Castellabate
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Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano con i siti archeologici di Paestume Velia, e la Certosa di Padula | |
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Tipo | Culturali |
Criterio | (iii) (iv) |
Pericolo | Non in pericolo |
Riconosciuto dal | 1998 (come patrimonio) 1997 (come riserva) |
Scheda UNESCO | (EN) Cilento and Vallo di Diano National Park with the Archeological sites of Paestum and Velia, and the Certosa di Padula (FR) Patrimonio (EN) Riserva |


Castellabate (Castiellabbate in dialetto cilentano) è un comune italiano di 8.201 abitanti della provincia di Salerno in Campania, posto sulla Costiera Cilentana e rientrante interamente con il suo territorio nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Viene classificato come comune sparso in quanto la sede comunale è collocata nella frazione marina di Santa Maria ed è riconosciuto dalla Regione Campania quale comune a prevalente economia turistica.
Dal 1998 è patrimonio mondiale dell'UNESCO ed è inserito nella lista de "I borghi più belli d'Italia". Per il suo patrimonio naturale e ambientale, il mare e la costa di Castellabate sono dal 1972 sotto tutela biologica marina, rappresentando uno dei primi esempi di parco marino[1] in Europa, successivamente nel 2009, per un ulteriore tutela, è stata istuita l'area marina protetta di Santa Maria di Castellabate.
Castellabate è insignito inoltre di diversi riconoscimenti quali la "Bandiera blu" della Fee, le "3 vele" e "La più bella sei tu" di Legambiente e promotore di iniziative come quelle di "Citta del Bio".
Geografia fisica
Territorio
Il comune di Castellabate si estende prevalentemente sulla costa tirrenica, nell'estremo meridionale del Golfo di Salerno, fra la punta del Saùco nei pressi di Tresino a nord, ed il fiume Rio dell'Arena (ad Ogliastro Marina) a sud. Confina con il comune di Agropoli (a nord), Laureana Cilento (a nord-est), Perdifumo (a est) e Montecorice (a sud). Dista circa 65 km dal suo capoluogo di provincia (Salerno) e 130 dal capoluogo di regione (Napoli). Il territorio comunale è compreso interamente nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano ed i suoi maggiori rilievi sono il Monte Tresino| (355 m s.l.m.) ed il Monte Licosa (326 m s.l.m.). Il capoluogo domina un promontorio (278 m s.l.m.) a ridosso della fascia costiera tra Punta Licosa e Punta Pagliarola (Tresino) e delle frazioni di S.Maria e S.Marco, sulla strada provinciale che porta a Perdifumo. L'unico fiume permanente è il Rio dell'Arena, gli altri corsi d'acqua che scorrono sono legati prevalentemente alle precipitazioni piovose. Nelle sue acque costiere, già Parco marino, per tutelarne il patrimonio floristico e faunistico, è stata istituita l'area marina protetta di Santa Maria di Castellabate, che abbraccia l'area costiera tra la Baia del Saùco (o del Vallone) e la Punta di Ogliastro. L'area marina protetta è suddivisa in zone sottoposte a diverso regime di tutela ambientale, tenuto conto delle caratteristiche ambientali e della situazione socioeconomica presente. La zona A di riserva integrale, quella con maggiore tutela e limitazioni (vieta infatti anche la balneazione), riguarda la costa compresa tra Punta Tresino e Vallone Maroccia. La zona B di riserva generale, che consente anche la balneazione e la navigazione (a velocità non superiore a 5 nodi) entro la distanza di 300 metri dalla costa, comprende il tratto di mare circostante la zona A di Punta Tresino e il tratto di mare prospiciente la costa tra Punta Torricella e Punta dell'Ogliastro.
La zona C di riserva parziale (con limitazioni molto circoscritte) comprende il residuo tratto di mare all'interno del perimetro dell'area marina protetta.[2]. Alcuni dei suoi ambienti naturali, sia marini che collinari, sono inseriti nella Rete Natura 2000, un sistema di diverse aree protette secondo le direttive europee Habitat (92/43/CE) e Uccelli (74/409/CE), che mirano alla tutela di habitat naturali dove le specie animali e vegetali sono minacciate a livello comunitario. I vari ambienti individuati si suddividono in ZPS, (Zone di Protezione Speciale) che riguardano i siti per la tutela degli uccelli, e in SIC (Siti di Importanza Comunitaria), che riguardano invece la tutela degli habitat naturali e di tutte le specie che vi vivono. Le zone di protezione speciale che rientrano nel comune sono il parco marino di Santa Maria di Castellabate (5019 ha) e la costa tra punta Tresino e le Ripe Rosse (2841 ha, dove quest'ultime rientrano nel territorio del comune di Montecorice), mentre i siti di importanza comunitaria sono l'isola di Licosa (5 ha), monte Licosa e dintorni (1096 ha) e monte Tresino e dintorni (1339 ha)[3].
Flora e fauna
Il territorio presenta alcune specie animali e vegetali non comuni e perciò soggette a particolari forme di tutela e conservazione. Nel fondali marini si incontrano il corallino e praterie estese di Posidonia oceanica, nel cui interno si proteggono e si cibano numerose specie di pesci e crostacei, alcune rare come quella del Pesce pappagallo mediterraneo e della Syriella Castellabatensis, ma anche madrepore, gorgonie, briozoi e spugne. Vi è anche la presenza di colonie del mollusco bivalve "pinna nobilis" (denominata più comunemente come "nacchera"), una specie protetta inserita nella lista rossa della Direttiva europea Habitat[4]. Nel 2006 nella Baia Arena di Ogliastro Marina si è assistito ad un evento inconsueto per queste zone: la deposizione di numerose uova di tartaruga del tipo Caretta caretta. Nell'ambiente terrestre, in particolar modo sull'isola di Licosa, vive la lucertola endemica “Podarcis sicula klemmeri”, che presenta una particolare livrea verde e azzurra. Sempre nei pressi di Licosa, grazie all'ambiente poco antropizzato, la costa rocciosa e al mare pescoso nidifica abitualmente in primavera inoltrata il Gabbiano corso, che la IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) ha inserito tra le specie a rischio di estinzione[5].
A Castellabate la formazione vegetale arbustiva che domina è la macchia mediterranea con carrubi, mirti, ginepri, corbezzoli, pini d'Aleppo e rari endemismi, come la ginestra del Cilento (Genista cilentina) o la Primula palinuri specialmente nella zona costiera, mentre nei territori che non costeggiano il mare prevalgono gli alberi simbolo del Cilento: l'ulivo, la vite e il fico. Si segnala poi nei pressi della pineta di Licosa la presenza della Quercia Vallonea (Quercus macrolepis Kotschy), una specie che corre seriamente il rischio dell'estinzione. Si possono trovare poi alcune varietà di piante come il Vilucchio striato (Convolvulus lineatus) e la Violacciocca selvatica (Matthiola tricuspidata) che si ritevono ormai scomparse nella zona cilentana[6]. Una particolare menzione meritano sicuramente il Limonio salernitano e il giglio bianco (il Pancratium Maritimum), un fiore selvatico (simbolo nell'iconografia di San Costabile di purezza e mitezza) che cresce spontaneamente sui litorali sabbiosi (soprattutto nella frazione Lago), tutelato con una apposita ordinanza che ne vieta la raccolta in quanto specie rara (è inserito infatti dal Ministero dell'ambiente tra le specie vegetali protette) e vulnerabile[7].
Clima
La zona, data la sua posizione geografica, è contraddistinta da un clima di tipo mediterraneo, con estati calde, inverni miti e tante giornate di sole. Le temperature medie del mese più freddo, gennaio, vanno da una minima di 4 °C a una massima di 12 °C, mentre in luglio e agosto si passa dai 18 °C ai 29 °C. Le precipitazioni, molto scarse nei mesi estivi, toccano il picco massimo in dicembre, quando piove in media un giorno ogni due[8]. Nel 1811 "Qui non si muore” pronunciò il Re Gioacchino Murat, di passaggio nel suo viaggio nel meridione, dal Belvedere di San Costabile, riferendosi alla salubrità del clima[9]. Un'altra testimonianza è portata da Leoncavallo. Alla madre del giovane Ruggero, infatti, fu consigliato di dimorare in un luogo dal clima salubre, per curare la sua cagionevole salute e per tale motivo il compositore e autore trascorse tutta la sua infanzia nella località cilentana[10].
La stazione meteorologica più vicina è quella di Capaccio. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +6,8 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +24,4 °C[11].
CAPACCIO | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 9,9 | 9,9 | 12,6 | 16,0 | 19,8 | 24,3 | 28,7 | 29,2 | 25,4 | 20,9 | 15,8 | 12,0 | 10,6 | 16,1 | 27,4 | 20,7 | 18,7 |
T. min. media (°C) | 3,7 | 4,0 | 5,7 | 8,6 | 11,7 | 15,6 | 19,1 | 19,6 | 16,5 | 13,0 | 9,1 | 5,9 | 4,5 | 8,7 | 18,1 | 12,9 | 11,0 |
- Classificazione climatica: zona C, che prevede un periodo di accensione degli impianti termici dal 15 novembre al 31 marzo per 10 ore giornaliere, 1088 GG.
Geologia
Pericolosità sismica
Rientra nella Zona 3 (0,05 < PGA Peak ground acceleration< 0,15g), cioè una zona con pericolosità sismica bassa, che può essere soggetta a scuotimenti modesti[12].
Rocce
Il territorio di Castellabate, soprattutto nella zona costiera delle frazioni Licosa e Ogliastro Marina, è caratterizzato dalla presenza del "Flysch del Cilento". Il "Flysch del Cilento" è una rara tipologia di roccia composta da diverse stratificazioni (costituite tipicamente da alternanze cicliche di livelli di arenaria, di argilla o marna, di calcare) che assumono colori particolari e caratteristici. La sua origine è antica, risale infatti all'epoca preistorica. Si sono formati grazie all'azione dell'erosione delle montagne in formazione, che sono emerse dal mare, i cui detriti sono finiti poi nelle adiacenze dei bacini marini. Tali rocce, ben visibili in superficie a ridosso delle coste immerse nella macchia mediterranea, degradano lentamente nel mare, estendendosi anche per oltre cinque miglia verso il largo. Nei fondali questa particolare conformazione rocciosa sedimentaria è formata da numerose cavità e spaccature che vengono utilizzate come rifugio da varie specie di fauna e flora marina come posidonie oceaniche, alcionacei, cernie, saraghi, murene e aragoste. Numerosi tratti di costa sono invece interessati da fenomeni erosivi, dovuti principalmente a fattori climatici, che hanno dato vita a spiagge fossili (come nella frazione di S.Marco) o a azioni disaggregative delle rocce, come nel caso della costa che va dalla punta Pagliarola a punta Tresino. In quest'ultimo tratto la costa risulta essere particolarmente accidentata, formata da grandi blocchi e segnata numerose fratture chiamate diaclasi. Il fenomeno erosivo è testimoniato anche dalle caratteristiche rocce che si sono formate e levigate nel tempo come lo scoglio della Tartaruga e quello della Principessa Saracena, uno roccia che richiama il viso di una donna intenta ad ammirare il mare. Una leggenda del posto impersonifica tale scoglio nella principessa saracena Ermigarda, la quale si gettò nel mare per unirsi anche nella morte al suo amato e Nettuno la trasformò in uno scoglio. Un altro fenomeno che va a modellare la forma delle rocce di natura arenaria è quello dovuto al sale marino, il quale con la sua azione espansiva crea una serie di sculture alveolari molto particolari[8].
Storia
Nel corso dei secoli Normanni, Bizantini, Saraceni, Francesi, Spagnoli, Longobardi e feudatari si sono disputati il borgo non solo per la robustezza dalla sua fortezza ma anche per i benefici derivati della sua posizione naturale. Ognuno di questi popoli, insieme anche all'influenza dei Greci, Romani e Svevi, ha lasciato un segno tangibile del proprio passaggio sul territorio.
Periodo pre 1123
Castellabate, come altre zone del Cilento, era una zona abitata fin dall'epoca preistorica (paleolitico superiore) come testimoniano i reperti in pietra rinvenuti nella frazione di Alano e in località Sant'Antonio (nei pressi di Licosa). In seguito sul territorio si insediarono popolazione come Enotri, Greci e Lucani. Omero, con i suoi scritti, è il primo ad accennare alle coste dell'odierna Castellabate. Il periodo dopo la caduta dell'Impero Romano fu caratterizzato da una certa instabilità fino all'avvento dei Goti di Teodorico e più tardi dei bizantini. Nel 846 parte dell'attuale comune (Licosa) era considerata una roccaforte di pirati Saraceni, che furono sconfitti proprio nella decisiva battaglia di Licosa da una coalizione di poteri locali che comprendeva il Ducato bizantino di Napoli, le potenze marinare di Amalfi, di Sorrento, e del Ducato di Gaeta: tutti i soggetti danneggiati dalle incursioni musulmane. In ogni caso le incursioni Saracene ebbero fine il 1028, quando questi furono scacciati definitivamente dal Principe Guaimario III di Salerno[13]. Il territorio in cui si sviluppò poi il paese aveva visto prima che sorgesse il castello, la presenza di longobardi e normanni. I longobardi depredarono queste terre, ma dopo la conversione al cristianesimo, operata dai benedettini, furono i benefattori della zona. Essi diedero anche il nome al colle su cui più tardi sarebbe sorta Castellabate (Colle del Santo Angelo): erano, infatti, molto devoti di San Michele Arcangelo. In questi territori ci fu anche la presenza dei monaci basiliani profughi dell'oriente, la cappella di S.Sofia ne è una testimonianza. Il lavoro più significativo fu svolto però dai benedettini di Cava dei Tirreni: la loro opera fu talmente meritoria durante la dominazione normanna, soprattutto per le bonifiche della zona, che il Duca Guglielmo di Salerno concesse loro il privilegio di costruire una fortezza per difendere le popolazioni locali dagli attacchi dei saraceni che, stabilitisi nell'attuale Agropoli, compivano scorrerie nella zona. I residenti del villaggio di S.Giovanni a Tresino decisero così di trasferirsi sul più sicuro Colle del Santo Angelo[14].
Periodo post 1123
La storia di questo territorio è legata soprattutto a San Costabile Gentilcore, IV abate della Ss.ma Trinità di Cava de' Tirreni[15]. Nel medesimo anno in cui fu elevato alla dignità di abate, egli avviò i lavori di costruzione del Castello dell'Angelo (10 ottobre 1123), che, successivamente intitolato proprio a lui[16], diede origine al nome del borgo secondo questa linea etimologica: Castrum Abbatis > lo castello de lo abbate > castello dell'abbate > Castellabate. L'abbaziato di Costabile durò poco. Si spense, infatti, il 17 febbraio 1124. Il successore, l'abate Simeone, completò la costruzione del maniero[17] e si prodigò in favore della popolazione, concedendo ai sudditi del paese un diploma di diversi privilegi: donò ad essi le case che abitavano e le terre chiedendo in cambio la loro bonifica e coltivazione, ridusse a metà gli aggravi e fece ampliare il porto U'Travierso (meglio conosciuto come porto delle Gatte) nel 1124 che sviluppò il commercio. Il castello si rivelò un valido presidio e Castellabate divenne col tempo la più importante baronia del Cilento[14]. Nel 1553 la regia corte vendette Castellabate al giurista Marino Freccia, il quale anni dopo vendette i beni acquistati a Carlo Caracciolo. Castello e casale passarono poi alla famiglia Loffredo e da questa ai Filomarino dei conti della Rocca d'Aspide. Nel 1619 fu chiesto l'assenso alla vendita dell'erbaggio con la fida in tutto il territorio del castello dell'Abate fatta da Francesco Matarazzo, figlio ed erede di Alessandro e Tommaso Filomarino della Rocca. Il feudo passò poi alla famiglia Acquaviva dei conti di Conversano. Successivamente passò alla famiglia Granito che nel ‘700 lo possedeva con titolo di marchese, ottenuto il 29 novembre 1745. Il feudo, con la portolania di Omignano e altre giurisdizioni sulle terre di Rocca di Cilento, Montecorice, S.Maria a Mare, Rutino e S.Lorenzo passò poi per successione (20 luglio 1767) di Paride, al figlio Angelo e da questo al figlio Luigi[18]. La famiglia Granito possedette quindi il feudo fino all'eversione della feudalità avvenuta nel 1806.
