Catalogna
Template:Comunità autonoma La Catalogna (cat. Catalunya,sp. Cataluña, oc. Catalonha) è una comunità autonoma della Spagna situata all'estremità NE della penisola iberica, tra i Pirenei e il Mediterraneo. Copre un'area di 32.114 km², con una popolazione di 7.354.411 abitanti, e ha come capoluogo Barcellona.
Denominazione
Il nome Catalogna è di origine incerta. Secondo taluni deriva da Gothland, Gotalania, a sua volta derivato dai nomi delle due etnie che fondarono un primo nucleo politico, i Goti e gli Alani, entrambi provenienti dalle steppe ucraine e dalla Svezia. Un'altra teoria ritiene invece che il nome della regione tragga origine dai numerosi castells (castelli) ivi eretti nell'alto medioevo. La stessa Generalitat de Catalunya sembra avvalorare questa seconda ipotesi.[1]
Il nome ufficiale del governo della Catalogna (incluso il consiglio, il parlamento e il presidente) è Generalitat de Catalunya in catalano o Generalidad de Cataluña in spagnolo (anche se di fatto questa forma è rara, data la legge che impone di usare il nome catalano anche nei testi o nei discorsi in spagnolo). Alcuni applicano scorrettamente questo nome solo al consiglio, come se fosse la stessa cosa del gabinetto. In conclusione, la Generalitat è il sistema di autogoverno catalano all'interno dello Stato spagnolo e non è posta sotto l'autorità diretta del governo centrale di Madrid.
Catalogna e Paesi catalani
Essa costituisce per popolazione ed estensione la maggior parte dei cosiddetti Paesi Catalani (in catalano: Països Catalans). Un'accezione più ampia di Catalunya è talvolta usata per includere anche i territori francesi dei Països Catalans, corrispondenti al dipartimento francese dei Pirenei orientali, che hanno come capoluogo Perpignano.
La Catalogna costituisce il nucleo originale e la parte di territorio più importante ed estesa dove è presente la lingua e la cultura catalana. L'unica zona della regione linguisticamente non catalana è la Val d'Aran, nei Pirenei, a ridosso della frontiera francese. In tale territorio (9.000 abitanti circa) viene infatti parlato l'aranese, un dialetto dell'occitano riconosciuto ufficialmente (e tutelato) dal governo della Generalitat de Catalunya. La regione storica della Catalogna comprende anche la Catalogna settentrionale (Catalano: Catalunya del Nord), una provincia della Francia fin dal 1659. Le Isole Baleari (Catalano: Illes Balears), Andorra, il Paese Valenziano (Catalano: País Valencià) e la Frangia d'Aragona (Catalano: Franja d'Aragó o Franja de Ponent) sono strettamente associate con la Catalogna, storicamente e linguisticamente. Inoltre alla Catalogna appartiene l'enclave spagnola di Llívia. Dunque, il termine Catalogna è talvolta usato dai catalani per indicare tutta l'area in cui si parla il catalano. In questo caso la Catalogna viene di solito chiamata il Principato (catalano: "el Principat") o Catalogna propria (catalano: "la Catalunya estricta"). Questa terminologia, comunque, è usata solo marginalmente.
Storia
Il Risorgimento Nazionale catalano, cosiddetto 'Renaixença' (appunto: Risorgimento) sorse nel XIX secolo in parallello a tanti movimenti simili in altre nazioni europee e a base delle teorie del movimento romantico. Fu solo nel 1931, dopo una tormentata storia di repressione ed ostilità da parte della Spagna che la Catalogna divenne una regione autonoma, e nello stesso anno venne dichiarata la Repubblica Spagnola. Nel 1939, dopo la Guerra Civile e la presa del potere di Francisco Franco l'autonomia catalana venne soppressa, così come si cercò di sopprimere la lingua e la cultura catalane. Durante l'ultimo decennio del regime di Franco, sorse in Catalogna un rinnovato sentimento nazionale, rinforzato dal sentimento antifranchista.
Nel 1975 Franco morì e la democrazia venne ripristinata poco dopo. Ancora una volta la Catalogna divenne una regione autonoma all'interno della Spagna. Il leader nazionalista catalano Jordi Pujol salì al potere nelle prime elezioni regionali del 1980, e il suo partito, Convergenza e Unione (Convergència i Unió o CiU), tenne il potere per 23 anni.
