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Montella[5] è un comune italiano di 8.013 abitanti[6] della provincia di Avellino, in Campania, nella regione storica dell'Irpinia. La zona era abitata già nel periodo neolitico. Il paese nasce come villaggio sannita nel I millennio a.C., per poi diventare municipio romano e comune sotto i Longobardi[7].

Montella
comune
Montella – Veduta
Montella – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Campania
Provincia Avellino
Amministrazione
SindacoFerruccio Capone (lista civica Montella libera) dall'8-6-2009
Territorio
Coordinate40°51′00″N 15°01′00″E
Altitudine556 m s.l.m.
Superficie83 km²
Abitanti8 013[1] (31-12-2010)
Densità96,54 ab./km²
FrazioniTagliabosco
Comuni confinantiGiffoni Valle Piana (SA), Acerno (SA), Serino, Volturara Irpina, Montemarano, Nusco, Bagnoli Irpino, Cassano Irpino
Altre informazioni
Cod. postale83048
Prefisso0827
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT064057
Cod. catastaleF546
TargaAV
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona D, 2 002 GG[3]
Nome abitantimontellesi
Patronosan Rocco
Giorno festivo16 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Montella
Montella
Sito istituzionale
«Montella et gelidi valete fontes / et silvae et nemore alta castanetis[4]»

È nota per la produzione della Castagna di Montella, cui è riconosciuto il marchio IGP.

Geografia fisica

 
Il panorama dei Monti Picentini dal Monte Sassosano.
 
Il paese con lo sfondo del Monte Piscacco

Il territorio, sito nel Parco regionale Monti Picentini e prevalentemente montuoso, è rinomato per la bellezza del paesaggio. Montella fa parte della Comunità montana Terminio Cervialto, dal nome dei due monti alle piedi dei quali si sviluppa (il Terminio, che raggiunge quota 1.806 m s.l.m., e il Cervialto, 1.809 m s.l.m.) . Numerosi i punti di osservazione panoramica: le Ripe della Falconara; il Pizzillo; il tratturo regio da Montella al Castello del Monte; la Foa sulla sommità del monte Sassetano che domina l'abitato.

Il fiume Calore ha la sua sorgente nel comune di Montella. Importanti sono le valenze paesaggistiche, in particolare l'altopiano di Verteglia, vasto e ricoperto da faggi; tra le numerose grotte esistenti, la Grotta dei Cantraloni e la Grotta del Caprone.

Fauna

Ricca è la fauna del territorio montellese, anche se molto meno rispetto alla prima metà del secolo scorso. Le specie sono quelle tipiche della catena appenninica.

Mammiferi

Le montagne di Montella hanno sempre ospitato il lupo, da cui prende il nome l'Irpinia. Sono pochi oggi gli esemplari presenti (la popolazione è stata decimata nella seconda metà del secolo scorso ad opera soprattutto dei pastori). Non è difficile imbattersi nella volpe, che a differenza di altri, è solita scendere in paese durante la notte. Diffusi nelle campagne sono la talpa, il riccio, il tasso, la puzzola, la faina e la martora; la lepre, tipica di queste zone si può considerare estinta, dato il sopravvento di altre sottospecie europee. Le montagne ospitano anche il cinghiale.

Rettili e Anfibi

Per i rettili, sono presenti varie specie di lucertole. In particolare possiamo citare la lucertola muraiola, il ramarro; e l'orbettino, un'Anguidae. Sono inoltre presenti diverse specie di bisce e vipere.

Sono presenti sia anfibi Urodeli che Anuri; grazie alla presenza di molti corsi d'acqua e laghetti, tra i primi, la salamandra pezzata e la salamandrina dagli occhiali, ambedue molto rare; nei pressi dei pozzi è facile trovare il tritone, crestato e italico. Degli anuri, Verteglia in special modo ospita la rana verde, la rana appenninica e la rana agile. In località Acque della Madonna, sempre a Verteglia, e nel periodo riproduttivo, è vasta la presenza del rospo e della raganella.

Uccelli

 
Montella sotto la neve
 
Valle del Torrente Sorbitello

Dal 1994, sul massiccio della Celica, è tornata l'aquila reale che aveva abbandonato il luogo. Si trovano anche la poiana, il gheppio, il falco pellegrino, lo sparviero, la civetta, il barbagianni, il biancone e l'astore. Sul Fiume Calore, e durante i periodi di migrazione, si fermano la cicogna bianca, l'airone cenerino e il germano reale.

Flora

La flora è varia, e cambia al variare dell'altitudine.

Al di sopra dei 500 metri troviamo castagni e faggi, folti boschi cedui e fustaie. Presenti anche latifoglie e querce come il cerro o la roverella. In minore presenza troviamo il carpino bianco, orientale e nero. Un'altra specie presente è l'ontano napoletano. Nelle zone più calde, esposte a sud, troviamo il leccio e l'orniello. Non mancano essenze tipiche della fascia mediterranea come la fillirea e il corbezzolo.

La collina è in gran parte occupata da coltivazioni di nocciolo e castagno. Troviamo ancora, lungo i corsi d'acqua, salici, pioppi, e l'ontano nero. Salendo compaiono l'acero e il faggio.

Nel boschi si trovano fragoline, mirtilli, lamponi, una certa varietà di funghi e il tartufo nero.

I fiori presenti, oltre al diffusissimo "Chrysanthemum leucanthemum", ossia la Margherita comune, sono i ranuncoli, le viole, le campanule, i bucaneve, i crochi, le genziane e gli anemoni oltre a varie specie di orchidee. Ricca è la presenza di piante aromatiche, come il timo, la santoreggia, il rosmarino, l'origano, la melissa, la maggiorana.

