Polenta (Bertinoro)

frazione del comune italiano di Bertinoro
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La località di Polenta è una frazione del comune di Bertinoro nelle prime colline forlivesi che si affacciano sulla pianura. La frazione sorge a sud di Bertinoro, a circa 3,40 km dal centro del comune, sul crinale che da Monte Cavallo digrada lentamente fino a Monte Casale, ad una altezza di 270 metri sul livello del mare.

Polenta
frazione
Polenta – Veduta
Polenta – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Forlì-Cesena
ComuneBertinoro
Territorio
Coordinate44°09′00″N 12°08′00″E
Abitanti
Altre informazioni
Fuso orarioUTC+1
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Polenta
Polenta

L'origine del toponimo

Il nome del paese è d'incerta origine. Deriva probabilmente da polentia, vocabolo latino, o pollens, di origine longobarda.

Il nome di Polenta viene ricordato per la prima volta in un documento datato 958, nel quale si trova la citazione usque ad fines Pulentae, cioè "fino ai territori di Polenta". Una seconda citazione del luogo è riportata in un documento del 16 aprile 1047, un atto di Corrado II nel quale si trova scritto ...unum castellum qui vocatur Pulenta, "un solo castello che è chiamato Polenta".

Sebbene le citazioni riguardo Polenta siano ormai millenarie, l'origine del toponimo rimane incerta e discussa. Attualmente sono tre le ipotesi principali:

  • La supposizione maggiormente accreditata riconduce l'origine del termine alla parola latina polenta, che era la farina d'orzo abbrustolita. Il toponimo quindi avrebbe origine rurale, legata al cibo delle popolazioni contadine che abitavano la zona.
  • Non è possibile escludere invece che il termine derivi dal latino Pollentius, che indicava un uomo nobile, potente. Altre località italiane riportano questa origine, come Pollenza, Pollenzo e Pollensa nelle baleari.
  • Una terza ipotesi, oramai scarsamente considerata, sostiene che Polenta derivi il proprio nome dalla famiglia da Polenta che a sua volta deriverebbe il nome dal luogo di origine, in Germania. L'unica prova ad avvalorare la tesi è la presenza di un villaggio che prende il nome dal fiume Polenz, affluente dell'Elba, in Sassonia.

Geografia e geologia

Il territorio di Polenta, che ricopre su un'area di circa 800 ettari, si estende nella media valle del Rio Salso e sul versante sinistro della valle dell'Ausa, entrambe torrenti che confluiscono nel Bidente.

Sebbene il territorio su cui la frazione si estende ricopre un'area limitata, le colline e valli circostanti presentano diverse composizioni geologiche che rendono varia la composizione di rocce del polentano.

La base geologica del territorio di Polenta è costituita da strati sedimentari comprendente rocce gessose e calcaree, originatesi all'incirca 5 o 6 milioni di anni fa per innalzamento del fondale marino o lagunare. Il territorio di Polenta a quei tempi costituiva la zona costiera di un'area marina caratterizzata da bacini chiusi dall'acqua ricca di sali. Le temperature elevate nei corsi dei millenni hanno favorito la sedimentazione continua e progressiva dei sali disciolti nelle acque, portando alla creazione di formazioni rocciose ad elevato contenuto di calcare, gesso, salgemma e zolfo.

La base calcareo-gessosa affiora non di rado in ampie zone del territorio, in particolare sul Monte Pennino e sul Monte della Rocca.

Più spesso gli strati gessosi sono ricoperti da sezioni terrose di natura ad alto contenuto di argilla e di sabbie che si sono originate circa a partire da3 milioni di anni fa. Gli starti costituiti da argille sono particolarmente presenti ed evidenti nella valle percorsa dal rio Salso dove le acque piovane hanno originato alcune formazioni calanchive, mentre il crinale che si estende tra il rio Salso ed il torrente Ausa vede il prevalere di depositi di sabbie molasse che conferiscono alle colline forme arrotondate.

Numerosi sono i resti fossili che, rinvenibili nel territorio polentano, descrivono fino ad oggi circa 70 specie vegetali, numerose conchiglie e pesci.

La particolare stratificazione geologica ha permesso la formazione di numerose sorgenti d'acqua di varia origine. Le sorgenti adi acqua potabile sgorgano circa 50 - 80 metri più in basso della cresta del crinale, lungo entrambe i versanti dei rilievi collinari che si ergono tra l'Ausa ed il rio Salso. Le fonti d'acqua sono esistenti fin dall'antichità, fornendo acqua alle popolazioni rurali, influenzando così anche la localizzazione degli insediamenti rurali.

Verso il fondovalle prevalgono invece le sorgenti d'acqua ad altra concentrazione di minerali, in particolare nei tratti finali del rio Salso e nei suoi minuscoli affluenti, il Rio dell'acqua salata, del Rio Lama e del Torrente Zaccherini, si hanno affioramenti di acqua sulfurea, ferrosa e salata. Tali sorgenti d'acqua minerale non sono altro che fenomeni di acqua fossile, di acqua del mare rimasta intrappolata negli strati rocciosi al momento dell'emersione delle terre, e che lentamente filtra verso al superficie dagli strati terrosi. Le sorgenti d'acqua, oltre a determinare il nome dei torrenti, ha permesso anche, nell'Ottocento, la produzione industriale di acque minerali e la creazione di uno stabilimento termale nella vicina Fratta Terme.

