona, fino alla seconda metà del Novecento.
Sempre in epoca veneziana, fra Seicento e Settecento, Gottolengo si arricchì di alcuni edifici di pregio, fra cui il Santuario della madonna d'Incidella, del XVII secolo, situato sulla strada che dal paese conduce all'odierna frazione di Solaro, e l'attuale chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo eretta fra il 1746 e il 1765 in stile tardo-barocco sulle rovine di una precedente della quale si ha notizie solo a partire dal 958 grazie a un diploma di Berengario II che l'annovera fra i beni del monastero benedettino di Leno.[36] Nella frazione di Solaro venne invece ricostruita e ampliata, sulle spoglie della precedente, la Chiesa di Sant'Antonio Abate; la costruzione preesistente era stata edificata durante il Cinquecento dai nobili Rodengo assieme al complesso con funzione difensiva della cascina a corte.[37]
Nel Settecento soggiornò lungamente a Gottolengo, in un palazzo da lei restaurato e oggi adibito a ristorante, la nobildonna inglese lady Mary Wortley Montagu. Costei, oltre ad allevare cavalli e bachi, si dedicò con passione alla storia locale, arricchendo con numerosi scritti le fonti storiografiche riguardanti il paese e, in particolare, l'antica chiesa parrocchiale.[38][39]
Fra ultimi anni del XVIII secolo e gli inizi XIX Gottolengo conobbe prima l'invasione, poi la dominazione napoleonica che riorganizzò il territorio inserendolo nella Repubblica Cisalpina con capitale Milano. Il paese, agli inizi del Ottocento era abitato da circa 2450 fra cittadini e contadini.[40] In quell'epoca l'economia locale iniziò, una prima, timida diversificazione: alle tradizionali attività agricole si affiancarono le prime, semplici manifatture industriali (settore tessile).[30]. Durante il periodo napoleonico il centro crebbe d'importanza: furono creati nuovi quartieri, vennero abbattute le antiche mura ormai decadenti e interrati gradualmente i vecchi fossati. Venne lasciata al suo posto una sola casa torre come unica testimonianza dell'antico sistema murario.[41]
Età Contemporanea
A seguito del Congresso di Vienna (1815), il comune entrò a far parte del Regno Lombardo-Veneto, dominio austriaco con capitale Milano. A seguito della Seconda guerra di indipendenza (1859), Gottolengo fu annesso ai domini piemontesi e in seguito al nascente Stato unitario italiano.[30] Alcuni anni più tardi Giuseppe Garibaldi soggiornò in paese (1866) e, sul finire del XIX secolo, venne aperta in paese la prima banca moderna.[42]
Nel 1836 Gottolengo fu flagellato da una terribile epidemia di colera che obbligò le autorità ad aprire un lazzaretto, ubicato al di fuori del centro abitato. Qui vennero raccolti tutti gli infermi per impedire che la popolazione sana, che viveva entro le mura del comune,[5] venisse contagiata dal morbo.
