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Rock progressivo italiano
Origini stilisticheBeat
Rock psichedelico
Rock progressivo
Musica classica
Musica folk napoletana
Fusion
Origini culturalifine anni sessanta nel Regno Unito, convenzionalmente nel 1969
Strumenti tipiciVoce
Chitarra
Basso
Batteria
Moog
Organo Hammond
Pianoforte
Mellotron
Violino
Flauto traverso
Sax
PopolaritàSviluppatosi principalmente nella prima metà degli anni settanta fino al 1978.
Nuova fioritura tra il 1985 e il 1997
Sottogeneri
Neoprogressive italiano - Rock sinfonico italiano
Generi correlati
Beat - Pop rock - Concept album

Il rock progressivo italiano è una corrente del progressive svilluppatasi in Italia intorno all'inizio degli anni settanta. Esso nacque, in gran parte, per emulazione dei gruppi britannici. Intorno alla metà del decennio l'Italia era uno dei paesi europei in cui il pubblico dimostrava maggiore interesse per questo genere; molte grandi band inglesi (per esempio Pink Floyd, Genesis, Van der Graaf Generator, Gentle Giant) furono scoperte dal pubblico italiano prima che si affermassero in modo deciso in patria. Di conseguenza, i gruppi italiani progressive proliferarono; e se molti di essi rimasero fenomeni locali, formazioni come Area, Le Orme, Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, Arti e Mestieri, Goblin e Osanna, riuscirono a essere conosciute e apprezzate anche all'estero.

Storia

Dal beat al progressive

Il panorama musicale italiano degli anni sessanta presentava alcune idiosincrasie importanti rispetto a quello inglese o statunitense. Mentre all'estero il rock and roll lasciava il posto al rock e ai suoi sottogeneri (per esempio hard rock, rock psichedelico, e persino ai primi accenni di heavy metal), il pubblico italiano era più legato alla musica folk e al beat, e di conseguenza il rock nel senso britannico e statunitense non era preso come riferimento (se non sporadicamente) dagli artisti italiani. Il rock progressivo costituì un'importante eccezione a questa regola. I primi gruppi progressive italiani iniziarono a esprimersi intorno al 1970, quasi contemporaneamente ai primi gruppi britannici (si pensi che In the Court of the Crimson King dei King Crimson, spesso identificato come il primo vero e proprio album progressive, fu pubblicato nel 1969). In effetti, seppure con qualche differenza, parte della musica italiana era allineata con le tendenze evolutive d'oltremanica; già negli ultimi anni sessanta si stava sperimentando anche in Italia con le nuove idee del rock psichedelico, dell'art rock e via dicendo.

Se gran parte dei gruppi progressive italiani presero ampiamente spunto dall'emergente movimento britannico, in alcuni casi replicandone in modo evidente lo stile, in altri casi gli album d'esordio delle band italiane mostrano chiaramente il loro peculiare debito nei confronti del beat: un esempio in questo senso è Sirio 2222 del Balletto di Bronzo. Analogamente, alcuni artisti progressive italiani erano fortemente legati alla tradizione della musica italiana e del cantautorato; due esempi ben noti sono Alan Sorrenti e Franco Battiato.

L'era dei festival

Sulla scia del festival di Woodstock si tengono anche in Italia numerosi raduni pop che costituirono anche un notevole fenomeno sociale. Il 10 ottobre 1970 si tiene alle Terme di Caracalla di Roma il "Caracalla Pop". La massiccia presenza di artisti progressive al festival dimostra le dimensioni che il fenomeno progressive stava già assumendo in Italia. Tra i gruppi che si presentarono al grande pubblico in quella occasione si possono citare Il Rovescio della Medaglia, i New Trolls, The Trip e l'esordiente Banco del Mutuo Soccorso. Data la grande affluenza di pubblico, il festival venne replicato nel maggio dell'anno successivo, fornendo l'occasione di farsi conoscere ad altri gruppi ancora (per esempio i Brainticket e gli Osanna)

Nel 1971, il 1º Festival di Musica d'Avanguardia e di Nuove Tendenze di Viareggio fu vinto dagli Osanna, PFM e Mia Martini; parteciparono anche il Rovescio della Medaglia, gli Area, i Nuova Idea, i Formula 3 e i Delirium. Altri festival si susseguirono in quegli anni: fra i più importanti si possono citare Palermo Pop '71 e il primo festival organizzato dalla rivista Re Nudo, a Ballabio (settembre 1971), che vide tra i partecipanti Il Rovescio della Medaglia, Garybaldi e Claudio Rocchi; il Festival Pop di Villa Pamphili a Roma del 25 e il 27 maggio 1972 (con illustri ospiti stranieri) e il Be-In di Napoli nel 1973 organizzato dagli Osanna.