Storia contemporanea
Castellabate fu interessata anche da eventi catastrofici, come la peste del 1656 e il colera del 1836; e da eventi politici come la Repubblica partenopea del 1799, i moti insurrezionali del 1828 e del 1848, a cui parteciparono gli esponenti delle famiglie gentilizie come Pompeo e Carlo de Angelis, Costabile Matarazzo, Giovanbattista Forziati, Antonio Baglivo, Luigi Parente, Tommaso Perrotti, Andrea Guglielmini, Federico Coppola e Nicola Pepi[19].
Dal 1811 al 1860 è stato capoluogo dell'omonimo circondario appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie, nel quale rientravano anche Perdifumo (con i casali di Camella e Vatolla), Serramezzana (con i casali di Capograssi e San Teodoro) e Ortodonico (con i casali di Cosentini, Fornelli, Montecorice e Zoppi).
Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia è stato capoluogo dell'omonimo mandamento (che comprendeva anche Ortodonico, Perdifumo e Serramezzana) appartenente al Circondario di Vallo della Lucania.
Fu coinvolta dall'esteso fenomeno dell'emigrazione di fine secolo XIX, di cui Francesco Matarazzo ne divenne l'esempio più significativo. Matarazzo, partito dal paese natio inizialmente anche egli in cerca di fortuna, con le proprie fabbriche contribuì in maniera significativa allo sviluppo industriale del Brasile, meta privilegiata degli emigranti di Castellabate[19].
Nel settembre del 1943, durante la seconda guerra mondiale, il paese, come gran parte della costa salernitana, fu teatro del cosiddetto sbarco di Salerno ovvero dell'operazione Avalanche: con questa operazione gli alleati accedevano alla costa tirrenica della penisola italiana ed aprivano la strada per avanzare verso Roma.
Simboli
Lo stemma araldico comunale è composto da uno scudo in cui vi è raffigurato l'abate Costabile Gentilcore, patrono e fondatore di Castellabate, con dietro il castello (denominato castello dell'abate) da lui stesso progettato per difendere il paese e la popolazione dalle feroci incursioni marittime. Completano lo stemma la scritta dorata "S.COSTABILE" e l'anno di fondazione del castello (1123). Il gonfalone comunale è un drappo azzurro con ornamenti dorati ai bordi che reca al centro lo stemma araldico comunale e la scritta dorata "COMUNE DI CASTELLABATE". Il 17 marzo 2011 sono state apposte sul gonfalone comunale la medaglia di bronzo al merito civile conferita dal Ministero degli Interni il 16 aprile 2009 e la medaglia di bronzo della Croce Rossa Italiana conferita il 18 dicembre 2007.
Onorificenze
— 1942/1945 - Castellabate (SA)[20]
— 1942/1945 - Castellabate (SA)[21]
Ricorrenze
- Commemorazione del Velella (7 settembre): in questo data o in quelle seguenti i “Marinai d'Italia” dell'ANMI (Associazione Nazionale Marinai d'Italia), le autorità civili, militari, religiose e semplici cittadini provenienti da tutta la nazione sfilano per le vie del paese o del mare per deporre delle corone di fiori di alloro in memoria dei 51 caduti del Velella, un sommergibile italiano affondato il 7 settembre 1943 dallo Sheakespeare (un sommergibile inglese) nonostante fosse già avvenuta la firma dell'armistizio durante la seconda guerra mondiale nelle acque antistanti il comune di Castellabate. Il relitto del Velella si trova infatti a 8,9 miglia da punta Licosa a circa 138 metri di profondità[22].
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture militari
Borgo medievale
Il borgo medievale di Castellabate sorge a 280 metri sul livello del mare a 4 km dalle marine. Il centro antico è chiuso da 5 porte di accesso diverse: Porta cavalieri e Porta di mare, dal lato mare; Porta la chiazza e porta Sant'Eustachio dalle campagne; porta de li Bovi dal retroterra (Belvedere). L'accesso principale è dal Belvedere di San Costabile, una terrazza a picco sul mare dalla quale la vista copre le frazioni di San Marco e Licosa, la spiaggia del Pozzillo e il litorale di Santa Maria, il Lago e la Punta Pagliarola. Il Belvedere costeggia le mura del Castello dove proprio attorno a questo cominciò il processo di aggregazione che diede vita all'abitato medioevale. Il Castello dell'Abate fu fondato nel 1123 dall'abate Costabile e completato dal suo successore Simeone, con lo scopo di proteggere la popolazione locale, dedita a fiorenti traffici via mare, da eventuali attacchi da parte dei Saraceni. La fortezza è dotata di robuste mura perimetrali con quattro torri angolari a pianta rotonda e cela all'interno un piccolo mondo di abitazioni, forni, cisterne e magazzini per le provviste. Sono parzialmente accessibili e visitabili i sotterranei, che secondo alcune leggende raggiungono con due tunnel le frazioni marine per poter permettere la fuga in caso di invasione del borgo. La struttura, quasi completamente restaurata, è diventata un punto di riferimento per manifestazioni di tipo sociali, artistiche e culturali.
Gioacchino Murat nel suo viaggio nel meridione ha visitato il borgo: il re francese fu ospite dei conti Perrotti (che conservano ancora intatta la stanza dove questi riposò), come ricorda la targa a Palazzo Perrotti (XVII secolo), nel 1811. Scendendo la scalinata si incontra la Basilica Pontificia di Santa Maria de Gulia, con la sua facciata cinquecentesca e la sua torre campanaria. Proseguendo inizia l'intreccio delle stradine minute, dei vicoletti in pietra viva, degli stretti passaggi al di sotto delle casette comunicanti. Nella parte centrale del paese si possono visitare oltre al Museo d'Arte Sacra i vari palazzi gentilizi, risalenti alla prima metà del settecento. Tali palazzi sono stati costruiti ex novo o sono il risultato dell'ampliamento di dimore preesistenti e appartengono a famiglie originarie del luogo o a famiglie della nobiltà salernitana e napoletana. I principali sono: Palazzo Matarazzo (uno dei più grandi e antichi del borgo con i suoi due artistici portali finemente lavorati di origine aragonese e lo stemma di famiglia dipinto su una volta)[23], Palazzo Antico, Palazzo Jaquinto (con lo stemma in marmo sul portone d'ingresso), Palazzo Forziati (nella parte meridionale del borgo da cui si può scrutare tutto il golfo di Salerno), Palazzo Meriglia e Palazzo Comenale (sede della biblioteca e dell'archivio comunale). Il borgo medievale è ricco anche di numerose cappelle gentilizie sparse fra le strette viuzze. Ma la vera agorà del centro medievale è la Piazza 10 ottobre 1123 (data di fondazione del Castello) con vista panoramica sulla valle dell'Annunziata. In questa è posta un targa commemorativa in onore di Ruggero Leoncavallo, che ha trascorso in loco la sua infanzia, età in cui fu avvicinato alla musica[19].
Torri costiere
Sono diverse le torri costiere dislocate su tutto il territorio che fanno parte del sistema difensivo predisposto a Castellabate per avvistare le imbarcanzioni saracene che si avvicinavano alla costa con l'intento di depredarla o conquistarla e offrire alle popolazioni locali così una prima difesa dai possibili invasori. Tra queste, quella meglio conservata è senza ombra di dubbio la torre normanno-aragonese della Pagliarola (o come meglio conosciuta in loco Torre Perrotti), che accorpata al Palazzo dei baroni Perrotti domina la Marina Piccola di S.Maria. L'origine viene fatta risalire nell'epoca medievale, ma è stata ulteriormente potenziata negli anni 1570-71. È difatti costituita da una torre a pianta circolare, circondata da una torre più bassa di epoca successiva. Questa opera aveva anche il compito di difendere i fiorenti scambi commerciali che avvenivano in via Pagliarola grazie alla presenza del porticciolo "U Travierso", meglio conosciuto attualmente come "Porto delle Gatte". Le postazioni di avvistamento più antiche, risalenti al periodo angioino, di cui restano visibili quasi esclusivamente i ruderi, sono la torre costiera duecentesca di Tresino (1277), collocata nei pressi di punta Tresino, e quella di Licosa, contemporanea alla precedente.
Nel periodo 1567-69 invece fu costruita la Torre Cannitiello detta anche "Mezzatorre", presso Licosa, nel 1569 quella di Ogliastro o "di Ogliarola" nella punta di Ogliastro Marina, nel 1570 l'altra di avvistamento, posta sulla collina di Licosa e detta Torricella o Torre del Semaforo (probabilemente per i suoi segnali di fumo che segnalavano l'arrivo dei nemici). Dello stesso periodo, caratterizzato dalla presenza aragonese, è anche la torre "dei Zappini" sempre collocata a Tresino, nei pressi di punta Pagliarola. Alla fine del 1592 risale, invece, la realizzazione adiacente alla spiaggia di Casa del Conte della Torre della Marina di Ogliastro, detta anche dell'Arena o delle Ripe Rosse, oggi rientrante nel territorio comunale di Montecorice. Tutte queste postazioni, situate in importanti punti strategici dove poteva essere meglio perlustrato tutto il litorale, comunicavano con segnali di fumo o di fuoco tra loro e in particolar modo con l'abitato sul colle di Castellabate, dove la popolazione nel caso vi fosse l'arrivo di nemici dal mare chiudeva le porte del paese e si rifugiava all'interno del Castello dell'Abate[24].
Architetture civili
Villa Matarazzo
L'ottocentesca villa Matarazzo, situata nella frazione di Santa Maria (Corso pedonale Matarazzo), apparteneva al Conte Francesco, emigrato nel 1881 in Brasile (a Sorocaba) in cui divenne uno degli industriali più importanti del mondo. Iniziò con una fabbrica di strutto, che poi in collaborazione con i fratelli, trasformò in società per il commercio dello strutto e dei cereali. Allargò poi sempre più la sua sfera di interessi, fino a costruire il più potente Trust Sudamericano, comprendente anche investimenti nel settore alimentare, bancario, tessile, navale, chimico, mettalurgico e petrolifero. Fondò inoltre compagnie di navigazione e promosse numerose attività filantropiche e culturali[25]. La villa, che si estende tra corso Matarazzo, Piazza Matarazzo e il lungomare, è ricca di verde e di campi che, un tempo ospitavano il vigneto di famiglia. I Matarazzo vi si recavano puntualmente in ogni estate, per un periodo di riposo. Il suo terrazzo offre una veduta del mare e dell'intera tenuta. Al suo interno sono conservate la statua di bronzo a mezzo busto raffigurante Costabile Matarazzo, figlio del conte Francesco, le cartine geografiche usate da quest'ultimo nei suoi tanti viaggi, oltre ai saloni e alle vecchie stalle dei cavalli. Quando i Matarazzo nei primi giorni di agosto venivano in paese, la cittadinanza si recava a riceverli con i dovuti onori. Appena l'auto arrivava nel paese la banda locale attaccava l'inno di saluto (marcia reale) che la marina di Castellabate porgeva al suo benefattore. Dopo le opere di restaurazione i saloni di Villa Matarazzo sono diventati la sede del Parco del Cilento, del Museo del Mare e della Biblioteca del calcio Andrea Fortunato. Nei mese estivi si trasforma in un vero e proprio salotto della cultura ospitando numerose iniziative quali "Libri meridionali, Vetrina dell'editoria del Sud" e il Premio Leucosia, oltre a svariati spettacoli musicali e teatrali[26].
Palazzo Belmonte
Il palazzo Belmonte è una struttura nobiliare situata a S.Maria che i marchesi Granito fecero costruire nel 1733 accorpando edifici preesistenti. Questo palazzo, nato inizialmente come casino di caccia secondo lo stile degli architetti spagnoli al servizio dei Borbone di Napoli, da quasi tre secoli ospita i principi Granito Pignatelli di Belmonte. "Rumpar non flectar", ovvero "Mi rompo ma non mi piego" recita lo stemma familiare formato da un leone azzurro rampante su quattro punte posto sul portale d'accesso in fondo al viale e sul camino di pietra della sala da pranzo, intitolata al re Carlo di Borbone. All'interno del palazzo è presente la Galleria degli Antenati che ospita i busti dei più illustri esponenti del casato che comprende un papa, Innocenzo XII, salito al trono di Pietro nel 1691; un beato, il gesuita Giuseppe Pignatelli; e un cardinale, Gennaro, soccorritore nel 1873 dei terremotati di Casamicciola e nel 1884 dei colerosi di Napoli. Nella Bacheca delle Pergamene, invece, è esposta una pelle di agnello con le firme dei sovrani di Spagna. All'interno della Sala delle Armi sono presenti tutta una serie di trofei di caccia, archibugi, spade, tra i quali spicca un'armatura da samurai del Quattrocento, dono del governo giapponese. La Biblioteca, custodita al suo interno, conta circa duemila volumi rari. Questa fu fondata dal principe Angelo, figlio di Parise e ministro della Cultura al tempo della fondazione del Museo e dell'Archivio Storico di Napoli. La biblioteca del palazzo è diventata poi lo studio del principe Angelo, figlio di Gioacchino (fu un altro Giocchino, nel lontano 1887, a ottenere il titolo di principe di Belmonte) che è pure dodicesimo duca di Acerenza, ottavo Grande di Spagna, settimo marchese di Castellabate. Infine una parte dell'edificio ospita 18 appartamenti, che dagli anni ottanta vengono utilizzati come alloggio per turisti. All'esterno un recinto ospita il cimitero dei cani, dove su piastrelle di ceramica sono impressi i nomi dei cuccioli scomparsi. Su una di queste piastrelle sono incisi alcuni versi di Zerann Kzeran: "Egli vi sarà fedele nella fortuna come nella miseria. È un cane". Nel cortile rettangolare del palazzo vi è posto un cannone su due ruote, segnato dallo stemma borbonico, del 1780. Un parco di cinque acri, ricco di diverse specie di piante, circonda interamente Palazzo Belmonte, dove è inoltre possibile accedere direttamente sulla dorata spiaggia del Pozzillo[27].
Palazzo Granito
Il palazzo Granito, costruito nella prima metà del Settecento, con la cappella adiacente di Santa Maria del Soccorso si affaccia sul piccolo porticciolo di Punta Licosa. È un casino di caccia della famiglia Granito e rappresentava uno dei soggiorni del re Carlo di Borbone, appassionato di caccia e di pesca ed amico della famiglia.