Nonostante il suo retroterra radicale, Pujol divenne sempre più conservatore, e appoggiò il governo del Partito Popolare di José Maria Aznar a Madrid. I nazionalisti divennero sempre più insoddisfatti da questo governo, in particolare quelli che si riconoscevano in ERC (Esquerra Republicana de Catalunya - Sinistra Repubblicana di Catalogna). Allo stesso tempo, il Partito Socialista Catalano (Partit dels Socialistes de Catalunya, PSC-PSOE), basato nella area industriale attorno a Barcellona, si rafforzò.
Geografia
La comunità autonoma di Catalogna confina con la Comunità Valenciana a sud, l'Aragona a ovest, la Francia (Midi-Pirenei e Linguadoca-Rossiglione) e Andorra a nord e il Mar Mediterraneo ad est e sud-est.
Montagne:
- Pirenei Catalani: Val d'Aran sul versante nord, Pica d'Estats 3.141 m, Puigmal 2.911 m, depressione di Cerdagna, Passo del Perthus (vicino all'antica strada romana).
- Montagne del Litorale Catalano: Montseny, Montserrat, Montnegre, Montsant.
- Sistema Iberico: Maestrat.
Fiumi principali:
Arte
Architettura
Dal punto di visto artistico la Catalogna seguì uno sviluppo diverso da quello della Spagna, visto che scarsa fu la presenza sia dell'arte visigota, limitata pressoché alla struttura di Terrassa (V-VII secolo), sia di quella mozarabica, ristretta a poche chiese a pianta basilicale ben rappresentate da quelle di Boada e Olérdola (X-XI secolo).[2]
La fioritura di una vera e propria arte catalana si ebbe con il movimento pre-romanico e romanico, che comunque presentò somiglianze con quello padano e marchigiano. La struttura più significativa fu indubbiamente l'abbazia di Ripoll (1030) caratterizzata dalla presenza di cinque navate e ben sette absidi. Cinque furono le forme tipiche delle chiese romaniche catalane: quella a "T", quella basilicale con colonne, quella a croce inscritta, quella con pilastri cruciformi e infine quella a navata unica.
La produzione gotica fu debitrice dell'influenza francese, anche se si contraddistinse per la ricerca di accorpazione dello spazio interno e della massima fluidità spaziale, come nel caso di Santa Maria del Pino a Barcellona (XV secolo).
Arti figurative
La posizione geografica della Catalogna ha favorito i contatti con i movimenti artistici italiani e nordeuropei.
Le decorazioni visigote sfociarono parzialmente nelle pitture del periodo carolingio, come evidenziato, tra gli altri, nel battistero di Terragona (IX secolo). Importante fu la scuola decorativa romanica, dal gusto dapprima orientaleggiante e poi influenzata dalle scuole lombarde e francesi, degnamente rappresentata dal ciclo di affreschi presenti nella chiesa di S.Clemente di Tahull (1123).
Nei secoli immediatamente successivi, accanto allo sviluppo delle miniature, si diffuse il gusto pittorico senese, avvertibile già in Ferrer Bassa (1285-1348) e in Lorenzo Zaragoza aperto anche alle influenze gotiche nordiche. Con Jaime Huguet (1414-1492) si avviò al tramonto la secolare scuola pittorica catalana, proprio nel momento in cui la Castiglia, l'Andalusia e la Spagna orientale iniziarono a gettare le basi della grande scuola spagnola della seconda metà del Cinquecento.[2]
Letteratura
La letteratura in lingua catalana ebbe due periodi di fioritura: il primo coincise con la carriera di Ramón Llull (1235-1315) ai tempi della poesia trobadorica. Llull scrisse trattati filosofici, di mistica, composizione elegiache e romanzi allegorici.[3] Il secondo momento rigoglioso corrispose alle opere del cosiddetto Petrarca catalano, ossia Ausiás March (1397-1459), che influenzò notevolmente anche il Rinascimento castigliano. La decadenza politica catalana unita alla espansione della cultura castigliana provocò quasi tre secoli di aridità letteraria, che solo verso la fine del Settecento venne interrotta dalla rinascenza catalana. Nell'Ottocento si annoverarono l'Ode alla Patria scritta nel 1833 da Bonaventura Carles Aribau (1798-1862) e le liriche di Rubió i Ors (1818-1899) che diedero l'inizio al Romanticismo catalano.
