Ettore Majorana
Ettore Majorana (Catania, 5 agosto 1906 – ?, 27 marzo 1938[1]) è stato un fisico italiano scomparso misteriosamente nel 1938.

Biografia
Ettore Majorana, penultimo di cinque fratelli, nacque a Catania il 5 agosto del 1906, in via Etnea 251 da Fabio Massimo Majorana (1875-1934), e Dorina Corso (1876-1965).
Il nonno di Ettore, Salvatore Majorana-Calatabiano (1825-1897), fu deputato dalla nona alla tredicesima legislatura nelle file della sinistra, due volte ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio nel primo e terzo governo Depretis (1876/1879) e senatore nel 1879.
Il padre, ultimo di cinque fratelli, si era laureato a diciannove anni in Ingegneria e quindi in Scienze fisiche e matematiche. Gli altri quattro erano Giuseppe, giurista, rettore e deputato, nato nel 1863; Angelo, statista, 1865; Quirino, fisico, 1871; Dante, giurista e rettore universitario, 1874.
Ettore rivelò una precocissima attitudine per la matematica, svolgendo a memoria calcoli complicati fin dall'età di 5 anni. Alla sua educazione sopraintese (sino a circa nove anni) il padre. Successivamente, quando la famiglia si trasferì a Roma, dal 1921 Ettore frequentò il collegio "Massimiliano Massimo" dei Gesuiti: qui terminò il ginnasio in quattro anni, e frequentò come esterno il primo e secondo liceo classico. Frequentò il terzo liceo classico presso l'istituto statale Torquato Tasso, e nella sessione estiva del 1923 conseguì la maturità classica.
Gli altri fratelli di Ettore erano: Rosina, Salvatore, dottore in legge e studioso di filosofia; Luciano, ingegnere civile, specializzato in costruzioni aeronautiche e che si dedicò alla progettazione e costruzione di strumenti per l'astronomia ottica; Maria, diplomata a pieni voti in pianoforte al Conservatorio di Santa Cecilia. Terminati gli studi liceali si iscrisse, forse per seguire le orme degli avi, alla facoltà d'Ingegneria. Fra i suoi compagni di corso c'erano il fratello Luciano, Emilio Segrè, Enrico Volterra.
Il passaggio a Fisica
Emilio Segrè, giunto al quarto anno di studi d'ingegneria, decise di passare a Fisica: a questa scelta, che in lui maturava da tempo, anche se reputava la fisica come uno dei tanti usi della matematica, sua vera passione, non erano stati estranei gli incontri avuti (estate del 1927) con Franco Rasetti ed Enrico Fermi, allora ventiseienne, da poco nominato professore ordinario di Fisica teorica all'Università di Roma, cattedra creata in quel periodo da Orso Mario Corbino; si annota che, della commissione che assegnò la cattedra a Fermi, era membro Quirino Majorana.
Segrè riuscì a convincere anche Majorana a passare alla facoltà di Fisica, e il passaggio avvenne dopo un incontro con Fermi.
Ecco il resoconto che Amaldi fa di quell'incontro:
Fermi lavorava allora al modello statistico dell'atomo che prese in seguito il nome di Thomas-Fermi. Il discorso con Majorana cadde subito sulle ricerche in corso all'Istituto e Fermi espose rapidamente le linee generali del modello, mostrò a Majorana gli estratti dei suoi recenti lavori sull'argomento e, in particolare, la tabella in cui erano raccolti i valori numerici del cosiddetto potenziale universale di Fermi. Majorana ascoltò con interesse e, dopo aver chiesto qualche chiarimento, se ne andò senza manifestare i suoi pensieri e le sue intenzioni. Il giorno dopo, nella tarda mattinata, si presentò di nuovo all'Istituto, entrò diretto nello studio di Fermi e gli chiese, senza alcun preambolo, di vedere la tabella che gli era stata posto sotto gli occhi per pochi istanti il giorno prima. Avutala in mano, estrasse dalla tasca un fogliolino su cui era scritta un'analoga tabella da lui calcolata a casa nelle ultime ventiquattro ore. Confrontò le due tabelle e, constatato che erano in pieno accordo fra loro, disse che la tabella di Fermi andava bene e, uscito dallo studio, se ne andò dall'Istituto. (...) Majorana era quindi tornato non per verificare se andava bene la tabella da lui calcolata nelle ultime 24 ore, bensì per verificare se fosse esatta quella di Fermi[2].
