Economia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Economia italiana e Made in Italy.
 
Facciata della sede della Borsa di Milano

Membro del G8, organizzazione che raggruppa i sette paesi maggiormente industrializzati del mondo più la Russia, l'Italia rappresenta la settima potenza economica del pianeta per Prodotto interno lordo nominale assoluto, davanti alla Russia e dietro al Regno Unito.[1] Il Paese è anche il terzo contribuente dell'Unione europea, ed il sesto per le Nazioni Unite.[2]

Per quanto concerne il Prodotto interno lordo pro capite, l'Italia si pone su scala mondiale alla 21a posizione per pil pro capite nominale (12a nell'Unione europea) e alla 27a per PIL pro capite per potere d'acquisto (13a nell'Unione europea),[3] ponendosi nel contempo al quinto posto per valore delle esportazioni e al settimo per quello delle importazioni effettuate nell'anno 2007.[4]

L'economia italiana è ormai fortemente orientata verso il settore dei servizi, che nel 2006 hanno rappresentano quasi i 2/3 del Pil prodotto.

Il tessuto produttivo dell'economia è formato in prevalenza di medie e piccole imprese: quelle di maggiori dimensioni sono gestite in gran parte dalle famiglie fondatrici e, in taluni casi, da gruppi stranieri. Il modello di public company, impresa a capitale diffuso gestita da un management, è poco diffuso.

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1 euro italiano

A causa della mancanza di importanti giacimenti, la maggior parte delle materie prime e il 75% dell'energia devono essere importati. Nella prima metà del Novecento sono stati comunque scoperti alcuni giacimenti petroliferi, in particolare nella Val d'Agri, in Basilicata, il cui reale sfruttamento, tuttavia, è cominciato solamente a partire dagli anni ottanta. Oggi i giacimenti lucani forniscono oltre il 10% del fabbisogno nazionale.[5]

Durante lo scorso decennio, l'Italia ha perseguito una rigida politica fiscale per far fronte alle richieste dell'Unione economica e monetaria dell'Unione europea, e ha tratto beneficio dai tassi più bassi di inflazione e di interesse. Tuttavia, problemi come l'evasione fiscale, l'elevato debito pubblico (103,7% del Pil)[6] e, nel Mezzogiorno, la malavita organizzata, continuano ad ostacolare un sano e più robusto sviluppo dell'economia nazionale.

Il Paese ha aderito all'euro nel 1999, sostituendo la lira a partire dal 2002.

A causa della dura crisi economica del 2008, nel 2009 il tasso di disoccupazione in Italia ha raggiunto il 10,1%.[7]

Risorse

 
Il PIL del terzo trimestre 2009 suddiviso tra le principali attività macro-economiche (dati ISTAT).

Di seguito la tabella che riporta il PIL,[8] prodotto in Italia ai prezzi correnti di mercato nel 2009, espresso in milioni di euro, suddiviso tra le principali macro-attività economiche:

Template:Struttura economica italiana

Energia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Produzione di energia elettrica in Italia.

Secondo il bilancio energetico nazionale del 2008, redatto dal Ministero dello Sviluppo Economico, risulta che la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è aumentata di circa il 20% rispetto l'anno precedente, mentre la produzione di petrolio e gas naturale è calata rispettivamente del 10,9% e del 4,6%. Quasi invariata la produzione di solidi. Sono calate in modo consistente, sempre rispetto al 2007, le importazioni di energia elettrica (-11%) e di petrolio (-5,6%), mentre sono aumentate lievemente le importazioni di gas naturale (3,9%) e di fonti rinnovabili (9,2%). Infine, registrano un aumento esponenziale le esportazioni di fonti rinnovabili (1.600%) e di gas naturale (207,1%); più contenuto l'aumento delle esportazioni di energia elettrica (28%) e di solidi (5,9%), mentre sono in calo le esportazioni di petrolio (-6,8%).[9]

Agricoltura

 
Raccolta del grano con mietitrebbia nella Provincia di Foggia

Il settore agricolo (comprensivo di selvicoltura e pesca), nonostante l'eccellenza e l'alta specializzazione raggiunta, rappresenta una percentuale piuttosto residuale nel quadro economico nazionale. Bisogna altresì considerare che l'Italia ha una conformazione prevalentemente montuosa, non adatta per l'agricoltura; tuttavia è impiegata in questo settore una forza lavoro di circa 1,4 milioni di unità.