La letteratura catalana moderna si sviluppò sulla scia del naturalismo europeo, contribuendo con Joan Maragall (1860-1911) anche al rinnovamento della lingua catalana. Dopo le tendenze simboliste, parnassiane l'evoluzione della letteratura autonoma catalana subì una brusca frenata a causa della dittatura franchista che proibì l'uso della stessa lingua catalana. Quindi una seconda rinascenza si ebbe solo verso gli anni Sessanta, quando vennero concesse maggiori libertà espressive ai catalani.[3]
Tradizioni
I festival e le tradizioni della Catalogna uniscono la società catalana, e aiutano a darle il suo carattere particolare. Tra gli eventi più impressionanti troviamo i correfocs, nei quali i "diavoli" giocano con il fuoco e con la gente. Questi diavoli non sono l'incarnazione del male; sono vivaci e festosi, ballano al suono dei tamburelli e del tradizionale oboe, mentre preparano i loro fuochi d'artificio.
Ma forse le più spettacolari delle feste catalane sono quelle dei colles castelleres, gruppi di entusiasti che formano impressionanti torri umane (fino a undici strati). Questa è una vecchia tradizione della regione di Tarragona, che si è ora diffusa in molte parti della Catalogna, ed è diventata un vero spettacolo, o sport, che attrae migliaia di catalani. Tra le altre feste importanti citiamo il carnevale di Vilanova i la Geltrú e il Patum di Berga.
Quindi, c'è la musica molto speciale delle "cobles", le bande di fiati che suonano le sardanes. La sardana è una danza popolare che si balla in cerchio che ha origine nella regione di Empordà (nella parte nord, tra Pirenei e Mediterraneo), e viene oggi ballata in molte strade e piazze. Chiunque vi si può unire.
Come in altri contesti esiste la tradizione di Babbo Natale, in Catalogna è molto popolare la figura di Tió de Nadal, mentre in un angolo risposto del presepe trova posto il caratteristico caganer.
L'inno della Catalogna è "Els Segadors" (I mietitori).
Festa nazionale[4] è l'11 settembre, data della sconfitta e resa di Barcellona all'esercito franco-castigliano di Filippo V di Spagna.
Politica
La regione gode di un'autonomia estesa e, per esempio, ha la sua forza di polizia (Mossos d'Esquadra), che coesiste con la Guardia Civil e la Policia Nacional, dirette dal governo spagnolo. L'Autonomia della regione è stata rafforzata con il nuovo Statuto approvato in referendum per i catalani il 18 giugno 2006 e entrato in vigore il 9 agosto 2006. Questo nuovo Statuto viene a sostituire quello anteriore in vigore da 1979.
Contrariamente alle comunità autonome di Navarra e Paesi Baschi, la Catalogna manca di un proprio sistema fiscale, quindi il sostentamento economico dell'amministrazione regionale dipende quasi completamente dal bilancio del governo spagnolo.
La divisione amministrativa comprende quattro province: Barcellona, Girona, Lleida, Tarragona.
Una delle chiavi della politica catalana è il fatto che Barcellona, attraendo immigrati da tutta la Spagna e dall'America Latina, è una città con maggioranza di lingua spagnola nelle zone abitate dalla classe operaia, mentre le regioni rurali e le classi alte rimangono solidamente di lingua catalana. I Socialisti sono diventati il partito di coloro che non credono di ricevere benefici dal predominio della classe media nazionalista catalana su Barcellona [senza fonte]. In ogni caso, mentre il Catalano sta sperimentando uno spettacolare revival, la presenza dominante della popolazione di lingua Castigliana a Barcellona rende per il momento improbabile l'uso universale del Catalano.
Alle elezioni regionali tenute il 16 novembre 2003, nelle quali Pujol si ritirò, i partiti coalizzati della sinistra sconfissero CiU per la prima volta, e Pasqual Maragall i Mira divenne Presidente della Generalitat. I Socialisti di Maragall, comunque, persero dei seggi: il grande vincitore fu la ERC, fermo sostenitore di una piena indipendenza catalana, e i Verdi. Mentre il PSC mantenne il posto di Presidente della Generalitat (Maragall), l'ERC nominò il "conseller primer" (primo ministro) - attualmente in carica, Bargalló. Il governo di Maragall fu quindi una scomoda alleanza tra PSC ed ERC, poiché l'ERC favoriva politiche più di sinistra e il progresso verso l'indipendenza catalana, in contrapposizione con le idee politiche del PSC, il governo cadde con un anno di anticipo per divergenze tra socialisti e repubblicani sulla forma del nuovo Statuto autonomo.