Majorana passò a Fisica e iniziò a frequentare l'Istituto di Via Panisperna: regolarmente fino alla laurea, meno dopo. Si laureò, con il voto di 110/110 e lode, il 6 luglio 1929, relatore Enrico Fermi, presentando una tesi sulla meccanica dei nuclei radioattivi. In quel periodo effettuò diversi studi alcuni dei quali confluirono in diversi articoli su argomenti di spettroscopia e su un articolo sulla descrizione di particelle con spin arbitrario. Effettuò anche brevi studi su moltissimi argomenti che spaziavano dalla fisica terrestre all'ingegneria elettrica, alla termodinamica, allo studio di alcune reazioni nucleari non molto diverse da quelle che sono alla base della bomba atomica. È stato possibile ricostruire in parte il percorso di questi studi in base a una serie di manoscritti, i Quaderni e i Volumetti, custoditi dalla Domus Galilaeana di Pisa e recentemente pubblicati[3].
Il soggiorno tedesco
Si lasciò comunque convincere ad andare all'estero (Lipsia e Copenaghen) e gli fu assegnata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche una sovvenzione per tale viaggio che ebbe inizio alla fine di gennaio del 1933 e durò circa sei mesi. L'incontro con Heisenberg fu proficuo, tanto che questi riuscì (lì dove Fermi e gli altri avevano fallito) a far pubblicare a Majorana Über die Kerntheorie, in Zeitschrift für Physik.
Abbiamo alcune sue lettere del periodo tedesco. Il 20 gennaio, in una lettera alla madre scrive:
In una lettera al padre, il 18 febbraio, scrive:
Nel viaggio fatto all'estero fu colpito dall'organizzazione tedesca. Ed ecco come illustra nella medesima lettera alla madre la rivoluzione nazista:
Non è dato sapere se i suoi più intimi collaboratori conoscessero le sue impressioni e le sue idee sulla Germania nazista: è certo comunque che a Fermi (la cui moglie era ebrea) tali idee e concezioni non dovessero fare grande piacere e certo pure è (vedi in proposito il libro di Recami su Majorana)[4] che Segrè (ebreo anch'egli) rimase stizzito da una analoga sua lettera del 22 maggio 1933, nella quale Majorana scrive:
Ma in un'altra lettera spedita a Giovanni Gentile jr. parla di stupida teoria della razza; e nell'ultimo suo articolo pubblicato Majorana esprime, sia pure in modo indiretto, un'opinione positiva del libero arbitrio, opinione che pare incompatibile con il nazismo[5].
Successivamente Majorana si recò a Copenaghen, dove conobbe Niels Bohr. La frequentazione con Bohr lo portò a conoscere altri fisici importanti dell'epoca, tra i quali C. Møller e Arthur H. Rosenfeld, e a frequentare George Placzek, che già da qualche tempo conosceva[5].
Si recò sempre più saltuariamente all'Istituto di Fisica. Sovente se ne stava a casa, non riceveva alcuno e respingeva la corrispondenza scrivendoci di proprio pugno si respinge per morte del destinatario. Curava anche poco l'aspetto fisico e si era lasciato crescere barba e capelli. Ma quello che è certo è che non cessava di studiare: i suoi studi si erano ampliati. Questo è il periodo più oscuro della sua vita: non si sa quale fosse la materia dei suoi studi, anche se qualcosa si può dedurre dalle sue lettere - in particolare da una fitta corrispondenza con lo zio Quirino, noto fisico sperimentale, che stava studiando la fotoconducibilità di lamine metalliche.
