Genocidio degli Herero e dei Nama
Le guerre herero, spesso ricordate anche come genocidio degli Herero e dei Nama, ebbero luogo nell'Africa Tedesca del Sud-Ovest (oggi Namibia) fra il 1904 e il 1907, nel periodo della spartizione dell'Africa. Il conflitto ebbe inizio dalla ribellione del popolo herero (a cui si aggiunse in un secondo momento il popolo nama) contro l'autorità coloniale tedesca. Il generale Lothar von Trotha, incaricato di sopprimere la ribellione, utilizzò pratiche di guerra non convenzionale che includevano l'avvelenamento dei pozzi e altre misure che portarono alla morte per fame e per sete di una rilevante percentuale della popolazione herero e nama. Nel 1985, le Nazioni Unite (con il rapporto Whitaker) identificarono nella guerra contro gli Herero uno dei primi tentativi di genocidio (inteso come sterminio di una intera popolazione) del XX secolo. In merito a questo episodio, il governo tedesco ha dichiarato nel 2004: "noi tedeschi accettiamo la nostra responsabilità storica e morale".[1]

Contesto storico
Gli Herero sono una tribù di allevatori di bestiame che abitano nel Damaraland, nel nord della Namibia. Nel 1884, all'epoca della spartizione dell'Africa fra le potenze coloniali europee, l'odierna Namibia fu dichiarata protettorato tedesco. I tedeschi incontrarono la resistenza di diverse popolazioni locali; un primo accordo con i Khoikhoi fu stipulato nel 1894. Nello stesso periodo, la colonia conobbe un periodo di rapido sviluppo, sotto l'amministrazione del governatore Theodor Leutwein. La politica tedesca nella colonia fu apertamente non egualitaria: i coloni furono incoraggiati a sottrarre la terra alle popolazioni locali, molti Herero furono usati come schiavi, e le risorse di rilievo (in particolare le miniere di diamanti) furono unilateralmente acquisite dai tedeschi. Questa situazione causò un crescente dissenso fra le popolazioni native, e la Prussia inviò le truppe imperiali chiamate Schutztruppe per prevenire qualsiasi moto rivoltoso.[2]
La prima vera e propria rivolta avvenne nel 1903, quando i Nama, guidati da Hendrik Witbooi, uccisero circa 60 coloni tedeschi.[2] A questi si unirono ribelli delle etnie Khoikhoi ed Herero, e la resistenza passò sotto il controllo del capo herero Samuel Maharero. Nuove truppe giunsero dall'Europa.
Il 12 gennaio 1904, gli Herero iniziarono una vasta rivolta che coinvolse gran parte della colonia, uccidendo 127 coloni, senza però toccare né donne e bambini né boeri e inglesi, e distruggendo numerose fattorie. L'11 giugno il generale Lothar von Trotha fu inviato con un esercito di 14.000 soldati per risolvere la crisi. Von Trotha si rivolse agli Herero con parole molto esplicite:
Il genocidio
La decisione di Von Trotha di uccidere a vista gli Herero e ricacciare donne e bambini nel deserto fu in seguito annullata dal Kaiser, ma il massacro era già cominciato. In particolare, Von Trotha mise in atto misure volte a sterminare per fame e per sete i nemici, per esempio avvelenando i loro pozzi (risorse estremamente preziose nel territorio arido della Namibia).
La vittoria definitiva tedesca si ebbe in agosto, quando le truppe guidate da Von Trotha sconfissero un esercito di 3.000-5.000 Herero nella battaglia di Waterberg, presso l'altopiano omonimo. Alcuni ribelli ricevettero asilo politico nel Bechuanaland britannico. Circa 24.000 Herero si diedero alla fuga attraverso il Kalahari; la maggior parte (circa 23.000) morirono nel tentativo di attraversare il deserto.
In seguito alla cessazione delle stragi imposta da Berlino, gli Herero furono raccolti in campi di concentramento, dove molti di loro morirono di stenti; le autorità tedesche tennero un registro molto accurato delle morti. I prigionieri in condizioni migliori furono ceduti come schiavi ai coloni tedeschi, ma molti di loro morirono di fame e per il troppo lavoro. Nel campo di concentramento dell'isola di Shark l'eugenista Eugen Fischer ebbe modo di condurre esperimenti medici su cavie umane che furono d'esempio per un suo allievo, che li riutilizzerà qualche decennio più tardi, Josef Mengele.[senza fonte]
Secondo il Whitaker Report delle Nazioni Unite, fra il 1904 e il 1908 morirono circa il 50% o l'80% degli Herero, e il 50% dei Nama, per un totale di 75.000 vittime secondo alcune fonti[4].