Storia

L'insediamento umano nei territori di Polenta appare consolidato fin da epoca preromana quando la zona fu scelta, causa le numerose fonti che sgorgano nelle sue colline, sia da popolazioni etrusche che umbre seguito, nei secoli successivi dai Galli. Pochi sono i ritrovamenti archeologici che testimoniano il passaggio di questi popoli, mentre poco più numerosi sono i resti di qualche toponimo, come il nome Ausa che tradisce origini Osco-Umbre.

Molto più numerose sono invece le testimonianze lasciate dal mondo romano, come resti di abitazioni, pavimenti mosaicati, tracce di laterizi e cocci di anfore. Attraverso i secoli sono giunti fino ai nostri giorni i nomi di dieci prediali romani che testimoniano come la zona fosse ampiamente abitata e l'agricoltura fosse radicata.

Fra il XIV ed il XV secolo il territorio di Polenta doveva essere discretamente popolato, in particolare rispetto alle zone rurali circostanti. Questo fu dovuto al prestigio e alla fama assunti dalla pieve e dal castello, proprietà della famiglia da Polenta. Secondo le antiche cronache infatti. si sa infatti che in un'azione militare del 1296 i Cesenati riuscirono a catturare e a rinchiudere nel castello ben 120 prigionieri.

Nel 1324 un altro documento elenca il nome di ben 52 capifamiglia di Polenta, mentre il castello vicino di Collinello governava solo su 17 capifamiglia.

La prova dell'elevato popolamento dei territori polentani viene fornita anche dalla Descriptio provinciae Romandiolae del cardianle Anglico de Grimoard che descrisse minuziosamente la Romagna del XIV secolo. Le zone rurali di Polenta, nel 1371, contano 41 focolari, all'incirca 200 persone, a cui devono aggiungersi diverse decine, se non forse più di un centinaio, di persone che abitavano nel castello. Il numero di persone che la frazione possedeva era considerevole, considerando che Tessello, nei pressi di Polenta, contava 31 focolari, Collinello 14, Fratta solo 8 e Casticciano 15.

La fortuna di Polenta è legata alla famosa famiglia dei da Polenta che donarono prestigio al loro territorio d'origine. La caduta in disgrazia della famiglia trascinò con sé anche Polenta. Nel 1443 furono condannati all'esilio gli ultimi discendenti dei da Polenta, a cui seguì la confisca dei loro beni. Nello stesso anno il castello ed il territorio di Polenta furono ceduti in enfiteusi a Domenico Malatesta per passare di seguito ai signori di Cesena, Roberto Malatesta nel 1466 e Pandolfo Malatestra nel 1482. Oramai l'antico prestigio di Polenta era sparito per sempre, e con esso cominciò ad entrare in disuso ed in rovina l'antico castello.

Nel 1500 il territorio polentano entrò a far parte dei domini di Cesare Borgia, ed insieme a Collinello, fu unito al comprensorio di Meldola che, dal 1503 al 1509, fu possesso della Repubblica di Venezia. Nel 1509 Polenta entrò definitivamente a far parte dello Stato Pontificio, seguendone per sempre i destini.

Tra il finire del XV secolo e l'inizio del XVI si costituì un ulteriore accorpamento tra i territori di Meldola, comprendente quindi anche Polenta, e Sarsina che, sotto il controllo papale, prese il nome di Feudo di Meldola che sopravvisse fino al 1797. Il Feudo rimase assegnato, per volontà del pontefice, dal 1518 al 1597 ai Principi di Carpi, di seguito ai Principi Aldobrandini fino al 1647 ed ai Pamphili fino al 1769 dopoché fu governato direttamente dal pontefice. Nel 1797, con l'arrivo delle truppe francesi, il feudo contava 25 000 abitanti. Polenta fu assegnato al distretto di Teodorano e, dopo il 1815, divenne un appodiato al comune di Bertinoro e, a seguito dell'unità d'Italia, venne assegnato definitivamente al comune di Bertinoro, del quale costituì una frazione.

Monumenti

  • Pieve di San Donato

Il primo documento che cita la presenza della Pieve è datato 911.

Non esistono documenti certi coevi all'edificazine della Pieve, ma diversi segni ne mostrano l'origine longobarda. La chiesa custodisce ancora molte parti della costruzione originale (colonne, capitelli, cripta) della fine del IX secolo e fu rimaneggiata alla fine del XVIII secolo e alla fine del XIX secolo, quando fu costruito il campanile (1898). Di particolare interesse all'interno della Pieve sono i capitelli, che sovrastano le colonne laterali a destra della navata centrale.

La pieve fu resa celebre dalla poesia La chiesa di Polenta di Giosuè Carducci. La domanda che Carducci si pose nei versi, "forse qui Dante inginocchiossi?" fece sì che il piccolo paese venisse ribattezzato col nome di "Polenta di Dante".