Ecco il ritratto che ne dà, in quel periodo, Laura Fermi:
E ancora:
Nel 1937 Ettore Majorana accettò, dopo aver rifiutato Cambridge, Yale e Carnagie Foundation, la cattedra di professore di Fisica teorica all'Università di Napoli, dove si legò d'amicizia con Antonio Carrelli, professore di Fisica sperimentale presso lo stesso Istituto di Fisica.
Anche a Napoli Majorana condusse una vita estremamente ritirata, con i suoi malanni che gli davano fastidio e che si ripercuotevano inevitabilmente sul suo carattere e sul suo umore.
La misteriosa scomparsa
La sera del 25 marzo 1938 Ettore Majorana partì da Napoli con un piroscafo della società Tirrenia alla volta di Palermo, ove si fermò un paio di giorni: il viaggio gli era stato consigliato dai suoi più stretti amici, i quali lo avevano invitato a prendersi un periodo di riposo.
Il giorno stesso, prima di partire, aveva scritto a Carrelli la seguente missiva:
Ai familiari aveva invece scritto:
Il 26 marzo Carrelli ricevette da Majorana un telegramma in cui gli diceva di non preoccuparsi di quanto scritto nella lettera che gli aveva precedentemente inviato.
Lo stesso giorno fu scritta e spedita anche questa ultima lettera:
- Palermo, 26 marzo 1938 - XVI
Spero che ti siano arrivati insieme il telegramma e lettera. Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani all'albergo Bologna, viaggiando forse con questo stesso foglio. Ho però intenzione di rinunziare all'insegnamento. Non mi prendere per una ragazza ibseniana perché il caso è differente. Sono a tua disposizione per ulteriori dettagli.»
Ma Majorana non comparve più.
S'iniziarono le ricerche. Del caso si interessò, dietro pressioni di Fermi, lo stesso Mussolini; fu anche proposta una ricompensa (30.000 lire) per chi ne desse notizie, ma non si seppe mai più nulla di lui, almeno non in modo inequivocabile.
Il professor Vittorio Strazzeri dell'Università di Palermo asserì di averlo visto a bordo alle prime luci dell'alba del 27 marzo mentre il piroscafo sul quale era imbarcato si accingeva ad attraccare a Napoli (in realtà egli condivise la cuccetta con un giovane viaggiatore che, secondo la descrizione, corrispondeva a Majorana, da lui mai conosciuto personalmente). Un marinaio asserì di averlo scorto, dopo aver doppiato Capri, non molto prima che il piroscafo attraccasse, e la società Tirrenia, anche se l'episodio non fu mai confermato, asserì che il biglietto di Majorana era tra quelli testimonianti lo sbarco. Anche un'infermiera che lo conosceva sostenne di averlo visto, in questo caso nei primi giorni dell'aprile 1938, mentre camminava per strada a Napoli.
Ma non fu mai trovata nessuna traccia documentata della sua destinazione e le ricerche in mare non diedero alcun esito.
Le indagini furono condotte per circa tre mesi e si estesero ad un convento di Gesuiti che si trovava vicino a dove lui abitava, dove pare si fosse rivolto per chiedere una qualche sorta di aiuto, forse come reminiscenza del suo periodo scolastico presso i Gesuiti di Roma. La famiglia seguì anche una pista che sembrava portare al Convento di S.Pasquale di Portici, ma alle domande rivoltegli il padre guardiano rispose con un enigmatico: "Perché volete sapere dov'è? L'importante è che egli sia felice".
Ci fu una ridda di ipotesi, di indizi, ma non si ebbero mai certezze sulla sorte di Majorana: va comunque notato che nelle sue lettere egli non parla mai di suicidio, ma solo di scomparsa, ed era persona attenta alle parole.
L'unica certezza tra tante supposizioni consiste nel non indifferente prelievo di una considerevole somma di denaro (alcuni stipendi arretrati) che Majorana fece prima di far perdere le sue tracce, l'equivalente di circa 10 mila dollari attuali, oltre che della sparizione del suo passaporto. Anche questo fatto, unito alla razionalità della mente di Majorana, rende poco probabile l'ipotesi del suicidio.
