Distopia

immaginaria società altamente spaventosa

Per distopìa (o antiutopìa, pseudo-utopìa, utopìa negativa o cacotopia) si intende una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista. Il termine è stato coniato come opposto di utopìa ed è soprattutto utilizzato in riferimento alla rappresentazione di una società fittizia (spesso ambientata in un futuro prossimo) nella quale le tendenze sociali sono portate ad estremi apocalittici.

Manifesto del Grande Fratello di 1984, col Grande Fratello ritratto molto liberamente come Hitler, tratto dal fumetto 1984 The comic di F. Guimont, 2004

Secondo l'Oxford English Dictionary[1], il termine fu coniato dal filosofo John Stuart Mill[2] nel 1868, che si serviva allo stesso tempo anche di un sinonimo coniato da Jeremy Bentham nel 1818, cacotopìa.[3] Entrambe le parole si basano sul termine utopìa, inteso come il luogo dove tutto è come dovrebbe essere. Distopìa è quindi l'esatto opposto, cioè un luogo del tutto spiacevole ed indesiderabile. Spesso la differenza tra utopìa e distopìa dipende dal punto di vista dell'autore dell'opera. I testi distòpici appaiono come opere di avvertimento, o satire, che mostrano le tendenze attuali estrapolate sino a conclusioni apocalittiche. La differenza con l'utopìa sta quindi nel fatto che la distopìa si basa su una società attuale, spostando però l'interesse su un'epoca e un luogo distanti o successivi ad una discontinuità storica, come nelle opere fantascientifiche di H.G. Wells.

Tra le opere di rilievo del filone distopico vi sono le narrazioni fantapolitiche antitotalitarie della prima metà del Novecento, tra cui Il tallone di ferro (The Iron Heel, 1908) di Jack London, Qui non è possibile (It Can't Happen Here, 1935) di Sinclair Lewis, Antifona (Anthem, 1938) di Ayn Rand e 1984 (Nineteen Eighty-Four, 1948) di George Orwell.

Nella narrativa un numero considerevole di storie di fantascienza, ambientate in un futuro prossimo ed appartenenti al genere cyberpunk, usa le regole della distopìa per delineare mondi dominati dalle corporazioni high-tech in cui i governi nazionali stanno diventando sempre più irrilevanti. È dunque il genere della fantascienza post apocalittica quello che più caratterizza la narrativa distòpica.

Caratteristiche del genere

«La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l'ignoranza è forza»

Alcune caratteristiche sono comuni alla maggior parte dei romanzi distopici del Novecento:

  • È presente una società gerarchica, in cui le divisioni fra le classi sociali (o caste) sono rigide e insormontabili
  • La propaganda del regime e i sistemi educativi costringono la popolazione all'adorazione dello stato e del suo governo, convincendola che il proprio stile di vita è l'unico (o il migliore) possibile
  • Il dissenso e l'individualità sono visti come valori negativi, in opposizione al conformismo dominante
  • Lo Stato è spesso rappresentato da un leader carismatico adorato dalla gente e caratterizzato da un culto della personalità
  • Il mondo al di fuori dello Stato è visto con paura e ribrezzo
  • Il sistema penale comprende spesso la tortura fisica o psicologica
  • Agenzie governative (come una polizia segreta) sono impegnate nella sorveglianza continua dei cittadini
  • Il legame con il mondo naturale non appartiene più alla vita quotidiana.

Esempi di distopie

Elenco (non esaustivo) di alcune opere rappresentative.

Narrativa

Filmografia

Televisione

Fumetti e animazione

Videogiochi

Poesia

Note

  1. ^ Oxford English Dictionary
  2. ^ Exploring Dystopia, ultimo accesso 19 marzo 2006, vedi anche [1]
  3. ^ http://knowledgerush.com/kr/encyclopedia/Cacotopia/
  4. ^ tradotto in Italia da Martello nel 1965

Voci correlate

Altri progetti

Template:VoceLibro

  Portale Fantascienza: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di fantascienza