Palazzo De Angelis
Il palazzo nobiliare Carlo De Angelis rappresenta uno dei pezzi di storia del borgo. Tra gli ospiti del palazzo vi è Francesco De Angelis, l'unico skipper italiano vincitore della Louis Vuitton Cup nel 1999-2000 al timone di Luna Rossa. Uno degli elementi caratteristici del palazzo è sicuramente l'ingresso realizzato in pietra viva cilentana, dove sul portone è posta un'epigrafe risalente al finire dell'Ottocento. Tale epigrafe recita letteralmente: “Inveni portum spes et fortuna valete sat me lusistis ludite nunc aetos" cioè “Trovai il porto, addio speranza, addio fortuna, abbastanza mi avete ingannato, ora ingannate altri”. Pare che in origine tale epigramma, il cui autore rimane tuttora ignoto, si trattasse invece di un epitaffio, cioè di un motto scritto su di una tomba. In effetti, l'intera area, dove sorge palazzo De Angelis e le costruzioni adiacenti, accoglie nei vari giardini privati circa 180 tombe a fossa e a cappuccina così come stimato dalla sovraintendenza ai beni storici e artistici di Salerno[28].
Torretta
La Torretta, collocata nell'omonima località a ridosso dell'ex strada statale 267 nella frazione di San Marco, è una masseria fortificata seicentesca di proprietà della famiglia Granito. In passato era la residenza di alcuni marchesi e veniva utilizzata per la produzione di svariati prodotti agricoli, come testimoniano anche gli annessi depositi, utilizzati per conservare le derrate alimentari coltivate. Dalla posizione in cui è collocata, da cui si poteva tener d'occhio quasi tutto il territorio circostante, si intuisce che la torre inglobata nella struttura agricola avesse una funzione sia di avvistamento che di difesa dagli eventuali nemici assalitori. Alla Torretta sono legate le leggende riguardanti lo Jus Primae Noctis, che si diceva il marchese esercitasse nei confronti delle spose dei marinai e dei contadini locali[29]. È stata inoltre la ___location di una delle scene del film Benvenuti al Sud[30].
Villaggio di San Giovanni
Le case di San Giovanni, locate nella frazione di Tresino attorno all'omonima chiesa, compongono tutte insieme un antico villaggio, fondato intorno all'anno 1000 e abbandonato nel diciottesimo secolo. Le cause principali dell'abbandono sono lo sviluppo dei centri vicini (Castellabate e Agropoli), l'abbandono progressivo delle campagne e la privatizzazione della località. Il villaggio disabitato è frequentato solo da gruppi di curiosi e turisti nonché allevatori che utilizzano l'area collinare per l'allevamento, soprattutto bovino. Le tracce di vita in questa zona hanno radici antiche. Nel 957 Ligorio di Atrani comprò un terreno su cui ricostruì una chiesa intitolata a S. Giovanni Battista, per affidarne poi il beneficio a Padre Berenardo nel 986. L'insediamento urbano che si sviluppo successivamente attorno a tale edificio fu favorito principalmente dalle diverse fonti d'acqua, dal clima, e soprattutto dalle caratteristiche del territorio, ottimale per praticare attività come l'allevamento e l'agricoltura. In questo contesto abitativo formato da diverse abitazioni, fienili, stalle e anche da un edificio scolastico annesso alla chiesa nacque Costabile Gentilcore, che dopo aver ricevuto un'educazione ecclesiastica presso la Badia di Cava de'Tirreni, divenne abate e poi fondatore di Castellabate. Inizia cosi, da questo complesso edilizio di Tresino, la storia di Castellabate, in quanto gli abitanti del villaggio, dopo la costruzione del castello, preferirono trasferirsi sul più sicuro Colle dell'Angelo.
Porto delle Gatte
Il porticciolo U Travierso detto anche Porto delle Gatte è un approdo che comprende una costruzione ad archi voluta dall'abate Simeone, risalente al XII secolo, situato nella frazione di S.Maria. All'interno degli archi vi erano alcuni magazzini, utili per conservare le numerose merci cilentane (cereali, vino e olio d'oliva) che venivano scambiate specialmente con Cava e Napoli. Negli anni i locali all'interno delle arcate hanno cambiato più volte destinazione d'uso: da luoghi dove i pescatori della zona custodivano le loro reti e le attrezzature per la pesca si è passati a locali per uso commerciale. Il piccolo specchio d'acqua, riparato dagli scogli naturali e da massi di cemento, accoglie invece piccole imbarcazioni da diporto specialmente nel periodo estivo e i ghozzi usati per le attività di pesca[31]. In ogni caso è sicuramente una struttura portuale molto caratteristica e ben conservata, tanto da essere scelta da alcuni registi come ___location dei propri lavori. Sono tre i film che hanno visto il piccolo porticciolo di S.Maria protagonista: prima Cavalli si nasce di Sergio Staino nel 1989, poi il film storico Noi credevamo di Mario Martone nel 2009 e infine sempre nel 2009 uno dei film più visti di sempre in Italia, Benvenuti al Sud di Luca Miniero.
Siti archeologici
Approdo greco-romano
I resti di un antico approdo, di origine greco-romana, affiorano dalle acque di S.Marco in prossimità della struttura portuale moderna costruita nel 1954. Il primo nucleo abitativo del paese si è costituito proprio intorno a questa struttura. S.Marco, che alcuni studiosi identificano con la città tardo-imperiale di Erculia, era quindi il centro abitato con la necropoli e il monastero, documentato fin dal 980, di S.Maria de Gulia (probabile trasposizione di Erculia), situato lungo la strada litorale che collegava Paestum a Velia. Quello di Erculia o Ercolam veniva considerato il principale scalo di approvvigionamento per le imbarcazioni dirette al porto di Miseno nonché base militare propria base militare o comunque sito di appoggio per la flotta imperiale. Ad avvalorare ulteriormente questa ipotesi è il ritrovamento nelle acque antistanti il porto di S.Marco negli anni 60 di alcune ancore di piombo (risalenti tra il I e il II secolo d.c) contraddistinte dalla scritta "TER". Questa dicitura sta indicare la tipologia di imbarcazione a cui le ancore erano destinate: le triremi[28].
Necropoli
La frazione marina di S.Marco è sede di una necropoli, situata nei pressi della passeggiata che dal porto moderno conduce al Pozzillo. La necropoli, grande quasi quanto un moderno campo di calcio, in Campania è seconda per dimensioni solo a quella della città greco-romana di Elea-Velia. Le 151 tombe si trovano quasi esclusivamente all'interno di suoli privati. I pochi resti di quelle che spuntano dal suolo comunale sono state in parte cementificate per la realizzazione della passeggiata panoramica. L'antico cimitero, oltre alla gente del luogo, ospitava soprattutto i veterani della classe Misenis, che trovavano la morte durante i frequenti naufragi dovuti alle numerose burrasche che flagellavano la costa. La tumulazione avveniva in fosse poco profonde su un promontorio di arenaria con tutto il loro corredo funebre in parte recuperato. Durante gli scavi eseguiti nel 1983 fu ritrovata nella necropoli un'epigrafe funeraria, dedicata alla giovane figlia scomparsa e conservata nel museo archeologico di Pontecagnano, che ha permesso di risalire al nome di un triarca, Antonius Priscus, comandante di una delle centinaia di triremi ancorate nel porto di Miseno. Sul posto sono state rinvenute inoltre diverse monete, monili e antichi cocci di vasellame, brocchetti, spilloni, lucerne, amuleti e vari oggetti magici contro il malocchio, come un campanello di bronzo che aveva lo scopo di scacciare gli spiriti maligni[28].
Aree naturali
L'isola
L'isola di Licosa rappresenta sicuramente il sito naturale più caratteristico di tutto il territorio comunale con i suoi limpidi fondali e con le sue pericolose secche. Sin dall'antichità, è stata testimone di numerose tragedie del mare, essendo un luogo di transito dei commerci marittimi con la Grecia antica. Difatti nei suoi pressi si sono verificati numerosi affondamenti, anche in tempi recenti, che hanno lasciato sul fondo alcune navi romane dell'età imperiale con tutto il loro carico di anfore per il trasporto dell'olio e del vino, oltre a vari oggetti di vasellame. Nelle sue acque sono visibili i resti sommersi dell'omonima città greco-romana, specialmente quelli di un'antica villa romana e di una vasca per l'allevamento delle murene. L'isola, come tutta la zona, è pervaso dal mito di Leucosia, una delle tre sirene che incontra Ulisse nella sua Odissea omerica e trovò la morte in quelle acque, delusa per non essere riuscita ad ammaliare l'eroe greco. La leggenda narra che fu seppellita proprio in questo lembo di terra, dove alcuni autori ritenevano che in passato vi fosse stato eretto un tempio in onore proprio delle sirene. Sull'isoletta oltre ai reperti di epoca greco-romana (come una lastra con un'epigrafe dedicata a Cerere, un mosaico d'epoca romana e vari oggetti domestici d'uso comune), svetta il faro e il rudere della casa del guardiano del faro stesso. Rappresenta inoltre uno dei pochi habitat naturali della rara lucertola Podarcis sicula klemmeri.
La costa e i sentieri naturali
Castellabate è un comune che si estende quasi prevalentemente lungo il mare (19 km), con una costa variegata e frastagliata, dove si alternano marine di scogli, alti dirupi, baie, calette naturali e dorate spiagge. Le spiagge sabbiose comunali principali sono: quella del Pozzillo, di Marina Piccola, di Punta dell'Inferno o dello Scario, della Grotta, della Baia Arena, della Punta di Ogliastro, e del Lago detta anche U'Sciome. Numerose sono le calette naturali presenti soprattutto nella zona di Ogliastro Marina, Licosa e Tresino, dove gli alberi delle pinete si affacciano sulle limpide acque, che da anni conseguono il riconoscimento europeo della bandiera blu. La costa cilentana di Castellabate presenta anche una grotta naturale emersa (dove sono stati ritrovati alcuni reperti paleolitici) nei pressi dell'omonima spiaggetta sabbiosa a S.Marco e diverse grotte marine (specie nella zona di Tresino), mete di escursioni subacquee. Il territorio comprende delle passeggiate lungo le lungomari (di Ogliastro', Perrotti, Pepi e Bracale) che fiancheggiano la costa o lungo i sentieri naturali, attrezzate anche come percorsi botanoci. I percorsi principali sono quelli tra Ogliastro e il Pozzillo (8,6 km), S.Marco e Licosa (4,4 km), S.Maria e Castellabate centro storico (0,6 km), e Lago, Tresino, S.Pietro (9,1 km)[32].
Architetture religiose
Basilica Pontificia di Santa Maria de Gulia
La Basilica Pontificia S.Maria de Gulia, situata a Castellabate paese, risale alla prima metà del XII secolo ed è sorta sulla preesistente cappella basiliana. Il luogo di culto pur essendo dedicato a S.Maria Assunta assume il nome di S.Maria de Gulia. Così chiamata, per aferesi, perché il Colle sul quale sorgeva, visto dal mare, sembra un'aquila posante con l'altero rostro rivolto a destra[33]. L'etimologia del nome potrebbe derivare anche da guglia, cioè cima, vetta. La Chiesa fu consacrata nel 1138, dal Beato Simeone quinto Abate di Cava, e nel 1988, il 2 agosto è stata elevata a Basilica Pontificia minore grazie all'importanza del ruolo rivestito per il territorio in ambito sia religioso che socioeconomico. In origine la struttura a due navate, di stile romanico, ha subito varie trasformazioni di stili e di volumetrie. Dopo l'ultimo ampliamento si presenta suddivisa in tre navate (grazie ai lavori di allargamento realizzati nel seicento) da due serie di quattro archi e con il suo caratteristico campanile tardo-romanico. Dell'epoca romanica conserva ancora anche le monofore, il soffitto a cassettoni, mentre dell'epoca barocca la facciata principale, il transetto e l'abside. Al suo interno sono custodite tavole pittoriche ed affreschi di spessore artistico. Un pavimento maiolicato del XV secolo, con quattro esagonette intorno al tozzetto centrale, presenta decorazioni con profili umani di origine islamica e delle scritte allegoriche di sapore tardo gotico. L'opera di maggiore rilievo è il polittico del 1472 di Pavanino da Palermo, che raffigura la Madonna con bambino in trono, con S.Pietro e S.Giovanni ai lati, mentre sulla cimasa, in pannelli cuspidali, sono riprodotte la Crocifissione e due scene dell'Annunciazione. Nella navata di destra si trovano: la pila di acqua lustrale del (XII secolo), l'olio su tavola raffigurante Madonna con Bambino tra S.Agostino e S.Francesco di Paola (XVII secolo), l'olio su tavola Madonna del Carmelo con i santi Francesco, Antonio, Rocco e Maria Maddalena (XVII secolo), la scultura lignea della Mater Christi (XVI secolo), la fonte battesimale in marmo (XVI secolo), su cui si trova scolpito l'antico stemma della Università (Castrum Abatis), il pavimento maiolicato (XV secolo), l'olio su tavola di S.Michele Arcangelo (XVI secolo), raffigurante l'Arcangelo Michele che trafigge il diavolo sotto le spoglie di una formosa donna con ali di pipistrello e gli arti inferiori di una sirena. Nella navata di sinistra meritano di essere menzionati: l'olio su tela di S.Caterina d'Alessandria (XVII secolo), il confessionale ligneo (XVII secolo), la scultura lignea del Crocifisso e della Madonna Addolorata (XVII secolo), l'affresco raffigurante le tentazioni di S.Antonio, il mosaico di artisti fiorentini raffigurante S.Costabile con la Madonna de Gulia, il busto in bronzo di S.Costabile (1662) dell'orafo napoletano Aniello Treglia, realizzato con le offerte dei fedeli dopo essere scampati grazie al Santo alla peste del 1656. Un altro busto d'argento, custodito nella sacrestia, è stato realizzato nel 1993 dagli argentieri Catello di Napoli, in sostituzione del busto del 1837, eseguito da Mattia Condursi e trafugato negli anni settanta. Infine nell'abside due grandi tele raffiguranti S.Lorenzo di Vincenzo De Mita (1798) e S.Nicola di Bari di A.De Mita (1798) adornano il transetto[19].
Santuario di Santa Maria a Mare
Il santuario di Santa Maria a Mare è situato nella frazione di S.Maria nei pressi della spiaggia di Marina Piccola. Con l'atto notarile dell'8 agosto 1826 le famiglie del luogo si assunsero l'onere di costruire questa chiesa. La scelta di dedicare il tempio di culto a S.Maria a Mare è dovuta al fatto che a quel tempo tra la gente del posto vi erano numerose famiglie giunte da Maiori con l'emigrazione del XVIII secolo che portò diversi pescatori amalfitani nel territorio di Castellabate. Questi ultimi, molto legati alle loro tradizioni ed origini, portarono con sé la devozione per Santa Maria a Mare, alla quale avevano intitolato anche la chiesa del loro paese natale. I lavori di edificazione terminarono nel 1836 quando la nuova chiesa fu solennemente benedetta e la comunità potette finalmente accedervi. Circa 75 anni dopo, nel 1911, la Chiesa venne riconosciuta Parrocchia autonoma rispetto a quella di Castellabate paese. Dopo i danni del sisma del 1980, che danneggiò ulteriormente la struttura già fatiscente, solo nel 1985 la Chiesa fu chiusa al culto per motivi di restauro fino al 4 giugno 1990. Nel 2007 la chiesa di Santa Maria a Mare è stata elevata a santuario mariano. La struttura attuale dell'edificio è composta da tre navate divise da pilastri e presenta un campanile a base esagonale che contraddistingue il paesaggio della Marina Piccola. Al centro dell'abside troneggia la statua di santa Maria a Mare, patrona della frazione. La facciata anteriore presenta la scritta in rilievo “Santuario Santa Maria a Mare” e una porta della navata centrale di bronzo, nella quale sono raffigurate in rilievo l'immagine di santa Maria a Mare e alcune degli eventi che ne hanno contraddistinto la storia: la leggenda del ritrovo in mare da parte dei pescatori della statua della Madonna, l'incoronazione a piazza S.Pietro a Roma da parte del papa Benedetto XVI e l'arrivo nel Santuario delle reliquie di Santa Teresa[34].
