Cortina d'Ampezzo

comune italiano

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«Salve, oh Cortina, delle Dolomiti sei la Regina![1]»

Cortina d'Ampezzo (Anpezo o Ampez in ladino,[2] Hayden in tedesco[3]) è un comune italiano di 6.113 abitanti[4] della provincia di Belluno in Veneto.

Cortina è il più grande e il più famoso dei 18 comuni che formano la Ladinia, è una rinomata ed esclusiva località turistica invernale, che ha ospitato le Olimpiadi invernali del 1956 e ancora oggi è teatro di numerosi eventi sportivi di importanza internazionale. Con la semplice denominazione di Ampezzo, il comune fece parte della provincia di Trento (all'epoca comprendente anche l'Alto Adige) fino al 1923, quando vi fu l'aggregazione del territorio alla provincia di Belluno. Durante il periodo austro-ungarico (1511 - 1918) il comune faceva ancora parte del Tirolo.[5]

Geografia fisica

Cortina è situata al centro della Valle d'Ampezzo, che fu il bacino terminale di un antico ghiacciaio quaternario,[6] ed è posizionata tra il Cadore (a sud) e la Val Pusteria (a nord), la Val d'Ansiei (a est) e l'Alto Agordino (a ovest). Con i suoi 254,4 km², Cortina d'Ampezzo il secondo comune più esteso del Veneto (dopo il capoluogo Venezia) ed è circondata a 360° dalle Dolomiti Ampezzane, facenti parte della sottosezione delle Dolomiti di Sesto, di Braies e d'Ampezzo, nelle Alpi Orientali, che conferiscono alla vallata una bellezza unica al mondo.

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Tra le montagne più famose si ricordano le Tofane a ovest, il Pomagagnon a nord, il Cristallo a nord-est, il Faloria e il Sorapiss a est, il Becco di Mezzodì, la Croda da Lago e il gruppo del Nuvolau a sud. Il territorio comunale varia d'altitudine da un minimo di 1.057 m a un massimo di 3.244 m, con un'escursione altimetrica pari a 2.187 m. Il centro urbano, invece, si trova all'incirca a 1.224 m d'altitudine.[7]

Rocce e orogenesi

 
I campi carreggiati i Lastoni di Formin (2.462 m), a ovest di Cima d'Ambrizzola.

Le formazioni geologiche presenti all'interno del Parco naturale regionale delle Dolomiti d'Ampezzo sono di chiara origine sedimentaria, risalenti ad un periodo compreso tra il Triassico medio (230 milioni di anni fa) e il Cretacico superiore (90 milioni di anni fa) dell'era mesozoica, costituite in parte da rocce propriamente dette, quali la dolomia e il calcare, in parte da formazioni meno compatte, quali la marna e l'argilla.

Le formazioni più antiche dell'area, localizzate nelle zone alla base dei massicci del Cristallo e delle Tofane, sono formate da argille e marne ricchissime di testimonianze fossili. Non essendo rocciose, sono invece ricoperte da uno spesso strato di fertile terriccio sul quale prospera la vegetazione alpina, ma proprio per lo stesso motivo esse sono soventemente soggette a fenomeni franosi. Il nucleo principale e più consistente delle Dolomiti è, tuttavia, la dolomia, originatasi nel Triassico superiore dalla sedimentazione di fanghi palustri e lagunari su piane ricoperte di alghe. La dolomia stratificata può raggiungere uno spessore di più di un chilometro, formando spettacolari pareti e audaci torri che svettano nel cielo (Tofana di Rozes, Cristallo, Piz Popena; torri di Fanes e di Travenanzes). Mentre le dolomie geologicamente più arcaiche affiorano in Cima Falzarego e Col dei Bos, i calcari grigi (sovrastanti le formazioni di dolomia nella stratigrafia delle montagne ampezzane) formano pareti assai suggestive, caratterizzate da una peculiare levigatezza e verticalità (Tofana di Mezzo, Col Bechéi), con vette che raggiungono l'altitudine massima di 3.244 m s.l.m. Proprio le aree calcaree, particolarmente soggette ad attività corrosiva, formano le bianche e piatte lastronate della Croda del Becco e della Piccola Croda da Lago. Unico nel suo genere nelle Dolomiti è, invece, il conglomerato dell'Oligocene - Miocene, risalente a circa 20 milioni di anni fa, formatosi in epoca successiva alle fasi salienti dell'orogenesi alpina.

Tanto le formazioni dolomiche quanto quelle calcaree sono possono essere soggette a fenomeni di carsismo (fenomeno dei campi carreggiati), che genera complesse reti di grotte sotterranee fino ad una profondità massima di un chilometro (altopiano di Fosses, grotte sotto la Rozes e Cima Fanes). Una curiosità geomorfologica è, infine, la presenza di alcuni fori che bucano la roccia formando particolarissime figure ad anello, derivanti da fenomeni di erosione su sottili creste calcaree (due tipici esempi sono il Bus de Tofana e il Bus de r'Ancona).

 
La "Cascata di Sotto" in Gola di Fanes.

Idrografia

La portata media delle piogge è di circa 1.100 mm all'anno; le precipitazioni massime si registrano nel periodo tardo-primaverile e primo estivo.[8] Per questo motivo il momento migliore per ammirare sorgenti, ruscelli, torrenti, cascate e laghetti alpini è tra maggio e luglio, quando la portata idrica è al culmine, alimentata non solo dalle abbondanti piogge, bensì anche dal definitivo scioglimento delle nevi invernali.

Le fonti del Rufiédo, del Felizón e del Boite rappresentano vere e proprie peculiarità idrologiche sul suolo ampezzano, essendo accomunate dalla derivazione da condotte sotterranee di tipo carsico: ma se le correnti sorgive del Boite sgorgano pacifiche e con un lento deflusso (salvo poi aumentare di portata e intensità di corrente, scivolando verso valle attraverso sinuosi meandri), le sorgenti del Rufiédo e del Felizón si distinguono per la violenza di fuoriuscita del getto e per l'eccezionale consistenza della portata idrica. I torrenti Boite e Fanes scorrono in alvei spaziosi e ricchi di vegetazione, andando a formare, sul proprio percorso, splendide cascatelle: le più spettacolari e suggestive sono certamente quelle del torrente Fanes, che si getta nelle profondità della forra del rio Travenanzes con una successione di tre balze, alta ciascuna 50 metri ca. Questo particolare scenario prende il nome di Gola di Fanes. A propria volta, il rio Travenanzes e il rio Felizón scorrono in profondissimi orridi naturali, scavati nella dolomia dal costante fluire delle loro acque nel corso dei secoli. Sulle rispettive forre esistono piccoli ed arditissimi ponti, utilizzati già nelle epoche più antiche come vie di comunicazione tra l'Ampezzo e le vicine località di Marebbe e Val Pusteria:[8] "Ponte Alto" (in ladino: Ponte Outo) e "Ponte dei Cadorini" (in ladino: Ponte dei Cadorìs) sul Travenanzes, e "Ponte Felizón" sull'omonimo rio.

 
La forra sul rio Travenanzes vista dal Ponte dei Cadorìs.

Diffusi sono anche i ruscelli e i torrentelli che scorrono lungo le pendici rocciose dei monti e nei boschi, come la Ruoiba e il Ru dei Cavai. La quasi totalità delle acque del bacino idrografico della valle, comunque, risulta prima o poi affluire nel torrente Boite, il maggiore della zona per portata idrica e per lunghezza del corso (42 km complessivi). Dopo aver attraversato l'alto Cadore, infine, le acque dolomitiche del Boite si gettano come affluenti nel Piave.

Di modestissime dimensioni sono invece i laghetti alpini, a causa dell'accentuata acclività dei versanti e dell'alta permeabilità delle rocce dolomitiche. Vi sono, tuttavia, alcuni piccoli invasi lacustri, situati sia ad alte quote che a fondovalle, la cui formazione è stata resa possibile da un naturale processo d'impermeabilizzazione del fondo di alcune depressioni o dallo sbarramento artificiale di torrenti. Ad ogni modo, essi costituiscono dei biotipi di elevato interesse naturalistico.[8]

Piccoli ghiacciai di modeste superfici si nascondono invece nei recessi più freddi e ombrosi del Cristallo, delle Tofane e di altre vette ampezzane, a quote comprese tra i 2.800 e i 3.200 metri d'altitudine, talvolta sepolti sotto una spessa coltre di detriti. Benché in costante ritirata a causa del progressivo aumento della temperatura estiva e autunnale,[8] continuano ancor oggi ad alimentare i torrenti e i ruscelli del fondovalle, garantendo all'Ampezzo un livello minimo di acqua anche in casi di scarsità o assenza di precipitazioni.

Clima

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stazione meteorologica di Cortina d'Ampezzo.

Il clima ampezzano è intermedio fra il oceanico, che è tipico della zona subalpina meno distante dall'Adriatico, ed il continentale,[8] tipico delle vallate alpine più interne e riparate, con estati fresche ma brevi ed inverni assai lunghi e rigidi. Come già affermato, le precipitazioni annue si aggirano attorno ad una media di 1.100 mm d'acqua all'anno, con punte massime nei mesi estivi di giugno e luglio e minime nel mese di febbraio.[8] Tra la fine di dicembre e i primi di gennaio di ogni anno, si registrano alcune delle temperature più basse d'Italia, in particolare all'altezza del passo Cimabanche,[9][10][11] zona di confine tra le province di Belluno e Bolzano. Le mezze stagioni, invece, sono generalmente piuttosto umide e piovose, fredde e molto ventilate.

Secondo i dati raccolti nell'arco del trentennio 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a -2,5 °C, mentre quella del mese più caldo, luglio, è di +15,4 °C.[12]

Dobbiaco[13] Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 0,12,86,610,315,418,921,721,217,411,64,80,41,110,820,611,310,9
T. min. media (°C) −8,5−7,3−3,4−0,24,27,49,59,26,01,9−3,5−7,3−7,70,28,71,50,7
Precipitazioni (mm) 22,228,833,943,878,6103,9120,597,975,872,144,429,680,6156,3322,3192,3751,5
Giorni di pioggia 44571113131287651323382195
Umidità relativa media (%) 7064626263636163667072736962,362,369,365,8

Frazioni

Come riportato nello statuto comunale,[16] il territorio è articolato in numerosi villaggi, nessuno dei quali è però considerato frazione. Essi erano inizialmente piccolissimi borghi unitisi poi col nome del maggiore di questi, Cortina, e poi affiancati più recentemente da alcuni nuovi insediamenti abitativi (tra parentesi gli originali nomi ladini): Acquabona (Agabòna), Alverà, Bigontina (Begontina), Cadelverzo (Ciadelvèrzo), Cademai, Cadin (Ciadìn), Campo (Ciànpo), Chiamulera (Ciamulèra), Chiave (Ciàe), Cianderìes, Coiana (Cojana), Col, Cortina, Crìgnes, Doneà, Fiames (Fiàmes), Fraìna, Gilardon (Jilardòn), Grava (Gràa), Guargné, Lacedel (Lazedèl), Manaìgo, Maion (Majon), Melères, Mortisa (Mortìja), Pecol (Pecòl), Pezié, Pian da Lago, Pierosà, Pocol (Pocòl), Ronco, Salieto, Socol (Socòl), Staulin (Staulìn), Val, Verocai (Gnoche), Vera (Ra Éra), Zuel (Suél).

 
Panorama sulla valle dalla località di Grava di Sotto.

Sestieri

I vari insediamenti del comune di Cortina d'Ampezzo sono riuniti in sei contrade, che prendono il nome di Sestieri[16] e hanno la funzione di rappresentare le comunità locali. In particolare, sono legati all'organizzazione di eventi folkloristici (tra cui il Palio dei Sestieri e le Feste campestri).

Questi sei Sestieri sono:

  • Alverà
  • Azzon
  • Cadin
  • Chiave
  • Cortina
  • Zuel

Infrastrutture e Trasporti

 
Il trenino bianco e azzurro della vecchia Ferrovia delle Dolomiti.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Aeroporto di Cortina d'Ampezzo-Fiames e Ferrovia delle Dolomiti.

Il paese è raggiungibile tramite tre arterie principali:

In passato Cortina era servita anche da una linea ferroviaria, la cosiddetta Ferrovia delle Dolomiti, voluta a fine Ottocento da Francesco Giuseppe d'Asburgo,[17] ma costruita soltanto alcuni decenni dopo dagli italiani, che tra il 1921 e il 1964 collegò Calalzo di Cadore a Dobbiaco. La linea, a scartamento ridotto, fu poi dismessa a causa di alcuni incidenti ferroviari e di scarsità di fondi, ma soprattutto per la crescente concorrenza del trasporto su gomma.[17] Ancora oggi, tuttavia, è visibile il vecchio tracciato delle rotaie: attualmente è una calma stradina asfaltata chiamata "Passeggiata della Ferrovia" (o Proménade), meta soprattutto di ciclisti, lungo la quale si possono ancora vedere i piccoli edifici in stile tirolese che erano le fermate del trenino bianco e azzurro delle Dolomiti.

Infine presso Fiames, località a pochi chilometri dal centro abitato ampezzano, era funzionante persino un piccolo aeroporto per elicotteri e altri velivoli privati di piccole dimensioni. L'hangar apparteneva alla compagnia aerea da turismo Aeralpi, che effettuava i collegamenti con l'aeroporto di Cortina.[18] Anch'esso al giorno d'oggi è dismesso.

La Tangenziale di Cortina

Nel 2001 si è cominciato a parlare della costruzione di una tangenziale a Cortina d'Ampezzo. Attualmente, infatti, il paese è attraversato dalle Strade Statali 51 e 48, con un conseguente afflusso di numerosissimi autoveicoli (in particolare camion e tir), provenienti e diretti all'Austria, alla Slovenia, al Veneto, al Friuli e al Trentino, che rendono assai congestionata la viabilità del paese, soprattutto nei periodi di maggior afflusso turistico. L'intervento è stato approvato dal CIPE nella seduta del 21 dicembre 2001,[19] ed è inoltre compreso tanto nel "Piano Pluriennale della viabilità 2003-2012", quanto nel "Contratto di Programma Triennale 2003-2005". Secondo le stime, l'opera dovrebbe ridurre del 20% i veicoli che passano abitualmente per Cortina.[20] Il costo complessivo della tangenziale è di 441 milioni di euro,[19][20] e il periodo di tempo stimato per il completamento dei lavori pari a circa 1200 giorni.[19][20]

Il progetto

Il progetto consiste nella costruzione di una variante alla SS 51 nel comune di Cortina di Ampezzo, con l'obiettivo di realizzare un asse tangenziale al centro abitato. Il tracciato dovrà risultare lungo 11,350 km ca.,[19] avrà una sezione stradale a doppia corsia (una per senso di marcia), e presenterà quattro gallerie, per complessivi 9,3 km di percorso interrato.[19] I tratti in aperto saranno dotati di due bretelle di collegamento alla rete stradale urbana già esistente, uno svincolo per la Statale 51 e tre rotatorie.

Il piano è composto da uno "stralcio A" e uno "stralcio B". Lo stralcio A prevede un primo tratto della tangenziale, da Zuel (zona meridionale di Cortina) sino all’interferenza con il fiume Boite, totalmente interrato in galleria naturale, detta Galleria Zuel (tale tratta serà chiamata Completamento a sud), e una seconda sezione all’aperto lungo la quale saranno posizionati una bretella di allacciamento alla Statale 48 delle Dolomiti verso il Passo Falzarego, e lo svincolo di Cortina Sud.[19] Ma il vero by-pass al centro urbano di Cortina si sviluppa quasi del tutto nello stralcio B, che prevede nuovamente una galleria naturale presso la località di Meleres (Galleria Meleres, nella zona occidentale del paese) che fiancheggi ad ovest l'abitato a partire dallo svincolo di Cortina Sud sino al km 106 dell’attuale Statale 51, alla quale si congiunge tramite una delle tre rotatorie; alla stessa confluirà il Completamento ad est dell'arteria che congiungerà le Statali 51 e 48 in direzione di passo Tre Croci, mediante una terza galleria sotto le località di Grava e Pierosà.[19]

La "guerra della tangenziale"

Per molti anni, il progetto di costruzione della tangenziale è rimasto stagnante a causa di forti opposizioni. Le proteste di Verdi e ambientalisti, nonché di alcuni celebri e influenti habitué dell'Ampezzano,[21] hanno frenato per anni l'avvio delle procedure di realizzazione. Il principale nodo della questione è il forte impatto ambientale di quest'immensa opera su uno dei paesaggi universalmente ritenuti tra i più affascinanti del continente. Sebbene l'80% del futuro by-pass cortinese risulterà essere interrato, il tunnel sarà vistoso e in parte sostenuto da grossi pilastri in cemento.[21]

Insomma, molti temono che la nuova infrastruttura possa deturpare in modo irrimediabile la conca ampezzana.[21] Tutti vorrebbero migliorare la viabilità del paese, che nei periodi estivo e invernale causa un innalzamento a livelli pericolosamente alti del tasso di smog,[21] ma sono assai pochi coloro che accetterebbero di veder costruita una tratta della tangenziale nel proprio giardino sotto casa.[22] Fenomeno, questo, a cui alcuni studiosi hanno dato pure un nome: NIMBY, acronimo dell'espressione inglese Not In My Back Yard, "non nel mio cortile".