Amaldi nel suo Ricordo scrisse che egli aveva saputo trovare in modo mirabile una risposta ad alcuni quesiti della natura, ma che aveva cercato invano una giustificazione alla vita, alla sua vita, che era per lui di gran lunga più ricca di promesse di quanto non lo sia per la stragrande maggioranza degli uomini.
Il giorno prima di salpare da Napoli consegnò alla studentessa Gilda Senatore una cartella di materiale scientifico: questi documenti furono mostrati dopo vari anni al marito di essa, anch'egli fisico. Questi ne parlò con Carrelli che ne parlò con il rettore che li volle: dopo di che le carte si persero.
Le ipotesi sulla scomparsa
Le ipotesi che sono state fatte sulla scomparsa volontaria di Ettore Majorana, a parte il suicidio, seguono soprattutto tre filoni: quello tedesco, quello argentino e quello monastico.
L'ipotesi tedesca[6] suppone che egli sia tornato in Germania per mettere le sue conoscenze e le sue intuizioni a disposizione del Terzo Reich, e che dopo la seconda guerra mondiale sia emigrato in Argentina.
L'ipotesi argentina si fonda su tracce, reperite da Erasmo Recami,[7] di una sua presenza a Buenos Aires, specie intorno agli anni sessanta: la madre di Tullio Magliotti riferì di aver sentito parlare di lui dal figlio; la moglie di Carlos Rivera raccontò di un presumibile avvistamento del Majorana all'Hotel Continental; un ex ispettore di polizia riconobbe in un'immagine di Majorana l'italiano che incontrò a Buenos Aires in quegli anni.
Secondo una terza ipotesi, sposata soprattutto da Leonardo Sciascia nel suo libro La scomparsa di Majorana, egli si sarebbe rinchiuso in un monastero, per sfuggire a tutto e a tutti, dal momento che non sopportava la vita sociale. L'ipotesi monastica si riallaccia alla gioventù di Ettore, che aveva frequentato l'Istituto Massimiliano Massimo dei gesuiti a Roma. Un possibile legame con il passato che si fa vivo, una parte della sua giovinezza. Su questa pista si erano inoltre indirizzate le ricerche della stessa famiglia, la quale scrisse a Papa Pio XII Pacelli, promettendo di non voler affatto interferire sulle scelte eventualmente maturate da Ettore, al solo scopo di sapere dal Vaticano semplicemente se egli fosse vivo: ma nessuna risposta, di nessun segno, venne mai fornita.
Esiste anche una quarta ipotesi[senza fonte], emersa intorno agli anni settanta, che dava Majorana in Sicilia: sarebbe stato lui il fisico eccellente che errava per la Sicilia come un nomade. In realtà esistono degli elementi a sostegno di quest'improbabile ipotesi. Un certo Tommaso Lipari girava per le strade di Mazara del Vallo, dove trovò la morte il 9 luglio del 1973. Si trattava di un barbone particolare, dotato di una brillante conoscenza delle materie scientifiche, che lo portava a risolvere i compiti degli scolari che incontrava; ma questo non significa che fosse Majorana. Un abitante del paese, Armando Romeo, disse che il Lipari gli aveva mostrato una cicatrice sulla mano destra, tipica del Majorana; inoltre usava un bastone con incisa la data del 5 agosto 1906, ovvero la data di nascita del fisico. Infine, al funerale di Lipari parteciparono tante persone, troppe per quello che è di solito l'estremo saluto a un barbone, e suonò la banda del paese. Sul caso Lipari intervenne anche l'allora procuratore di Marsala, Paolo Borsellino: nel 1948 un certo Tommaso Lipari era stato rilasciato dalla galera (dov'era finito per un piccolo reato), ed era cosi possibile confrontare la sua firma con quella del barbone. Borsellino riscontrò tra loro una tale somiglianza che si sentì di concludere che appartenessero alla stessa persona, escludendo quindi un'"ipotesi Majorana".