Il 17 ottobre 1914 fu inaugurata la linea tranviaria Pavone Mella – Gambara, breve diramazione della tranvia interurbana Brescia – Ostiano[43]. Grazie ad essa Gottolengo fu collegata al capoluogo di provincia mediante un mezzo di locomozione meccanico, il tram a vapore, più rapido di quelli esistenti all'epoca e furono migliorate le condizioni delle strade dirette a due dei comuni limitrofi. Il diffondersi dei mezzi motorizzati su gomma, negli anni trenta del XX secolo, porterà al declino della linea: infatti nel 1932 il concessionario della stessa, la Tramvie Elettriche Bresciane, decise di sopprimere il servizio viaggiatori fra Pavone e Gambara per sostituirlo con un'autolinea gestita dalla medesima società.[44]
Nel paese furono arruolati molti soldati che partirono al fronte durante la Grande guerra, molti dei quali non fecero più ritorno: in loro onore venne eretto dal comune un monumento ai caduti sito lungo l'attuale strada provinciale per Leno. Durante il ventennio fascista il territorio comunale fu interessato da alcune campagne archologiche; fu proprio grazie ad esse che oggi si ha la certezza della presenza dei primi insediamenti sul Castellaro.[5] Gottolengo fu messo a dura prova anche durante la Seconda guerra mondiale: nella zona fiorirono il mercato nero e i furti si moltiplicarono, fu reintrodotta la semina del girasole per scopi alimentari e i mezzi agricoli vennero accantonati per la mancanza di carburante; nell'ultima fase del conflitto il paese conobbe i bombardamenti tedeschi notturni, operati da un cacciabombardiere De Havilland Mosquito "affettuosamente" chiamato Pipo.[45] Quando il conflitto terminò e la località venne liberata dagli Angloamericani nell'aprile del 1945, il centro abitato era ormai caduto, come tanti altri nuclei urbani e rurali d'Italia, in uno stato di miseria e prostrazione.[46]
Fu solo nel secondo dopoguerra, con la rivoluzione industriale degli anni cinquanta e sessanta, che nel paese iniziò a mutare l'assetto economico: ai vecchi mestieri e alle tradizionali attività agricole e artigianali si sono nel corso del tempo affiancate varie imprese industriali moderne che operano nei settori tessile, alimentare, meccanico e in molti altri ancora.[47] Il merito dell'industrializzazione dell'area è dovuta al fatto che il comune, come molti altri della Bassa Bresciana, considerato all'epoca un'area depressa: vennero perciò stanziati fondi statali che favorirono il sorgere di nuovi stabilimenti.[48] Lo sviluppo economico ha prodotto anche, negli ultimi decenni, un notevole sviluppo del paese, che ha reso necessaria l'approvazione di un piano regolatore generale (2000) a salvaguardia di un'armoniosa crescita del tessuto urbano e di un controllo più capillare degli abusi edilizi.[49] Malgrado l'industrializzazione, a Gottolengo rimane ancora molto vivo lo spirito agricolo e il legame a un mondo rurale che, seppur ha perso l'importanza di un tempo, ha improntato di se tanta parte della storia gottolenghese.[5]
Note
- ^ La posizione di Gottolengo su Google mapsURL consultato il 26-09-09
- ^ A.Bonaglia, p. 48
- ^ A.Bonaglia, p. 35
- ^ A.Bonaglia, pp. 36-37
- ^ a b c d e f g Storia di Gottolengo, su gottolengo.com. URL consultato il 28-12-08.
- ^ i ritrovamenti di monete celtiche in Italia (PDF), su ermannoarslan.eu. URL consultato il 30-07-09.
- ^ A.Bonaglia, p. 61
- ^ A.Bonaglia, pp. 107-109
- ^ L.Schiapparelli, p. 323
- ^ Lapidi romane rinvenute a Gottolengo, su compute-in.ku-eichstaett.de:8888. URL consultato il 21-06-09.
- ^ A.Bonaglia, cap. quattro
- ^ P.Lucini, p. 89
- ^ P.Lucini, pp. 85-87
- ^ P. Lucini, pp. 88-89
- ^ CIL V, 04131
- ^ A.Bonaglia, cap. cinque
- ^ a b Angelo Baronio, Il `dominatus` dell`abbazia di San Benedetto di Leno, L`abbazia di San Benedetto di Leno. Mille anni nel cuore della pianura Padana, Leno, 26 maggio 2001. URL consultato il 28-12-2008.