Le polemiche sono infuriate per anni, spaccando tanto l'opinione pubblica, quanto i famosi habitué ampezzani. Gli unici a non essere mai entrati nel vivo della questione sono stati paradossalmente i cortinesi, e per questo più volte accusati di anteporre a tutto le ragioni del turismo,[21] che è per il paese la fonte economica primaria.

Storia

Le origini del nome

Alcuni esperti hanno ipotizzato che la parola "Cortina" possa derivare dal diminutivo di curtis (dal latino tardo, "corte"),[23] che nell'Alto Medioevo indicava piccole unità territoriali facenti parte di un feudo, e comprendenti case e terre, alcune delle quali usufruibili liberamente dai paesani, altre invece proprietà private del signore. Ma "Cortina" poteva anche indicare una "piccola corte", cioè uno spazio delimitato da un muretto, utilizzato in passato per le funzioni religiose e come cimitero.[23] Forse già in epoca romana poteva esistere un centro abitato in Ampezzo - ma non vi sono testimonianze certe a sostegno di questa tesi - ove sorgeva per l'appunto questa "cortina".[23]

Secondo lo studioso Mario Toller, anche Ampezzo trarrebbe le proprie origini dal latino: o dalla locuzione ad piceum, ossia "presso l'abete", o dalla parola amplitium (a sua volta derivante da amplus, "ampio"), cioè "luogo aperto e spazioso".[23] Lorenza Russo, invece, ritiene che tale etimologia sia sorpassata e che sia piuttosto da ricercare più indietro nel tempo «risalendo a una radice prelatina amp-/amb- che designa piante selvatiche da cui si estrae un liquido atto alla fermentazione, dalla quale sia il nome italiano che le denominazioni atesine del lampone: ampomola (Val Lagarina), ampoma (Val di Sole) e ampomes (Val Gardena)».[24]

Da un punto di vista prettamente storico, la prima testimonianza del nome di questa località montana nonché della presenza in Ampezzo di una comunità stabile, risale a un antico documento notarile datato 15 giugno 1156, data secondo la quale due fratelli, Giovanni e Paganello, acquistarono un appezzamento di terra da un possidente trevigiano. Artroto, il notaio che stilò il rogito di compravendita, specificò che il nome del luogo in cui si trovavano tali terreni era Ampicium Cadubri, "Ampezzo del Cadore".[25][26] La più antica testimonianza dell'accostamento di queste due deonominazioni, Curtina ampitii, si riscontra invece in un documento del 1317, oggi conservato nell'archivio della Regola Alta di Lareto.[27]

 
Lo scheletro dell'Uomo di Mondeval, ritrovato poco distante dalla Valle d'Ampezzo e oggi conservato nel museo di Selva di Cadore.

Preistoria e antichità

I recenti ritrovamenti di una sepoltura primitiva a Mondevàl e della celebre mummia del Similaun (risalenti rispettivamente al VI e al IV-III millennio a.C.), fanno pensare che l'arco dolomitico e alpino orientale fosse abitato già in epoca molto antica da tribù di Paleoveneti.[28] A partire dal VI-V secolo a.C., fu introdotta in tutto il Cadore la scrittura a caratteri etruschi. I Romani, che conquistarono la zona, sottomisero i popoli venetici, installandosi in diverse località (non si sa se anche nella vallata di Cortina), e dando il nome di Amplitium o Ampicium all'odierna Ampezzo.

Medioevo

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, per otto secoli non si hanno più notizie dell'intera regione cadorina, di cui l'Ampezzo era ancora parte integrante. Si ritiene che, in questo lungo periodo, una parte delle popolazioni romano-venetiche stanziate nelle valli d'Isarco, della Rienza e della Drava, si rifugiò nelle valli poco antropizzate di Fassa, Badia, Gardena, Cordevole e Ampezzo, fuggendo dalle invasioni barbariche e dando così origine ai cosiddetti "ladini dolomitici".[29] Ciò che è certo, è che all'epoca della calata dei Longobardi in Italia doveva già esistere una comunità nella Valle d'Ampezzo, poiché in data 572 d.C. sarebbe avvenuto un miracolo ad opera della Madonna in difesa degli ampezzani, che le chiesero protezione dalle razzie longobarde.[30] Certamente, però, la dominazione longobarda fu fondamentale per la formazione delle Regole d'Ampezzo, comunità familiari che possedevano (e possiedono tuttora) il territorio collettivamente, acquistandolo per allodio. Ai Longobardi succedettero i Franchi di Carlo Magno, e in quest'epoca si vennero a delineare i confini linguistici della zona: a nord della dorsale alpina, nella regione occupata dai Bajuvari (o Bavaresi) si diffuse il tedesco, a sud rimase invece il latino tardo, che si differenziò poi in ladino e italiano.[29]

 
La prima pagina dello Statuto del Cadore in una stampa del 1545.

Sotto il regno di Berengario del Friuli, re d'Italia (X secolo), venne utilizzato per la prima volta il termine Cadubrum ("Cadore", dal nome che i Romani avevano dato alla popolazione che vi abitava, i Cadubri). Circa un secolo dopo, il Sacro Romano Imperatore Enrico IV concedette l'area cadorina e l'attuale Ampezzo al Patriarcato di Aquileia. Degno di nota è il castello di Botestagno (di cui oggi rimangono solo poche rovine), fortilizio medievale fatto costruire probabilmente nel 1077 dai patriarchi aquileiani su un preesistente appostamento ligneo d'età longobarda. Passato successivamente dal dominio friulano ai signori trevigiani da Camino, il Cadore ottenne nel 1235 un piccolo codice di norme, lo Statuto, che fu il primo ad essere comune a tutta la zona.

Nel 1338 furono redatti gli Statuti cadorini, con la partecipazione di «Giovanni da Chiave, officiale d'Ampezzo»[31]: essi garantivano agli abitanti di queste valli notevoli privilegi, che andarono aumentando ed evolvendosi nei secoli successivi. In pieno XVIII secolo (quando in Ampezzo sarà annullato per volontà di Giuseppe II), ad esempio, lo Statuto prevedeva, l'abolizione dell'odiato ius primae noctis, decretava l'uguaglianza di tutto il popolo davanti alle leggi comunitarie e la parità dei diritti tra uomini e donne - anche in seno alle istituzioni regoliere -, non riconosceva ai propri cittadini alcun titolo nobiliare (non vi erano dunque né nobili né servi della gleba), esentava dalla coscrizione militare, ridimensionava il potere del clero proibendo ai preti, tra l'altro, di raccogliere testamenti.[32]

Coinvolto nelle vicende economiche e politiche del tempo, essendo un importante collegamento tra il Sacro Romano Impero e l'Italia, il Cadore tornò nuovamente ad essere governato dagli aquileiani, per poi passare, nel 1420, alla Serenissima Repubblica di Venezia.

Il rapporto con Venezia era sempre stato stretto,[33] sia per la grossa affinità linguistica (in area altoatesina, infatti, si parlava già il tedesco, lingua sconosciuta alla maggioranza della popolazione cadorina), sia per i frequenti scambi commerciali: dalla pianura, il Cadore e l'Ampezzo importavano buona parte dei beni di consumo, frumento, vino, tessuti, utensili e quasi tutti gli arredi sacri per le chiese, mentre Venezia richiedeva in gran quantità il legname delle montagne, utilizzato per costruire le navi della sua leggendaria flotta militare e mercantile.

La guerra della Lega di Cambrai

Nel 1508 papa Giulio II organizzò una lega antiveneziana, nota come Lega di Cambrai, cui presero parte diversi Paesi, tra cui il Sacro Romano Impero. Il 22 febbraio di quello stesso anno, le truppe imperiali entrarono nella località cortinese di Alverà, aggirando il castello di Botestagno, nel quale i veneziani si erano asserragliati. I tedeschi continuarono la marcia verso sud, sconfiggendo un manipolo di cadorini fedeli alla Serenissima presso la chiusa di Venàs. Negli anni successivi la guerra procedette in un continuo andirivieni di truppe veneziane da sud e di lanzichenecchi tedeschi da nord. Il 18 ottobre 1511 le truppe imperiali espugnarono la rocca di Botestagno, assumendo del tutto il controllo dell'Ampezzo, e il 21 ottobre l'imperatore Massimiliano I si presentò di persona agli ampezzani richiedendo l'atto di sottomissione: essi fecero omaggio al nuovo sovrano e ottennero in cambio il mantenimento di tutti i privilegi - compresi quelli contemplati negli Statuti Cadorini - di cui la comunità aveva goduto sotto Venezia, oltre all'assicurazione che non sarebbero stati aggregati alla Pusteria. Terminava così la lunga e felice convivenza tra il Cadore e l'Ampezzo, e si compiva il distacco definitivo tra le due regioni.

 
I primi turisti di inizio Novecento mettono gli sci ai piedi (1903).

La dominazione asburgica

Nel 1531 Cortina fu ufficialmente annessa all'arciducato del Tirolo. Proclamatosi Magnifica Comunità (di fatto repubblica indipendente) durante il XVII secolo, il paese fu nuovamente sottomesso all'autorità imperiale da Giuseppe II (1741-1790), il quale, come già detto, fece annullare tutti gli Statuti e le autonomie concessi agli ampezzani.

Con lo scoppio della rivoluzione francese e l'ascesa dell'Impero francese, una colonna franco-italiana invase l'Ampezzo. Era il 31 agosto 1809. Il 28 febbraio dell'anno seguente Cortina e Dobbiaco vennero nuovamente riunite al Cadore. Questa situazione, tuttavia, non era destinata a durare: la disastrosa spedizione in Russia nel 1812 e la caduta di Napoleone Bonaparte, fecero sì che i due paesi alpini tornassero a far parte dell'Austria. L'Ampezzo si trovò anzi non più in zona di confine, bensì in pieno entroterra imperiale, giacché Vienna era riuscita ad annettersi tutti i territori che erano appartenuti alla decaduta Repubblica di Venezia (Trattato di Campoformio del 1797).

Allo scoppio della grande rivoluzione europea del 1848, gli ampezzani scelsero di rimanere fedelissimi all'imperatore (a differenza dei restanti territori italiani, Cadore incluso, dove per mesi infuriarono violente sommosse popolari). Tale fedeltà fu presto premiata: quando l'intero Lombardo-Veneto fu pacificato, iniziò in Austria un lungo periodo di riforme, di cui l'Ampezzo poté beneficiare.[34]

Sul finire dell'Ottocento, Cortina conobbe il suo primo periodo d'oro: scoperta dalla nobiltà austro-tedesca e dall'alta borghesia inglese, francese e americana, grazie alla sua straordinaria bellezza divenne una nuova St. Moritz, frequentata come luogo di villeggiatura estiva e invernale. Nel 1907, ad esempio, Alberto I di Sassonia-Coburgo-Gotha, re del Belgio, si recò in villeggiatura in Ampezzo, innamorandosene.[35] Fu un appassionato alpinista, e per molti anni continuò a frequentare questa località, dedicandosi al proprio sport preferito, ed eleggendola a meta turistica del gotha internazionale. I villeggianti invernali cominciarono a mettere gli sci ai piedi, scendendo per le piste (ancora non battute) in neve fresca.

 
Edward Theodore Compton, Panoramablick auf Cortina d'Ampezzo, olio su tela, 1918.

L'Ampezzo (che da sempre aveva rappresentato una delle più fiorenti comunità di quest'area alpina), si arricchì ulteriormente, a differenza del Cadore - in territorio italiano -, costretto a subire una forte emigrazione a causa della grandissima miseria. Cortina era internazionalmente conosciuta come "perla delle Dolomiti" e "regina delle Alpi".[36] Tra il 1850 e il 1858, l'artigiano Silvestro Franceschi fece erigere il famoso campanile della chiesa parrocchiale, nel 1893 fu creata La Cooperativa, mentre i primi alberghi ampi e lussuosi, destinati ad accogliere ricchi villeggianti, cominciavano a caratterizzare il paesaggio della valle. Nel 1903 viene fondato lo Sci Club Cortina.

La fortuna del paese, però, cessò di colpo: con l'attentato di Sarajevo all'arciduca ereditario d'Austria Francesco Ferdinando e alla moglie Sofia (28 giugno 1914), e il conseguente scoppio della Prima guerra mondiale, l'Ampezzo divenne uno dei teatri principali del conflitto più sanguinoso che il mondo avesse mai visto.

Prima guerra mondiale

«Bombardano Cortina... ohilà!

dicon che gettan fiori... ohilà!
tedeschi traditori
è giunta l'ora, subito fora,
subito fora dovete andar.»

 
Una postazione italiana sulla Tofana de Inze, settembre '17.

Dal 28 luglio 1914, giorno dell'apertura delle ostilità, Cortina era stata spopolata di uomini, mandati a combattere per l'impero austro-ungarico sui Carpazi, in Galizia, sulla frontiera con la Russia. Il 16 maggio del 1915, quando ormai la dichiarazione di guerra da parte del Regno d'Italia era imminente, e cominciava ad essere questione di giorni, in Ampezzo si chiamarono alla visita militare tutti gli uomini non ancora arruolati d'età compresa fra i 16 e i 50 anni, inquadrati negli Standschützen (tiratori scelti) o nel Landsturm (milizia territoriale). Vennero chiamati alle armi 669 ampezzani, più 35 lavoratori,[37] e mandati a difendere le numerose postazioni militari che si andavano costruendo sui monti circostanti.

Il 23 maggio 1915 il Regno d'Italia inviò la dichiarazione di guerra a Vienna, comunicando l’inizio delle ostilità per la mezzanotte. Alle ore 18:00 del 24 maggio, gli Italiani varcarono il confine ad Acquabona,[37] dando inizio ai combattimenti in Ampezzo. Il 27 maggio dal Passo Tre Croci scesero due compagnie italiane, e il giorno successivo, 28 maggio, otto fanti della Brigata Marche entrarono in Cortina,[37] proseguendo per Zuèl, senza imbattersi in alcun soldato austriaco. Il 29 maggio, alle ore 16:00,[37] Il paese venne occupata senza colpo ferire dal 23° Reggimento della Brigata Como, mentre il sindaco del paese inviava alla popolazione questo annuncio:

«La guerra che sta per invadere il nostro paese, viene combattuta da truppe regolari, non dalla popolazione.
La nostra salvezza e dei nostri bene dipende solo dalla ragionevolezza e dal modo di comportarsi verso le truppe regolari.
Astenetevi da qualsiasi ostilità, ogni azione a voi ostile denunciatela fiduciosi a questo ufficio.
Raccomando la massima calma. Il capo comune Demai.»
 
Il cappellano militare don Feliciano Marini celebra la messa di Ferragosto davanti all'albergo Cinque Torri con tutto il Reparto Someggiato del R. Esercito Italiano.

I militari italiani rimasero delusi per la freddezza con cui furono accolti dagli abitanti,[37] ma non si poteva pretendere che gli ampezzani rimasti in paese (vecchi, donne e bambini) potessero provare sentimenti di simpatia e amicizia per invasori indesiderati e armati che si apprestavano a combattere e forse uccidere i loro cari. Gli alberghi furono requisiti e le case saccheggiate. A seconda dei periodi e delle cirostanze furono presenti in Ampezzo da 20.000 a 30.000 soldati italiani.[37][38] Sul territorio sorsero attendamenti, baracche, trincee, strade, camminamenti, ospedali da campo, osservatori ecc.

Le forze austriache, come in altri punti del fronte alpino, avevano effettuato una ritirata strategica, abbandonando Cortina e appostandosi sulle montagne adiacenti ad essa e in punti ben difendibili. In questo modo, l'esercito asburgico ebbe l'enorme vantaggio di trincerarsi per primo sui monti più alti, lasciando ai nemici soltanto le postazioni più basse, esposte ai cannoneggiamenti e dalle quali era assai arduo compiere assalti. È fondamentale ricordare che su tutto il fronte dolomitico, l’Austria-Ungheria ebbe sempre intenzioni difensive, mai offensive.[37] In base al concetto difensivo e per mancanza di forze, gli austriaci si limitarono a frenare gli assalti e le cariche italiane. Eccezion fatta per arretramenti di poco conto, la linea difensiva asburgica rimase pressoché invariata sino alla conclusione del conflitto. Gli italiani non riuscirono mai a sfondare in profondità, nonostante gli sforzi e le apocalittiche mine.