Altre chiese
- chiesa di San Marco Evangelista, costruita nel 1915, si colloca all'interno di Piazza Giuseppe Comunale nella frazione marina di San Marco di Castellabate. La facciata principale reca la scritta in latino "DIVO MARCO DICATUM" e il leone con il Vangelo (simbolo di San Marco Evangelista) al centro e il bassorilievo di Sant'Antonio da Padova a sinistra e quello di Santa Teresa a destra. Su ogni capitello delle colonne vi è raffigurato un angelo. Svetta sulla Chiesa dell'Evangelista il suo campanile a tre piani con base quadrata di stile romanico con orologio;
- chiesa di Santa Maria delle Grazie, sita a Piazza Giovanni Paolo II nella frazione di Ogliastro Marina. La sua costruzione risale al 1896, mentre è stata elevata a parrocchia nel 1920. Caratteristica e molto vivace è la sua colorazione (rossa e gialla) della facciata e delle pareti esterne. Nel 2011 la facciata principale è stata rivestita completamente in pietra ed è stata posta la scritta "AVE STELLA MARIS";
- chiesa di Sant'Antonio da Padova, eretta nel 1925, è la costruzione religiosa più antica della frazione Lago. All'interno dell'edificio religioso, composto da un'unica navata, è contenuta la statua di S. Antonio da Padova, patrono del paese;
- chiesa Maria SS.Immacolata, situata a Piazza Madre Teresa di Calcutta è l'edificio sacro di più recente costruzione della frazione Lago. Costruita secondo uno stile moderno e asimmetrico, è composta da numerose vetrate, specialmente nelle pareti laterali. Con il suo alto campanile di quattro piani, sempre di stile moderno e asimmetrico, domina il paesaggio;
- chiesa di Santa Rosa da Lima, collocata nell'omonima piazza della frazione Alano. Sul suo campanile con base quadrata, è collocata la statua della Madonna di Lourdes, che illuminata anche di notte, domina il paesaggio circostante;
- chiesa dell'Annunziata, collocata nella frazione omonima dell'Annunziata;
- rudere della chiesa di San Giovanni, annessa ai resti del vecchio monastero nella zona di Tresino, mostra ancora inalterato il carattere raffinato della sua veste ultima settecentesca. Fu costruita nel 957, anno in cui Ligorio di Atrani comprò un terreno su cui volle costruire una chiesa intitolata a San Giovanni Battista, per affidarla successivamente nel 986 a Padre Berenardo. Intorno all'edificio religioso e alla sua torre campanaria si formò tutto un aggregato di abitazioni, oggi abbandonate, denominate le "case di San Giovanni" o "villaggio abbandonato". Il tempio di culto cristiano, ormai sconsacrato da diversi anni, versa anche esso in uno stato di totale abbandono. Alla chiesa sono legate varie leggende come quella relativa al furto della campana di San Giovanni per opera dei saraceni, i quali frequentemente cercavano di depredare la costa.
Cappelle gentilizie
Sono diverse le cappelle private presenti sul territorio comunale, la maggior parte localizzate nel borgo medievale di Castellabate paese. Le principali sono:
- cappella di Santa Maria del Soccorso, di proprieta del principe Belmonte, si erge sul porticciolo di Punta Licosa a fianco di Palazzo Granito;
- cappella della Pietà (XVI secolo), di proprietà delle famiglia Criale, Amoresano e Forziati. Dà il suo nome alla cappella un gruppo scultoreo di scuola michelangiolesca raffigurante la Pietà. Nella soffittatura vi è dipinta una Madonna dei sette dolori del 1799 del pittore locale Tommaso De Vivo. In un'edicola incassata nella facciata esterna è riprodotta, invece, nelle sue linee essenziali l'immagine della Madonna, di probabile epoca cinquecentesca;
- cappella di San Pasquale (XVIII secolo), patronato della famiglia Perrotti, incorporata nel palazzo omonimo. Al suo interno vi è un soffitto affrescato e l'altare in fabbrica;
- cappella di San Biagio (XVII secolo), appartenente alla famiglia Matarazzo. Fu costruita da Luzio nel 1628 per dare sepoltura al giovane figlio morto prematuramente. Nella stessa poi furono seppelliti tutti i membri di famiglia fino al 1930;
- cappella di San Leonardo (XVII secolo), della famiglia Antico, contiene un quadro di San Leonardo del 1700;
- cappella di San Giovanni (XVIII secolo), appartiene alla famiglia Forziati. Al suo interno si trova il soffitto dove vi è raffigurato il sacrificio di Isacco;
- cappella del Santo Rosario (XVI secolo), della omonima confraternita. Precedentemente dedicata a san Bernardino, è collocata sullo stesso piazzale dove si trova anche la Basilica di S.Maria de Gulia. Al suo interno vi è la tavola dipinta della Madonna del Rosario e i quindici misteri di scuola seicentesca napoletana;
- cappella di Santa Maria della Scala, risalente al XVII secolo, patronato della famiglia Perrotti. Al suo interno vi è una cantoria e un organo di fine settecento fabbricato da i Cernelli, famiglia di organari di Vallo della Lucania;
- cappella di San Cosimo (XVI secolo): apparteneva alla famiglia Tata, ora alla parrocchia. Venne utilizzata come ricovero per gli appestati del 1656 e del colera del 1836;
- cappella di Santa Maria della Pace (XVII secolo), della famiglia Perrotti;
- cappella di Santa Maria del Piano (XVI secolo), di proprietà della famiglia Perrotti. Era un antico Convento Domenicano, dove ora al suo interno vi è la statua di S.Antonio, S. Nicola e dell'Annunziata in terracotta locale, di autori ignoti[19].
Statue, monumenti, fontane e targhe
- Monumento ai caduti: posto in Piazza Lucia a S.Maria. Il monumento è formato dalla statua di un soldato che sovrasta l'elenco dei cittadini del comune caduti in guerra durante i due conflitti mondiali. Al suo fianco è posto un cannone a due posti restaurato e usato durante il conflitto. Precedentemente era collocato in Piazza Caduti del mare;
- Monumento ai caduti del Velella: posto nel piazzale di Punta dell'Inferno sul lungomare di S.Maria, ricorda i caduti del sommergibile italiano affondato a largo di Licosa da parte degli inglesi il 7 settembre 1943 dopo la firma dell'armistizio durante la seconda guerra mondiale;
- Lago artificiale con cascata: realizzato a Lago in Piazza Madre Teresa di Calcutta per ricordare l'origine lacustre della frazione;
- Statua di San Costabile Gentilcore: collocata il 2011 nel Castello dell'Abate e rivolta verso il golfo di Castellabate, territorio fondato e difeso dal santo;
- Statua del Beato Simeone: realizzata nel 1989 e posta sulla strada che conduce alla Basilica Pontificia Santa Maria de Gulia a Castellabate paese per ricordare l'abate Simeone (secondo patrono di Castellabate) che amministrò il piccolo borgo, facendolo diventare uno dei più sviluppati centri del Cilento. Il Beato viene rappresentato con il bastone in mano e le braccia allargate e protese verso il paesaggio dell'intero comprensorio;
- Statua di Santa Maria a Mare: una statua di bronzo posta sul fondale marino antistante la frazione di S.Maria su inziativa dei sub come protezione per le loro immersioni;
- Statue delle Madonne poste a Marina Piccola (S.Maria), Punta dell'Inferno (S.Maria), Punta di Ogliastro e piazza Giovanni Paolo II sempre a Ogliastro Marina;
- Croce luminosa: posta sulla piazza Giovanni Paolo II a Ogliastro Marina su un piedistallo rivolta verso il mare;
- Basso rilievo di Monsignor Farina: posto alla base del campanile della Basilica pontificia S.Maria de Gulia in ricordo del parroco di Castellabate, studioso del luogo e fondatore del Museo d'Arte Sacra;
- Lapide commemorativa dei Caduti del Velella: posta il 15 settembre 2002 nel molo di punta Licosa. La lapide contiene i nomi dei membri dell'equipaggio che persero la vita nel sommergibile italiano. A fianco di questa si colloca un monumento circolare di bronzo che raffigura un angelo in volo che reca una corona di fiori mentre il sommergibile affonda;
- Targhe commemorative dedicate a Ruggero Leoncavallo (piazza 10 ottobre 1123), Francesco Matarazzo (palazzo Matarazzo) e Gioacchino Murat (Palazzo Perrotti), tutte localizzate nel borgo medievale di Castellabate paese.
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[35]

Etnie e minoranze straniere
Al 31 dicembre 2009 a Castellabate risultano residenti 459 cittadini stranieri pari al 5,65% della popolazione comunale.[36] Le nazionalità principali sono:
- Romania - 138
- Brasile - 87
- Tunisia - 53
- Germania - 37
- Polonia - 27
- Ucraina - 26
- Marocco - 15
- Regno Unito - 10
Dialetto
Il dialetto che parlano i castellabatesi è il cilentano, ma con alcune varianti e peculiarità che lo differenziano anche da quello dei paesi immediatamente confinanti (uso della "e" invece della "i" per una serie di vocaboli). È molto simile al cilentano meridionale specie per quanto riguarda la pronuncia chiara e distinta delle vocali finali (come nei dialetti dell'estremo sud) a differenza degli altri dialetti campani che le indeboliscono, la doppia l che diventa doppia d, l'uso della forma del doppio congiuntivo (es. si u sapia, tu dicia), come in siciliano, espressione che in italiano è tradotta con un congiuntivo e un condizionale ("se lo sapessi, te lo direi") e per l'articolo determinativo "u" invece di "lu"[37].
Religione
Castellabate affonda le sue radici storiche nella cultura cristiana essendo stata fondata dall'abate poi santo Costabile Gentilcore e avendo subito l'influenza dei benedettini che per anni abitarono il territorio. La maggioranza della popolazione locale è di religione cristiana (Chiesa cattolica). Il comune appartiene alla diocesi di Vallo della Lucania e conta cinque parrocchie:[38]
- parrocchia della Basilica Minore Santa Maria Assunta a Castellabate
- parrocchia di San Marco Evangelista nella frazione di San Marco
- parrocchia di Santa Maria a Mare nella frazione di Santa Maria
- parrocchia di Sant'Antonio da Padova nella frazione Lago
- parrocchia di Santa Maria delle Grazie nella frazione Ogliastro Marina
Tradizioni e folclore
- Il giorno dell'Epifania tutti i bambini nati nell'anno precedente, accompagnati dai genitori sfilano in processione all'interno della Basilica Pontificia S.Maria De Gulia, precedute dal sacerdote, dai chierichetti e da un gentiluomo prescelto, che copre il capo dell'ufficiante con un antico ombrello in tessuto damascato, in ossequio al bambinello appena nato. È il segno della vita che si ripete di anno in anno[19].
- Il giorno dei morti (il 2 novembre) è consuetudine nelle case delle famiglie di Castellabate far cuocere i “cicci”, un misto di legumi, composto da grano, granone, ceci e fagioli. È l'unico pasto della giornata in segno di rispetto e di lutto verso i trapassati[19].
Qualità della vita
- 3 Vele: Legambiente e il Touring Club Italiano attribuiscono a Castellabate per il 2011 nella Guida Blu "3 Vele". In particolar modo sono stati premiati: lo stato di conservazione del territorio (3 “petali” su 5), la qualità dell’accoglienza e la sostenibilità turistica (2 “stelle” su 5), la pulizia del mare e delle spiagge (bollino “Mare e spiagge”), la presenza di fondali interessanti per chi pratica attività subacquea (bollino “Sub”) e di luoghi d’interesse storico-culturale (bollino “Non solo mare”)[39].
- Bandiera Blu: dal 1999 Castellabate e tutte le sue frazioni marine sono state insignite ogni anno del riconoscimento della Bandiera Blu attribuito dalla Fee alle località costiere che soddisfano criteri di qualità relativi alle acque di balneazione, alle spiagge e ai servizi offerti[40].
- Borghi più belli d'Italia: Castellabate, grazie all'armonia architettonica del suo tessuto urbano, alla qualità del patrimonio edilizio sia pubblico che privato e alla vivibilità del borgo in termini di attività e di servizi al cittadino, è uno dei sei paesi campani che ha avuto l'onore di essere inserito nella lista dei "Borghi più belli d'Italia"[41].
- Città del Bio: il comune è promotore della diffusione e dello sviluppo delle produzioni biologiche, dell'informazione e l'orientamento dei cittadini verso un consumo etico e consapevole, dello sviluppo ecosostenibile ed ecocompatibile, della qualità della vita[42].
- La più bella sei tu: Legambiente inserisce le spiagge di Castellabate (in particolar modo quella di Punta Licosa) tra le 11 spiagge più belle d'Italia con il suo concorso denominato "La più bella sei tu". Le spiagge italiane sono state valutate da una giuria di 50 esperti di fauna e botanica, con architetti del paesaggio e ambientalisti. I 3 criteri di valutazione adottati dagli esperti sono stati: la qualità del paesaggio, la gestione dei luoghi e dell'impatto turistico e le eccellenze naturalistiche. Le 11 spiagge individuate custodiscono ancora, infatti, ecosistemi incontaminati e da preservare[43].
Cultura
Scuole
Hanno sede a Castellabate sei scuole dell'infanzia; quattro scuole primarie, tre scuole medie inferiori, due scuole superiori pubbliche (l'Istituto Professionale Industria e Artigianato Manlio De Vivo e l'Istituto Tecnico Nautico) e quattro scuole superiori private (l'Istituto Professionale per i Servizi Sociali, il Liceo Scientifico, l'Istituto Tecnico Commerciale e l'Istituto Professionale Alberghiero) della Fondazione Passarelli[44].
Biblioteche
Nel territorio sono presenti tre biblioteche: una Comunale a Castellabate in Via Porta di Mare, una Parrocchiale a S.Maria in Via Naso[45] e una decicata allo sport del calcio, intitolata al calciatore Andrea Fortunato a Villa Matarazzo nel Corso Andrea Matarazzo[46].
Musei
Sono due i musei istituiti nella zona: il Museo del Mare con sede a S.Maria nella Villa Matarazzo e il Museo di Arte Sacra a Castellabate in Via Guglielmo I Normanno[45].
Museo del Mare
Il Museo del mare contiene reperti archeologici rinvenuti nelle acque circostanti come le anfore trasportate attorno al I secolo a.C. provenienti da un relitto romano immerso ad oltre 40 metri al largo di Punta Licosa e riportato alla luce nel 1990[47].
Il Museo d'Arte Sacra
Il Museo d'Arte Sacra, nato grazie all'opera di Monsignor Alfonso Maria Farina, raccoglie tele, statue, arredi, paramenti sacri e argenti dal XVI al XX secolo, provenienti dalla Parrocchia e dalle cappelle, alcune delle quali non più esistenti. Tale patrimonio artistico rappresenta la testimonianza tangibile della religiosità popolare di Castellabate e l'espressione della sua fede che affonda le radici nel monachesimo basiliano e benedettino e si rafforza nella venerazione di Costabile Gentilcore[48].
Editoria del Sud
Castellabate è un punto di riferimento della cultura libraria del Mezzogiorno tanto da guadagnarsi l'appellativo di "Cittadella del libro"[49]. La manifestazione culturale "Libri meridionali, Vetrina dell'editoria del Sud" è nata nell'estate del 1990 e si svolge abitualmente tra l'ottocentesca Villa Matarazzo a S.Maria e la cornice medievale del castello dell'abate a Castellabate. Si tratta di una carrellata di incontri culturali, presentazioni di libri e dibattiti associate anche a serate enogastronomiche, mostre di pittura, rappresentazioni teatrali, proiezioni di filmati e opere musicali che vede la presenza ogni anno in loco di diverse case editrici del Mezzogiorno. La rassegna era nata inizialmente con lo scopo di promuovere l'editoria cilentana per poi ampliare col trascorrere degli anni a tutto il meridione la sua portata[50].
