Tetramorfo

insieme dei simboli dei quattro evangelisti
Versione del 21 apr 2011 alle 02:23 di Harlock81 (discussione | contributi) (amplio incipit, riscrivo parte della prima sezione)

Il tetramorfo (dal greco antico τετρα, tetra, "quattro", e μορφη, morfé, "forma") è una raffigurazione iconografica composta da quattro elementi.[1]

Il tetramorfo nella tradizione cristiana, su una copertina cluniacense.

Nella tradizione cristiana, il termine viene normalmente utilizzato per indicare l'immagine composta dai quattro simboli degli evangelisti - un uomo alato, un leone, un toro e un'aquila - mutuata da una visione del profeta Ezechiele descritta nella Bibbia.[2]

Esistono prove archeologiche che gli uomini dividessero nell'antichità in quattro parti l'orizzonte, lo spazio ed in generale alcuni luoghi, come un tempio, ed assegnassero peculiari caratteristiche e qualità spirutuali a ciascun quarto. Gli elementi che identificavano ciascun quarto erano quindi riassemblati in creature mitiche come i kâribu babilonesi e le sfingi egizie e greche.

Origine astronomica e astrologica nell'"era del Toro"

  Lo stesso argomento in dettaglio: Precessione degli equinozi, Era astrologica e Tauroctonia.
 
Percorso del punto dell'equinozio di primavera lungo l'eclittica durante gli ultimi 6000 anni. Oggi esso si trova nella costellazione dei Pesci; nel 700 a.C. era vicino ad Hamal, la principale stella della costellazione dell'Ariete. Nel 3000 a.C. era vicina ad Aldebaran del Toro: l'"era del Toro" è durata dal 4480 al 2320 a.C.[3].
 
Gustave Moreau, Edipo e la Sfinge (1864), New York, Metropolitan Museum.

Gli elementi che compongono il tetramorfo corrispondono alle quattro costellazioni dello zodiaco poste a 90° l'una dall'altra nelle quali sorgeva il Sole nei giorni degli equinozi e dei solstizi, alcuni millenni prima di Cristo, quando nacquero l'astronomia e l'astrologia. Secondo Matilde Battistini, quindi, il tetramorfo «rappresenta la suddivisione quaternaria della superficie terrestre nei punti cardinali e la quadripartizione della volta celeste nelle costellazioni del Toro, del Leone, dell'Aquila-Scorpione e dell'Aquario (corrispondenti alle antiche posizioni del Sole nei solstizi e negli equinozi).»[3]

Il tetramorfo era quindi rappresentato come un animale mitico. Il corpo era quello di un toro (identificato attraverso le zampe) e richiamava, attraverso la costellazione omonima, l'equinozio di primavera.[4] L'animale era dotato di una coda leonina ed un paio di ali di un'aquila. Erano così rappresentati anche il solstizio d'estate (con il Sole che sorgeva nel Leone) e l'equinozio d'autunno (con il Sole nell'Aquila-Scorpione). Infine, la parte superiore del corpo e il volto erano di aspetto umano, a simboleggiare l'Aquario ed il solstizio d'inverno.[5] «L'uomo aveva una posizione privilegiata nella simbologia del tetramorfo poiché era considerato l'asse e il centro dell'intera creazione».[5] Una sua rappresentazione moderna può essere letta nella sfinge in Edipo e la Sfinge dipinto nel 1864 da Gustave Moreau.

Pur senza mai accennare al nesso fra questi quattro simboli e le rispettive costellazioni, verosimilmente fondamentali nei culti ciclici della fertilità o fecondità agricola e sessuale,[6] per Bernard Rouch essi avrebbero condizionato pressoché ogni cultura, civiltà e spiritualità umane di qualsiasi epoca e luogo.[7]

Egitto e Mesopotamia

 
Guardiano del portale della città di Nimrud. Londra, British Museum.

In ambito mesopotamico e in Egitto, raffigurazioni di figure mostruose zoomorfe erano comuni presso molti popoli. Ad esempio gli Ittiti conoscevano l'uccello grifone (corpo di leone, testa e ali d'aquila), simile ad una ieracosfinge egizia. Per lo più tali figure combinavano parti di solo due animali aggiungendovi o meno una testa umana.

L'origine delle rappresentazioni tetramorfe, invece, si trova a Babilonia dove gli Assiri realizzarono dei kâribu: esseri dalla testa umana, corpo di leone, zampe di toro e ali d'aquila, le cui statue erano poste all'ingresso e sembra a custodia dei templi (i lamassu e gli shedu erano invece posti a custodia dei palazzi).[8]

La funzione di queste rappresentazioni può essere ipotizzata sulla base di due elementi:

  • in accadico "karābu" significa "benedire"[9] e "pregare, orare".[10] Le figure devono quindi avere uno scopo benaugurale oppure segnalare la fama dell'insigne proprietario dell'edificio;
  • inoltre i kâribu sembrano indirizzare il loro augurio (o diffondere la fama del principe) "ai quattro venti", cioè in tutte le direzioni.

Ebraismo

 
I quattro cherubini tetramorfi della visione di Ezechiele, illustrazione del 1702

La rappresentazione più conosciuta di essere tetramorfo risale all'Antico Testamento, in cui il profeta ebraico Ezechiele descrive una visione avuta durante la deportazione a Babilonia (Ezechiele Ezechiele 1, 10[11]) nel 593 a.C.[12]

Gli apparve «una grande nube, tutta circondata da bagliori» (Ez 1, 4 Ez 1, 4[13]); nel mezzo della nube quattro esseri viventi dotati di quattro ali e quattro facce con il volto di uomo, leone, bue e aquila, identificati successivamente con cherubini (Ez 10, 14 Ez 10, 14[14]). «Guardando gli esseri viventi, vidi a fianco di ognuno una specie di ruota che toccava la terra…» (Ez 1, 15 Ez 1, 15[15]). Gli esseri tetramorfi sono posti alla base di una volta su cui poggiava il Trono di Dio (del cui movimento sembrano occuparsi).

