Plagio

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Il termine plagio ha varie sfacettature a seconda del campo in cui viene utilizzato, e indica generalmente una forma di coercizione della volontà di una delle due parti in causa, da parte dell'altra.

Diritto

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Diritto penale

In diritto penale, plagio era il delitto contemplato all'articolo 603 del Codice Penale Italiano, che stabiliva pena di reclusione da 5 a 15 anni per chi sottoponesse "una persona al proprio potere in modo da ridurla in totale stato di soggezione".

La Corte Costituzionale, con sentenza n. 96 del 08/06/1981 ha cancellato il reato di plagio dall'ordinamento giuridico penale "in quanto contrasta con il principio di tassatività della fattispecie contenuto nella riserva assoluta di legge in materia penale, consacrato nell'art. 25 della Costituzione". Nella sovracitata sentenza la corte ha per la prima volta consacrato il Principio di precisione in materia di legge penale come corollario della riserva tendenzialmente asoluta di legge ex art 25 della Costituzione.

Tuttavia anche oggi è possibile essere accusati di "circonvenzione di incapace", reato con sfumature semantiche simili, poiché implica la coercizione di un soggetto non in grado di ribellarsi.

Diritto commerciale

In diritto commerciale, il plagio è quel reato, nel campo dei prodotti di ingegno come la letteratura, l'arte e la scienza, corrispondente alla "contraffazione" nel campo dei prodotti industriali; è previsto e punito dalla legge n. 633 del 1941 sul diritto d'autore.

Psicologia

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Si parla di plagio quando una persona subisce una manipolazione che ne influenza la personalità; nella psicoterapia, in particolare, è l'abuso del transfert a fini non curativi da parte del terapeuta, che infrange la deontologia professionale.

Il plagio, in casi estremi, può comportare un fenomeno di "spersonalizzazione" del soggetto. L'effetto è devastante al punto che spesso viene diagnosticato come schizofrenia.

Politica e Religione

A volte viene accusata di plagio (detto anche lavaggio del cervello) una religione, una setta o una ideologia quando essa mette in atto metodi di persuasione che si ritiene manipolino il libero arbitrio di una persona, in modo da portarla a decisioni altrimenti aliene alla propria volontà.

Tali accuse sono state formulate, a diverso titolo, alla religione in generale da parte del comunismo ("la religione è l'oppio dei popoli" diceva Karl Marx); al nazismo e al comunismo da parte di vari studiosi occidentali (esponenti della Scuola di Francoforte e ricercatori della CIA); ad alcuni movimenti religiosi (anche cattolici) e a varie sette da parte di alcuni stati (Francia e Olanda) che hanno compilato liste apposite ed istutuito leggi in proposito.

La teoria del "lavaggio del cervello" è controversa nella sua definizione e incontra il diritto alla libertà religiosa dei cittadini che, d'altro canto, si vorrebbero tutelare da abusi della loro credulità per scopi ed interessi non sempre eticamente limpidi. Alcune sette, infatti, propongono un cammino iniziatico particolare del quale è difficile definire i contorni attuativi, tendenza comune a gruppi religiosi di piccola dimensione.

La teoria del "lavaggio del cervello" è da alcuni rifiutata (almeno nella sua pretesa infallibilità e durata sugli individui soggetti a condizionamento), ritenendo che non si possa condizionare del tutto e per lungo tempo un essere umano, anche se in forma minore e con tecniche di persuasione ed intimidazione appropriate è comunque possibile un forte condizionamento, ad esempio in certe sette. In psicologia è infatti accertato che, in individui con bassa forza di volontà e alto livello di suggestionabilità, sia possibile un livello di coercizione tale dallo spingere ad atti contro la propria volontà.

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