Televisione
Televisioni locali
Da settembre 2010 sugli schermi del digitale terrestre trasmette da Castellabate la televisione locale "Sole TV", visibile nelle province di Salerno, Avellino e Benevento e con programmazione generalista[51].
Programmi televisivi nazionali dedicati a Castellabate
- Mare latino: il programma estivo di Raiuno, ideato da Marco Luci ed Ezio Tamilia e condotto da Massimo Giletti e la Miss Italia Miriam Leone nel 2009 è stato trasmesso interamente dal porto di San Marco di Castellabate. Gli ospiti della serata (Patty Pravo, Lola Ponce, Giò Di Tonno) sono stati chiamati a condivivere le esperienze e i racconti legati a questa terra[52].
- Porta a porta: il 2 novembre 2010 la trasmissione condotta da Bruno Vespa ha dedicato una puntata interamente al film italiano campione di incassi “Benvenuti al sud” e alla sua ___location principale: il Comune di Castellabate[53].
- Ballando con le stelle: il talent show di Raiuno prodotto da Milly Carlucci, il 9 aprile 2011 ha dedicato un servizio a Castellabate, paese di origine della famiglia di Bruno Cabrerizo, uno dei partecipanti alla trasmissione. Il modello brasiliano insieme alla ballerina professionista Ola Karieva il 6 aprile 2011 con le telecamere di Ballando con le stelle avevano visitato il borgo e la marina del paese cilentano[54].
Cinema
Sono state girate a Castellabate le riprese di tre film:
- Cavalli si nasce (1989), di Sergio Staino, girato in particolare presso il Porto delle Gatte, la "Torretta" di San Marco, la pineta di Licosa e Palazzo Perrotti;
- Noi credevamo (2009), di Mario Martone ha avuto tra le sue ___location cilentane anche il Porto delle Gatte e il mare di Santa Maria. Le riprese della pellicola risorgimentale nella cittadina cilentana sono proseguite dal 24 al 27 maggio del 2009[55];
- Benvenuti al Sud (2010), di Luca Miniero, remake della commedia francese Giù al Nord, nella quale il protagonista scopre la bellezza di un paesino del Mezzogiorno, superando i propri pregiudizi e i luoghi comuni. La pellicola, girata tra il 5 settembre e il 10 ottobre 2009 e ambientata a piazza 10 ottobre 1123, il Belvedere di San Costabile, Palazzo Perrotti, la Torretta, il porto di San Marco, il porticciolo delle Gatte e Marina Piccola a Santa Maria, ha riscosso un notevole successo di pubblico agendo da volano per la promozione turistica del comune[56]. Al comune sono infatti dedicati trasmissioni televisive[53] e articoli di alcuni quotidiani nazionali[57].
Musica
Associazione Concerto Bandistico Santa Cecilia
Il Complesso Bandistico Santa Cecilia è stato costituito nel 1848 ad opera del maestro Petruzzelli, il quale si trovava in Castellabate come esiliato politico in seguito ai moti risorgimentali. Ebbe inizio sotto forma di filarmonica, il cui scopo primario doveva consistere nel programmare inni e canzoni patriottiche. Il Concerto Musicale, da allora, ha seguito gli eventi politici e patriottici del paese. Il passaggio delle truppe garibaldine attraverso le vie del Cilento venne salutato con il suono e con i canti degli inni patriottici, ed anche all'unità d'Italia fecero subito eco le note della "Breccia di Porta Pia". Il complesso bandistico, nonostante le mille difficoltà oraganizzative, si è esibito non solo nel Cilento o in Campania ma anche anche in altre regioni italiane. Il complesso si è trasformato in "Associazione Concerto Bandistico S.Cecilia " ed ha istituito dei corsi di orientamento musicale gratuiti, allo scopo di voler dare ai ragazzi ed ai giovani la possibilità di conoscere ed apprezzare la musica. L'Associazione ha anche preso parte a programmi televisivi come la "Domenica del villaggio" di Davide Mengacci sia nella puntata di Agropoli, che di Acciaroli e Castellabate. La banda musicale S.Cecilia di Castellabate inoltre ha avuto un ruolo nel film "Benvenuti al Sud", eseguendo un concerto sulla terrazza del Belvedere di San Costabile durante la festa patronale[58].
D.O.C. Rock
I D.O.C. Rock sono un gruppo che il 14 novembre 1996 ha partecipato con la canzone "Che c'è di rock" a Sanremo Giovani 1996 conquistando il 3o posto della serata, che garantiva la partecipazione al Festival di Sanremo 1997, dove poi il gruppo cilentano ha gareggiato nella categoria "Nuove Proposte" con la canzone "Secolo crudele". Un pezzo di Castellabate è arrivato così a calcare il palcoscenico dell'Ariston dove si svolge il più famoso Festival della canzone italiana. Sono di queste parti, infatti, il tastierista e il cantante-chitarrista.
Enogastronomia
Prodotti tipici
Dal territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano provengono diverse produzioni tipiche riconosciute dal Ministero dell'Agricoltura. Ai marchi DOC e IGT dei vini di produzione locale, si aggiunge la produzione di olio extravergine di oliva Cilento DOP e di liquori di vario genere come il limoncello. Per quanto riguarda la produzione di formaggi e latticini sono da menzionare, oltre alla mozzarella di bufala campana DOP e ricotta di bufala campana DOP, la mozzarella vaccina co' a mortedda (mozzarella nella mortella)[59], la cacioricotta del Cilento e il tipico caciocavallo podolico. I salumi tipici invece sono la pancetta o longarella e la soppressata di Gioi,[59] mentre le specialità ittiche sono le "alici di menaica"[59]. Quanto agli altri prodotti tipici della zona vanno ricordati il miele, il carciofo tondo di Paestum IGP, il cece di Cicerale, il fagiolo di Controne e il fico bianco del Cilento DOP[60].
Piatti tipici
Le cucina cilentana comprende diverse ricette e piatti tipici che utilizzano principalmente gli ingredienti naturali locali. I dolci tipici di Castellabate sono i "fichi mpaccati" (fichi bianchi del Cilento essiccati in graticci di ginestra, aperti e riempiti di mandorle, finocchio e limone), i "fichi con la cioccolata"[61], i "scauratielli" (zeppole zuccherate) e le "nocche" (pasticelle con crema o cioccolata). Nel borgo marinaro cilentano vi sono varie modalità di cucinare e servire il pesce, in particolar modo le alici: "marinate" (immerse in aceto o limone), "in tortiera" (ricoperte col pane), "salate" (pressate e conservate con il sale) e "mbuttunate" (farcite, ripassate nell'uovo e fritte). Altre ricette tipiche che meritano di essere menzionate sono la pizza cilentana (pomodoro e formaggio), l'"acquasale" (pane biscottato, pomodori, olio e sale), i "fusilli alla cilentana" (con carne e formaggio di capra) e le "zeppole cu'i sciuriddi" (zeppole con i fiori di zucca)[62].
Personalità legate a Castellabate
- Costabile Gentilcore (1070 - 1124), abate e santo italiano nato a Tresino. A lui si deve la fondazione di Castellabate, di cui ne è anche il patrono.[63]
- Gioacchino Murat (1767 - 1815), generale francese e re di Napoli. Ha soggiornato a Castellabate (a Palazzo Perrotti) dove ha pronunciato la frase "Qui non si muore", riferendosi alla mitezza e salubrità del clima[10].
- Alexandre Dumas (padre) (1802 - 1870), scrittore francese. Giunse e soggiornò a Castellabate in veste di trafficante garibaldino[64].
- Francesco Matarazzo (1854 - 1937), conte e imprenditore italobrasiliano nativo di Castellabate, dove ha anche vissuto prima di emigrare in Brasile. Le Indústrias Reunidas Francisco Matarazzo (IRFM), da lui fondate, sono state considerate negli anni 50 come uno dei cinque principali gruppi aziendali del mondo[25].
- Ruggero Leoncavallo (1857 - 1962), compositore italiano di opere liriche (come Pagliacci). Ha trascorso gran parte della sua infanzia a Castellabate per motivi di salute[19].
- Luigi Guercio (1882 - 1962), sacerdote e latinista italiano nato a Santa Maria di Castellabate.
- Alfonso Gatto (1909 - 1976), poeta, giornalista e scrittore italiano. Ha dedicato una delle sue poesie a Castellabate, luogo dove spesso risiedeva[65].
- Achille Boroli (1913 - 2011), è stato un editore italiano e patron dell'Istituto Geografico De Agostini. Per diversi anni è stato il proprietario della tenuta di Licosa prima che ne rientrasse in possesso dopo molteplici battaglie legali il principe Angelo Belmonte Pignatelli di Granito. L'imprenditore di Novara amava a tal punto Licosa da stamparla anche sulla copertina di uno dei suoi atlanti geografici[66].
- Leonardo Benevolo (1923), architetto e storico dell'architettura italiano. Non fa mai mancare la sua presenza a Punta Licosa[67].
- Nicola Pagliara (1933), è un architetto e docente italiano che vive a Castellabate[66].
- Dacia Maraini (1936), è una scrittrice italiana che soggiorna abitualmente a San Marco di Castellabate[68].
- Gianni Rescigno (1937), è un poeta e scrittore italiano che attualmente risiede a Santa Maria di Castellabate[69].
- Michele Santoro (1951), è un giornalista, conduttore televisivo e politico italiano che dimora frequentemente a San Marco di Castellabate[70].
- Gad Lerner (1954), è un giornalista, scrittore e politico libanese naturalizzato italiano. Risiede abitualmente a Punta Licosa[67].
- Giulio Scarpati (1956), attore italiano. Ha trascorso gran parte della sua infanzia a Punta Licosa, dove spesso risiede tuttora[71].
- Alfonso Pecoraro Scanio (1959) è un politico italiano che ha trascorso gran parte della sua infanzia a Castellabate[72].
Eventi
Festività e manifestazioni religiose
Il popolo di Castellabate ha da sempre avuto una particolare riconoscenza e venerazione verso il culto della Madonna e verso i santi. L'anno liturgico è, infatti cosparso di feste ed eventi religiosi che si tengono non solo nel centro abitato, ma anche nelle località e contrade periferiche. Le principali festività religiose e manifestazioni sono:
- la Festa della Madonna di Lourdes (11 febbraio), nella frazione Alano. In questo giorno, la messa viene celebrata davanti la riproduzione della grotta di Lourdes in Piazza Santa Rosa da Lima;
- la Festa di San Costabile Gentilcore (17 febbraio), fondatore e patrono di Castellabate. In questa occasione in tutto il territorio comunale gli uffici pubblici sono chiusi in segno di festa. La solenne messa viene concelebrata dal Vescovo di Vallo della Lucania e dai canonici delle parrocchie vicine. Il busto dell'abate viene portato in processione per tutto il borgo, fino al Belvedere che porta il suo nome allo scopo di "salutare" tutto il territorio da lui stesso fondato e difeso. Il 16 febbraio è invece organizzata la fiera. In onore del santo patrono nei giorni prossimi alla sua ricorrenza viene organizzata la "Settimana della cultura" (una carrellata di eventi culturali e letterari) e il premio "Giglio d'oro" (attribuito a coloro i quali hanno uno speciale legame con il comune cilentano);
- la Festa dell'Annunziata (25 marzo), nella località omonima dell'Annunziata, nei pressi di S.Marco;
- la Via Crucis vivente (venerdì santo), organizzata in processione fra le frazioni Alano e Lago;
- la Festa di San Marco Evangelista (25 aprile), che si caratterizza per la processione del santo in barca via mare dal porto fino alla spiaggia del Pozzillo e Punta Licosa, e le numerose giostre che giungono sul territorio. Il 24 aprile è organizzata per le strade del paese la fiera;
- la Festa di Santa Irene (5 maggio) a Castellabate;
- la Festa della Madonna della Pace (24 maggio) nella cappella gentilizia dei Perrotti a Castellabate;
- la Festa di Sant'Antonio da Padova (13 giugno) nella frazione Lago;
- la Festa di Santa Maria delle Grazie (2 luglio) a Ogliastro Marina;
- la Festa della Madonna del Carmelo (16 luglio) a Castellabate;
- la Festa di Santa Maria a Mare (15 agosto), è organizzata nella frazione marina di S.Maria. L'uscita dal santuario della Madonna, la cui statua come vuole la leggenda fu ritrovata a mare da dei pescatori, è caratterizzata dal saluto della Beate Vergine al suo mare. La festa si caratterizza per la tradizionale processione per le vie del paese disteso lungo il mare, dove le imbarcazioni di pesca tutte schierate a largo danno vita simultaneamente ad uno spettacolo di fuochi pirotecnici. Lo spettacolo finale dei fuochi artificiali di mezzanotte sulle acque della Marina Piccola invece sancisce poi la fine dei festeggiamenti. Il 14 agosto è organizzata da oltre un secolo la prova di abilità della Stuzza sulle acque di Marina Piccola, mentre il 13 in onore di Santa Maria a Mare si svolge come da tradizione la fiera sui lungomari Pepe e Bracale. Gli abitanti della frazione il 13, 14 e 15 agosto non frequentano le spiagge per tradizione e per rispetto della Vergine Maria[73];
- la Festa di Santa Rosa da Lima (23 agosto) nella frazione Alano;
- la Festa della Madonna della Speranza (3º domenica di agosto) sul porto di S.Marco;
- la Festa della Madonna della Scala (8 settembre) nella cappella gentilizia dei Perrotti, il giorno precedente si svolge la fiera a Castellabate;
- la Festa di voto in onore di San Costabile Gentilcore (3ª domenica di ottobre), a Castellabate;
- la Festa del Beato Simeone (16 novembre), compatrono di Castellabate, in cui sul Sagrato della Basilica Pontificia minore il sacerdote benedice gli attrezzi agricoli, le sementi e le piante di ulivo, a ricordo della bolla Abbaziale di Simeone del 16 giugno 1138 con cui concedeva ai coloni del comprensorio di Castellabate le terre e le case di proprietà della Badia di Cava;
- la Festa dell'Immacolata Concezione (8 dicembre) nella frazione Lago;
- il Presepe vivente (periodo natalizio), organizzato nel borgo medievale di Castellabate e per qualche anno anche nei porticati del porticciolo delle Gatte[74].
