Marco Valerio Voluso Massimo
Marco Valerio Voluso Massimo (in latino: Marcus Valerius Volusus Maximus; ... – 499 a.C.[1]) è stato un politico romano, console nel 505 a.C., fratello di Publio Valerio Publicola (console nel 509 a.C.[2]) e padre di Manio Valerio Voluso Massimo (dittatore nel 494 a.C.) e di Lucio Valerio Potito (console nel 483 e nel 470 a.C.).
Biografia
Secondo Plutarco, sarebbe stato un discendente di uno dei primi Valerii, che, poco dopo la fondazione di Roma, avrebbe portato alla riconciliazione tra Sabini e Romani, e alla pace in seguito firmata tra i due popoli.[3] Dionisio di Alicarnasso confermó che egli sarebbe stato un discendente dei Sabini giunti a Roma con Tito Tazio, che condivideva il trono con Romolo.[4]
Dopo l'instaurazione della repubblica, non aveva ancora avuto luogo la consacrazione del tempio di Giove Capitolino.[5][6] Per questo motivo Marco Orazio Pulvillo ebbe l'onore, per sorte o per la decisione dei senatori, di provvedere alla consacrazione. Il fatto rivestiva particolare importanza in quanto Publicola era fuori Roma alla testa dell'esercito nell'ambito delle operazioni belliche contro gli abitanti di Veio.[5][7][8] Marco Valerio Voluso, assieme alla sua famiglia, tentó in tutti i modi di impedire la consacrazione, in quanto avrebbe voluto rimandarla al ritorno di Publicola. Per tale motivo fece credere che il figlio di Pulvillo fosse morto, ma il console non se preoccupò affatto e proseguí nella consacrazione.[5][7][8]
Nel 508 a.C., partecipó alla battaglia contro Porsenna alle porte di Roma, in qualitá di comandante dell'ala destra dell'esercito in subordine al console Tito Lucrezio Tricipitino; non riuscì, in quell'occasione, a fermare la rotta delle truppe che seguì al ferimento del console.[9]
Nel 505 a.C. venne eletto console assieme a Publio Postumio Tuberto. In quell'anno, i Sabini effettuarono delle incursioni all'interno del territorio romano. In seguito a questo, Voluso prese il comando dell'esercito per fronteggiare il nemico e si schierò sulle rive dell'Aniene.[10] Dopo qualche tempo in cui entrambe le fazioni si fronteggiarono senza scontrarsi, si venne a battaglia sulle sponde del fiume.[11] Respinse i Sabini che aveva di fronte mentre l'altra ala cominció a indietreggiare, fino a quando il console collega invió Spurio Larcio Rufo con la cavalleria a ristabilire l'equilibrio delle forze. La fanteria al seguito contribuì alla definitiva sconfitta dei Sabini, che si diedero alla fuga; solo il calare della notte li salvó dallo sterminio. Per questa vittoria ottenne, assieme al collega, gli onori del trionfo.[12] Oltre a ciò gli venne accordato l'onore di costruire una villa sul Palatino a spese dello stato.[13]
Nel 501 a.C. i Latini erano in agitazione in quanto Ottavio Mamilio, genero di Tarquinio il Superbo, desiderava restituirgli il trono e unire, per questa ragione, i Latini contro Roma. Marco Valerio Voluso venne inviato come ambasciatore verso le città vicine per tentare di calmare gli animi; in seguito si recó all'assemblea dei latini, che si preparavano alla guerra.[14] Nel discorso che tenne dimostró che Roma era rimasta fedele a tutti i suoi impegni verso i Latini, e che, pertanto, non vi era alcun casus belli tra i due popoli; Ottavio Mamilio e Tarquinio il Superbo riuscirono, tuttavia, a far votare all'assemblea che il trattato tra i Latini e i romani fosse sciolto. La guerra venne dunque dichiarata poco dopo.[15]
Secondo Tito Livio, Voluso participó alla battaglia del lago Regillo nel 499 a.C., agli ordine del dittatore Aulo Postumio Albo Regillense. Nel momento in cui la battaglia infuriava e i Latini iniziavano a cedere, uno dei figli di Tarquinio il Superbo avanzó con il corpo degli esilitati romani riequilibrando la lotta.[16] Per questo Voluso si lanció contro Tarquinio, ma cadde colpito dai nemici.[1]
Note
- ^ a b Livio, II, 20.
- ^ Publio Valerio Publicola, quattro volte console, fu uno protagonisti del rovesciamento della monarchia.
- ^ Plutarco, 1.
- ^ Dionisio di Alicarnasso, IV, 67.
- ^ a b c Livio, II, 8.
- ^ Plutarco, 13.
- ^ a b Cassio Dione, III, 28.
- ^ a b Plutarco, 14.
- ^ Dionisio di Alicarnasso, V, 22-23.
- ^ Dionisio di Alicarnasso, V, 37.
- ^ Dionisio di Alicarnasso, V, 38.
- ^ Plutarco, 21.
- ^ Dionisio di Alicarnasso, V, 39.
- ^ Dionisio di Alicarnasso, V, 50.
- ^ Dionisio di Alicarnasso, V, 51.
- ^ Livio, II, 19.
Bibliografia
Fonti primarie
- Cassio Dione, Storia romana.
- Dionisio di Alicarnasso, Antichità romane.
- Plutarco, Vite parallele, Publicola.
- Tito Livio, Ab Urbe condita libri.
Fonti secondarie
Voci correlate
Collegamenti esterni
- (EN) Marco Valerio su Ancient Library
- (EN) Testo delle Antichità su LacusCurtius