 
Un gruppo di Standschützen riprende Cortina dopo la disfatta italiana di Caporetto (1917)

Cominciò così una logorante guerra di trincea che durò fino al novembre del '17. Sul Col di Lana, sul Monte Piana, al Passo Falzarego, sulle Tofane, alle Cinque Torri e in molti altri luoghi vennero sacrificate migliaia di giovani vite da entrambe le parti. Si compivano cariche alla baionetta sotto i colpi delle mitragliatrici, si usavano gas tossici, granate e obici. I soldati erano costretti a passare all'aperto ogni stagione, dalla mite estate al nevosissimo inverno, notte e giorno, marcendo all'umidità e al gelo, morendo per le ferite riportate durante gli scontri, o per le diffuse epidemie di colera, polmonite e dissenteria. Sia le truppe italiane che quelle austriache si batterono con valore, fin quando, inaspettato, giunse per gli italiani l'ordine di ritirata: a Caporetto gli austro-tedeschi avevano sfondato le linee italiane, dilagando nella Pianura Padana fino al Piave. Nonostante la rabbia dei soldati, che non accettavano di lasciare i monti conquistati col sangue di migliaia di commilitoni, gli italiani ripiegarono, rilasciando Cortina in mano agli austriaci. L'anno successivo, tuttavia, la situazione si ribaltò: definitivamente vinti a Vittorio Veneto, il 4 novembre 1918 gli austro-ungarici firmarono un armistizio con l'Italia.

Le truppe italiane tornarono nell'Ampezzo, entrarono a Cortina, e giunsero fino al Passo del Brennero, dove fu posta la nuova frontiera con la neonata Repubblica dell'Austria tedesca. Ancora oggi sono aperti e visitabili dal pubblico molti cimiteri di guerra di medie e piccole dimensioni, sparsi un po' in tutta l'area delle Alpi orientali, che raccolgono le povere spoglie di tutti i soldati (di ogni cultura e nazione) che morirono sulle Dolomiti.

 
Il ministro de Stefani in slitta con la moglie, durante una villeggiatura a Cortina nell'inverno 1940.

Il dopoguerra e il Ventennio fascista

Con il Trattato di Saint-Germain, che ne sancì il ritorno all'Italia, Cortina poté ospitare nuovamente molti ricchi villeggianti. Comincia così il "capitolo italiano" della storia di Cortina d'Ampezzo: nel 1921 fu inaugurata la Ferrovia delle Dolomiti, collegante Calalzo di Cadore, l'Ampezzo e Dobbiaco, che rimase in funzione fino al 1964; dal punto di vista amministrativo, invece, il 29 gennaio 1923 il comune fu assegnato alla provincia di Belluno, deludendo in tal modo le speranze della popolazione, che avrebbe preferito rimanere parte delle province di Trento o Bolzano.

A seguito della grande depressione del '29, Cortina subì una brusca battuta d'arresto sul piano economico: centinaia di piccoli risparmiatori dell'Ampezzo e della altre vallate dolomitiche videro sfumare le proprie ricchezze[39] e anche alcuni tra i maggiori albergatori cortinesi furono costretti a chiudere: nel 1931 fallì Amedeo Girardi, proprietario dell'omonimo Hotel, mentre l'anno successivo dichiarò bancarotta l'Albergo Tre Croci, proprietà della famiglia Menardi.[39]

A partire dagli anni trenta, l'Ampezzo divenne meta turistica prediletta dalle più alte gerarchie fasciste: il Ministro del Tesoro e delle Finanze Alberto de Stefani, per esempio, comprò casa a Manaigo nel 1933, i segretari nazionali del PNF Giovanni Battista Giuriati ed Achille Starace vi passarono sovente la propria villeggiatura,[39] mentre Italo Balbo si fece costruire uno chalet nei pressi del lago di Misurina. In questo stesso decennio e nei primissimi anni '40 vi furono un notevole sviluppo degli impianti sciistici e un successivo boom del turismo (tra il 1930 e il 1940 le presenze negli alberghi cortinesi furono in costante aumento),[39] nonché la nascita della Scuola Sci Cortina (nel 1933; fu la prima scuola di sci riconosciuta dalla F.I.S.I. in Italia)[40] e del Notiziario di Cortina, il giornale locale (nel 1936).

Contemporaneamente, però, l'Ampezzo (così come tutte le altre località ladine e sudtirolesi) fu oggetto di una feroce italianizzazione forzata da parte del governo fascista.[41] L'idioma ladino, lingua madre per l'intera popolazione ampezzana, fu bandito da ogni frangente della vita quotidiana, le feste e le tradizioni popolari vennero abolite, i nomi di luoghi e località vennero italianizzati. Questo fu un durissimo colpo per la popolazione ampezzana, la quale non aveva mai sperimentato nulla di simile, ed anzi si era sempre assicurata una forte indipendenza culturale, linguistica, giuridica ed amministrativa.[42]

La seconda guerra mondiale

Il 10 giugno 1940 l'Italia scese in guerra a fianco della Germania nazista. A Cortina si fecero sentire pesantemente le ristrettezze dovute al conflitto: fu vietata, per esempio, la consumazione di carne dal martedì al venerdì compresi; nessuna deroga per gli atleti che disputarono i campionati del mondo di sci sulle piste ampezzane nel febbraio del '41. Il 26 luglio 1943 la Wehrmacht occupò il vicino Sud Tirolo, infondendo il terrore nel cuore dei cortinesi. Il 12 settembre i nazisti entrarono in Ampezzo, proseguendo poi la discesa in Italia e l'occupazione dell'intera penisola. Le province di Bolzano, Trento e Belluno furono dichiarate dalla Germania Operationszone Alpenvorland e annesse al Terzo Reich: come tale, in questa zona d'Italia vennero precettati i giovani in età da militare, inquadrati nella Wermacht e inviati al fronte a combattere per il Führer.

Lo stillicidio continuo di annunci di morte straziò senza sosta la popolazione cortinese: i caduti in guerra furono 51 (31 sul solo fronte russo) più altri 10 civili.[43] L'anno successivo, il '44, il paese divenne città ospedale, sicura dai bombardamenti ma affollata di invalidi di guerra. Finalmente, il 2 maggio 1945, le truppe americane entrarono a Cortina: la guerra era finita.

 
Il campione austriaco Toni Sailer durante la discesa di slalom gigante alle Olimpiadi invernali di Cortina.

Le Olimpiadi invernali del 1956

  Lo stesso argomento in dettaglio: VII Giochi olimpici invernali.

Come stabilito dal CIO nel 1930, il paese si era aggiudicato il compito di ospitare i VII Giochi olimpici invernali del '44, che a causa della guerra non furono mai disputati. Fu così che nel '47 si tornò a parlare di tale evento in consiglio comunale. Tuttavia la proposta fu accolta tiepidamente dall'amministrazione,[44] tanto che si pensò di chiedere il parere della comunità tramite un referendum. A sbloccare la situazione giunse da Roma la promessa che il CONI avrebbe pagato tutte le spese della preparazione. Rassicurati dunque dalla conferma che non il comune ma il governo avrebbe pagato le costose infrastrutture,[44] il 30 novembre 1948 si decise di chiedere ufficialmente che la VII Olimpiade invernale del '56 fosse assegnata a Cortina. Il 4 aprile 1949 giunse l'accettazione della proposta da parte del CIO.

I problemi che gli organizzatori dovettero affrontare furono immani: per questo motivo fu creato un ente apposito e a presiederlo fu chiamato Otto Menardi. In primis si decise di potenziare e ampliare le strutture sportive: tra il 1952 e il 1955 venne creato uno Stadio del Ghiaccio per alcune competizioni di pattinaggio (quelle di velocità furono disputate al Lago di Misurina, a pochi chilometri da Cortina). Furono inoltre costruiti un trampolino per il salto, la pista da bob e gli impianti di risalita con le relative piste per le gare di sci. Furono infine potenziate le infrastrutture che collegavano il paese alle zone circostanti: la SS51 venne resa ovunque più scorrevole, e si pensò di riammodernare il materiale rotabile della vecchia Ferrovia delle Dolomiti acquistando due nuovi locomotori.

Alla fine giunse il gran giorno: la fiaccola olimpica, benedetta da papa Pio XII, aveva fatto il giro dell'Italia, portando speranza e frenesia ovunque. Cortina aveva a disposizione circa 8.000 letti in grado di ospitare la grande massa di curiosi che sarebbe giunta ad assistere alle prime Olimpiadi italiane della storia.

 
Il logo dei VII Giochi Olimpici Invernali.

Il 26 gennaio 1956 il Presidente Gronchi inaugurò i VII Giochi olimpici invernali, la prima ad essere trasmessa per televisione.[45] Per la prima volta, il giuramento olimpico fu pronunciato a nome di tutti i concorrenti da una donna,[45] Giuliana Chenal Minuzzo, atleta italiana che partecipò per lo sci alpino. A tale manifestazione sportiva presero parte i rappresentanti di ben 32 nazioni (per un totale di 821 atleti - 134 donne e 687 uomini)[45] tra cui per la prima volta anche l'URSS,[45] che sottrasse numerosissime medaglie agli atleti nordeuropei, attestandosi al primo posto nel medagliere. I partecipanti segnarono una grandissima quantità di record, addirittura 73 record olimpici sulla sola pista di Misurina. In particolare fu notissima la figura dell'austriaco Toni Sailer, che si aggiudicò tutti e tre gli ori in palio nelle gare di sci alpino maschile.

Gli atleti italiani vinsero tre medaglie, un oro e due argenti. Questi ultimi furono conquistati proprio da un bobbista cortinese, il leggendario Eugenio Monti.

Giunse infine il termine delle competizioni anche per questa Olimpiade, e il 5 febbraio si tennero le celebrazioni di chiusura. Per Cortina ed i suoi abitanti una nuova era si era aperta.

La terza età dell'oro

Già dall'inverno successivo ai giochi olimpici, l'Ampezzo si gremì di turisti come non mai. Era l'inizio di una nuova età dell'oro. I prezzi ancora accessibili di case e alberghi, la forte ripresa dell'economia italiana e la fama internazionale acquisita da Cortina grazie alla manifestazione sportiva, la fecero diventare di voga in tutt'Italia e in gran parte d'Europa. In breve tempo vennero costruite decine e decine di edifici abitativi, richiestissimi dalle centinaia di villeggianti provenienti dalle città. Ancora oggi, a cinquant'anni di distanza, Cortina è certamente una delle maggiori località turistiche italiane e delle Alpi, meta della ricca società e del jetset internazionale.

Proposta di aggregazione alla Provincia autonoma di Bolzano - Trentino-Alto Adige/Südtirol

Con l'inizio del nuovo millennio, si è riaperta la discussione di un possibile passaggio della località ampezzana, insieme ai comuni di Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia, alla limitrofa Provincia di Bolzano, e quindi alla Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol (situazione, questa, che porterebbe notevoli vantaggi economici a tutta la comunità ampezzana), tramite un referendum popolare tenutosi il 28 e il 29 ottobre 2007. L'esito della votazione è stato favorevole al cambio di regione con l'appoggio di circa l'80% dei votanti.[46][47] La richiesta dovrà essere adesso sottoposta al Parlamento italiano e dovrà essere varata dai due consigli,[48] quello provinciale di Bolzano, e quelli regionali del Trentino-Alto Adige e del Veneto. Sul passaggio al Sud Tirolo si dovrà esprimere anche l'Austria, paese garante nel trattato internazionale che istituì la regione autonoma Trentino-Alto Adige. Al momento, a distanza di due anni dal referendum, il Comune sta ancora aspettando che il governo faccia seguito alla richiesta di cambio di regione come previsto dalla Costituzione e dalla Legge sui Referendum.

File:Cortina d'Ampezzo-Stemma.png
Lo stemma comunale.

Stemma comunale

Lo stemma cittadino viene così definito in linguaggio araldico:

«Campo di cielo, alla torre quadrata merlata alla ghibellina;[49] d'oro, coperta di rosso, murata, aperta e finestrata di nero, caricata di due rami di pino, al naturale, posti in croce di Sant'Andrea; la torre addestrata e sinistrata da due pini al naturale, riuniti da una catena di ferro; il tutto su campagna erbosa di verde.[16][50]»

Il motto ampezzano, scritto a caratteri maiuscoli su un nastro dorato posto sotto lo stemma comunale, recita:

(latino)
«Modo vivo ac tuta quiesco»
(italiano)
«Vivo con parsimonia e riposo tranquilla»
 
Il celebre logo turistico di Cortina d'Ampezzo, con l'inconfondibile scoiattolino rosso.

L'emblema cortinese viene poi spesso posto al centro della bandiera d'Ampezzo, formata da tre bande verticali d'egual misura: le esterne di colore celeste, bianca la centrale. Altro vessillo ampiamente utilizzato in Ampezzo è, inoltre, il celebre tricolore a bande orizzontali blu - bianco - verde, bandiera ufficiale dell'area ladina.

All'epoca della dominazione austriaca, invece, lo stemma della Magnifica Comunità d'Ampezzo era incorniciato nel petto dell'aquila bicipite nera degli Asburgo, con l'aggiunta della spada e dello scettro (simboli del potere regale impugnati dalle zampe della bestia) e la corona imperiale (sospesa sulle teste di quest'ultima).[51]

Altro celeberrimo simbolo di Cortina d'Ampezzo, divenuto l'inconfondibile marchio dell'industria turistica di questa valle, è il logo raffigurante un piccolo scoiattolo rosso, accostato alla scritta corsiva riportante il nome del comune.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

 
L'interno della chiesa parrocchiale di Cortina.

Chiesa dei santi Filippo e Giacomo

La Chiesa dei santi Filippo e Giacomo, dedicata agli apostoli Filippo e Giacomo il Minore, patroni del paese, è sede della parrocchia e del decanato di Cortina d'Ampezzo. Costruita tra il 1769 e il 1775 sul luogo in cui erano sorte due precedenti chiese del XIII e del XVI secolo, è il vanto della comunità. È posizionata nel pieno centro del paese, chiusa tra il celebre Corso Italia (sul lato destro) e Via del Mercato (su quello sinistro). Composto di un'unica navata, l'interno rispecchia il tipico gusto settecentesco, elegante e ricco, appariscente ma senza gli eccessi del Barocco, con nicchie poco profonde e un ampio presbiterio illuminato da due finestroni rettangolari. Le decorazioni della navata sono state realizzate tra il 1774 eil 1775 dal pittore tirolese Franz Anton Zeiller, mentre i cicli pittorici del soffitto sono opera dall'ampezzano Giuseppe Ghedina (1859). Degne di nota sono anche una pala del Brustolon e una tela del pittore ottocentesco cortinese Luigi Gillarduzzi. Sono inoltre conservate le spoglie attribuite a San Liberale e a San Teofilo. L'imponente organo Mauracher (tre manuali - 54 registri - 3078 canne) è del 1954.

Celeberrimo è, infine, il campanile della chiesa parrocchiale, divenuto un simbolo inconfondibile di Cortina d'Ampezzo. Eretto dall'architetto Silvestro Franceschi tra il 1852 e il 1858 al posto di una precedente torre campanaria tardocinquecentesca, il campanile si erge per 71 metri, in uno stile sobrio, elegante e maestoso che non è né tirolese, né cadorino. In estate è aperto anche al pubblico, che può così ammirare il paesaggio dolomitico a più di 60 metri d'altezza.

Chiesa della Madonna della Difesa

 
Chiesa della Madonna della Difesa.

La Chiesa della Madonna della Difesa, con l'annesso cimitero comunale, in località Bigontina, è attualmente gestita dai Frati Minori Francescani. È dedicata alla Madonna della Difesa, culto molto radicato in Ampezzo a seguito di due avvenimenti miracolosi, attribuiti alla Madre di Dio, avvenuti nel 572 e nel 1412 in difesa della popolazione ampezzana. Edificata nel 1750 su un preesistente sacello del XIV secolo, presenta sulla liscia facciata a capanna un delicato affresco raffigurante la Madonna della Difesa. Gli interni sono decorati con grande ricchezza di statue, dipinti, marmi policromi e foglie d'oro.

Chiesa di Sant'Antonio da Padova

La Chiesa di Sant'Antonio da Padova, a Chiave, la cui edificazione terminò nel 1791, fu ricostruita interamente ai primi dell'Ottocento a seguito di un devastante incendio che rase al suolo l'intera frazione di Chiave. Dedicata ad Antonio di Padova, di cui il villaggio celebra solennemente la festa il 13 giugno, la chiesetta pare protetta e racchiusa tra le antiche mura della frazione. L'impianto è classico ad un'unica navata, con il soffitto in pietra appoggiato su un largo cornicione. All'interno sono conservati due pregevoli busti lignei (il Cristo flagellato e santa Caterina), una pala di sant'Antonio del cortinese Giuseppe Lacedelli e un altare ligneo riccamente lavorato.

 
Il lato sinistro della chiesetta di Grava. Sullo sfondo, il massiccio delle Tofane.