Risorse idriche

 
Cascata della Lavandaia
«Ocelle fluminum Calor, Calor pulcher
Calor bonarum cura, amorque Nimpharum,
Quem Coerulum fovens caput sinu blando
Montella secum amore vincit aeterno[8]»

Data la sua grande riserva idrica Montella è in grado di fornire acqua a molte zone della Campania e della Puglia. Le risorse idriche di Montella alimentano l'Acquedotto pugliese attraverso le opere di captazione ubicate nel comune di Cassano Irpino.

 
Il fiume Calore scorre sotto il ponte romano del I secolo a.C.

Nel territorio del comune di Montella si trova la sorgente del fiume Calore, la principale per portata e importanza, vi sono le sorgenti delle sull'altopiano di Verteglia; sempre a Montella si trovano le sorgenti dell'Acqua degli Uccelli ai piedi del monte Terminio, delle Acque Nere, della Tufara, il torrente Jumiciello tra il monte Sassetano e il monte Tufara, le sorgenti della Scorzella, torrente che affluisce nel fiume Calore, il torrente Santa Maria nell'omonimo vallone che attraversa il paese, il Lacinolo e il Bagno della Regina.

Sul territorio sono presenti tre cascate:

  • La cascata della Madonnella: è difficile vederla dalla strada; Crea un suggestivo scenario dal quale è possibile anche pescare.
  • La cascata del Fascio: costruita appunto in epoca fascista per convogliare le acque nell'acquedotto di Montella, è uno dei luoghi di partenza delle escursioni, è raggiungibile e osservabile facilmente.
  • La cascata della Lavandaia (la Pelata): già presente al tempo della realizzazione dell'omonimo ponte (I secolo a.C.) fu sottoposta a lavori di rifacimento nel XV sec. per alimentare il mulino voluto dai cittadini. È facile osservarla anche dalla strada. È ancora visibile sulla sommità il vecchio sistema di chiuse meccaniche, originali dell'epoca. Del mulino pubblico restano ancora delle parti.

Grotte

Il sottosuolo del territorio presenta varie insenature, passaggi, aperture, condotti e caverne, dati dal fenomeno carsico a cui sono soggette le montagne. La più grande tra le grotte e quella detta "del Caprone". Le grotte sono diverse ed in parte esplorate ed esplorabili. I fenomeni di superficie comprendono inghiottitoi e doline, molto presenti nella zona di Verteglia.

Clima

Montella, situata tra i 550 e i 700 metri circa di altitudine, gode di un clima continentale: l'inverno è rigido con frequenti piogge, nebbia e molta umidità. Tra dicembre e febbraio non mancano le nevicate. In questi periodi capita che le temperature scendano al disotto dello zero. In primavera e agli inizi dell'autunno sono frequenti brina e gelate, mentre in estate la siccità predomina sul territorio con rare piogge e venti di ponente e di scirocco. In questo periodo le temperature raramente superano i 35 gradi, ed il clima secco rende la città molto vivibile rispetto a tante metropoli.

Storia

Dalle origini alla conquista romana

 
Il Castello del Monte, opera longobarda realizzata su un precedente insediamento di epoca romana.

Non sappiamo molto in merito ai primi abitanti della zona di Montella, ma il ritrovamento di reperti dell'età del bronzo fanno pensare che la zona fosse già abitata nel III millennio a.C.

Quello che è certo è che attorno al 500 a.C. circa alcune tribú sannitiche irpine si insediarono nella zona compresa tra il fiume Calore e il fiume Lacinolo. Di ciò si può esser certi poiché nella zona bassa dell'odierno abitato di Montella sono stati rinvenuti numerosi reperti databili dal 500 a.C. fino a tutto il periodo della dominazione romana.

Nel periodo immediatamente antecedente la conquista romana, le tribú irpine ebbero come loro punto di interesse religioso e militare il luogo che oggi viene denominato Montella piccola, che doveva essere un presidio militare realizzato con le tecniche proprie di quelle popolazioni: una semplice palizzata con al massimo dei contrafforti in terra battuta. Certo è da dire che il popolo dei Sanniti, di cui la tribú Irpina era parte, costruiva in alcuni casi anche strutture notevoli usando massicci blocchi di pietra bianca, ma nel territorio di Montella tali opere non ve ne sono, perciò si potrebbe convenire che il punto di interesse di Montella piccola sia stato munito di una protezione in terra battuta o argilla con palizzata di legno. Tale struttura non è collocata nel moderno abitato di Montella ma più in direzione del fiume Calore, in alto, sul versante del m. Salvatore.

Gli Irpini, che insieme ai Pentri e ai Caudini erano parte importante della confederazione militare sannitica, combatterono contro i Romani nelle famose tre Guerre sannitiche. Le legioni Romane ebbero il sopravvento e l'egemonia di Roma si estese su tutto il territorio interno della Campania. Montella divenne municipio romano.

Il Medioevo

 
Castello del Monte (VI - X sec.)

In epoca longobarda Montella fu sede di un importante gastaldato, data la sua collocazione strategica tra il beneventano e il salernitano. Un notevole posto di guardia dell'epoca medievale era il Castello detto della Rotonda, di cui oggi sono ancora visibili i ruderi.

Durante la dominazione Normanna e Sveva Montella, diventata contea, fu feudo dei signori d'Aquino (dal 1174 al 1293), sotto il dominio dei quali nacque Rinaldo d'Aquino, rimatore della scuola poetica siciliana. Tommaso II d'Aquino era signore del feudo quando nel 1222 frate Francesco d'Assisi, durante il suo viaggio di ritorno dal Santuario di S. Michele Arcangelo del Gargano, si fermò nei pressi di Montella, nel bosco di Folloni; decise di lasciare in quel luogo alcuni frati affinché edificassero un dormitorio e convertissero con la loro missione i ladri che infestavano il bosco. Sorse così il monastero di San Francesco a Folloni che tutt'oggi partecipa in maniera attiva alla vita della comunità. Testimonianza di quel passaggio è l'affresco di Giotto nella Basilica superiore di Assisi che raffigura il miracolo de "la morta di Montemarano", paese vicino Montella.