Al di là delle differenze di descrizione, quindi, la loro funzione simbolica non sembra molto diversa da quella dei Kâribu assiri:[16] segnalano la sede di un "personaggio importante".

La visione di Ezechiele ebbe luogo agli inizi della sua missione profetica: la visione del Trono di Dio è preliminare e funzionale alla consegna di un libro e all'incarico di predicare (Ez 3, 4 Ez 3, 4[17]). Il racconto, cioè, sottolinea che il profeta ha ricevuto un mandato e non è libero di adattare il messaggio al proprio o altrui volere.

Cristianesimo

 
Tetramorfo nel Libro di Kells, VIII secolo

Anche nel Libro dell'Apocalisse nel Nuovo Testamento è presente una descrizione di quattro esseri viventi con caratteristiche simili a quelli del libro di Ezechiele (Ap 4, 7 Ap 4, 7[18]). In questo caso, però ogni essere ha le fattezze di uno solo animale e le ali sono sei come quelle dei serafini descritti in Isaia Isaia 6, 3[19]. Entrambe le visioni (di Ezechiele e di Isaia) sono preliminari all'investitura profetica. L'autore dell'Apocalisse, trovandosi in una situazione analoga, ha fatto ricorso ad una contaminazione del linguaggio simbolico di due fra i maggiori profeti dell'Antico Testamento in modo da inserire nel proprio simbolismo un rimando ad entrambi.

I quattro esseri zoomorfi dell'Apocalisse sono stati associati agli evangelisti sulla base delle loro descrizioni e del modo in cui i rispettivi vangeli iniziano il proprio racconto:[20]

 
Portale della cattedrale di Burgos
  • Luca è raffigurato come bue ovvero come un vitello, simbolo del sacrificio di Zaccaria che apre il Vangelo secondo Luca.
  • Giovanni è raffigurato come un'aquila, dato che il suo Vangelo infatti ha una visione maggiormente spirituale e teologica, rivolta verso l'Assoluto.

Il tetramorfo come insieme dei quattro simboli evangelici è comune soprattutto nella scultura romanica ed in particolare del repertorio iconografico che caratterizza, soprattutto in Italia, i pulpiti, da dove in effetti viene fatta la lettura del Nuovo Testamento e nei portali delle cattedrali in cui "i quattro viventi" attorniano la figura del Cristo, soprattutto in Francia.

Note

  1. ^ Tetramorfo (XML), in Vocabolario on line, Treccani.it. URL consultato il 18 aprile 2011.
  2. ^ Michel Feuillet, Tetranorfo, in Lessico dei simboli cristiani, Roma, Arkeios, 2007, p. 118, ISBN 88-86495-88-9, ISBN 978-88-86495-88-2. URL consultato il 20 aprile 2011.
  3. ^ a b Battistini, M., p. 168, 2002.
  4. ^ L'anno babilonese aveva inizio con l'equinozio di primavera, che corrispondeva all'ingresso del Sole nella costellazione del Toro.
  5. ^ a b Battistini, M., p. 169, 2002.
  6. ^ Cf. ricorrenze [1] su Google Libri e [2] su Google.
  7. ^ Cf. B. Rouch, conferenza "Il Risveglio del Fuoco Sacro Femminile", Milano, Libreria Esoterica, 14 gennaio 2011. URL consultato il 5 marzo 2011.
  8. ^ Marcel Leibovici, Geni e Demoni in Babilonia, in Geni, angeli, demoni, Livia Pietrantoni (trad.), Edizioni Studio Tesi, 1994, pp. 85-87, ISBN 8827210253, ISBN 9788827210253. URL consultato il 18 aprile 2011.
  9. ^ Ernst Fuchs, Ernst Fuchs, a cura di Francesca Fuchs, Alan Bonicatti, Electa, 1984, p. 14. URL consultato il 18 aprile 2011.
  10. ^ Etimo di cherubino (XML), in Vocabolario on line, Treccani.it. URL consultato il 18 aprile 2011.
  11. ^ Ez 1, 10, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  12. ^ Jan Van Laarhoven, La Chiesa degli imperatori, 313-600, in Storia dell'arte cristiana, Milano, Bruno Mondadori, 1999, p. 36, ISBN 88-42-49369-4, ISBN 978-88-42-49369-3. URL consultato il 18 aprile 2011.
  13. ^ Ez 1, 4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  14. ^ Ez 10, 14, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  15. ^ Ez 1, 15, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  16. ^ Manuela Canicattì, Qualche passo nella storia degli Angeli, in In Volo Con Gli Angeli, Lulu.com, 2008, pp. 84-85, ISBN 1409237753, ISBN 9781409237754. URL consultato il 18 aprile 2011.
  17. ^ Ez 3, 4, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  18. ^ Ap 4, 7, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  19. ^ Is 6, 3, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  20. ^ Cf. Guillaume Durand de Mende, Manuale per comprendere il significato simbolico delle cattedrali e delle chiese, Roma, Arkeios, 2ª ed. 1999, pp. 60s. ISBN 88-86495-48-X; ISBN 978-88-86495-48-6. Disponibile online su books.google.it.

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

  • Alessandra Leo, La simbologia del tetramorfo fra esegesi e iconografia, relazione a un convegno ad Alatri, 2008. Disponibile online