- ^ a b c Storia della Badia sul sito del comune di LenoURL consultato il 26-09-09
- ^ A.Bonaglia, p. 127
- ^ L.Cirimbelli, vol. 1 p. 45
- ^ A.Bonaglia, pp. 129-132
- ^ A.Bonaglia, cap. sette
- ^ L.Cirimbelli, vol. 1 p. 60
- ^ L.Cirimbelli, vol. 1 p. 50
- ^ A.Bonaglia, pp. 24-25
- ^ A.Bonaglia, pp. 163-164
- ^ A.Bonaglia, pp. 23-25
- ^ A.Bonaglia, cap. nove
- ^ A.Bonaglia, p. 43
- ^ a b c profilo storico di GottolengoURL consultato il 02-10-09
- ^ A.Bonaglia e M.T.Celsa, p 121
- ^ A.Bonaglia, p. 219
- ^ A.Bonaglia, p. 141
- ^ A. Bonaglia e M.T. Celsa, cap. due
- ^ Bonaglia e Superfluo, p. 131-132
- ^ A.Bonaglia, p. 200
- ^ A.Bonaglia e M.T.Celsa, p. 121
- ^ P.Lucini, p. 86
- ^ Montagu, su quibrescia.it. URL consultato l'11-01-09.
- ^ A.Superfluo, p. 32
- ^ A.Bonaglia, pp. 248-249
- ^ Fappani e Andrico, p. 291
- ^ C.Mafrici
- ^ Albertini e Cerioli, p. 116
- ^ L.Cirimbelli, vol. 2 pp. 228-229
- ^ L.Cirimbelli, vol. 2 p. 231
- ^ Lista delle attività economiche di Gottolengo, su impresaitalia.info. URL consultato l'08-10-09.
- ^ D.Paoletti, p.53
- ^ Documenti riguardo l'urbanistica (PDF), su gottolengo.com. URL consultato l'08-10-09.
Bibliografia
- Mario Albertini e Claudio Cerioli, Trasporti nella Provincia di Cremona - 100 anni di storia, Cremona, Editrice Turris, 1994. Testo "Claudio Cerioli" ignorato (aiuto); Testo "2" ignorato (aiuto) ISBN 888563589X
- Angelo Bonaglia, Gottolengo dalle origini neolitiche all'età dei Comuni, Brescia, 1985. ISBN non esistente
- Angelo Bonaglia, Gottolengo: 1250-1500 Storia e documenti, Cigole, 2003. ISBN non esistente
- Angelo Bonaglia e Maria Teresa Celsa, Gottolengo:il Cinquecento. Storie e documenti, Cremona, 2007. ISBN non esistente
- Angelo Bonaglia e Alberto Superfluo, Gottolengo: il Seicento Storia e documenti, Cigole, 2007. ISBN non esistente
- Piero Barocelli, Il Castellaro di Gottolengo, Brescia, 1971. ISBN non esistente
- Luigi Cirimbelli, Leno:Dodici secoli nel cuore della Bassa il territorio, gli eventi, i personaggi vol.1, Borgo Poncarale, 1993. ISBN non esistente
- Luigi Cirimbelli, Leno:Dodici secoli nel cuore della Bassa il territorio, gli eventi, i personaggi vol.2, Borgo Poncarale, 1993. ISBN non esistente
- Antonio Fappani e Gian Mario Andrico, Agro bresciano "La Bassa fra Chiese e Mella, Roccafranca, 1998. ISBN non esistente
- Pierino Lucini, Gottolengo dalla preistoria alla romanità, Brescia, 1988. ISBN non esistente
- I binari promiscui - Nascita e sviluppo del sistema tramviario extraurbano in provincia di Brescia (1875-1930), in Quaderni di sintesi, vol. 51, novembre 1997, p. 180. ISBN non esistente
- Dezio Paoletti, Bassa Brsciana: un patrimonio ambientale e culturale da conoscere e valorizzare, Bagnolo Mella, 1987. ISBN non esistente
- Luigi Schiapparelli, I diplomi dei re d'Italia del secolo X, Roma, 1924. ISBN non esistente
- Alberto Supefluo, L'Oratorio della Madonna d'Incidella in Gottolengo, Montichiari, 1978. ISBN non esistente
Voci correlate
Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su storia di Gottolengo
Collegamenti esterni
- Sito dedicato alla Badia di Leno
- Sito dell'ente per la promozione turistica della Bassa Bresciana
- Sito istituzionale del comune di Gottolengo