Riconoscimento del genocidio
Molti storici moderni, e le stesse Nazioni Unite, considerano le guerre herero come il primo caso di genocidio del XX secolo, in quanto lo scopo esplicito dell'azione di Von Trotha fu, come ebbe a dire l'etnologa Larissa Förster, "eliminare tutti coloro che appartenevano a un determinato gruppo etnico, solo perché appartenevano a quel gruppo etnico".[5] Come nel caso dell'olocausto, ci sono autori revisionisti che rifiutano di accettare la definizione delle guerre herero come "genocidio".
Nel 1998, mentre il presidente tedesco Roman Herzog si trovava in visita in Namibia, ricevette una richiesta pubblica di scuse da parte del capo herero Munjuku Nguvauva. Herzog espresse rammarico ma non scuse formali, e non accolse la proposta di versare un indennizzo nei confronti delle comunità native namibiane.
Nel 2001, gli Herero presentarono un'istanza agli Stati Uniti chiedendo un indennizzo da parte della Germania e della Deutsche Bank. La Germania non poté essere condannata perché all'epoca del massacro nessuna legge garantiva la protezione dei civili e le convenzioni internazionali avrebbero contemplato il reato di genocidio soltanto qualche decennio dopo, mentre troppi anni erano trascorsi per intentare una causa civile di fronte a un tribunale tedesco.
Scuse ufficiali da parte tedesca vennero il 16 agosto 2004 (centesimo anniversario della decisiva battaglia di Waterberg) da parte del ministro tedesco Heidemarie Wieczorek-Zeul. Wieczorek-Zeul affermò che i tedeschi accettavano la propria responsabilità storica e morale e riconoscevano la propria colpa. Wieczorek-Zeul ammise anche che quanto avvenuto nel Damaraland rispondeva alla definizione di genocidio. Anche Wieczorek-Zeul, tuttavia, rifiutò di concedere un indennizzo economico alla Namibia, sostenendo che i torti subiti dalla popolazione erano stati ampiamente ripagati con anni di aiuti economici stanziati a favore della Namibia (oltre 11 milioni di euro).
Riferimenti nella cultura popolare
Le guerre Herero sono uno dei temi del romanzo V. (1963) dello scrittore statunitense Thomas Pynchon.
Note
- ^ Germany admits Namibia genocide, BBC News, August 14, 2004
- ^ a b A bloody history: Namibia's colonisation, BBC News, 29 agosto 2001
- ^ http://books.google.it/books?id=pF9Cxo0f_1QC&pg=PA56#v=onepage&q&f=false p.56
- ^ APM - Associazione per i Popoli Minacciati
- ^ "Remembering the Herero Rebellion", in Deutsche Welle, 11 gennaio 2004. Vedi anche "Reparations for the Herero Genocide: Defining the limits of international litigation", in Oxford Journals African Affairs, 3 agosto 2006
Bibliografia
- Rachel Anderson, Redressing Colonial Genocide Under International Law: The Hereros' Cause of Action Against Germany, 93 California Law Review 1155 (2005).
- Exterminate all the Brutes, Sven Lindqvist, Londra 1996.
- A Forgotten History-Concentration Camps were used by Germans in South West Africa, Casper W. Erichsen, in Mail and Guardian, Johannesburg, 17 agosto 2001.
- Genocide & The Second Reich, BBC Four, David Olusoga, ottobre 2004
- The Herero and Nama Genocides, 1904-1908, J.B. Gewald, in Encyclopedia of Genocide and Crimes Against Humanity, New York, Macmillan Reference, 2004.
- Let Us Die Fighting: the Struggle of the Herero and Nama against German Imperialism, 1884-1915, Horst Drechsler, Londra 1980.
- The Revolt of the Hereros, Jon M. Bridgman, Perspectives on Southern Africa, Berkeley, University of California 1981.
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