Dopo un periodo di miseria sotto il dominio angioino, con l'arrivo degli Aragonesi Montella passò sotto il dominio dei conti Cavaniglia, venuti nel Regno di Napoli dalla Spagna al seguito di Alfonso V. Il paese conobbe un periodo di splendore. Nel 1445 la tenuta dei Cavaniglia ospitò una memorabile battuta di caccia cui prese parte il Re Alfonso il Magnanimo. Durante la signoria di Troiano I Cavaniglia, il Palazzo di Corte fu frequentato dagli accademici pontaniani, oltre che da pittori e intellettuali provenienti da diverse parti del Regno.

Delle numerose testimonianze rimaste della signoria dei Cavaniglia la più importante è sicuramente il mausoleo di Don Diego I Cavaniglia, glorioso capitano, ferito a morte durante la battaglia contro i Turchi ad Otranto, opera di Jacopo della Pila. Dopo i Cavaniglia, famiglie feudatarie di Montella sono state i De Tolfa, i Grimaldi, i Sauli e, in ultimo, i D'Oria. Ultimo feudatario di Montella fu il principe Marcantonio II D'Oria.

Periodo borbonico e epoca contemporanea

 
Il Principe Umberto di Savoia al balcone del Municipio di Montella nel 1936

Ebbe un ruolo considerevole nel Regno delle Due Sicilie nuovamente per la sua posizione di confine, tra il Principato Ultra, attuale beneventano, e il Principato Citra, attuale salernitano. A Montella soggiornò Giuseppe Bonaparte di ritorno dalle Puglie, presso il Palazzo dei Lepore. Montella diede i natali al marchese Michelangelo Cianciulli, Ministro di Grazia e Giustizia delle Due Sicilie e Reggente delle Due Sicilie nella fase di passaggio dai Borbone all'occupazione francese.

Per Montella il lungo periodo feudale ebbe termine agli inizi del XIX secolo, proprio ad opera del Cianciulli, estensore, quale Ministro della Giustizia del Regno, delle leggi eversive della feudalità.

Durante la Seconda guerra mondiale, la Piana del Dragone, nel territorio montellese, è uno dei punti strategici delle Grandi manovre del 1936. In quel periodo per più volte il Principe ereditario Umberto di Savoia sarà ospite del Convento di San Francesco a Folloni, cui rimarrà legato e a cui donerà la statua che ancora oggi si trova nella nicchia sul portale principale della chiesa. Nel 1936, Mussolini insieme a Vittorio Emanuele III passeranno per Montella per supervisionare le operazioni militari.

Il Terremoto dell'Irpinia

Montella come tutti i comuni dell'Irpinia fu gravemente colpita dal terremoto del 23 novembre 1980. I morti furono quattordici, vasto il patrimonio edilizio, anche storico, gravemente danneggiato o irrimediabilmente distrutto. La ricostruzione si è protratta per tutti gli anni ottanta e novanta, e oggi si può dire terminata.

Simboli

 
Panorama su Montella

Stemma, Gonfalone e statuto

  • Dallo Statuto del comune si legge:
«Il Comune, negli atti, nel gonfalone e nel sigillo si identifica con il nome "Comune Civitas di Montella" e con lo stemma che ne è l'emblema tradizionale e riconosciuto e di cui si è in libero e pacifico possesso che di seguito si descrive: "Scudo dal campo smaltato d'azzurro con figure araldiche ispirate al regno vegetale e celeste. Presenta nel capo tre stelle ordinate in fascia a cinque punte smaltate d'oro e, nella punta, tre monti accostati smaltati di verde. Il tutto in una orlatura d'oro posta con distacco dai lembi dello scudo. Lo stemma è sormontato da una corona formata da un cerchio aperto adorno di pietre preziose (cinque visibili) smaltate di rosso e di azzurro, con due cordonate nei margini e sostenente una cinta, sormontata da una merlatura a coda di rondine e il tutto d'oro. Ai lati dello scudo e sotto vi sono due ramoscelli, uno di ulivo e uno di quercia smaltati di verde e legati da un nastro rosso".»

I Monti in questione sono il S. Martino, il Monte e il Torriello. Nell'atrio del primo piano del Liceo Scientifico R. d'Aquino, vengono ben evidenziati su un olio su tela a cura di Carmine Palatucci. Il dipinto è corredato di spiegazione e note storiche.

  • Per il gonfalone:
«...consiste in un drappo d'azzurro con bordatura dorata e frangia d'oro in punta, caricato dello stemma sopra descritto, con l'iscrizione recante la denominazione del Comune. Le parti di metallo e i cordoni sono dorati.»
  • Lo statuto del comune è disponibile anche su internet, e liberamente consultabile.

Monumenti e luoghi d'interesse

Architetture religiose

La chiesa madre è la chiesa di Santa Maria del Piano, risalente al XVI secolo, situata sulla piazza centrale, a una navata con cappelle laterali; di grande valore storico artistico è il portone di legno intagliato, opera del 1585; all'interno, da ricordare la croce astile del 1457, opera di oreficeria angioina.

Ancora, da ricordare sono le chiese della Madonna della Libera, di San Michele Arcangelo e Madonna Santissima Addolorata, sulla cui facciata è un'iscrizione in caratteri gotici alto medievale, di San Nicola, di Santa Lucia, di Sant'Anna. Ogni chiesa (o quasi) è associata ad una delle cosiddette "congreghe" dove si riuniscono le varie confraternite.[9].