Cappella della Beata Vergine di Lourdes

La Cappella della Beata Vergine di Lourdes, a Grava di Sotto, la cui costruzione terminò nel 1907. Decorata dall'artista gardenese Corrado Pitscheider, è una chiesetta di particolare suggestione data la ricostruzione scultorea, posta nell'abside, di una delle apparizioni della Nostra Signora di Lourdes a Bernadette Soubirous. Ai lati dell'abside sono conservate anche due statue raffiguranti l'arcangelo Michele e santa Lucia, di pregevole fattura.

Chiesa di San Nicolò, San Biagio e Sant'Antonio abate

La Chiesa di San Nicolò, San Biagio e Sant'Antonio abate, a Ospitale, consacrata il 30 ottobre 1226[52], sorge al confine settentrionale dei territori ampezzani, dove, fin dal XI secolo era presente un ospizio che dava ricovero ai viandanti, ai pellegrini e a coloro che, percorrendo questa strada, si dirigevano dalla Repubblica di Venezia alla Germania o viceversa. La dedica a San Nicolò, infatti, non sembra casuale: quest'ultimo era considerato patrono dei viandanti. Il culto del vescovo barese, ancora molto sentito in Ampezzo così come in molte altre valli dolomitiche, risale probabilmente al periodo della dominazione veneziana (quando venne massicciamente diffuso nei territori apparteneneti alla Serenissima, non solo come «Poseidone cristiano», ma anche come santo alla cui venerazione era legato il ceto medio veneziano, in contrapposizione al più aristocratico San Marco)[53]. Parzialmente riedificata nel Cinquecento, a seguito delle riforme giuseppine fu spogliata dei propri antichi arredi. Gli interni oggi conservano antichi affreschi di grande valore, oltre a incisioni e iscrizioni.

 
Una vecchia fotografia ritraente la Cappella della Santissima Trinità a Castello de Zanna. Sullo sfondo, il massiccio del Pomagagnon.

Cappella della Santissima Trinità

La Cappella della Santissima Trinità, in località Majon, risale alla fine del Seicento e la sua storia è legata a quella della nobile famiglia ampezzana e dei de Zanna e del loro castello. La chiesetta fu infatti fatta costruire a ridosso del proprio castello per volere di Zamaria de Zanna,[54], già nobile per discendenza da tal Pietro de Zanna e "laureato in ambo le leggi", che fu insignito nel 1692 dall’Imperatore Leopoldo I del titolo di "Nobile di S. Trinità e Pietra Reale", donde deriva la dedicazione della cappella. L'esterno presenta un arioso porticato, mentre l'interno, in tipico gusto settecentesco, è decorato da due altari lignei e un dipinto attribuito a Palma il Giovane.

Chiesa di San Rocco

La Chiesa di San Rocco, sita in località Zuel di Sopra, è dedicata a San Rocco di Montpellier, venerato come protettore dalla peste. L'edificio, consacrato il 10 settembre 1604, è costruito in tipico stile tirolese, con il caratteristico campanile "a cipolla". Vi è conservato il "Cristo de Zuel", un crocifisso del XVII secolo che, secondo la tradizione, fu miracolosamente rinvenuto nell'estate del 1695 tra lo strame di una stalla di Zuel.

 
La Chiesetta di San Francesco.

Chiesa di San Francesco

La Chiesetta di San Francesco, in Piazzetta S. Francesco, nel pieno centro del paese, è una piccola cappella privata, proprietà della famiglia ampezzana dei Costantini, di cui non si conosce la data di fondazione: appare per la prima volta in un atto di compravendita risalente al 29 settembre 1396. Essa è rimasta praticamente inalterata nei secoli, eccezion fatta per la grotta di Lourdes fatta costruire nel 1913 sulla parete destra dell'unica navata dal sacrestano del tempo, Fedele Siorpaes. Di indubbio interesse artistico sono gli affreschi trecenteschi della parete in fondo al presbiterio.

Chiesa di Santa Giuliana

La Chiesa di Santa Giuliana, ad Alverà, fu consacrata il 5 settembre 1716. Presenta una pianta a navata unica e gli arredi rispecchiano il tipico gusto settecentesco. L'unico altare presente all'interno è uno degli esempi più pregevoli di scultura e intaglio lignei del XVII secolo presenti a Cortina. In una pala di scuola veneta datata al 1692 è raffigurata una Santa Giuliana di Nicomedia vestita ed ingioiellata come una ricca cortigiana. Sulla parete sinistra è infine collocata una teca conservante una piccola "Madonna col melograno", risalente al XVI secolo.

Chiesetta alpina di Pian de ra Costaza

La Chiesetta alpina di Pian de ra Costaza è una piccola cappella inaugurata il 3 settembre 2000, anno del grande giubileo. Edificata interamente in legno in un suggestivo angolo del bosco che costeggia la SS 48 delle Dolomiti, e realizzata per iniziativa dell’Associazione Nazionale Alpini - Gruppo di Cortina d’Ampezzo, la chiesetta è dedicata alla Madonna delle Tofane ed eretta in memoria delle migliaia di soldati (italiani ma anche austro-ungarici) che persero la vita su queste vette durante il primo conflitto mondiale.

Architetture e infrastrutture civili

Ciaṣa de ra Regoles

 
La Ciaṣa de ra Regoles presso Corso Italia.

La Ciaṣa de ra Regoles (o Casa delle Regole), posizionato in Piazza Venezia, a metà di Corso Italia, era, un tempo, il centro dell'amministrazione ampezzana e rappresenta tuttora lo spirito di cooperazione e il senso comunitario di un popolo che conosceva già molti secoli or sono l'importanza del buon utilizzo del patrimonio collettivo, fatto di edifici, pascoli e boschi. Oggi la Casa delle Regole ospita al proprio interno oltre agli uffici della Comunanza Regoliera, una triade di musei, conosciuta sotto il nome di Musei delle Regole d'Ampezzo:

  • il Museo Paleontologico "Rinaldo Zardini", una raccolta di centinaia di fossili di ogni colore, forma e dimensione, trovati, radunati e catalogati dal fotografo ampezzano Rinaldo Zardini, appassionato di paleontologia. Tutti i pezzi esposti sono stati rinvenuti sulle Dolomiti e narrano di un'epoca in cui queste alte vette alpine si trovavano ancora sul fondale di un grande mare tropicale, popolato da invertebrati marini, pesci, coralli e spugne.
  • il Museo Etnografico "Regole d'Ampezzo", nel quale sono esposti oggetti della vita quotidiana, contadina e pastorale di un passato non tanto lontano: sono conservati oggetti della religiosità popolare, testimonianze artistiche, utensili agricoli, tecniche di lavorazione dei materiali e abiti tipici di questa valle che ancora oggi vengono sfoggiati nelle maggiori occasioni.
  • il Museo d’Arte Moderna "Mario Rimoldi", ove sono conservate 300 opere dei maggiori pittori del '900 italiano: Campigli, Carrà, de Chirico, de Pisis, Guttuso, Morandi, Mušič, Savinio, Severini, Sironi, Tomea e molti altri. La galleria espone occasionalmente anche opere di altri artisti provenienti da pinacoteche internazionali o da collezioni private.

Alexander Girardi Hall

L'Alexander Girardi Hall (o semplicemente Alexander Hall), in località Pontechiesa, poco sopra il fiume Boite, è un edificio di proprietà regoliera di recentissima costruzione (terminata nel dicembre 2006) nato per soddisfare le più diverse esigenze del settore congressuale. Parallelamente all'attività congressistica, l'edificio accoglie mostre ed eventi (come la mostra sulla Grande Guerra, allestita nel 2008 per celebrare i novant'anni dal termine del conflitto), ma soprattutto promuove attività culturali strettamente connesse al folklore locale ampezzano e alle collezioni regoliere. Vi si svolgono inoltre i concerti del Festival e Accademia "Dino Ciani", intitolato al celebre pianista morto in un incidente d'auto a 32 anni, abile sciatore e rocciatore. L'edificio è stato dedicato ad Alexander Girardi (1850 - 1918), celebre attore teatrale austriaco di fine Ottocento, nativo di Graz, i cui genitori erano proprio d'origine ampezzana.

 
Il PalaInfiniti di Cortina d'Ampezzo.

PalaInfiniti

Il PalaInfiniti è un centro congressistico e culturale aperto nell'agosto 2003, attualmente sede estiva ed invernale della manifestazione culturale Cortina InConTra, organizzata dal giornalista Enrico Cisnetto. La struttura, precedentemente conosciuta col nome di PalaVolkswagen (2003-2005) e successivamente di PalaLexus (2005-2009),[55] è situata nel pieno centro del paese, in piazza della Stazione, e si presenta come un grande tendone bianco, dalle linee curve, ampie e sinuose, che ospita al proprio interno più di 500 posti a sedere. Copre una superficie di forma rettangolare di 768 e misura 40 m. per 20. Il palco interno riprende le forme di una tipica stua (il salotto della tipica abitazione ampezzana) ed è di dimensione sufficientemente ampie da poter accogliere complessi musicali, corali e gruppi concertistici. All'ingresso è poi presente una reception riservata agli accrediti, alla stampa, alla distribuzione di libri e brochures riguardanti le attività svolt o in programma e agli eventuali spazi post-congress e coffee-break. Il PalaInfiniti è infine dotato di un efficace impianto di riscaldamento, che permette lo svolgimento di incontri e dibattiti culturali in questa sede anche durante il periodo invernale.

 
Il trampolino olimpico "Italia" a Zuèl.

Architetture sportive

Trampolino Italia

Sulla collina Zuel dove oggi sorge il celebre trampolino olimpico "Italia", divenuto uno dei simboli di Cortina, già esisteva, fin dagli anni Trenta, un trampolino in legno per il salto con gli sci, utilizzato principalmente per gli allenamenti degli atleti. L'attuale struttura, invece, fu costruita nel 1955 in occasione dei VII Giochi olimpici invernali del '56, ed inaugurata l'8 dicembre di quello stesso anno: la torre, in cemento armato cavo e dotata di ascensore interno, è alta più di 54 m; la rampa di lancio, invece, ne misura 86,5. Quest'ultima ha un'inclinazione di 35° e la pista di atterraggio è inclinata sul punto massimo di 38°. Lanciandosi in volo da essa, durante la competizione olimpica che qui si svolse, il finlandese Anti Hyvarien si aggiudicò l'oro nel salto speciale, mentre il norvegese Sverre Stenersen quello per la combinata nordica.

Il trampolino ha ospitato gare nazionali ed internazionali di salto con gli sci (come il "Gran Prix delle nazioni di salto con gli sci"), e gare di Coppa del mondo. In periodo estivo, la pista di atterraggio è utilizzata per incontri di calcio di squadre locali e come sede di un concorso ippico di salto ostacoli. Le tribune laterali e l'anfiteatro che circondano questo impianto hanno una capacità totale di circa 43.000 spettatori.

Stadio Olimpico del Ghiaccio

Lo Stadio Olimpico del Ghiaccio (o semplicemente Stadio del Ghiaccio), inaugurato il 26 ottobre 1955, fu fatto costruire a partire dal 1952 dall'impresa "Viviani Donato e figli" di Cornuda (TV), su progetto dell'ing. Ghedina e degli architetti Nalli ed Uras.[56]

L'edificio, in cemento armato rivestito in legno (cirmolo, abete e larice), era originariamente aperto, con una struttura open air, ma nei decenni successivi è stato chiuso tramite una moderna struttura in acciaio e vetro (ciò permette l'uso dell'impianto anche nel periodo estivo e anche in condizioni di maltempo). L'area di pattinaggio misura 4.320 mq, di cui 1.800 refrigerati artificialmente. Le tribune, disposte a forma di U e rivolte verso sud, sono alte più di 14 m. e suddivise in 4 piani.Ha una capienza di 7.000 spettatori (2.000 nelle gradinate e 5.000 in tribuna), con possibilità di ampliamento fino a 12.000 persone. La sala macchine, all'avanguardia per i tempi in cui fu costruita, contiene diversi compressori, una centrale di smistamento dell'energia elettrica e serbatoi di ammoniaca anidra NH2. L'edificio, inoltre, comprende al proprio interno quattro spogliatoi per le squadre di hockey, diciannove tra spogliatoi singoli e spogliatoi per il pubblico, una sauna, magazzini e laboratori tecnici.

L'impianto fu costruito in occasione dei VII Giochi Olimpici Invernali, per ospitare le celebrazioni di apertura e di chiusura di tale manifestazione e per ospitare le competizioni sportive sul ghiaccio.

Lo Stadio Olimpico è aperto al pubblico sia d'inverno sia d'estate con una pista di pattinaggio 30 x 60 m., solarium, servizio bar e un piccolo parco giochi per i più piccoli. Ospita le attività delle varie Società Sportive di hockey (partite della Sportivi Ghiaccio Cortina), broomball, curling, short track e pattinaggio artistico, fungendo da stadio "di casa". Durante il periodo estivo, inoltre, vi sono allestiti numerosi spettacoli musicali, nonché, per i più giovani, l'Ice Disco Dance, una sorta di discoteca sul ghiaccio.

Pista Olimpica di bob Eugenio Monti

La Pista Olimpica di bob "Eugenio Monti", sita in località Ronco, è intitolata al celebre bobbista cortinese che vinse il primo titolo olimpico italiano in tale specialità, e fu costruita per le Olimpiadi invernali del '56. Ha ospitato i Campionati italiani di entrambe le categorie nonché vari eventi internazionali (campionati mondiali e prove di Coppa del mondo). Attualmente l'impianto è chiuso.

La pista, dotata di impianto di refrigerazione artificiale, è lunga 1.350 metri, presenta un totale di 11 curve paraboliche e 5 rettifili; ha pendenza media del 9,3% (pendenza massima del 15,9%) con 120 m. ca. di dislivello tra la partenza e l'arrivo. La velocità dei bob nel tratto finale oscilla tra i 125 km/h del bob a due e i 130 km/h del bob a quattro.[57]

Stadio del tennis Armando e Romano Apollonio

Lo Stadio del tennis "Armando e Romano Apollonio", situato nel centro del paese e intitolato ai due fratelli ampezzani campioni di hockey negli anni Quaranta, nasce alla fine degli anni Venti come primo stadio del ghiaccio di Cortina. Qui, nel 1932, la Sportivi Ghiaccio Cortina vinse il suo primo scudetto battendo lo HC Milano. Alla fine degli anni Trenta vennero completati e aperti alcuni campi da tennis, sull'onda della moda di questo nuovo sport britannico. Questo vecchio palazzetto del ghiaccio venne definitivamente chiuso nel 1956, sostituito dal nuovo Stadio Olimpico del Ghiaccio: da allora, lo Stadio Apollonio ospita cinque campi da tennis scoperti, due in terra rossa e tre in erba sintetica (agibili solo in periodo estivo da maggio a settembre), con servizio spogliatoi e docce.[58]

Piscina di Cortina

Circondata dai verdi prati di Guargné in estate e da piste di sci e slittino in inverno, la Piscina di Cortina è il principale impianto natatorio pubblico. La struttura, fornita anche di terrazza solarium, è aperta tutto l'anno e permette di praticare esercizi acquatici quali il nuoto libero, l'acqua-gym e l'aquabike.[59]

Nel medesimo edificio è ospitata anche la palestra Body Time Cortina, che propone attività quali body building, pesistica, spinning, preatletismo per tutti gli sport e altro.[60]

 
Il Forte Tre Sassi nel 1916.

Architetture d'interesse storico

Forte Tre Sassi

Il Forte Tre Sassi (o Forte Tra i Sassi, in tedesco: Werk Tre Sassi e in ladino: Fort 'ntra i sas) è un fortilizio di costruzione austro-ungarica fatto erigere a partire dal 1897 presso il Passo Valparola. Posto tra il Sass de Stria e il Piccolo Lagazuoi, il forte dominava il passaggio tra il Passo Falzarego (ossia l'Ampezzo, il Cadore e il Bellunese) e la Val Badia in Alto Adige.

Esso faceva parte del grande complesso di fortificazioni austriache al confine italiano, fatto costruire per volere dello Stato Maggiore austro-ungarico tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. La funzione di tale edificio militare era quella di respingere una possibile avanzata del Regio Esercito Italiano, che, provenendo dalla Valle del Boite o dalla Val Cordevole, avrebbe potuto proseguire verso la Val Badia e in Val Pusteria.

Reso inutilizzabile a causa di un bombardamento italiano il 5 luglio 1915, il rudere rimase in uno stato di totale abbandono fino all'avvento del nostro secolo, quando venne restaurato dalle Regole d'Ampezzo assieme alla famiglia divenutane proprietaria, i Lacedelli. Il restauro, appaltato al comune di Cortina per un totale di 263.820,00 €, si è svolto tra il 2007 e il 2008.[61] Il Forte Tre Sassi ospita oggi un Museo della Grande Guerra, all'interno del quale sono conservati reperti (bellici e non) risalenti agli anni del primo conflitto mondiale.

 
Le povere rovine di quelle che dovevano essere le fondamenta della rocca.

