Aquilegia atrata
L’Aquilegia scura ('Aquilegia atrata (L.) W.D.J.Koch) è una pianta erbacea perenne rizomatosa alta 20 - 80 cm con fiori penduli di colore violaceo scuro della famiglia delle Ranunculaceae.
Aquilegia scura | |
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Classificazione scientifica | |
Regno | Plantae |
Superdivisione | Spermatophyta |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Sottoclasse | Magnoliidae |
Ordine | Ranunculales |
Famiglia | Ranunculaceae |
Genere | Aquilegia |
Specie | A. atrata |
Nomenclatura binomiale | |
Aquilegia atrata (L.) W.D.J.Koch | |
Sinonimi | |
Aquilegia vulgaris var. atroviolacea Ave-Lallemant | |
Nomi comuni | |
Aquilegia nerastra |
Sistematica
Al genere Aquilegia appartengono circa 100 specie (una decina sono originarie europee, mentre una trentina appartengono alla flora spontanea indigena dell’America; le altre sono asiatiche e in parte africane).
Specie simili :
- A. vulgaris L. - Aquilegia comune : forse la specie più vicina alla nostra; con difficoltà si distingue per il colore del fiore lievemente più azzurro e stami meno lunghi (sporgono appena dai petali).
- A. nigricans Baumg. - Aquilegia ghiandolosa : individuata nelle Alpi orientali
- A. viscosa Gouan. - Aquilegia vischiosa : più facilmente presente nell’Italia Centrale e del Sud.
Etimologia
L’origine del nome del genere (aquilegia) non è chiaro. Potrebbe derivare da Aquilegium (cisterna) o Acquam legere (raccoglitore d’acqua) per la forma particolare che ha la foglia nel raccogliere l’acqua piovana; come anche da aquilina (piccola aquila) a somiglianza dei rostri dell’aquila.
Resta comunque il fatto che il primo ad usare tale nome sia stato il Tragus (altro botanico del 1600), e quindi il Tournefort (Joseph Pitton de Tournefort 1656 - 1708, botanico francese) e definitivamente Linneo che nel 1735 sistemò il genere nella sua Polyandria pentagyna.
Il nome della specie (atrata) fa ovviamente riferimento alla colorazione del fiore.
Morfologia
La forma biologica della pianta è emicriptofita scaposa: si tratta quindi di una pianta perrenante che si sviluppa per mezzo di gemme adagiate al livello del terreno (emicriptofita); mentre l’asse fiorale è di media lunghezza e può essere anche privo di foglie (scaposo).
Radici secondarie da un grosso rizoma verticale che a volte può essere obliquo.
Fusto ipogeo: grosso rizoma senza fibre evidenti e terminante in una rosetta basale di foglie. Fusto epigeo: eretto a sezione cilindrica, abbastanza allungato (massimo 80 cm), mediamente foglioso, ramoso e pubescente. A volte può presentare dei riflessi porporini scuri, quasi rossastri.
Le foglie basali hanno un picciolo notevole (fino a 20 cm); mentre quelle cauline sono più piccole e presentano una guaina piuttosto evidente. La forma è la stessa sia per le basali che per le cauline ed è del tipo composta tripartita ossia divisa in 3x3 segmenti a forma di ventaglio (lamina terminante in lobi flabellati). Il colore è verde intenso sulla parte superiore e sono glauche nella parte inferiore.
L’infiorescenza consiste in un fusto ramificato con 3 - 10 fiori del tipo pannocchia lassa . I peduncoli sono incurvati e ghiandolosi.
La dimensione dei fiori, portati da lunghi peduncoli (fino a 5 cm), è di 3-4 cm di diametro e sono pendenti. Il fiore attinomorfo e dialipetalo è composto da due verticilli: uno esterno e uno interno. Quello esterno ha 5 tepali petaloidei, spatolati dalla forma ovale - lanceolata; quello più interno e formato da 5 nettari. Il petalo, a forma di cappuccio, si prolunga in uno sperone uncinato. Gli stami sono gialli, più lunghi dei petali (e quindi fuoriescono come una colonna sporgente) e sono molto numerosi (arrivano a volte fino a 50). I carpelli (pistilli) sono 5 e indipendenti.
I fiori sono profumati ed ermafroditi.
Fioritura : maggio - luglio.
Impollinazione da insetti. Dato che il nettare è nella parte più interna del fiore, i calabroni (animale pronubo) per raggiungerlo sono costretti a perforare, con le loro proboscidi, la superficie dello sperone protettivo.
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Fiore in boccio
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Fiore con colonna di stami sporgente
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Il fiore pendulo
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Speroni uncinati dei petali esterni
Il frutto è formato da 5 follicoli pubescenti collegati al fiore alla base.
Distribuzione e habitat
La pianta ha origine nell’Europa sud - occidentale; in prevalenza nelle aree montagnose.
In Italia si trova dai 400 m fino a 1700 m s.l.m. Ha carattere nitrofilo e si trova sui terreni calcarei, nei pascoli e sui bordi dei boschi di latifoglie su suoli ricchi di humus.
È una pianta protetta.
Usi
Farmacia
Nella medicina popolare ha le seguenti proprietà : astringenti, detergenti, antisettiche, diuretiche, diaforetiche, calmanti e depurative. Le sue proprietà alcoliche venivano usate per le cefalee. I suoi semi venivano usati contro la scabbia e la tigna. Altre malattie si curavano con infusi delle sue foglie. In omeopatia vene usato come sedativo. Pur tuttavia è considerata una pianta molto velenosa perché produce alcaloidi tossici e acido cianidrico. I primi sintomi di un possibile avvelenamento sono i seguenti : rallentamento cardiaco, bruciori all’epidermide e vomito.
Galleria di foto
Bibliografia
- Guido Moggi, Fiori di montagna, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1984.
- Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta, Milano, Federico Motta Editore, 1960.
Collegamenti esterni
- Fungoceva.it. URL consultato il 20-10-2007.
- Flora delle Alpi Marittime, su floramarittime.it. URL consultato il 20-10-2007.
- Catalogazione floristica - Università di Udine, su flora.uniud.it. URL consultato il 20-10-2007.
- Flora Italica, su piccoloweb.com. URL consultato il 20-10-2007.
- Botanica Sistematica, su homolaicus.com. URL consultato il 20-10-2007.
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