Convento di San Francesco a Folloni

  Lo stesso argomento in dettaglio: Convento di San Francesco a Folloni.
 
Il Convento di San Francesco a Folloni (XIV - XVIII sec.)

Il Convento di San Francesco a Folloni, dichiarato monumento nazionale, è senza dubbio il più importante monumento dal punto di vista artistico-culturale del paese. Il convento deve il suo nome al luogo dove fu fondato, a quanto sembra, dallo stesso San Francesco nel 1222 (il Bosco di Folloni). Il primo documento scritto che accerta l'esistenza del convento è del 5 gennaio 1322[10]: si tratta del rinnovo di un antico privilegio concesso ai frati dal principe di Taranto, Filippo I d'Angiò, e da sua moglie Caterina di Valois. Questo privilegio, consisteva nel permesso di poter pescare nel fiume Calore, attiguo al convento, poter fare legna nel bosco di Folloni, e poter macinare al Mulino del paese. Atri privilegi ottenne il convento dalla regina Giovanna I nel 1374, privilegi che confermavano e accrescevano le concessioni benevolmente elargite dagli Angioini, suoi predecessori, a partire da Carlo I d’Angiò che, insediatosi sul trono di Napoli nel 1266, d'accordo con papa Clemente IV, restituì libertà agli ordini monastici. Come attestano i documenti d’archivio conservati nella Biblioteca, la fabbrica diventò nei secoli sempre più imponente grazie ai benefici dei sovrani che si succedettero sul trono di Napoli e alla generosità dei feudatari. Imponente la trasformazione che il complesso visse soprattutto nel secolo XVI, cui sicuramente non fu estranea la famiglia Cavaniglia.

File:Monumento sepolcrale Dieg I Cavaniglia.jpg
Jacopo della Pila, Monumento sepolcrale di Diego I Cavaniglia nel convento di San Francesco a Folloni, fine XV secolo
File:San Francesco a Folloni.JPG
Il portale di accesso al Convento di San Francesco a Folloni (XVIII sec.)

L'attuale complesso architettonico è frutto di un rinnovato intervento edilizio della metà del '700, reso necessario in seguito al terremoto dell'anno 1732. I lavori consistettero nella costruzione di una nuova chiesa in stile barocco-rococò, ruotata di circa 90° rispetto alla precedente e realizzata più alta di 180 cm. Della vecchia chiesa rimane l'abside, oggi Cappella del Crocifisso, che di fatti si trova ad un livello inferiore. Annesso alla chiesa è il campanile che conserva, assieme al porticato adiacente, l'impianto della seconda metà del XV secolo. Allo stesso programma edilizio appartiene il chiostro, interposto ai due ambienti precedenti, che ha occupato il luogo dell'antica chiesa, sin dal Trecento annessa al chiostro, oggetto della recente indagini di scavo. Tutta la restante parte della fabbrica è relativa agli spazi conventuali, insistenti anch’essi su aree frequentate già dalle prime comunità religiose. Fa parte del convento anche la camera da letto di re Umberto II di Savoia, più volte ospite dei frati durante la seconda guerra mondiale. All'interno della chiesa, si ammirano gli stucchi della metà del settecento del maestro Francesco Conforto; splendido il pavimento maiolicato datato 1750. Nell'ala destra del transetto, la lastra tombale della contessa Margherita Orsini, datata 1521, e nella sacrestia, il monumento sepolcrale del marito di questa, Diego I Cavaniglia, conte di Montella dal 1477 al 1481, morto a Otranto nel combattimento contro i Turchi, opera di grande interesse artistico, realizzata dallo scultore Jacopo Della Pila a fine XV secolo. Entrambi i monumenti funebri si trovavano già nell'antica chiesa quattrocentesca, e furono successivamente trasportati nella nuova chiesa.

Gli scavi iniziati dopo il terremoto del 1980 hanno portato alla luce i resti della chiesa tre-quattrocentesca, oltre a numerosi reperti. Tra questi, lo scheletro e le vesti funerarie del Conte Cavaniglia, il cui sarcofago si trova nella sacrestia della chiesa. Tra le vesti ritrovate del conte, la giorneà, sorta di casacca che si portava sotto l'armatura, che rappresenta un unicum al mondo dato che non sono stati ad oggi rinvenuti indumenti simili ad essa[11].

  Lo stesso argomento in dettaglio: Diego I Cavaniglia.
Museo dell'Opera e Biblioteca

Nel Museo dell'Opera annesso al Convento di San Francesco sono conservati i beni artistici accumulatisi nei secoli. Di grande valore storico e artistico i paramenti sacri in broccato di seta del XVI secolo. Fanno parte della collezione del museo arredi e suppellettili lignee, ceramiche, argenti, stoffe, stampe che vanno dal XV al XIX secolo, nonché numerose reliquie. Dal 2011 è esposta la giornea del conte Diego I Cavaniglia, morto nel 1481; rinvenuta nel 2004 e sottoposta a lungo resaturo, costituisce l'unico esempio di questo indumento ancora esistente al mondo[11].

Annessa al museo è la Biblioteca. Istituita nel XV secolo, fu saccheggiata dopo la soppressione del convento in epoca Borbonica. Ripristinata negli anni Trenta del secolo scorso, conserva opere edite in Italia e all'estero dai primi del 1500 a tutto il 1700. Coserva attualmente circa 20.000 volumi.