Negli anni 2009-2012[1] si sono svolti importanti lavori di restauro, guidati dall'architetto forlivese Roberto Pistolesi. Tra i sostenitori dell'iniziativa vi è anche il noto imprenditore Giorgio Squinzi [2].

  • La torre

Nella frazione è presente e visitabile una torre con annesso parte del castello dei "Da Polenta" il cui primo documento, che ne cita la presenza, è del 1031.

Cultura

Eventi e ricorrenze

Sul sagrato della Pieve di San Donato si celebra annualmente, il primo sabato dopo la Festa dell'Ospitalità, il Raduno Carducciano.

Società

Associazioni

Dal 2001 è attiva l'"Associazione Culturale Amici di Polenta", con lo scopo di ricercare, promuovere e divulgare la storia di Polenta.

Economia

La popolazione si è sempre retta sull'agricoltura, fonte primaria di sussistenza per la piccola comunità rurale sebbene gli affioramenti di rocce ricche di minerali abbia fornito utili alternative per lavoratori del territorio di Polenta.

L'acqua Loreta

Presso l'antico podere Loreta, situato a valle rispetto al Palazzo Zaccarini, sgorgavano sorgenti d'acqua ricca di minerali, in particolar modo acque sulfuree e ferruginose, utilizzate fin dai tempi più antichi dalle popolazioni locali per scopi terapeutici e per la produzione di sale.

Fu nel 1852 che i proprietari del podere decisero di sfruttare la sorgente d'acque minerali che, a seguito delle analisi chimiche, risultarono di ottima qualità, tanto che ben presto se ne decise lo sfruttamento industriale. Le diverse fonti furono unite fra loro per alimentare un'unica sorgente. Fu tracciata anche una strada che potesse condurre in manier più comoda alla fonte. L'acqua Loreta cominciò ad essere venduta ed imbottigliata infiaschi di 6 libbre al prezzo di 16 baiocchi al fiasco. A fine ottocento si arrivò al massimo dello sfruttamento, riuscendo a vendere 16 000 fiaschi all'anno. Causa i continui smottamenti del terreno le sorgenti andarono progressivamente interrandosi tanto che nel 1928 le fonti erano andate completamente perse.

Le cave di gesso

La presenza di formazioni gessose, sia affioranti che a poca profondità dalla superficie, ha da sempre favorito la produzione di gesso, la sua utilizzazione nell'edilizia, fornendo una via di sussistenza per la popolazione.

Le ultime cave di gesso, presenti presso Palazzo Zaccherini, rimasero attive fino alla seconda guerra mondiale. Il gesso estratto veniva trasportato con carri o a dorso di mulo nella località Molino del gesso, presso il quale avveniva la macinaione e la cottura del minerale. A seguito della sua raffinazione, il materiale prodotto veniva trasportato a Forlì.

L'attività estrattiva a segnato il paesaggio polentano, tanto che tracce visibili delle cave sono ancora visibili presso alcuni appezzamenti di terreni, come presso Monte Pennino.

Le miniere di zolfo

Numerose zone dell'Appennino sono costellate da affioramenti di minerali di zolfo, sfruttati fino dai tempi più antichi, come avvenuto per Predappio e maggiormente per Cesena. Anche nel territorio polentano si sono sempre avuti locali affioramenti di zolfo, la cui estrazione, realizzata con metodi artigianali, ha permesso di dare lavoro alla popolazione locale che fin da tempi antichi ha sfruttato questi minerali.

Un documento datao 1488 accenna al Fondo Falerna chiamato anche Brusadeza, espressione nel dialetto locale che si può tradurre come bruciaticcia, in riferimento al colore del terreno, rosso scuro, che contiene i residui del processo di fusione della pietra solfiera. La presenza di un terreno di colore così scuro fa pensare che già da tempo, in quel fondo, si fosse installato un forno per la lavorazione dello zolfo.

Per molti secoli, e per buona parte dell'Ottocento, l'estrazione dello zolfo avveniva solo per le rocce che si trovavano a pochi metri dalla superficie, mentre era proibitivo addentrarsi nel sottosuolo a profondità maggiori. L'estremo sfruttamento delle miniere causò l'impoverimento delle cave, che finirono in disuso a partire dall'Ottocento.

Nella seconda metà del XIX secolo però le tecniche estrattive si affinarono e si arricchirono di nuove tecniche e tecnologie permettendo all'attività estrattiva di riprendere vigore. La meccanizzazione permise di addentrarsi nel terreno, permettendo di riaprire una antica miniera che prese il nome di Polenta I della quale non rimangono oggi che pochi segni della brusadeza.

A sud del Monte Pennino, ai confini del territorio polentano, si aprì una nuova miniera, rimasta in funzione fino alla seconda guerra mondiale a seguito della quale le strutture vennero completamente smontate.

Oggigiorno rimangono scarsissime tracce di una attività che per secoli ha proliferato nella zona, come tracce della lavorazione ed una imboccatura di aerazione a valle del Rio Salso.

Collegamenti esterni

http://digilander.libero.it/interactivearchive/carducci_polenta.htm