Manifestazioni culturali
- Settimana della Cultura: è una rassegna di eventi letterari e culturali che precede la festa religiosa di San Costabile Gentilcore (17 febbraio), organizzata da diversi anni dal Comune di Castellabate. La manifestazione prevede inoltre la cerimonia di consegna del Premio Giglio d'Oro, dove vengono premiati le persone illustri che hanno mantenuto un legame culturale ed affettivo con la comunità di Castellabate, ricevendo l'opera artistica che raffigura il giglio del Santo[75];
- Premio Leucosia: si svolge nel parco di villa Matarazzo la prima settimana di settembre. Questo premio, oltre a premiare quanti nel tempo con la loro opera (cilentani e non) hanno fatto conoscere il Cilento oltre i suoi confini naturali, da qualche anno ha preso un respiro di tipo internazionale. Innestandosi sul progetto Sulle orme di Ulisse anno dopo anno gemella (anche tramite il lavoro sul sito) tutte quelle zone che Ulisse toccò nel suo viaggio di ritorno da Troia ad Itaca;
Manifestazioni popolari
Tra le manifestazioni organizzate dalle associazioni varie presenti sul territorio o dal comune stesso sono da ricordare:
- il Carnevale (periodo di Carnevale), che vede l'organizzazione di sfilate di carri allegorici per le vie delle varie frazioni e alcune manifestazioni di piazza o per il corso per i bambini;
- la Notte Bianca estiva (mese di luglio) è un evento che vede il corso, la piazza e le lungomari di S.Maria teatri di vari spettacoli (concerti, mostre, canti, balli). Per i visitatori vi è la possibilità di fare shopping tra i vari negozi e bancarelle fino all'alba;
- il Concerto sull'acqua (mese di luglio) in onore della Sirena Leucosia, realizzato nelle acque antistanti l'isolotto di Licosa, dove i natanti assistono ad un concerto di musica classica realizzato su una piattaforma galleggiante;
- la Stuzza (14 agosto), una prova di abilità che si tiene ogni anno da oltre un secolo nelle acque antistanti la Marina Piccola nella frazione di S.Maria. Il gioco consiste nel recuperare tre bandierine poste all'estremità di un palo che misura circa 17 metri, sospeso orizzontalmente e cosparso interamente di grasso al fine di renderlo estremamente scivoloso. Il vincitore della gara è colui che camminando sul palo senza scivolare in acqua riesce a raccogliere la bandierina più lontana. Alla manifestazione possono partecipare come da tradizione solo i ragazzi residenti o comunque quelli originari della frazione di sesso maschile. La Stuzza ha uno stretto rapporto con la festa in onore di Santa Maria a Mare, celebrata nel giorno dell'Assunzione (15 agosto), vista la vicinanza non certo casuale delle date in cui si svolgono, pur non rientrando nelle celebrazioni ufficiali dell'evento religioso[76].
- la Rassegna Vento d'estate (mese di agosto) dove in tutte le piazze del comune, in serate diverse si esibiscono artisti della musica sia del panorama nazionale che locale;
- i Giochi della Contea (mese di settembre) dove le varie contrade (Centro storico, Isca della Chitarra, S.Andrea, Punta dell'Inferno) di S.Maria si sfidano nel “terreno” di Marina Piccola in vari giochi come la corsa coi sacchi, la corsa con le carriole, la spaghettata, l'albero della cuccagna, le pignatte e il tiro alla fune per decretare quale sarà la contrada vincitrice del Palio;
- la Notte Bianca invernale (mese di dicembre) organizzata sul Corso Matarazzo a S.Maria tra le luminarie natalizie dove canti, balli, cucina e acquisto di prodotti tipici si protraggono fino a notte inoltrata;
- la manifestazione Saperi e sapori di un antico borgo marinaro (mese di dicembre), è un evento realizzato nelle strette vie storiche di S.Maria dove si ha la possibilità di degustare piatti tipici cilentani, visitare bancarelle e stand di artisti locali (fotografi, sculturi, falegnami) con il sottofondo della musica popolare cilentana.
Infrastrutture e trasporti
Strade
Il principale collegamento stradale è la ex Strada statale 267, declassata in strada regionale. I tratti che collegano il territorio ai comuni limitrofi sono:
- Strada Regionale 267/b Agropoli(ospedale)-Innesto SP 430(svincolo Agropoli sud)-Innesto SP 15(S.Pietro)-Innesto SP 237(S.Andrea), principale collegamento con Agropoli e la Strada Provinciale 430.
- Strada Regionale 267/c Innesto SP 237(S.Andrea)-bivio Montecorice-bivio Agnone-Innesto SP 15(Acciaroli), principale collegamento con Pollica, Casal Velino e la Strada Regionale 447
Le strade provinciali che attraversano il territorio sono:
- Strada Provinciale 15/a Innesto SR 267(S.Pietro)-Madonna della Scala-Perdifumo-Mercato Cilento-Sessa Cilento-Innesto SP 116;
- Strada Provinciale 61 Innesto SP 15-Madonna della Scala-Castellabate-S.Maria di Castellabate-Innesto SR 267;
- Strada Provinciale 70/b Innesto SR 267-Torre di Ogliastro Marina-Ogliastro Marina;
- Strada Provinciale 237 Bivio S.Andrea-Contrada Lago;
- Strada Provinciale 336 Innesto SR 267-Annunziata;
- Strada Provinciale 359 Innesto SR 267-Alano di Castellabate.
Ferrovia
La stazione ferroviaria più vicina è quella di Agropoli-Castellabate, lungo la direttrice Napoli-Reggio Calabria, a circa 15 km dall'abitato.
Porto
L'approdo via mare è possibile presso il porto di San Marco di Castellabate, raggiunto nei mesi estivi dal Metrò del Mare con partenze giornaliere che lo collegano con Napoli, Capri, Positano, Amalfi, Agropoli, Acciaroli, Casal Velino, Palinuro, Camerota e Sapri.[77]
Mobilità urbana
Il servizio urbano mediante autobus che collega tutte le frazioni comunali con diverse linee è svolto dalla Società Cooperativa SMEC Autotrasporti.[78]. Il servizio extraurbano, mediante autobus, è garantito dalle diverse linee gestite dal Consorzio Salernitano Trasporti Pubblici (CSTP) che collega la località cilentana con i principali centri di interesse territoriale come Fisciano (sede dell'Università degli Studi di Salerno), Salerno, Napoli, Pontecagnano-Faiano (sede dell'aeroporto Salerno-Costa d'Amalfi), Battipaglia, Paestum, Agropoli (sede dell'Ospedale e della stazione ferroviaria Agropoli-Castellabate), Acciaroli e Vallo della Lucania (sede del tribunale)[79].
Economia
Attualmente nel territorio comunale le attività economiche principali sono il turismo, il commercio e l'artigianato, che hanno occupato il posto che in passato spettava alla pesca e all'agricoltura. Secondo i dati relativi all'anno 2001 risultano insediate sul territorio del comune 132 attività industriali con 321 addetti pari al 17,29% della forza lavoro occupata, 248 attività di servizio con 429 addetti pari al 23,10% della forza lavoro occupata, altre 258 attività riguardano 669 addetti pari al 36,03% della forza lavoro occupata e 36 attività amministrative con 438 addetti pari al 23,59% della forza lavoro occupata. Risultano quindi occupati complessivamente 1.857 individui, pari al 23,88% del numero complessivo di abitanti del comune[80].
Agricoltura
L'agricoltura e la pesca sono attività molto marginali rispetto al passato. Mentre l'agricoltura e l'allevamento erano praticate maggiormente nelle frazioni interne (Castellabate paese, Alano) o nelle enormi distese terriere che si spingono anche fino al mare (Tresino, Ogliastro e Licosa), la pesca era la risorsa principale delle frazioni marine come San Marco e Santa Maria, veri e propri borghi di pescatori. Attualmente le principali attività agricole riguardano prevalentemente prodotti di qualità, come l'olio per la produzione dell'Olio extravergine d'oliva Cilento DOP e quella dei fichi per realizzare i fichi bianchi del Cilento DOP. Buona anche la produzione di vini, specialmente nella zona di Tresino, che riguarda il Tresinus (un Fiano in purezza), il Paestum Fiano (con un uvaggio composto da Fiano, Greco e Trebbiano)[81] e il Cilento DOC. L'allevamento di bufale per la produzione del latte al fine di realizzare la mozzarella di bufala campana DOP riguarda una quantita esigua. Le attività di pesca, invece, riguardano principalmente la pesca alle alici, merluzzo e tonni.
Industria
Nel territorio si registra anche la presenza di piccole aziende, quali cantieri navali per la costruzione di barche (in ferro o legno), e la Zarotti, marchio nazionale che si occupa del confezionamento e della distribuzione di prodotti ittici.
Artigianato
Castellabate, come gran parte del Cilento, ha una tradizione artigianale antica, tramandata nel tempo fra le varie generazioni. La maggior parte della produzione di manufatti dell'artigianato locale riguarda soprattutto il campo della ceramica, vetreria artistica, oggettistica, arte presepiale, ricamo, cucito, uncinetto, pittura su stoffa, decoupage, pittura a mano, arte antica, accessori di moda e la scultura in legno. Sul territorio sono spesso organizzati mercatini, esposizioni, fiere, manifestazioni per incentivare e promuovere l'artigianato locale[82].
Turismo
Turismo balneare
Il turismo di tipo balneare rappresenta la principale risorsa economica del territorio. Grazie alla limpidezza delle sue acque, che ogni anno fruttano l'ambito riconoscimento della Bandiera blu e i primi posti regionali nella Guida Blu di Legambiente, e le caratteristiche del suo territorio, tutelato da Unesco, Parchi nazionali e aeree marine, Castellabate, è uno dei centri della costiera cilentana maggiormente frequentati nel periodo estivo, specialmente nel periodo che va da giugno a settembre. I turisti stranieri, invece, frequentano le coste castellane prevalentemente nei mesi dalle temperature meno afose come quelli di maggio e ottobre. Le punte massime di visitatori in pochi mesi all'anno fanno si che molte delle principali attività legate al turismo (imprese recettizie e di ristorazione) siano operative esclusivamente in quel periodo. Il territorio, nonostante il suo patrimonio architettonico, storico, archeologico, mitologico e paesaggistico non è in grado di attirare l'afflusso di visitatori per l'intero anno.
Turismo nuziale
Dal 2004 sono oltre 400[83] le coppie di innamorati, provenienti da tutto il mondo, che hanno scelto Castellabate come luogo dove celebrare le proprie nozze. In maggior numero il fenomeno riguarda sposini di nazionalità irlandese, norvegese, inglese e statunitense[84]. I luoghi più gettonati per giurarsi amore eterno, quando non sono una delle tante chiese o cappelle presenti nel territorio, riguardano il Castello dell'Abate, Villa Matarazzo, l'antico borgo medievale o una delle tante spiagge sabbiose. Il 21 settembre 2009, anche la principessa Carolina Napoleone Bonaparte ha scelto di unirsi in matrimonio proprio nella cittadina cilentana. Accompagnata all'altare dal padre, il principe Carlo Napoleone, discendente diretto di Jerome Bonaparte, fratello dell'imperatore, la principessa Carolina si è sposata infatti nella Basilica Pontificia dedicata a Santa Maria dell'Assunta, che sorge sul Colle dell'Angelo, nel borgo medievale. Dopo la funzione religiosa gli sposi si sono trasferiti a Palazzo Belmonte, dove si è svolto il ricevimento nuziale al quale erano presenti molti degli eredi delle più blasonate dinastie europee[85].
Turismo cinematografico
Dopo la proiezione nelle sale italiane del film "Benvenuti al Sud" e il successo di pubblico ottenuto, il comune della costa cilentana è divenuto meta di gruppi di turisti che chiedono di visitare il luoghi resi celebri dalla pellicola di Luca Miniero, dando vita ad una forma di turismo alternativo che nasce e si sviluppa sui set cinematografici. Lo stesso fenomeno di turismo cinematografico si era già verificato per altri luoghi resi famosi da fiction come "Elisa di Rivombrosa" e "Il commissario Montalbano"[86]. Le mete principali dei turisti sono il borgo medievale, in particolar modo Piazza 10 ottobre 1123 (set dell'ufficio postale), il Belvedere di San Costabile (set della banda musicale) e Palazzo Perrotti (casa del direttore Alberto), il Porto delle Gatte (scena del ristorante e dei fuochi pirotecnici) e la Marina Piccola (set della festa). Per incrementare tale afflusso turistico sono state poste in essere una serie di iniziative come la proposta di gemellaggio con le altre località figuranti nella pellicola italiana (Usmate Velate) e nel film francese da cui questa trae spunto (Bergues). Inoltre è stata realizzata una mappa contenente le ___location dove sono state girate le principali scene filmiche[86] e appositi banner con foto e frasi che le ricordano, oltre all'esposizone di cartellonistica riguardante Castellabate e il film esposta nelle principali stazioni ferroviarie e svincoli stradali salernitani[87].
Geografia antropica
Frazioni principali
Il Comune di Castellabate è un territorio di circa 37 chilometri quadrati, articolato e variegato, sono presenti infatti 8 frazioni principali sia collinari che pianeggianti e marine.
Castellabate paese
"U' Paese" (nel gergo locale) è un borgo medievale di 745 abitanti situato su Colle S.Angelo a 278 metri s.l.m. da dove domina le sue marine. È il capoluogo comunale solo però da un punto di vista nominale, in quanto di fatto la sede comunale da diversi anni è localizzata nella frazione di Santa Maria. Il centro abitato è interamente ubicato intorno al castello, costruito dall'abate Costabile Gentilcore per difendere il paese e la popolazione dalle scorribande saracene. Dalla terrazza del Belvedere di san Costabile si può scrutare quasi tutto il golfo di Salerno, Capri, Ischia oltre alle marine di Castellabate (Licosa, S.Marco, S.Maria, Lago e Tresino) che ne formano il golfo. Pochi scalini dal castello e si arriva alla Basilica Pontificia S.Maria de Gulia, che, con la facciata cinquecentesca e la sua torre campanaria, come si vede dal litorale, domina il colle. Il borgo conserva ancora la struttura urbana medievale, dove stradine, vicoletti, archi, gradinate, palazzi, cappelle gentilizie, piazze, slarghi e case intercomunicanti si rincorrono senza soluzione di continuità degradando verso il mare in uno degli angoli della costa del Cilento[88]. Il regista Luca Miniero l'ha scelto per girare e ambientare il suo Benvenuti al Sud[89].
Alano
Alano (pronunciata Àlano) è una frazione interna di circa 400 abitanti situata a nord-est di Santa Maria ed a circa 2 km da San Pietro, frazione di Perdifumo, a 26 metri s.l.m. Si divide in Alano basso, la zona pianeggiante che sorge su una valle non distante dalla strada statale 267, e Alano alto, la zona collinare che si affaccia fino all'area di Tresino. Si tratta di una zona legata alla cultura contadina ed è un punto di partenza di escursioni alla scoperta della flora mediterranea. Rappresenta la frazione che negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo demografico maggiore essendo la periferia del centro principale (Santa Maria) e per la vicinanza alle principali vie di accesso. Nella piazzetta del paese è possibile vedere la Chiesa di S.Rosa da Lima, con la statua della Madonna di Lourdes sul campanile che domina il paesaggio, e la ricostruzione della grotta di Lourdes. Le attività economiche principali che si svolgono sul territorio sono quelle relative alla ristorazione e alla carpenteria navale. La frazione, inoltre, è la sede del mattatoio comunale.
Lago
Lago (U' Lao in dialetto cilentano) è una frazione costiera del comune, situata tra S.Maria (a sud), Alano (a est) e Tresino (a nord). La zona nel XII secolo era una palude a causa dello staripamento del fiume Laris che attraversava il promontorio. Probabilmente è per questo motivo che l'area veniva chiamata "Lago". Il nome comunque potrebbe anche derivare dall'aberrazione di "Laris" in "Lao", e poi "Lago". La palude fu poi prosciugata e bonificata dai monaci benedettini nell'anno 1138 sotto l'abate Simeone. È un centro balneare con una forte vocazione turistica e una buona ricettività, sono molteplici infatti i camping, gli hotel e i residence nella zona. La frazione è costeggiata interamente da una spiaggia sabbiosa (di circa 1,5 km), che ricopre una necropoli greca e un'antica cava (la Cava dei Rocchi) con i cui materiali furono costruiti i templi di Paestum, pietre lavorate, macine e strumenti per ricavare il sale marino[13].Il centro della frazione è localizzato presso piazza "Madre Teresa di Calcutta" dove si trova anche la Chiesa Maria SS.Immacolata. Il patrono della frazione è però S.Antonio da Padova, venerato nell'omonima chiesetta costruita nel 1925 tramite una colletta popolare. Il corso del paese è dedicato al suo benefattore maggiore: il Beato Simeone. Dal Belvedere dei Trezeni, situato ai piedi del monte Tresino, è possibile osservare tutto il litorale di Castellabate e di Punta Pagliarola, che con i suoi dirupi e strapiombi chiude il golfo.