L'ipotesi del suicidio, adombrato ma non esplicitamente annunciato dal Majorana nelle sue ultime lettere, è estremamente dolorosa e per l'epoca anche infamante. Le repentine variazioni di intenti (anche la partenza e l'improvviso ritorno a Napoli dopo solo 2 giorni) potrebbero essere state sintomi di una personalità molto turbata, e la frase 'il mare mi ha rifiutato' un poetico eufemismo, in un atteggiamento tipico di chi è tormentato da un pensiero autodistruttivo che non ha il coraggio di attuare. Vi sono tuttavia alcuni elementi contraddittori, così riassumibili:
- è alquanto inverosimile che un suicida prelevi in banca una somma equivalente all'ammontare di alcune mensilità di stipendio poco prima di suicidarsi;
- secondo talune testimonianze Majorana sarebbe stato avvistato e riconosciuto a Napoli giorni dopo la scomparsa.
Sulla questione è tornato nel 1999 lo storico della matematica Umberto Bartocci, con uno studio che discute, oltre a quelle menzionate, l'ipotesi che Majorana possa essere stato vittima di un piano maturato nell'ambiente dei fisici da lui frequentato, teso ad eliminare un pericoloso rivale di parte avversa in vista dell'imminente conflitto mondiale.[8][9] Le argomentazioni di Bartocci, di tipo logico, psicologico e indiziario, sono state accolte da grande scetticismo (per non dire ripugnanza) nell'ambiente dei fisici, ma hanno anche attirato l'attenzione di diversi studiosi (storici e non).[10][11][12][13] Ancora nel 2011 continuano le indagini a livello giudiziario sulle ipotesi della scomparsa del fisico[14]
I contributi di Majorana alla fisica
Gli studi di Majorana diedero un contributo fondamentale allo sviluppo della fisica moderna e affrontarono in modo originale molte questioni: nella sua prima fase pubblicò i suoi studi riguardanti problemi di spettroscopia atomica, la teoria del legame chimico (dove dimostrò la sua conoscenza approfondita del meccanismo di scambio degli elettroni di valenza), il calcolo della probabilità di ribaltamento dello spin (spin-flip) degli atomi di un raggio di vapore polarizzato quando questo si muove in un campo magnetico rapidamente variabile. Il maggior contributo scientifico di Ettore Majorana è tuttavia rappresentato dalla seconda fase della sua produzione, la quale, comprende tre lavori: il lavoro sulle forze nucleari oggi dette alla Majorana, il lavoro sulle particelle di momento intrinseco arbitrario e il lavoro sulla teoria simmetrica dell'elettrone e del positrone, famosa è anche l'equazione di Majorana. Ettore è, dalla comunità scientifica internazionale, ricordato per avere dedotto l'equazione ad infinite componenti che formano la base teorica dei Sistemi Quantistici Aperti (Computazione Quantistica, Crittografia e Teletrasporto) [6]. È, infine, divertente ricordarlo per avere introdotto la probabilità che da una determinata coppia nasca un figlio maschio[15]
L'esperimento Gerda
Fu un esperimento fatto da Ettore Majorana a Gerda
Opere
- Sullo sdoppiamento dei termini Roentgen ottici a causa dell'elettrone rotante e sulla intensità delle righe del Cesio, in collaborazione con Giovanni Gentile Jr.: Rendiconti Accademia Lincei, vol.8, pp.229-233 (1928);
- Ricerca di un'espressione generale delle correzioni di Rydberg, valevole per atomi neutri o ionizzati positivamente: Nuovo Cimento, vol. 6, pp.XIV-XVI (1929);
- Sulla formazione dello ione molecolare di He: Nuovo Cimento, vol.8, pp.22-28 (1931);
- I presunti termini anomali dell'Elio: Nuovo Cimento, vol.8, pp.78-83 (1931);
- Reazione pseudopolare fra atomi di Idrogeno: Rendiconti Accademia Lincei, vol.13, pp.58-61 (1931);
- Teoria dei tripletti P' incompleti: Nuovo Cimento, vol.8, pp.107-113 (1931);
- Atomi orientati in campo magnetico variabile: Nuovo Cimento, vol.9, pp.43-50 (1932);
- Teoria relativistica di particelle con momento intrinseco arbitrario: Nuovo Cimento, vol.9, pp.335-344 (1932);
- Ueber die Kerntheorie: Zeitschrift für Physik, vol.82, pp. 137-145 (1933); [edizione italiana] Sulla teoria dei nuclei: La Ricerca Scientifica, vol.4 (1), pp.559-565 (1933);
- Teoria simmetrica dell'elettrone e del positrone: Nuovo Cimento, vol.14, pp.171-184 (1937);
- Il valore delle leggi statistiche nella fisica e nelle scienze sociali (pubblicazione postuma, a cura di G. Gentile Jr.): Scientia, vol.36, pp.55-66 (1942).