Castello di Botestagno

Il Castello di Botestagno (detto anche di Podestagno, dal tedesco Peutelstein, "Rocca sul Boite") era un fortilizio d'età medievale (oggi, purtroppo, quasi completamente scomparso) che si ergeva sull'omonimo sasso, situato nella valle del fiume Boite, poco più a nord di Cortina, in località Prà del Castel.

Si ritiene che i primi a costruire un appostamento ligneo su Botestagno siano stati i Longobardi tra il VII e l'VIII secolo, certamente con al fine di dominare le tre valli che sotto di esso convergono: la Valle del Boite, la Val di Fanes e la Val Felizon; il primo nucleo in pietra, tuttavia, risale probabilmente all'XI secolo.[25] Nel corso dei secoli successivi fu tenuto dai tedeschi (fino al 1077), dai patriarchi di Aquileia (XII secolo) e dai Caminesi (XIII secolo), sotto i quali Botestagno divenne sede di un capitanato. Passò poi in mano veneziana e infine asburgica. Durante il Settecento il castello perse via via d'importanza, fino a quando fu messo all'asta nel 1782 per volontà dell'imperatore Giuseppe II. La demolizione finale della rocca avvenne nel 1915 ad opera del Regio Esercito Italiano.

Oggi sono visibili solamente pochi poveri ruderi di quelle che dovevano essere le cantine e le fondamenta del castello, ormai in buona parte inghiottite dalla vegetazione e dal tempo.

 
Le inconfondibili candide torri del Castello de Zanna.

Castello de Zanna

Il Castello de Zanna è una piccola fortezza, situata in località Majon, la cui costruzione è legata ad una particolarissima storia di fine Seicento. Costituito di bianche e basse mura perimetrali e da due candide torrette angolari, presenta, su quella che doveva essere la facciata principale, una piccola cappella dedicata alla Santissima Trinità (di cui abbiamo già parlato nella sezione Edifici religiosi).

Il castello fu voluto da Zamaria Zanna che, già nobile per discendenza da Pietro de Zanna (creato nobile nel 1559), fu insignito dall'Imperatore Leopoldo I d'Asburgo di una nuova patente di nobiltà, con il titolo di "Nobile di Santa Trinità e Pietra Reale", come riconoscimento per essersi valorosamente distinto nella difesa di Vienna assediata dai Turchi. La costruzione del castello iniziò nel 1694, ma il 19 agosto 1696 i lavori furono interrotti dalla stessa comunità ampezzana che, temendo conseguenze in caso di guerra e fedele alle proprie tradizioni di eguaglianza e democrazia, non gli riconobbe la facoltà di potersi costruire una fortezza come dimora, «pel pregiudicio che puol apportare a la Patria».[32] Di qui la pittoresca leggenda degli ampezzani che, come moderne Penelopi, distruggevano nottetempo le stesse mura che avevano costruito durante il giorno.

L'edificio rimase così incompiuto fino a quando, nel 1809, venne dato alle fiamme dalle truppe rivoluzionarie francesi che avevano invaso l'Ampezzo, rimanendone parzialmente danneggiato. Da allora il castello non ha subito altri interventi e oggi si presenta come una piccola e bianca fortezza diroccata, perfettamente inglobata nel paesaggio circostante, affiancata dalle moderne case di abitanti e turisti.

 
Il sarcofago del Fante morto, posto all'interno dell'ossario.

Sacrario Militare di Pocol

Il Sacrario Militare di Pocol (detto anche Ossario di Pocol) sorge a quota 1.535 m s.l.m., presso la SS 48 delle Dolomiti in direzione di Passo Falzarego, in località Pocol. Edificato nel 1935 su progetto dell'ing. Giovanni Raimondi come monumento funebre alle migliaia di caduti della Grande Guerra sul fronte dolomitico, questo austero sacrario è costituito principalmente da due parallelepipedi orizzontali di differente grandezza posti l'uno sopra l'altro, su cui s'innalza una massiccia torre quadrangolare in pietra, che svetta su Pocol, ben visibile da tutta la sottostante conca ampezzana. Sul retrostante piazzale, a destra, si affaccia una piccola chiesetta, costruita nel 1916 quale cappella del vecchio cimitero militare dagli alpini del 5° gruppo.

Conserva le misere spoglie di 9.707 caduti italiani, di cui 4.455 rimasti ignoti, e di altri 37 caduti austro-ungarici noti. In una cripta situata al centro della struttura, sotto il sarcofago in pietra del "Fante morto", riposano i corpi del generale Antonio Cantore, morto nel 1915 in Tofana, del capitano Francesco Barbieri del 7° Reggimento Alpini, ucciso presso Costabella, del capitano Riccardo Baiardi, caduto su Cima Sief, e del tenente Mario Fusetti, ucciso invece sul Sass de Stria, tutti insigniti della medaglia d'oro al valor militare.[62]

Aree naturali

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Le Tofane sono il massiccio più elevato del Parco naturale delle Dolomiti d'Ampezzo.

Parco naturale regionale delle Dolomiti d'Ampezzo

  Lo stesso argomento in dettaglio: Parco naturale regionale delle Dolomiti d'Ampezzo.

L'area protetta del Parco naturale regionale delle Dolomiti d'Ampezzo, interamente compreso all'interno del comune di Cortina, si estende a nord dell'abitato di Cortina d'Ampezzo fino al confine con la regione Trentino-Alto Adige, inserendosi nel Parco naturale di Fanes - Sennes e Braies, con il quale forma un più esteso comprensorio naturalistico dalle caratteristiche ambientali simili, dell'ampiezza totale di circa 37.000 ha.

Il parco, che copre un'area complessiva di 11.200 ha, è stato ufficialmente istituito il 22 marzo 1990 con Legge Regionale n. 21 della regione Veneto. Nato con il consenso dell'Assemblea generale dei Regolieri, è stato affidato in gestione dalla Regione Veneto alla Comunanza delle Regole d'Ampezzo.

Il territorio del parco comprende molti famosi gruppi dolomitici: il Cristallo, le Tofane, la cima Fanes, il Col Bechei e la Croda Rossa, rispettivamente divisi dalla Val Travenanzes, dalla Val di Fanes, dall'alta Valle del Boite e dalla Val Felizon. Alcuni di questi massicci presentano vette che superano i 3.200 metri s.l.m. e racchiudono nelle rientranze dei loro versanti settentrionali alcuni piccoli ghiacciai. Le valli sono strette e formano degli spettacolari orridi naturali in prossimità della comune confluenza, in corrispondenza della quale è situata l'entrata principale del parco, e si aprono in vasti altipiani a pascolo verso le quote più alte. Altri due solchi vallivi costituiscono i limiti meridionali dell'area. Il parco è poi delimitato dalla valle del rio Falzarego ad ovest e dalla Val Padeon ad est. All'interno del parco vi sono ben diciannove strutture turistiche, tra ristoranti e rifugi alpini.

 
Il semprevivo delle Dolomiti è una piccola pianta grassa esclusiva della valle d'Ampezzo.

Flora

I boschi di grandi conifere coprono in maniera quasi totale i fianchi della valle tra i 1.300 e il 1.900 metri di quota, altitudine oltre la quale la vita è permessa solo a piante più piccole e resistenti; solo la Val Travenanzes rimane priva di piante ad alto fusto, per via della scarsa insolazione e della particolare asprezza del terreno.[8] La specie predominante è indubbiamente l'abete rosso (Picea abies), che forma fitte ed estesissime foreste, soprattutto nella zona di Ra Stua e di Antruilles. Fra le peccete sono presenti anche alcuni lembi di faggeta (Fagus sylvatica) in cui alligna qualche sporadica pianta di tasso (Taxus baccata). Nelle piccole aree dove le rientranze dei monti e le valli ombreggiate danno luogo a un microclima di tipo oceanico, cresce rigoglioso l'abete bianco (Abies alba), mentre nelle zone più aride, tra le ghiaie delle pendici, non è difficile imbattersi nei più piccoli pini silvestri (Pinus sylvestris), che formano agglomerati piuttosto radi ma ricchi di sottobosco. Sopra i 2.000 metri, dove abetaie e pinete sfumano nei pascoli d'alta quota, larici (Larix decidua) e pini cembri (Pinus cembra) secolari formano veri e propri monumenti naturali. Ad altitudini ancora maggiori, infine, vaste aree sono coperte da arbusteti di pino mugo (Pinus mugo, detto barancio in ladino), diffusi sulle pendici rocciose e ghiaiose più esposte a fenomeni franosi e valanghivi.

 
Una delicata scarpetta di Venere.

Sotto questi boschi imponenti cresce un sottobosco vario e pullulante di vita, formato da centinaia e centinaia di specie differenti. Nella zona che porta verso la Val Pusteria, esso è composto da fitti cuscini di mirtilli neri (Vaccinium myrtillus), da piantine di fragola di bosco (Fragaria vesca) e da cespugli di lampone (Rubus idaeus), mentre quelli di mora (Rubus ulmifolius) e di ribes (Ribes alpinum) prediligono luoghi più soleggiati. Caratteristiche degli umidi sottoboschi sono anche svariate specie di felci, l'ortica (Urtica dioica), e orchidee quali la delicatissima scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus) e l'elleborina violacea (Epipactis atrorubens). Vi sono poi altre piante endemiche e rare, esclusive delle Dolomiti d'Ampezzo, come il semprevivo delle Dolomiti (Sempervivum dolomiticum).[8]

I sottoboschi ampezzani di aghifoglie sono l'habitat ideale anche per molte specie di funghi, alcuni dei quali mangerecci, che possono essere raccolti solo in determinati periodi dell'anno e solo se muniti del relativo permesso di raccolta. Il fungo più ambito dai raccoglitori è probabilmente il gustosissimo porcino (Boletus edulis), mentre più comuni sono il finferlo (Cantharellus cibarius ), la mazza di tamburo (Macrolepiota procera) e il chiodino (Armillaria mellea). La raccolta va tuttavia sempre effettuata in compagnia di un esperto, che sappia distinguere tra funghi commestibili e funghi velenosi (talvolta addirittura mortali per l'uomo), che crescono in maniera altrettanto diffusa alle radici delle grandi conifere. Tra questi ricordiamo il Cortinarius speciosissimus, la tignosa verdognola (Amanita phalloides) e la pericolosissima Amanita muscaria, il classico fungo dal famigerato cappello rosso cosparso di piccole verruche bianche.

 
Il caratteristico color blu della genziane nivale.

Le radure e i pascoli ampezzani ospitano anche una variegata e coloratissima gamma di fiori prataioli. Diffusissimi sono il trifoglio (Trifolium alpestre, Trifolium pratense, Trifolium repens), la silene rigonfia (Silene vulgaris) e il tarassaco (Taraxacum officinale), il botton d'oro (Trollius europaeus), il ranuncolo dei prati (Ranunculus acris) e orchidee quali la rara nigritella nera (Nigritella nigra) o la più comune sambucina (Dactylorhiza sambucina). Nei mesi primaverili i prati si riempiono di margherite comuni (Leucanthemum vulgare), mentre verso la metà di agosto nascono i primi colchici d'autunno (Colchicum autumnale), che annunciano l'incalzante fine della stagione estiva. I pascoli situati ad alte quote sono invece carichi di campanule (Campanula scheuchzeri, Campanula persicifolia, Campanula trachelium) e di svariate specie di cardo (Carduus carlinaefolius, Carduus defloratus, Cirsium eriophorum, Cirsium erisithales, Cirsium vulgare).

Ad altitudini più elevate, in zone ben soleggiate, è possibile imbattersi in splendidi esemplari di giglio rosso (Lilium bulbiferum), che cresce spontaneo sui monti (zona Cristallo), nella genziana delle nevi (Gentiana nivalis), nella rosa delle Alpi (Rhododendron ferrugineum) e nel più classico dei fiori montani: la stella alpina o edelweiss (Leontopodium alpinum). Più in alto, in zone impervie e non sempre accessibili all'uomo, come ghiaioni e morene, possono invece crescere il ranuncolo dei ghiacciai (Ranunculus glacialis) e il nontiscordardimé (Myosotis sylvatica), assieme ad una cospicua varietà di muschi e licheni.

 
Un giovane esemplare di camoscio alpino.

Fauna

La fauna presente sul suolo ampezzano è incredibilmente diversificata, anche per via della grande varietà di habitat (acquatici, rocciosi, boschivi e di prateria) che permettono lo sviluppo di ricche nicchie ecologiche.

Nelle praterie di fondovalle sono presenti cospicui gruppi di caprioli (Capreolus capreolus), la cui popolazione varia di anno in anno in base alla disponibilità di cibo e alla più o meno numerosa presenza di cani liberi nel territorio del Parco. In aumento è anche la popolazione del cervo nobile (Cervus elaphus), la cui propensione a percorrere lunghe distanze in breve tempo ne allarga l'habitat fino alle valli circostanti. A maggiori altitudini (1.500 - 3.000 m), il camoscio alpino (Rupicapra rupicapra) è senza dubbio l'ungulato più rappresentativo, la cui popolazione raggiunge talvolta picchi talmente elevati da favorire l'insorgere di epidemie che ne riequilibrano naturalmente la popolazione:[8] la consistenza complessiva si aggira attorno ai 1.500 capi, con maggior densità nella zona di Croda Rossa. Nella zona di Croda del Becco, invece, è presente una comunità di stambecchi (Capra ibex), reintrodotti in Ampezzo da una ventina d'anni appena, e il cui numero fluttua tra i 50 e i 100 esemplari.

 
Uno scoiattolo comune.

Tra i mammiferi più piccoli ricordiamo la marmotta delle Alpi (Marmota marmota), che costruisce vastissime e complesse reti di gallerie soprattutto nelle zone di Tofana, Lagazuoi, gruppo del Nuvolau e Passo Giau; lo scoiattolo comune (Sciurus vulgaris), dal tipico manto rossiccio e dalla grande coda, divenuto il simbolo di Cortina, nonché il logo degli Scoiattoli di Cortina; quattro differenti tipi di mustelidi italiani: la martora (Martes martes), la faina (Martes foina), il tasso (Meles meles) e l'ermellino (Mustela erminea); la lepre comune (Lepus europaeus), la più rara lepre bianca (Lepus timidus), che cambia il colore della propria pelliccia a seconda della stagione, e infine la volpe rossa (Vulpes vulpes).

Recente, invece, è la ricomparsa in queste aree di altri tre grandi mammiferi: l'orso bruno (Ursus arctos), la lince europea (Lynx lynx) e lo sciacallo dorato (Canis aureus), le cui popolazioni erano scomparse dalle Alpi orientali tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, a causa della caccia e del bracconaggio. Questi animali sono stati ripetutamente avvistati nella conca ampezzana, benché la loro presenza in questo territorio non sia ancora da ritenersi stanziale.[8]

I boschi e le foreste di questa valle dolomitica sono inoltre popolati da diverse specie di civetta, quali la civetta capogrosso (Aegolius funereus) e la civetta nana (Glaucidium passerinum), e da alcune specie di picchio, come il picchio nero (Dryocopus martius) e il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), tutti accomunati da habitat simili - le cavità degli alberi. Le aree meno disturbate dal processo di urbanizzazione sono rifugio anche per parecchi esemplari di upupa (Upupa epops), mentre fra le specie della famiglia dei Tetraoni vanno menzionati la pernice bianca (Lagopus muta), il francolino di monte (Bonasa bonasia) e il magnifico gallo cedrone (Tetrao urogallus): quest'ultimo, molto schivo e suscettibile alla presenza dell'uomo, è presente soprattutto nelle aree meno antropizzate e più ricche di frutti di sottobosco, sua principale fonte d'alimentazione.

 
Il gallo cedrone o urogallo.

A quote più alte nidificano le aquile reali (Aquila chrysaetos), di cui sono state individuate tre coppie all'interno del Parco, il gipeto (Gypaetus barbatus), frequentemente visto volteggiare attorno alle vette della Tofana di Rozes,[8] il piccolo picchio muraiolo (Tichodroma muraria), che costruisce il proprio nido all'interno delle alte pareti rocciose delle montagne, e la rondine montana (Ptyonoprogne rupestris). Sempre nei pressi del Parco sono stati ripetutamente avvistati una coppia di gufi reali (Bubo bubo) e una di astori (Accipiter gentilis),[8] rapaci molto schivi e di grande bellezza. Particolare menzione merita, infine, il rarissimo picchio tridattilo (Picoides tridactylus), che vive nelle peccete di abete rosso ai piedi delle Tofane ed è considerato un relitto dell'era preglaciale.[8]

Tanto i boschi di fondovalle quanto le pietre e la rada vegetazione d'alta quota sono l'habitat ideale di diversi rettili, tra cui due differenti specie di vipere: l'aspide (Vipera aspis) e la vipera dal corno (Vipera ammodytes). Si tratta di serpenti molto schivi ma piuttosto pericolosi per l'uomo, benché il loro morso non sia sempre mortale. Molto diffuso, soprattutto nei sottoboschi, è anche l'orbettino (Anguis fragilis), il quale, a differenza di quanto molti pensino, non si tratta di una serpe, bensì di una particolare lucertola che nel corso della propria evoluzione ha perso le zampe. Le acque dei torrenti e dei laghetti alpini, infine, sono popolati da molteplici tipi di pesci, i più diffusi dei quali sono certamente la trota (Salmo trutta) e la carpa (Cyprinus carpio).