L’Italia si distingue, a livello continentale, nella produzione di frumento (7.817.063 tonnellate nel 2006), mais (10.660.680 tonnellate nel 2006) coltivato quasi esclusivamente al Nord, riso (1.596.367 tonnellate) per il quale detiene il primato europeo, la soia (607.695 tonnellate), la barbabietola da zucchero (11.730.025 tonnellate). Tutte queste colture hanno come zona di elezione le regioni del nord. L'Italia contende alla Francia il primato mondiale della produzione di vino ed alla Spagna per la produzione di olio d’oliva. Il meridione è specializzato nella coltura degli ortaggi (pomodori, insalata, finocchi, peperoni, cavolfiori, sedano), segnatamente la Puglia, che fornisce oltre il 10% della produzione agricola nazionale[10] e il 44% della produzione olearia nazionale.[11] Inoltre è la prima nazione al mondo per la produzione di kiwi.[12]

Per quanto concerne gli alberi da frutto il Trentino-Alto Adige è specializzato nella produzione di mele, la Sicilia e la Calabria in agrumi, l’Emilia-Romagna in pere e pesche, la Campania in albicocche e fichi, la Puglia in ciliege.

L'allevamento (bovino, suino, caprino e ovino) è praticato in tutta Italia, anche se in quantità e modalità differenti da zona a zona. Tuttavia questa attività non riesce a soddisfare il fabbisogno interno.

Riguardo alla pesca, la produzione italiana si attesta su 530.125 tonnellate (dati del 2005), comprensiva di pesce, crostacei, molluschi e acquacoltura. Un terzo del pescato italiano viene dalla Sicilia, seguita dalla Puglia e dalle Marche.[13]

Industria

 
Il Lingotto di Torino

La forza dell'industria italiana consiste nella lavorazione e produzione di manufatti, principalmente in aziende medio-piccole di proprietà familiare. Negli ultimi 20 anni, a partire dal Nord-Est del Paese, si sono diffusi i cosiddetti distretti industriali, un modello che ha visto una consistente diffusione lungo la dorsale adriatica, al punto da costituire una delle caratteristiche peculiari dell'economia italiana.

L'industria è particolarmente sviluppata nei settori meccanici (automobile, motocicletta, ricambi e accessori), cantieristico navale, degli elettrodomestici, chimico, farmaceutico e nei campi dell'energia, metallurgia, agroalimentare e della difesa (armi leggere, mezzi blindati, elicotteri, sistemi di difesa ecc.). E' anche uno dei paesi leader nella produzione e nel design di automobili e ciclomotori ed è leader in tutto il mondo per i suoi prodotti di lusso nel campo della moda.

Servizi

In Italia i servizi rappresentano il settore più importante dell'economia, sia per numero di occupati (il 67% del totale) che per valore aggiunto (il 71%).[14] Il settore è, inoltre, di gran lunga il più dinamico: oltre il 51% degli oltre 5.000.000 di imprese operanti oggi in Italia appartiene al settore dei servizi, e il 45,8% all’area Confcommercio; ed in questo settore nascono oltre il 67% delle nuove imprese.