Gli scavi della necropoli medievale

Nel 2007, durante lavori di manutenzione nel chiostro, viene alla luce per caso sotto il livello del pavimento una necropoli medievale francescana. Unico esempio per il Mezzogiorno d’Italia, casi analoghi sono attestati soltanto in alcuni contesti, oggetto di scavo, in Italia settentrionale. I 22 corpi sono stati rinvenuti con le braccia incrociate sul petto ed un cuscino di pietre.

Databili dal 1190 al 1550, alcuni resti potrebbero appartenere a quei frati che, insieme a Francesco d’Assisi, si misero in cammino per diffondere la regola francescana nelle terre di Puglia e che il Santo decise di lasciare proprio a Montella, per fondarvi un convento. Sono in corso attualmente (2012) studi realizzati dall'Istituto Suor Orsola Benincasa e dell'University of Southern Denmark.

Santuario del Santissimo Salvatore

 
Santuario del S.S. Salvatore

Il Santuario del Santissimo Salvatore, sull'omonima montagna, è una meta che figura negli itinerari giubilari vaticani.[12] Una scalinata in marmo di inizio novecento porta, tramite un cancello sulla sommità, allo spiazzale che circonda il Santuario e la Casa del Pellegrino. Qui si trova il cosiddetto "pozzo dei miracoli", che ricorda il miracolo che sarebbe avvenuto nel 1779, quando si dice improvvisamente si aprì una sorgente sulla sommità del monte. In realtà il pozzo è asciutto ormai da anni. La chiesa, di impianto settecentesco, ma fortemente modificata dagli interventi realizzati negli anni '60-'70 con i contributi degli emigranti, è di modesto valore architettonico (riconducibile unicamente al particolare contesto). È a navata unica, con un all'ingresso tre porte di bronzo, delle quali le due laterali sono state realizzate dall'artista Antonio Manzi in occasione del giubileo del 2000. Di originale rimangono alcuni stucchi e l'altare settecentesco, in marmo policromo, su cui si trova la statua del Santissimo Salvatore, con la caratteristica veste rossa e blu, la corona d'oro e, nella mano destra, la sfera celeste. Alla sinistra dell'altare vi sono una statua in bronzo e delle targhe che ricordano tutti i caduti di Montella.

Complesso del Monte

 
In primo piano il Castello del Monte con, sullo sfondo, il centro storico di Montella
 
Il Monastero del Monte visto dall'interno delle mura

Il complesso del Monte comprende:

  • la Chiesa di Santa Maria della Neve;
  • il Monastero del Monte;
  • il Castello Longobardo;

Di grande interesse storico è il sito del castello Longobardo del X secolo con l'insediamento adiacente risalente al VI-VII secolo. Gli scavi condotti negli anni '80 hanno riportato alla luce reperti di epoca longobarda e alto-medievale, tra cui monete e frammenti di affreschi, oltre a sepolture riconducibili allo stesso periodo. Sono oggi visibili il corpo centrale, il donjon, le mura di cinta e i ruderi delle stanze della nobiltà. Nel 1293 Carlo II d'Angiò confiscò il castello ai Principi di Taranto per farn luogo di svago. A Re Carlo II si deve la realizzazione della cisterna e del sistema di canalizzazione delle acque. Nel XIV secolo, per volere dei d'Aquino, feudatari di Montella, vennero rinnovate la torre del XII secolo e si realizzarono opere di miglioramento del Palatium, con la realizzazione delle decorazioni pittoriche. Il Castello fu abitato dai Conti Cavaniglia nel XV secolo, e durante la loro signoria ospitò nel 1445 una memorabile battuta di caccia cui prese parte il Re Alfonso il Magnanimo. Venne abbandonato definitivamente nel corso del XVI secolo, con il trasferimento degli ultimi abitanti e la realizzazione del nuovo Palazzo di corte a valle.

La chiesa è ad una sola navata con altari minori in legno con pale lignee; tra queste, quella raffigurante la "Madonna dell'umiltà" del XIV secolo.

Il monastero è stato edificato tra il 1554 e il 1586 sulla preesistente Chiesa al Monte di Pietà, a 760 m di altezza, in una zona dove la cinta muraria ed il castello ne confermano la presenza in epoca longobarda. Fu affidato ai Minimi Conventuali Riformati di S. Francesco sostituiti nel 1603 dagli Osservanti riformati. Nel 1613 nel convento viveva una comunità di 12 padri e di parecchi fratelli laici. Il feudatario Antonio Grimaldi, nel 1642, donò al Monte di Pietà il giardino adiacente al convento, già dipendenza del castello. Ha subito nei secoli diverse modifiche: la struttura è a pianta quadrata e con il tipico chiostro con volte a crociera affrescate nel XVII secolo da Michele Ricciardi. Interamente recuperato e reso fruibile, i piani più alti saranno destinati a ritiri spirituali, rimanendo comunque possibile visitare le celle. I locali inferiori, dove si svolgeva la vita dei frati, sono visitabili per intero usufruendo dei percorsi predisposti dalla sovrintendenza ai beni culturali anche per mezzo di pannelli illustrativi presenti in ogni area. Il vecchio orto del convento si trova nello spiazzale adiacente al castello; è stato recuperato e vi sono state piantate le stesse colture dell'epoca medioevale che davano sostentamento ai monaci.

Architetture civili

 
Palazzo Bruni Roccia, sec. XVIII
 
Facciata di Palazzo Abiosi, sec. XV - XIX

Sulla piazza principale è di gran pregio il Palazzo Abiosi, proprietà della omonima famiglia baronale, con l'annesso parco di oltre 10.000 m², esempio di giardino all'italiana, di cui si ha notizia già nel XV secolo. Più volte risistemato e ingrandito, conserva l'originale impianto articolato intorno a due corti-patii, con le botteghe che danno sulla piazza e gli appartamenti nobili al primo piano, è emblematico della tipologia della "casa a corte" prevalente nel Sud Italia fino alla prima metà del XX secolo.