Geografia antropica

Evoluzione demografica

Evoluzione storica della popolazione
1982 8.211[63]
1985 7.912[63]
1990 7.432[63]
1995 6.843[64]
2000 6.269[64]
2001 6.185[65]
2002 6.072[66]
2003 6.071[67]
2004 6.087[68]
2005 6.210[69]
2006 6.218[70]
2007 6.150[71]
2008 6.112[71]

Abitanti censiti[72]

La popolazione ampezzana, come si può evincere dai grafici e dai dati, ha avuto una costante crescita della propria popolazione nel periodo compreso tra l'annessione allo Stato Italiano e tutti gli anni sessanta, mentre a partire dagli anni settanta ha visto un forte calo (-2.099 unità in trent'anni), con accenno di ripresa solo negli ultimissimi anni. Nonostante tutto, con i suoi 6.112 abitanti, il comune di Cortina d'Ampezzo si piazza al settimo posto tra i comuni più popolosi della propria provincia, dopo Belluno (36.509), Feltre (20.688), Sedico (9.734), Ponte nelle Alpi (8.521), Santa Giustina (6.795) e Mel (6.272).[73]

Alla fine del 2008 si sono contati 44 nati (7,1‰) e 67 morti (10,9‰) con un incremento naturale di -23 unità (-3,8‰). Le famiglie (2.808) contano in media 2,2 componenti.[74]

Gli abitanti della Conca ampezzana rientrano nella Comunità Montana Valle del Boite.

Etnie

Provenienza della popolazione straniera residente[75] (2008)[76]
  Ucraina 43
  Romania 34
  Croazia 29
  Polonia 22
  Perù 21
  Albania 16
  Marocco 15
  Germania 5
  Macedonia 5
  Sri Lanka 4
  Resto del mondo 39

La presenza di popolazione straniera residente a Cortina d'Ampezzo è un fenomeno abbastanza recente e di proporzioni piuttosto ridotte, anche viste le dimensioni poco estese della città.

La percentuale di popolazione straniera nel territorio ampezzano è corrispondente al 3,7% della popolazione totale[76], a fronte del 5,7% del comune di Belluno, del 2,5% della media della provincia di Belluno e del 4.3% della media della regione Veneto.

Nella tabella di destra sono riportati i dieci gruppi di stranieri più consistenti (al 31/12/2007):

Evoluzione storica della popolazione straniera residente
2003 93[77]
2004 128[78]
2005 168[79]
2006 190[80]
2007 199[81]
2008 233[81]

Lingua

Accanto all'idioma italiano, la maggioranza della popolazione cortinese parla correntemente l'ampezzano. La parlata ampezzana è una variante locale del più ampio gruppo del ladino, cui è ormai riconosciuto il rango di una vera e propria lingua. Si tratta di una lingua romanza discendente dal latino (alla pari dell'italiano, del francese o del castigliano) che rassomiglia per molti aspetti il romancio parlato in Svizzera.[82] Il mantenimento di questo idioma, conosciuto dagli anziani ma anche da molti tra i più giovani, è diventato per una parte dei cortinesi un vero e proprio simbolo di attaccamento alle proprie radici montane e rustiche, talvolta vissuto in contrapposizione all'italiano, diffusosi massicciamente nella valle solo dopo la seconda guerra mondiale.[83] Lo stesso sentimento di orgoglio comunitario è riscontrabile nell'appartenenza alla cultura ladina, diversa e distinta da quelle italiana e tedesca, che continua a sopravvivere benché sempre più compressa tra queste ultime.[83] Una tendenza culturale che comincia a trovare un riconoscimento da parte delle istituzioni: notevole, ad esempio, che nel dicembre 2007 l'amministrazione comunale abbia deciso di affiancare il ladino all'italiano nella nomenclatura stradale e delle frazioni, nel rispetto della normativa in vigore dal 1999 per la tutela delle minoranze linguistiche.[84]

Religione

La religione dominante nel comune di Cortina d'Ampezzo è quella cristiana di credo cattolico romano. Non ci è dato sapere né l'epoca né l'autore dell'evangelizzazione di queste terre in epoca antica; tuttavia, come già precedentemente affermato riguardo la storia medievale dell'Ampezzo, la tradizione vuole che nel corso del VI secolo gli abitanti abbiano ricevuto dalla Madonna una protezione miracolosa che li avrebbe salvati dalle razzie dei Longobardi,[30] che in quegli anni stavano compiendo la propria calata nella penisola italiana. Al secolo VI, dunque, questa regione già professava la fede cristiana. In particolare, è molto sentita la venerazione per la "Madonna della Difesa", anche in virtù di un secondo miracolo, avvenuto quando, nel 1412, un esiguo gruppo di ampezzani e cadorini riuscì a bloccare le truppe imperiali di Sigismondo del Lussemburgo al passo di Cimabanche.[30][33] Tale evento venne attribuito all'intercessione della Vergine Maria e da allora, ogni 19 gennaio, si celebra la cosiddetta "Festa del Voto".

 
Un crocifisso ligneo in località di Grava di Sotto.

Il forte sentimento religioso di questa valle è testimoniato anche dalla grande quantità di altari, cappelle, chiese, edicole sparse per tutto il territorio: pressoché ogni località ampezzana possiede una propria chiesetta, dedicata alla venerazione di un particolare santo protettore. I Santi Filippo e Giacomo sono invece patroni di tutto l'Ampezzo, venerati nella chiesa principale del paese. Ai fianchi delle strade, ai bivi e agli incroci, nei boschi o presso le sorgenti dei ruscelli, è poi facile trovare piccole edicole dedicate alla Madre di Dio o crocifissi di legno che testimoniano una religiosità popolare semplice ma ancora sentita.

L'intero territorio è compreso in una sola parrocchia, quella dei Santi Filippo e Giacomo, sede anche del decanato di Cortina d'Ampezzo (oggi retto da don Davide Fiocco). Dal punto di vista ecclesiastico, la parrocchia, fino al 1751 seguì le vicissitudini della chiesa matrice di Pieve, passando nei secoli sotto diverse autorità episcopali: subordinata al Patriarcato di Aquileia per sette secoli, alla soppressione di quest'ultimo (1751) passò, come territorio asburgico, sotto l'arcidiocesi di Gorizia, quindi sotto l'amministrazione vescovile di Lubiana (1787), e appena due anni più tardi divenne parte della diocesi di Bressanone.[85] Dall'agosto 1964, infine, il decanato è venuto a far parte della diocesi di Belluno-Feltre.[86]

Tra le minoranze religiose, conseguenza soprattutto della recentissima immigrazione, si registrano cristiani ortodossi e musulmani. È inoltre presente una congregazione dei Testimoni di Geova, che ha la propria sede in località Pian da Lago.

Associazionismo

Numerose sono le associazioni ampezzane, principalmente a carattere storico-culturale, sociale e scientifico:

  • L' U.L.d'A. - Union de i Ladis de Anpezo ("Unione dei ladini d'Ampezzo") è l'associazione nata nel 1975 per difendere e valorizzare la lingua, la cultura e le tradizioni dei Ladini d'Ampezzo. Con sede al civico N° 1 di Piazzetta San Francesco, l' U.L.d'A. è sezione della Union Generela di Ladins dla Dolomites ("Unione Generale dei ladini dolomitici", organismo sovraregionale di cultura e tutela della minoranza ladina). L'obiettivo precipuo consiste nella lotta per il riconosciumento della particolarità etnica e linguistica ladina, nonché nella trasmissione alle nuove generazioni del patrimonio linguistico e culturale della valle, con un occhio di riguardo ai costumi, alla parlata, alle tradizioni orali e al forte legame della comunità con il territorio.[41] L'U.L.d'A. si occupa anche di curare i rapporti con le altre vallate della "Ladinia" e in particolare con i cosiddetti "ladini del Sella" (i gruppi linguistici delle valli di Badia, Gardena, Colle Santa Lucia, Livinallongo e Fassa).
  • La Schützenkompanie - Šcizar Anpezo Hayden ("Compagnia degli Schützen d'Ampezzo") è l'associazione storico-culturale che dal 2002 ha riportato in vita il corpo degli Schützen. Costituiti da Massimiliano I d'Asburgo con il Landlibell del 1511, gli Schützen erano tiratori scelti (schütze in tedesco significa infatti "fuciliere") formati dagli abitanti delle vallate tirolesi, trentine e ampezzana, cui era affidato il controllo militare e la difesa del territorio. Costoro partecipavano anche alla vita culturale della comunità, intervenendo in abito da cerimonia alle feste religiose e alle sfilate, al seguito della bandiera. Questo corpo fu tuttavia disciolto nel 1918, allorché Cortina venne annessa all'Italia: con esso scompariva un'istituzione che era stata parte importante della vita e della cultura degli ampezzani.[87] Ma, all'inizio del III millennio, un gruppo di dodici anziani cortinesi ha deciso di riportare in vita la Schützenkompanie, che ha ripreso a partecipare alle manifestazioni culturali e folkloristiche dentro e fuori il territorio comunale. Anche il direttivo ha mantenuto l'originale nomenclatura militare tedesca: a capo dell'associazione vi è l' Hauptmann (capitano), a seguire sono l' Oberleutnant (tenente), il Fähnen Leutnant (sottotenente alla bandiera), il Fähnrich (vessillifero), l' Oberjäger (maresciallo istruttore), il Kassier (cassiere) e lo Schiftführer (segretario).
  • L'Associazione Nazionale Alpini Cortina nasce nel 1922 come parte della sezione Cadore per volere del Cav. Francesco Da Rin. Dal 1953 al 1997 è stata parte della disciolta Brigata alpina "Cadore". Opere realizzato dall'A.N.A. di Cortina sono alcuni lavori di sistemazione lungo il sentiero "Ivano Dibona" in Cristallo (1972), il restauro del campanile della chiesetta dell'Ossario di Pocol (1987), il ripristino delle gallerie del Lagazuoi (1995) ed infine la costruzione della piccola chiesa militare di Vervei a Pian de ra Costaza (2000).[88]
  • L'Associazione Astronomica Cortina, fondata nel 1972 allo scopo di costruire un osservatorio astronomico che permettesse di sfruttare la limpidezza dei cieli montani, è una delle più importanti organizzazioni a carattere scientifico di Cortina. Tre anni più tardi, l'organizzazione è riuscita ad edificare Osservatorio Astronomico "Helmunt Ulrich" di Col Drusciè, situato a quasi 1.800 metri di quota e visitato ogni anno da un gran numero di appassionati e astrofili.[89] Nel corso degli anni, l'associazione ha dato alle stampe svariate pubblicazioni di astronomia, tra cui ricordiamo Hale Bopp: la cometa del secolo, edita da La Cooperativa di Cortina, che vendette migliaia di copie.[89] Vengono inoltre organizzate per gli appassionati e i turisti molte escursioni notture, visite all'osservatorio ed anche una "cena sotto le stelle", con grigliata al Rifugio Col Drusciè. Nel 2009, infine, l'associazione ha inaugurato il piccolo Planetario "Nicolò Cusano".

Cultura

Eventi

Di seguito sono riportate le maggiori manifestazioni culturali e sportive svolgentesi nel territorio comunale:

  • Gennaio:
    • D'inverno a tavola, appuntamento con i prodotti tipici del bellunese;
    • Col Gallina Cup, gara di sci amatoriale aperta a tutti;
    • Coppa del mondo Bob a 2 e Bob a 4;
    • Arte ghiaccio. Festival internazionale delle sculture in neve;
    • Coppa del mondo di sci alpino femminile, da quasi vent'anni sulla celebre pista "Olympia" della Tofana;
    • Una Montagna di Libri, la nota rassegna di incontri con l'autore che si svolge da Natale ad aprile, al Palazzo delle Poste.
  • Febbraio:
    • Ra corsa dei Sestiere, tradizionale palio invernale tra i sestieri d'Ampezzo;
    • La Dobbiaco-Cortina: gara di fondo, a inizio febbraio;[90]
    • Il Carnevale di Cortina, appuntamento culturale e flokloristico della settimana precedente l'inizio del periodo quaresimale;
    • Cortina Winter Polo, torneo di polo sulle acque ghiacciate del lago di Misurina.
  • Giugno:
    • La Cortina-Dobbiaco marathon: gara di corsa aperta a tutti;[91]
  • Luglio:
    • Feste campestri, musica, intrattenimento e cene a base di piatti locali aperte al pubblico, tutti i weekend di luglio e della prima metà di agosto;
    • La Cortina-Dobbiaco Mountain Bike Race, gara ciclistica aperta a tutti;
    • Concorso Ippico Internazionale Cortina International Show Jumping, competizione di alto livello tra i migliori cavalieri del salto ad ostacoli al mondo.
  • Agosto:
    • Cortina InConTra, l'ormai conosciuta rassegna culturale, musicale e politica di attualità organizzata dal giornalista Enrico Cisnetto;[92]
    • La Notte dei falò alla vigilia di Ferragosto, con la suggestiva fiaccolata notturna sulle Tofane a formare una grande "M" luminosa, in onore della Vergine Maria;
    • El siro de Pianozes, tradizionale corsa campestre di Ferragosto;
    • La Fešta de ra Bandes, settimana di musica classica e tradizionale, spettacoli e folklore, con bande musicali del Veneto, del Friuli e del Trentino-Alto Adige, durante la quale cittadini e turisti sono soliti scendere per le vie del paese indossando abiti tradizionali ampezzani.[93]
  • Settembre:
    • La Coppa d'oro delle Dolomiti, competizione tra automobili d'epoca.
  • Dicembre:
    • Festa di San Nicola, in cui il Santo sfila per le vie cittadine distribuendo doni ai bambini;
    • Il Mercatino di Natale, durante tutto il periodo dell'Avvento;
    • Cortina InConTra - Natale, edizione invernale dell'omonima manifestazione estiva svolgentesi nelle settimane di Natale e Capodanno.[92]

Biblioteche

  • Biblioteca civica,[94] in Corso Italia 83.

Istruzione

Il sistema scolastico nella valle d'Ampezzo ha origini molto antiche: già nel XVII secolo, infatti, esistevano istituti popolari[51], riformati nel 1848 durante la grande stagione delle riforme attuate dagli Asburgo nei propri possedimenti.

Tra gli istituti pubblici, sono presenti a Cortina una scuola materna, un istituto comprensivo (che raccoglie una materna, un'elementare e una media) e il Polo della Val Boite (istituto d'istruzione secondaria superiore, costituito nel 1999 a seguito del decreto Bassanini), che raccoglie la scuola media R. Zardini, il Liceo Scientifico, l'Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e Ristorazione, l'Istituto d'Arte (con annessa scuola media), l'Istituto Tecnico Commerciale e il Liceo Classico del comune di San Vito di Cadore. Negli ultimi due anni scolastici (2007-2008 e 2008-2009), il Polo della Val Boite ha avuto rispettivamente un totale di 550 e 567 iscritti, e di un corpo docenti formato rispettivamente da 72 e 90 insegnati.

Sono invece privati l'asilo Don Pietro Frenademez (paritario), la scuola materna ed elementare dell'associazione Facciamo un nido (non paritarie) e il Liceo Linguistico delle Orsoline del Sacro Cuore (paritario).

Cinema e televisione

La valle e i monti d'Ampezzo sono spesso stati scelti da registi e sceneggiatori come set ideali per la realizzazione di svariate pellicole cinematografiche, soprattutto per via dell'ineguagliabile bellezza dei paesaggi naturali. È questo il caso emblematico di Cliffhanger - L'ultima sfida, film statunitense di Renny Harlin, con Sylvester Stallone (1993): benché la vicenda di questo film si svolga nelle Montagne Rocciose, l'ambientazione ideale fu individuata in Cortina proprio in virtù della spettacolarità e della magnificenza dei propri massicci montuosi.[95][96]

Altri film di fama internazionale girati in Ampezzo sono La Pantera Rosa (1963), con David Niven e Peter Sellers, il celeberrimo episodio della saga di James Bond Agente 007 - Solo per i tuoi occhi (1981), con Roger Moore, Il colonnello Von Ryan (1965), con Frank Sinatra e Il grande silenzio (1968), con Jean-Louis Trintignant.

Tra le pellicole e le serie televisive nostrane qui girate ricordiamo due episodi della fortunata serie natalizia di commedie leggere interpretate dalla coppia Massimo Boldi - Christian De Sica: Vacanze di Natale e Vacanze di Natale 2000, entrambi diretti da Carlo Vanzina, e parte della serie televisiva Un ciclone in famiglia[97] (sempre diretto da Carlo Vanzina), con Massimo Boldi, Barbara De Rossi, Maurizio Mattioli e Monica Scattini.