Licosa
La leggenda vuole che Licosa derivi il suo nome da Leukosia (Λευκωσία), una delle tre sirene che Ulisse incontrò nel suo viaggio, nell'Odissea omerica. L'attuale Licosa è un promontorio costituente un parco forestale con una tipica copertura vegetale a macchia mediterranea. Un piccolo abitato di 72 abitanti, immerso nella "macchia", ne costituisce la frazione, che si colloca geograficamente tra Ogliastro Marina (separata da questa dal cancello che indica l'inizio della proprietà privata del Principe Belmonte) e S.Marco a sud, dove ci si arriva percorrendo il Vallone alto. Gran parte della località è di proprietà privata, che è stata oggetto del contendere per circa 40 anni tra la famiglia di Achille Boroli, proprietaria dell'Istituto Geografico De Agostini, e la famiglia del principe Angelo Granito di Belmonte, ultimo rampollo di una delle dinastie più antiche d'Italia, che è definitivamente tornato in possesso di tutti i beni immobili[90]. A Punta Licosa si colloca il piccolo porticciolo e Palazzo Granito che con la sua chiesetta laterale (S.Maria del Soccorso) si affaccia su di esso. Le acque antistanti (dichiarate riserva marina) ospitano l'isoletta con il faro, i resti di una villa romano-imperiale e i resti di un pavimento a mosaico sempre di età imperiale. L'isola di Licosa è il risultato dell'inabissamento della costa avvenuto probabilmente intorno al IV secolo a.C. Questa, infatti, un tempo era collegata all'omonimo promontorio di cui narrava già Omero. A sud dell'isoletta è visibile ancora una peschiera (risalente ad un periodo che va dal I secolo a.C. al I secolo d.C.) che serviva all'allevamento di diverse specie di pesci e di murene per i patrizi romani, i quali possedevano numerose ville nel territorio. A nord invece, emergono dal mare colonne, rocchi parzialmente sommersi e sezioni di mura di un antico complesso edilizio, dove sono state anche rinvenute numerose ceramiche greche del V secolo a.C. conservate nel Museo archeologico nazionale di Paestum. Inoltre la costa frastagliata e formata da numerosi strati di roccia (Flysch del Cilento), crea svariate calette naturali a ridosso dell'estesa pineta, dove i pini e gli arbusti si affacciano fino al mare. Il giornalista e scrittore Guido Piovene definisce Licosa nel suo "Viaggio in Italia del '57" come "uno dei superstiti eden italiani"[66].
Ogliastro Marina
Ogliastro Marina ("Ugliastro" in dialetto cilentano da non confondersi con Ogliastro Cilento) sorge nei pressi dell'ingresso (a lato sud) al parco di Licosa. La frazione è composta da quasi 200 abitanti. Il torrente Rio Arena, che sfocia nella Baia Arena, la separa dal comune di Montecorice, in particolar modo dalla frazione di Case del Conte. In passato la sua marina ha ospitato un porto in possesso della Badia di Cava denominato Oliarola, nei cui pressi sorgeva il villaggio come testimonia un documento del 1008[91]. Il centro della frazione è localizzato presso Piazza Giovanni Paolo II, dove si trova la Chiesa di S.Maria delle Grazie, costruita nel 1896. Dalla piazza del paese sono visibili i paesaggi delle colline "Ripe Rosse" (Montecorice), del paese di Acciaroli, della punta di Ogliastro (che molti confondono con Punta Licosa) con il rudere della Torre di avvistamento persa nella macchia mediterranea della pineta. Nella costa di Ogliastro si alternano spiagge sabbiose come quelle della Baia Area che costeggia il lungomare "delle Tartarughe" e quella "della Punta" e calette naturali dove i suoi scogli caratteristici (Flysch del Cilento) dalla pineta degradano verso il mare. Nell'estate del 2006 si è verificato un raro evento naturalistico per queste zone: la deposizione di diverse uova (circa 31), sulla locale spiaggia dell'Arena, di tartaruga Caretta caretta[92].
San Marco
San Marco è un borgo marinaro di circa 1200 abitanti popolato dall'uomo primitivo fin dal paleolitico. Si colloca tra S.Maria e l'ingresso del parco di Licosa, mentre verso l'interno si estende invece fino alla Strada Statale 267, nella località di Torretta (dove è sita l'omonima residenza di marchesi costruita nel 1600). Nel 1168 in documento si parla del casale di "Sancti Marci"[93], ma S.Marco è stato anche un sito di approdo già in epoca romana. Il porto antico, noto come "Erculia" di età romana, fu costruito intorno al I secolo a.C. Tale struttura (di cui oggi si possono ammirare ancora i resti semisommersi) veniva utilizzato dalle navi romane anche di notevoli dimensioni che si trovavano sulla rotta verso l'Africa. Il porto moderno di San Marco (con Capitaneria) fu costruito nel 1954. Esso ospita oggi la flotta di pesca locale e le barche da diporto dei turisti. È scalo del Metrò del Mare. Una passeggiata lungo il mare conduce dal porto fino a piazza Luna Rossa a ridosso della spiaggia sabbiosa del Pozzillo. Lungo la passeggiata si incontra una grotta emersa (dove si sono ritrovati reperti paleolitici) e i resti di una necropoli (i cui ritrovamenti sono esposti nel Museo di Paestum). In questi 800 metri di costa sono presenti inoltre le formazioni rocciose denominate Flysch del Cilento e il caratteristico scoglio del Coccodrillo. Risalendo verso l'interno, dopo alcune costruzioni di fine ottocento, si arriva al centro di San Marco. Nella piazzetta Comunale, si erge la Chiesa di San Marco Evangelista, costruita nel 1915[94]. Nella zona sovrastante il centro si colloca il bosco del Castelsandra, un parco naturale con diverse specie di vegetazione e sentieri naturali. A partire da San Marco e fino a Punta Licosa la fascia costiera presenta inoltre fenomeno di inclinazione a 45 gradi che porta allo scoperto gli strati inferiori delle sedimentazioni terrestri.
Santa Maria
Santa Maria (à Marina in dialetto cilentano) è la frazione più popolosa del comune (4000 abitanti circa), nonché la sua sede comunale, che si estende sulla costa tirrenica dalla zona Lago alla spiaggia del Pozzillo, comprendendo anche la valle di S.Andrea. Nel 1767 si hanno le prime notizie su questo villaggio di pescatori, quando il feudo passò dal marchese di Castellabate Parise Granito al figlio Angelo. Il borgo marinaro si è sviluppato poi intorno al suo centro storico, da cui prendeva anche il nome di "Isca delle Chitarre". La località era conosciuta anche come "Castellabate marina" e "Castellabate Inferiore". Nel centro storico, a via Pagliarola, dove ancora si trovano edifici storici, il vecchio forno e la Cappaella della Confraternita dei Frati Minori, si svolgevano le attività commerciali che riguardavano principalmente le merci (in particolar modo paglia e farina) sbarcate dal porticciolo "u Travierso" o "delle Gatte" (trasmutazione da "porticati"). Questa struttura ad archi, fatta costruire dal Beato Simeone e utilizzata per scambiare i prodotti cilentani con Napoli e Cava, contribuì in maniera considerevole alla crescita economica e militare di Castellabate. Gran parte del centro abitato si estende fra due piazze (Piazza Matarazzo e Piazza Lucia, sede della casa comunale) attraversate dal Corso pedonale Andrea Matarazzo, il salotto dello shopping. Lungo il quale si incontra Villa Matarazzo (la sede del Museo del Mare), fino ad arrivare all'estremità inferiore dove si trova la Marina Piccola, la spiaggia incastonata nel lungomare Perrotti, lunga poco più di 200 metri. Da il nome al lungomare il Palazzo del Barone Perrotti che ingloba Torre Pagliarola, una torre di avvistamento del XVI secolo che faceva parte del sistema difensivo costiero. All'estremità del lungomare, invece, si trova la spiaggia sabbiosa del Pozzillo che arriva fino alla frazione di S.Marco e si estende per poco più di un chilometro. Si affaccia su questa il giardino del settecentesco Palazzo del Principe Belmonte. Nel centro del paese si trova anche la Chiesa a tre navate di Santa Maria a Mare, costruita nel 1837 e da poco elevata a Santuario. Di questa struttura religiosa (denominata Santa Maria “presso il lido del mare”), si ha notizia già nel 1102, quindi risulta antecedente all'insediamento abitativo della frazione e se pur con notevoli trasformazioni è sita nel medesimo posto dove fu edificata inizialmente[95]. Il paese comprende anche altre due lungomari (O.Pepi e Bracale) di circa 1,5 km, dove marine di massi e scogli sono intervallate da spiaggette sabbiose formatosi nelle rientranze della costa. S.Maria è una località turistica balneare, con una buona ricettiva, specialmente nel periodo estivo. Il turismo rappresenta quindi la maggiore fonte di reddito per la sua popolazione, nonché la principale attività della frazione marina di Castellabate. Il panorama di S.Maria dall'alto, la Marina Piccola e il Porto delle Gatte sono alcune delle ___location del film campione d'incassi Benvenuti al Sud.
Tresino
Tresino è un monte (la cui altezza massima raggiunge i 350 metri circa) ricco di vegetazione mediterranea e ancora incontaminato, situato tra la zona Lago e il comune di Agropoli, che deve il suo nome alla presenza dei greci Trezeni o alle tre rientranze della sua costa (i tre seni del Sauco, di Stajno e del Lago). Rappresenta la porta d'accesso settentrionale del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano. La caratteristica baia del Saùco o Vallone (compresa), con la sua spiaggetta, rappresenta il confine comunale a nord, luogo dove inizia l'Area Marina protetta di Santa Maria di Castellabate. Tresino diede i natali a san Costabile Gentilcore, quarto abate della Badia di Cava de' Tirreni, nonché fondatore e patrono di Castellabate. Nel territorio oltre al rudere della chiesa di San Giovanni e del monastero, sono presenti numerosi resti di epoca romana. Dal Belvedere di San Giovanni è possibile osservare viste panoramiche come quella del golfo di Castellabate, della città di Agropoli e della Costiera Amalfitana. Nelle vicinanze si trova una sorgente che sgorga dal promontorio e con un ornato abbeveratorio per gli animali. Caretteristici scogli (come quello "Alto", "della Principessa Saracena", "della Tartaruga" e "della Cassa") contraddistinguono invece la costa, sorvegliata originariamente dalle due torri saracene (ora ruderi) poste alle estremità di Punta Tresino e Punta Pagliarola. Anticamente la zona (denominata Marinelle) tra queste due punte, era la sede del porto di Stajno[96]. L'area di Tresino offre la possibilità di escursioni a piedi, in mountain bike o a cavallo, lungo le strade e i sentieri che attraversano la zona dove sono localizzati ancora numerose costruzioni rurali ora abbandonate, resti di una villa romana, una tomba bisoma e altri antichi ruderi, tutti immersi in una macchia mediterranea ricca di numerose specie sia vegetali (lecci, carrubi, pini marittimi, mirto, corbezzolo, lentisco, ginestre) che animali (vespertilio, tordo bottaccio, magnanina, averla piccola, falco pescatore, gabbiano reale, quaglia, cervone, biacco, ramarro, orbettino, tritone). Il 23 settembre 1985 Tresino è stata dichiarata area naturalistica di grande interesse culturale e perciò è soggetta a leggi di totale conservazione.
Frazioni minori e contrade
- Annunziata: frazione pianeggiante sede dell'area industriale del comune, distante circa 3,6 km dalla sede comunale. L'accesso alla località è nelle vicinanze di San Marco (Strada Statale 267). Confina anche con la contrada Salvatore e Giungatelle, frazione di Montecorice. Nella zona è ubicata la Chiesa dell'Annunziata, dove il 25 marzo si festeggia la santa patrona che da anche il nome alla frazione.
- Caprarizzo: contrada collinare a 150 metri s.l.m. con circa 66 abitanti. Si colloca tra S.Marco e Castellabate distante circa 4,3 km dalla sede comunale.
- Cavafosse: contrada collinare a 23 metri s.l.m. posta a nord della frazione Alano dove vi sono circa 32 abitanti.
- Piano della Corte: contrada collinare posta a circa 150 metri s.l.m. dove risiedono circa 23 abitanti.
- Pietà: contrada di 169 abitanti, posta a 32 metri s.l.m. distante 5,1 km dalla sede comunale.
- Salvatore: contrada a 33 metri s.l.m. posta tra la frazione San Marco e Annunziata a circa 3,0 km dalla sede comunale. Sono circa 68 gli abitanti che popolano la zona.
- San Gennaro: contrada, attraversata dalla strada statale 267 e collocata fra le frazioni Alano e S.Pietro, che dista 3,8 km dalla sede comunale.
- San Leo: contrada collinare posta tra S.Maria e Castellabate, distante circa 3,3 dalla sede comunale.
- San Pietro: frazione di 56 abitanti a 126 metri s.l.m. che rappresenta l'ingresso comunale nord sulla strada statale 267. È distante 6,2 km dalla sede comunale. Deriva il nome dall'omonima frazione confinante del Comune di Perdifumo.
- Starza: località collocata tra S.Maria e il Lago, dista dalla sede comunale 3,2 km[97].
Amministrazione
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Amministrazioni precedenti
Gemellaggi
Altre informazioni amministrative
Il Comune di Castellabate è capofila del Piano Sociale di Zona (Ambito Salerno 7) che comprende altri 41 comuni del Cilento[100]. Dal 1 gennaio 2009 non fa più parte della Comunità Montana Alento-Monte Stella per difetto nei requisiti altimetrici[101].
Sport
Calcio
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
9 giugno 1996 | 2000 | Raffaele Tortora | Sindaco | ||
2000 | 2001 | Alfonso Orlando | Vicesindaco | ||
2001 | 28 maggio 2006 | Costabile Maurano | Forza Italia | Sindaco | |
28 maggio 2006 | 16 maggio 2011 | Costabile Maurano | Casa delle Libertà | Sindaco | |
16 maggio 2011 | in carica | Costabile Spinelli | Lista civica "Insieme per Castellabate" | Sindaco |
Lo sport maggiormente praticato in tutto il territorio è il calcio. Sono due le squadre di calcio che rappresentano il comune: la Polisportiva Santa Maria 1932 (colori sociali giallo-rosso) e la Vigor Castellabate 1969 (colori sociali bianco-blu), entrambe sono iscritte al Campionato campano di Seconda categoria nel girone S. I Leoni di San Marco (colori sociali nero-verde), squadra non più iscritta al campionato regionale campano, rappresentava calcisticamente invece la frazione di San Marco di Castellabate. Le sfide fra le tre squadre comunali sono caratterizzate da una notevole rivalità: infatti le partite fra le tre compagini danno vita a derby molto accesi e sentiti dai residenti delle singole frazioni. Vi è anche una squadra di calcio a 5 femminile iscritta al campionato regionale campano di serie b: il Santa Maria a Mare.