Parallelamente ai festival prendeva vita una rete di riviste e trasmissioni radiofoniche dedicate. Si possono citare in questo senso la celebre testata Ciao 2001, il già menzionato Re Nudo, e la trasmissione radio di Renzo Arbore Per voi giovani.

Il progressive italiano degli anni settanta

La maggior parte dei gruppi di progressive italiano esordirono nella prima metà degli anni settanta. La loro produzione appare quasi sempre molto influenzata dal progressive britannico, e soprattutto dal rock sinfonico. I gruppi italiani riprodussero praticamente tutti gli stilemi del rock sinfonico britannico: brani lunghi e strutturati (suite), concept album, testi sofisticati con frequenti riferimenti alla mitologia, alla fantasy e al fantastico, contaminazione con la musica classica e grande enfasi sulle tastiere (che spaziano dal clavicembalo al moog e al mellotron), soluzioni ritmiche complesse, e via dicendo. Fra le principali influenze si possono citare i Genesis (ai quali si rifacevano in modo particolarmente spiccato i gruppi più melodici, come Premiata Forneria Marconi di album come Storia di un minuto o Acqua Fragile), i King Crimson e gli Emerson, Lake & Palmer (ampiamente citati dalla stessa PFM, da The Trip e molti altri), i Gentle Giant, i Van der Graaf Generator, i Jethro Tull e i Pink Floyd. Vi furono tuttavia anche gruppi italiani che trassero spunto da sottogeneri del progressive diversi dal rock sinfonico; per esempio, nell'opera dei Picchio dal Pozzo o dei Perigeo si sente nettamente l'influenza dei gruppi della scena di Canterbury, oltre al gruppo rinnovato dei Califfi con le versioni suonate Campane e Varius (LP Fiore di metallo, Fonit Cetra 1974) di notevole fattura, o come Soft Machine e Gong. Ancora altre influenze si trovano in artisti atipici come Angelo Branduardi, la cui opera (non sempre classificata come progressive) traeva spunto dalla tradizione del folk celtico e della musica medioevale.

Come all'estero, anche in Italia il progressive classico conobbe il proprio declino alla fine degli anni settanta. Sebbene i maggiori gruppi continuassero in genere a produrre album e potessero contare su un nucleo di appassionati fedeli, molti altri smisero la propria produzione poco dopo la metà del decennio (in qualche caso avendo all'attivo solo uno o due album) e oggi sono ricordati solo dagli appassionati del genere: si possono citare in questo senso Cervello, Museo Rosenbach, La Locanda delle Fate, Jumbo, Pierrot Lunaire, Biglietto per l'Inferno, La Pentola di Papin, Quella Vecchia Locanda, The Trip, Garybaldi, Il Balletto di Bronzo, Agorà, Alluminogeni, Latte e Miele. Fra gli artisti che produssero invece discografie ricche e ancora oggi distribuite sul mercatosi possono citare per esempio la Premiata Forneria Marconi, il Banco del Mutuo Soccorso e Le Orme, solitamente considerati i tre gruppi di punta del movimento, i quali conquistarono una certa notorietà anche all'estero incidendo album in lingua inglese, i New Trolls, gli Area, gli Stormy Six, e gli Osanna. Altri gruppi ancora sono rimasti celebri solo per qualche opera specifica; è per esempio il caso dei Goblin, noti soprattutto per aver composto la colonna sonora di Profondo rosso, e dei Metamorfosi autori di Inferno. Menzione a parte per un artista dalla carriera più complessa e duratura come Franco Battiato.

Le ristampe dell'estremo oriente

All'inizio degli anni ottanta la musica progressiva italiana venne scoperta e valorizzata in Giappone. Tra il 1981 e il 1982 il paese del sol levante cominciò ad importare i titoli più celebri del progressive italiano. Il successo fu talmente grande da accendere un vero e proprio mercato, con i collezionisti nipponici più facoltosi disposti di pagare gli album più rari anche diverse centinaia di mila lire a pezzo. Le case discografiche italiane non avevano più in catalogo i titoli dei gruppi progressive, da cui l'iniziativa di alcuni mercanti di vinile italiani che rastrellarono tutto ciò che trovavano per portarlo in estremo oriente. Non badando all'aspetto legale dei diritti, alcune etichette locali doppiarono e ristamparono in proprio gli album più ricercati utilizzando il meglio delle tecnologie di incisione e dei materiali per sfornare prodotti di assoluto valore[1]. Le ristampe giapponesi sono vinili dalla resa sonora superiore persino alle stampe originali, con copertine dalla grafica impeccabile spesso realizzate in cartone duro e indeformabile, buste interne plastificate, e libretti con foto e testi. Un fenomeno analogo, anche se di minone entità, si è verificato anche in Corea.

Il Neoprogressive italiano

  Lo stesso argomento in dettaglio: Neoprogressive italiano.