La valle ampezzana è stata scelta come scenario ideale anche per numerosi spot pubblicitari, specialmente per quelli invernali dell'azienda di telefonia mobile TIM, andati in onda sulle reti televisive nazionali negli ultimi anni.[98][99]

Musica

 
La Conchiglia, il palco di Corso Italia sul quale si tengono molti degli spettacoli organizzati dai vari gruppi musicali cortinesi.
  • Il Coro Cortina nasce nel 1965 per volontà di un gruppo di amici, cultori della musica e intenzionati a salvaguardare e a organizzare in forma corale i canti popolari di montagna. La vera vita artistica comincia, tuttavia, nel 1967, sotto la direzione di Giancarlo Bregani, noto musicologo e critico musicale. Il coro, composto da una trentina di elementi, ha un repertorio che comprende non solo musiche popolari ampezzane e di diversi altri paesi, ma anche canti spirituals, brani sacri e composizioni di autori antichi e moderni. Il Coro Cortina ha partecipato a diverse manifestazioni nazionali e internazionali, esibendosi tra l'altro anche nel Salone dei Cinquecento a Firenze, nel Salone dei Corazzieri del Quirinale, alla Stadthalle di Vienna e al Mozarteum di Salisburgo.[100] Dal 2007, è diretto dal maestro Marino Baldissera.
  • Il Corpo musicale di Cortina d'Ampezzo, fondato nel 1861 come evoluzione di una piccola fanfara paesana già esistente, è oggi uno dei simboli della Regina delle Dolomiti.[101] La maggiore manifestazione musicale cui partecipa tale banda è l'ormai conosciuta Fèšta de ra Bandes ("Festa delle Bande"), una delle più colorate e folkloristiche feste del comune ampezzano, che si tiene durante l'ultima settimana d'agosto.
  • Il Gruppo vocale "Regina Defensionis", diretto dal maestro Klaus Cordella, si formato solo di recente, nel 2001. Il coro, che prende il nome dalla chiesa chiesa della Madonna della Difesa (in latino: Regina Defensionis, appunto), è specializzato nell'esecuzione a cappella di brani tratti dalla tradizione della musica sacra, con l'intenzione di valorizzare soprattutto quelle composizioni considerate "minori" e che spesso non vengono proposte durante i concerti e lo svolgimento delle funzioni religiose.[102] Il coro si è esibito in molte zone del Veneto, riscuotendo l'approvazione del pubblico e instaurando rapporti di amicizia e collaborazione con altri gruppi coristici della regione.[102]
  • La Schola Cantorum è da più di 122 anni al servizio della chiesa parrocchiale, di cui anima le messe. Diretta da Denis Catenazzi, è composta da nove soprani, altrettanti contralti, sei tenori e sette bassi. Assieme al Corpo musicale e al Coro Cortina, contribuisce al mantenimento di quella tradizione che è alla base del patrimonio culturale ampezzano.[103]
  • L'Associazione Dino Ciani, costituita nel 1975 a seguito della morte del celebre pianista fiumano da cui prende il nome, organizza invece eventi e manifestazioni culturali e musicali di alto livello, tra cui ricordiamo il Concorso Internazionale per Giovani Pianisti "Dino Ciani" Teatro alla Scala (nove edizioni dal '75 al '99). Annualmente, in periodo estivo, l'associazione organizza il Festival Dino Ciani e un'omonima Accademia, allo scopo di offrire ai giovani artisti la possibilità di sviluppare e affinare le proprie abilità musicali, esibendosi poi dal vivo all'interno del festival stesso.[104] L'associazione, patrocinata dal Comune di Cortina e dal Teatro alla Scala di Milano, vanta, inoltre, la collaborazione e il sostegno di grandi artisti quali Jeffrey Swann (vincitore del primo concorso "Dino Ciani" nel '75) e il maestro Riccardo Muti.[105]

Cucina

 
Un piatto di chenedi.

La cucina ampezzana è in parte simile a quella tirolese, rispecchiando anche nella gastronomia i forti legami con l'Austria occidentale;[106] pertanto molti piatti tipici cortinesi portano ancor oggi gli originali nomi tedeschi. Sono tutte vivande della tradizione popolare, generalmente povere, ma ricche di sapore e tradizione. I primi piatti più famosi sono certamente i chenedi (variante ampezzana dei knödel tirolesi), palle di pan grattato ripiene di spek, spinaci, lardo o formaggio e serviti in brodo caldo o con burro fuso, i casunziei, ravioli a mezzaluna ripieni di rapa rossa o patata, conditi con burro fuso e semi di papavero, e i pestariei, pezzetti di pasta di farina bianca e acqua cotti in latte bollente salato; questo tipico piatto rappresentava l'antica colazione degli ampezzani.[106] Dalla tradizione veneta, Cortina ha ereditato la polenta e il rise e bise (conosciuto anche come riso e piselli), affiancati da minestra di fave (detta anche faariesa) o di orzo; da quella asburgica, invece, la Goulasch süppe, specialità originaria dell'Ungheria, consistente in una zuppa di carne speziata.

 
L'apfelstrudel, torta di mele tirolese, è un dolce molto diffuso anche a Cortina.

Tra le pietanze si ricordano l'arrosto ai funghi (che crescono abbondanti nei sottoboschi circostanti la valle), il gröstl, tortino di carne e patate d'origine austriaca, le costine di maiale, gli spezzatini di cacciagione (di capriolo o di camoscio), serviti in modo molto originale con la tradizionale marmellata di mirtilli rossi, e un gran numero di salumi e insaccati; tra i contorni, il più conosciuto sono le celebri patate all'ampezzana. Molto sviluppata è anche la tradizione casearia, come il tipico zigar, servito fuso con la polenta.

La torta di mele (in tedesco apfelstrudel), le fartaies e il tortino di ricotta, infine, sono squisiti dessert, così come i krapfen (alla crema o alla confettura d'albicocca), i nighele (piccoli bomboloni privi di ripieno) e la torta sacher, tipici dolci austriaci. Tra le conserve, sono da ricordare soprattutto quelle di frutti di bosco: mirtilli, lamponi, more, ribes, fragole. Infine è da citare la locale produzione di miele, in particolare di millefiori e di rododendro.

Personalità legate a Cortina

Molti sono i personaggi il cui nome è rimasto legato a questa valle: politici, scrittori, giornalisti, imprenditori, atleti e artisti, italiani e non. Tra essi ricordiamo i seguenti:

Personalità legate a Cortina
 
John Ball.
 
Indro Montanelli.
 
Angelo Dibona.
 
Alberto I del Belgio.
 
Wendy Siorpaes.
 
Italo Balbo.
 
Kristian Ghedina.
 
Giuliana Chenal Minuzzo.
 
Lino Lacedelli.
 
George Santayana.
 
Massimiliano I d'Asburgo.

Alpinisti

Sportivi

Bob

Sci alpino

Hockey su ghiaccio

Curling

Scrittori, politici e giornalisti

Pittori

Altri personaggi

Economia

Turismo invernale

Panorama di Cortina d'Ampezzo dall'alto di Bus de Tofana (2.930 m s.l.m.), sulla Tofana di Mezzo.

La fama ormai centenaria di Cortina d'Ampezzo si deve soprattutto al fascino unico e ammaliante delle sue montagne innevate e delle magnifiche piste da sci, tra le più impegnative delle Dolomiti. A partire dalla fine delle Olimpiadi del '56, come si è detto, l'Ampezzo è stato letteralmente preso d'assalto da centinaia, migliaia di turisti provenienti da ogni parte d'Italia, d'Europa e del mondo.[107][108] Le grandi infrastrutture e gli edifici sportivi fatti costruire per le gare olimpiche, sono stati riutilizzati con grandissimo profitto per i turisti invernali. Gli impianti di risalita sono 34 (dati risalenti al 1999), di cui 4 funivie, 22 seggiovie e 8 sciovie; molto maggiore, invece, il numero delle piste, concentrate soprattutto in Tofana, e nei comprensori Cortina Cube (Mietres - Cristallo - Faloria) e Cinque Torri - Col Gallina - Lagazuoi. Tutto l'Ampezzo è a sua volta una delle componenti più importanti e conosciute del grande comprensorio Dolomiti Superski, il maggior carosello sciistico del mondo.[109] Le piste da discesa sono attualmente un'ottantina circa, di cui 2 verdi (per principianti), 39 blu (difficoltà bassa o medio-bassa), 30 rosse (difficoltà media o medio-alta), 7 nere (difficoltà alta o molto alta). Sulla cima delle montagne e al termine degli impianti di risalita si trovano generalmente i cosiddetti rifugi, luoghi di ristoro più o meno grandi all'interno dei quali gli sciatori possono scaldarsi gustando i piatti della gastronomia ampezzana.

 
La Tofana di Rozes innevata, fotografata dal Lagazuoi.

Le piste da discesa

Ecco un elenco delle principali piste da discesa di Cortina:

Piste dalla funivia Cortina-Ra Valles Freccia nel Cielo:

  • Pian Ra Valles;
  • Bus Tofana;
  • Forcella Rossa.

Piste dal complesso di seggiovie Rumerlo-Tofana-Pomedes:

  • Olimpia (sulla quale si gareggiò la discesa libera maschile alle Olimpiadi del 1956, e si disputa ogni anno la Coppa del Mondo Femminile);
  • Pomedes;
  • Caprioli;
  • Labirinti;
  • Vertigine Bianca.
  • Tofanina;
  • Canalone (sulla quale si gareggiò la discesa libera femminile alle Olimpiadi del 1956);
  • Cacciatori.
 
Panoramica dal Lagazuoi verso Cima Scotoni e il gruppo di Fanis.

Piste dalla funivia Cortina-Col Drusciè "Freccia nel Cielo" e dalla seggiovia Colfiere-Col Drusciè:

  • Col Drusciè A (sulla quale si gareggiarono gli slalom speciale alle Olimpiadi del 1956);
  • Col Drusciè B;
  • Colfiere.

Pista dalla seggiovia Ru Merlo:

  • Piemerlo.

Piste dal complesso funivia Cortina-Faloria, seggiovia Vitelli e dalla sciovia Tondi:

  • Tondi di Faloria;
  • Stra-Tondi;
  • Slittone;
  • Canalone Franchetti;
  • Pista Vitelli (ospitò lo slalom gigante maschile alle Olimpiadi del 1956);
  • Faloria normale.

Piste dalla sciovia Pian de ra Bigontina:

  • Faloria normale 1° tratto;
  • Vitelli 2° tratto.
 
La pista nera "Franchetti" in Faloria.

Piste della seggiovia Cristallo:

  • Cristallo.

Piste dalla seggiovia Son Forca-Forcella Staunies:

  • Canalone Staunies (il Canalone è sempre aperto nella sua parte bassa, cioè fino alla fermata intermedia della seggiovia. La parte alta, a causa della sua pericolosità, è chiusa se le condizioni della neve non sono ottimali: vari sciatori, nel corso degli anni, vi hanno perso la vita).

Piste dalla seggiovia Son Forca-Padeon:

  • Padeon;
  • Son Forca.

Piste dalla seggiovia Guargnè-Col Tondo-Mietres:

  • Mietres(Piste Uno, Due, Tre, Quattro, Cinque);
  • Col Tondo;
  • Guargnè (adibita a percorso per i bob).

Piste dalla funivia Falzarego-Lagazuoi:

  • Lagazuoi-Falzarego;
File:PC270011.JPG
La pista della forcella Averau, verso la zona di Passo Giau.
  • Lagazuoi-Armentarola.

Piste del complesso delle Cinque Torri-Averau:

  • Potor;
  • Cinque Torri;
  • Scoiattoli;
  • Forcella Nuvolau;
  • Averau Troi;

Piste del complesso Col Gallina:

  • Col Gallina alto;
  • Col Gallina;
  • Skiweg Cinque Torri.

Pista dalla sciovia di Pocol:

  • Pocol.

Piste dalla seggiovia Olympia:

  • Olympia Nord;
  • Prati di Pocol.
 
La Ciclabile delle Dolomiti, d'inverno adibita a pista da sci di fondo.

Le piste da fondo

Per un totale di 58 km, con tracciati di ogni grado di difficoltà, lo sci di fondo (tecnica classica e tecnica libera) è praticabile principalmente in località Fiames (centro sportivo Antonella De Rigo, che in inverno ospita il Fiames Sport Nordic Center) e in particolare sulla lunga pista in mezzo al bosco che, passando per Cimabanche, giunge fino a Dobbiaco percorrendo la vecchia ferrovia (la cosiddetta Ciclabile delle Dolomiti, o Proménade). Una pista per l'agonismo si trova a Passo Tre Croci. Piste per la sola pratica della tecnica classica si trovano, sempre a Fiames, nella zona dell'ex aeroporto (anelli di Pian de Ra Spines e Pian de Loa).

Questo l'elenco delle piste disponibili:

  • Anello Campo Scuola (1,3 km; classica);
  • Pista 3G (1,6 km; pattinaggio);
  • Pista 3G (2,8 km; pattinaggio);
  • Pista 3G (4,4 km; pattinaggio);
  • Pista 3G (7,5 km; pattinaggio);
  • Pista "Aeroporto" (3,4 km; pattinaggio);
  • Pista "Ferrovia" (22,8 km; classica);
  • Pista "Pian de ra Spines" (6,6 km; classica);
  • Pista "Pian de Loa" (10,4 km; classica);
  • Pista "Passo Tre Croci" (10,0 km; classica);

Snowboard

In Faloria è stato recentemente aperto un piccolo ma funzionale Snowpark per tutti gli amanti dello snowboard, situato nella parte finale del canalone Franchetti, dove si trovano un half-pipe di media difficoltà lungo 100 m ca., un table jump di 10 m ca., e una vasta zona dedicata ai rails.

Turismo estivo

Il turismo estivo offre una gamma di attività forse ancor più vasta che non durante il periodo invernale. Cortina d'Ampezzo, infatti, non è famosa soltanto per le sue piste da sci, bensì anche per essere una delle mete più ambite da tutti gli appassionati d'escursionismo d'Europa.

La conca ampezzana, così come le verdissime vallate circostanti e i gli imponenti massicci che le racchiudono, offrono ai turisti estivi un numero enorme di tragitti di qualsiasi lunghezza e difficoltà, dalle semplici passeggiate nel mezzo dei boschi, fino alle ferrate sulla nuda roccia a centinaia di metri dal suolo, nonché escursioni da compiere a piedi o in bicicletta.

Sport

Calcio

La Società Calcio Cortina è la squadra calcistica ampezzana che milita nel campionato di seconda categoria del Veneto. Il presidente è Alessandro Casanova, mentre l'intera formazione è allenata da Giovanni Michielli. Lo stadio di casa è presso il centro sportivo Antonella De Rigo (in stagione estiva).[110]

Cortina è una località frequentemente scelta per i ritiri di grandi squadre italiane di serie A (specie in periodo estivo) come la ACF Fiorentina, nonché (dal 2001) sede del Milan Junior Camp, manifestazione calcistca per ragazzi promossa dal Milan.

 
Il Rifugio Giussani in forcella Fontananégra, sulla Tofana di Mezzo, è proprietà della sezione ampezzana del CAI.

CAI - Sezione di Cortina d'Ampezzo

La sezione del Club Alpino Italiano di Cortina d'Ampezzo nacque il 26 febbraio 1882 come "Sezione Ampezzo" del Club Alpino Tedesco ed Austriaco (ted.: "Sektion Ampezzo" des Deutschen und Österreichischen Alpenvereins); i soci fondatori erano 49 (di cui cinque donne[111]). Fino allo scoppio della Grande Guerra, la sezione rimase austro-tedesca ed ampliò la conoscenza delle Dolomiti ampezzane, aprendo nuove vie e costruendo rifugi e bivacchi. Ricostituito dopo la parentesi bellica nel 1920 come CAI (questo il nome dell'associazione italiana) di Cortina d'Ampezzo, ha aumentato viepiù la propria importanza e fama nei decenni successivi. Possiede e gestisce alcuni rifugi alpini delle vette circostanti Cortina, tra cui il Rifugio Nuvolau, il Rifugio Camillo Giussani in Tofana e il Rifugio Gianni Palmieri in Croda da Lago. La sezione organizza annualmente numerose attività d'interesse sociale: escursioni in montagna, manutenzione dei sentieri dopo il periodo invernale, presentazione di libri e film. Al 31 dicembre 2009, i soci erano 926, il 60% dei quali residenti in Ampezzo o nei comuni limitrofi.[112]

La sede della sezione è ospitata nel palazzo comunale in via Marconi 18/a. L'attuale presidente del consiglio direttivo è Paola Valle.