Nel rione Garzano, nella parte alta di Montella, è da ricordare il sette-ottocentesco Palazzo Bruni Roccia e, di fronte, quello della famiglia Capone, quasi interamente ricostruito dopo il terremoto del 1980.

 
Villa Trevisani, sec. XVIII

Nel rione Serra, si trova la settecentesca Villa Trevisani e a poca distanza la casa Carfagni, costruita sulle mura di epoca medievale;nello stesso rione, sulla sommità, sono visibili i resti del Palazzo Virnicchi, che sembra abbia dato i natali al poeta Rinaldo d'Aquino nel 1221, e che ingloba al suo interno i resti di una torre di probabile epoca saracena. Nel rione Sorbo è architettonicamente rilevante il Palazzo Coscia, anch'esso sette-ottocentesco ma di impianto precedente.

 
Villa Elena, sec.XX

Il terremoto unito ad altre concause che qui è meglio non approfondire ha invece completamente distrutto gli storici palazzi delle famiglie Boccuti e Lepore, quest'ultimo ricordato soprattutto per aver ospitato per una notte Giuseppe Bonaparte di passaggio verso Napoli. Sulla Via del Corso, strada di impianto fine ottocentesco, si trova Villa Elena, costruita in stile vagamente Liberty tra il 1899 e il 1900, su progetto di un ignoto architetto statunitense, per volere del ricco emigrante Celestino De Marco al ritorno in patria e circondata da un ampio parco aperto al pubblico; sempre su via del Corso, a fine anni trenta viene realizzato Palazzo Gambone, dall'allora podestà.

Ogni rione aveva dunque il suo palazzo nobiliare (e le sue famiglie più influenti) e le sue chiese; di fatto, fino agli anni cinquanta, Montella era costituita da "casali" separati da zone verdi; zone che, con il boom edilizio degli anni sessanta-settanta, sono state edificate, unendo i casali esistenti e facendo del paese un unico agglomerato urbano.

Aree naturali

 
Monte Sassosano
«Le nostre montagne custodiscono itinerari preziosi (le vene del tempo) dove storia e natu­ra si incontrano in un sublime connubio; in esse, come nel cavo di un'immensa conchiglia, è racchiusa la voce del passato che si concede al caro “innamorato”, che sa ascoltare»

Montella, parte del Parco regionale dei Monti Picentini e sede della Comunità montana Terminio Cervialto, è stata scelta da quest'ultima per ospitare il Centro Recupero Rapaci "Assunta Capone", che da circa venti anni cura molte specie in pericolo. Oltre alla cura dell'avifauna (un esempio è la ripopolazione della poiana), il Centro si occupa anche di rettili e anfibi. Inoltre offre lezioni agli studenti delle scuole della provincia sul rispetto degli animali, la loro vita e la loro salvaguardia. Meta di turisti è l'altopiano di Verteglia (presso il Monte Terminio), ricco di percorsi naturalistici, oltre che polo turistico-ricettivo.

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[13]

Cultura

Accademia Vivarium Novum

A Montella ha avuto sede dal 1996 al 2009 l'Accademia Vivarium Novum, diretta dal professore Luigi Miraglia, dedita a studi di latino e filologia classica. Su iniziativa dell' Accademia, a Montella si svolse l'ultima settimana di aprile del 1998 il Convegno internazionale sulla didattica delle lingue classiche, patrocinato dall'Istituto italiano per gli studi filosofici e dall' Università di Salerno, cui presero parte studiosi provenienti da tutte le parti d'Italia e del mondo.

Cucina

Castagna di Montella

  Lo stesso argomento in dettaglio: Castagna di Montella.

Il comune di Montella è noto in Campania per essere produttore della tipica Castagna di Montella, riconosciuta con marchio DOC e IGP. La coltivazione della castagna nel territorio montellese è documentata fin dall'Alto Medioevo. A impegnarsi per primo ai fini del riconoscimento del marchio DOC per la castagna di Montella fu il barone Gennaro Abiosi, all'inizio degli anni novanta. Ogni anno si svolge una sagra dedicata alle castagne, in coincidenza con la mostra dei prodotti tipici dell'Alta Valle del Calore. Bisogna considerare anche tutti i prodotti derivati dalla lavorazione della castagna, dai dolci di castagne ai marron glacé, passando per le tipiche "Castagne del prete".

Produzione casearia

La produzione casearia è vasta. Il latte più usato è quello vaccino, ma non è difficile trovare prodotti derivati dal latte di pecora o di capra. Si trovano formaggi grassi e non, come pure freschi e stagionati, molti particolari ed esclusivi del luogo. Di seguito i prodotti più famosi.