- Lezioni inedite di Fisica Teorica, a cura di Salvatore Esposito ed Erasmo Recami, Zanichelli (2006).
Note
- ^ morte presunta
- ^ Riferito da Leonardo Sciascia nel dossier giornalistico La scomparsa di Majorana (Adelphi, 1997. pp. 124, cap. 11 ISBN 978-88-459-1871-1)
- ^ S. Esposito e E. Recami (a cura di). Appunti inediti di Fisica teorica, Zanichelli, 2006
- ^ Erasmo Recami, Il Caso Majorana, Di Renzo Editore
- ^ a b (PDF) Einstein, Sciascia, Majorana, Amaldi e il rapporto tra intellettuali e potere
- ^ Luca Fraioli, "Majorana e Eichmann. Il segreto in una fotografia", in: "La ricomparsa di Majorana", La Domenica di La Repubblica, 17 ottobre 2010, p. 31-33. Una dettagliata confutazione generale di questa ipotesi, e in particolare dell'articolo di "La Repubblica", si trova in: Umberto Bartocci, "Ancora sul caso Majorana, ovvero ... una bufala di Repubblica, con una confutazione generale a priori dell'«ipotesi Klingsor»", Forum di Episteme, ottobre 2010 [1].
- ^ Erasmo Recami. Il caso Majorana. Di Renzo Editore, 1987.
- ^ Umberto Bartocci, La scomparsa di Ettore Majorana: un affare di stato?, editore Andromeda, Bologna, 1999
- ^ Umberto Bartocci, "Leonardo Sciascia e il caso Majorana: siciliani scompaiono nel nulla, ma un'ipotesi tarda ad apparire...", "Episteme - Physis e Sophia nel III millennio", Perugia, N. 5, 2002 [2]
- ^ Aldo Giannuli, "Come funzionano i servizi segreti", Ponte alle Grazie, 2009, p. 212.
- ^ Simone Berni, "A caccia di libri proibiti", Edizioni Simple, 2005, pp. 80 e segg.
- ^ Giancarlo Meloni, "La storia di Ettore Majorana. Lo scienziato eliminato perché sapeva troppo", "Libero", p. 34, 2 dicembre 2008.[3] Lo stesso giornalista, ma questa volta su "Il Giornale", 6 giugno 2010: "Ecco il terzo uomo del giallo Majorana"[4], ha ripreso le notizie pubblicate in un aggiornamento del caso effettuato da Umberto Bartocci nel febbraio 2010: "Un nuovo indizio nel caso Majorana"[5]. L'importante novità consiste nell'essere riusciti finalmente a dare una precisa identità, dal valore alquanto significativo secondo un certo punto di vista, al misterioso personaggio che si presentò come Charles Price al Prof. Vittorio Strazzeri nel viaggio da Palermo a Napoli di cui il professore riferì in una famosa lettera a Salvatore Majorana, uno dei fratelli di Ettore (vedi qui la sezione: "La misteriosa scomparsa").
