Enotico

documento cristologico

L'Enotico o Henotikon (strumento di unione) fu promulgato dall'imperatore bizantino Zenone (425-491) nel 482 dietro suggerimento del patriarca di Costantinopoli Acacio (484-519) per porre fine alle controversie cristologiche che avevano diviso la cristianità in "calcedoniani" (ovvero Roma e Costantinopoli, che avevano sottoscritto i decreti del Concilio di Calcedonia) e "monofisiti", ovvero le chiese di Antiochia ed Alessandria d'Egitto, che non avevano accettato le conclusioni del concilio.
Volto a ristabilire l'unità (hénosis) religiosa nell'impero, l'editto affermava come validi i decreti dei primi tre Concili, condannando le tesi di Eutiche e Nestorio ed approvando gli anatemi di Cirillo di Alessandria alle loro dottrine. evitando però di scendere sullo scivoloso campo della natura, singola o doppia di Cristo.

Vincolante, pena la deposizione e l'esilio, per tutti i vescovi orientali, in realtà l'enotico non prendeva posizione sui punti delicati del dibattito (la natura o le due nature di Cristo).
Ad Alessandria, il papa deposto Pietro Mongo, accettò questa dottrina vaga ed accomodante. Non avendo ottenuto il loro assenso, l'imperatore sostituì i patriarchi di Antiochia di Siria e di Alessandria d'Egitto (Giovanni I). Pietro Fullo, un noto monofisita, si insediò nella sede di Antiochia e Pietro Mongo, occupò quella di Alessandria. Nel suo primo sinodo dopo l'elezione, il papa di Roma, Felice III scomunicò Pietro Fullo, che fu condannato anche da Acacio in un sinodo di Costantinopoli. Nel 484, Felice scomunicò tutti i patriarchi, tra cui Acacio di Costantinopoli, il vero promotore del documento. Questi a sua volta cancellò il nome del papa dai sacri dittici, originando uno scisma (detto «scisma acaciano») che si protrasse per oltre trent'anni (dal 484 al 519).


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