  • Il caciocavallo (meglio noto come provolone): meglio conosciuto come "podolico" (poiché prodotto con il latte della mucca podolica), il provolone presenta la clssica forma sferica. L'etimologia del nome è incerta. Si pensa che il formaggio venisse trasportato dal luogo di lavorazione in montagna, a valle, a cavallo. Altri credono che derivi dal metodo di stagionatura. Il caciocavallo infatti viene essiccato "in coppia". Due caciocavalli vengono legati insieme, in testa, con una corda, e lasciati stagionate "a cavallo" di un'asta o di un gancio. Il formaggio viene consumato a tavola, ma anche come spuntino, accompagnato da un vino rosso, preferibilmente del luogo, e da insaccati tipici come salame, soppressata, prosciutto o capocollo. Esistono due varianti sostanziali, dolce o lievemente piccante. Qualcuno sta sperimentando il caciocavallo "ubriaco", ottenuto dal bagno nel vino.
  • La ricotta viene prodotta vaccina o pecorina, ma la prima è più diffusa. Sostanzialamente è un sottoprodotto del caciocavallo. La ricotta fresca viene venduta nelle "foscelle" che una volta erano fatte a mano, di giunchi. Viene largamente usata nella preparazione della pasta ripiena, ma anche nei dolci o semplicemente come secondo a tavola. Salata ed essiccata è pronta da grattugiare sulla pasta fresca, preferibilmente fatta in casa, e condita con il ragù tipico della zona. Viene prodotta anche piccante. Oggi vengono prodotte ricotte con il nome di Montella in diverse regioni d'Italia.
  • Fior di latte: è un formaggio fresco rigorosamente di latte vaccino, e non ha bisogno di essere conservato in acqua e caglio. Questo perché non sono presenti allevamenti di Bufale. Il nome deriva dalla sua lavorazione poiché per produrre la mozzarella bisogna mozzare una porzione di pasta filante e lavorarla, per pochissimo tempo, al fine di attribuirle la classica forma. I suoi impieghi sono molteplici, dal secondo, all'insalata, al condimento della pizza, della pasta o di molti altri piatti.
  • I Burrini: quando non esistevano le confezioni di plastica, a Montella il burro veniva venduto in questa forma. All'apparenza sembrano mini caciocavalli, una coppia pesa in media un kilo, e all'interno racchiudono una sfera di burro.
  • La Scamorza: altro prodotto caseario e tipico della zona. Venduta in coppia dopo l'essiccazione, si presta anche più della mozzarella al condimento, ottima anche nei panini o per accompagnare gli insaccati. Da poco la si trova anche affumicata.

La Pasta

Le forme sono tante, troviamo le orecchiette, i fusilli, le maccaronare, gli gnocchi (di patate e non), le tagliatelle, e ovviamente i ravioli. Il condimento principale è senza dubbio il ragù. Ma non mancano i sughi di legumi, o funghi e tartufo.

La Carne

La principale qualità di carne utilizzata nella tradizione è quella di suino. Diverse famiglie usano ancora allevare e macellare il maiale in proprio. Ogni parte viene usata, e qui le ricette si perdono nel tempo. Una delle più antiche è carne, patate e peperoni, r cotti in forno a legna. Ma l'elenco è lungo. La selvaggina e la cacciagione vengono preparati spesso, e il più delle volte ripieni, come il coniglio.

Le Verdure, i Legumi, i Contorni e le Zuppe

I contorni spesso sono costituiti da insalata o sott'oli e sott'aceti. Questi ultimi perché erano prodotti alquanto grassi e di facile conservazione. Le altre verdure, come ad esempio i pomodori, trovavano largo uso soprattutto in estate. Il resto invece veniva servito cotto. Spesso le zucchine e le melanzane vengono arrostiti e serviti sott'olio. La minestra viene spesso accompagnata dai fagioli e da cotechino o altro insaccato (menestra maretata), su un letto di pane raffermo. I legumi vengono utilizzati molto nelle zuppe, oltre che come condimento per la pasta. Una in particolare è tipica montellese, la "'ndrittuglia". È una composta di fave, fagioli, mais, lenticchie e ceci. Ognuno degli ingredienti viene cotto singolarmente, e poi vengono uniti. Attenzione, si mangia solo il primo maggio, altrimenti vi pungeranno i moscerini.

Pizza e Rustici

La pizza, classica e cotta in forno a legna. Gli ingredienti principali per il condimento sono i più semplici, salsa do pomodoro (fatta in casa) e scamorza, o alici e origano. I rustici e le torte salate si trovano spesso ripieni di salame e/o pancetta. La pizza con le bietole (pizza cò re ghiete) è tipica del luogo, e viene consumata nel periodo natalizio. È una pizza ripiena a base di bietole, alici e pinoli. Oggi esistono diverse varianti, con broccoli e altre verdure. La pizza gialla, e la "pizza a lo chingo" vengono ancora oggi preparate anche se la loro tradizione si perde nei secoli. Tipico piatto invernale, una sorta di polenta condita con cigole e saleme, ovviamente cotta nel forno a legna. Tante sono anche le minestre, tipiche della cucina contadina. Molte delle quali accompagnate da una salsiccia o da pancetta o ancora cigole.

La Frutta

La frutta è sempre quella di stagione. La castagna è di sicuro quella per eccellenza. La si può cucinare e i modi sono tanti. I vallini (valani) sono le castagne fatte bollire con tutta la buccia e mangiate caldissime. Le lesse sono cotte allo stesso modo ma private della buccia più esterna. Le caldarroste (varole) non hanno bisogno di spiegazione. Le secche bianche (frisuli) vengono spesso consumate in zuppa. Altri tipi di frutta tipica della zona sono le mele "annurche", le pere "mast'Antonio", le nocciole, e le noci.

Personalità legate a Montella

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Michelangelo Cianciulli
 
Giuseppe Maria Palatucci
 
Giovanni Palatucci

Eventi

Durante l'estate, il calendario di "MontellaEstate", riunisce le ProLoco e le associazioni con l'unico scopo d'intrattenere e divertire. Feste, sagre e incontri per tutte le età e tutti i gusti. Dagli spettacoli in vernacolo, ai tornei, passando per la musica classica e le giornate dello shopping e dei bambini. D'inverno non è di meno il programma del "Natale Montellese, con tombolate, serate di cabaret, caraoke e notti bianche. All'inizio dell'inverno la Sagra della Castagna[19] e la Mostra dei Prodotti Tipici dell'Alta Valle del Calore raccolgono visitatori da tutta la regione.