- ^ Susanna Bisi, "Sciascia e Majorana: sulle tracce dell'altro - Spunti saviniani ne 'La scomparsa di Majorana' di Leonardo Sciascia", Tesi di dottorato in Italianistica, Roma Tor Vergata, 2009
- ^ Da Corriere.it
- ^ Ettore Majorana, Lezioni inedite di Fisica Teorica, a cura di Salvatore Esposito ed Erasmo Recami, Zanichelli, 2006
Bibliografia
- Edoardo Amaldi. La Vita e l'Opera di E. Majorana. Roma, Accademia dei Lincei, 1966
- Carlo Artemi, Il Piano Majorana. Una fuga perfetta, Di Rocco Editore
- M. Baldo, R. Mignani e E. Recami. Catalogo dei manoscritti scientifici inediti di E. Majorana. In B. Preziosi (a cura di). Ettore Majorana. Lezioni all'Universita di Napoli. Napoli, Bibliopolis, 1987
- Umberto Bartocci, La scomparsa di Ettore Majorana: un affare di stato?, Ed. Andromeda, Bologna, 1999
- Salvo Bella, Rivelazioni sulla scomparsa di uno scienziato: Ettore Majorana, Ed. Italia Letteraria, Milano, 1975
- Luisa Bonolis. Majorana. Il genio scomparso. Le Scienze, 2002
- Sergio Campailla. Controcodice - Partita a scacchi con Ettore Majorana
- Leandro Castellani. Dossier Majorana. Milano, Fratelli Fabbri Editori, 1974
- Paolo Cortesi. Lo scienziato che sparì nel nulla, Ettore Majorana Foschi editore, 2007
- A. De Gregorio e S. Esposito. Enrico Fermi e Ettore Majorana. Continuità e rinnovamento nell’insegnamento della fisica teorica. www.arXiv.org : physics 0602008
- V. Fidomanzo, Una percezione del “liberto arbitrio”, Revue europeenne des sciences sociales, Tome XV, pp.155-238, 2002
- Roberto Finzi. Ettore Majorana. Un'indagine storica, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2002
- S.M. Giacomuzzi, G. Holzmueller, G. Huemer. Ettore Majorana (1906-1938). Eine Bestandaufnahme 64 Jahre nach seinem Verschwinden. Berichte zur Wissenschaftsgeschichte. 25, 2002, pp. 137-148
- F. Guerra and N. Robotti, Ettore Majorana: Aspects of his Scientific and Academic Activity, Edizioni della Scuola Normale di Pisa, 2008
- Ignazio Licata. Majorana Centenary - Majorana Legacy in Contemporary Physics. Di Renzo Editore, 2006
- Alessandro Maurizi. Il destino di Majorana. Macerata, Simple edizioni, 2009
- Oreste Mottola. I paesi delle ombre - Edizioni Magna Graecia [2007]
- Erasmo Recami. Ricordo di E. Majorana a sessant'anni dalla sua scomparsa: l'opera edita ed inedita. Quaderni di Storia della Fisica (del Giornale di Fisica), Bologna, S.I.F., 5, 1999, pp. 19-68
- Erasmo Recami. Il Caso Majorana. Di Renzo Editore, 1987 (nuova ed. 2000)
- Bruno Russo. Ettore Majorana. Un giorno di marzo. Palermo, Flaccovio, 1997
- Leonardo Sciascia. La scomparsa di Majorana. Einaudi, 1975
- Valerio Tonini, Il taccuino incompiuto - Vita segreta di Ettore Majorana, Armando Ed., Roma, 1984
- Ettore Majorana: Man and Scientist. In Antonino Zichichi (a cura di). Strong and Weak Interactions. Present problems. New York, Academic Press, 1966
- Sharo Gambino. L'Atomica e il chiostro
- João Magueijo A Brilliant Darkness: The Extraordinary Life and Disappearance of Ettore Majorana, the Troubled Genius of the Nuclear Age, 2009; ed. italiana: La particella mancante. Vita e mistero di Ettore Majorana, genio della Fisica, 2010, Rizzoli editore