Importantissime attività in Italia sono il turismo, il commercio, i servizi alle persone e alle imprese (terziario avanzato). Quest'ultima attività è maggiormente sviluppata nelle grandi città e nelle regioni economicamente più avanzate. I principali dati settoriali nel 2006: per il commercio vi sono 1.600.000 imprese, pari al 26% del tessuto imprenditoriale italiano, e oltre 3.500.000 unità di lavoro. Trasporti, comunicazioni, turismo e consumi fuori casa, oltre 582.000 imprese, pari al 9,5% del tessuto imprenditoriale, quasi 3.500.000 di unità di lavoro. Servizi alle imprese: 630.000 imprese registrate, pari al 10,3% del tessuto imprenditoriale, oltre 2.800.000 unità di lavoro.[15]

Il settore bancario ha conosciuto, negli ultimi anni, una diminuzione del numero degli occupati, soprattutto per la diffusione delle nuove tecnologie informatiche. Il settore finanziario conserva, comunque, un ruolo centrale nel capitalismo italiano in quanto, spesso, i gruppi bancari sono proprietari di importanti industrie, società di assicurazioni, beni immobili e gruppi editoriali. Il settore finanziario è da alcuni anni protagonista di una forte tendenza alla concentrazione tra le banche e le assicurazioni.[16]

Divario Nord-Sud

  Lo stesso argomento in dettaglio: Questione meridionale.

Storicamente, dopo l'Unità d'Italia, man mano che procedeva l'industrializzazione dell'Italia centro-settentrionale, il Mezzogiorno d'Italia accumulava sempre più un ritardo, a causa della mancanza delle condizioni necessarie al decollo economico che stava avvenendo nelle altre aree del Paese.

A tutt'oggi permane la differenza tra il Centro-Nord del Paese, caratterizzato da un forte sviluppo economico, e il Sud, che evidenzia un maggiore tasso di disoccupazione conseguenza di una maggiore difficoltà nel fare impresa (e quindi creare nuovi posti di lavoro) a causa della pessima amministrazione dei territori e, in alcune regioni, della presenza delle mafie che incidono in maniera pesantissima sullo sviluppo economico. Si calcola, infatti, che senza l'incidenza della mafia sull'economia meridionale, il sud Italia sarebbe in grado di raggiungere in pochi anni lo sviluppo economico del nord.[17]

Negli ultimi anni, tuttavia, molte aree del Mezzogiorno hanno visto intensificarsi il peso dell'imprenditoria privata, incentivata dal basso livello dei prezzi e del lavoro. Resta comunque un divario lungi dall'essere colmato.

PIL - Serie storica

Di seguito la tabella che riporta il PIL[18] ai prezzi di mercato, espresso in milioni di euro, prodotto in Italia dal 2000 al 2009:

Template:Pil serie storica

Rispetto ai dati sopra esposti occorre osservare che il PIL espresso in termini assoluti è un indicatore di ricchezza dell'entità geografica, piuttosto che degli abitanti. Inoltre, il fatto che i valori siano calcolati ai prezzi di mercato implica che parte della crescita che si osserva negli anni è in realtà dovuta all'aumento dei prezzi (inflazione) e non è crescita reale. Ad esempio, il valore del 2008 è superiore a quello del 2007 sebbene in termini reali il PIL italiano in quell'anno si sia contratto di circa l'1%.

Un indicatore della ricchezza che, oltre a considerare il PIL, tiene conto anche della numerosità della popolazione a cui tale PIL è riferito è il PIL ai prezzi di mercato per abitante (euro correnti).[19]

Trasporti

 
La rete autostradale italiana.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Trasporti in Italia.

La rete infrastrutturale italiana è dotata di 837.493 km di strade (suddivise in strade statali, regionali, provinciali, comunali), 6.532 km di autostrade, 16.529 km di ferrovie in esercizio (divisi tra rete estera, rete fondamentale, rete complementare e rete di nodo),[20] 156 porti e 98 aeroporti.[21]

Inoltre, il trasporto pubblico urbano all'interno delle grandi città si serve di tram, filobus, autobus, funicolari e, nelle maggiori città italiane, di metropolitane.

L'Italia, tuttavia, non brilla per la qualità e quantità dei trasporti e infrastrutture, che restano limiti strutturali allo sviluppo e alla competitivià, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Vari studi comparativi con altri paesi attestano che il belpaese sconta un ritardo rispetto a molti paesi europei per dotazione infrastrutturale e trasporti.[22] Le motivazioni si riconducano agli iter particolarmente lunghi e farraginosi con cui vengono approvate le leggi e i progetti, alla criminalità organizzata che pervade il settore delle costruzioni e la corruzione della politica locale.