Economia

Negli ultimi anni è stata inaugurata la zona industriale di Montella, ubicata in una vasta area pianeggiante tra l'abitato e il convento di San Francesco a Folloni. Vi si sono insediate diverse industrie: conserviere, dolciarie, lavorazione del legno, restauro, lavorazione lamiere, ma più di tutte la lavorazione e la trasformazione della Castagna di Montella. Anche la produzione del software è presente con un'azienda, la ACCA Software S.p.A, di rilievo nazionale nel comune.

Infrastrutture e trasporti

Strade

Montella è raggiungibile in auto prendendo l'uscita Avellino Est della Napoli-Bari (A16) e proseguendo, sulla SS7 bis, per Montella. Dalla A3, Salerno-Reggio Calabria, l'uscita da prendere è Contursi, e proseguire, sempre sulla SS7 bis, verso Lioni e poi Montella.

La città è collegata con frequenti corse di linea di AIR spa. Con intercambio ad Avellino, è facile raggiungere Napoli, la costiera Amalfitana, Caserta, e gli aeroporti di Capodichino e di Salerno e i porti. Aziende private, collegano Montella con diverse città italiane (Roma, Milano, ecc), ed europee (Ginevra, Colonia, Zurigo, Basilea, Stoccarda, ecc)

Ferrovie

 
Stazione di Montella

La stazione di Montella si trova sullaferrovia Avellino-Rocchetta Sant'Antonio. È servita da diversi convogli al giorno e un collegamento diretto con Salerno. Da Avellino, si può facilmente raggiungere Benevento, Roma, Napoli, Salerno, e ovviamente molte delle città campane; da Rocchetta Sant'Antonio, Foggia e molte città pugliesi.

Periodicamente ricorre la manifestazione del treno antico: viene rimesso in funzione il vecchio locomotore a vapore, che percorre un tragitto che interessa anche i paesi vicini di Bagnoli Irpino, Castelfranci, Lioni, Nusco.

Amministrazione

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Gemellaggi

Montella è, dal 1991, gemellata con la città di Norristown (Pennsylvania) negli Stati Uniti. Ogni anno Montella ospita alcuni studenti della Norristown Area High School, nell'ambito di uno scambio studenti al quale, ovviamente, partecipano anche gli istituti superiori di Montella. Questo evento dà la possibilità, dal 1994, di far conoscere diverse culture, usi, costumi, luoghi e concezioni della scuola a molti ragazzi che vengono ospitati presso famiglie del luogo e frequentano le lezioni a scuola, oltre a visitare i maggiori siti turistici della east coast.

Altre informazioni amministrative

Il comune fa parte della Comunità montana Terminio Cervialto, e ne ospita la sede. È anche integrato nel Parco regionale Monti Picentini.

Sport

Nello sport:

  • la Nettuno Pallavolo, che di anno in anno è arrivata a vincere il titolo nazionale.
  • il gruppo podistico Montellese "Pedibus Calcantibus", la cui manifestazione più importante è la marcia per la pace Montella-Assisi-Montella per portare a San Francesco a Folloni una fiaccola accesa nella casa del Santo.
  • "La tana del lupo" raccoglie gli appassionati di tiro al piattello.
  • La "U.S. F. Scandone" promuove il ciclismo, ogni anno organizza diverse cronoscalate.
  • La Società "Felice Scandone" e la "Montella Calcio", lo sport nazionale.
  • L'Associazione Sportiva Dilettantistica Circolo Scacchistico di Montella.

Curiosità

  • Ha una superficie di poco inferiore a quella di città Come Napoli, Firenze e Bari avendo però un numero di abitanti centesimale rispetto ad esse. Questo fa sì che la sua densità abitativa sia bassissima (96 ab/km² contro, ad esempio, gli 8191 ab/km² di Napoli).
  • Ci sono nel mondo due strade che portano il nome di Montella, entrambe negli USA: a Norristown in Pennsylvania e a Lexington in Virginia.
  • La Nestlè, produsse un formaggio per il mercato francese che si chiamava Montella. Furono prodotti portachiavi a forma di mucca con su scritto Montella[20].

Galleria fotografica

Note

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ "Montella tra note e immagini", Salvatore Moscariello, pag. 44
  5. ^ Sulla pronuncia del toponimo, cfr.Dizionario d'ortografia e di pronunzia.
  6. ^ Dato Istat al 31/12/2010.
  7. ^ a b "Montella tra note e immagini", Salvatore Moscariello, 1991
  8. ^ "Montella tra note e immagini", Salvatore Moscariello, pag. 45
  9. ^ http://www.silvestrovolpe.it/Confraternite/le_confraternite.htm
  10. ^ http://www.archeorivista.it/002236_intervista-a-simone-schiavone-sul-convento-di-san-francesco-di-folloni-di-montella/
  11. ^ a b http://www.incampania.com/beniculturali.cfm?Menu_ID=205&Sub_ID=210&Info_ID=4420
  12. ^ http://www.santuariosalvatore.org/
  13. ^ Dati tratti da:
  14. ^ http://www.diegocavaniglia.it/
  15. ^ http://luporussonet.sitonline.it/1/ciriaco_de_mita_1763821.html
  16. ^ http://www.politicaitaliana.org/scheda.cfm?id=1201&On._LUIGI%20CIRIACO_DE%20MITA
  17. ^ Salvatore Moscariello, "La vita politico-amministrativa di una comunità irpina: Montella 1943-1992"- pag. 84, Litotipografia dei fiori, Montella, 1992
  18. ^ http://italostranieri.blogspot.com/2009/05/maria-bello.html
  19. ^ http://www.sagracastagnaigp.it
  20. ^ http://www.montella.eu/Curiosita/Curiosita-01.htm

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