Intorno alla metà degli anni ottanta ebbe inizio (ancora una volta nel Regno Unito) il fenomeno del neoprogressive: band emergenti che riprendevano la tradizione del rock progressivo del decennio precedente, tentando di rinnovarla e in alcuni casi farne un prodotto commerciale. Soprattutto il successo dei Marillion sembrò dimostrare che il progressive poteva ancora ricavarsi uno spazio nel mercato discografico. In Italia il movimento annoverò un numero considerevole di gruppi, ma per molti di loro fu necessaria una lunga gavetta prima di riuscire ad arrivare in sala di incisione, in molti casi per realizzare demo e dischi autoprodotti. Della prima ondata (1987-1992) ricordiamo gli Human Expression di Sabaudia (tra i primi a pubblicare un album, già nel 1985), i romani Ezra Winston e Leviathan, i fiorentini Nuova Era, i torinesi Aton's e Fancyfluid, gli alessandrini Arcansiel, gli avellinesi Notturno Concertante, i catanesi Edith, i veneto-slavi Devil Doll, gli emiliani Sithonia, e Tony Carnevale. In questa prima fase nessuno di questi artisti riuscì a inserirsi nei circuiti mainstream, rimanendo sostanzialmente relegati al mondo del fandom progressive (che intanto si stava iniziando a ricostituire in una sorta di élite organizzata, con pubblicazioni e manifestazioni specializzate). A questa fase, anche grazie alla nascita di alcune etichette specializzate quali la Kaliphonia, la Electromantic Music, la Lizard, e la AltRock, seguì una fase di maggior seguito e visibilità, con le band italiane protagoniste anche sui palchi dei festival progressive d'Europa. Tra i protagonisti di questo secondo momento (1993-1997) ricordiamo i Finisterre, i Deus ex Machina, e i Montefeltro. Dopo questo periodo d'oro, il movimento rientrò lentamente nell'alveo originario ritornando ai concerti di nicchia e ai lavori sottotraccia.

Il revival

Nella seconda metà degli anni novanta, parallelamente al momento felice del new progressive, si affermò il rock progressivo come genere relativamente underground, alimentato soprattutto dallo scambio di informazioni fra appassionati, tramite fanzine e la nascente Internet. Questa rinnovata domanda fece emergere dall'angusto ambito del collezionismo musicale anche il progressive storico degli anni settanta. A partire dal 1988 in poi, grazie anche a riviste specializzate di maggior diffusione quali Raro!, ha avuto inizio un periodo di revival del progressive italiano, con etichette discografiche come la Mellow Records o la Vinyl Magic impegnate a ristampare gli album "perduti" dei gruppi progressive minori degli anni settanta, come era accaduto dieci anni prima in Giappone. Molti musicisti dell'epoca d'oro vennero scovati ed intervistati per ricostruire le sorti del gruppo in cui avevano militato. All'interno di questo rinnovato interesse, si inquadra anche il fenomeno delle reunion di molti gruppi storici, che tornarono sulla scena (ricordiamo Latte e Miele, Balletto di Bronzo, Osanna, Museo Rosenbach, Locanda delle Fate) e spesso anche in studio di registrazione (ad esempio Metamorfosi).

Gli anni 2000

La scena generale del progressive italiano contemporaneo non è molto diversa da quella della fine degli anni novanta. Pur rimanendo genere di nicchia e con poco appeal commerciale, il rock progressivo continua ad avere i propri cultori e non mancano appuntamenti dove si esibiscono band nazionali come il Gong Festival o il Verona Prog Fest. Non mancano anche importanti gruppi di successo, Diane and the shell, JetLag, The Watch, Ainur, Sinestesia.[senza fonte]

Discografia essenziale (anni settanta)

Bibliografia

Note

  1. ^ Pino Marinaro, Pop Export (in "Ciao 2001", anno XIX n.47, 19 novembre 1987, pagg. 62-65)

Voci correlate

Collegamenti esterni

  • Da Wonderous Stories, I Festival Pop degli anni settanta
  • ItalianProg, sito molto ricco, dedicato al rock progressivo italiano (soprattutto anni '70)
  • Paperlate, la più antica rivista italiana di progressive
  • CSPI, il sito del Centro Studi per il Progressive Italiano
  • John's Classic Rock, Progressive italiano anni '70 tra musica e società. Analisi socio-politiche e schede monografiche dettagliate.
  • Rotters' Club, recensioni, riflessioni e percorsi di rock progressivo
  • Arlequins, il primo sito internet prog italiano; recensioni e un attivissimo forum
  • Agartha, altro interessante sito di Prog
  • Movimenti Prog, discussioni, recensioni ed iniziative
  • AltreMuse, sito italiano dedicato al Rock Progressivo
  • Magazine ProgHiFi, Magazine On Line italiano di Rock Progressive
  • Wonderous Stories, rivista di progressive rock e dintorni attiva dal 1994


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