Turismo

  Lo stesso argomento in dettaglio: Turismo in Italia.
 
Il Ponte di Rialto a Venezia.

Un settore di primaria importanza per l'economia italiana continua ad essere il turismo, nonostante il Paese abbia perso da molti anni il primato di visitatori stranieri all'anno (nel 2007 erano 43.700.000).[23] L'Italia è quindi al quinto posto nel mondo dopo Cina (54.700.000 turisti stranieri annui), USA (56.000.000), Spagna (59.200.000) e Francia (81.900.000).[23]

L'Italia è poi al quarto posto per entrate derivanti dal turismo internazionale, con 42,7 miliardi di dollari nel 2007, contro i 54,2 della Francia, i 57,8 della Spagna ed i 96,7 miliardi di dollari degli Stati Uniti.[23]

  1. ^ (EN) CIA-The World Factbook -- Field Listing, in CIA. URL consultato il 24-4-2010.
  2. ^ Berlusconi:"Italia ha superato Gb" - "Il nostro Pil è il sesto nel mondo", su tgcom.mediaset.it. URL consultato il 14-2-2010.
  3. ^ (EN) World Economic Outlook Database-October 2009, [[Fondo Monetario Internazionale]], su imf.org. URL consultato il 6-10-2009. Wikilink compreso nell'URL del titolo (aiuto)
  4. ^ (EN) Fondo Monetario Internazionale, World Economic Outlook Database, aprile 2008, dati del 2007, su imf.org. URL consultato il 6-8-2009.
  5. ^ AA.VV, p.93.
  6. ^ (EN) The World Factbook, su cia.gov. URL consultato il 15 ottobre 2008.
  7. ^ Sale la disoccupazione, triplica la Cassa, in Corriere della Sera. URL consultato il 1-2-2010.
  8. ^ Dati Istat - Conti economici nazionali (tabella 18), su istat.it. URL consultato il 13-4-2010.
  9. ^ Bilancio energetico nazionale 2008 (PDF), su sviluppoeconomico.gov.it. URL consultato il 6-2-2010.
  10. ^ L'economia ed il settore agricolo in Puglia, su voyagesphotosmanu.com. URL consultato il 16-2-2010.
  11. ^ Agroalimentare: La Puglia produce il 44% dell'olio italiano, su clandestinoweb.com. URL consultato il 16-2-2010.
  12. ^ (EN) Major food and agricultural commodities and producers - FAO, su fao.org. URL consultato il 18-2-2010.
  13. ^ Economia dell'Italia: Agricoltura, su voyagesphotosmanu.com. URL consultato il 14-2-2010.
  14. ^ I numeri dei Terziario - Confocomemrcio - Anno 2008 (PDF), su comufficio.it. URL consultato il 16-2-2010.
  15. ^ Il vero “motore” dell’economia è il settore terziario, su ascompd.com. URL consultato il 10-2-2010.
  16. ^ Intesa Sanpaolo: i numeri della prima banca italiana, in Il Sole 24 Ore. URL consultato il 10-2-2010.
  17. ^ Senza la mafia il Sud raggiunge il Nord- Censis, su censis.it. URL consultato il 6-8-2009.
  18. ^ Conti economici Istat, su istat.it. URL consultato l'11-4-2010.
  19. ^ Dati Istat - Conti economici nazionali (tabella 18), su istat.it. URL consultato il 13-4-2010.
  20. ^ Tecnologie e sistemi d’avanguardia chilometro per chilometro - Ferrovie dello Stato, su fsnews.it. URL consultato il 14-2-2010.
  21. ^ Considerazioni sui contenuti del CNIT 2004 - Ministero dei Trasporti, su trasporti.gov.it. URL consultato il 16-1-2010.
  22. ^ Francesco Bettoni: Un Focus sulle infrastrutture italiane, su cameradicommercio.it. URL consultato il 22-2-2010.
  23. ^ a b c (EN) World Tourism Organization, su unwto.org. URL consultato il 30-1-2010.