Scoiattoli di Cortina

  Lo stesso argomento in dettaglio: Scoiattoli di Cortina.

Gli Scoiattoli di Cortina sono un gruppo di arrampicatori non professionisti (non guide alpine, dunque) con sede a Cortina d'Ampezzo. Il gruppo fu fondato il 1º luglio 1939 col nome di Società rocciatori e sciatori "Gli Scoiattoli" da dieci giovani ampezzani (tutti d'età compresa fra i 15 e i 18 anni)[113] che avevano in comune la passione per la montagna e per le arrampicate sportive. Molteplici sono le attività in cui gli Scoiattoli di Cortina si sono impegnati e vanno dalla promozione dell'alpinismo, al soccorso alpino volontario, all'organizzazione di importanti manifestazioni sportive.

I membri del gruppo si riconoscono da uno scoiattolo bianco ricamato sul braccio sinistro di un maglione rosso. Questo logo è indissolubilmente legato a molte imprese alpinistiche, tra le quali è d'obbligo ricordare la conquista della vetta del K2, avvenuta il 31 luglio 1954 da parte dello scoiattolo Lino Lacedelli (insieme ad Achille Compagnoni).

Curling

  Lo stesso argomento in dettaglio: Associazione Curling Cortina.

Cortina d'Ampezzo può vantare molti club e società di curling, riuniti nell'Associazione Curling Cortina. Le sei squadre membri di tale fondazione hanno tutte storie piuttosto recenti, tuttavia risultano essere la maggior parte delle squadre che partecipano al campionato italiano del Girone d'Eccellenza (serie A). Gli atleti ampezzani hanno rappresentato negli ultimi cinquant'anni le squadre nazionali nella maggior parte degli eventi a cui l'Italia abbia partecipato, raggiungendo i migliori risultati che le squadre italiane di curling abbiano mai conseguito e guadagnando un totale di 73 scudetti su 89 (maschili: 44 su 56; femminili: 29 su 33).

Club associati:

Hockey su ghiaccio

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sportivi Ghiaccio Cortina.
  • La Sportivi Ghiaccio Cortina è invece la squadra di hockey su ghiaccio, fondata nel 1924 come Gruppo Sportivo Dolomiti Cortina Hockey (e dal 1935, per tutto il restante periodo fascista chiamata Associazione Sportiva Ghiaccio Cortina) e attualmente allenata dal presidente Paul Adey. Vincitrice di 16 scudetti e 2 coppe Italia, dopo una lunga assenza dalla massima serie è tornata in serie A nella stagione 2003/2004, vincendo l'ultimo campionato nel 2007. Alcuni dei suoi migliori giocatori (tra cui l'attuale capitano, Giorgio De Bettin) militano anche nella Nazionale di hockey su ghiaccio maschile dell'Italia. L'impianto sportivo di riferimento è lo Stadio Olimpico del Ghiaccio.

Sci

  • Lo Sci Club Cortina, fondato nel 1903, è uno de più antichi e prestigiosi club sciistici della nostra nazione, insignito della Stella d'oro al merito sportivo dal CONI.[114] Con più di 500 soci e 130 atleti in agonismo, la società si ripromette di avviare allo sport (sci alpino, sci nordico, snowboard, salto dal trampolino) i giovani d'età compresa fra i 6 e i 18 anni. Tra i suoi membri più famosi ricordiamo Kristian Ghedina, Eugenio Monti e Gildo Siorpaes.
 
Il logo della Scuola Sci Snowboard Cortina.
  • La Scuola Sci Snowboard Cortina, nata il 15 dicembre 1933 come Scuola Nazionale di Sci Cortina da una commissione di unificazione del sistema d'insegnamento della disciplina sciistica (istituita nel 1926 dal Club Sportivo Dolomiti), fu la prima società sorta in Italia con regolare autorizzazione della F.I.S.I..[40] Nel 1938 gli istruttori sono già in numero di 72, e la Scuola si pubblicizza tramite opuscoli stampati in italiano e in inglese. Nel 2004, prende l'attuale nome, a qualificare la sua posizione nell'ambito dell'insegnamento di tutti gli sport di scivolamento.[40] Ancora oggi, tale società (comunemente conosciuta col nome improprio di Scuola Sci Rossa, dal colore delle tute degli istruttori) è una delle maggiori Scuole di Sci di Cortina, con un totale di 112 insegnanti. La sede principale è presso la Ciaṣa de ra Regoles in Corso Italia.
  • La Scuola di Sci Azzurra Cortina viene istituita nel dicembre 1979 per iniziativa di quattro maestri di sci, ex atleti della nazionale italiana (tra i quali Bruno Alberti e il già citato Gildo Siorpaes), con l'intenzione di dar vita ad una prestigiosa scuola di sci, i cui maestri fossero accomunati dal fatto di avere un passato agonistico di alto livello nazionale ed internazionale.[115] Dal 27 novembre 2009 la società vanta tra i propri istruttori anche Kristian Ghedina. La sede si trova in via Ria de Zeto 8, sotto la partenza della funivia Faloria.
  • Lo Sci Club Drusciè, fondato nel 1995 da un gruppo di appassionati della montagna, punta invece su una differente filosofia: la ricerca di un divertimento responsabile, il rispetto delle esigenze psico-motorie degli allievi e l'assecondamento della loro voglia di divertirsi.[116] L'ufficio di riferimento è sito in località Fiames, 1.
  • La Scuola Sci Cristallo & Snowboard, con sede al civico 210 di Corso Italia, ha visto la luce soltanto nel 1997 per volontà di alcuni istruttori di sci cadorini, ed è formata da un numero di maestri volutamente limitato (15 fissi più 10 stagionali) al fine di creare un'atmosfera familiare e piacevole all'interno della scuola stessa.[117]
 
La Ciaṣa de Comun (municipio) di Cortina.

Amministrazione

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Consiglio comunale

A seguito delle elezioni amministrative del 2007 (affluenza totale del 75,73%), in consiglio comunale sono rappresentate tre liste. La maggioranza assoluta è stata conquistata dalla lista civica Progetto per Cortina - Cambiamo insieme, con 2.370 voti (61,25% del totale) e 11 consiglieri. All'opposizione sono rimaste la lista Cortina Dolomiti per la Libertà (che ha ottenuto 1.005 voti, pari al 25,97%) con 4 consiglieri e Cortina d'Ampezzo oltre il 2000 (con 494, pari al 12,76%), che ha guadagnato un solo seggio al consiglio.[118]

Gemellaggi

  Cattolica, dal 16 marzo 1971

Galleria fotografica

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Note

  1. ^ Come leggibile da fotografie conservate presso collezione privata conservata a Treviso.
  2. ^ (LLD) Wikimedia incubator: Anpezo, su incubator.wikimedia.org. URL consultato il 12-01-2010.
  3. ^ (DE) Wikipedia: Cortina d'Ampezzo, su de.wikipedia.org. URL consultato il 12-01-2010.
  4. ^ Dati ISTAT [1]
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  12. ^ Tabella climatica (TXT), su erg7118.casaccia.enea.it. URL consultato il 12-01-2010.
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  14. ^ (PDF) Classificazione 2006 della Protezione Civile (PDF), su protezionecivile.it. URL consultato il 12-01-2010.
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  16. ^ a b c (PDF) Statuto comunale (PDF), su comunecortinadampezzo.it. URL consultato il 12-01-2010.
  17. ^ a b Da: La ferrovia delle Dolomiti (1921-1964) di Evaldo Gaspari, op.cit. in bibliografia.
  18. ^ Youtube: Aereoporto di Cortina d'Ampezzo Aeralpi (1962), su youtube.com. URL consultato il 12-01-2010.
    La didascalia spiega: «Aereoporto di Cortina d'Ampezzo nel 1962. Documento storico. Linea turistica AERALPI. Video ricavato da un filmino in Super 8
  19. ^ a b c d e f g Veneto, il CdA dell’ANAS approva il progetto preliminare della Tangenziale di Cortina d’Ampezzo, su adnkronos.com. URL consultato il 12-01-2010.
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  25. ^ a b La Storia di Cortina d'Ampezzo, di Mario Ferruccio Belli - capitolo 5, su dolomiti.org. URL consultato il 16-01-2010.
  26. ^ M. Spampani, op. cit., p. 65: lo Spampani attesta, invece, la dicitura in territorio de Ampicio
  27. ^ M. Spampani, op. cit., p. 65
  28. ^ La Storia di Cortina d'Ampezzo, di Mario Ferruccio Belli - capitolo 1, su dolomiti.org. URL consultato il 16-01-2010.
  29. ^ a b La Storia di Cortina d'Ampezzo, di Mario Ferruccio Belli - capitolo 4, su dolomiti.org. URL consultato il 16-01-2010.
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  34. ^ La Storia di Cortina d'Ampezzo, di Mario Ferruccio Belli - capitolo 14, su dolomiti.org. URL consultato il 16-01-2010.
  35. ^ (PDF) Il Re e la Regina (PDF), su kingandqueen.eu. URL consultato il 16-01-2010.
    Nel 2008 all'Alexander Hall è stata ospitata una mostra intitolata Il Re e la Regina, celebrante il ricordo di questo "Re alpinista" (come era stato soprannominato Alberto del Belgio) e della sua passione per le montagne d'Ampezzo
  36. ^ La Storia di Cortina d'Ampezzo, di Mario Ferruccio Belli - capitolo 15, su dolomiti.org. URL consultato il 16-01-2010.
  37. ^ a b c d e f g Museo della Grande Guerra, su cortinamuseoguerra.it. URL consultato il 13-01-2010.
  38. ^ Mario Ferruccio Belli ne riporta un numero totale di circa 25.000 unità [2]
  39. ^ a b c d La Storia di Cortina d'Ampezzo, di Mario Ferruccio Belli - capitolo 18, su dolomiti.org. URL consultato il 16-01-2010.
  40. ^ a b c Scuola Sci Snowboard Cortina, su scuolascicortina.com. URL consultato il 12-01-2010.
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  42. ^ Te recordesto... Cortina d'Ampezzo e i suoi ricordi della Grande Guerra, regia di Franco Vecchiato, prodotto da Museo della Grande Guerra.
  43. ^ La storia di Cortina d'Ampezzo, di Mario Ferruccio Belli - capitolo 19, su dolomiti.org. URL consultato il 16-01-2010.
  44. ^ a b La storia di Cortina d'Ampezzo, di Mario Ferruccio Belli - capitolo 20, su dolomiti.org. URL consultato il 16-01-2010.
  45. ^ a b c d (ENFR) Sito ufficiale del CIO: Cortina 1956, su olympic.org. URL consultato il 13-01-2010.
  46. ^ La Repubblica, su repubblica.it. URL consultato il 13-01-2010.
  47. ^ (PDF) Referendum popolare ex art. 132, secondo comma della Costituzione del 28-29 ottobre 2007 per il distacco dei comuni di Cortina d'Ampezzo, Livinallongo del Col di Lana e Colle Santa Lucia dalla Regione Veneto e la loro aggregazione alla Regione Autonoma Trentino-Alto Adige (PDF), su interno.it. URL consultato il 16-01-2010.
    A Cortina gli aventi diritto al voto erano 5.191, di cui 2.418 uomini e 2.773 donne: hanno votato in totale 3.643 cittadini, di cui 1.757 uomini e 1.886 donne. I voti favorevoli al passaggio al Trentino-Alto Adige sono stati 2.788 contro 829. A Livinallongo del Col di Lana i sì sono stati 834 contro 119 no. Colle Santa Lucia, infine, ha registrato 225 sì contro 41 voti a sfavore. Ulteriori dati sono reperibili nel documento del Ministero dell'Interno.
  48. ^ Come stabilisce l'articolo 132 della Costituzione Italiana, al secondo comma:
    «Si può, con l'approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un'altra.»
  49. ^ (LLD) (PDF) La torre tra i due pini rappresenterebbe quella che svettava sul sasso di Botestagno, facente parte dell'omonima rocca. [3]
  50. ^ Comuni italiani, su comuni-italiani.it. URL consultato il 12-01-2010.
  51. ^ a b La storia di Cortina d'Ampezzo, di Mario Ferruccio Belli - capitolo 11, su dolomiti.org. URL consultato il 18-02-2010.
  52. ^ M. Spampani, op. cit., p. 75
  53. ^ M. Spampani, op. cit., p. 85
  54. ^ Il nome di questo personaggio è diversamente attestato: da un più classico "Giovanni Maria" [4], alla forma contratta "Gianmaria" [5], fino alla dizione ladina "Zamaria" [6]. Si è scelto di utilizzare in questa sede la variante ladina, perché appare come la più attestata nonché la più rispondente al vero nome di tale personaggio (considerando che Zamaria de Zanna nacque in Ampezzo in un periodo in cui in Ampezzo si parlava l'idioma ladino come lingua madre). Anche il cognome è diversamente attestato come "Zanna" o "de Zanna".
  55. ^ Il nome di questa struttura è data dall'unione di "Pala" più il nome del brand che ne sponsorizza le attività, tutti, finora, appartenenti all'industria automobilistica: dall'agosto 2003 al luglio 2005 tale sponsor è stata la tedesca Volkswagen, dal 2005 fino al luglio 2009 è stata la nipponica Lexus, mentre attualmente è la Infiniti, sempre giapponese.
  56. ^ GIS - Impianti Sportivi di Cortina d'Ampezzo, su dolomiti.org. URL consultato il 13-01-2010.
  57. ^ GIS - Impianti Sportivi di Cortina d'Ampezzo, su dolomiti.org. URL consultato il 18-02-2010.
  58. ^ GIS - Impianti Sportivi di Cortina d'Ampezzo, su dolomiti.org. URL consultato il 18-02-2010.
  59. ^ GIS - Impianti Sportivi di Cortina d'Ampezzo, su dolomiti.org. URL consultato il 22-02-2010.
  60. ^ GIS - Impianti Sportivi di Cortina d'Ampezzo, su dolomiti.org. URL consultato il 22-02-2010.
  61. ^ Il termine dei lavori era previsto per la fine del 2007, ma slittò di qualche mese. [7]
  62. ^ Sacrari militari - Sacrario Militare di Pocol, su cimeetrincee.it. URL consultato il 16-01-2010.
  63. ^ a b c Dati ISTAT [8]
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  69. ^ Dati ISTAT [13]
  70. ^ Dati ISTAT [14]
  71. ^ a b Dati ISTAT [15]
  72. ^ Dati tratti da:
  73. ^ Dati ISTAT [16]
  74. ^ Dati ISTAT [17]
  75. ^ Sono riportati solo le nazionalità più rappresentate. Per i restanti dati, consultare Demo.ISTAT
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  77. ^ Dati ISTAT [18]
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  97. ^
    «Due settimane le abbiamo ambientate a Cortina d'Ampezzo, tra chalet, rifugi, laghi e boschi.»
    [23]
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  107. ^ I turisti stranieri più numerosi sono gli americani, gli inglesi, gli svedesi e i tedeschi [24]
  108. ^ (PDF) Cortina d'Ampezzo è in cima alla lista delle preferenze dei turisti stranieri tra le località turistiche invernali [25]
  109. ^ Dolomiti Superski, su dolomitisuperski.com. URL consultato il 12-01-2010.
  110. ^ Società Calcio Cortina, su calciocortina.altervista.org. URL consultato il 12-01-2010.
  111. ^ I loro nomi erano: Giuditta Barbaria, Rosa Girardi, Filomena Manaigo, Rosina Verzi e Maria Issler (austriaca, moglie dello scrittore viennese Richard Issler, anch'egli membro della "Sektion Ampezzo").
  112. ^ CAI sezione di Cortina d'Ampezzo, su caicortina.org. URL consultato il 12-01-2010.
  113. ^ Questi i nomi dei soci fondatori: Albino Alverà, Silvio Alverà, Romano Apollonio, Angelo Bernardi, Ettore Costantini, Siro Dandrea, Giuseppe Ghedina.
    Scoiattoli, su scoiattoli.org. URL consultato il 13-01-2010.
  114. ^ Sci Club Cortina, su sciclubcortina.it. URL consultato il 12-01-2010.
  115. ^ Scuola di Sci Azzurra Cortina, su azzurracortina.com. URL consultato il 12-01-2010.
  116. ^ Sci Club Drusciè, su sciclubdruscie.com. URL consultato il 12-01-2010.
  117. ^ Scuola Sci Cristallo, su scicristallocortina.com. URL consultato il 12-01-2010.
  118. ^ Il Sole 24 Ore - Speciale elezioni, su ilsole24ore.com. URL consultato il 12-01-2010.

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  • Zardini, Rinaldo: La flora montana e alpina di Cortina d'Ampezzo, Edizioni La Cooperativa di Cortina, Cortina d'Ampezzo, 1985. ISBN 88-87174-03-2
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Filmografia

  • Te recordesto... Cortina d'Ampezzo e i suoi ricordi della Grande Guerra, regia di Franco Vecchiato, prodotto da "Museo della Grande Guerra".

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