Pallavolo
La "Sole TV Volley Santa Maria" è una squadra di pallavolo maschile e femminile che rappresenta il comune di Castellabate partecipando al campionato campano di seconda categoria. I colori sociali della compagine cilentana sono il giallo e il rosso. Le partite casalinghe si svolgono presso la palestra della Scuola Media Statale "Luigi Guercio" a S.Maria.
Tennistavolo
Nel 2010 nasce il L'Asd Tennistavolo Cilento S.Maria, una squadra di tennistavolo maschile, composta tutta da atleti del posto, iscritta al campionato regionale campano di serie D2 nel girone B. I colori sociali della squadra sono il giallo-rosso e le partite interne hanno luogo nella palestra dell'Istituto Comprensivo sito nella frazione di S.Maria.
Beach Soccer
Ogni anno nel mese di giugno nella spiaggia di Marina Piccola sul lungomare Perrotti a S.Maria viene organizzato un torneo di Beach soccer che vede sfidarsi i ragazzi del posto e delle località limitrofe per la conquista del trofeo finale.
Impianti sportivi
- Campo sportivo comunale "Antonio Carrano" (capacità 200 spettatori a sedere, superficie di gioco in terra battuta): è un impianto sportivo, situato nella frazione Santa Maria, che ospita le partite casalinghe della Polisportiva Santa Maria 1932. Di recente è stato sottoposto a lavori di manutenzione e di amplimaento strutturale che lo doteranno anche di un manto erboso in erbetta sintetica. Ospita le partite del "Torneo Internazionale giovanile della Città di Agropoli".
- Campo sportivo comunale "Acqua di fico" (superficie di gioco in terra battuta): è un impianto di recente costruzione, sito in Castellabate paese, che ospiterà le partite interne della Vigor Castellabate 1969.
- Campo sportivo "Manlio De Vivo" (capacità 80 spettatori a sedere, superficie di gioco in terra battuta): è un impianto di gioco appartenente all'omonimo Istituto M.De Vivo, sito nella frazione di San Marco, che ospitava le partite casalinghe dei Leoni di San Marco. In passato ha ospitato il "Memorial Agostino Di Bartolomei", un torneo di calcio in memoria dell'indementicato calciatore a cui hanno partecipato oltre alla squadra locale società del calibro di Milan, Roma e Salernitana.
- Campo sportivo "Agostino Di Bartolomei" (superficie di gioco in terra battuta): è un impianto calcistico, sito in località Annunziata, dove l'ex calciatore Agostino Di Bartolomei allenava la squadra giovanile locale che portava il suo stesso nome.
Eventi sportivi
- Il mare di Castellabate ospita una delle tappa dei campionati regionali e nazionali di nuoto di fondo e mezzofondo. La gara di 5 km si svolge tra la frazione di San Marco e quella del Lago, dove è previsto l'arrivo[102].
- Il 17 novembre 2008 Castellabate ha ospitato la Coppa del Mondo vinta dagli Azzurri nel Mondiale di Germania 2006[103].
- Nel luglio del 2010 S.Maria ha ospitato una tappa dell'International Beach tennis Master Tour, in una delle sue spiagge (Marina Piccola). Dopo tre giorni di gare ad avere la meglio sono i Campioni del Mondo Alan Maldini e Luca Meliconi che conquistano la tappa di Castellabate. Nel settore femminile il successo è andato invece alla coppia D'Elia/Visani che in finale ha sconfitto il duo Briganti/Bonadonna.[104]
Personalità sportive legate a Castellabate
- Vicente Feola (1909 - 1975), è stato un calciatore e allenatore di calcio italobrasiliano, che ha guidato nel 1958 la Nazionale di calcio del Brasile alla sua prima vittoria nella storia della Coppa del Mondo in Svezia. Le sue origini, come quelle di tutta la sua famiglia, erano di Castellabate[27].
- Agostino Di Bartolomei (1955 - 1994), calciatore italiano di Roma, Milan, Cesena e Salernitana. Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a San Marco di Castellabate (il paese di origine della moglie) dove aveva creato una scuola calcio che portava il suo nome.
- Francesco De Angelis (1960), velista italiano che ha vinto la Louis Vuitton Cup nel 1999-2000 al timone di Luna Rossa. Ha trascorso gran parte della sua infanzia a San Marco di Castellabate[71].
Miti e leggende
In un territorio come Castellabate ricco di storia e tradizioni sono numerosi i miti e le leggende tramandati nel corso degli anni e riguardano per lo più il santo patrono, esseri mitologici, re, principi, belle fanciulle, eroici marinai e padroni terrieri.
San Costabile Gentilcore
Una delle leggende popolare più conosciuta e tramandata è quella legata al culto e la devozione per il protettore San Costabile Gentilcore. Nel secolo XVI le incursioni piratesche lungo il litorale tirrenico erano frequenti, in particolar modo i turchi guidati da Ariadeno Barbarossa con le loro incursioni assediavano, distruggevano e depredavano i paesi costieri. La leggenda narra che cinque navi pirate si dirigevano su Castellabate e che gli abitanti del luogo nonostante le torri costiere di avvistamento e di difesa cosparse lungo la costa, impauriti, lasciarono di fretta le proprie abitazioni per rifugiarsi nella fortezza di Castellabate. Sul fare della sera, proprio quando la speranza di salvezza per gli assediati stava venendo meno, si vide un grande polverone sollevato da circa 700 capre che portavano legate alle corna delle fiaccole. Guidate da un uomo con abiti monacali, si dirigevano verso il litorale, da dove i Turchi si apprestavano a dare l'assalto. Questi pensando che si trattasse di un considerevole numero di armati, pronti a difendere l'abitato, abbandonarono l'intento di assalire il borgo e in tutta fretta tolsero le ancore, dirigendosi verso altri lidi. Successivamente si scoprì che lo stratagemma era stato ideato e realizzato da S.Costabile per salvare la popolazione locale[19].
Santa Maria a Mare
La leggenda narra che nei primi anni del 1800 alcuni pescatori trovarono, nelle acque antistanti la marina di Castellabate, la statua lignea raffigurante una Madonna con Bambino: Santa Maria a Mare. Si suppone che la scultura si trovasse a bordo di una nave a rischio di affondamento per il troppo peso, per cui fu necessario gettare in mare una parte del carico, tra cui la statua della Vergine, avvolta e protetta in una balla di cotone. La credibilità di tale leggenda viene anche avvalorata dal fatto che non esiste una data o una prova certa che possa certificare la realizzazione della sacra effigie. Per cui la tradizione vuole che siano proprio i pescatori a portare a spalla in processione la statua rinvenuta in mare il giorno della sua celebrazione (il 15 agosto). Una storia assai simile circola anche a Maiori, paese con il quale S.Maria di Castellabate condivide proprio il culto di Santa Maria a Mare, grazie forse ai tanti emigranti della costiera amalfitana giunti a Castellabate con l'emigrazione del XVIII secolo a causa della peste che colpì duramente l'altra costa del salernitano [105].
La Sirena Leucosia
Al territorio di Castellabate sono legati alcuni miti e leggende popolari che riguardano le sirene. Si crede, infatti, che il nome del promontorio e dell'isola di Licosa derivi dal mito della sirena Leucosia, che, secondo autori come Strabone e Plinio, qui abitò e qui fu sepolta dopo che si gettò in mare. Anche Omero nell'Odissea accenna a Leucosia, una delle sirene che insieme a Ligea e a Parthenope incontra Ulisse e il suo equipaggio mentre navigava le attuali coste cilentane. L'eroe greco, conoscendo cosa si raccontava di questi esseri marini che con il loro canto ammaliatore adescano i naviganti e non li lasciavano più andare via, si fece legare al palo maestro per udire la melodia e non essere tratto in trappola. Mentre la nave di Ulisse si allontanava dall'isola delle sirene, le ninfe in preda all'ira si gettavano in mare tentando di raggiungere la nave ma, soffocate dalle lacrime e dallo sforzo, annegavano miseramente tra i flutti. Il mare, che aveva assistito ai loro misfatti amorosi, doveva ora ricevere quei corpi posseduti da tanti amanti attirati con l'inganno e poi barbaramente uccisi. Quello stesso mare, quasi a testimoniare che le sirene erano creature della terra, che da essa avevano ereditato tanta cattiveria, decise di restituirle alla costa. I loro corpi senza vita, infatti, portati dalle onde approdarono così in luoghi diversi del litorale Partenope nell'attuale Napoli, Ligea in Calabria e Leucosia a Castellabate. Probabilmente il motivo che ha spinto Omero ed altri autori ad impersonificare Licosa come una sirena ammaliatrice e ingannatrice è perché le sue coste attraggono i naviganti che per ammirarla da più vicino si incagliano come spesso accade nelle sue temibilissime secche. Si racconta, inoltre, che sull'isoletta ci fosse anche un tempio dedicato proprio alle sirene. Altri autori in particola modo il grammatico latino Sesto Pompeo Festo, sostengono che il nome di Licosa sia dovuto invece ad una cugina o una nipote di Enea, sepolta sull'isoletta omonima[19].
Ermigarda
Una leggenda del luogo narra che una volta, dalle parti di Tresino, viveva Ermigarda, la figlia del capo dei Saraceni. Ermigarda era sempre triste e amava la solitudine, ma una mattina, mentre con il suo bianco destriero cavalcava vicino alla costa di Punta Pagliarola, incontrò Octavio, un giovane pescatore bello come un dio greco. Fu un grande amore a prima vista, che li rese felici per giorni e giorni. Ma un triste destino li aspettava, infatti, Octavio un brutto giorno andò a pescare e non tornò più. Così Ermigarda pianse tutte le sue lacrime, cocenti e amare e poi si gettò nel mare per unirsi anche nella morte al suo amato. Ma Nettuno ebbe pietà di lei e la trasformò in uno scoglio col tempo, poco lontano, si formò un nuovo scoglio che presa la forma di Octavio, il suo bel pescatore. Ancora oggi, a Tresino, nelle notti di tempesta, quando il mare sbatte furioso e il vento urla, in quel luogo, si sentono dei suoni arcani e i vecchi pescatori dicono che è Ermigarda che piange il suo perduto amore: un amore durato per tutta la vita e che dura ancora al di là della vita[106].
La campana di San Giovanni
Secondo una leggenda locale, ambientata nel paesaggio di Tresino, in occasione di una delle tante scorribande saracene che hanno interessato tutti i villaggi della costiera cilentana, venne trafugata la campana della Chiesa di S.Giovanni. Nell'allontanarsi dalla acque antistanti Punta Tresino, la nave saracena fu investita all'improvviso, però, da una fortissima mareggiata che le impedì di prendere il largo sino a quando, per alleggerire il carico, i predatori decisero di disfarsi della pesante campana gettandola in mare. Mollata la campana a circa un miglio dalla terra ferma, in un tratto di mare compreso tra Punta Tresino e Punta Pagliarola, la tempesta si placò immediatamente e i saraceni potettero riprendere tranquillamente la rotta verso altri lidi da saccheggiare. Secondo antichi racconti, tramandati nel tempo, la campana giace tuttora sul fondo non essendo stata ancora ritrovata e nello specchio d'acqua (nei pressi della cosiddetta Fossa di San Giovanni) in cui essa è stata gettata nessun pescatore ha mai raccolto le reti dopo avervele calate in mare. Suggestioni e credenze popolari locali hanno fatto sì che si tramandassero numerose notizie e storie legate alla campana di San Giovanni, cui i pescatori attribuiscono un valore inestimabile, tanto che si è giunti a credere che alla mezzanotte di ogni San Giovanni, nella baia di punta Tresino, sia possibile percepire ancora il suono di una campana[107].
Jus Primae Noctis
Un'altra leggenda, legata al periodo in cui Castellabate era sotto il dominio dei feudatari, narra che intorno alla prima metà del 1700, una giovane fanciulla di nome Teresa era stata promessa in nozze al giovane Cipullo, un contadino alle dipendenze del feudatario. Saputo delle imminenti nozze, il signore pretese il diritto della prima notte. II fratelli di Teresa insieme al futuro cognato decisero di non sottoporsi al volere del feudatario e organizzarono un piano per ucciderlo. Un giorno mentre nella torre di campagna, in località Torretta, era in corso una festa e si attendeva il saluto del feudatario da una delle sue finestre, uno dei fratelli di Teresa, sparò un colpo di schioppo in direzione del feudatario ferendolo solo lievemente. Scoperto il complotto, i responsabili furono portati alla residenza del feudatario, che ordinò di decapitarli e di sistemare le loro teste nel cortile in un basamento di pietra, per servire da monito a quelli che osavano ribellarsi. Si racconta che durante i lavori di restauro siano venuti alla luce i teschi dei sette condannati[19].
Curiosità
- Nel 2002 Castellabate (in particolar modo Palazzo Belmonte) ha fatto da sfondo alle foto per il Calendario Pirelli 2003[108].
- Il 20 novembre 2010 a Castellabate, dopo essere diventata ___location del film Benvenuti al Sud, è stato dedicato, grazie alla collaborazione delle Poste, uno speciale annullo filatelico raffigurante uno dei monumenti-simbolo della municipalità (la Basilica Pontificia Santa Maria de Gulia)[109].
- Il 20 novembre 2010 il Comune di Castellabate ha vinto il trofeo "Ciak Festival" del 64º Festival Internazionale del Cinema di Salerno (sezione film turistici) con il film "Castellabate: una risorsa di tesori", un documentario che mostra un percorso che si snoda dal mito alla storia sullo sfondo del paesaggio di Castellabate[110].
- Il 15 e il 16 aprile 2011 si è svolto a Castellabate, nella ___location di Villa Matarazzo e del Castello dell'Abate, il Festival Cinematografico Unitaly, il quale premiava il migliore spot a livello nazionale che aveva come tema l'unità d'Italia. La giuria del concorso è stata presieduta dall'attore e regista italiano Michele Placido[111].
- Il 3 giugno 2011 il vice presidente degli Stati Uniti d'America Joe Biden giunge in visita a S.Maria di Castellabate, il paese in cui si innamorò della attuale moglie Jill. Il secondo di Obama e signora hanno soggiornato nel settecentesco Palazzo Belmonte[112].
- Nel film Femmine contro maschi del regista Fausto Brizzi l'attore Claudio Bisio nomina Castellabate.
Note
- ^ Canino, p.642
- ^ Istituita con D.M. del 21.10.2009 (G.U. n. 82 del 9.04.2010)
- ^ Regione Campania Misure di conservazione per i siti Natura 2000 della Regione Campania. Zone di Protezione Speciale (ZPS) e Siti di Importanza Comunitaria (SIC)
- ^ Il Denaro Specie protetta nel mare di Castellabate
- ^ Cielo, Mare, Terra Gabbiano Corso
- ^ De Santis
- ^ Corriere del Mezzogiorno Il Parco del Cilento si affida a San Costabile
- ^ a b Comune di Castellabate Gli ambienti naturali del territorio di Castellabate
- ^ CinqueColonneMagazine FiorevagabondO… In CampaniA: Castellabate, “Qui non si muore”
- ^ a b Cronache Cilentane 160 anni di banda a Castellabate, raduno bandistico con 7 gruppi
- ^ erg7118.casaccia.enea.it/profili/tabelle/517%20%5BCapaccio%5D%20capoluogo.Txt Tabella climatica
- ^ Corriere della sera Castellabate/Statistiche
- ^ a b Pellecchia, p.45
- ^ a b Comune di Castellabate La storia
- ^ Scognamillo
- ^ Comunale, p.71
- ^ Comunale, pp.71-72
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- ^ a b c d e f g h i j k Genius loci, progetto di promozione e valorizzazione del territorio I percorsi di "Genius Loci" Campanili. Paesaggio - ambiente - architettura per conoscere e valorizzare il territorio
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