Le elezioni si tennero di nuovo a fine 2006 (1º novembre). Questo appuntamento vide un'astensione record: poco più del 56% dei catalani si recò alle urne. I risultati premiarono con una lieve crescita CiU, diventato primo partito (31,5%) con 11 seggi in più del PSC; i socialisti a loro volta non riuscirono a invertire il decennale trend negativo che li vedeva perdere l'11% dei voti dal 1999 - in termini assoluti ben 400.000 suffragi. Nelle ore immediatamente successive al voto era Artur Mas, leader del partito vincitore CiU, la persona che tutti accreditavano come nuovo presidente della Generalitat, ma fu José Montilla, capo del PSC, ad ottenere l'incarico. Anche se sconfitti i socialisti infatti riuscirono a costruire una nuova alleanza con le forze di sinistra di ERC (in leggera flessione rispetto al 2003) e IV-EA (un partito al contrario in ottima salute). PSC, ERC e IV-EA insieme infatti raccoglievano 70 seggi, e avevano la maggioranza assoluta al Parlament per tre voti. CiU reagì annunciando il ritiro di ogni appoggio al governo nazionale socialista di Zapatero, e votando contro la fiducia a Montilla insieme ai popolari e al movimento Ciutadans-Partit de la Ciutadania. Il nuovo governo della Generalitat iniziò la sua attività il 25 novembre sulla base della promessa di Montilla di "dare priorità alle politiche sociali rispetto a quelle identitarie".
Partiti
- CiU - Convergència i Unió (Convergenza e Unione) - coalizione
- PSC - Partit dels Socialistes de Catalunya (Partito Socialista Catalano)
- PP - Partit Popular (Partito Popolare)
- IV-EUA - Iniciativa Verds-Esquerra Unida i Alternativa (Iniziativa Verde-Alternativa si Sinistra)
- ERC - Esquerra Republicana de Catalunya (Sinistra Repubblicana di Catalogna)
- Solidaritat Catalana per la Independència
- Ciutadans-Partit de la Ciutadania
- CUP (Candidatura Unitat Popular)
Riassunto di voti e seggi
Elezioni autonome 2003 (dati confrontati con quelle del 1999)
Aventi diritto al voto: 5,307,837 Votanti: 3,319,276 62.5% Voti nulli: 8,793 00.3% Voti validi: 3,310,483 99.7% ----------------------------------------------------------------------------- Partito Voti % Seggi ----------------------------------------------------------------------------- Convergència i Unió 1,024,425 30.9 (-6.8) 46 (-10) Esquerra Republicana de Catalunya 544,324 16.4 (+7.7) 23 (+11) Iniciativa Verds-Esquerra Alternativa 241,163 07.3 (+4.8) 9 (+06) Partit Popular 393,499 11.9 (+2.4) 15 (+03) Partit dels Socialistes de Catalunya 1,031,454 31.2 (-6.6) 42 (-10) Altri 75,618 02.3 - ----------------------------------------------------------------------------- Totale 3,310,483 135 -----------------------------------------------------------------------------
Elezioni autonome 2006 (dati confrontati con quelle del 2003)
Aventi diritto al voto: 5,212,444 Votanti: 2,959,027 56.8% Schede bianche: 60,025 2.0% Nulle: 13,324 0.5% Voti validi: 2,885,778 97.5% ----------------------------------------------------------------------------- Partito Voti % Seggi ----------------------------------------------------------------------------- Convergència i Unió 928,521 31.5 (+1.6) 48 (+ 2) Esquerra Republicana de Catalunya 414,067 14.1 (-2.3) 21 (- 2) Iniciativa Verds-Esquerra Alternativa 281,474 9.6 (+2.3) 12 (+ 3) Partit dels Socialistes de Catalunya 789,767 26.8 (-4.6) 37 (- 5) Partit Popular 313,479 10.6 (-1.2) 14 (- 1) Altri 158,186 7.4 3 ----------------------------------------------------------------------------- Totale 2,885,778 135 -----------------------------------------------------------------------------
Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO in Catalogna
- Chiese catalane romaniche della Vall de Boí
- Monestir de Poblet, Poblet
- Insieme archeologico di Tarraco, Tarragona
- Parc Güell, Barcellona
- Palau Güell, Barcellona
- Casa Milà, Barcellona
- Palau de la Música Catalana, Barcellona
- Hospital de Sant Pau, Barcellona
- Parc Natural del Montseny, Barcelona, Girona
Note
Bibliografia
- Daniele Conversi, The Basques, The Catalans and Spain. Alternative Routes to Nationalist Mobilization, Londra, Hurst & Co, 1997 (seconda ediz., 2000)
- E.Juniente, Catalogne romane, 1961
- J.Ricart, Ars Hispaniae-Provincia de Barcelona, Barcellona, 1954
Voci correlate
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